ROMANO MALASPINA

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    ROMANO MALASPINA, IL DOPPIATORE DI ACTARUS

    Prima parte: la famiglia e la voce

    Malaspina


    Romano Malaspina, la voce di Actarus, è una leggenda tra gli appassionati. Il suo nome completo è Romano Eugerio Moroello Malaspina, ed è nato a Venaria Reale il 22 Dicembre 1939. Venaria Reale è un comune italiano del Piemonte: oltre a Ceresole (anche quello in Piemonte) è l'unico comune italiano che può fregiarsi del nome di "reale". Malaspina spesso lamenta il fatto che sulla sua carta d'identità sia scritto "nato a Venaria", omettendo il "Reale": i Savoia sono poco amati anche dall'anagrafe.

    Venaria_Reale


    E Venaria Reale infatti ha anche la reggia dei Savoia: una reggia così importante che un proverbio piemontese dice che "Chi vede Torino e non Venaria, vede la madre e non la figlia". Come dice il nome ("Venaria" significa caccia), la reggia di Venaria Reale era la riserva di caccia dei Savoia.

    Venaria_Reale_reggia


    E' una cosa curiosa e piuttosto appropriata che il futuro doppiatore del re di Fleed sia nato proprio in un posto che richiama la regalità nel nome. Actarus, infatti, non è esattamente un principe: visto che il padre è morto, ucciso dalle truppe di Vega, Actarus è diventato il re effettivo di Fleed.
    Romano Malaspina, tra l'altro, viene da una famiglia di origini nobili: infatti, i Malaspina fanno parte di un nobile casato tosco-emiliano, con una lunga e severa tradizione militare e di alta ascendenza aristocratica. La famiglia Malaspina ha una tradizione antichissima: ospitò anche Dante Alighieri, che dedicò alla famiglia alcuni versi della Divina Commedia.

    Dante_e_Moroello_Malaspina
    Dante incontra Moroello Malaspina


    Tra l'altro, uno dei nomi di Romano Malaspina, Moroello, è identico a quello di un suo antenato, Moroello Malaspina, citato appunto nella Divina Commedia, indirettamente, nel canto 24° dell'Inferno, attraverso il racconto di un dannato, il ladro sacrilego Vanni Fucci. Inoltre, un altro antenato dei Malaspina incontra di persona Dante nel canto 8 del Purgatorio, in cui il Poeta parla appunto con Corrado Malaspina. I dettagli si trovano su questo sito, che narra anche della famiglia Malaspina. Un altro antenato, Felice Malaspina, fu tra gli evangelizzatori del Giappone. Tra l'altro, i Malaspina furono anche difensori della Chiesa, e tra di loro ci furono anche dei Cavalieri di Malta, ricordati particolarmente nel Grande Assedio di Malta nel 1565, in cui respinsero eroicamente i Turchi (è ricordato in particolare l'eroismo di Vespasiano Malaspina, martire per la fede, e Giovanni Malaspina, caduto per ultimo nel Grande Assedio).

    Cavalieri_di_Malta


    Romano Malaspina mostrò da subito una voce dal timbro personalissimo e praticamente priva di accenti, una qualità rara nei doppiatori. A proposito di questo, dice:

    "Intanto, è discutibile l'aggettivo 'bella voce': è fatta di mille cose, ma soprattutto dal carattere, dall'animo, dai sentimenti. Mio padre aveva una voce più bella della mia, ma non aveva il mio temperamento. Mio fratello, capo dei paracadutisti, non emette bene la voce, malgrado la sua professione: non mette timbro. Avrei potuto fare tanti ruoli, con le mie corde vocali d'acciaio, ma i direttori non capiscono e ti classificano in modo limitato. L'unico direttore che mi ha capito è stata Grazia Cappabianca che mi ha fatto fare re Babar, un elefantino delizioso, con una vocina delicata e gentile, perchè mi fanno sempre fare i colonnelli. Ho la fortuna di avere un'ottima dizione, perchè abbiamo sempre viaggiato senza sostare e non ho preso nessun accento. Infatti, il regista Pietro Taricco, che ci azzeccava sempre con la provenienza delle persone sentendo la loro voce, non riusciva a capire da dove venivo. L'importante è saperla adoperare, la voce! Uno è stato Oreste Lionello: leggeva il giornale e doppiava, correggendo allo stesso momento, con una facilità! Aveva un filino di voce, ma riusciva sempre ad avere la voce del personaggio, intelligenza, cultura. Questo i direttori non lo capiranno mai, mai! Prendete la voce di Armando Bandini che faceva Rigel, voce da caratterista, ma com'era efficace!"

    Babar
    Re Babar



    Edited by joe 7 - 4/9/2018, 17:55
     
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    Seconda parte: la carriera

    Immagine_Malaspina_2


    Anche se nacque in Piemonte, Romano Malaspina trascorse l’infanzia nelle proprietà di famiglia in Toscana, nella Lunigiana (una regione tra la Liguria e la Toscana, che fu un antico feudo dei Malaspina). Siccome il padre di Malaspina era un ufficiale, il figlio frequentò l’Accademia Militare per diventare ufficiale di cavalleria. Successivamente, invece, nel 1961-62 entrò giovanissimo all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico a Siena, classificatosi primo al test d’ammissione. Oltre a lui, entrò all'Accademia anche Giancarlo Giannini di cui Malaspina ha detto:

    "Essendo tutti i registi asini, insicuri, degli usurai, tutti di sinistra, stimo molto Giannini che non era nè ruffiano, nè di sinistra: era già bravissimo e non aveva bisogno dell'Accademia. Ricordo che Alberto Sordi, che non era comunista, un giorno in TV, presente Andreotti, gli disse: 'Presidente, certo che noi che non eravamo comunisti, ci avete lasciato proprio soli eh!' "

    All'Accademia, Malaspina ebbe tra i suoi insegnanti il famoso Sergio Tofano, il disegnatore e creatore del Signor Bonaventura (Tofano fu una persona molto versatile, infatti; oltre ad essere un disegnatore di fumetti, fu anche attore, regista, scrittore).

    bonaventura Bonaventura_Sergio_Tofano


    Altri maestri furono Orazio Costa, grandissimo regista teatrale, e [color=blue]Wanda Capodaglio
    , attrice di teatro e di cinema, grande interprete di Cechov, Pirandello, Molnar.

    Orazio_Costa Wanda_Capodaglio


    Inoltre, tra gli insegnanti di Malaspina c'era anche la madre di Lucia Mannucci, una del Quartetto Cetra, lo stesso che presenterà Goldrake nel programma "Buonasera con...", un altro dei tanti segni del destino. Malaspina ricorda con affetto la madre di Lucia, che chiamava "Signora Mannucci":

    "La signora Mannucci era una carissima persona, una delle poche e la ricordo con affetto (si commuove al ricordo), era già molto anziana e sembrava un po' fuori dal mondo. Ho ancora le sue dispense, ma alle sue lezioni non assisteva nessuno. Io provavo un grande imbarazzo e, per compensare, mi mettevo in prima fila con grande interesse e lei parlava nel vuoto, non rendendosi conto delle assenze. Mi ricordo che diceva di non sforzare mai la voce, di prendere i fiati giusti."

    Ma i suoi giudizi sono severi riguardo agli altri insegnanti dell'Accademia:

    "Mi aspettavo molto dall'Accademia, e devo dire che non ci siamo, non ci siamo: gli insegnanti non venivano mai, non insegnavano niente, l'ambiente era disastroso a dir poco. In pratica, pochissimi erano gli insegnanti bravi: oltre alla signora Mannucci, ricordo solo Sergio Tofano, Costa, Capodaglio. Gli altri erano tutti molto anziani, non ci insegnavano a trovare lavoro, erano impiegati statali e basta. I 4 anni dell'accademia si potevano benissimo condensare in un anno solo: un insegnante arrivava 5 minuti prima della fine della sua ora. Non c'era nemmeno lo schedario attori a Roma, non si riusciva a trovare lavoro."

    Nello stesso tempo, Malaspina frequentò l'Università alla facoltà di Scienze Politiche e anche qui il suo giudizio è netto:

    "Nel 1968 avevano aperto l'università a tutti: io facevo Scienze Politiche, cosa che non si doveva fare! Non si doveva fare!"

    Dopo che Malaspina fu diplomato all'Accademia nel 1965 a pieni voti, venne scelto da Orazio Costa perchè facesse parte della sua compagnia nascente, detta “Teatro Romeo”. Inoltre, sempre a Siena, Malaspina entrò in contatto col “Piccolo Teatro” diretto dalla Baronessa Margherita Sergardi, un personaggio straordinario che usò la sua influenza e la sua passione per sviluppare l'arte del teatro, insegnando a recitare agli amici contadini suoi coetanei sin da piccola. Scrisse anche delle commedie. Qui c'è anche la sua biografia.

    Margherita_Sergardi


    Orazio Costa fu il maestro di teatro di Malaspina: diresse "Il Mistero della Natività, Passione e Resurrezione di Nostro Signore" di Silvio D’Amico, un importante regista teatrale. Nella rappresentazione, Orazio Costa volle il Malaspina nel ruolo di Gesù nella trasfigurazione. Malaspina racconta anche queste sue esperienze di teatro: il suo sogno era ovviamente fare l'attore teatrale. Ma il Sessantotto fu una vera rovina.

    "Volevo fare l'attore, ma potevo farlo in un teatro che non era nelle mie concezioni politiche. Quindi ho provato a fare un teatro cristiano: debuttai con Orazio Costa: feci Gesù, San Francesco, San Giovanni, ho interpretato anche un prete che contestava il potere politico della Chiesa, non quello religioso. E poi mi sono fermato perché è scoppiato il Sessantotto e io ero contro il Sessantotto: lo sono sempre stato e lo sarò sempre! Come dicevano allora, i sessantottini non erano che dei figli di papà, dei viziati, che volevano scavalcare il padre a sinistra per arrivare ai posti di comando, e infatti questo è successo."

    Per Malaspina, Gesù è una figura molto importante: infatti, successivamente commentò il Vangelo per la RAI. Con la sua voce, Romano Malaspina era adatto per rappresentare Gesù: la sua voce infatti è dolce e autoritaria allo stesso tempo: in sostanza, la giustizia temperata dalla misericordia. Abbiamo già parlato poi della vicinanza a Cristo del personaggio di Actarus: coi suoi capelli lunghi, affascinante, posato ma forte, ne richiama per forza la figura.

    748px_Romanomalaspina_2 image
    (L'immagine di Malaspina che interpreta Gesù è stata presa dal sito enciclopediadeldoppiaggio)


    All'età di ventidue anni, Malaspina fu notato da Furio Colombo, e, nonostante lui fosse di sinistra e Malaspina no, lo scelse comunque come speaker nei suoi documentari "Dentro l’America". Da quel giorno, per trent’anni fece lo speaker in televisione. Inoltre, Malaspina ha fatto la voce per le rubriche religiose per diversi anni.

    Malaspina ha fatto anche una piccola carriera come attore di cinema: ha fatto delle parti secondarie in pochi film di terz'ordine: la commedia "Il maschio ruspante", il boccaccesco "La bella Antonia, prima monaca poi dimonia" e il film horror "Sette scialli di seta gialla". Dopo la sua carriera di doppiatore famoso, circa a partire dal 2000, farà alcune piccole parti in film più impegnati: "I cavalieri che fecero l'impresa", "Gli astronomi", "Il cuore altrove".


    Edited by joe 7 - 4/9/2018, 17:56
     
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    Terza parte: Malaspina doppiatore

    Omaggio_Malaspina
    Immagine presa dal sito Facebook dedicato a Malaspina


    L'ambiente del cinema e del doppiaggio, fortemente politicizzato e gestito da simpatizzanti di sinistra, non accolse volentieri una persona non di sinistra e addirittura benestante, con ascendenti nobili, simpatizzante di destra e della monarchia sabauda. Malaspina fu sempre soprannominato infatti "Il principe": un altro dei tanti strani riferimenti anticipati a Goldrake e al principe/re Actarus. Per questo motivo, Malaspina abbandonò la cooperativa dei doppiatori e si mise in proprio come doppiatore indipendente, in un tempo in cui non esisteva ancora questa figura professionale. Fortunatamente, però, dopo poco tempo scoppiò il doppiaggio libero e Malaspina in pratica ne divenne il re. Da allora, Malaspina lavorò quasi sempre come doppiatore per conto suo: fu il primo ad esserlo in Italia. Per questo venne spesso chiamato a ricoprire ruoli da protagonista di prim'ordine, soprattutto per le nuove serie robotiche di animazione che stavano per comparire in Italia. Malaspina dice che a quel tempo c'erano delle persone che lo odiavano e parlavano male di lui: però andavano lo stesso a prenderlo sottocasa per fargli doppiare questo o quel personaggio. Malaspina dice che può aver arricchito un bel po’ di gente, ma di sicuro non si è arricchito lui.
    Nelle sue interviste, Malaspina dice che ha avuto molte soddisfazioni nel suo lavoro, ma anche tante batoste e seccature. Infatti, se non si è in certi giri di amicizie, anche in teatro e nel cinema, non ti chiama nessuno e non lavori. Sicuramente, Malaspina ha anche favorito le cooperative di doppiaggio, poiché era andato sempre a tariffa, recitando come un matto e facendo un numero di "anelli" (nell'ambiente di lavoro, così sono chiamati i doppiaggi) superiore a quelli che facevano gli altri. A causa di questo lavoro frenetico, Malaspina si ammalò. Infatti, a quei tempi, in due turni lui doppiava un film o un cartone animato a 90 anelli a turno, che è una follia. Per capire cosa significa questo, bisogna sapere che l'"anello", per essere più precisi, non è il "doppiaggio" in senso stretto, ma è il nome convenzionale dato a una singola scena, o meglio ad un frammento di scena, da doppiare. Ogni turno comprendeva un certo numero di anelli, organizzati in piani di lavorazione che vanno possibilmente esauriti all'interno delle tre ore che compongono il turno. Il termine "anello" non è puramente convenzionale: infatti, se oggi il doppiaggio si svolge usando come supporto il DVD, fino a pochi anni fa si lavorava con la pellicola da 16/35 mm: la pellicola veniva tagliata in spezzoni che venivano chiusi con una giunta, prendendo così la forma, appunto, di un anello.
    Per un lavoro simile, a Malaspina davano cinquantamila (50.000) lire, non certo un capitale. In questo modo, Malaspina, come ha detto, ha arricchito almeno cinque appaltatori, ma non ha fatto grandi guadagni per questo. Inoltre, dice sempre Malaspina, i sindacati comunisti dei doppiatori complicavano enormemente il lavoro, pretendendo di far pagare la stessa cifra sia a un doppiatore che dice solo una battuta sia a uno che parla per tre ore. Il tipico esempio, da mentalità di sinistra, dell'uguaglianza estrema fino alla stupidità dell'appiattimento.
    Nel 1968 Emilio Cigoli, considerato da tutti "il re del doppiaggio", notò la bravura di Malaspina e lo mise nella CDC (Cooperativa Doppiatori Cinematografici). Infatti, Malaspina (parole sue) ha il difetto di non saper chiedere lavoro, di non saper andare a fare provini: non perché sia altezzoso, è proprio una sua incapacità. Nelle sue interviste, Malaspina non consiglia la carriera del doppiaggio, perchè è una vita d’inferno: dipendi dalle amicizie che girano e se non sei amico di qualcuno non lavori. Inoltre, lui ha avuto sempre un carattere molto aggressivo, intollerante (è educatissimo, però ‘carica’ chi gli dà fastidio), e così, nell’ambiente si maligna che è bravo ma che ha un caratteraccio: si è giocato la carriera per questo. Però Malaspina ricorda con affetto quelli che lo avevano aiutato:

    "Grazie al professor Gerardo di Cola, a Giorgio Bassanelli e ad Andrea Razza che ho scoperto essere una persona straordinaria. Sono cresciuto con la voce di Giorgio Bassanelli. Per me, cavaliere solitario che vivo di dignità e orgoglio, Bassanelli mi chiamò per il doppiaggio dei cartoni animati e mi trattò come un principe, essendo io solo un marchese e un illustre sconosciuto: grazie, Giorgio, per l'eternità. Grazie anche a Gerardo di Cola, che mi ha aiutato: è un uomo di molti interessi, si era innamorato delle voci del doppiaggio tanto da comporre un libro voluminoso su questo argomento: "Le voci del tempo perduto". Al telefono gli avevo parlato malissimo dell'ambiente, ma alla terza telefonata non solo mi spedì il libro, ma mi fece anche una dedica. Era un po' come mio padre, che credeva che tutti gli uomini fossero gentiluomini, ma io a Roma di gentiluomini non ne ho trovati. Nel libro si vede che quasi tutti i doppiatori avevano un parente dello stesso mestiere, quindi tutti raccomandati. Sono molto riconoscente al professor Di Cola, una persona squisita, mi risollevò il morale."

    Malaspina non è stato solo la voce narrante di Actarus:

    dop_1_Act


    ha anche doppiato altri protagonisti principali di serie robotiche come Hiroshi Shiba di Jeeg Robot, il tipico ragazzo ribelle e contestatario;

    dop_2_Hir


    il meno conosciuto Ryoma Nagare di Getter Robot, personaggio ordinario ma comunque "comandante" di una squadra;

    dop_3_Ryo


    Sanshiro Tsuwabuki di Gaiking: l'ex-giocatore di baseball scartato, ma diventato pilota di un robot gigante;

    dop_4_San


    il karateka Kateru di Gakeen il robot magnetico, uno dei pochi trasmessi nei canali principali.

    dop_5_Tak


    Ha doppiato anche altri personaggi tormentati di stirpe reale come il re Kloppen, il nemico di Daltanious.

    dop_8_Klop


    Ma non solo robot giganti: Malaspina ha doppiato il padre di Lady Oscar, il Generale Jarjayes. Anche se compare poco, il suo personaggio è rimasto indimenticabile tra i telespettatori e gli appassionati della donna spadaccina. Malaspina ricorda volentieri Cinzia De Carolis, la doppiatrice di Lady Oscar, "che era molto brava: una signora, qui invece se vuoi sfondare devi essere un cialtrone, un ruffiano, devi andare con gli attori, coi cavalli..."

    dop_6_Jar


    Senza contare che, nella versione del 1972 di Biancaneve e i sette nani, ha doppiato - guarda caso - proprio il Principe Azzurro. Actarus era davvero nel suo destino.

    dop_7_Princ



    Edited by joe 7 - 4/9/2018, 17:57
     
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    Quarta parte: Goldrake

    Immagine_Malaspina_3


    Nicoletta Artom fu la funzionaria della Rai che introdusse in Italia Goldrake*. Disse in una telefonata a Sergio Trinchero, il funzionario RAI per programmi per ragazzi:

    “Sergio, ho visto dei cartoni animati giapponesi… incredibili… una cosa nuovissima… mai vista… non si può dire nemmeno che siano di fantascienza! E’ un mondo di robot, pilotati da esseri umani. Che si trasformano. Volano. Uomini che diventano macchine… si dividono in due…”

    Trinchero racconta che la Artom gli mostrò un episodio di questo "Atlas Ufo Robot" e lui rimase impressionato dalla suspense che i giapponesi riuscivano a suscitare con mezzi tutto sommato modesti: truka (nel mondo cinematografico, la "truka" indica i trucchi di effetti ottici come la prospettiva esagerata, i rallentamenti, le accelerazioni, ecc.), montaggio e animazione parziale. Alla fine diede la sua approvazione a inserirli nel nuovo ciclo di “Buonasera con”. I funzionari RAI, invece, erano scettici. Non sapevano che fatturato li aspettava. Atlas Ufo Robot, reduce dal doppiaggio francese col nome di Goldorak, andò in onda in Italia il 4 aprile 1978 in "Buonasera con… Superman e Atlas Ufo Robot", con la fatina Maria Giovanna Elmi nel ruolo di presentatrice. Nell’aprile di quell’anno nacque il fenomeno dei cartoni animati giapponesi in Italia.
    I dialoghi risentivano della precedente edizione francese e si andò in cerca di voci adatte, in un periodo in cui i doppiatori indipendenti praticamente non c'erano. Malaspina, complice forse una sua certa qual somiglianza col personaggio di Actarus (chiuso, ma generoso; nobile; ama i cavalli; si sposta per Roma con una moto di grossa cilindrata, con casco e stivaloni; porta i capelli lunghi) fu chiamato dal direttore del cast di doppiaggio a prestare la voce al protagonista di Actarus. Il protagonista principale di Atlas Ufo Robot, sensibile e poetico ma con l’animo del guerriero, aveva un tono posato, nobile, giusto, romantico, ma anche di temperamento caldo e passionale, fino a lanciarsi in urla roboanti quando esclamava, con voce calda e roca: «Goldrake!!!». Malaspina racconta al proposito:

    "In quegli anni '70, in cui dovevi essere rosso o nero (nel caso di un artista, meglio rosso), un manipolo di funzionari RAI si trovò a Parigi per decidere cosa portare in Italia. Tra le tante cose c'era anche un pacchetto di cartoni animati a basso, bassissimo costo e tra questi c'erano anche quelli giapponesi: erano considerati dalla RAI come degli stupidi robot che combattevano nello spazio, ma avevano il vantaggio di costare poco."

    gold_logita


    I funzionari RAI presero il pacchetto con il manuale francese delle istruzioni, che era chiamato "Atlas Ufo Robot". "Atlas" è la parola latina che significa "Atlante", e quindi, in senso lato, "Insieme di istruzioni", mentre "UFO Robot", ovviamente, era il nome della serie. Per essere precisi, il nome completo della serie originale era "UFO Robot Grendizer", ma quest'ultimo nome fu misteriosamente trascurato. Malaspina dice che quei funzionari ignoravano cosa significasse "Atlas", credendo che fosse una parola del nome della serie: da qui il famoso - e misterioso - "Atlas UFO Robot". Fu trasmesso in Italia alle ore 19 del 4 aprile 1978 e fu un successo senza precedenti. I bambini si chiedevano sempre chi fosse questo misterioso Atlas, che non compariva mai, e pensavano che fosse il nome dell'astronave di Goldrake. Astronave che invece non ha un nome proprio: nell'originale è chiamato "Spacer", una contrazione di "spacecraft", astronave. Ma il termine "Atlas" non era del tutto sbagliato: Atlas era il nome latino di Atlante, il gigante che sorregge la volta celeste della mitologia greca; quindi, era un buon riferimento al robot gigante Goldrake. Senza contare che Atlante aveva una funzione benefica, cioè quella di reggere la volta del cielo: quindi, di mantenere l'ordine e la pace, che rischiavano di essere minacciati dal crollo del firmamento. E questa, a ben pensarci, è la stessa funzione di Goldrake. Quindi, "Atlas", per quanto aggiunto casualmente, non stona affatto nella serie di Goldrake.
    Giorgio Locuratolo, la voce di Alcor, in un'intervista aveva detto che, nel doppiaggio italiano di Goldrake, loro (i doppiatori) si inventavano i nomi delle armi. In teoria, avrebbero dovuto premere un tasto e dire piano il nome, ma a loro sembrava assurdo, poco convincente e anche un pò ridicolo. Allora, pensarono di mettersi lontano dal microfono e di pronunciare i nomi delle armi urlando. "Sembravamo tutti matti", ha detto. E così sono diventati una moda per i ragazzini di quegli anni. Insomma, hanno dovuto improvvisare, perché "il direttore del doppiaggio" dicono Locuratolo e Malaspina "che era una persona carissima, ma era anche un po’ distratto, portava al lavoro degli assistenti presi dalla strada. La produzione in sala di Goldrake fu un disastro: Annibale Roccasecca (direzione dialoghi), che doveva dare i dialoghi, non li portava. Noi li aspettavamo per ore e spesso me li dovevo inventare io. Il direttore era una bravissima persona, però passava più tempo al bar. L'assistente era un ragazzino totalmente inesperto. Insomma, è un miracolo se siamo riusciti a portarlo a termine!"
    Malaspina continua:

    "L’appaltatore, che era anche il dialoghista, era uno che non aveva voglia di “dialogare”. Quindi i dialoghi non arrivavano e spesso me li inventavo io! Mi dispiace deludervi sotto questo profilo, ma ci sono state delle carenze incredibili. Poi, il cartone era talmente sconvolgente, piaceva talmente tanto che non è che la gente stesse lì a guardare tanto per il sottile. Ma, francamente, più di una mattina mi sono trovato senza i testi, a dover improvvisare così, sui due piedi. Forse questo non bisognerebbe dirlo, perché è come sfatare un mito: però questa è la realtà. I testi venivano tradotti in italiano direttamente dal giapponese, ma questo passaggio non l’ho mai seguito, perché io mi limitavo solo a fare il doppiatore. Nei primi episodi, per esempio, Goldrake non “chiamava” le armi: i combattimenti venivano fatti quasi in silenzio, perché non sapevamo cosa dire!"**

    Mazinga_contro_Goldrake


    Riguardo ai film storici dei robot, quelli proiettati al cinema, Giorgio Locuratolo racconta:

    "Bisogna partire dal 1978, quando la RAI comprò Goldrake ed ebbe un successo immediato. Poi nacquero le prime TV private che comprarono gli altri robot: Jeeg, il Grande Mazinga, che finirono nella società di doppiaggio SEFIT-CDC, diretta da Piero Tiberi, che doppiava Tetsuya del Grande Mazinga. Da lì arrivarono i film "Goldrake contro Mazinga" "il Dragosauro", eccetera... Enrico Bomba li gestiva e, quando si sono trovati a doppiare questi film, si sono imbattuti in un problema di diritti. Infatti, Goldrake era un nome inventato alla RAI per conto della SACIS: quindi dovettero cambiarlo in Goldjack, Actarus in Icarus; misero le voci dei doppiatori della loro cooperativa, quindi non potevano chiamare il ribelle Romano Malaspina. Tutti quei film, quindi, vennero trattati in maniera diversa dalla versione classica. Rimontarono i film in veri e propri scempi: la CDC aveva preso il Grande Mazinga e furono costretti, per via dei diritti, a cambiare i nomi dei doppiatori. L'unico che era anche nei cartoni di prima era Piero Tiberi, in quanto socio della CDC".

    -------------------------------------------------


    * da "Vita col fumetto" di Sergio Trinchero
    **Nota personale: in riferimento alle considerazioni di Gerdha, è un vero miracolo, visto che la versione italiana e araba sono in effetti le più fedeli all'originale! Un altro dei misteri irrisolti di Goldrake.


    Edited by joe 7 - 4/9/2018, 17:59
     
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    Quinta parte: il successo di Goldrake

    Immagine_Malaspina


    Giorgio Bassanelli, nell'intervista fatta insieme a Malaspina, spiega le sue impressioni sul perché Goldrake ha avuto così tanto successo:

    "Prima eravamo abituati all'orso Yoghi e Bubu. Goldrake aveva dei doppiatori eccezionali, la novità, una miscela di colori. Le sigle avevano l'orchestra, come la mitica Shooting Star. Fu una miscela esplosiva: è nata un po' da sola, con tanti sentimenti. E' stata la prima e, in quanto prima, ha emozionato tutti."

    Sempre nell'intervista, Malaspina ricorda:

    "A quei tempi, feci Goldrake con poco entusiasmo, perché credevo di avere un avvenire meraviglioso a teatro. Non era il massimo dell’aspirazione, infatti, doppiare un cartone animato sconosciuto. E invece rimasi subito sorpreso dalle migliaia di lettere che mi arrivarono. A sfatare il mito negativo che Goldrake fosse violento, furono proprio quelle migliaia e migliaia di lettere stupende, con dei cuoricini dentro, dei fiorellini, dei disegnini stupendi, delle frasi poetiche. Disegni bellissimi, lettere con parole talmente lusinghiere nei miei confronti che veramente mi lasciano sorpreso e commosso. Evidentemente non era la violenza che captavano i ragazzini di allora, ma la dolcezza, la forza, la tenacia del guerriero che voleva salvare la Terra dagli invasori cattivi. Avrei voluto mandare queste lettere quando è stata fatta quell’interpellanza alla Camera! (si tratta di quella di Corvisieri: ne riparleremo, n.d.r.) Il successo di Goldrake è stato veramente incredibile. Spesso incontravo giornalisti, medici, professionisti che mi raccontavano che, alla sera, lasciavano lo studio un’ora prima per andare a vedere Goldrake! E questo è stato veramente un fatto eccezionale. Una giornalista, un giorno, mi disse che Goldrake era troppo violento: mi sarebbe piaciuto se lei avesse potuto vedere i bauli pieni di lettere che mi arrivavano. Queste provavano ciò che i giovani avevano recepito in Goldrake: quel cartone con la mia voce aveva ispirato tenerezza, non violenza. Infatti, Actarus non ispirava violenza."

    Duke_Fleed
    Immagine presa dal sito Imagorecensio


    "Però i giornalisti sono una massa d'ignoranti che la buttano tutta in politica, senza capire che la grandezza dei cartoni giapponesi è proprio quella di saper inserire il bene e il male, anche in cose minime come un cartone animato. I più giovani devono rendersi conto fin da piccoli che esiste il bene e il male, per poterci convivere. Viviamo in un mondo che non è una favola, quindi non bisogna avere i paraocchi. La vita non è tutta rose e fiori. Questo volere a tutti i costi insegnare ai giovani che tutto è positivo mi infastidisce. Tornando alle lettere, ne arrivano anche di stranissime, di ragazze e non più tali, sui trentacinque anni, che elencano tutte le produzioni alle quali ho partecipato. Non è incredibile? Vuol dire c’è gente che ti segue, che sa tutti i titoli di trasmissioni, anche minori, che a volte nemmeno io ricordo. A tutt’oggi mi arrivano ancora lettere e telefonate. Trovo ancora dei messaggi, incisi in segreteria, che dicono: «Goldrake, Romano Malaspina, sei forte, sei il migliore». L’ultimo che ho trovato è dell’altra notte.
    A quei tempi capitavano delle cose incredibili. Per esempio, una sera ero al Parioli con la mia auto (avevo una decappottabile molto carina, inglese, verde) e al viale feci un’infrazione: superai la doppia linea bianca e passai nell’altra corsia. C’erano due pantere della polizia, mi inseguirono e mi volevano arrestare. Dicevano che io li avevo offesi perché gli avevo detto: «Eh… Madonna!… Che sarà mai!…», e loro avevano pensato che li avessi mandati a “fantasca”. Mi stavano per mettere le manette, erano arrabbiatissimi. Poi, parlando, raccontai loro che facevo l’attore, che “ero Goldrake”. Alla parola “Goldrake” il vecchio poliziotto, con i capelli bianchi, grosso, me lo ricordo bene, quello che sembrava volesse uccidermi, si è sciolto: «Ah! Lei è la voce di Goldrake?! I bambini miei…ah, hai capito…questa è la voce di Goldrake!». Risultato: mi hanno scortato a casa con le sirene accese! Io abitavo a palazzo Malaspina, qui vicino, a Piazza del Popolo. Ecco, per dire, uno degli episodi. Ma ce ne sono stati tanti. E Actarus, devo dire, forse mi ha dato la notorietà maggiore, anche se io ne ho doppiato altri. Quando si crea un mito come Goldrake ho capito che la gente si emoziona. C'è stato un ragazzo che mi aspettava con le lacrime agli occhi e mi diceva: "Signor Malaspina, ha le mie lettere?". La gente quasi piange, ma di tenerezza, con gli altri cartoni non è stato così. Che poi lo vedessero anche politici, gente di un certo livello, non lo so. Per esempio, prendo un taxi e il tassista mi dice: "Ma lei è la voce di Goldrake?". Oppure, un ragazzo alla Standa: "Ma lei è la voce di Goldrake?" Ma anche gente anziana, quando viene a sapere che sono la voce di Goldrake, si commuove. Dopo 20 anni, a dire Goldrake la gente piange, ma di gioia: ho capito che ormai è un mito. A quei tempi, non potevo immaginare la magia che avrebbe scatenato questo Goldrake: parlo di magia non a caso. Dopo tanti anni, dopo tante telefonate, lettere piene d’amore, riconoscimenti di tanti fan, capii appunto che c’era qualcosa di magico."

    Gruppo


    "Un esempio ancora: sono andato in un ospedale per farmi vedere la gamba che mi aveva massacrato quel disgraziato che mi aveva messo lo zucchero nella motocicletta, ai tempi del doppiaggio, tanto per dirvi com'era l'ambiente e certa gente. Infatti, i 'colleghi' mi avevano creato un incidente mettendo dello zucchero nel serbatoio. Stetti così a lungo senza lavorare e caddi in depressione. Bè, dopo anni, mi sono dovuto operare all'anca con una protesi e questo mi aveva destabilizzato. Tornando all'ospedale, il medico non mi filava per niente, ma quando gli avevo detto che ero la voce di Goldrake, improvvisamente si era interessato a me. Una persona di cinquant’anni! La gente, quando scopre che sono la voce di Goldrake ha le lacrime agli occhi, ve lo ripeto, lo so, ma è così! Anche gli autisti che mi vedevano prendere tutte le mattine l'autobus: fermavano il bus, con le lacrime agli occhi, gente di quarant’anni. Non sto scherzando, è la verità! Ancora oggi, dopo tanti anni, ricevo telefonate con un tono talmente commosso che mi sbalordisce; ad esempio, un ragazzo da Torino mi aveva fatto un bellissimo collage di facce di Actarus. Una pittrice di Bologna mi aveva fatto un quadro col cagnolino della mia amica in braccio. Tutte le sere io ricevo telefonate. Se aveste sentito quella che mi aveva fatto quel ragazzo che mi aveva parlato con le lacrime agli occhi. In una lettera, un signore di Verona di 37 anni scrive: ‘Lei è mio fratello, lei è mio padre'. Ma siamo seri, è pur sempre un cartone animato! Mi sbalordiscono ancora tutte queste telefonate. Non voglio essere noioso a ricordare tutte queste cose, ma me lo devono spiegare, io ancora non l’ho capito: che cosa ha rappresentato Goldrake?! E’ pur sempre solo un cartone, dopotutto! Che cosa ha rappresentato? Ma cos'ha di magico?! Perché questa magia? Ho capito comunque, attraverso tutti questi anni, che Goldrake è stato davvero qualcosa di magico. Tutti gli altri cartoni passano, questo no. Quando apparvero questi cartoni non erano come quelli americani di Walt Disney con tanti buoni sentimenti: per carità, apprezzabilissimi. Ma quella fu una rivoluzione. Fu talmente criticata questa trasmissione di Goldrake che non apparve più nelle reti nazionali, ma andò nelle private con le repliche, che fu poi la fortuna delle televisioni private con gli altri cartoni giapponesi. Goldrake insegnava il rispetto per la natura e per gli uomini. Qualcuno ha detto che Goldrake ha rappresentato una via di fuga dalla fanciullezza, ma anche dalla maturità impegnata degli anni ’70 quelli dello scontro generazionale e della contestazione. Goldrake, secondo me, è l’inizio della fine, il sintomo del tramonto di un’epoca, non sto esagerando. E' forse per questo che ha fatto così paura, diciamo la verità. Con Goldrake ritornò l’intramontabile dicotomia fra bene e male. Una volta avevo domandato a un famoso psicanalista - non che io abbia fiducia in loro - il motivo del successo di Goldrake e lui mi aveva detto che, a quei tempi, mancava un padre: forse, nelle mie intonazioni hanno trovato il senso del dovere, della dignità, del coraggio, e anche il valore del guerriero, sono stato per varie generazioni un padre, qualcosa a cui aggrapparsi. Io credo che sia stato un miracolo, non me lo so spiegare, per me che non ho sfondato, è molto."


    In sostanza, Malaspina, la voce di Actarus, mostrava l'eroe romantico che combatte per il bene comune, che fa tutto da solo anche a costo di rischiare la vita. Actarus risolveva sempre la situazione, era davvero di un altro pianeta. Quando Malaspina fu scacciato dal palcoscenico e costretto a doppiare "stupidi cartoni giapponesi", come allora li chiamavano, pensavano di essersi sbarazzati di lui. E invece fu un successo strepitoso, tanto che moltissimi, anche adesso, riconoscono "la voce di Actarus" e ben pochi ricordano "i grandi del Teatro". La pietra scartata dai costruttori, anche in questi casi, è diventata testata d'angolo.


    Edited by joe 7 - 4/9/2018, 18:00
     
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    Sesta parte: i gusti di Malaspina

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    "A quale robot ti senti più legato?" chiedono a Malaspina nell'intervista. E lui risponde:

    "Goldrake senza dubbio, ma in linea di massima mi piacevano tutti: Goldrake e Jeeg. Quando davo gli ordini da militare, ero micidiale: ma nella vita, come Actarus, sono molto romantico, poi sono un tipo solitario. Fui ingaggiato per il doppiaggio di Goldrake anche perchè, all’epoca, il mio aspetto, il mio portamento ricordavano vagamente Duke Fleed. Avevo i capelli lunghi, amavo i cavalli, giravo in moto: era una delle prime maxi moto di allora, con tanto di casco e stivaloni. Se mi aveste potuto vedere, sembravo proprio Actarus: per cui, a un certo punto, avevano pensato di chiamare me, proprio perché, come aspetto, come mentalità, un po’ aggressiva e guerrafondaia ma nello stesso tempo romantica, ero simile al personaggio di Actarus, che è dolcissimo nella vita, ma quando è in azione diventa molto determinato. Penso che Actarus rappresenti al meglio ciò che preferisco. Romantico, emotivo, sensibile alle cose belle, con questo spirito del guerriero. Con momenti di tristezza, quasi da romanticismo decadente. Da una parte mi riconosco in questo suo immenso romanticismo, nel suo amore per la natura, i fiori, la musica, la chitarra. Nel suo rapporto con Venusia è molto dolce, molto carino, molto tenero. Mi ci riconosco anche quando combatte e diventa estremamente aggressivo: e io ho questa potenza nella voce."

    Tra l'altro, Malaspina, nel doppiaggio di Actarus, aveva una voce più delicata e romantica, mentre nel doppiaggio di Hiroshi Shiba di Jeeg Robot aveva invece un tono più caldo e rozzo. Fu una cosa voluta da lui, non dai direttori di doppiaggio, che dicevano poco o nulla. Infatti, Malaspina, vedendo Hiroshi, che aveva una motocicletta ed era vestito con un abito a frange, decise di dargli un tono leggermente più selvaggio. Il Malaspina di Actarus lo sentiamo nel suo tono riservato, e talvolta guerriero, quando è abbinato soprattutto al modello con le sopracciglia folte e ciglia spesse del segno grintoso di Kazuo Komatsubara.

    Komatsubara


    Invece ha un tono di voce più pacato e romantico durante le ultime puntate: un ottimo amalgama con lo stile più slanciato e delicatamente espressivo, dalla lunga capigliatura e i grandi occhi languidi, realizzato da Shingo Araki.

    Araki


    Malaspina parla anche di Babar, un altro dei suoi personaggi preferiti che ha doppiato:

    "Anche Babar un po’ mi somiglia: è un re, si comporta in modo aristocratico, un gentiluomo, mai violento, con un tono regale. Babar era una serie tv per bambini coprodotta col Giappone e commissionata dalla Rai"

    Una curiosità: in Giappone, Babar fu doppiato da Isao Sasaki, che precedentemente aveva dato la voce proprio ad Actarus.

    Babar doppiatore_Actarus
    Immagine di Babar presa da questo sito


    Prima ancora del fenomeno televisivo dell’animazione giapponese in Italia, Malaspina era già socio dell’Istituto Giapponese di Cultura a Roma.

    "Sembra un segno del destino", dirà in un’intervista "Io ammiro molto il popolo giapponese, da sempre, per la loro educazione, disciplina, tradizione, e spirito militarista, perché no? Non a caso, fin da piccolo, c’è sempre stata la bandiera giapponese in casa mia. Ho sempre avuto le pareti tappezzate di samurai e kamikaze. Credo che Goldrake sia il simbolo di una generazione: lo scontro tra la terra e i cattivi, contro il regno di Vega che vuole distruggere appunto la terra. I giapponesi, dopo la sconfitta dell’ultima guerra, le bombe atomiche, credo che abbiano cercato di occidentalizzarsi, sbagliando secondo me, ma anche attraverso i cartoni traspare il carattere, la fede dei samurai, i loro splendidi costumi, la determinazione. Difatti io sono un ammiratore di Yukio Mishima, che si fece seppuku (hara-kiri) per protestare contro la decadenza del costume giapponese."

    I francesi, confortati dai forti ascolti in Italia, fecero il doppiaggio, ma non ebbero lo stesso successo. La differenza era soprattutto sui dialoghi: le voci erano a volte aggiustate quasi di corsa dagli stessi doppiatori. Il doppiatore francese di Actarus non regge il confronto con Malaspina: basta vedere questo filmato su Youtube (se non lo tolgono prima, speriamo bene). Malaspina parla anche del secondo doppiaggio di Goldrake, effettuato dalla D/Visual quando fecero i primi DVD (incompleti) di Atlas Ufo Robot.

    "Quelli della D/Visual mi chiesero di ridoppiare Goldrake, ma io mi ero rifiutato di farlo. Allora vennero due funzionari importantissimi dal Giappone che mi invitarono a colazione, scongiurandomi di accettare. Io ero contrario: non avevo nulla contro di loro, ma quello che mi chiedevano era troppo. Ma loro, duri, insistevano. E io: "Ma sono passati ben 27 anni!" Niente da fare, volevano proprio la mia voce e alla fine accettai. Non volevo rifarlo per serietà professionale e io sono una persona seria: dopo 30 anni, la voce non è più quella!"

    Malaspina è assolutamente contrario a ridoppiare i film e i cartoni classici con nuovi doppiaggi, anche perché così si manca di rispetto al lavoro fatto da altri colleghi. Lui adora i doppiaggi di una volta, quelli degli anni '50-'60, perché erano molto più curati anche dal punto di vista grammaticale e del lessico. Oggi Malaspina inorridisce quando sente “un attimino”, “mi va alla grande" e altre amenità. "Una volta non si parlava così", ha detto.

    Rosalinda Galli, la doppiatrice di Venusia, racconta che lo aiutava: "Ci incontrammo una mattina e lui mi chiese di aiutarlo, visto che lui non l'aveva mai fatto prima, così io, quando lui doveva partire, gli davo il via". Armando Bandini, la voce di Rigel, dice che Malaspina è sempre stato molto professionale. Giorgio Locuratolo, la voce di Alcor, dice di lui: "Ho potuto lavorare con lui, conoscerlo professionalmente e umanamente: le cose le fa in modo talmente viscerale che non puoi non conoscerlo umanamente. Ha un carattere estremamente spigoloso, non è diplomatico, ma in questo è come sono io. Lo stimo come persona e per il coraggio."


    Edited by joe 7 - 4/9/2018, 18:01
     
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