Il blog di Joe7


Replying to ANNIVERSARI DEL 2023 (quarta parte)

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  1. Posted 9/12/2023, 10:50
    CITAZIONE (berlicche677 @ 9/12/2023, 10:26) 
    La legge del fil di ferro, citata in "Jeremy & Jenny" è semplicemente una iperbole per indicare il movimento delle teste degli spettatori che, a furia di seguire la pallina avanti e indietro, sollecitano il collo, un po' come quando si cerca di spezzare un fil di ferro: lo si muove avanti e indietro tanto che quello si usura e si spezza" spiegazione di Nico Fidenco stesso

    Ecco finalmente svelato un mistero che ci eravamo sempre chiesti! Grazie, Berlicche! ^_^
  2. Posted 9/12/2023, 10:26
    La legge del fil di ferro, citata in "Jeremy & Jenny" è semplicemente una iperbole per indicare il movimento delle teste degli spettatori che, a furia di seguire la pallina avanti e indietro, sollecitano il collo, un po' come quando si cerca di spezzare un fil di ferro: lo si muove avanti e indietro tanto che quesllo si usura e si spezza" spiegazione di Nico Fidenco stesso
  3. Posted 8/12/2023, 16:38
    CITAZIONE (Kirihito @ 8/12/2023, 16:00) 
    "Destra sinistra, sinistra destra
    La folla guarda, grida e protesta
    Poi per la legge del fil di ferro
    Si svita il collo, si stacca la testa!
    Destra sinistra, sinistra destra"

    Inizia così la bella sigla di "Jenny la tennista": non ho ancora capito a cosa alludesse con "la legge del fil di ferro"...
    Del cartone animato ricordo i sacrifici in allenamento e le decine di pallate in faccia che prendeva la povera Jenny da Madame Butterfly, una cosa quasi sadica! Forse Joe si può estendere qui il discorso che facevi nel commento a Rocky Joe, a proposito del sacrificio del corpo. Quindi per i giapponesi era normale che Jenny dovesse sputare sangue per vincere gli avversari. Oppure era solo un'espediente per rendere più drammatica la storia, dato che il tennis non è uno sport di contatto. Ma qui la pallina sembrava davvero animata dal desiderio di abbattere la persona oltre la rete!
    I disegni erano stupendi ovviamente.

    Neanch'io ho mai capito cosa c'entrasse il fil di ferro nella sigla di Jenny, ma ha un che di truculento, con colli svitati e teste staccate. Dopotutto Nico Fidenco era lo stesso della sigla di Bem, il famoso anime horror:

    Notte bianca di spavento,
    notte nera di terrore
    acqua pioggia neve e vento...
    lampi e tuoni di furore

    Con un rantolo agghiacciante
    l'assassino col coltello
    squarta e taglia ad ogni istante...
    chiunque incontra nel castello


    Si vede che al nostro Nico piaceva far sobbalzare i telespettatori. In Jenny la tennista, Madame Butterfly non era sadica, anzi era gentile: proprio un'amica-nemica. Il vero sadico era il maestro di tennis, Jeremy, che a Jenny faceva sputare sangue. Anche qui si può parlare della visione giapponese dello sforzo di cui avevo parlato in Rocky Joe: maltrattare (malissimo) il corpo, purché si elevi lo spirito. Sembra una forma di ascetica cristiana, ma non ha quel rispetto per il corpo che invece ha il cristiano, anche i santi che fanno le peggiori penitenze: se Dio si è fatto uomo, si è fatto anche corpo: quindi il corpo umano va rispettato e, se provato, sempre entro certi limiti, che in Giappone non ci sono.
    I disegni di Jenny piacevano molto anche a me, con quei toni pastello e le scene che esprimevano i sentimenti dei personaggi o i momenti drammatici. Infatti, la prima serie è quella che preferisco di più: nelle altre, gli autori sono diversi. Sempre bravi, ma non avevano quella tonalità "intimista" che le davano Dezaki e Sugino.

    Jenny-la-tennista

  4. Posted 8/12/2023, 16:00
    "Destra sinistra, sinistra destra
    La folla guarda, grida e protesta
    Poi per la legge del fil di ferro
    Si svita il collo, si stacca la testa!
    Destra sinistra, sinistra destra"

    Inizia così la bella sigla di "Jenny la tennista": non ho ancora capito a cosa alludesse con "la legge del fil di ferro"...
    Del cartone animato ricordo i sacrifici in allenamento e le decine di pallate in faccia che prendeva la povera Jenny da Madame Butterfly, una cosa quasi sadica! Forse Joe si può estendere qui il discorso che facevi nel commento a Rocky Joe, a proposito del sacrificio del corpo. Quindi per i giapponesi era normale che Jenny dovesse sputare sangue per vincere gli avversari. Oppure era solo un'espediente per rendere più drammatica la storia, dato che il tennis non è uno sport di contatto. Ma qui la pallina sembrava davvero animata dal desiderio di abbattere la persona oltre la rete!
    I disegni erano stupendi ovviamente.
  5. Posted 7/12/2023, 22:02
    Lupo Alberto infatti proprio in quel periodo cominciò a calare di qualità e l'avevo abbandonato pure io. Lupo Alberto e Rat-Man sono due modi di fare umorismo troppo diversi: il primo è più semplice, stile torta in faccia; il secondo è più ironico, inaspettato, alla Groucho Marx. Per MacKenzie o McKenzie, poi lo modifico, grazie.

    Riguardo alla Furia della Pantera, non è per tutti: può piacere o non piacere. Ma se l'hai letto hai potuto quindi dare un tuo giudizio completo, comunque.

    Per Pinky: Giorgione l'avevo citato, solo mi ero dimenticato di metterlo in grassetto.

    Per Jenny: l'allenatore muore negli OAV di Jenny, non nella serie che ho citato, che conteneva in sostanza la prima parte della storia della tennista (dopo va in America, eccetera).

    Sì, una volta la stagione di un anime durava anche 50 episodi (quindi un anno), mentre oggi si arriva ai 12, massimo 20 episodi: credo che sia per via del fatto che 50 episodi non se li possono più permettere perchè costosi. Ci sono delle eccezioni, ma poche: One Piece ha più di 1000 episodi, ma qui parliamo del solito caso unico.
  6. Posted 7/12/2023, 20:18
    Stavolta ho qualcosa da dire su tutto.

    LUPO ALBERTO
    Il primo numero che lessi fu il 75 (settembre 1991) e il lupo azzurro é stato una delle mie letture a fumetti preferite fino al febbraio 2008, quando abbandonai la serie, constatando un calo qualitativo.
    Mi piacerebbe fare un confronto fra Lupo Alberto e Rat-man, per vedere le differenze fra le due serie.
    Piccola precisazione: Fattoria McKenzie si scrive senza la A (tu hai scritto MacKenzie).

    LA FURIA DELLA PANTERA
    Ho letto la storia, ma non mi ha detto molto. si vede che non é nelle mie corde.

    PINKY
    Del coniglio rosa ho letto alcune storie, che ricordo abbastanza bene. Fra i suoi comprimari non hai citato l'orso Giorgione, un suo amico.

    JENNY LA TENNISTA
    Dell'anime di Jenny ho qualche rimembranza. Ricordo soprattutto che, durante un'assenza della protagonista, l'allenatore passava a miglior vita e venne sostituito da un suo amico.
    Domanda extra: una volta la stagione di un anime durava anche 50 episodi, mentre oggi si arriva ai 12, massimo 20 episodi; da cosa dipende questo cambio di tendenza?
  7. Posted 7/12/2023, 19:44
    ANNIVERSARI DEL 2023 (quarta parte)
    (qui la prima parte; qui l'ultima parte)

    50 ANNI FA: NASCE LUPO ALBERTO (1973)

    Lupo-Alberto


    Lupo Alberto, realizzato da Guido Silvestri, in arte Silver, è un'icona del fumetto italiano, al livello delle Sturmtruppen, Corto Maltese e Alan Ford, per citare i primi che mi vengono in mente. All'inizio la serie era intitolata "La fattoria dei McKenzie" (con un tal Mckenzie, l'unico umano, che non compariva mai), in cui c'erano diversi animali umanizzati: il cane Mosè, Glicerina il papero, Alcide il maiale, Krug il toro, eccetera. Ma quando comparve Lupo Alberto, che andava nottetempo a rapire la gallina Marta in mezzo alle schioppettate, e che diceva a Marta: "Non possiamo continuare a vederci così", divenne a poco a poco il protagonista principale, e il nome della striscia, solo un anno dopo, nel 1974, divenne inevitabilmente "Lupo Alberto".

    Lupo-Alberto
    Uno dei tanti Eureka Pocket della Corno dedicati a Lupo Alberto: da notare che il colore blu di Lupo Alberto non era ancora stato deciso.


    Fu pubblicato per la prima volta sul Corriere dei ragazzi; poi, dal 1976, fu pubblicata sulla rivista Eureka della Editoriale Corno, e anche su albi monografici Eureka Pocket, sempre della Corno. Fu anche trasmesso per la prima volta in televisione nella trasmissione Supergulp, dal 1977 al 1981. Negli anni '80 la popolarità di Lupo Alberto era alle stelle e Silver realizzò anche delle tavole autoconclusive, non solo delle strisce: nacque anche la rivista "Lupo Alberto", coi lavori di Silver e di altre persone. Dopo il fallimento della Corno, "Lupo Alberto" passò alla Glenat Italia, poi alle edizioni ACME e infine alla Macchia Nera/MCK (Mckenzie), con cui Silver divenne autogestore e produttore del personaggio. Attualmente, a causa delle scarse vendite, la rivista "Lupo Alberto" è diventata bimestrale e si vende solo per abbonamento, non più in edicola.

    Tra le possibili origini di Lupo Alberto, c'è il cartone animato della Warner Bros "Ralph il lupo e Sam canepastore". Ralph, simile a Wilcoyote, è anche somigliante a Lupo Alberto; Sam il cane da pastore, somiglia a Mosè.

    ralph-sam3
    Vi ricorda niente?


    Ogni giorno, Ralph e Sam timbrano il cartellino, poi iniziano il loro lavoro: il lupo Ralph cerca di rubare le pecore da Sam che le sorveglia, senza mai riuscirci. Infatti, Sam, anche se è un tipo indolente, becca sempre Ralph e gliele suona di santa ragione. Spesso capita che questo accada all'ora di pranzo: allora tutti e due smettono, fanno la merenda, e poi, quando la campanella suona la fine della pausa, Sam riprende da dove era rimasto e pesta Ralph. Alla fine della giornata, i due si salutano, pronti per ricominciare domani. E' stata una serie breve (solo sette episodi), ma la sua realizzazione era tale da rimanere impressa a chi la vedeva, ed è probabile che sia successo così anche a Silver. Anzi, in certe scene del fumetto si vede che Lupo Alberto e Mosè stanno recitando la parte del lupo e del cane da pastore.

    Il colore blu di Lupo Alberto nacque per caso, ma fu un'idea provvidenziale, perchè sottolineava la stranezza di un lupo che va a spasso con una gallina. In ogni caso, il comprimario più importante di Lupo Alberto, Enrico la Talpa, è diventato talmente famoso da oscurare alla fine lo stesso Lupo Alberto: insieme a sua moglie Cesira, Enrico, con le sue assurdità, con le sue idee strampalate, il suo essere sempre sopra le righe, nel chiamare sempre "Beppe" Lupo Alberto scambiandolo appunto per un fantomatico Beppe, sconvolge non solo Lupo Alberto, ma anche tutti gli abitanti della fattoria. I suoi battibecchi con la Cesira, il suo comportamento emiliano-romagnolo, la sua imprevedibilità lo hanno reso leggendario tra i lettori, un pò come Snoopy che aveva soppiantato Charlie Brown.

    enrico-la-talpa
    Indimenticabile Enrico. ^_^



    50 ANNI FA: NASCE LA FURIA DELLA PANTERA DI DON MCGREGOR (1973)

    Nuova_immagine


    Potete leggere il dossier qui. La furia della Pantera fu il primo "graphic novel", cioè il primo romanzo grafico, incentrato su un personaggio, con un inizio e una fine. Ad esso sarebbero seguiti i ben più famosi Dark Knight Returns di Frank Miller, Watchmen di Dave Gibbons, L'ultima caccia di Kraven di De Matteis sull'Uomo Ragno e tanti altri.

    50 ANNI FA: NASCE PINKY (1973)

    pinky_mattioli_maestri_fumetto_n_35


    Pinky, creato da Massimo Mattioli, è un coniglio rosa che fa il fotografo della "Notizia", giornale diretto dall'elefante Perry Pachiderma. Ha come fidanzata la coniglietta Petulia, giornalista anche lei, e il suo amico Giorgione, fotografo della "Notizia" anche lui, è uno dei comprimari più fissi. Il suo principale nemico è Joe Cornacchia, fotografo del "Giornalaccio", che cerca sempre di fregargli le foto. Un altro nemico ricorrente è Crocodylus, lo scienziato pazzo, che mostra sempre i suoi piani a Pinky e poi lui fa scoppiare tutto come nelle migliori tradizioni degli scienziati pazzi. Pinky vive sì in un mondo antropomorfo, ma soprattutto assurdo e fuori dalla norma: alieni, mostri, fiori parlanti, pomodori cantanti, fantasmi siamesi. E' apparso per la prima volta nel 1973 sulla rivista "il Giornalino" ed è diventato uno dei personaggi più famosi e amati della rivista. Le storie non hanno una struttura precisa: o hanno una pagina sola o più pagine (in genere cinque o sei), con vignette che possono essere disposte in modo particolare a volte, ma sempre leggibilissime. Le storie di Pinky terminarono nel 2014, dopo quarant'anni di ininterrotta produzione. Purtroppo il Mattioli ci ha lasciato nel 2019, lasciandoci però una quantità sterminata di storie di Pinky, raccolte parzialmente in un paio di volumi (più altri, ma non facilmente rintracciabili): Pinky. Il clik più veloce del mondo, Mondadori, 2006; Pinky, in Maestri del fumetto, vol. 35, Mondadori, 2009.

    50 ANNI FA: NASCE L'ANIME DI JENNY LA TENNISTA (1973)

    Jenny-la-tennista-1


    Il nome originale di Jenny sarebbe Hiromi Oka, un nome poco appetibile per la lingua italiana, per la quale "iromi" non sembra neanche un nome e "oca", invece, fa venire in mente un certo volatile poco intelligente e un appellativo poco gradito alle donne. Quindi "Jenny la tennista" (Jennifer Nolan è il nome completo in Italia) suona molto meglio di "Iromi Oca la tennista", come forse avrebbero voluto i purissimi della lingua giapponese originale da rispettare in modo assoluto. Siamo in Italia, non in Giappone, quindi facciamo delle scelte che siano comprensibili agli italiani.

    La trama è semplice: Jenny, iscritta al primo anno del liceo Nishi, viene scelta a sorpresa dall'allenatore Jeremy (Jin Munakata nell'originale), per disputare i campionati regionali di tennis: da qui una serie di difficoltà, come l'invidia delle ragazze (ma chi l'ha detto che la donna è una santa ed è superiore moralmente all'uomo? Basta vedere solo qui quanto possa essere uguale all'uomo in malvagità. Provate a chiedere a tutte le donne quanto sia bello il mondo femminile...), il desiderio di Jenny di fuggire, gli scontri, le vittorie, le sconfitte.

    All'inizio, Jenny la tennista era un manga. Nel 1972, la mangaka Sumika Yamamoto, seguendo il boom dei manga e anime sportivi, realizzò "Ace o nerae" ("Punta all'ace", cioè alla coppa campioni del tennis). Il successo fu tale che fu realizzato l'anime l'anno successivo, il 1973, con due autori d'eccezione: Osamu Dezaki alla regia e Akio Sugino al character design (ho fatto un dossier su di loro qui): i due avevano già lavorato in coppia nell'anime di Rocky Joe. Ad occuparsi delle animazioni fu la Tokyo Movie Shinsha (oggi TMS Entertainment) che fece pure l'anime sportivo di Mimì e la nazionale di pallavolo (Attack n.1). Però era passato solo un anno dalla produzione del manga e il materiale non era molto: la storia originale fu così ampliata nell'anime, dando maggior spazio alle vicende scolastiche e quotidiane del liceo Nishi, dove Jenny vive la sua storia e vengono approfonditi gli altri personaggi: l'amica Mary (Maki nell'originale), le compagne del club e in particolare Evelyn (Otowa, nell'originale), la tennista a cui Jenny ruba il posto nel torneo a squadre e ne diventa la rivale. Se le partite a tennis nel manga erano solo abbozzate, nell'anime vengono allungate e approfondite, mostrando così, diverse volte, una serie di scene drammatiche di combattimento con le racchette, che raggiungerà il culmine negli ultimi episodi con lo scontro tra Jenny e Madame Butterfly, il soprannome di Reika Ross (Reika Ryuzaki nell'originale), campionessa della scuola di tennis, chiamata così per il suo stile di gioco, elegante e simile a una farfalla (appunto butterfly in inglese). Tuttavia, l'anime non ebbe successo e durò solo 26 episodi, cioè la metà di quanto previsto. In futuro, però, fu rivalutato. Jenny la tennista fu trasmesso in Italia nel 1981, ottenendo un notevole successo, anche grazie alla celeberrima sigla di Nico Fidenco, che descrive tutta la fatica di Jenny e calza pienamente con le immagini della serie. Nota come Destra-sinistra, sinistra-destra, la sigla di Fidenco Jenny and Jeremy divenne il simbolo dello stesso cartone animato.

    Ace-wo-nerae-anime
    Jenny e l'amica-rivale Madame Butterfly.



    (Continua qui)

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