Il blog di Joe7


Replying to LUPIN III CONTRO DAITAN 3 - terza parte

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  1. Posted 6/9/2022, 15:05
    LUPIN III CONTRO DAITAN 3 - TERZA PARTE
    (Prima puntata: qui. Puntata precedente: qui.)
    NOTA: Il termine più comunemente usato è "Daitarn 3" con la "r", ma, visto che è sempre chiamato Daitan, senza la "r", ho preferito escluderla anch'io nella scrittura

    Dait-Lup



    RIASSUNTO

    Radik, il comandante dei Bluebeller che era comparso in una puntata di Daitan 3 (ep16, "Il triste canto dei Bluebeller") ha una sorellina che sta morendo, Kelly. Un giorno, durante un'azione di guerriglia sudamericana andata a buon fine, ne parla col suo collega che aveva incontrato laggiù, Daisuke Jigen, della banda di Lupin III. Quest'ultimo, saputa la cosa, è interessato non solo a trovare una cura per Kelly, ma anche all'oro che Haran Banjo, il pilota del Daitan 3, nasconde nella sua villa. E la sue fonti di informazione gli hanno fatto sapere che la cura per Kelly e l'oro si trovano nello stesso posto...

    UNA FESTA SPETTACOLARE

    Ishikawa Goemon, il samurai, era seduto nella posizione del loto in mezzo al prato verde, con l’erba che si muoveva agitata dal vento. Teneva gli occhi chiusi e con una mano serrava, ritta in posizione verticale, la sua spada, che si chiamava Zantetsu-ken, o Zantetsu, cioè “lama che taglia il ferro”, anche se, a dire il vero, tagliava ogni cosa. Il nome segreto dell’arma, però, noto solo a Goemon e a pochi altri, era Nagareboshi, “frammento di stella cadente”. Infatti, la leggenda dice che il progenitore della famiglia degli Ishikawa l’avesse forgiata usando il metallo presente in un meteorite caduto sulla Terra. Da tredici generazioni la spada fu tramandata da padre in figlio, fino ad arrivare nelle mani dell’ultimo degli Ishikawa, Goemon. Lui e la sua spada erano una cosa sola. La sua forza, la sua vita, la sua essenza era la spada Zantetsuken. Ma da tempo ha dovuto usarla per cose minime. Tagliare elicotteri, vestiti, palazzi: cose indegne per questa grande spada. Aveva bisogno di essere purificata. Attorno al samurai c’erano dieci tronchi d’acciaio, ritti in piedi, saldamente fissi nel terreno. Ad un certo punto, mosse il pollice della mano, facendo spostare il manico della spada, che si staccò leggermente dal fodero. In un attimo, la spada fece un ampio giro attorno a Goemon, quasi invisibile nella sua rapidità. Sembrava che non fosse successo nulla. Poi Goemon si alzò, rinfoderando con calma la spada. Nello stesso momento, le dieci travi d’acciaio si divisero in due, con la parte superiore che cadeva a terra, lasciando esposta una superficie di taglio nettissima e lucente. Goemon si avvicinò ad una delle travi, facendo scorrere le dita sulla superficie del taglio. Il risultato era buono, ma non era l’ideale. La spada ha ancora bisogno di purificazione, concluse il samurai. Guardando meglio, Goemon notò che sulla superficie di taglio c’era qualcosa, come una depressione in certi punti. Cos’era successo? Stupito, si accorse che stava vedendo lì la faccia stilizzata e sorridente di Lupin, con sotto scritto: ”C’è posta per te”. Non volle neanche chiedersi come cavolo aveva fatto Lupin a mettere qui delle sbarre di acciaio taroccate in quel modo. Però stavolta Goemon non si sarebbe mosso: da troppo tempo c’era bisogno di meditazione e purificazione per la sua anima.
    Stavolta Lupin dovrà arrangiarsi, pensò.
    “Goemon!”
    Voltandosi, vide Murasaki, la sua promessa sposa del casato dei Suminawa, che le stava venendo incontro. Come mai era qui? Sapeva bene che voleva stare da solo nelle meditazioni.
    “Goemon, è arrivato questo adesso per te. Lupin mi ha detto per telefono che è urgente.” disse lei, mostrandogli una lettera. Conteneva un messaggio molto breve e una foto: “Abbiamo bisogno di te per salvare la vita di questa bambina ammalata. Vieni a trovarci al solito posto. Lupin III.” Accanto alla lettera, c’era la foto di Kelly, la sorella di Radik. Era in un letto d’ospedale, coperta di tubicini e osservata da infermiere. Goemon capì che doveva partire, ma sotto di sé si sentì scornato di nuovo.
    Possibile che riesca sempre a convincermi ogni volta? Mi sa che finché c’è Lupin di mezzo, la mia spada non si purificherà mai…

    Un giorno di tramonto di una bellissima giornata d’estate, le luci del crepuscolo illuminavano una villa gigantesca, dall'ampiezza smisurata, con costruzioni di diverso tipo da ogni parte, con un più un parco sterminato: la si sarebbe facilmente potuta scambiare per la residenza dell'Imperatore. La costruzione centrale, dall'aspetto raffinato ed elegante, aveva una sorveglianza serrata ad ogni porta: gli ospiti e i VIP venivano fatti entrare subendo un controllo così rigoroso che loro stessi erano i primi a non notarlo: dei laser invisibili e che non provocavano nessun danno esaminavano l'identità delle persone, il loro DNA, quello che avevano addosso, ogni cosa. Si trattava della villa della potente Solar Corporation, di proprietà di Haran Banjo: un personaggio famoso e molto misterioso, di cui si sapeva poco. Si festeggiava il decimo anniversario della fondazione della multinazionale. La villa era piena di luci scintillanti e numerosi fuochi artificiali illuminavano la notte. Sull’ampio piazzale c’era la mostra di tutti i prodotti dell’azienda, mentre in mezzo troneggiava l’ultima novità, la rivelazione della festa: l’automobile ad energia solare. I VIP e i rappresentanti di aziende estere si aggiravano intorno al buffet, gestito da un distinto signore con baffi bianchi ben curati e vestito in modo elegante e impeccabile. Anche se anziano, portava molto bene i suoi anni e diverse donne lo trovavano affascinante. Si chiamava Garrison Tokida, ed era il maggiordomo e assistente di Banjo. Era aiutato da un ragazzetto che passava in giro con un vassoio, offrendo da bere a tutti. A dire il vero, quest’ultimo era meno rilassato del maggiordomo. Tornato al buffet per fare rifornimento di bicchieri, disse sottovoce:
    “Ma, Garrison, devo proprio fare questa buffonata?”
    Il distinto signore, mettendo i bicchieri pieni sul vassoio del ragazzo, rispose:
    “Porti pazienza, signorino Toppi. Non credo che il suo stipendio sia così basso da farla brontolare così.”
    “Sì, d’accordo, ma mi aspettavo un ruolo un po’ più importante…qui io faccio il cameriere!”
    “Si comincia sempre dal basso, signorino Toppi. E’ da lì che sono partiti i grandi uomini.”
    “Conosco la sviolinata” sbuffò Toppi, riprendendo il giro.
    Garrison sorrise con aria condiscendente.
    “Mi scusi” disse all'improvviso una voce dolcissima e delicata. Il maggiordomo si voltò e non credette ai suoi occhi. Davanti a lui c’era la donna più bella che avesse mai visto: era vestita con un abito da sera di un rosso brillante, insieme ad una borsetta carminio, coi lacci dorati. La scollatura vertiginosa che aveva sul davanti sottolineava le sue misure decisamente abbondanti. I suoi capelli erano una cascata color castano che circondava le spalle nude. Garrison dovette usare tutto il suo self control per restare impassibile.
    “Dica, ehm, signorina. Ha bisogno?”
    “Ecco…io...io...sono una giornalista del Sunday Tribune” disse esitante, con una voce squillante e piacevole “Mi chiamo Hitomi Kant. Potrei sapere quando arriverà il signor Banjo? Vorrei intervistarlo, se possibile.”
    “Ah…capisco, capisco. Dovrebbe arrivare a momenti. Di solito, però, signorina, lui non rilascia interviste. Mi dispiace molto.”
    “Oh, che peccato” trillò la ragazza, dispiaciuta “Può almeno dargli il mio biglietto da visita?”
    “Ma certo, può darsi che il signor Banjo cambi idea” rispose Garrison, prendendo il piccolo documento.
    La giornalista prese un bicchiere di champagne dal vassoio di Toppi, che era rimasto a bocca aperta per tutto il tempo a guardarla con aria rimbambita, e ringraziò ancora Garrison con un timido sorriso di ragazza impacciata, poi si allontanò con passo felpato, seguita dagli sguardi di Garrison e Toppi, ancora increduli davanti a una simile apparizione. Hitomi Kant, o meglio Fujiko Mine, sorrise. La prima parte del piano era stata effettuata.

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK DELLA STORIA

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