Il blog di Joe7


Replying to ALITA - LA PROFONDITA' DEL PERSONAGGIO

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  1. Posted 15/1/2018, 23:00
    Ti ringrazio della spiegazione, chiara e illuminante.
    Riguardo ad Alita, quando la lessi la prima volta non ci trovai questi riferimenti cristiani, quindi dovrò rileggerla sotto una luce nuova.
    Nuova luce, altri significati; che non sostituisono quelli precedenti.
    D'altra parte, quando alla fine salva Salem e la città discarica, sa di sacrificarsi per poter salvare materialemente tutti gli altri. Ma è un gesto umano, come tanti eroi di guerra che hanno sacrificato la vita per salvare i commilitoni. Forse nel suo intimo spera in un mondo migliore, ma si accontenta che i suoi amici siano vivi perché di più non può fare. (Mentre Dio si.)
  2. Posted 15/1/2018, 17:33
    Mi riferivo al passo (lettera ai romani) in cui Paolo dice: "Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. " Mi rendo conto che si tratta di un discorso che può essere molto complesso, ma trovo che ci sia una certa contraddizione tra libertà e predestinazione. E mi rendo anche conto che Gesù parla sempre di libertà ("la verità vi renderà liberi"). Quindi, se posso insistere, potresti esporre più estesamente queste considerazioni? (Trovo che ripetere i concetti in forme diverse li rende più chiari, a volte). Grazie.

    Gesù Cristo è il Salvatore di tutti gli uomini - ripeto: tutti gli uomini, nessuno escluso - perchè è Dio che si è fatto uomo, e lo dice il suo stesso nome: "Gesù" significa "Colui che Salva", "Salvatore". Un simbolo di base della Chiesa Cattolica è IHS: Iesus Hominum Salvator, Gesù Salvatore degli uomini. C'è persino una festa per il Santo Nome di Gesù (il 3 Gennaio) vista l'importanza sia del Suo Essere che del Suo significato. Ora, un Salvatore degli uomini o salva tutti gli uomini o è un mezzo salvatore, quindi non è un vero e proprio salvatore, quindi è un mentitore. E se si accetta questo, che cioè Gesù non salva tutti, si esce dalla visione cattolica e si entra per forza nell'eresia, perchè non si accetta il fatto che Gesù sia venuto a salvare tutti gli uomini. Una simile visione è, per esempio, quella protestante, o quela dei Testimoni di Geova, che appunto per questo è eretica: perchè non riconosce Gesù come Salvatore di tutti gli uomini.
    Per comprendere bene i versetti che citi, bisogna inserirli nella visione cattolica, non estrapolarli senza considerare tutti gli altri versetti ("cattolico" infatti significa "universale", "il tutto"). Infatti, la visione cattolica è quella vera, perchè fondata direttamente da Gesù Cristo, che è Dio; quella protestante (per fare un esempio) invece è stata fondata da Lutero: un uomo, non Dio, e per questo è falsa. Ora, il versetto di Paolo che citi fa riferimento a tutti gli uomini, non ad alcuni uomini: infatti, in molti altri versetti, sia di Paolo che dell'Antico e Nuovo Testamento, sta scritta questa verità di base. Un esempio su tutti è nella Prima Lettera di San Paolo a Timoteo (capitolo 2, versetti 3 e 4) che dice che "Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità". La salvezza però dipende non solo dall'azione di Dio (che è preminente), ma anche dalla disponibilità e sincera volontà dell'uomo a dire liberamente sì al suo piano di salvezza, e quindi comportarsi bene osservando i Comandamenti e seguire la Chiesa Cattolica da Lui fondata.
    Ora, se Dio vede il futuro e sa cosa accadrà, come è possibile che l'uomo sia libero? Eppure è così: l'uomo è libero davanti a Dio e Dio rispetta la nostra libertà di scelta, che quindi influenza il nostro futuro e quello degli altri. Questa è una verità di fede che non si può spiegare: se lo potessimo spiegare saremmo Dio anche noi. Questo è un mistero, davanti al quale si deve avere fede. Noi siamo veramente liberi nelle nostre azioni, o per il bene, o per il male. Inoltre, se non ci fosse la libertà di scelta, non ci sarebbe nemmeno la responsabilità delle nostre azioni e quindi nemmeno il giudizio finale, con la salvezza in Paradiso o la condanna all'Inferno. E non ci sarebbe il bisogno nè la possibilità di salvezza, quindi Gesù sarebbe venuto per niente. Questa è una visione non cristiana. Tutte le altre religioni (tranne quella ebraica) sostengono la predestinazione, quindi le persone che le seguono svolgono un copione preordinato e già scritto: sono solo attori che recitano. Il cristiano, invece, vive una storia ancora tutta da scrivere e che nessuno ha ancora scritto prima, di cui lui è il primo responsabile: è quindi non è un attore che recita, ma è creatore, artefice del suo destino, che sceglie lui liberamente: salvezza o dannazione. Chi sceglie di fare il male fino alla fine rifiuta quindi, fino alla fine, la salvezza di Cristo; non ascolta, fino alla fine, i suoi richiami a salvarsi, e va all'Inferno di sua scelta: non perchè condannato da Dio, ma perchè lui ci vuole andare, liberamente. Anche questa è libera scelta. Per aiutarci ad evitare di fare questa terribile scelta, Gesù, che è Dio, ha voluto andare fin sulla croce, soffrire e morire: per dire quanto Lui ci tiene che noi tutti siamo salvi, pur rispettando la nostra libertà.

    Tornando ad Alita, la sua storia non parla di Cristo, ma parla della necessità di una salvezza. Alita si sente incompleta e bisognosa di qualcosa. Siccome non c'è un Salvatore in questa storia, lei stessa agisce da salvatrice, visto che con il suo ultimo atto di morte-risurrezione salva sia la città discarica che Salem. Ma, per quanto Alita imiti l'azione di salvezza di Gesù, si tratta di una salvezza tutta umana: un giorno, anche Salem, la città discarica, tutti i loro abitanti, moriranno lo stesso di morte, violenta o naturale che sia, senza una possibilità di risurrezione. Quindi la "salvezza" umana di Alita non salva nessuno, visto che le cose sono uguali a prima.
  3. Posted 15/1/2018, 00:35
    Mi riferivo al passo (lettera ai romani) in cui Paolo dice:
    "Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. "

    Mi rendo conto che si tratta di un discorso che può essere molto complesso, ma trovo che ci sia una certa contraddizione tra libertà e predestinazione.

    E mi rendo anche conto che Gesù parla sempre di libertà ("la verità vi renderà liberi").
    Quindi, se posso insistere, potresti esporre più estesamente queste considerazioni?
    (Trovo che ripetere i concetti in forme diverse li rende più chiari, a volte)
    Grazie.
  4. Posted 12/1/2018, 22:13
    Se posso permettermi: San Paolo parla di predestinazione. Puoi integrare questa idea con quanto espresso nell'articolo? Grazie.

    San Paolo non ha mai parlato di predestinazione: in nessuna delle sue lettere parla di questo concetto. Alla base del cristianesimo c'è Cristo, non Paolo: e Paolo infatti non contraddice Cristo, che parla della libertà di scelta dell'uomo. L'uomo non è predestinato a nulla e ha la totale libertà di scelta: o fa il bene o fa il male, ma di sua volontà. Questa è una verità di fede cristiana.
  5. Posted 12/1/2018, 22:06
    Se posso permettermi: San Paolo parla di predestinazione.
    Puoi integrare questa idea con quanto espresso nell'articolo?
    Grazie.
  6. Posted 12/1/2018, 16:19
    ALITA, O ALLA RICERCA DI SE STESSI
    NOTA: in questo articolo mi riferisco solo alla classica Alita, non a quella successiva (Alita Last Order, Mars Chronicles, ecc.)

    Alita_70_good_presentazione
    L'inquietudine di Alita: sa di essere più di quello che sembra, e non sa spiegarsi il perchè.
    E' il mistero dell'uomo che non basta a se stesso, ed è una delle prove più forti del fatto che l'uomo non è un animale.


    Alita è un personaggio intenso. Attraverso i suoi occhi vediamo gli orrori della città-discarica e l'angoscia esistenziale di Salem; in lei ci sono passioni forti, come l'amore, l'inganno, l'odio, la vendetta, la malinconia, il brivido della battaglia, l'angoscia, l'altruismo, la poesia, e soprattutto il chiedersi il perchè della vita e del mondo in cui vive. Alita cerca confusamente di realizzarsi, e, in questa strada, cerca di aiutare le persone che ama: soprattutto Daisuke Ido, che lei considera come un padre, visto che l'aveva trovata abbandonata tra i rifiuti e le aveva praticamente ridato la vita, e tutti gli altri (Lou, Figura, Yugo, Koyomi...). Il suo senso di incompletezza è lo stesso che avvertiamo tutti noi, davanti ad un mistero che ci sovrasta, quello della vita che viviamo e di ciò che ci circonda, realtà che avvertiamo che non dipendono da noi, ma ci sono state date quindi da un Altro. Alita, pur avvertendo di essere quasi del tutto meccanica (solo il suo cervello è umano), pur avvertendo di non essere completamente umana, sente comunque, in modo confuso, la presenza di qualcosa di profondamente vivo dentro di sè. Avverte, cioè, di avere un'anima e anche una profonda insoddisfazione che ha bisogno di essere saziata. Avverte il desiderio di una risposta, di un senso della sua vita: in breve, sente di aver bisogno di Dio, pur senza saperlo. Non è vero, come spesso si dice, che il concetto di "Dio" nasce dalla paura dell'uomo primitivo davanti ai fulmini e ai terremoti, in sostanza davanti alle manifestazioni della natura da placare. Anche se non ci fossero nè fulmini nè altro, l'uomo sentirebbe comunque il bisogno di sapere chi è, da dove viene, dove va: avverte il mistero. Il mistero di un'esistenza che non dipende da lui. Alita simboleggia questa ricerca dell'uomo.

    IL PERCORSO DI MATURAZIONE DI ALITA

    Cambiamenti_ok


    Alita passa attraverso tutte le sfumature dell'animo umano: dalla ferocia del combattimento alla consapevolezza del mistero della vita dentro di sè; dallo sfidare la morte al Motorball alla musica che suona in un concerto; passa da stadi di euforia a quelli di depressione, dall'innamoramento alla disperazione per la morte di chi si ama. Soprattutto, Alita cambia il suo corpo meccanico nei momenti fondamentali della sua vita: a partire dal corpo mezzo distrutto ritrovato da Ido, passa al primo corpo completo che Daisuke le farà. Ma, non essendo pratico per il combattimento, sarà distrutto da Makaku e sostituito con un corpo di berserker, specifico per la lotta. Dopo il suo shock per la morte di Yugo, Alita abbandonerà il corpo di berserker per averne uno adatto al Motorball. Successivamente, dopo che sarà stata fatta a pezzi da Zapan, riceverà un nuovo corpo più tecnologico e sofisticato da Salem stessa; alla fine, sarà Dusty Nova a fornirle l'Imaginos Body, che fornirà ad Alita una capacità assai superiore a quelle precedenti. Infine, c'è la sua trasformazione finale, in cui ha un corpo umano. Ed è curioso che le trasformazioni di Alita si fermino a questo traguardo: quello di avere un corpo normale. Le metamorfosi che Alita subisce o sceglie, più che "power-up" o potenziamenti, sono fasi di crescita: simbolizzano i passaggi più significativi della sua vita e simulano i cambiamenti del nostro corpo e della nostra mente: sicuramente sono quelli che abbiamo avuto soprattutto durante l'adolescenza, ma sono anche quelli che abbiamo avuto durante i vari periodi importanti della nostra vita.

    LA "ALITA DI IDO"

    2_mini
    Nella sua mente, sul ciglio della morte dopo la battaglia contro Makaku, Alita decide in modo definitivo il corso della sua vita.


    Alita cresce e impara durante la storia, rimanendo però di base sempre la stessa ragazza, con lo stesso approccio alla vita e alle relazioni col prossimo, al suo modo di vivere: pur in mezzo ai tanti sconvolgimenti che dovrà affrontare, lei resterà sempre la "Alita di Ido" come lei si fa chiamare interiormente. E' un termine molto forte, che indica l'appartenenza a qualcun altro: è proprio questa appartenenza, questa sua dipendenza che dà ad Alita un'identità. Non può darla invece una presunta indipendenza da tutto e da tutti, sbandierata oggi come se fosse una vera libertà, mentre invece implica la perdita di ciò che si è e di ogni sicurezza reale. Senza Ido, Alita non avrebbe un nome, nè una vita, nè un'esistenza. Questa relazione, che in sostanza è una relazione d'amore tra padre e figlia, ha una somiglianza impressionante col cristianesimo e col rapporto cristiano con Dio.

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    E' certo che Yukito Kishiro, l'autore, che non è cristiano (a quanto ne so), non ci abbia mai pensato, ma è notevole il fatto che, nella lingua italiana, Ido sia l'anagramma di Dio. Rimanendo nell'ambito cristiano, nel libro della Bibbia, nel capitolo 16 del profeta Ezechiele, si parla di Dio che trova Israele come neonata abbandonata in campagna e moribonda, che lui salva, fa crescere e vestire, dandole cibo, riparo, ricchezze: ricorda molto il recupero di Alita da parte di Ido.

    "Così dice il Signore, l'Eterno a Gerusalemme: "La tua origine e la tua nascita sono dal paese di Canaan; tuo padre era un Amorreo e tua madre una Hittita. Alla tua nascita, il giorno in cui fosti partorita, non ti fu tagliato l'ombelico, non fosti lavata con acqua per pulirti, non fosti sfregata con sale né fosti avvolta in fasce. Nessun occhio ebbe alcun riguardo di te per farti una sola di queste cose, avendo compassione di te; il giorno in cui nascesti tu fosti invece gettata in aperta campagna, per la ripugnanza che avevano nei tuoi confronti. Io ti passai vicino, vidi che ti dibattevi nel sangue e ti dissi mentre eri nel tuo sangue: "Vivi!" Sì, ti dissi mentre eri nel tuo sangue: "Vivi!". Ti feci crescere a miriadi come i germogli dei campi (...) Ti lavai con acqua, ti ripulii interamente del sangue e ti unsi con olio. Ti feci quindi indossare vesti ricamate, ti misi calzari di pelle di tasso, ti cinsi il capo di lino fino e ti ricopersi di seta. Ti abbellii di ornamenti ti misi i braccialetti ai polsi e una collana al collo. Ti misi un anello al naso, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul capo. Così fosti adorna d'oro e d'argento e fosti rivestita di lino fino di seta e di ricami. Tu mangiasti fior di farina, miele e olio; diventasti molto, molto bella e giungesti fino a regnare. La tua fama si diffuse tra le nazioni per la tua bellezza, che era perfetta, a motivo del mio splendore che avevo riposto su di te, dice il Signore, l'Eterno."

    Per non parlare della famosa parabola del Buon Samaritano nel Vangelo. E' uno dei tanti esempi in cui l'opera di un autore supera persino le sue stesse intenzioni. E' vero che Ido, alla fine della storia, appare sempre meno, per poi scomparire. Ma la sua "presenza" in Alita rimane: lei, sin dall'inizio e fino alla fine, pur coi suoi cedimenti (il Motorball, oppure il suo periodo di "sintonizzata" e dipendente da Salem, in cui scatena tutta la sua furia sanguinaria) resta la Alita di Ido. Con le sue ultime parole, in cui lei si sacrifica per salvare tutti, Alita dice che "è nata qui": cioè alla città discarica, a questo mondo che ha conosciuto, anzichè su Marte, da dove lei, effettivamente, viene (e si saprà veramente poco al riguardo, come se fosse una parentesi non importante per il personaggio). Questa sua ultima frase implica che lei è veramente esistita solo dal momento in cui Ido l'aveva recuperata tra i rifiuti, non prima. Quindi, fino alla fine, si considera,ripeto, la Alita di Ido. Tra l'altro, implicitamente, con questa frase Alita rifiuta il suo passato "prima di Ido", in cui era stata la terrorista sanguinaria Yoko. Il suo cambio di nome, da Yoko ad Alita, ha un significato ben più ampio di quello che sembra: è un cambio totale della persona. Anche questo fa parte della tradizione ebraico-cristiana, dove il nome è la persona: per esempio, nel Vangelo, uno degli Apostoli, Simone il pescatore, viene chiamato Cefa (cioè "Pietro" dall'ebraico), da Gesù, e, col cambio del suo nome, la sua vita era cambiata totalmente: non era più il pescatore di Galilea. Lo stesso con Saulo, il persecutore di cristiani: dopo la sua conversione, si farà chiamare Paolo. "Yoko" indica il passato per Alita, qualcosa da dimenticare e rinnegare completamente: infatti è curioso il fatto che Alita, nella sua storia, più che cercare di scoprire chi era stata prima di essere recuperata da Ido, sia più interessata a svilupparsi nella nuova vita che Ido le ha dato. E' una specie di battesimo, quello in cui Ido trova Alita nella discarica, in cui Alita nasce di nuovo, letteralmente, a nuova vita, praticamente risorge. Un battesimo che raggiungerà il compimento pieno quando Alita avrà infine un corpo umano. Ogni cristiano battezzato, infatti, è chiamato ad essere uomo nuovo, e lo diventerà pienamente alla risurrezione finale. La simbologia di Alita,come si vede, è molto ricca, ma non è completamente cristiana. Infatti, manca il concetto di colpa, caduta, peccato e redenzione. Se confrontiamo Alita con Pinocchio, una storia che ha una base cristiana, si comprenderà meglio quello che voglio dire.

    ALITA E PINOCCHIO: SOMIGLIANZE E - SOPRATTUTTO - DIFFERENZE

    Nome_copia Nome_copia_Pinocchio


    Se ci pensate bene, la storia di Alita corrisponde molto a quella di Pinocchio, in cui Geppetto costruisce un burattino partendo da un pezzo di legno, che di certo Geppetto avrà trovato, abbandonato, da qualche parte...proprio come la Alita in mezzo ai rifiuti. Se si può fare un parallelismo tra Ido e Geppetto, lo si può fare anche tra Gonzu, l'amico di Ido, che è piuttosto scettico sui suoi lavori, e Mastro Ciliegia, che considerava assurda l'idea di Geppetto. Anche Pinocchio, alla fine della sua storia, diventa umano, come Alita. Eppure tra di loro ci sono delle differenze: Pinocchio si ribella a Geppetto, mentre Alita non si ribella a Ido. Se Alita vuole fare la hunter warrior come Ido, anche se lui non è d'accordo; oppure se vuole fare il Motorball contro il parere di Ido, in queste cose non c'è mai una ribellione di Alita contro Ido come padre, ma un suo tentativo di realizzarsi, che alla fine Ido accetta. Pinocchio, al contrario, nelle sue azioni, nelle sue monellerie e disobbedienze, anche senza volerlo esplicitamente, rifiuta Geppetto come padre. Infatti, in Pinocchio c'è il concetto di colpa personale, responsabilità personale, con conseguente pentimento e riparazione al male fatto. Pinocchio si rende conto che ha sbagliato e cerca, faticosamente, cadendo e rialzandosi, di ritornare dal padre, grazie anche all'aiuto della Fatina dai Capelli Turchini. Ma questo in Alita non c'è: Alita cerca Ido, come Pinocchio, ma non deve espiare nessuna colpa: infatti, nella sua storia, Alita cerca un padre scomparso per colpa di altri, non un padre che lei ha rinnegato per colpa sua. Quello di Alita è solo un percorso di formazione, non di formazione ed espiazione, come in Pinocchio, in cui il burattino non solo diventa umano alla fine, ma diventa migliore di prima: non più monello, non più disubbidiente, non più capriccioso, ma completamente uomo. Alita ha capito il suo ruolo nel suo mondo, è maturata, ma, sostanzialmente, è lo stesso personaggio dell'inizio, sempre aperto a nuove sorprese, ma senza problemi particolari di condotta. Per fare un esempio solo, Alita, nel corso della sua storia, ha ucciso un mare di persone, per quanto malvagie fossero; anche quando in passato era stata una terrorista, uccideva con ancora maggior facilità. Ma non esiste in lei il rimorso per avere fatto cose simili, che sono viste da lei come un "naturale ordine delle cose". Questo è il limite del personaggio, che punta a una visione collettiva (io in rapporto col mondo), ma mai personale (io e la responsabilità delle mie azioni davanti ai concetti di bene e male, in sostanza davanti a Dio). In Oriente non esiste il concetto di responsabilità personale, quindi non c'è nemmeno il concetto di vera libertà: ognuno non è veramente responsabile delle sue azioni ed agisce così perchè il destino ha deciso così per lui. Per questo i "cattivi" di Alita e Alita stessa nel suo passato di terrorista, non sono veramente cattivi, ma vittime delle circostanze: in questo modo, però, li si considera degli automi, incapaci di una vera libertà. Questa è una differenza tra le più forti tra l'Oriente e il cristianesimo: l'uomo è libero di fare il male o il bene, ma non è predestinato a nulla. Giuda avrebbe potuto benissimo non tradire Gesù, ma l'ha fatto, per sua libera scelta: in Oriente si direbbe che era predestinato a fare così, ma nella realtà cristiana Giuda avrebbe benissimo potuto rimanere fedele fino alla fine. In Oriente tutto "è già scritto", nel Cristianesimo tutto "è da scrivere". Da qui l'indifferenza di base di Alita per i suoi omicidi, o per quelli di Makaku e Zapan, e l'angoscia di Pinocchio per la responsabilità che ha dei suoi atti liberi.


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