Il blog di Joe7


Replying to I DIFETTI DEL FUMETTO DI OGGI

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  1. Posted 9/7/2018, 16:15
    I DIFETTI DEL FUMETTO DI OGGI

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    Il fumetto è una storia, non qualcosa che si mangia o si indossa. Ma sembra che ci sia dimenticati di questa ovvietà.


    Da un'intervista a Chris Claremont, storico autore degli X-Men, mi sono venute in mente alcune considerazioni sul fumetto di oggi e sui suoi difetti di base.

    L'INCENTIVO SCOMPARSO

    Claremont dice che, negli anni '70-'80, gli autori di fumetti venivano pagati un tot, più degli extra in caso di successo delle vendite. Adesso, invece, c'è soltanto un contratto industriale in cui si riceve il pagamento fisso e basta. In questo modo, gli autori non solo non vengono stimolati a fare delle storie interessanti, ma l'autore idiota che fa solo disastri viene pagato alla pari con chi ha fatto dei capolavori. E questo appiattimento avvilisce molto chi vuole fare un buon lavoro. E qui ci stiamo avvicinando ad un problema di base.

    TRASFORMAZIONE AZIENDALE

    Infatti, adesso la Marvel e la DC, ma si potrebbe aggiungere anche la Panini e la Bonelli, fanno parte di grandi strutture aziendali, intere corporazioni che sono più interessate a sfruttare i personaggi dei fumetti in altri media, soprattutto i film. Si possono spendere soldi fino a un miliardo di dollari per blockbuster come "Avengers" senza mai pensare che, se non ci sono più delle buone storie a fumetti (come "Infinity War" da cui è stato tratto l'ultimo film degli Avengers) non si potrà più fare dei buoni film. E fare un buon fumetto può costare al massimo 25.000 dollari: ma, senza quei 25.000, i guadagni stratosferici dei film si possono scordare. Insomma, il fumetto è la base del film, non il contrario: ma viene snobbato e trattato come se fosse una "dependance" dei film, mentre dovrebbe essere il contrario.

    MANCANO I PERSONAGGI

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    L'Iron Man malvagio di Civil War non vende: i personaggi buoni che diventano malvagi non vendono. Possono essere esaltati dalla critica, possono avere un certo livello di vendite all'inizio, dovuto alla curiosità del lettore, ma, alla fine, vendono poco.


    Per fare dei buoni fumetti, e quindi delle buone storie, bisogna fare dei buoni personaggi, anzi, eccezionali, che riescano a far breccia nei cuori dei lettori. Invece si pensa a fare solo dei grandi eventi, non dei grandi personaggi. E questi grandi eventi sono più facili da realizzare: ma, alla fine, fanno ottenere solo delle storie mediocri. Qualche esempio? Civil War, Vendicatori divisi, la giovinezza di Tex, il restyling di Dylan Dog, gli eventi disneyani con gli attori paperizzati, eccetera. Magari vengono osannati dalla critica - e questo capita quasi sempre, tanto per dire quanto la critica sia lontana dalla gente e vicina ai produttori - ma non alzano di un millimetro l'indice delle vendite di quel personaggio, anzi, lo fanno crollare. Per fare un esempio: Iron Man, il "cattivo" di Civil War (2006-2007), ha avuto un tracollo pauroso delle vendite, raggiungendo l'80°-90° posto (dati 2017). E allora si pensa di rimediare con iniezioni più forti di super eventi megagalattici, peggiorando ancora di più la situazione. E' il personaggio che attira il lettore, non i fuochi d'artificio dei megaeventi in cui "nulla più sarà come prima" o altre trovate pacchiane.

    MENTALITA' AZIENDALE: IL FUMETTO E' TRATTATO COME LA VENDITA DEL FORMAGGINO MIO

    Tutto il lavoro della casa editrice è orientato a pianificare la struttura che condurrà al nuovo mega evento megagalattico. Ma questo fa perdere individualità ai personaggi, che diventano privi di personalità e intimità. In questo modo gli autori eliminano totalmente il rapporto che dovrebbe instaurarsi tra il personaggio e il lettore. Anzi, se lo scrittore (come accade molto spesso) è di sinistra, tratterà i personaggi come espressioni delle sue teorie sociali, e quindi come stereotipi e non come persone normali. Per fare un solo esempio tra mille, in Civil War Iron Man è trattato da Millar come un ricco e astuto sfruttatore, privo di morale e pieno di sè; Capitan America come il paladino dei diritti sociali; gli eroi come degli zombi che stanno da una parte o dall'altra, indipendentemente dalla loro psicologia o dalla loro storia. Così non si realizza un fumetto, ma un manifesto ideologico tipo il Capitale di Karl Marx con dei personaggi senz'anima tipo i pupazzetti Playmobil.

    La chiave della storia è sempre il personaggio principale, attorno al quale tutto deve girare. Non la struttura narrativa, non la cura del disegno, non il numero di persone coinvolte, non l'ambiente, nè altro: è il personaggio principale quello che conta. Un personaggio realizzato bene, con una sua profonda e verosimile psicologia, che non parla per slogan, garantisce sempre una buona storia. One Piece ha un grande successo non perchè fa dei grandi eventi come Wano o Enies Lobby, ma perchè c'è un grande personaggio principale, insieme ad altri grandi personaggi. Bleach, invece, ha chiuso, e malamente, perchè ha fatto, alla fine, solo dei grandi eventi con dei personaggi miseri, sia dal punto di vista psicologico che narrativo.

    OP76
    One Piece e Bleach: la differenza è nei personaggi.


    Il fumetto "aziendale" è trattato da persone che lavorano in un'azienda e non hanno mai letto un fumetto in vita loro. Il fumetto, così, è trattato come se fosse un prodotto qualunque da piazzare, uguale al formaggino Mio o alle scarpe Adidas, con l'idea tipo: "Raggiungiamo il tasso di vendita del trimestre e andiamo avanti". Se vendessero VERAMENTE il formaggino Mio, questa strategia potrebbe funzionare. Ma il problema è che un fumetto non è un formaggino: un lettore non si appassionerà mai a un personaggio trattato come un latticino. E le storie non possono essere concepite solo per collimare con megaeventi prefissati a tavolino.

    IL FUMETTO A PUNTATE RACCOLTO IN VOLUMONI

    Un'altra decisione disastrosa per la Marvel (e altri editori) è stata quella di non fare una storia interessante ogni mese, ma un pezzo di storia ogni mese, che sarà poi raccolta in un volume. Ma così si fa una sfilza di storie noiose che escono ogni mese e che il lettore dovrà seguire stancamente ogni mese, invece di leggere un numero al mese che possa essere sempre interessante, tanto da diventare un potenziale punto di ingresso per i nuovi lettori. Invece, spesso, scrivono a caratteri cubitali nelle pubblicità "NUOVO PUNTO D'INIZIO PER I NUOVI LETTORI", che è una stupidaggine. OGNI numero di un fumetto dovrebbe essere un punto d'inizio per nuovi lettori, non qualcuno ogni tanto!

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    "Nuovo punto d'inizio per nuovi lettori" scritto a caratteri cubitali. Quante volte l'avete letta questa frase?


    Non si racconta più una storia a numero: una volta, al massimo, si divideva la storia due-tre parti se era buona. In questo modo invece, facendo fumetti mensili (o con altre periodicità) che saranno poi raccolti in volumi autoconclusivi, una storia mensile a fumetti diventa una noiosa storia infinita e riservata a pochi (visto anche il prezzo dei volumoni).

    IL CAMBIO FRENETICO DEI DISEGNATORI

    Gran parte della fama e delle vendite della Marvel era dovuta anche all'esistenza di determinati gruppi creativi: per esempio, sugli X-Men si trovavano Claremont, Cockrum e Byrne; su Devil si trovava Frank Miller e così via. Ma se si cambia ogni artista ad ogni numero, come si fa adesso, è il caos, non c'è più coerenza di disegno e si dà il pretesto al lettore di abbandonare la serie: il vero incubo dei produttori di fumetti.

    NON E' VERO CHE SI VENDE MENO PERCHE' SI LEGGE MENO E CI SONO I COMPUTER

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    Dovunque c'è qualcosa di interessante, si legge: se i fumetti non si leggono, vuol dire che non contengono storie interessanti.


    E' sbagliato pensare che la crisi del fumetto sia dovuta alla presenza di computer e internet. Per fare qualche esempio: in Giappone il fumetto vende moltissimo, eppure hanno tutti una tecnologia da ultima generazione. Oppure: c'è il successo di libri come la serie di Harry Potter, Percy Jackson, George Martin. Non è il computer la causa della crisi del fumetto, ma il fatto che non si dà ai lettori qualcosa che valga la pena di leggere. Bisogna dare al lettore un motivo VALIDO perchè torni periodicamente a rinnovare l'appuntamento con la sua serie preferita. Bisogna dare ai lettori qualcosa che abbia rilevanza per la loro vita, dare loro dei personaggi che piacciono. Invece, spesso si fanno dei personaggi tristi, cupi, disadattati, perdenti, senza morale, senza speranza. Non solo i supereroi: anche alla Bonelli l'elenco sarebbe lungo (campioni di allegria come Brendon, Dampyr, Mercurio Loi, Dylan Dog, Morgan Lost, Julia...). Chi ha voglia di soffrire leggendo storie che ti buttano giù? Il coraggio di un personaggio, il suo valore, fiducia, ottimismo, entusiasmo, forza, umorismo: sono queste le caratteristiche che attirano davvero i lettori. Non i lamenti e i singhiozzi di personaggi tristi che fanno le vittime e che si considerano dei falliti per colpa degli altri e della società.

    L'ASSURDITA' DI CAMBIARE I PERSONAGGI

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    Chi ha letto le storie di Thor non vuole leggere le storie di una Thorra. E chi non ha letto le storie di Thor, non potrà affezionarsi a un personaggio costruito sulle ceneri di un altro e quindi di un personaggio su cui gli stessi autori sono insicuri.


    Inoltre, invece di cambiare dei personaggi già realizzati, se ne dovrebbero fare di nuovi. Per esempio, è assurdo sostituire a Thor Jane Foster o a Capitan America Falcon. Thor è sempre Thor e Capitan America è sempre Steve Rogers: se si vogliono fare delle variazioni, bisogna farle creando altri personaggi, non modificando quelli veri. Altrimenti si crea disaffezione verso dei personaggi troppo camaleontici e senza una propria costante. Ma è lo stesso discorso con Tex, per esempio: invece di fare delle storie con un Tex giovane, si dovrebbero fare delle storie con un altro personaggio western giovane, senza appropriarsi del nome di Tex. In sostanza, se si cambiano i personaggi, vuol dire che non si è sicuri di fare un buon personaggio nuovo e si vuole campare sui personaggi già fatti. Ma è una trovata perdente sin dall'inizio, perchè, come ho detto, crea disaffezione tra i lettori, che vogliono le storie solo di quel personaggio, non di una brutta copia.

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