Il blog di Joe7

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    PARADISO CANTO 20 - SESTO CIELO DI GIOVE: SPIRITI GIUSTI: DAVIDE, TRAIANO, EZECHIA, COSTANTINO (prima parte)
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    392-393
    Il Sesto Cielo di Giove, descritto da Go Nagai: al posto dell'occhio dell'aquila (descritto in questo Canto) c'è l'occhio del pianeta Giove (la famosa macchia visibile sul pianeta)



    CANTO DEI BEATI; L'AQUILA RIPRENDE A PARLARE

    Dante paragona le luci dei beati che formano l'aquila alle stelle che appaiono in cielo alla sera (che è descritta da Dante come " ‘l giorno d’ogne parte si consuma"). Il Sole ("colui che tutto ‘l mondo alluma", cioè illumina) è ormai tramontato e la sua luce, dice Dante, si riflette negli astri.
    Infatti, era cosa comune nel 1300 pensare che le stelle brillassero della luce riflessa del Sole: se fino ad allora si pensava che il Sole fosse al centro dell'Universo, era normale credere che illuminasse di per sè tutte le stelle, visto che, in questa ipotesi, era l'unica luce del cosmo.
    I beati, paragonati alle stelle di Dante, non appena l'aquila (il "sole") ha smesso di parlare, aumentano il loro splendore, proprio come fanno le stelle dopo il tramonto, e intonano un canto, il cui ricordo è ormai svanito dalla memoria del poeta.

    Dante definisce l'aquila come " ‘l segno del mondo e de’ suoi duci", cioè il simbolo del mondo e dei suoi condottieri. L'ardore di carità degli spiriti beati che compongono l'aquila si manifesta nello scintillio delle loro luci. Quando smettono di cantare, Dante sente in quel momento una specie di mormorio, simile a un corso d'acqua, che scende dal monte; oppure, simile al suono della cetra che vibra; o ancora, alla zampogna, quando emette il suo soffio. L'aquila, infatti, sta riprende a parlare con questo tipo di suono, e stavolta il suono sembra uscire dal suo collo, come se fosse forato, trasformandosi poi in voce e in parole distinte.
    L'aquila, che si è trasformata nel simbolo araldico relativo, caratteristica dell'autorità imperiale, ora invita Dante a osservare con attenzione il suo occhio. Infatti, ora che ha la forma di uno stemma araldico, è vista quindi di profilo: si vede perciò solo uno dei suoi occhi.

    aquila


    E dice, riferendosi al suo occhio, che Dante deve guardare:

    "la parte in me che vede e pate il sole / ne l’aguglie mortali" (la parte di me che, nelle aquile mortali, vede e sopporta il sole)

    Infatti, si riteneva che l'aquila, che è l'uccello che vola più in alto di tutti, avesse la capacità di sostenere a lungo la vista del Sole.

    GLI SPIRITI GIUSTI: RE DAVIDE

    L'aquila dice che gli spiriti giusti che appaiono nel suo occhio sono, fra tutti gli altri che formano il suo corpo, i più degni in assoluto. Colui che è posto al centro dell'occhio, come se ne fosse la pupilla, è il re Davide.
    Davide (nato a Betlemme il 1040 a.C. circa e morto a Gerusalemme il 970 a.C. circa) fu il secondo re d'Israele (il primo fu Saul). Da Davide discende Giuseppe, il padre putativo di Gesù: per questo Gesù è chiamato "figlio di Davide". E' venerato come santo dalla chiesa cattolica e viene festeggiato il 29 Dicembre.

    Davide
    Davide: re, poeta, cantore, santo.


    Colui che luce in mezzo per pupilla, (Colui che splende in mezzo come la pupilla)
    fu il cantor de lo Spirito Santo, (fu il cantore dello Spirito Santo (re Davide)
    che l’arca traslatò di villa in villa: (che trasportò l'Arca Santa di città in città)

    L'aquila chiama Davide "cantor de lo Spirito Santo" perchè, tradizionalmente, è ritenuto l'autore dei 150 Salmi della Bibbia. Davide, in ogni caso, nella sua vita cantò davvero e compose versi: re Saul lo aveva nella sua corte proprio per le sue capacità di canto. Davide poi fu unto re dopo la morte di Saul. Riguardo al cenno de "l'arca traslatò di villa in villa" significa che Davide portò l'Arca dell'Alleanza, lo scrigno dove stava la Presenza Divina, in vari posti, fino a portarla alla fine a Gerusalemme, quando la conquistò.

    ora conosce il merto del suo canto, (ora conosce il merito del suo canto,)
    in quanto effetto fu del suo consiglio, (poiché fu effetto della sua volontà,)
    per lo remunerar ch’è altrettanto. (grazie alla beatitudine che è ad esso commisurata.)

    Qui Dante vuole dire che Davide, ora che è in Paradiso, comprende meglio l'importanza del suo dono di cantare, frutto ("merto") dello Spirito Santo e del suo "consiglio", cioè della volontà di Davide di seguire le ispirazioni divine, che gli davano la capacità di comporre i Salmi. Si tratta, in sostanza, della collaborazione tra Dio e l'uomo, che porta a grandi cose, di cui il canto è un simbolo. L'espressione "ora conosce" sarà ripetuta per sei volte, per ognuno degli spiriti indicati dall'aquila, sempre all'inizio delle due terzine dedicate a ciascuno di loro.

    GLI SPIRITI GIUSTI: L'IMPERATORE TRAIANO

    Nuova-immagine
    L'imperatore Traiano che ascolta la vedova.


    L'aquila presenta poi gli altri cinque beati, che formano il ciglio (o contorno) dell'occhio. Quello più vicino al becco è l'imperatore Traiano, che fece giustizia alla vedova (ne ha già parlato Dante tra gli esempi di umiltà nella Cornice dei Superbi del Purgatorio, nel Canto 10).

    Dei cinque che mi fan cerchio per ciglio, (Dei cinque beati che formano il cerchio che mi fa da ciglio,)
    colui che più al becco mi s’accosta, (colui che è più vicino al mio becco)
    la vedovella consolò del figlio: (consolò la vedovella facendo giustizia del figlio (Traiano)

    ora conosce quanto caro costa (ora sa quanto costa caro)
    non seguir Cristo, per l’esperienza (non seguire Cristo, poiché ha sperimentato)
    di questa dolce vita e de l’opposta. (sia la vita in Paradiso sia quella all'Inferno.)

    L'aquila allude al fatto che Traiano, secondo una leggenda, rimase nel Limbo fino a quando fu portato in Paradiso grazie alle preghiere di un importante Papa del secolo 500: san Gregorio Magno. Infatti, il santo, avendo saputo della bontà di Traiano, che era morto da tempo (Traiano morì nel 117), con le sue preghiere lo avrebbe fatto risorgere, battezzare e mandare in Paradiso. Cosa c'è di vero in questa leggenda? Intanto, come già ho detto, la Chiesa non riconosce l'esistenza del Limbo: anche ai tempi di Dante non era una verità di fede. Ma Dante inserisce comunque il Limbo nella Commedia proprio per ricordare l'importanza del Battesimo, che rende il Cristiano parte del Corpo di Cristo e gli apre la Salvezza, e la differenza quindi tra essere cristiani e non esserlo. E' una cosa infatti che è facile da dimenticare. Il resto, cioè la risurrezione di Traiano e il suo battesimo, è assai forzato, anche se ci sono stati dei casi di risurrezione ottenuti grazie alla preghiera: negli Atti degli Apostoli San Pietro, con le sue preghiere, fece risorgere la cristiana Tabità. E ci sono stati altri casi di risurrezione, anche ai giorni nostri. Comunque, è più probabile che San Gregorio Magno abbia "semplicemente" visto Traiano già in Paradiso.

    San Tommaso d’Aquino nel De Veritate, a proposito delle persone che non hanno avuto occasione di sentire l’annuncio del Vangelo (sia prima che dopo Cristo), partendo dal principio che Dio vuole salvi tutti gli uomini (1 Tm 2,4), scrive:
    “Dal fatto che tutti gli uomini sono tenuti a credere esplicitamente alcune verità per salvarsi, non c’è inconveniente alcuno che qualcuno viva nelle selve o tra gli animali bruti (cioè: nessuno è destinato a vivere nell'ignoranza). Poiché appartiene alla Divina Provvidenza provvedere a ciascuno le cose necessarie per la salvezza: perciò, se uno, educato secondo la ragione naturale, si comporta in maniera da praticare il bene e fuggire il male, si deve tenere per cosa certissima che Dio gli rivelerà, per interna ispirazione, le cose che deve credere necessariamente (e qui lasciamo fare a Lui dirgli quali cose e in che modo) o (nel caso che sia vissuto dopo la resurrezione) gli invierà qualche predicatore della fede, come fece con S. Pietro e Cornelio (San Pietro andò a trovare Cornelio parlandogli di Cristo e rendendolo cristiano col battesimo)” (De Veritate, 14, 11, ad 1).

    Insomma, se un non cristiano è buono, poi Dio lo aiuterà, in vie che sa solo Lui. Non stupisce quindi che Dio, per interna ispirazione, abbia potuto infondere in Traiano, universalmente noto per la sua bontà e la sua rettitudine, le nozioni essenziali per la sua salvezza. È lecito anche supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità: si tratta di quello che la Chiesa chiama "battesimo di desiderio".

    Dante sapeva del fatto che quella di Traiano era una leggenda: ma inserendola ha indicato delle cose fondamentali. Prima di tutto, l'importanza della preghiera (quella di Gregorio Magno), che salva anche le anime degli altri, non solo la propria; e il fatto che chi non è cristiano può salvarsi. Quello che interessava a Dante era l'insegnamento della leggenda, non la sua veridicità.

    GLI SPIRITI GIUSTI: RE EZECHIA

    Ezechia
    Ezechia chiede a Dio di farlo vivere ancora per qualche tempo e viene esaudito.


    L'aquila poi presenta, sempre nel suo occhio, Re Ezechia. Era un re di Gerusalemme: visse tra il 700 e il 600 a.C. Fu un re giusto, che rimosse con forza il politeismo nel regno di Giuda e rinforzò la fede nel Dio unico. E' famoso perchè chiese una grazia a Dio: piangendo ("per vera penitenza" dice Dante ), supplicò Dio di differirgli la morte, che gli era stata annunciata dal profeta Isaia: alla fine ottenne la grazia di vivere diversi anni ancora (quindici, per l'esattezza). La Chiesa Cattolica lo venera come santo e lo festeggia il 28 Agosto.

    E quel che segue in la circunferenza (E il beato che lo segue nel cerchio (dell'occhio dell'aquila)
    di che ragiono, per l’arco superno, (di cui parlo, nella parte alta (cioè: la parte superiore dll'occhio)
    morte indugiò per vera penitenza (ritardò la propria morte con una vera penitenza (re Ezechia)

    ora conosce che ‘l giudicio etterno (ora sa che il giudizio eterno)
    non si trasmuta, quando degno preco (non viene mutato, quando la preghiera di un'anima degna)
    fa crastino là giù de l’odierno. (sulla Terra rimanda quello che è già stato pronunciato.)

    Dante qui vuole dire che il giudizio divino - la morte, cioè - può essere rimandata con la preghiera, come ha fatto Ezechia, ma alla fine avviene.

    GLI SPIRITI GIUSTI: L'IMPERATORE COSTANTINO

    Costantino
    Costantino, con la famosa scritta che vide in cielo: "In hoc signo vinces", "In questo segno (la croce) vincerai"


    Viene dopo di lui Costantino (274-337), l'Imperatore romano che promulgò la libertà religiosa dei cristiani con l'Editto di Milano e spostò la capitale da Roma a Costantinopoli.
    Prima che Costantino diventasse imperatore, ci fu un periodo di guerre civili: Massenzio, di origini imperiali, si proclamò Imperatore di Roma con l'appoggio di tutti: esercito, senato, popolo. Mentre Massenzio prendeva il potere a Roma, Costantino, nominato anche lui imperatore, ma solo di nome, stava combattendo contro i Britanni e i Franchi. Costantino aveva l'appoggio del suo esercito e dei barbari che gli si erano sottomessi: ma questo non sarebbe bastato per battere Massenzio, che aveva in mano Roma e tutta l'Italia, con un esercito di gran lunga superiore al suo. Incerto, Costantino stava marciando col suo esercito verso Roma. Un giorno, al tramonto, Costantino, alzando lo sguardo verso il sole calante, vide sul cielo una croce di luce, sovrapposta al sole, e sotto di essa la scritta "In hoc signo vinces", cioè “con questo segno vincerai”. E non fu solo Costantino a vedere quella visione: anche gli altri soldati con lui rimasero stupiti nel vedere quella misteriosa scena. Insicuro del significato di questa visione, quella notte, Costantino rifletteva nella sua tenda. Gli apparve Cristo, che gli ordinò di usare il segno della croce, sotto forma di cristogramma, contro i suoi nemici, e in questo modo vincerà. Un cristogramma è una combinazione di alcune lettere dell'alfabeto greco o latino che formano un'abbreviazione del nome di Gesù. Nel caso di Costantino, il cristogramma usato fu quello più famoso di tutti: il Chi-Rho. Ha infatti le lettere greche Chi e Rho. "Chi" è la lettera greca "C" di Cristo e "Rho" la lettera greca "R": sono le prime due lettere del suo nome. "Chi" in greco si scrive con una "X" (che richiama quindi la croce) e nell'alfabeto latino corrisponde a "ch"; "Rho" in greco si scrive con una "P" e nell'alfabeto latino corrisponde alla "r".

    cristogramma
    Cristogramma Chi-Rho. Ai lati ci sono le lettere Alfa e Omega, che sono la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco. Significa che Cristo è l'Inizio e la Fine, cioè è Tutto.


    Costantino seguì le indicazioni di Gesù e mise sul suo stendardo e sugli scudi dei suoi soldati il cristogramma Chi-Rho. Massenzio dispose i suoi soldati nei pressi di Saxa Rubra, cioè "grotte rosse" (il luogo era chiamato così per via della presenza di grotte di tufo rosso nella zona. Ma successivamente il luogo sarà chiamato così anche a causa dello scontro sanguinoso tra gli eserciti di Massenzio e Costantino, in cui la terra si tinse di sangue da ogni parte. Laggiù si trova attualmente il centro di produzione più importante della RAI). La zona di Saxa Rubra aveva il fiume Tevere alle spalle, e Massenzio fece costruire un ponte di barche alle sue spalle: il Ponte Milvio. Col fiume alle spalle, Massenzio era convinto che le truppe avrebbero combattuto con maggior furore; inoltre, la località poco pianeggiante avrebbe sfavorito la cavalleria di Costantino. Il 28 ottobre 312 avvenne la battaglia: Costantino attaccò furiosamente i fianchi dell'esercito di Massenzio, guidando personalmente la cavalleria. Il nemico andò in rotta, ritirandosi sul Ponte Milvio, che non poté reggere il peso di tanti uomini in fuga e crollò, facendo annegare tutti i soldati, compreso lo stesso Massenzio. Il giorno seguente, Costantino entrò trionfalmente a Roma, alzando la testa mozzata del suo avversario.

    Ponte-Milvio
    La battaglia di Ponte Milvio. Fu una svolta storica, sia per Roma, che per i cristiani, che per il mondo intero.


    Nel 313, Costantino promulgò l'Editto di Milano, che diede la libertà religiosa definitiva ai cristiani. Non si trattò di "Costantino che appoggia la maggioranza popolare approvando il Cristianesimo", come si dice spesso parlando dell'Editto di Milano: i cristiani a quel tempo erano ben lungi dall'essere la maggioranza. Anzi, erano reduci da una spaventosa persecuzione avuta da uno dei precedenti imperatori, Diocleziano: fu l'ultima, ma anche la più terribile, persecuzione romana dei cristiani, superiore persino a quella di Nerone. Lo stesso Costantino, che era pagano, scriveva di essere stanco e disgustato dalle crudeltà che i carnefici avevano commesso contro i cristiani sotto Diocleziano: infatti la ferocia dei persecutori era tale che anche gli altri pagani ne erano inorriditi. Costantino si fece battezzare sul letto di morte, nel 337.
    L'aquila così presenta Costantino:

    L’altro che segue, con le leggi e meco, (L'altro che vien dopo (Costantino)
    sotto buona intenzion che fé mal frutto, (in base a una buona intenzione che poi diede cattivi frutti,)
    per cedere al pastor si fece greco: (per lasciare Roma al Papa trasferì il governo imperiale a Costantinopoli)

    Costantino infatti trasferì il governo imperiale da Roma a Costantinopoli ("con le leggi e meco...si fece greco". "meco" significa se stesso), lasciando la città in mano al Papa. Una cosa, dice Dante, che diede amari frutti, perchè così l'Italia rimase senza un governo stabile. Infatti, col governo nella lontana Costantinopoli, l'Italia fu soggetta alle invasioni barbariche, fronteggiate con fatica dalla Chiesa e dai vari alleati che riusciva a trovare (Longobardi, orientali, ecc.)

    Tuttavia, la scelta di Costantino (che Dante chiama "bene operar") doveva essere stata fatta in base alle circostanze storiche di allora, perchè, come si vede, non c'è nessuna colpa per quello che ha fatto, visto che adesso è in Paradiso. Resta il fatto che un Impero lontano ha portato a dei pericoli vicini, come nota amaramente Dante ("avvegna che sia 'l mondo indi distrutto"):

    ora conosce come il mal dedutto (ora vede che il male scaturito)
    dal suo bene operar non li è nocivo, (dalle sue buone azioni non gli ha nuociuto)
    avvegna che sia ‘l mondo indi distrutto. (benché il mondo ne sia stato guastato.)

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-xx.html

    (Continua)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 27/4/2024, 19:24
  2. .
    CITAZIONE (Rubina @ 27/4/2024, 12:52) 
    Nell'estate 1984 alla Rai, hanno ripetuto tutta la seconda e terza serie di Goldrake. Le puntate sono finite a metà settembre.

    E' vero, dimenticavo che c'è stato questo periodo di repliche sulla RAI (inserendo anche alcuni episodi inediti): si vede che in quel periodo le polemiche si erano acquietate (erano passati tre-quattro anni) e avevano pensato di riproporre Goldrake. Poi l'anime fu dimenticato dalla RAI: tant'è vero che, successivamente, fu riproposto solo nelle televisioni private.

    CITAZIONE (caneparo @ 27/4/2024, 13:05)
    Ricordo che ai tempi del liceo (94/98) Goldrake veniva trasmesso su Telepuglia (junior tv) e anche su Telecapri e Tele Radio Matera. In seguito probabilmente scomparse con il progressivo scomparire delle tv private (ai tempi compariva il prequel della doro tv ricordi?). Un cartone che è scomparso dai radar per 20 anni fu Mazinga Z. Credo che nel 87/88 fosse stato trasmesso su Italia 7 (Telenorba dalle mie parti). La versione era quella rai con diversi tagli (di fatto tagli per ridurre il minutaggio) e a volte non era trasmessa la sigla finale. Il cartone mi piacque moltissimo (ed è di fatto il preferito dei miei figli della trilogia) ma fu interrotto con la famigerata puntata del furto della lega z ad opera di…babbo natale mostro meccanico.

    Sì, poi ci fu il DVD di Mazinga Z con tutta la continuazione.
    Il successo del robot in Italia credo sia dovuto al fatto di essere un racconto pieno di colpi di scena: Koji trova il robot, cerca di guidarlo, trova Afrodite A, incontra i mostri meccanici, i mostri diventano più pericolosi, trovano dei rimedi contro i mostri, i mostri sanno volare, Mazinga riesce alla fine a volare, interviene Blocken con la base volante Gool, ogni mostro meccanico che esce fuori ha una sua caratteristica principale che bisogna vincere con l'intelligenza per batterlo...insomma, era sempre una gimcana. Per forza che appassionava. Non mi meraviglia che sia il più seguito dai tuoi figli e da te.

    CITAZIONE (caneparo @ 27/4/2024, 13:05)
    Sempre ai tempi nel garage di mio nonno trovai una collezione di radiocorriere tv (la rivista eri sulla televisione) proprio del 1980 e feci la colezione di tutti i trafiletti che citavano le trasmissioni di mazinga z. Scoprii anche che mazinga z fu trasmesso in italia solo pochi giorni della mia nascita. In effetti la passione e la curiosità verso questi cartoni ti portava a cercare qualsiasi materiale che ti permettessi di ammirare ma anche solo ricordare i disegni del cartone

    Radiocorriere TV aveva degli ottimi servizi e informava in modo dettagliato su tutte le uscite in TV. Il fatto che tuo nonno lo conservasse significa che per lui quella non era soltanto una rivista con l'orario delle uscite televisive: era anche un vero e proprio approfondimento su ciò che si seguiva. Diverse persone conservavano i numeri di Radiocorriere TV proprio per questo.
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    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 26/4/2024, 23:17) 
    Mi fa strano il fatto che nella sigla italiana dell'anime, Baldios venga definito invincibile, visto che alla fine perde.

    E come dovevano chiamarlo? Baldios il perdente? La sigla deve essere fatta per esaltare l'eroe, si sa. Solo che, in questo caso, l'eroe è un fallito, quindi il contrasto è stridente.

    E gli eroi falliti non piacciono a nessuno: distruggono la speranza. Infatti, la storia di Baldios fu tribolata e incompleta proprio perchè a ben pochi interessava la storia di un perdente. Solo agli intellettuali e a pochi appassionati: pochissimi, ma talmente agguerriti che tanto fecero e tanto dissero che alla fine fu realizzato il film riassuntivo di Baldios, che chiarì le cose in sospeso. Ma col protagonista sempre perdente: perchè a loro, chissà perchè, piaceva così.

    Immagino quale sia la motivazione: l'avrò sentita miliardi di volte. "Bisogna dire le cose come stanno, mica sempre si vince" eccetera.

    Sai che novità. E' vero che mica sempre si vince. Lo sapevano sin dai tempi di Omero. Ma, se hanno fatto sempre delle storie nel corso dei secoli in cui il protagonista vinceva, con ben poche eccezioni, ci sarà stata una ragione. E la ragione è questa: dare sempre della speranza.

    Agli appassionati di Baldios e delle storie pessimiste sarebbe piaciuta la fiaba del brutto anatroccolo che viene preso a calci per tutta la storia e poi muore abbandonato da tutti, perchè tante volte nella vita accadono queste cose. Ed è vero, ma in questo modo la fiaba del brutto anatroccolo non avrebbe dato speranza. Non avrebbe detto a ciascuno di noi brutti anatroccoli che un giorno saremmo diventati dei cigni. Non ci avrebbe dato la gioia di sperare. Basta davvero poco perchè appaia un pò di luce, anche nei momenti più bui. Ma, con un brutto anatroccolo (o Baldios, o quello che vuoi tu) come lo vogliono loro, non ci sarebbe stata nemmeno quella luce.

    E' proprio per questo che detesto storie come Baldios o Gundam. Tolgono la speranza.
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    CITAZIONE (caneparo @ 26/4/2024, 22:09) 
    Grazie per aver apprezzato. Tra l’altro all’epoca mia nonna era costretta a letto da una malattia e io accompagnavo mia madre da lei dopo il pranzo. Mia madre stava con lei nella sua stanza e guardavano agenzia matrimoniale su canale 5 condotta da marta flavi. Per fortuna c’era un’altra tv nella cucina su cui cercavo di guardare junior tv. Purtroppo lo schermo era al limite del rumore bianco ma stranamente i suoni erano nitidissimi. Forse perché la tv che ripeteva il segnale di junior tv, teleregione color, trasmetteva da quasi 80 km dalla mia città. Infatti dopo qualche mese il segnale scomparve definitivamente. Io ero disperato perché volevo vedere gokdrake, telefonai addirittura a telenorba e teledue di Conversano (che erano le tv più importanti della puglia) richiedendo che trasmettessero quel cartone. Junior tv inizio ad essere ripetuta da telepuglia a inizio anni 90 e fui felicissimo quando ritrasmisero gokdrake ero ormai alla fine delle medie e mia nonna era già morta da qualche anno.

    A quei tempi c'erano canali che apparivano e scomparivano facilmente: ogni casa aveva il suo "giratore di antenna", con cui si cercava di far muovere l'antenna sul tetto attraverso una manopola, in modo da poter intercettare la frequenza che si voleva vedere. "Vai così!" "No, aspetta, torna indietro, prima si vedeva!" "No, imbecille, perchè l'hai mossa? Adesso non si vede!" C'erano un mare di discussioni attorno a quella tremenda manopola. Quindi non eri il solo ad avere dei problemi di ricezione. E non sarai stato l'unico a telefonare a Telenorba e Teledue, ci scommetto...

    Il punto è che, ahimè, avevi cominciato a guardare Goldrake troppo tardi. La prima trasmissione del 1978 era della RAI, quindi su un'antenna stabile e sicura, visto che era quella nazionale: nessuno aveva problemi nel riceverla. Goldrake finì nel 1980 e poi la RAI, per via delle polemiche, non lo ritrasmise mai più, nonostante il suo successo epocale. Troppa paura della stampa e delle inchieste del governo. Tuttavia, le reti private ogni tanto ne facevano delle repliche. Che però erano difficili da ricevere, purtroppo...ecco spiegato il problema. Poi Goldrake, dopo gli anni '90, non fu più trasmesso: era diventato un cartone dimenticato dalla televisione. Solo con l'arrivo dei DVD del dopo 2000 (prima con quella oscenità dell'edizione incompleta D-Visual, poi con le edizioni successive) si poté finalmente seguire completamente Goldrake.
  5. .
    CITAZIONE (caneparo @ 26/4/2024, 20:43) 
    Episodio molto molto bello che mi fa tornare a fine anni 80 quando goldrake era trasmesso su junior tv. Io purtroppo non ricevevo quel canale, dovevo andare a casa dei miei nonni dove almeno si sentiva l’audio su immagini disturbatissime. Allora portavo un vecchissimo registratore con microfono di audiocassette dei primi anni 70 per potere riascoltare la puntata a casa con calma. Questa fu la prima puntata che riuscii a registrare e posso dire che è stata la prima puntata di goldrake che ho ascoltato

    Ne approfitto per dire che tra un pò riprendo la presentazione degli episodi di Goldrake: ci sto ancora lavorando.

    Comunque, è una bella storia quelle che mi hai raccontato, appassionante. Ci sono stati proprio questi momenti avventurosi in cui si cercava di seguire le prime trasmissioni di Goldrake. Avevo sentito parlare anche da altri che avevano registrato l'audio delle puntate, in modo da poterle riascoltare con calma. Era l'unico modo, in assenza di registratori e DVD vari, di poter tenere in mano qualcosa di quelle trasmissioni bellissime ma sfuggenti. E forse proprio il fatto di esserlo - bellissime e sfuggenti - ne aumentava il fascino. Una volta vista una puntata, chissà se, e quando, l'avresti mai più rivista. Ringraziamo la venuta dei DVD per questo...
  6. .
    37 - RITORNO ALLA FABBRICA
    (primo articolo: qui; precedente episodio: qui)

    g4


    RIASSUNTO

    Siamo verso la fine dell'800: dopo la morte del padre in Bosnia, Peline Pandavoine e sua madre decidono di raggiungere il nonno di Peline a Maraucourt, in Francia. Viaggiano in un carro coperto, trainato dall'asino Palikare e con loro c'è il cane Barone. Ma a Parigi la madre di Peline si ammala e muore: prima di morire, dà alla figlia il documento che attesta che lei è la vera nipote di Vulfran Pandavoine, il nonno di Peline. Dopo un lungo viaggio, Peline arriva finalmente a Maraucourt, dove vede per la prima volta il nonno, che è padrone di una fabbrica tessile ed è cieco. Peline si presenta in paese col falso nome di Aurelie, per sicurezza: il nonno infatti non aveva mai approvato il matrimonio tra suo figlio e la madre di Peline. Quindi non sa se sarà accettata da lui o meno. Un giorno, Peline fa da intermediaria a degli ingegneri inglesi nello stabilimento di Saint-Pepoy su richiesta di Pandavoine, perchè la ragazza è l'unica in quel momento che conosce quella lingua. Pandavoine le fa anche leggere delle lettere in inglese: infatti, sta cercando di trovare il figlio Edmond, il padre di Peline, perchè torni e si occupi della fabbrica: ma lui non sa che suo figlio è morto. Intanto, Peline, su richiesta di Pandavoine, gli racconta la sua storia: come è arrivata a Maraucourt e tutto quello che ha passato, senza rivelare però la sua identità. Pandavoine ne è colpito. A causa dell'assenza del cocchiere, Peline fa da guida alla carrozza di Pandavoine, che però licenzia bruscamente Guillaume, il cocchiere, per la sua trascuratezza. Peline è colpita dall'inflessibilità del nonno e non sa come fare per rivelarsi a lui. (NOTA: i dialoghi sono riassuntivi, non completi)

    STORIA

    Peline ha un incubo: va alla villa Pandavoine, dove entra e chiama il signor Pandavoine, che è seduto sulla scrivania. Gli dice:
    "Nonno, sono io!"
    Il nonno si alza e cerca di vederla, ma non ci riesce, perchè è cieco. La porta si chiude dietro a Peline, tutto è buio e passano Toluel e Theodore, senza dire niente. Peline chiama il nonno, ma inutilmente. Poi si sveglia, e sente la persiana della finestra agitarsi, anche se è chiusa. Peline la apre e sente il vento che si agita.
    "Comincia a far freddo la notte" commenta lei.
    Infatti siamo in autunno inoltrato: l'inverno si avvicina.

    a3


    Peline si veste e tossisce.
    "Faceva freddo stanotte, Barone. Mi spiace, ma credo che prima o poi dovremo lasciare questo posto."
    Va alla fabbrica e saluta Rosalie, e nel farlo starnutisce ancora.
    "Ti sei raffreddata?" chiede Rosalie.
    "Un pò, devo stare attenta."
    "Torni ai carrelli oggi?"
    "Sì, il lavoro di traduttrice è terminato."
    "Sei diventata famosa, sai? Tutti ne parlano."
    "E' un pò una seccatura" commenta Peline.
    "Ti facevi capire bene da loro, vero?"
    "Ma no, cercavo di cavarmela."
    "Non fare la modesta, sei la ragazza più in gamba della fabbrica" dice Rosalie, mettendole un braccio al collo.

    c5


    Quando Peline raggiunge la fabbrica, il capomastro le dice:
    "Purtroppo ti abbiamo sostituito."
    "Allora potrei occuparmi delle macchine" risponde Peline.
    "Lo sai fare?"
    "No, ma prima o poi cominciano tutti, no?"
    "Mi spiace, ma non abbiamo bisogno adesso di te: tutte le macchine sono in uso."
    "Allora cosa posso fare?"
    "Perchè non ne parli al direttore Toluel?"
    Peline va da Toluel. Poco dopo arriva l'ingegner Fabry, che si rivolge al capomastro:
    "Dov'è Aurelie?"
    "E' andata dal direttore, perchè?"
    "Allora lei sa già la notizia?"
    "Che notizia?" chiede il capomastro.
    "Il signor Pandavoine le vuole parlare."
    "Eh? Non ne sapevo niente" risponde lui, sorpreso.
    "E allora perchè è andata da Toluel?"
    "Perchè non ha più nessun lavoro qui."

    d1


    Peline viene ricevuta freddamente da Toluel, che le dice:
    "Aspetta che finisco di leggere questo."
    "Va bene" e la fa aspettare.
    Alla fine, il direttore si accende con calma una sigaretta e le dice:
    "Da adesso non c'è più un lavoro per te."
    "Ma non è giusto, sono andata a fare l'interprete per ordine del signor Pandavoine e adesso che l'ho fatto mi togliete il posto!"
    "Potrei licenziarti adesso, sai."
    Arriva l'ingegner Fabry, che dice che il signor Pandavoine vorrebbe parlare con Aurelie. Toluel sussulta e dice a Peline:
    "Ti accompagno dal presidente."
    "Ma ha chiamato solo lei..." obietta Fabry.
    Ma Toluel insiste: può aver bisogno di un intermediario. Soprattutto, vuole capire che sta succedendo e perchè il signor Pandavoine sia così interessato ad Aurelie.

    e1


    Quando i due entrano nello studio di Pandavoine, lui dice seccato:
    "Avevo chiamato solo Aurelie, signor Toluel. Lei può andarsene."
    "Mi sono permesso di accompagnarla, perchè potrebbe aver bisogno di aiuto per capire la situazione..."
    "Non si preoccupi. La ragazza è una persona sveglia. Potete andare."
    Toluel esce, seccato, e origlia dalla porta. Ma viene beccato da Theodore, il nipote di Pandavoine, e lui sobbalza:
    "Sst! Il signor Pandavoine ha chiamato quella ragazza, Aurelie."
    "Eh? E perchè mai?"
    "Credo per farsi tradurre quelle lettere dall'inglese."
    All'improvviso si apre la porta e Pandavoine dice:
    "Cosa bisbigliate tra di voi qui fuori? Theodore, hai chiamato l'avvocato?"
    "Ecco, non ancora..."
    "Allora muoviti! Signor Toluel, torni nel suo studio" e chiude la porta, andando a sedere sul divano accanto a Peline.

    f9


    Pandavoine inizia a parlare:
    "Con la perdita della vista, il mio udito si è raffinato molto, ma quello sciocco di Theodore non l'ha ancora capito. Ti chiederai perchè ti ho chiamato, vero?"
    "Ecco, sì..."
    "Ho deciso di prenderti con me come mia segretaria privata."
    "EH?"
    "Sei troppo giovane per lavorare nell'azienda. Ti dò l'incarico."
    "Ma io non so se ne sono all'altezza!"
    "Ho saputo della tua storia. Hai volontà e coraggio."
    "Avete un'opinione troppo alta di me."
    "No, non mi sbaglio. Avrai 90 franchi al mese."
    "90 franchi?"
    "Prima quanto guadagnavi al mese?"
    "8 franchi e 60 centesimi..."
    "Bene. Sai fare i conti alla svelta. Hai sommato tutte le tue paghe settimanali."
    (questo significa che Peline prendeva 2 franchi e 15 centesimi alla settimana, ndr)

    h1


    Pandavoine si alza e va a sedersi alla sua scrivania.
    "Dovrai anche cambiarti d'abito. Come segretaria dovrai accompagnarmi, quindi dovrai essere ben vestita. Avrai un permesso per acquistare dei vestiti da madame Lachaise. Potrai scegliere quello che ti pare. Giudicherò il tuo carattere dai vestiti che indosserai."
    "La ringrazio, signor Pandavoine" dice Peline, ancora incredula.
    Poi Pandavoine chiama Toluel e gli dice che ora Aurelie è la sua nuova segretaria. Toluel è stupefatto, ma si congratula con Peline per l'incarico.

    h5


    Intanto, Rosalie è preoccupata e dice a Fabry che teme che Peline venga licenziata.
    "Non credo, Rosalie: il signor Pandavoine l'ha chiamata, credo per farle leggere delle lettere in inglese" risponde lui.
    "Ehi, Rosalie, torna al lavoro!" dice il capomastro.
    "Dite ad Aurelie che l'aspetto al solito posto a pranzo" dice Rosalie prima di andarsene.
    "Va bene" risponde Fabry, e Rosalie torna alla macchina tessile.
    Poco dopo, Theodore vuole parlare a Fabry, che ne è infastidito.
    "Cosa volete, signor Theodore?"
    "Ingegner Fabry, il signor Pandavoine non ha più la testa a posto...vorrei sentire un vostro parere..."
    "Perchè, cos'ha fatto?"
    "Ha assunto quella ragazzina, Aurelie, come sua segretaria privata!"
    "Eh?"
    "Rideranno di lui!"
    "Non si preoccupi, sono sicuro che Aurelie se la caverà bene" e Fabry si allontana, soddisfatto.

    i8


    Intanto, Peline è nello studio della segretaria, accanto a quella di Pandavoine, senza sapere cosa fare. All'improvviso bussano: è l'ingegner Fabry, e Peline è felice di rivederlo.
    "Ho saputo la notizia: congratulazioni, Aurelie!" Nota però che è preoccupata. "Ma cosa c'è?"
    "Ecco, ho una gran confusione in testa, non so cosa fare nè cosa dire...non mi sento all'altezza."
    "Non ti preoccupare, sono sicuro che diventerai un'ottima segretaria."
    "E' sicuro?"
    "Ma certo, hai tutti i numeri per farlo."
    Peline quasi piange: "Vi ringrazio."
    "Ma che ti prende? Sei sempre stata in gamba fino ad adesso, e ora sei in crisi?"
    "Dopotutto, sono solo una ragazza."
    "Coraggio, andrà tutto bene."
    "Farò del mio meglio."
    "Ci vediamo. Ah, Rosalie mi ha detto che ti aspetta a pranzo al solito posto."
    "Certo, ci sarò."

    k4


    Dopo che Fabry è uscito, Peline va a sedersi alla scrivania della segretaria. Sta per suonare mezzogiorno.
    "Quanto dovrò aspettare qui?" si chiede.
    Intanto, Toluel e Theodore discutono con Pandavoine riguardo alla sua decisione su Peline.
    "Insomma, pensate che io sia rimbambito?" sbotta alla fine Pandavoine "Aurelie è in gamba, è intelligente, la ritengo all'altezza. Ma vedo che non ne siete convinti. Va bene, faremo una prova. Seguitemi."

    m2


    Mentre Rosalie aspetta la sua amica, Pandavoine chiede a Peline di accompagnarlo, insieme a Theodore e Toluel, al magazzino del materiale grezzo, dove depositano il cotone da lavorare.
    "Vedo che è arrivata la canapa" dice Pandavoine, una volta arrivato.
    "Come fate a capirlo?" chiede Peline.
    "Lo capisco dall'odore. Aurelie, ascoltami: devi dirmi di che colore è la canapa che vedi. Vedi dei colori particolari?"
    "Ecco, mi sembrano tutti dello stesso colore."
    Pandavoine afferra una ciocca di canapa.
    "Guarda bene. Alcune sono rossicce, altre tendono al verde."
    "Ma zio, è inesperta..." obietta Theodore.
    "Silenzio!"
    Peline osserva con attenzione: "Sì, ci sono delle sfumature diverse."
    "Di che colore?"
    "Rossiccio."
    "Passamela."
    Porge la ciocca a Pandavoine, che l'annusa e dice: "Hai visto giusto. Vede, Toluel?"
    "Come ha fatto a capirlo?" chiede Peline.
    "La canapa rossiccia ha un odore caratteristico. Hai un buon spirito di osservazione. Osserva questa ciocca. Di che colore è?"
    "Tende al verde."
    "Ci sono diverse gradazioni di verde. Che tipo di verde è, Aurelie?"
    "Hmm...molto chiaro, con delle macchie diffuse."
    "Come? Delle macchie? Chiamatemi Jacques, il magazziniere!"
    Quando lui arriva, Pandavoine gli dice di togliere quella partita di canapa.
    "Hai visto giusto, Aurelie. Se ci sono delle macchie, significa che la canapa è di qualità scadente. Hai superato la prova."

    o3


    Quando escono, Pandavoine ha un leggero capogiro e Peline gli chiede:
    "Vi tengo per mano?"
    "No, non è niente..." però poi ci ripensa e dice: "Aurelie, dammi la mano."
    Per la prima volta, Peline stringe la mano del nonno. Arriva Rosalie, che stava aspettando Peline.
    "Rosalie, sei tu?" dice Pandavoine "Adesso Aurelie è la mia segretaria. Scusa la sua assenza, aveva da fare fino ad adesso. Dopo che arriviamo all'ufficio, Aurelie, puoi andare da lei."
    Pandavoine e Peline attraversano la fabbrica, sotto gli occhi stupiti dei lavoratori. Con questo giorno, sono passati due mesi dall'arrivo di Peline a Maraucourt.

    q1



    LA VESTIZIONE DI PELINE

    Come si vede, Peline ha una sottoveste bianca, sulla quale si mette una camicia grigia, piuttosto lunga. Poi aggiunge il corpetto marrone coi lacci e la gonna rosso scuro. Questo è il vestito tipico di Peline, che lei porta per quasi tutta la serie. Ma il prossimo episodio, col cambio di vestiti, sarà l'ultimo con Peline coi vestiti classici, per sottolineare il grande punto di svolta della sua vita.

    b9



    (Continua)

    QUI TUTTI I LINK A PELINE STORY

    Edited by joe 7 - 26/4/2024, 20:21
  7. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 25/4/2024, 18:49) 
    Buone nuove: www.gonagaiworld.com/il-trailer-di...peo-e-go-nagai/

    Dedicherai un post a questo progetto, in futuro?

    Senza dubbio, mi sembra un progetto molto interessante, spero davvero che si realizzi.
  8. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 25/4/2024, 18:42) 
    Oggi ho trovato questo: www.gonagaiworld.com/sono-trascors...na-di-danguard/Mi ha colpito la parte in cui Danguard viene paragonato ai real robots. Personalmente, ritengo che il Capitano Dan sia indimenticabile per essere uno CENSURA. Anche se erano cattive, preferisco Judy e Milla come personaggi da ricordare.

    In un certo senso, Danguard è stato un pò il precursore di Gundam, visto che gli avversari erano tutti terrestri.

    Ma c'è una differenza di fondo: il bene e il male si vedevano chiaramente. Doppler era malvagio e quelli della Base Jasdam erano i buoni. C'era insomma una storia che aveva un suo sviluppo. In Gundam, invece, non c'è una vera distinzione tra buoni e cattivi: ufficialmente i cattivi sono quelli di Zeon, ma poi si dice subito che loro, in fondo, hanno delle ragioni, e che nella guerra tutti sono colpevoli, eccetera. In questo modo, però, la storia non ha senso, comunque vada: se tutti sono cattivi, che senso ha sapere chi vince?

    E infatti in Gundam è una guerra infinita. Tutti si pestano in continuazione, una volta con una storia presa da un punto di vista, un'altra volta con una storia presa da un altro punto di vista e così via, in un relativismo continuo. Ma quando tutto è relativo, non esiste più nessuna storia decente da sviluppare. Quando tutto è relativo, non ci si appoggia più su niente e crolla tutto.

    Abbiamo già capito che il Capitano Dan è un uomo meraviglioso. L'importante è non incontrarlo mai.

    Milla e Judy non erano certo cattive, poverette: erano solo state plagiate da Crapapelata Doppler.
  9. .
    29 - POMERIGGIO NEL BOSCO
    (primo post dell'analisi di Heidi: qui. Precedente post: qui)

    b2


    RIASSUNTO: Siamo a Dorfli, in Svizzera, ai primi dell'Ottocento. Dete porta sua nipote, la bambina Heidi, dal Vecchio dell'Alpe, il nonno della bimba: un uomo burbero e solitario, che vive nella sua baita, lontano dal paese. Dete deve andare a Francoforte per lavoro e il nonno è l'unico che può badare alla bimba. Nei giorni successivi, Heidi si ambienta al mondo della montagna, mentre il nonno si prende cura della bambina e inizia ad affezionarsi a lei. Un giorno, Dete ritorna: dice di aver trovato un posto per Heidi a Francoforte e la porta dalla signorina Rottenmeier, la tutrice di Clara Sesemann, una ragazzina che è rimasta paralizzata alle gambe per una malattia. Heidi si affeziona a Clara, ma sente la nostalgia delle montagne. I suoi tentativi di ritrovare l'ambiente di casa vengono sempre stornati dalla Rottenmeier. Ad un certo punto, arriva il padre di Clara, il signor Sesemann, che prende in simpatia Heidi. Successivamente, arriva la nonna di Clara, e Heidi e Clara sono molto contente di conoscerla. In particolare, la nonna insegna a Heidi a leggere e a fare i conti. Ma si rende conto che la bambina ha bisogno di stare all'aperto, e la porta al parco insieme a Clara...

    STORIA

    Heidi e Clara sono nel prato del bosco di Francoforte: vedono una farfalla e Heidi cerca di prenderla per farla vedere a Clara. Due bambini su un ramo ridono perchè vedono della gente di città. Gareggiano con Heidi per prendere la farfalla. Clara è turbata, perchè vede Heidi e gli altri che corrono per prendere la farfalla, mentre lei deve restare sulla carrozzella.
    "Siete molto ricchi" dice un bambino a Heidi, indicando la carrozza.
    "Quella è la carrozza del papà di Clara" spiega Heidi.
    "E dov'è questa Clara?"
    "E' lì."
    "E perchè sta seduta?"
    "Perchè non può camminare".
    Clara è contrariata e imbronciata.
    "L'abbiamo presa!" dicono i bambini, una volta catturata la farfalla, poi uno di loro dice:
    "Andiamo, Klaus!" e se ne vanno.
    Heidi porta la farfalla a Clara, ma la bambina non la vuole più vedere.
    "Ero su questa stupida sedia e tu mi hai dimenticata" accusa lei "Potevi venire un pò più vicino, visto che non potevo venire da voi" e piange.
    "Ma Clara, io ti volevo solo prendere la farfalla" dice Heidi, preoccupata.

    a4


    Clara poi si riprende e dice a Heidi:
    "Scusa, è ingiusto quello che ti ho detto."
    "Ti porto dalla nonna" dice Heidi.
    La nonna sta arrivando con una collana di fiori: si accorge però che Clara è triste.
    "Rimanda Heidi in montagna" dice lei "Non voglio più vederla."
    "Non capisco" dice la nonna.
    "Prendevamo la farfalla, l'abbiamo lasciata sola" dice Heidi.
    "Su, non è successo niente" dice la nonna.
    "Voglio tornare a casa" esclama Clara. Heidi preferirebbe restare, ma va a chiamare la carrozza.
    "Siamo appena arrivate. Volete tornare a fare i compiti con la Rottenmeier?" dice la nonna a Clara, rimproverandola "Heidi ti è rimasta indifferente?"
    Clara è pensierosa, poi esclama a Heidi "Aspetta, torna qui, lascia stare, voglio rimanere."
    Heidi ritorna.
    "Clara è pentita. Erano solo sciocchezze" spiega la nonna e, rivolta a Clara, le dice: "Di' qualcosa di carino a Heidi, lei ti vuole bene" e le mette la ghirlanda di fiori.

    b4


    Una farfalla si appoggia su uno dei fiori.
    "Sembra un fiocco" dice Clara, contenta.
    Fanno il picnic. Heidi vede uno scoiattolo e porta Clara nel bosco per farglielo vedere. Ad un certo punto, la nonna le cerca: Clara dice a Heidi di nascondersi tutte e due, e mentre vanno vedono un laghetto. Si nascondono per fare uno scherzo alla nonna, ma lei le vede e fa finta di disperarsi dicendo:
    "Non me la perdonerò mai di averle lasciate andare, poverette, chissà dove sono?"
    Le due bambine si preoccupano e saltano subito fuori per tranquillizzarla: la nonna dice loro che stava facendo finta.

    c7


    All'improvviso vedono un battello sul laghetto e vi salgono sopra, mentre Giovanni, il carrettiere, li segue a terra con Sebastiano a bordo della carrozza. Dal battello vedono le mucche e anche delle capre.
    "Assomigliano alle tue?" chiede Clara.
    "Certo" risponde Heidi "Possiamo scendere a vederle?"
    "Certo" risponde la nonna. Scendono e Heidi insegue la capra.
    "Non far correre le mie capre, se no si stancano" dice la contadina che le custodisce.
    "Posso avere del latte di capra?" chiede Heidi, e la nonna paga la contadina, che inizia a mungere.
    "Posso mungerla io?" chiede Heidi.
    La contadina, scettica, le risponde: "Non sei capace."
    "Invece sì" risponde lei.
    Prende uno sgabello e inizia a mungere.
    "Perbacco, sei brava!"
    La capra bela e Clara sobbalza. Poi prendono il tè coi dolci e col latte di capra.
    "Oggi hai mangiato più di Heidi" commenta la nonna a Clara.
    Al tramonto, tornano a casa in carrozza e Heidi e Clara cantano.

    e8


    "Siete tornate più tardi del previsto" osserva la Rottenmeier quando arrivano. Clara e Heidi dormono sulla carrozza.
    "Clara si è affaticata" aggiunge la Rottenmeier.
    "Ma no, non si preoccupi" la tranquillizza la nonna.
    Ma Sebastiano nota che Clara ha la fronte calda: ha la febbre. La portano subito dentro, mentre Heidi si sveglia.
    "Scendi" dice Giovanni, il conducente "Devo andare subito dal dottore, la signorina Clara si è ammalata!"
    "Clara si è ammalata?" chiede lei preoccupata.
    Mentre Clara è a letto, la Rottenmeier si sfoga:
    "La mia opinione viene sempre ignorata. Clara è malata e delicata, è stata un'idea sbagliata. Questa Heidi vi ha stregato tutti!"
    "Basta, signora Rottenmeier, ne parliamo più tardi" taglia corto la nonna.
    "Scusa, Clara, è colpa mia" pensa Heidi "Ti avevo lasciata sola mentre cercavo la farfalla. L'ho fatta ammalare io."
    Arriva il dottore, che ha sentito le preoccupazioni di Heidi.
    "Su, non credo proprio che sia colpa tua. Vedo quello che posso fare" dice lui.
    La nonna consola Heidi: "Ha solo un pò di febbre."
    "Posso fare qualcosa per Clara?"
    "Lo sta già facendo il dottore, vedrai."
    "Posso stare tranquilla?"
    "Certo."

    g9


    Il dottore esce e dice che la febbre scenderà. Clara vuole parlare con Heidi da sola, e senza la Rottenmeier.
    "Va bene" dice lei seccata "Si vede che qui si è persa la buona educazione."
    Clara dice a Heidi:
    "Sono stata cattiva con te. Mi spiace molto. Non pensavo quelle cose. Resta con me."
    "Certo, torneremo nel bosco quando guarirai."
    "Ci andremo tutti i giorni."
    Da allora Clara e Heidi diventano vere amiche. Clara però non guarisce subito.

    i3



    (Continua)

    QUI TUTTI I LINK SU HEIDI

    Edited by joe 7 - 25/4/2024, 17:36
  10. .
    CITAZIONE (Stella di Latta @ 25/4/2024, 12:10) 
    Si parla tanto dell'"Esploratore scomparso". Tu che lo hai letto, cosa ne pensi? Io pochi giorni fa avevo la possibilità di comprare i primi numeri di questa saga ad un prezzo buono, ma sfogliando le pagine non mi ha convinto. Borselli è un bravo narratore, ma così diverso da Nolitta...forse, se fosse subentrato subito, avrei seguito l'evoluzione del personaggio.....invece dopo una tonnellata di toninellate mi ero ormai disaffezionato. Dopotutto Boselli non ha scritto molte storie di Zagor mi sembra. Burattini e gli altri non mi sembrano migliori di Toninelli.

    Dovrei analizzarlo, "L'esploratore scomparso", un giorno. Appena avrò un pò di tempo, magari lo farò. I disegni di Marcello sono ottimi (lui mi è sempre piaciuto come disegnatore), e la storia è un buon viaggio zagoriano in terre inesplorate fatto con cura. Abbiamo un buon nemico, ed è bello rivedere il capitano Fishleg.

    Di certo è una storia assai migliore delle varie toninellate con mercanti d'armi e whisky, con uno Zagor che inciampa come un cretino su ogni sasso prendendosi una storta, o che viene picchiato a sangue da barman di saloon, sconosciuti cattivi panzoni, vari Fantozzi De' Smidollatus ai quali volta sempre la schiena stile "sono stupido, picchiatemi".

    Ma...

    Ma manca l'umorismo, manca il dramma. Manca proprio "Nolitta", come dici tu. Si ride poco, anzi non si ride affatto: è una storia avventurosa e seria, con uno Zagor serio, un Cico che cerca di far ridere ma non ci riesce neanche se piange. Essendo stata però una storia fatta molto meglio delle varie frattaglie fatte prima, fu comunque l'inizio di una rinascita zagoriana. Che adesso è tornata alle toninellate. =_=
  11. .
    CITAZIONE (Stella di Latta @ 25/4/2024, 10:15) 
    Forse Urasawa scrive per chi vuole trovare la propria risposta alle domande che solleva l'autore. Quindi, come dici tu, sono fumetti per intellettuali.

    Urasawa nelle sue storie più impegnate usa delle sottigliezze da sofista che non portano a nessuna vera risposta. Quindi dubito molto che si possa leggere Urasawa, con le domande che lui pone, impegnandosi a trovare una risposta. Al massimo arriverà alla stessa conclusione di Urasawa: che cioè non c'è nessuna risposta, in una specie di nichilismo filosofico. Le domande di Urasawa infatti non sono vere, non sono serie, perchè non portano a niente. Perchè lui non vuole spiegare le cose, ma intorbidirle: nelle sue storie mette confusione tra il giusto e lo sbagliato, alterandoli e quindi togliendo di base ogni possibilità di trovare delle risposte.

    CITAZIONE (Stella di Latta @ 25/4/2024, 10:15) 
    Di Urasawa ho letto solo il primo capitolo di Billy Bat. Questi manga sono formati in genere da diversi volumetti, abbastanza costosi...o li compri tutti in blocco quando capita l'occasione oppure rischi di non avere la storia completa per molto tempo. A me non piacerebbe spendere 100-200 euro per un fumetto che non so se apprezzerei fino in fondo. Urusawa mi incuriosisce e tuttavia temo che i suoi racconti finirebbero tra quelli a cui dedicherei una sola lettura.

    "Billy Bat" è un esercizio intellettuale, più che un racconto, dove Urasawa mostra la sua filosofia nichilista, col suo solito personaggio (vedi anche "Monsters") che va a caccia di una risposta senza mai trovarne una e comprendendo alla fine che non c'è nessuna risposta.

    Quindi alla fine hai un malloppone di storia, con tot volumetti che ti occupano uno scaffale, che ti dice in sostanza che non c'è niente da capire, niente da dire, sulla vita, sul mondo, sull'uomo, eccetera.

    Non mi sembra una lettura che valga la pena di essere letta, visto che non ti dice niente di chiaro. Ma chi vuole, può leggerla, non è un problema: io parlo per me.

    A parte la storia e i vari sviluppi, i colpi di scena, i bei disegni, le ottime inquadrature...il racconto intellettuale di Urasawa non dice nulla, o meglio, dice che nella vita non c'è nulla di vero, di chiaro, di comprensibile. E quindi, quello che conta è lasciarsi vivere e non fare delle domande. In sostanza, propone un comportamento da decerebrati alla Forrest Gump.

    Mentre invece il primo dovere dell'uomo è capire chi è, capire che senso ha la sua vita, da dove viene, cosa è giusto e cosa è sbagliato, perchè esiste la morte. Tutte cose che Urasawa evita e vuole evitare. Le sue sono finte domande, perchè non vuole sapere le risposte.
  12. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 24/4/2024, 17:50) 
    A volte penso che storia verrebbe fuori se facessero un cross-over fra Devilman e Mister No.
    Sicuramente, alla fine Nagai direbbe di eliminare tutta l'umanità, mentre Nolitta di limitarsi ai soli bianchi.

    I bianchi ricchi e razzisti. Con la sola eccezione di Mister No, i suoi amici, le sue amiche e familiari. Questo è il sogno di tanti intellettuali: e Mister No, anche se è un avventuriero, è sostanzialmente un intellettuale, tipo Ken Parker.
  13. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 24/4/2024, 17:46) 
    Il discorso del "sollevare domande ma non dare risposte" mi ha ricordato Nolitta.
    Molti mangaka hanno un senso di sfiducia verso l'uomo, dipingendolo in modo poco lusinghiero.

    Non solo i mangaka: molti autori occidentali dipingono l'uomo in modo totalmente, o quasi totalmente, negativo.

    Inoltre, la faccenda del "sollevare domande ma non dare risposte" può darti un'aria da intellettuale, ma dà anche l'impressione che tu le risposte non le voglia trovare...
  14. .
    ANIME, MANGA, AUTORI GIAPPONESI LINK

    AnimeEManga



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    KAZUO KOMATSUBARA: intervista
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    OSAMU DEZAKI E AKIO SUGINO - 2: Filmografia, giochi di luce
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    SHINGO ARAKI: intervista
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    YOSHIYUKI TOMINO: Gundam

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    PRESENTAZIONE
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    1 - PRESENTAZIONE E TRAMA
    2 - LE OPERE PRECEDENTI: ABASHIRI IKKA, HARENCHI GAKUEN
    3 - MAO DANTE
    4 - IL SIGNIFICATO DEI NOMI
    5 - LE CONTRADDIZIONI DI DEVILMAN
    6 - DISPREZZO PER L'UOMO
    7 - MA DEVILMAN FU UN VERO SUCCESSO?

    SPY X FAMILY LINK

    SP1


    PRESENTAZIONE
    L'ANIME
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    USCITE MANGA N. 7 E 8
    IL ROMANZO DI SPY X FAMILY
    INTERVISTA ALL'EDITOR
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    LA SECONDA SERIE DELL'ANIME (AGGIORNAMENTO 1)
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    IL NUOVO FILM (AGGIORNAMENTO 1)
    SPY X FAMILY A TEATRO

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    Edited by joe 7 - 25/4/2024, 20:21
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    YAWARA, LA NATA INVINCIBILE

    Autore: Naoki Urasawa
    Casa editrice: Planet Manga

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    Yawara! Una ragazza judoka alla moda è il titolo completo. Yawara Inokuma è il nome della protagonista, che richiama il judo: infatti, "judo" significa "via" (do) "dell'adattabilità, o cedevolezza, o gentilezza" (ju). Infatti, nello judo non si attacca, ma si usa l'attacco dell'altro, usando la sua stessa forza e la sua spinta per farla rivolgere poi contro di lui. Si chiama appunto "principio yawara", cioè "principio della gentilezza". Infatti "Yawara" significa "gentilezza". Solo che il cognome della ragazza, "Inokuma", significa "cinghiale orso"...Non solo: lo yawara è anche il nome giapponese del kongo/legno yawara, un'arma temibile. Si tratta infatti di un’asta di legno adattata alla mano del combattente: può causare fratture e blocchi muscolari. E' l'arma preferita di Modesty Blaise.

    modesty-interior


    Quindi, la ragazza è dolce fuori, ma pericolosa dentro. Viene allenata al judo sin da piccola da suo nonno, l'autoritario Jigoro Inokuma, il più forte judoka del Giappone. Il vecchietto vuole fare di lei un'atleta a livello mondiale.

    Yawara-e-Jigoro


    Ma Yawara vuole essere invece soltanto "una ragazza alla moda", come dice il titolo. In sostanza, vuole dei vestitini, vuole comprare dei trucchi e dei rossetti ultimo grido, vuole avere un fidanzatino tutto per lei, e fare un lavoro normale tipo la dattilografa, eccetera. Insomma, vuole la superficialità più assoluta, nonostante il suo eccezionale talento nello judo. Riesce a battere senza problemi gli judoka più forti, pensando nel frattempo al prossimo disco degli U2 da comperare assolutamente quando finirà questa stupida sfida. Abbatte l'avversaria Sayaka Honami, pensando intanto a quel delizioso rossetto color pervinca che le sta così bene che deve assolutamente comprarlo prima che scompaia dal negozio dove era andata prima.

    Insomma, talento 100, cervello zero assoluto. Come dire, tanto talento sprecato. Si innamora, sospirando, dei tizi più superficiali e donnaioli che trova e se ne frega altamente dei personaggi che sono veramente interessati a lei. Anche se vincesse tutti i tornei e diventasse la campionessa mondiale dello judo, non ha il minimo interesse a vincere. Si tratta, insomma, di vittorie immeritate, perchè nemmeno volute, nemmeno cercate. In sostanza, Yawara è una testa vuota: però è una testa vuota di talento.

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    "Devo sbrigarmi, ho un appuntamento alle tre con le mie amiche al bar Profiterol!" PIM PUM PAM "OK, fatto, adesso vado, ciao!" "Aspetti, lei ha vinto il record mondiale, le devo dare la medaglia!" "Me la mandi per posta, grazie"


    NAOKI URASAWA E LE SUE OPERE

    L'autore, Naoki Urasawa, è famoso per i suoi manga, molto elaborati psicologicamente e ricchi di significati sociali e morali. Con Monster e 20th Century Boys, per esempio, solleva questioni morali tipo la libertà di scelta e la confusione tra giusto e sbagliato. Sono opere che non fanno che suscitare delle domande, ma che non danno risposte, perchè l'autore non sa, o non vuole, darle. Solleva delle questioni, ma non propone delle soluzioni nè delle indicazioni. In sostanza, i manga di Urasawa sono provocazioni intelligenti sulle quali si può meditare a lungo, senza però venire mai a capo di niente. Sono fumetti "intellettualistici", più che altro: una delizia per chi ama fermarsi alle domande e non vuole trovare nessuna risposta. Per questo sono trattati come "lavori adulti". Io piuttosto li chiamerei "lavori da sofista", tipo Death Note: sono pieni di ragionamenti sottili e cavillosi che non portano da nessuna parte. Inoltre, mostrano una sostanziale sfiducia nell'uomo e nella capacità reale di realizzare il bene.

    L'ANIME

    Yawara ha avuto una versione animata nel 1989, con ben 124 episodi. Di questi, solo i primi 26 sono stati trasmessi in Italia, col titolo di Ginger, la principessa del Judo, poi cambiato con Jenny la ragazza del judo (un richiamo a Jenny la tennista?). In Italia, infatti, Yawara è stata chiamata Jenny Moore - un nome americano - e il nonno Theodore Moore. L'anime in Giappone ha avuto molto successo, provocando un boom del judo femminile. Anzi, alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, l'atleta di judo Ryoko Tamura vinse la medaglia d'argento e fu addirittura soprannominata "Yawara" dai mass media giapponesi. Non solo: nel 2000, la stessa Tamura vinse la medaglia d'oro a Sydney, sfoggiando, in omaggio alla sua beniamina, lo stesso fiocco che porta Yawara nei capelli.

    IL MESSAGGIO DI URASAWA

    Urasawa con "Yawara" vuole prendere in giro i manga sportivi, dove si vince con lacrime, sudore e sangue. Il problema è che, così facendo, crea un personaggio assurdo. Imbattibile, invincibile, preponderante: anche se, praticamente, non fa niente (gli allenamenti ci sono, ma sono appena accennati: neanche si vedono nel manga) è impresa titanica anche per le atlete più qualificate starle al passo. Insomma, vince sempre senza fare alcuna fatica, ed è un controsenso. L'ironia di Urasawa si è ritorta contro la sua stessa opera: deridendo i manga sportivi, ha creato un manga assurdo.

    Urasawa riesce comunque a raccontare tutto in modo incalzante. Tutti i personaggi sono ben realizzati e molto espressivi: l'autore sa descrivere bene i loro sentimenti con pochi tratti (uno sguardo, un sorriso, una fronte corrucciata). Tuttavia, spesso hanno un tono caricaturale e vagamente antipatico (in particolare il nonno di Yawara: burbero, cafone, infido).

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    Prima della serie animata, uscì un film live action di 97 minuti, "Yawara!" interpretata da Yui Asaka



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    Edited by joe 7 - 24/4/2024, 19:10
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