LOVELY SARA, UN ANGELO ALL’INFERNO: IL MISTERO DEL MALE E DELLA DIGNITA’ DELL’UOMO - SECONDA PARTEArticolo precedente: qui.
LA CONDANNA DELL'IPOCRISIA E DELLA GRETTEZZA UMANATutto l'anime di "Lovely Sara" è una condanna totale dell'ipocrisia umana, dell'egoismo e dell'attaccamento al denaro. Non si esclude l'aspetto sociale del lavoro minorile: per esempio, nell'ep42 Peter presenta a Sara la realtà dei
"mudlark", i ragazzi della Londra dell'800 che cercavano cose di valore o almeno vendibili nel fango degli scarichi fognari della città (la scena non avviene nel libro originale).
Ma, sia nell'anime che nel libro, emerge soprattutto
una forte denuncia dell'infelice equazione "avere uguale essere". La vita eterna dopo la morte non è contemplata: conta solo la vita sulla Terra, e quindi di conseguenza la vita è solo competizione, l'essere più ricco, quindi essere più forte. Senza Dio, infatti, esiste solo la legge della giungla. Il collegio di miss Minci è la perfetta rappresentazione di un mondo simile. Lavinia è consapevole di questo modo di pensare e vi aderisce completamente: sa di essere ascoltata da miss Minci non per quello che è, ma per il fatto di essere la figlia del cliente più ricco del collegio. Questo le permette addirittura di intervenire nella gestione del collegio, suggerendo, anzi, quasi imponendo a Minci di licenziare il professore di francese Lafarge (ep27), colpevole di essere troppo parziale con Sara (e soprattutto di aver scoperto che Lavinia ricattava Sara imponendole di fare lei le traduzioni di francese al suo posto).
Se Sara non avesse avuto nessun aiuto da Ram Dass e Carrisford e fosse rimasta povera, la sua fine sarebbe stata segnata e sarebbe morta di stenti: nel mondo di Minci il debole muore e il forte sopravvive. Sarebbe successo lo stesso a Lavinia o alle altre ragazze se fossero rimaste all'improvviso povere e senza parenti. Basta poco a far cambiare l'atteggiamento della spietata Miss Minci nei confronti di Sara: il sopraggiungere della povertà o della ricchezza fa cambiare di conseguenza l'atteggiamento dell'ipocrita direttrice e della crudele Lavinia, insieme agli altri. Il mondo bestiale del collegio in cui si sviluppa la storia è un mondo di predatori e prede: l'amore è una parola senza senso in questo ambiente satanico. Il denaro, e di conseguenza, la forza e la prepotenza, sono l'unico dio da adorare. E tutti nel collegio di Minci lo sanno, lo accettano e lo vivono: i cuochi e le scolare, con l'eccezione di Lottie, Ermengarda, la cameriera Becky e il professor Dufarge. Amelia, la sorella minore di Minci, segue la stessa logica di Minci, anche se non è spietata come la sorella: ma, in sostanza, ne appoggia il comportamento, prigioniera della sua vigliaccheria e pavidità. E tale rimane fino alla fine: infatti, la sua esplosione di furia con Minci alla fine della storia avviene solo perchè per la prima volta ha visto la sorella in una posizione di debolezza, e ne ha approfittato, non certo per un atto di coraggio. Minci stessa alla fine cade nella logica della legge del più forte, che aveva sempre usata prima a suo vantaggio: appena lei ha mostrato debolezza, è stata subito aggredita dall'apparentemente inoffensiva sorella.
Concludendo, nel mondo primitivo di Minci solo la forza conta: non nel senso fisico, ovviamente, ma in altri campi: ricchezza, posizione, sopraffazione, autorità che diventa autoritarismo e crudeltà, che dell'autorità vera ne sono l'orribile parodia.
LA MANCANZA DI UNA PUNIZIONEIl fatto che nell'anime (attenzione: nell'anime,
non nel libro) nè Minci venga punita, né Lavinia né i cuochi, ma, anzi, tutto quello che hanno fatto sia stato dimenticato da Sara
non è un gesto di bontà, come potrebbe sembrare,
ma di buonismo, che è una bontà falsa, un'imitazione della bontà. Infatti, la bontà richiede sempre la giustizia, perché chi ha fatto il male, se pentito, lo deve comunque scontare con la penitenza, l'espiazione, un passaggio doloroso ma necessario per recuperare la dignità perduta col peccato. Infatti, per fare un esempio, se un ladro va a confessarsi, può ricevere il perdono, a patto che faccia di tutto per restituire quello che ha rubato e non rubi più. Se invece non fa nulla di simile, la confessione non vale niente, perchè il peccatore così non mostra nessun pentimento. A cosa serve la penitenza se non c'è alcuna intenzione di riparare al male fatto? A cosa serve la penitenza se si giustifica il male fatto dicendo che è stata una cosa giusta? E senza la penitenza la confessione è una presa in giro. Chi fa il peccato, chi fa il male, deve riparare le sue azioni malvagie, non solo riprovarle. Per questo, è necessario il pentimento e la penitenza per ritornare come prima. Invece, in questo perdono senza giustizia di Sara, l’ipocrisia e la falsità di Minci, Lavinia e degli altri resta inalterata. Non sono pentite nè si pentiranno mai: l'unico sentimento che Minci e Amelia proveranno non è il dolore per le loro colpe, ma il dispiacere di aver perso una simile, enorme fonte di denaro come era diventata Sara.
Come Minci e Lavinia hanno disprezzato Sara da povera, nello stesso modo la disprezzano da ricca, però nascondendo il disprezzo con l'affettata adulazione, in quanto non rispettano Sara come persona, ma solo il suo denaro: "l'uomo vale solo se ha dei soldi" è l'unico pensiero miserando che prevale in quelle anime putrefatte. Infatti, Lavinia, nell'ultimo episodio, dice con strafottenza che andrà in America e diventerà First Lady, per rivaleggiare con Sara. Anche in questo squallido finale, quello che veramente conta per loro sono e restano solo i soldi e il potere, e Lavinia lo afferma apertamente.
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