ZAGOR 89-92: LIBERTA' O MORTE (analisi di Ivan)(Qui l'analisi di Joe7)Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
Disegni: Franco Donatelli
Zagor edizione originale Zenith: n. 140-143 (usciti nel 1972-73). I numeri reali di Zagor sono 89-92. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale: in questo caso, gli albi hanno i numeri 89-92.
TRAMAA Scottfield, in Georgia, Zagor e Cico sono coinvolti in una rapina alla banca, effettuata da una banda di indiani Seminoles, capeggiati da
Manetola, che
Zagor aveva già incontrato. Zagor è sconcertato dal loro comportamento e Manetola gli dice di raggiungerlo alla "Baia dos Anges", dove gli spiegherà tutto. Ma Zagor viene catturato dai cittadini perchè è considerato un alleato dei rapinatori: viene sottoposto a tortura dallo spietato capitano militare
"Hunter" Kubrick. Grazie all'aiuto di un medico, Zagor si libera e, dopo aver malmenato Kubrick, scappa insieme a Cico alla Baia dos Anges, dove incontra Manetola e il suo nuovo alleato,
"Liberty" Sam, un nero scappato dalle piantagioni e alleato dei Seminoles. "Liberty" aveva contattato di nascosto il
capitano Seabrook, un contrabbandiere, perchè trasportasse via i Seminoles, ormai braccati da ogni parte, in un'isola dove potessero vivere liberamente: l'isola inglese di
Britannia, nelle Bahamas
1. Ma per il trasporto Seabrook aveva chiesto una cifra molto alta: ventimila dollari. Per questo, Manetola e Liberty, insieme agli indiani, avevano derubato le banche per avere il denaro necessario. Zagor e Cico accompagnano Manetola e Liberty nella traversata, quando si accorgono, all'arrivo, che Seabrook li aveva ingannati: in accordo col governatore di Britannia,
Sir Macomber, Seabrook consegna gli indiani ai soldati del governatore, come schiavi nelle piantagioni. Zagor giura vendetta a Seabrook e riesce a fuggire. Trova rifugio in un villaggio di neri che abitano lì come lavoratori dei campi. Nonostante il tradimento di uno di loro,
Bosambo, Zagor riesce a sfuggire ai soldati e a tornare alla nave di Seabrook, dove avviene uno scontro drammatico tra il capitano e Zagor, che si conclude in fondo al mare con la morte di Seabrook. Zagor raggiunge di nascosto la villa del governatore Macomber e, una volta riuscito ad entrare, lo cattura come ostaggio e lo porta al fortino abbandonato dove i Seminoles sono prigionieri. Libera Manetola e gli altri e chiede agli inglesi una nave per fuggire da lì, usando il governatore come ostaggio. Ma il vicegovernatore,
Frederick Hazen, desideroso di avere il posto di governatore, paga un cecchino perchè uccida Macomber sugli spalti del forte. Hazen accusa i Seminoles dell'omicidio del governatore e ordina l'assedio al forte. La battaglia è feroce e lo stesso Manetola perde la vita: ma l'attacco è respinto. Hazen, seccato, decide di attaccare il forte solo a colpi di cannone: il destino di Zagor e dei Seminoles è segnato. Ma il forte è a strapiombo sul mare, e da lì, su una barca, Bosambo, il traditore, pentito del suo comportamento, dice a Zagor di tuffarsi e fuggire con lui: ormai non c'è più niente da fare per i Seminoles. Ma Zagor vuole restare per vendicare Manetola. "Liberty" Sam, però, getta Zagor in acqua: non può morire lì e deve combattere ancora in futuro, nel nome di Manetola e nel suo. Anche Cico si tuffa. Bosambo alza la vela e fa partire la barca, mentre Zagor e Cico osservano sconvolti il forte devastato dalle cannonate: non vedranno mai più nè Manetola, nè "Liberty" Sam, e nemmeno i Seminoles. E' una disfatta totale, anche se Bosambo dice che in futuro in Britannia si farà un'insurrezione contro gli inglesi.
COMMENTOUno dei massimi vertici della
Golden Age zagoriana, nonché dell'intera produzione di Nolitta. L'episodio ha un'importanza storica per il fatto che è
l'unico in cui alla fine Zagor
fallisce su tutta la linea. Infatti, a differenza di altre storie amare come
Sandy River o
Arrestate Billy Boy, qui alla fine non ci sono note "consolatorie" per il lettore; l'esito conclusivo di "Libertà o morte" è un rospo da ingoiare crudo.
Nolitta riprende l'epopea dei
Seminoles, già proposta nell'albo omonimo. Va detto che, a distanza di 5 anni, la maturazione artistica di Nolitta traspare in modo evidente...tuttavia, confesso che, a livello personale, preferisco la prima storia: più dinamica, più spensierata, più "fumetto". Il che non toglie nulla alla qualità di questa seconda storia, che come
valore intrinseco è senz'altro superiore. L'episodio rappresenta anche una delle rare incursioni di Nolitta nella Storia "reale". Ovviamente il Sergione non poteva modificare l'esito storico della vicenda (sappiamo che i Seminoles vennero decimati dall'esercito americano in Florida), però, all'interno di questo paletto invalicabile, costruisce una appassionante vicenda semi-ucronica in cui i Seminoles riescono
quasi a sfuggire al massacro. Come in tutte le storie più tragiche di Zagor,
Cico rimane piuttosto defilato. In compenso, Nolitta gli concede la lunga gag iniziale del "santone anti-alcolismo", dove il messicano viene buggerato da Trampy (rinunciando per una volta alla loro complicità in coppia).
Manetola viene ripreso con le stesse caratteristiche della precedente avventura, ossia un condottiero, la cui fierezza nel difendere una causa disperata ispira una istintiva solidarietà. Secondo me, però, Nolitta commette un errore quando Manetola
spara a entrambi i cassieri durante la rapina in banca. Ci sta che voglia vendicarsi sul cassiere che ha appena sparato al suo amico Zagor...ma il secondo cassiere non c'entrava nulla, è un poveraccio che si trovava lì solo per caso. Questa è una macchia sulla figura epica di Manetola: un eroe non uccide mai un innocente indifeso.
Per il resto, se si sorvola su questo dettaglio, risulta una figura di grande presenza scenica. Nessun dubbio che Nolitta abbia voluto accentrare su di lui l'attenzione del lettore, in previsione del tragico finale. Alla già carismatica figura di Manetola, Nolitta aggiunge quella di
Liberty Sam, un ex-schiavo di colore accomunato dal desiderio di libertà dalle oppressioni dei bianchi. Rimane impresso il suo discorso di commiato, mentre si prepara all'ultima battaglia senza speranza.
Dal mio punto di vista,
la sua ricomparsa in una storia successiva è un mezzo "tradimento" di quest'apice nolittiano; rileggendo il solenne discorso di Liberty Sam sapendo che tuttavia sopravvivrà, castra un po' l'epicità delle sue parole.
Tra le qualità peculiari di Nolitta c'era indubbiamente la capacità di tratteggiare personaggi memorabili con poche semplici pennellate, pure se erano comprimari di secondo piano. Qui ne troviamo un esempio in
Bosambo, un umile pescatore che odia gli invasori inglesi, ma deve piegarsi alla loro forza superiore. Tant'è che è disposto a consegnare Zagor pur di far cessare le violenze contro il suo villaggio.
Questo personaggio è chiaramente usato da Nolitta come
simbolo delle persone dall'animo fondamentalmente "buono", ma costrette a servire gli scopi dei loro oppressori, per timore di rappresaglie. Bosambo incarna bene la
Paura della Libertà, quella inconscia debolezza umana che fa preferire il continuare a vivere sottomessi piuttosto che pagare il prezzo di una emancipazione. Alla fine però Bosambo spezzerà le sue catene mentali e accorrerà in aiuto di Zagor, sfidando lo strapotere degli oppressori inglesi.
Memorabile lo scontro tra Zagor e il perfido capitano
Seabrook, che rivela un inaspettato vigore fisico. Addirittura, nel furore della lotta, non si rende nemmeno conto che sta condannando entrambi alla morte per annegamento, costringendo Zagor a strangolarlo per liberarsi dalla sua stretta. L'uccisione di Seabrook a mani nude e la disperata risalita di Zagor verso la superficie costituiscono una scena di grandissima intensità emotiva.
Il rapporto di forze è soverchiante: in pratica, Zagor si ritrova da solo
contro un'intera nazione. Uno scontro diretto è impensabile, quindi Zagor fa astutamente l'unica cosa possibile: prendere in ostaggio il governatore di Britannia,
sir Macomber, per contrattare la liberazione dei Seminoles. Il piano fila liscio per un pò e i Seminoles si asserragliano nella prigione-roccaforte, in attesa di una nave. Purtroppo, Zagor non ha fatto i conti con gli intrighi di potere interni a Britannia: un rivale di Macomber fa uccidere il governatore, ottenendo il doppio scopo di subentrarne alla carica e di togliere ai Seminoles l'unica protezione contro l'esercito inglese.
Da lì in poi è un tiro a segno. Gli assediati riescono a respingere un primo assalto dei militari, ma a prezzo della vita di Manetola.
L'esercito non si scomoda nemmeno a tentare un secondo assalto; i Seminoles rimasti vengono sterminati a distanza, a colpi di cannone. Vista l'impossibilità di uscirne vivi, Liberty costringe il recalcitrante Zagor a salvarsi almeno lui, grazie allo spiraglio di fuga offerto da Bosambo.
Lo sterminio totale dei Seminoles, almeno nelle intenzioni degli inglesi e dello sceneggiatore di allora, Nolitta, è ben esplicato nel
dialogo tra l'ufficiale e il cecchino che ucciderà sir Macomber:
Qui viene detto chiaramente che
nessun Seminole scamperà al massacro. Dal punto di vista strategico è corretto; infatti, neanche una donna o un bambino deve sopravvivere per poter poi magari dire
"Il colpo che ha ucciso sir Macomber è partito dall'esterno del forte". Quindi si presume che alla fine non siano stati fatti prigionieri (in tal senso, il flashback contenuto nell'episodio
"Liberty Sam" contraddice questa logica, ma lasciamo stare e rimaniamo sulla storia in questione). Nel finale vediamo Zagor costretto alla fuga, e fin qui niente da dire: è una scelta obbligata dalle circostanze. Al limite, si potrebbe obiettare che DOPO non cerchi di organizzare una sortita per liberare i Seminoles sopravvissuti...ma come lasciato intendere dal dialogo riportato sopra,
si suppone che NON ci siano Seminoles sopravvissuti da liberare. Nemmeno uno. Ovviamente questo fatto Zagor non può ancora saperlo
nell'immediato, però possiamo presumere che ne sia venuto a conoscenza in breve tempo, e a quel punto si sia detto:
"Dato che i Seminoles sono tutti morti, che ci torno a fare io a Britannia? A portare i fiori sulla tomba di Manetola?" Zagor non ha contraddetto la propria filosofia: se Nolitta ha commesso un errore, è stato solo di non rimarcare maggiormente l'aspetto dell'
inutilità di ritornare a Britannia per aiutare gli eventuali (ma inesistenti) Seminoles sopravvissuti. Tutto qui.
Per concludere, vorrei fare una nota significativa sulla
morte di Manetola. E' raro che un autore decida di far morire un comprimario "positivo" già apparso in altri episodi di una collana; in questo senso, Nolitta ha sovvertito i canoni narrativi classici, almeno quelli dell'epoca. Nei tempi moderni, sappiamo che è usuale sacrificare un co-protagonista per provocare uno shock emozionale nei lettori (salvo poi farlo resuscitare tempo dopo in qualche maniera più o meno bislacca).
Comunque sia, credo che a qualsiasi zagoriano di vecchia data sia rimasta particolarmente impressa questa storia dall'esito finale così insolito.
Storia:
8,5Disegni:
7,5POSTSCRIPTUM: BRITANNIA, DELENDA SEQUEL?Pare che sia in programmazione un ritorno di Zagor a Britannia. Al di là del fatto che possa magari essere una buona storia, mi permetto qualche perplessità sul
progetto in sé.
In primis, do per scontato un esito "positivo" della vicenda. Per logica narrativa, è troppo improbabile che Zagor subisca una seconda mazzata sullo stesso campo di battaglia. E ciò innesca la mia seconda perplessità: che
un sequel comporta quasi inevitabilmente una "correzione" della sensazione emotiva lasciata dal suo capostipite. L'intensità emotiva di "Libertà o morte" è un ricordo che noi zagoriani ci porteremo nel cuore: la struggente morte di Manetola, lo sterminio dei Seminoles rimasto impunito, la sconfitta storica di Zagor...e va benissimo così com'è! Nessuno chiede che a distanza di 50 anni ci venga modificato questo ricordo, per amaro che sia. A parer mio Britannia andava lasciata nel limbo della memoria (e questo, ripeto,
indipendentemente dalla qualità della futura storia; è proprio il progetto in sé che mi fa storcere il naso). Per me la vicenda di Britannia inizia e finisce definitivamente con "Libertà o morte": non desidero conoscere elementi aggiunti a posteriori che possano intaccare il ricordo che conservo di essa. Augh, ho detto.
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