Il blog di Joe7

Posts written by joe 7

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    CITAZIONE (Stella di Latta @ 18/4/2024, 20:22) 
    Sui fumetti nuovi sono d'accordo, troppo costosi.
    Sicuramente ci sono anche quelli che meritano, ad esempio quello che ci hai suggerito, Fabricant 100, mi è piaciuto. Tuttavia seguire una collezione a questi prezzi non è facile.
    Personalmente mi mancano ancora diversi fumetti dell'epoca d'oro e ne ho ancora diversi da scoprire.
    E nell'attesa rileggo i capolavori, quelli non stancano mai.

    E non deludono mai. E sono gratis.

    Possono uscire ancora delle storie che possono piacere...ma a che prezzo? Io ero rimasto stupefatto quando, a un costo normale, irrisorio, leggevo cose come Memorie dall'Invisibile, o Tempo Zero o Operazione Dorian Gray. Oppure Galactus contro la Sfinge. Tutte storie eccezionali ad un prezzo mai troppo alto, anzi assai buono.

    Ma adesso, se pubblicassero Fabricant 100, a quanto lo venderebbero? Attorno a 6 euro il numero, cioè 12.000 lire. Un Uomo Ragno con la storia della morte di Gwen Stacy costava solo 350 lire...anche ammettendo l'inflazione, non c'è confronto.

    Andate tutti a quel paese, fumetti per miliardari. Io torno a leggermi "Il giuramento" di Tex o "Rocky Joe" e mi accontento.

    Questa oggi non è più una spesa, è un salasso.
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    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 18/4/2024, 19:28) 
    In Geppo c'é un certo giustificazionismo verso i dannnati.
    In una storia intitolata ANALISI PSICOLOGICA (n. 141 del 1986) Geppo vuole dimostrare che i dannati sono cattivi per via della società malata e di circostanze sfortunate...e la storia si conclude con Satana che rigetta i risultati della ricerca, che danno ragione al diavolo buono, ma che ammette a se stesso di essere stato vittima di maltrattamenti da piccolo.
    In un'altra intitolata IL BUON TRAGHETTATORE Geppo sostituisce Caronte come nocchiero e non porta i dannati all'inferno perché impietosito dal loro passato (es: ero violento perché mi avevano educato male, ero un bugiardo perché ero debole e avevo paura di dire la verità)

    E' per questo che la Chiesa - quando era più seria - vietava Geppo. Infatti quel fumetto, oltre a deridere il giudizio divino, insegnava delle cose sbagliate come il giustificazionismo, tipico della sinistra e del modo di pensare comune di oggi: ognuno è cattivo per colpa di un altro (di solito sono i genitori) o per via di circostanze sfortunate (vedi il Joker di Killing Joke). In questo modo, però, si toglie all'uomo la sua dignità, che è la sua possibilità di fare una libera scelta. Se non è responsabile delle sue azioni malvagie, non è nemmeno meritevole di quelle buone, visto che alla fine è solo una piuma in balia del vento (tipo Forrest Gump). Se l'uomo va in Paradiso o all'Inferno è proprio per la sua dignità di essere "persona", cioè responsabile personalmente delle sue azioni e delle sue scelte, buone o cattive. Certo, ci possono essere delle influenze esterne: ma alla fine è l'uomo che decide, non le circostanze per lui. Ecco perchè esistono i tribunali.
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    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 18/4/2024, 18:57) 
    Oggi ho saputo che la ristampa del Braccio di Ferro italiano proseguirà con una nuova collana sempre edita dalla Cosmo.
    Ma non credo che farà molta strada, visto che il prezzo di partenza é già di 8,90 euro, che probabilmente diventeranno 10 col passare del tempo.

    I prezzi ormai sono diventati spropositati. Sto facendo molti tagli agli acquisti: praticamente non compero quasi niente.

    Quando vai in una fumetteria, con le dovute proporzioni, è come se entrassi in una gioielleria. Ogni fumetto, anche il più semplice, costa un'esagerazione: da un minimo di 4 euro e mezzo a un massino anche di 80 o più. I tempi dei fumetti come acquisti occasionali che costavano anche 500 lire sono finiti: ormai si tratta di spese folli.

    Praticamente coi fumetti ho chiuso, anche se qualcuno lo prendo ancora. Ma pochi. E, se va avanti così, alla fine non prendo neanche quelli.

    Tanto, per la maggior parte dei casi, si tratta di fumetti di pessima qualità, per non parlare di quelli veramente osceni dal punto di vista morale: chi vuole capire capisca. Quindi tanto vale che mi tenga quelli che ho già preso e che so essere di qualità. C'è un tempo per ogni cosa e una cosa per ogni tempo: il tempo dei fumetti oggi è finito.

    Torneranno? E chi lo sa, speriamo.
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    36 - INVITO A PRANZO
    (primo articolo: qui; precedente episodio: qui)

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    RIASSUNTO

    Siamo verso la fine dell'800: dopo la morte del padre in Bosnia, Peline Pandavoine e sua madre decidono di raggiungere il nonno di Peline a Maraucourt, in Francia. Viaggiano in un carro coperto, trainato dall'asino Palikare e con loro c'è il cane Barone. Dopo diverse avventure, raggiungono Parigi: ma la madre di Peline si ammala e muore. Prima di morire, la madre dà a Peline il documento che attesta che lei è la vera nipote di Vulfran Pandavoine, il nonno di Peline. Dopo un lungo viaggio, Peline arriva finalmente a Maraucourt, dove vede per la prima volta il nonno, che è padrone di una fabbrica tessile ed è cieco. Peline si presenta in paese col falso nome di Aurelie, per sicurezza: è difficile che il nonno la accolga, visto che non aveva approvato il matrimonio tra suo figlio e la madre di Peline. Un giorno, Peline fa da intermediaria a degli ingegneri inglesi nello stabilimento di Saint-Pepoy su richiesta di Pandavoine, perchè la ragazza è l'unica in quel momento che conosce quella lingua. Pandavoine le fa anche leggere delle lettere in inglese, cosa che attira l'attenzione di Toluel, il sovrintendente dell'azienda, che cerca di estorcere delle informazioni da Peline senza riuscirci. Infatti, Pandavoine cerca di trovare il figlio Edmond, il padre di Peline, perchè torni e si occupi della fabbrica: ma lui non sa che suo figlio è morto...(NOTA: i dialoghi sono riassuntivi, non completi)

    STORIA

    Arriva l'autunno. Peline asciuga i panni e se li toglie, mentre Barone abbaia agli scoiattoli. Arriva Rosalie, che le dice che l'ingegner Fabry è tornato dall'Inghilterra.
    "Ha chiesto di te, vuole invitarti a cena all'osteria" aggiunge.
    "Ci verrò volentieri. Oggi è anche una bella domenica."
    Rosalie osserva i panni di Peline che sono stesi e nota che sono ormai logori e consunti. Perplessa, le dice che ha un cappotto usato che non le serve più, potrebbe farle comodo.
    "Ti ringrazio, ma per ora non penso di averne bisogno."
    Rosalie resta in silenzio: per la prima volta ha capito che Peline è davvero povera, ben più di quello che pensava.

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    Più tardi, Peline è a tavola con l'ingegner Fabry: la ragazza gli racconta tutto quello che le è successo.
    "Fare l'interprete è pesante" commenta lei.
    Arriva il padre di Rosalie, che porta il piatto. Peline è contenta per l'arrivo di Fabry, anche se questo significa che non c'è più bisogno di lei come interprete, visto che Fabry conosce bene l'inglese. Domani dovrà ritornare a spostare i carrelli in fabbrica.
    Il giorno dopo, Guillaume, il conducente, porta ancora Peline a Saint-Pepoy. Guillaume, tra vari giri di parole, fa capire a Peline che, se non vuole ritornare ai carrelli, potrebbe spiare Pandavoine per conto di Toluel, come sta facendo lui (anche se questo non lo dice a Peline). La ragazza però si mostra indignata e dice a Guillaume di non parlarne più.

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    Quando Peline arriva, vede l'ingegner Fabry che parla con gli ingegneri inglesi e lei sta da parte, visto che il suo lavoro di interprete non serve più: ormai il suo lavoro è finito e, tra l'altro, si chiede cosa l'hanno portata lì a fare. Ad un certo punto, il signor Pandavoine, presente anche lui sul posto, chiede:
    "Come mai non ho sentito oggi la voce di Aurelie? Non l'avete portata qui?"
    "E' dietro di voi, signor Pandavoine. Non parla perchè non sa cosa fare. Anzi, le chiedo di non riportarla a muovere i carrelli" spiega l'ingegner Fabry.
    "Aurelie, perchè non parli?" chiede Vulfran.
    "Ecco, pensavo di non dover dire niente" spiega Peline.
    "Sentimi bene, Aurelie: non sei tu a decidere per conto tuo cosa fare. Devi agire secondo quello che ti dico di fare. Ingegner Fabry, quando mai ho detto di riportarla ai carrelli? Aurelie, vai nel mio studio: devi tradurmi delle lettere. Ti raggiungerò tra poco."
    "Sì, signor Pandavoine" Peline si allontana.
    "Continui, ingegner Fabry."
    "Sissignore."

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    Quando Pandavoine entra nello studio, porge delle lettere a Peline, ma, prima di toccarle, Pandavoine gli dice:
    "Ho saputo che hai perso tua madre, è così?"
    "Sì, è morta a Parigi qualche mese fa."
    "E tuo padre?"
    "E' morto anche lui, prima della mamma."
    "Ma come hai fatto a venire fin qui da Parigi a Maraucourt?"
    "Ecco, avevo preso un treno, ma non avevo abbastanza soldi e mi sono fermata alla prima stazione: da lì sono andata avanti a piedi."
    "A piedi? Fino a Maraucourt?" commenta Pandavoine sorpreso.
    "Sì."
    "Ma avevi dei soldi, almeno?"
    "Circa 5 franchi."
    "Assurdo. Raccontami come hai fatto a fare un viaggio simile."
    "Ma le lettere..."
    "Non mi interessano! Dimmi come hai fatto ad arrivare fin qui. Che razza di viaggio hai fatto a piedi? Raccontami."
    Peline inizia a raccontare: la storia della fornaia che l'aveva imbrogliata, il suo crollo, l'aiuto di La Rocquerie. Pandavoine ascolta tutto in silenzio.

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    Alla fine chiede: "Quanti anni hai?"
    "13 anni."
    Pandavoine non sa cosa dire. All'improvviso, suonano le sette.
    "Abbiamo fatto tardi, devo tornare a Maraucourt. Metti via le lettere, le leggerai dopo" dice Pandavoine, alzandosi.
    Quando scendono, si accorgono che la carrozza è senza il cocchiere, Guillaume.
    "Che significa, Benoix? Dov'è Guillaume?" chiede Pandavoine seccato.
    "Er...ecco...al momento non c'è, mi dispiace, potrebbe aspettare un pò?"
    "Sta scherzando? Devo andare adesso a Maraucourt! Trovi un altro cocchiere, subito!"
    "Ma...non ce ne sono" balbetta spaventato Benoix.
    Peline allora dice che lei è capace di guidare una carrozza.
    "Va bene. Allora sali alla guida" dice Pandavoine.
    Benoix protesta, dicendo che è imprudente far guidare una carrozza da una ragazzina, ma Pandavoine non replica nemmeno.
    "Parti."

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    La carrozza si avvia, e Pandavoine commenta: "Sei brava a guidare la carrozza."
    "Lo faccio da anni" risponde lei.
    A quel punto, esce Guillaume, ubriaco, dall'osteria e vede, sorpreso, la carrozza di Pandavoine, guidata da Peline. Si mette davanti al cavallo e Peline è costretta a fermarsi.
    "Che succede?" chiede Pandavoine.
    "E' il vostro cocchiere, signor Pandavoine. Si era messo davanti al cavallo" spiega Peline.
    "Adesso posso guidare io" le dice Guillaume "Grazie per aver guidato fin qui."
    Peline si alza per dargli il posto, ma Pandavoine, con un gesto, la ferma e chiede al cocchiere:
    "Hai bevuto di nuovo, vero, Guillaume?"
    "Ecco, signor Pandavoine..." replica lui, sudando freddo.
    "Ti avevo detto più volte di non farlo, vero?"
    "Sì, signor Pandavoine, mi dispiace."
    "Non ho più bisogno di te, Guillaume. Sei licenziato."
    "Cosa? Ma sono stato al vostro servizio per 15 anni, signor Pandavoine! Non potete..."
    Anche Peline replica a Pandavoine: "Ma..."
    "Non perdono chi mi tradisce. VIA!"
    Pandavoine colpisce il cavallo col bastone, che nitrisce e galoppa via. Guillaume si accascia a terra, vedendo la carrozza che si allontana:
    "Perdono, signor Pandavoine! Non lo farò mai più!"
    Ma ormai la carrozza è scomparsa.

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    Quando arrivano alla fabbrica, Toluel è sorpreso di vedere Peline alla guida della carrozza di Pandavoine.
    "Ma, signor Pandavoine, che è successo a Guillaume?"
    "L'ho licenziato."
    "Cosa?" Toluel è esterrefatto.
    "Puoi andare a casa, Aurelie" conclude Pandavoine.
    Peline torna alla sua casetta, sorpresa dalla severità del nonno: capisce che è meglio tacere sulla sua identità. Ma cosa può fare adesso, che c'è l'autunno alle porte e non potrà più stare nella costruzione di legno, che è una postazione per i cacciatori? Dove andrà?

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    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK A PELINE STORY

    Edited by joe 7 - 26/4/2024, 19:48
  5. .
    CITAZIONE (caneparo @ 17/4/2024, 20:16) 
    Questo fa parte della serie di episodi che porta al build up dello scontro finale contro hydargos. In questa fase narrativa viene espresso più volte l’actarus pensiero, il suo pacifismo, il suo amore per la natura, il suo credo nell’amicizia. E’ la parte più emblematica e memorabile di questo anime.
    Il nome del prof tachibana e’ un riferimento alla rifioritura di inizio primavera. Infatti tachibana 立花 uniche i kanji che uniscono crescita e del fiore. Fioritura.

    Non sapevo del significato del nome di Tachibana, Goldrake è pieno di sottintesi. Grazie dell'informazione!

    Actarus, comunque, non è pacifista: è pacifico, che è una cosa diversa. Il pacifista non combatte mai per principio. Il pacifico preferisce la pace, ma sa che, se è necessario, deve combattere. Infatti qui Actarus combatte, cosa che un pacifista non farebbe mai.

    Il pacifismo è un'ideologia; l'essere pacifico è invece una scelta di vita. Sono due cose completamente diverse.
  6. .
    28 - GITA IN CAMPAGNA
    (primo post dell'analisi di Heidi: qui. Precedente post: qui)

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    RIASSUNTO: Siamo a Dorfli, in Svizzera, ai primi dell'Ottocento. Dete porta sua nipote, la bambina Heidi, dal Vecchio dell'Alpe, il nonno della bimba: un uomo burbero e solitario, che vive nella sua baita, lontano dal paese. Dete deve andare a Francoforte per lavoro e il nonno è l'unico che può badare alla bimba. Nei giorni successivi, Heidi si ambienta al mondo della montagna, mentre il nonno si prende cura della bambina e inizia ad affezionarsi a lei. Un giorno, Dete ritorna: dice di aver trovato un posto per Heidi a Francoforte e la porta dalla signorina Rottenmeier, la tutrice di Clara Sesemann, una ragazzina che è rimasta paralizzata alle gambe per una malattia. Heidi si affeziona a Clara, ma sente la nostalgia delle montagne. I suoi tentativi di ritrovare l'ambiente di casa vengono sempre stornati dalla Rottenmeier. Ad un certo punto, arriva il padre di Clara, il signor Sesemann, che prende in simpatia Heidi. Successivamente, arriva la nonna di Clara, e Heidi e Clara sono molto contente di conoscerla. In particolare. la nonna una sera legge un libro di fiabe a Heidi e la bambina, cercando di capirlo, inizia ad imparare a leggere...

    STORIA

    Heidi sta leggendo la fiaba di Pollicino nel libro che le ha regalato la nonna: senza che se ne sia resa conto, ha imparato a leggere. La Rottenmeier la chiama: è ora di lezione. Nel frattempo, la nonna vorrebbe parlare con la Rottenmeier:
    "Vorrei parlarle di Heidi."
    "Ma adesso c'è la lezione" protesta lei.
    "Vorrei parlarle anche delle lezioni."
    Intanto, Heidi legge le parole seduta accanto a Clara e il maestro, quando arriva e la sente leggere, è stupefatto e non riesce a crederci.
    "La nonna le ha insegnato a leggere" spiega Clara.
    Il maestro è senza parole:
    "Questo smentisce le nuove teorie scientifiche...ho studiato invano!" e se ne va sconvolto per parlare con la Rottenmeier.
    "Ma cos'ha?" chiede Heidi, stupita.
    "E' sorpreso che tu sappia leggere" dice Clara.

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    Mentre la nonna e la Rottenmeier stanno prendendo il tè, arriva il maestro, dicendo loro che la bambina svizzera sa leggere. La nonna ne è felicissima, mentre la Rottenmeier è scettica:
    "Ci credo solo quando lo vedo."
    Ma deve arrendersi all'evidenza.
    "Sapevo che avrebbe imparato col libro giusto" commenta la nonna, e si complimenta con Heidi. "Ti meriti un premio. Ma sarà una sorpresa per tutte e due."
    La Rottenmeier, seccata, dice a Heidi di stare seduta: disciplina!

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    Dopo un pò, la nonna va da Heidi e le chiede se vuole giocare con lei. Fanno la morra cinese (sasso, forbici, carta), in cui scommettono il numero gli scalini da salire, e Heidi impara subito le regole (e, in questo modo, la matematica). La Rottenmeier interviene, dicendo di fare silenzio.
    "Adelaide, nelle ore di riposo tu devi stare in camera tua!"
    "Ma la nonna..." dice Heidi.
    "La signora! Tu sei un'estranea!"
    Heidi deve ritornare nella sua camera.

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    Apre la finestra e sale sul ciglio, dicendo alle nuvole di andare a dire al nonno che sa leggere. Sente bussare e scende subito giù. E' la nonna, e Heidi le dice:
    "La Rottenmeier mi dice che non la posso chiamare nonna e devo chiamarla signora."
    "Le parlerò. Vedi questa? E' una chiave. Una chiave segreta. Vieni con me" e vanno in biblioteca.
    Heidi è sorpresa nel vedere così tanti libri. La nonna, con la chiave, apre una porta nascosta dove ci sono molti dipinti, oggetti, armi, carillon, eccetera.
    "Da piccola venivo spesso qui."
    Heidi vede un quadro che le ricorda il nonno, Peter, le caprette, le Alpi, e inizia a piangere. La nonna se ne accorge e capisce:
    "Il quadro ti fa venire in mente le montagne, vero? Su, non piangere."
    La nonna capisce che Heidi ha bisogno di aria, di uscire, di tornare un pò a contatto con la natura. Si potrebbe fare un giro al parco fuori città.

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    Il giorno dopo, la nonna dice a Heidi e Clara che andranno a fare un picnic nel bosco. Heidi ne è felicissima, ma Clara è perplessa.
    "Io non posso venire con voi" dice lei.
    "Di cosa hai paura, Clara? E' solo una gita."
    "L'aria potrebbe farmi male."
    "No, ti farà bene. Vedrai."
    "Va bene."
    "Facciamo una promessa tutti insieme: o si va tutti insieme o non va nessuno, va bene?"
    Tutte e due le bambine acconsentono.

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    Heidi corre a prendere il suo cappello, mentre la Rottenmeier protesta. Ma la nonna non ci bada e cerca il suo parasole e i guanti.
    "Le manca un pò di buonumore" commenta la nonna alla Rottenmeier.
    "Sono stata assunta come educatrice, non come burattina!" sbotta lei, andandosene via.
    "Fare il burattino le farebbe bene" commenta la nonna.
    "I miei nervi!" esclama la Rottenmeier nella sua stanza, seduta alla scrivania.

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    La nonna e le due bambine partono con Sebastiano e il cocchiere. Heidi, per la prima volta, vede bene la città, e anche Clara. Raggiungono il parco, dove vedono i corvi e i picchi. Heidi corre per il prato e porta con sé Clara in carrozzella. Intanto, la nonna e gli altri preparano il picnic. Heidi raccoglie i fiori e li mostra a Clara: vedono una coccinella e gli uccelli che volano: Clara è felice.

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    LE LETTURE DI HEIDI

    Mentre il professore vede stupito Heidi che legge, qui vediamo cosa sta leggendo in quel momento: la fiaba di Pollicino di Perrault, con l'immagine di Pollicino che si nasconde nell'orecchio di un cavallo. Il linguaggio del testo ovviamente è il tedesco: siamo a Francoforte, in Germania, e Heidi, anzi Adelheid, Adelaide, come sarebbe il suo nome originale completo, legge e conosce il tedesco. Tra l'altro, il nome originale tedesco di Clara è Klara.

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    LE VASTE PROFONDITA' DI CASA SESEMANN

    Ma quanto è grande questo "magazzino segreto" che si trova nella stanza nascosta dietro la biblioteca? :huh: In pratica è un museo. C'è di tutto: armi, alabarde, armature, quadri, statue. Come stanzetta segreta sarà grande non dico come i Musei Vaticani, ma quasi.

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    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SU HEIDI



    Edited by joe 7 - 25/4/2024, 17:14
  7. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 16/4/2024, 18:54) 
    Ho visto questo film e l'ho ben presente, ma non é fra i miei preferiti dii Lupin.
    Interessante il personaggio di Kykio.

    PS: bentornato a postare.

    Grazie.

    Anche per me questo film di Lupin è decente, divertente, ma ho visto di meglio. Non è un capolavoro, ma si può guardare.
  8. .
    1994 - SPADA ZANTETSU, INFUOCATI! - COMMENTO
    Qui la trama

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    Spada Zantetsu è una storia divertente e piena di colpi di scena, dove, in particolare, veniamo a conoscenza di una ragazza che Goemon conosceva in passato: la ninja Kikyo.

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    Come si vede dagli orecchini che porta, simili a shuriken, il suo nome significa campanula cinese viola: stilizzata, sembra appunto uno shuriken. In Giappone, la campanula "kikyo" significa amore costante, fedeltà, obbedienza. Come si può vedere, questo sottolinea la doppiezza della ragazza ninja: tradisce portando addosso un fiore che significa fedeltà.

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    Campanula cinese, o "Kikyo"


    Può essere strano che un samurai conosca una ninja: infatti non c'è del buon sangue tra le due specializzazioni. Il samurai combatte secondo un suo codice d'onore, che un ninja non ha: oltre ad agire di nascosto, l'inganno è una sua caratteristica. Come si vede nella storia, poi, Kikyo inganna Goemon e lo colpisce a tradimento, mentre Gensai "muore" più volte: è tipico dei ninja usare dei kagemusha, guerrieri ombra. Quindi, tutte le volte che Gensai era stato "ammazzato", questi non era il vero Gensai, ma un ninja travestito da lui. Solo nello scontro finale, Lupin alla fine uccide il vero Gensai: e, guarda caso, lo fa con un inganno. Il nome Gensai contiene il termine "gen", cioè "misterioso, occulto". Infatti, lo spettatore non capisce perchè non muore mai. Gensai è del clan Hattori, il nome di un samurai; Goemon appartiene invece ad un non ben definito "Clan dai Cento paesi". Gensai dice che il clan di Goemon e il suo hanno la stessa origine. Ma non si sa null'altro al riguardo.

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    Gensai l'immortale. Più o meno.


    Il motivo dell'amicizia tra il samurai Goemon e la ninja Kikyo lo si può vedere, probabilmente, dalla storia dell'originale Goemon, che è stata presentata proprio all'inizio del film, nella rappresentazione kabuki per i 400 anni dalla sua morte.

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    L'originale Goemon rappresentato al teatro Kabuki.


    Il vero nome dell'antenato di Goemon era Kuranoshin Sanada. Nacque nel 1558 nella provincia di Iga, che oggi non esiste più: si trattava di una regione montagnosa vicino a Kyoto, quasi in mezzo al Giappone, ed era nota per essere stata la regione che ha dato origine ai ninja. Il padre di Sanada fu ucciso dagli uomini di Toyotomi Hideyoshi, importante signore feudale (daimyo), nel 1573, quando il futuro Goemon aveva 15 anni. Allora Sanada divenne un bandito ninja col nome di Goemon Ishikawa. Da qui il curioso legame tra il samurai dell'anime e i due ninja Kikyo e Gensai, visto che l'antenato di Goemon era un ninja. L'originale Goemon formò e guidò una banda di ladri dedita al saccheggio di ricchi e potenti signori feudali e mercanti, condividendo i bottini coi contadini oppressi dalle tasse: in pratica, fu un Robin Hood giapponese. Goemon non si accontentò di questo: tramava la vendetta contro Toyotomi per la morte del padre. Entrò furtivamente nel suo castello per uccidere il daimyo nel sonno. Ma Toyotomi possedeva un bruciatore di incenso magico che suonava all’entrata di un estraneo: Goemon fu scoperto e catturato. Fu giustiziato insieme alla sua famiglia, davanti al tempio buddista di Kyoto, mediante immersione in olio bollente: si salvò solo il figlio piccolo, tenuto sollevato sopra la testa da Goemon stesso. La sua esecuzione avvenne nel 1594, appunto 400 anni prima del 1994, l'anno di uscita del film Spada Zantetsu.1

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    E' da ricordare che il personaggio di Oden, il signore di Wano in One Piece, fece praticamente la stessa fine, salvando però nello stesso modo i suoi samurai e, indirettamente, suo figlio.


    Per la prima volta, il personaggio della "lupin girl" non compare, sostituita dalla ragazza ninja di Goemon: questo dà più spazio a Fujiko e al suo rapporto con Lupin, come vedremo. Il doppiatore storico giapponese di Lupin, Yasuo Yamada, morirà l'anno dopo questo film, quindi è stato il suo ultimo lavoro. E' da notare che Lupin qui si traveste da vampiro: ma per la verità i suoi abiti sono quelli di Lupin I, suo nonno. In questo film, sono presenti entrambi gli antenati di Goemon e Lupin, anche se in modo diverso.

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    Manca solo il monocolo.


    Jigen qui si traveste da lupo mannaro, una cosa che diventerà una sua caratteristica: spesso infatti userà questo travestimento. Notiamo qui anche il suo amore per le parole crociate, che compila ben due volte in questo film.

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    La parola "sakuga" tra le indicazioni delle parole crociate significa una clip di animazione breve e molto ben curata. Tipo l'inseguimento di Lupin in macchina nel Castello di Cagliostro, per esempio.


    Lupin cerca di afferrare il suo pupazzetto in mezzo agli altri, che rappresentano i membri della sua banda, Zenigata compreso. E sarà proprio lui a cercare di catturarlo usando una presa gigante.

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    Ovviamente, il personaggio di Chin Chin Chu è stato preso da Jabba the Hutt, il cattivo del Ritorno dello Jedi, il terzo film della trilogia di Guerre Stellari. O Star Wars, se preferite.

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    "Sì, si tratta di mio cugino!"


    Come Jabba, anche Chin è libidinoso e con un pessimo gusto: Goemon guarda con ribrezzo il suo letto arancione col cuscino col suo nome scritto sopra. Manco fosse un puttino.

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    "Ha messo il suo nome perchè ha paura di sbagliare letto?"



    FUJIKO FASHION

    La nostra Fujiko compare per la prima volta col travestimento di Calamity Jane. Con tanto di Colt 45 vera. Notate il travestimento da lupo mannaro di Jigen. Anche se somiglia di più a Pippo.

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    Per la maggior parte del film ha un look più casual (niente tute da motorizza, stavolta): mini pantaloni blu aderenti, un'ampia giacca bianca e un body fucsia: praticamente una tuta da palestra. Con Chin è senza giacca.

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    Il vestito finale di Fujiko ha un'origine inquietante: era stata catturata da Gensai mentre era sotto la doccia, quindi non aveva addosso niente, se non il telo della doccia. Quindi, chi le avrà messo il vestito nuovo? In ogni caso, è un vestito seducente, con una collana con un cuore rosso come pendaglio, un vestito blu scuro aderente con gonnellino e spaccatura col gioiello in mezzo al petto, i tacchi a spillo rossi. Con in più delle maniche leggere viola aggiunte al resto. Poi Chin la lascia in mezzo al gas ad ammazzare Lupin o a farsi ammazzare da lui. Non è chiaro quindi perchè le abbia fatto fare quel cambio di vestiti.

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    LA TENEREZZA DI FUJIKO?

    Essendo assente la Lupin girl, Fujiko qui mostra un'insolita tenerezza e attenzione verso Lupin: oltre ad essere davvero preoccupata per il suo tentativo di recuperare il dragone nel fondo del mare, gli prepara il caffè, cosa rara. Inoltre, dice a Lupin che lo ama, nascosto con la parola "anche". Ma non è tutto.

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    Mentre Fujiko attacca Lupin, condizionata dal gas, lui, per calmarla, le dà un bacio: e anche questo è un avvenimento raro. I baci tra loro due spesso avvengono in circostanze particolari, in cui Fujiko è fuori di sè: avviene lo stesso per esempio in Nostradamus.

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    Nel bungee jumping, Fujiko è riconoscente verso Lupin e lo abbraccia: anzi, l'ultima sua scena nel film mostra una Fujiko che abbraccia sorridente Lupin, anche se con un sorriso nascosto, con un leggero rossore sulle guance. Un buon saluto d'addio per Yamada, il doppiatore storico di Lupin, nel suo ultimo lavoro.

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    MODEL SHEET

    Spada-Zantetsu



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  9. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 15/4/2024, 22:35) 
    Ricordo bene questo film.
    Mi ricordo bene Chin, aveva un design particolare oltre ad un doppiatore azzeccato.

    In pratica aveva l'aspetto di Jabba Hutt di Guerre Stellari. ^_^
  10. .
    1994: SPADA ZANTETSU, INFUOCATI! - TRAMA
    SPADA ZANTETSU, INFUOCATI! (titolo originale giapponese)
    LUPIN - IL TESORO DEL TITANIC
    LUPIN III - IL MISTERO DEL DRAGONE

    Lupin-Zantetsu


    Regia: Masaharu Okuwaki. Ha fatto anche la regia di diversi episodi di Lupin III Terza serie.
    Sceneggiatura: Nobuaki Kishima. Ha sceneggiato doversi film di Doraemon e ha realizzato altri lavori.
    Character designer: Masatomu Sudo. E' stato character designer anche del film di Lupin "All'inseguimento del tesoro di Harimao", di Detective Conan e il primo film di "Lupin contro Conan", di Kenichi e altri.
    Musiche: Yuji Ohno (come al solito)
    1° trasmissione in Giappone: 29 luglio 1994
    1° trasmissione in Italia: 14 dicembre 2000 su Italia 1.
    DVD in Italia: Dynamic Italia (2002); Yamato Video (2005); De Agostini (2012)
    Precedente film: Lupin - Viaggio nel pericolo
    Film successivo: "All'inseguimento del tesoro di Harimao"

    TRAMA

    Siamo in un teatro Kabuki, dove si fa uno spettacolo che ricorda i 400 anni dalla morte di Goemon Ishigawa, l'antenato dell'attuale Goemon. Il samurai osserva commosso la rappresentazione, mentre Lupin, da un'altra parte, cerca di raccogliere un pupazzo con le sue fattezze da una macchinetta da Luna Park con le pinze: ma non ci riesce.
    "AARGH! Ce l'avevo quasi fatta!"
    Jigen sospira, mentre fa le parole crociate. "Piantala, Lupin. Hai già perso più di tremila yen per questa bambinata."
    "Zitto tu! Lupin III ottiene sempre quello che vuole! E' una tradizione di famiglia!"
    "Contento te...Goemon è ancora al teatro kabuki?"
    "Sì, starà ascoltando pieno di lacrime la storia dei suoi antenati. Non pensare però che io ci vada lì!"
    Lupin infila un'altra monetina e riprende l'attacco.

    Mentre Goemon osserva assorto lo spettacolo, compaiono dei ninja che lo attaccano, causando scompiglio. Goemon, con la spada, deflette shuriken, bastoni, catene e armamentari vari, saltando poi su un'impalcatura del teatro e rivolgendosi al capo del ninja, Gensai, un tizio con la cicatrice su un occhio.
    "Vogliamo la tua spada onnipotente!" esclama il tizio.
    Goemon non risponde e l'attacco continua, finendo fuori dal teatro e percorrendo le strade. Proprio mentre Lupin riesce a catturare il pupazzo, una scia di shuriken fa a pezzi la macchinetta. Jigen e Lupin devono farsi da parte per evitare l'orda di ninja che è alle calcagna di Goemon.
    "E' la prima volta che vedo dei ninja in un teatro kabuki" commenta Jigen.
    "Credo che siano fuori programma" risponde Lupin, entrando nel mischia insieme al pistolero.

    Dopo una battaglia serrata, i ninja si ritirano e compare la polizia, guidata da Zenigata. Goemon, però, si allontana dai due, mentre Zenigata minaccia:
    "Lupin, non mi scapperai! Ti mando l'Acchiappalupin!"
    Spunta fuori un dirigibile con delle pinze enormi, simili a quelle della macchinetta usata da Lupin, che è teleguidata da Zenigata: in poco tempo, Lupin e Jigen vengono catturati.
    "Ah ah ah! Lupin, sei mio! Apritevi, porte del carcere!" dice Zenigata ballando.
    "Dobbiamo fare qualcosa! Facciamo i ninja!"
    Lupin e Jigen si concentrano e riescono a sfuggire alla mega pinza scivolando via dalle loro giacche. Zenigata è furioso e riprende l'inseguimento.

    Intanto, Goemon, camminando da solo, incontra una donna anziana che fa la maga e ha una sfera di cristallo sul tavolo.
    "Deve fare attenzione, samurai" dice lei "vedo la morte nella sua strada."
    Si sente subito uno sparo: la vecchia cade a terra con un buco in fronte. Le cade la maschera: era Gensai e stava per ammazzare Goemon a tradimento, quando Lupin, con un colpo di pistola, lo aveva fatto fuori.
    "Questo non è riuscito a prevederlo, però" commenta Lupin. Poi chiede: "Perchè ti inseguono, Goemon? Cosa vogliono?"
    "Vogliono me. Vogliono questa!" e mostra loro la Zantetsuken, la sua spada. E aggiunge: "State lontani da me. O mi costringerete a..." fa uscire leggermente la spada dal fodero. Lupin non risponde e Goemon si allontana.
    "Bè, non potevamo aspettarci altro da un samurai" commenta Jigen.
    Una macchina passa dietro di loro e poi si allontana. Lupin riconosce l'uomo seduto dentro e si accende una sigaretta.
    "Penso che dovremmo fare un giretto a Parigi." dice Lupin.
    "A Parigi? Qui siamo a Tokyo!"
    "Il gioco comincia a farsi interessante."

    Siamo in un magazzino vicino alla Senna e Lupin controlla l'immagine dell'uomo che era seduto in macchina, usando il computer.
    "Questa faccia da maniaco non mi è nuova. Ecco: era Chin Chin Chu!"
    "Il re della mafia di Hong Kong? E che ci faceva a Tokyo?" si chiede Jigen.
    "Non lo so. Che ne dici, andiamo alla festa in maschera al Royal Chin?"
    "Il Royal Chin? Dov'è?"
    "A Hong Kong. E' lo yacht privato di Chin Chin Chu."
    "E come ci andiamo a Hong Kong?"
    "Con questo splendido bimotore."
    "Quel rottame? Starai scherzando, spero."
    Non stava scherzando. Lupin e Jigen viaggiano sul bimotore, che lascia una preoccupante scia di fumo per tutto il viaggio.
    "Non temere, è tutto sotto controllo. Forse dovremo fermarci una o due volte, però." precisa Lupin.
    "Cosa?"

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    Arrivano al Royal Chin: Lupin è vestito da vampiro e Jigen da lupo mannaro.
    "Gradite qualcosa da bere?" dice loro una coniglietta playgirl che ancheggia con un vassoio di bicchieri sulla mano. Lupin le risponde con entusiasmo:
    "Per il mio amico un Blue Moon (cocktail composto dal Martini e altri vini, ndr), per me mi prendo il tuo sangue!"
    Ma appena Lupin apre la bocca, si trova ad addentare una bottiglietta di succo di pomodoro. La responsabile è Fujiko, qui vestita da Calamity Jane.
    "Accontentati di questo, Lupin."
    "Fujiko! Bellezza mia, fammi assaggiare il tuo sangue!"
    Fujiko gli punta contro la pistola. "Attento, Lupin, questa pistola è vera! Contiene anche proiettili d'argento."
    "Guarda che coi vampiri non funziona, quelli sono per i lupi mannari!"
    "Però ti fanno male lo stesso."
    Jigen si toglie la sigaretta e dice, senza guardarla:
    "Che ci fai qui, Fujiko?"
    "Oh, che calorosa accoglienza" replica lei. E Lupin aggiunge:
    "Non essere così sospettoso, Jigen."
    "Io so solo una cosa, Lupin. Quando c'è di mezzo Fujiko, sono sempre rogne."
    "Guardate che io sono stata regolarmente invitata da Chin Chin Chu. E voi?" ribatte lei, mostrando il biglietto d'invito.
    "Anche noi, tesoro, lo vedi questo?" replica Lupin, mostrando il permesso.
    "Ottima falsificazione, bravo, Lupin."
    "La tua sfiducia mi ferisce."
    "Senti, Fujiko" sbotta Jigen "se hai in mente di sedurre Chin Chin Chu per prendergli dei soldi, stai perdendo il tuo tempo."
    "Che idea miseranda. Quali soldi? Io miro più in alto. Ad un tesoro, per spiegarmi meglio."
    "TESORO?"
    "Seguitemi."
    I tre percorrono abilmente i corridoi riservati dello yacht, mentre Fujiko inizia a spiegare:
    "Avrai sentito parlare del Titanic, Lupin"
    "E chi non lo conosce?"
    Si avvicinano ad una porta ed entrano di soppiatto: è buio e Lupin accende il suo accendino. Vede un modellino del Titanic.
    "Chin Chin Chu è interessato al tesoro che c'era nel Titanic" spiega Fujiko.
    Ad un certo punto, si accendono le luci e compare, seduto su un divano, Chin Chin Chu in persona.
    "Benvenuto, Lupin. Ti aspettavo."
    Lupin spegne l'accendino.
    "E' bello sentirsi attesi."
    "Prima di cominciare, facciamo un pò di storia" replica il capomafia "Il 10 Aprile 1912, il Titanic salpò per New York e, dopo lo scontro con l'iceberg, sprofondò in fondo al mare, a una profondità di 4.000 metri, con migliaia di vittime. Conteneva però un tesoro: una scultura di dragone che tuo nonno Lupin I voleva rubare. Era salito anche lui sul Titanic e fu tra i sopravvissuti."
    "Caro nonnino, gli piaceva stare al spasso coi tempi!"
    "Ma tuo nonno non riuscì a prendere il dragone, quindi adesso è possibile solo ai pesci ammirarlo, hahaha! Fu l'unico fallimento di tuo nonno!"
    Lupin non perde la calma e sorride. "Da questo deduco che neanche tu sei riuscito a prenderlo, giusto?"
    Chin Chin Chu inghiotte il rospo e, seccato, risponde: "Al momento no. Avevo mandato giù una sonda per recuperarlo, ma il dragone era scomparso: la cassaforte era aperta e c'era accanto uno scheletro. Cosa sarà successo?"
    "Boh, dimmelo tu."
    "Non ho una risposta. Se mi aiuti, facciamo società e così potrai riscattare il fallimento di tuo nonno."
    "Io? No, grazie, non mi va di collaborare con un brutto arnese come te. E poi, come facciamo coi 1547 morti?"
    "Di chi stai parlando?"
    "I morti del Titanic erano 1547: c'è scritto sulla targhetta del tuo modellino. Oseremmo svegliare il loro eterno sonno?"
    "Ho capito, la tua risposta è no. Avrei preferito non farlo, sai?"
    Chin fa uno schiocco di dita e, all'improvviso, la porta si apre ed entrano un mucchio di tizi vestiti da militari coi fucili in mano, puntati contro Lupin e gli altri.
    "Allora, ci hai ripensato?"
    "E se dico ancora di no?"
    "Faccio di te un bel piatto cinese, scannato vivo e cotto a puntino!"
    "Ugh" esclama Fujiko, disgustata. Questo tizio non ha stile.
    "Capisco. Dammi un minuto per riflettere" risponde Lupin, alzando il cappello e facendo scattare un congegno che manda dappertutto del gas: Lupin, Jigen e Fujiko scappano dalla finestra dello yacht, saltando sull'aereo con cui erano arrivati, che era stato messo vicino in attesa.
    "Ci vediamo, Chin Chin Chu. Ciao Ciao!" saluta Lupin, allontanandosi mentre l'aereo prende quota.
    Il boss mafioso li segue con lo sguardo, poi ridacchia.
    "Tutto va secondo il piano" Compare accanto a lui Gensai, che evidentemente non era morto.

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    Intanto, Goemon percorre le montagne, raggiungendo una cascata: alla fine, arriva al punto nascosto dove si trova la pergamena col segreto della superlega.
    "Il dragone non ha nessun valore senza la pergamena" sussurra.
    La raccoglie e la porta con sè. All'improvviso, viene attaccato di nuovo dai ninja, che stavolta lo immobilizzano con le corde: Gensai si rivela.
    "Tu? Allora sei ancora vivo! Anche tu fai parte del clan di Hattori?"
    "Esatto. Il tuo clan dai 100 paesi apparteneva alla stessa famiglia del mio clan, sai?"
    "Mi hai ingannato. Non era la spada che volevi allora, ma la pergamena!"
    "Infatti. Posso anche ucciderti adesso per prendertela con comodità."
    All'improvviso, compare una ninja femmina che, con shuriken e altre armi, abbatte i ninja e anche Gensai, che muore ancora (forse). Goemon, libero, punta la spada contro di lei.
    "Non è bello trattare così chi ti ha salvato" dice lei.
    "Allora sei proprio tu, Kikyo!" esclama Goemon.
    Goemon si ricorda di lei, quando era bambina e lui lo aveva ingannato con un Goemon finto che lei aveva assalito.
    "Era un trucco, Kikyo. Non sottovalutare mai il nemico" gli aveva detto. E la Kikyo bambina aveva protestato:
    "Cattivo Goemon!"
    Tornando al presente, Kikyo abbraccia Goemon:
    "Mi sei mancato tanto. Sono passati tanti anni."
    "Lo so."
    "Ma tu sei emozionato, stai tremando."
    "E' vero" risponde lui imbarazzato. "Rivederti è l'ultima cosa che mi sarei aspettato."
    "Da quando te n'eri andato, io ho continuato ad allenarmi seguendo i tuoi insegnamenti, così che tu potessi essere fiero di me. Vedi? Non sono più la ragazzina di un tempo."
    Goemon e Kikyo si rifugiano in una casa in mezzo ai boschi, mangiando qualcosa. Goemon dice tutto alla ragazza ninja.
    "Dunque vogliono la pergamena" conclude lei "Sappiamo che il dragone è scomparso più di ottant'anni fa. Qualcosa comincia a muoversi." "Questo segreto deve sempre rimanere nel nostro clan" afferma Goemon "Non mi sembri sorpresa, Kikyo. Lo sapevi allora che cercavano la pergamena?"
    "Sì, da quando hanno localizzato il drago. Si tratta di Chin Chin Chu, per non parlare di altri."
    "Se pensano di ostacolarmi, sarà meglio per loro che cambino idea, o moriranno!" conclude Goemon.

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    Intanto, a New York, sulla baia dove si trova un pozzo petrolifero, intervengono Lupin e Jigen, che, dopo aver messo a dormire le guardie, si allontanano con un batiscafo per raggiungere il Titanic e prendere la statua del dragone.
    "Mi senti, Fujiko?" chiede Lupin via radio.
    "Sì, ti sento bene, Lupin" risponde lei, seduta nella cabina di una barca.
    "Ooh, che vocina sexy! Ti prego, prova a dirmi Lupin ti amo, amore mio!"
    "Va bene, ma solo quando avrai trovato il tesoro!"
    "Affare fatto. OK, partiamo!"
    "Bene, buon divertimento, Lupin!" risponde lei.
    Cominciano a scendere e vedono un mucchio di squali che nuotano lì attorno.
    "Decisamente poco divertente" commenta Jigen, mentre controlla i dati sul Titanic "Dunque, dopo l'incidente la nave si era spaccata in due...ehi, lì, nel fondo del mare dove si trova, ogni due ore esce un geyser bollente. Questo complica le cose, Lupin."
    "Ce la caveremo, non preoccuparti. Per arrivare al fondo ci vorranno due ore e mezza. Prendi tu i comandi, io mi faccio un pisolino."
    "Ok, ok. Dove ho messo il cruciverba?"
    Jigen compila il cruciverba: praticamente non c'è niente da fare, perchè la discesa è automatica, bisogna solo stare pronti in caso di imprevisti. Ad un certo punto, tutto vibra.
    "Cos'è?" chiede Jigen.
    "Non preoccuparti, è il geyser" gli risponde Lupin.
    "Cos'erano quei rumori, Lupin?" chiede Fujiko alla radio.
    "Niente, tesoro, una forte corrente. Qui tutto ok."
    Jigen tira un sospiro di sollievo: "Temevo che il batiscafo stesse per cedere sotto la pressione dell'acqua."
    "E' di titanio, è impossibile che ceda. Ci vorrebbe la spada di Goemon per tagliarlo."
    "Già, Goemon. Hai un'idea del perchè si è comportato così?"
    "Non saprei. Spero solo che non si metta a tornare a piangere al teatro kabuki."
    Scendono a 3700 metri, poi 4000. Il Titanic compare davanti ai loro occhi e Lupin indossa lo scafandro: Jigen gli indicherà via radio la strada per raggiungere il dragone nella cabina dove era stato collocato. Si collega la bombola ad ossigeno e parte. Lupin si spaventa ad un tratto: ci sono degli uomini morti, ma non sono i passeggeri del Titanic. Portano gli scafandri come lui: erano gli uomini di Chin Chin Chu, che erano scesi per prendere il dragone. Come mai non ci sono riusciti? E perchè sono morti?
    "Non me l'aspettavo" commenta Lupin. "Sempre più interessante!"
    "Tutto bene, Lupin?" chiede Fujiko via radio.
    "Sì, chérie."
    "Sei arrivato, Lupin: la porta a sinistra, lì c'è il dragone."
    "OK, Jigen, adesso entro. Aspetta, ma qui non c'è nulla. C'è una scatola, ma è vuota...e c'è un uomo sotto, cioè un teschio...hmm?"
    Lupin afferra un oggetto arrugginito nelle vicinanze e non crede ai suoi occhi. E' il pezzo di un'elsa di spada da samurai.
    "Questo tizio era giapponese?" si chiede.
    "Senti, Lupin, il posto è quello. Forse c'è un'altra via d'accesso..." suggerisce Jigen, sempre via radio.
    "Un passaggio segreto? Siamo sul Titanic, non nel Castello di Cagliostro. No, credo che il motivo sia un altro. Lo vedremo tra un minuto." "Di cosa parli?"
    "Quello che hai detto tu. Il geyser, ricordi? Vorrei proprio vederlo da qui. Tra un minuto dovrebbe spuntare...ecco!"
    Il geyser spunta fuori, ma è così violento che Lupin finisce intrappolato: è costretto ad abbandonare la bombola di ossigeno. Gli rimangono solo 10 minuti d'aria. All'improvviso, spunta fuori il dragone: era spinto in continuazione in basso e in alto dal geyser. Lupin riesce ad afferrarlo a fatica, ma poi si trova intrappolato in uno dei fumaioli del Titanic e non riesce più ad uscire.
    "Lupin, mi rispondi?" chiede Fujiko, preoccupata.
    "Non risponde" dice Jigen "Ha meno di dieci minuti."

    Chin Chin Chu, nel suo sommergibile lì vicino, ascolta le comunicazioni tra di loro e sorseggia un drink.
    "Mi sa che Lupin dovrà dire le sue ultime preghiere."

    "Gli restano tre minuti" dice Jigen, sudando freddo.
    "Lupin!" esclama Fujiko.
    Lupin usa l'ultima risorsa: una bomba. "Speriamo che lo scafandro regga."
    L'esplosione spacca il fumaiolo e Lupin riesce ad allontanarsi: Jigen gli si avvicina col batiscafo. Ma lo scafandro, ad un certo punto, va a pezzi e Lupin finisce schiacciato dalla pressione: riesce ad entrare per miracolo nel batiscafo.
    "Stavolta me la sono vista brutta. Ma ora ho il dragone."
    "Lupin!" esclama Fujiko, sollevata "Ero sicura che l'avresti recuperato!"
    "Esatto! Fammi una bella tazza di caffè caldo per quando arrivo, me la sono meritata!"

    "Lupin ha fatto un ottimo lavoro" dice Chin "Vai coi siluri, Gensai!"
    Il sommergibile di Chin manda i siluri contro il batiscafo: Jigen li avvista al radar.
    "Arrivano due siluri!"
    "E' opera di Chin. Mandagli la sorpresina" risponde Lupin.
    Il batiscafo espelle un missile che, col suo calore, attrae gli altri due: poi Lupin lo fa virare a distanza e lo fa dirigere verso il sommergibile di Chin, provocando un'esplosione, non grave, ma che rallenta il mezzo.
    "Maledetto Lupin, ma avrò quel dragone!" esclama il capomafia.

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    Emergono e salgono sulla nave di Fujiko.
    "Ecco il caffè, come promesso"
    "Sei un tesoro, Fujiko."
    All'improvviso, da un'aquilone, scendono Goemon e Kikyo, che atterrano sulla nave: la ragazza ninja cattura subito Fujiko, puntandole un coltello alla gola.
    "Consegnami il dragone!" esclama il samurai.
    "Ma Goemon, che ti prende? Non ci presenti la tua ultima conquista?" risponde Lupin.
    "Mi chiamo Kikyo" risponde lei "Appartengo al clan Iga, come Goemon. Abbiamo il dovere di custodire questo dragone!"
    "E perchè?"
    "Niente domande, Lupin" risponde Goemon "Consegnaci il dragone e basta."
    "Te lo scordi, caro: io ho rischiato la vita per recuperarlo, non lo dò certo al primo che passa per strada!"
    "Ma per te non ha nessun valore" insiste Goemon.
    "Non cedere! Non darglielo, Lupin!" esclama Fujiko.
    Ma Kikyo la tiene più strettamente: "Se non ce lo dai subito, questa donna morirà!"
    "Mah, come volete. Eccolo qua!"
    Lupin lancia molto in alto in dragone e i due lo seguono con l'occhio: Jigen ne approfitta per prendere la pistola sul tavolo e spara a Kikyo, disarmandola e liberando Fujiko. Goemon attacca Lupin, che si difende col dragone: la spada di Goemon viene respinta in un bagliore di luce.
    "Che significa questo?" si chiede Lupin.
    "Non importa" replica Goemon "Consegnacelo...eh?"
    Sentono sparare: sono arrivate delle navi coi poliziotti armati e guidati da Zenigata. Goemon e Kikyo si allontanano col loro aquilone, e Zenigata fa sparare a tutta birra contro la nave, che viene bucherellata da ogni parte: non compare più nessuno.
    "Piantala, Lupin! Lo so che sei vivo! Arrenditi!" grida Zenigata dal megafono.
    Ma la nave si divide in due e da lì parte un enorme papero di colore giallo, dentro il quale Lupin e Jigen si allontanano pedalando, sotto lo sguardo perplesso di Fujiko, seduta dietro di loro. Zenigata e gli altri scoppiano a ridere.
    "Non penserai mica di scappare così, Lupin? E' ridicolo!" ridacchia l'ispettore.
    Fujiko è d'accordo con lui: "Mi sento a disagio, è imbarazzante" dice lei.
    "Infatti non mi sembra un mezzo adatto per la fuga" rincara Jigen.
    "Va bene, come volete!" Lupin schiaccia un bottone e il papero parte a razzo. "Eccovi il Jet acquatico!"
    "Accidenti, inseguitelo!" grida Zenigata. Mentre si allontanano, Lupin passa un bazooka a Jigen:
    "Fai la tua parte."
    Jigen spara e il proiettile del bazooka scoppia, diventando una cappa di colla che imprigiona Zenigata e tutti quanti. Zenigata grida e minaccia a tuto spiano.
    "Questa fuga è stata quasi un'opera d'arte!" sghignazza Lupin.
    Ma, all'improvviso, emerge il sottomarino di Chin, che solleva il papero sopra di sè. Si trovano tutti di nuovo circondati da tizi coi fucili.
    "La cosa sta diventando monotona" commenta Jigen.
    "Abbiamo dei nemici con poca fantasia, in effetti" conferma Lupin.
    Compare Gensai accanto a Chin. Quindi non era morto per la seconda volta.
    "Ma guarda, quello lì credevo di averlo ucciso!" esclama Lupin, sorpreso. "Ti avevo sparato in fronte!"
    "Non ci si libera facilmente di Gensai della colonia!"
    "Purtroppo" sospira Lupin.
    "Sapevo che saresti riuscito a prendere il dragone, Lupin. Ci sei cascato, ti avevo stimolato a farlo!" sogghigna Chin.
    "Sapevo già che stavi bluffando, Chin, ho solo voluto stare al tuo gioco. Dopotutto, era coinvolto l'onore di mio nonno. Dimmelo, dai: che segreto porta questa stupida statua di metallo da due cent?"
    "La miglior suspense è il mistero" risponde Chin.
    "Come la fai lunga" dice Lupin, esasperato.

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    "Almeno...Eh? Fujiko, che fai?"
    Fujiko prende la statua e si incammina verso Chin. "Mi spiace, Lupin" poi si rivolge a Chin: "Sai, vecchio satiro, non ho voglia di morire qui, preferirei farlo in un bel letto caldo!"
    "E' un bel letto che vuoi? Si può fare" sogghigna lui."
    "Hai visto che voltafaccia? Tutte uguali le donne" sbotta Jigen.
    "Guardati da ragazze come quelle, ti trovi nei guai senza accorgertene" conferma Lupin.
    "Lo sai che faccio a chi mi tradisce, dolcezza?" chiede Chin.
    "Sì, lo so: finisce in bella vista come piatto del giorno. Ma stai tranquillo, piccolo purcel, che non ti tradirò mai" risponde Fujiko.
    "Bene, adesso dammi quello che voglio, il dragone!"
    "Eccotelo qua, pancione mio."
    "Bene. Pronti a far fuoco!"
    "Odio questo tipo di situazioni" commenta Jigen.
    "Mi dispiace tanto, Lupin! Amo anche te, lo sai!" dice languidamente Fujiko.
    "Sì, non ne ho mai dubitato. E ti confesso che anch'io ho sempre avuto un debole per te. Ma so che tu sai anche questo. Posso fumare l'ultima sigaretta, Chin?"
    "Sì, ma non prendermi per scemo."
    Gli prende il pacchetto di sigarette e lo butta in mare, dandogli uno dei suoi sigari e accendendoglielo.
    "Così non userai le tue diavolerie."
    Lupin aspira il fumo del sigaro poi sogghigna: "L'hai fatto tu, non io."
    "Eh?"
    Il pacchetto gettato in acqua getta fuori una gran quantità di gas che copre tutta la zona in un attimo. Tutti sparano, ma Lupin e Jigen sono già lontani.
    "Ciao ciao, Chin Chin Chu! Grazie per il sigaro!"
    Le risposte di Chin sono state censurate.

    La scena si sposta ad Hong Kong, dove Lupin e Jigen seguono Chin Chin Chu, che è nella sua Rolls Royce insieme a Fujiko: infatti, prima di allontanarsi dal sommergibile, Lupin aveva messo un tracciatore di nascosto nel colletto di Chin.
    "Sta andando da quella parte, muoviamoci!" dice Jigen, con in mano il computer tracciatore.
    "Un attimo, sto finendo il sushi!" protesta Lupin.
    Nel frattempo, in macchina, Chin accarezza le gambe di Fujiko.
    "Che bella pelle che hai, che gambe, hai fatto bene a scegliere me! Io posso darti quello che uno come Lupin non ti darà mai: il lusso! E ti farò morire in un letto caldo ogni volta che vorrai!"
    "Davvero, porcellino?" Vecchio maiale, mi si rivolta lo stomaco solo a guardarlo, ma devo sopportare fino a quando avrò scoperto il segreto del dragone! "Senti, mi piacerebbe che tu mi svelassi il segreto del dragone."
    "Ah, ti piacciono i segreti, eh? Intanto, questo dragone non vale niente, è solo un pezzo di metallo: ma con la pergamena, avrà un valore immenso" risponde Chin.
    "Che pergamena?"
    "Poi lo saprai."
    Zenigata, che si trova anche lui a Hong Kong, spia col binocolo e vede Lupin che è sulle tracce di Chin.
    "Lo sapevo che eri qui, maledetto criminale! Non mi sfuggirai!"

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    Lupin e Jigen hanno seguito in macchina la Rolls di Chin, fino ad arrivare alla sua villa privata. Jigen esamina le difese.
    "Barriere elettriche, cani da guardia, soldati armati...sarà dura entrare, Lupin."
    "Che ne dici del mio travestimento da Gensai?"
    "Non male, ma non ti dona."
    "Per forza, Gensai è un bruttone con la faccia sfregiata. Aspettami qui e indicami col computer la strada per arrivare da Chin."
    "OK."
    Lupin /Gensai va verso le guardie, che lo fermano subito.
    "Sono Gensai, idioti, aprite il cancello!"
    "Ma signor Gensai, non vi avevamo visto uscire!"
    "Per forza, sono un ninja. Invece di guardare le farfalle, fate attenzione a Lupin! Fatemi passare, svelti!"
    "Che sta facendo vestito così?" si chiede Zenigata, nascosto dietro un albero. Poi scatta fuori e urla: "Fermate quell'uomo! E' Lupin!" Lupin/Gensai è sorpreso, ma non si fa scomporre.
    "Buttate fuori quel demente!"
    "Demente? Io sono l'Ispettore Zenigata dell'Interpol..."
    Ma si trova circondato da ferocissimi cani da guardia e si mette a scappare a 100 metri all'ora per sfuggire ai mastini, arrampicandosi su un albero. "No, no, no! Maledetto Lupin!"
    Nel frattempo, si infilano nella villa anche Goemon e Kikyo. Lupin, nelle vesti di Gensai, percorre gli enormi corridoi della villa.
    "Mica male, ci si potrebbe fare una partita di calcio. Jigen, ci sei?"
    "Sì, vai sempre avanti per dieci metri, poi a sinistra: Chin dovrebbe essere lì."
    Anche Goemon e Kikyo entrano nella villa, raggiungendo la camera da letto di Chin Chin Chu, con tanto di lettone enorme a baldacchino con un cuscino rosso col nome del boss mafioso sovraimpresso.
    "Che pessimo gusto!" commenta schifato Goemon.
    Ma Kikyo lo abbraccia e lo fa cadere sul letto.
    "Ma che fai?"
    "Sì, ti voglio, Goemon!" e infila la mano nel camice di Goemon, per prendergli la pergamena: ma lui la ferma.
    "Ma cosa fai, Kikyo? Non mi sembra il caso nè il momento!"
    "Perchè parli così, Goemon? Non c'è nulla di male!"
    "Noi abbiamo una missione, recuperare il drago!"
    "Lo so" sbuffa lei, esasperata.

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    Lupin/Gensai arriva nella camera indicata da Jigen, ma è vuota. Eppure il segnale viene da lì.
    "Il solito passaggio segreto, immagino" commenta Lupin, esaminando la zona e soffiando della polvere in un punto sospetto: delle orme. Tombola. Riesce ad aprire il passaggio: una specie di caverna con tanto di sala torture. In fondo Lupin vede Chin e Fujiko.
    "Allora, caro Chin, qual è il segreto del dragone?" chiede lei.
    "Ah, grazie a questo tutte le ricchezze saranno mie, tutto il mondo sarà mio!"
    "Mi sembra un pò esagerato. Cosa sarebbe questo dragone, una statuetta portafortuna? Guarda che te ne posso trovare a centinaia nel negozio più vicino."
    "Niente di tutto questo. Il dragone è stato realizzato con un metallo ancora più forte della spada di Goemon. Fu realizzato da un antenato di Goemon, colui che aveva realizzato la sua spada Zantetsuken. Ma, quando scoprì di aver creato un metallo ancora più forte, si spaventò e sigillò la formula nel dragone, e lo nascose nella dimora ninja degli Iga. Ma, secoli dopo, un giapponese rinnegato rubò il dragone per venderlo in America. Ed era salito sul Titanic. Come vedi, tutto coincide."
    Fujiko osserva incuriosita il dragone. "E come farai a scoprire questa formula?"
    "Con la pergamena di Goemon, nascosta tra i monti Iga. Contiene le istruzioni per effettuare il rituale che permetterà al dragone di ritornare alla sua forma originaria, che era quella di una tavoletta con la scritta della formula. E così costruirò un'arma invincibile, indistruttibile, contro l'umanità!"
    "Ma guarda un pò."
    All'improvviso, il divano su cui è seduta Fujiko diventa un letto e Chin le va sopra.
    "Vuoi diventare la mia donna, Fujiko?"
    "Er...non mi sento ancora pronta."
    Ma Chin le si avvicina per baciarla e Fujiko è disgustata. In quel momento si avvicina Lupin travestito da Gensai:
    "Signor Chin, Lupin è qui!"
    "Come qui? Qui dove?"
    "Davanti a lei, non lo vede?"
    "Uh?"
    Lupin lo stende con un cazzotto.
    "Speravo tanto che venissi a salvarmi, Lupin! Se tu non fossi venuto, lui..."
    "Lo so, ma non potevo permettere che quella palla di lardo ti mettesse le sue sudicie mani addosso!"
    "Non è che tu sia tanto più bello messo così."
    "Dovrai sopportarlo per un pò. Ma dopo che siamo fuori voglio un bacino, eh?"
    "E' alle soglie dell'inverosimile" dice disgustato Jigen, che ha sentito tutto.
    Mentre i due, dopo aver preso il dragone, scappano, all'improvviso Lupin incontra il vero Gensai. E compaiono anche Goemon e Kikyo. Per sicurezza, Goemon taglia tutti i vestiti al falso Gensai, facendo comparire Lupin.
    "Guarda che è con lui che devi combattere!" obietta Lupin.
    "Voglio quel dragone!" risponde il samurai.

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    "Ecco cosa vi aspetta!" risponde il vero Gensai, che fa aprire una botola col fondo pieno di coccodrilli.
    Lupin lancia un filo che si pianta sul soffitto, così i quattro restano sospesi a mezz'aria, aggrappati l'uno all'altro. Kikyo è quella più in basso. Lupin ha le mani occupate: una per il filo, l'altra perchè regge Fujiko.
    "Presto, Fujiko, la pistola!"
    Lei afferra la pistola sotto la giacca di Lupin e spara a Gensai in fronte, che così muore per la terza volta. Forse. Lui cade nella botola, ma la sua spada taglia il vestito di Goemon, dal quale esce la pergamena. Kikyo molla Goemon per afferrare la pergamena.
    "Kikyo! No!" grida Goemon.
    Ma è troppo tardi: la ragazza e Gensai finiscono in bocca ai coccodrilli.
    Jigen, che aveva capito la situazione, mette sulla macchina il lanciamissili e parte, cannoneggiando il cancello e lanciando bombe e bazookate a destra e a manca.
    "Fate largo, arriva Jigen!"
    Jigen entra nella villa, spaccando la parete e raggiungendo Lupin. "Presto, Lupin, andiamo! Non c'è tempo!"
    "Lo so."
    Tutti sono usciti dalla botola, ma Goemon è sconvolto per la morte di Kikyo.
    "Coraggio, Goemon. Kikyo è morta e devi accettarlo. Andiamo!"
    Partono, mentre Lupin, col bazooka in mano, dice:
    "Prendete questo, e questo, e questo, e questo, e questo, e questo, e questo, e questo, ecc."
    La villa è tutta in fiamme. Ma Chin non è ancora sconfitto: dice a due persone misteriose di prendere il dragone e di ammazzare tutti loro, tranne Fujiko, che la vuole viva.

    equesto


    Nella stanza di un hotel, Lupin dà il dragone a Goemon.
    "Tieni, questo è tuo. Ho ottenuto alla fine l'oggetto che mio nonno non era riuscito a prendere, quindi non ho più alcun interesse su questo. Conservalo in ricordo di Kikyo."
    Goemon non risponde e guarda al di là della finestra: è ancora sotto shock. Lupin esce e si dirige verso la sua camera, piuttosto pensieroso, in compagnia di Jigen e Fujiko. La ragazza va nella sua camera e Jigen chiede a Lupin:
    "A cosa stai pensando?"
    "A Kikyo. Qualcosa non quadra."
    "E che sarebbe?"
    "Che senso ha andare a prendere la pergamena, finendo tra i coccodrilli? Sarebbe andata perduta comunque. Più ci penso e meno mi convince."
    Mentre Fujiko si fa la doccia, compare Gensai, vivo per la terza volta, che la cattura. Intanto Goemon, seduto a gambe incrociate, fissa il dragone pensando a Kikyo: alla fine piange. Ma, poco dopo, è scioccato: Kikyo è davanti a lui, ferita.
    "Kikyo? Sei viva?"
    Lei cade tra le braccia di Goemon.
    "Ma come hai..."
    Goemon si interrompe: Kikyo l'ha appena pugnalato al fianco.
    "Perchè...?"
    "Ti fidi troppo, Goemon." Prende il dragone, sogghignando: "Ora abbiamo tutto."
    Arrivano Jigen e Lupin, ma Kikyo lancia alla parete un pugnale con una bomba attaccata, poi esce dalla finestra planando e allontanandosi.
    "Goemon, stai bene?"
    "Ha preso il dragone, Lupin!"
    Lupin osserva il pugnale alla parete.
    "Sta per esplodere!"
    L'esplosione scuote tutto il piano del palazzo.

    Al laboratorio di Chin, gli scienziati hanno completato le analisi della pergamena e realizzato il liquido che trasformerà il dragone nella lastra originaria, con la scritta per la produzione del supermetallo. Chin osserva tutto, affiancato da Gensai e Kikyo. Fujiko, legata a una sedia, si sveglia.
    "Dove sono?"
    "Finalmente ti sei svegliata" dice Chin.
    Fujiko osserva sorpresa Kikyo, viva, accanto a Chin.
    "Kikyo? Allora tu..."
    "E' giunto il momento della rinascita del dragone" dice solennemente Chin.

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    Intanto, Lupin, Jigen e Goemon, che sono sopravvissuti, riescono a raggiungere il laboratorio di Chin: vengono avvistati sullo schermo.
    "I tre impiastri sono tornati" commenta Chin.
    Lupin e gli altri entrano in una stanza, dove vedono Fujiko appesa per le mani da una catena. Goemon taglia la catena e Lupin la raccoglie: all'improvviso, Lupin sente una puntura e Fujiko salta via con un balzo.
    "Fujiko, ma cosa...? Sono immobilizzato."
    "Anch'io" dice Jigen.
    "Il trucco dell'ombra, Goemon, te lo ricordi? Me lo avevi insegnato tu!"
    Kikyo si toglie il travestimento di Fujiko.
    "Kikyo! Perchè mi hai tradito?"
    "Tradito? Ti sbagli, Goemon: non ho tradito nessuno, Perchè io non sono mai stata dalla tua parte."
    "Ora capisco" dice Lupin a fatica "La persona che aveva detto a Chin che il dragone era finito nel Titanic eri tu."
    "Esatto, bravo, Lupin. L'uomo che rubò il dragone era il mio bisnonno, che morì nella nave. L'avevo scoperto solo di recente e poi l'ho rivelato a Chin. Con questo, io sarò la padrona assoluta dell'umanità!"
    Si apre una parete e Chin si rivela, insieme a Fujiko legata alla sedia. Mostra loro la struttura dietro di lui:
    "Ecco qua il mio capolavoro: un bombardiere stealth realizzato con la superlega!"
    Fujiko viene gettata insieme a Lupin e gli altri: la loro camera si chiude e viene riempita di gas.
    "Quel gas trasforma gli uomini in belve: vi ucciderete l'un l'altro!"
    "Aspetta, Chin, risparmiami, farò quello che vuoi!" dice Fujiko.
    "Hai avuto la tua possibilità e l'hai sprecata, Fujiko. Ora devo lasciarvi: con lo stealth creerò caos, panico, disperazione!"
    I quattro si guardano.
    "Cosa facciamo, Lupin?" chiede Fujiko, allarmata.
    "Trattenete il respiro!"
    Ma è inutile: iniziano ad impazzire e a picchiarsi. Lupin riesce a rimanere lucido e a contattare il suo aereo, da cui fa lanciare un missile che fa esplodere il laboratorio di Chin e fa uscire il gas dalla camera. I quattro respirano con sollievo l'aria e si riprendono.

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    "Andiamo sull'aereo, bisogna fare il gran finale!" esclama Lupin.
    Mentre escono dal laboratorio, lanciano delle bombe che lo fanno esplodere in più punti. Ma compare Gensai.
    "Fermi tutti!" ordina il ninja.
    "Abbiamo piazzato delle bombe, Gensai, tra poco scoppieranno. E' meglio se filiamo!"
    "Non se ne parla, vi ammazzerò tutti!"
    "Ci penso io a lui" dice Goemon.
    "No, tu sei la nostra carta vincente" obietta Lupin "A lui ci penso io!"
    Gensai cerca di affettare Lupin, ma lui, con un trucco, riesce a sparargli in testa.
    "E speriamo che questa sia la volta definitiva, Gensai...hai rotto abbastanza coi tuoi ritorni!"
    Partono tutti a bordo dell'aereo.
    "Siamo in quattro, Lupin, non è che superiamo il limite di peso?" chiede Fujiko.
    "Non è il tempo di pensare a questo, partiamo. E poi tu, chérie, sei leggerissima, non preoccuparti!"
    Intanto, lo stealth di Chin fa a pezzi l'aviazione americana e si dirige a New York per bombardarla.
    "Ci resta l'ultima carta da giocare, vero Goemon? La tua spada invincibile!" dice Lupin.
    "Ma lo stealth è fatto da una lega più forte della tua spada, Goemon!" obietta Fujiko.
    "Non c'è nulla che la Zantetsuken non possa tagliare!" afferma il samurai.
    Goemon taglia lo stealth, senza risultato.
    "Crede di tagliarmi, quell'imbecille!" sghignazza Chin.
    Anche Kikyo si mette a ridere, e apre il comando per sparare:
    "Muori, Goemon!"
    Il samurai deflette i proiettili, e dice a Lupin:
    "Fammi passare ancora attraverso lo stealth!"
    "Ne ho abbastanza, Lupin, fammi scendere!" esclama Fujiko.
    "E dove?"
    "E' inutile lanciare dei proiettili" dice Chin" Manda loro un missile automatico!"
    "D'accordo!" esclama Kikyo.
    Il missile parte e Lupin cerca di evitarlo: nel farlo, attraversa di nuovo lo stealth, e Goemon lo taglia ancora. Fanno la stessa cosa più volte, fino a che l'aereo di Chin finisce letteralmente tagliato in due.
    "Ma...è impossibile!" dice stupito il capobanda.
    Inoltre, il missile che inseguiva l'aereo di Lupin esplode in mezzo allo stealth: Chin muore tra le fiamme e Kikyo precipita in mare, davanti agli occhi di Goemon.
    "Goemon ce l'ha fatta!" gridano tutti.
    Jigen nota un dettaglio significativo:
    "Questo è lo stesso punto in cui è affondato il Titanic. Ironico: l'aereo che doveva essere indistruttibile, cade in fondo, insieme alla nave che doveva essere inaffondabile."
    "Potrai rivedere il tuo bisnonno, Kikyo" dice cupo Lupin.
    All'improvviso, l'aereo di Lupin non ce la fa più: perde un pezzo e Fujiko cade giù. Lupin, con una corda legata a sè, si tuffa ed afferra Fujiko: la corda li tira su e giù in continuazione, manco facessero bungee jumping. Arriva Zenigata a bordo di un elicottero:
    "Lupin, ti dichiaro in arresto!"
    "Ho salvato il mondo, Zazà, almeno dovresti dirmi grazie!"
    "Taci! Arrenditi!"
    L'aereo, con Lupin e Fujiko appesi, si allontana, inseguito dall'elicottero di Zenigata. Intanto, il dragone, caduto in acqua insieme allo Stealth, si deposita accanto ai resti sia dell'aereo che del Titanic, rimanendo lì come eterno guardiano.

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    Edited by joe 7 - 16/4/2024, 17:11
  11. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 14/4/2024, 22:42) 
    Incredibile come certe cose dette nella Divina Commedia siano attuali ai giorni nostri.
    Soprattutto la parte del "fumo di satana", che mi fa pensare all'epidemia di Politically Correct degli ultimi anni.

    Sono io il primo a sorprendermi. Quando faccio l'analisi di un canto di Dante, è pazzesco quello che tiro fuori alla fine. Ogni volta è un'avventura: non so mai come sarà l'articolo su Dante che preparo. In pratica, sono un lettore anch'io, quasi.
  12. .
    CITAZIONE (Andrea Micky 3 @ 13/4/2024, 14:56) 
    Et voilà: https://blog.screenweek.it/2024/04/spyxfam...ano-886554.php/

    Spero che tu riesca a vederlo.

    L'ho visto: è bellissimo, grazie! Spero di riuscire a vederlo al cinema, nonostante tutti miei impegni! ^_^
  13. .
    PARADISO CANTO 18 - QUINTO CIELO DI MARTE: SPIRITI COMBATTENTI PER LA FEDE - PASSAGGIO AL SESTO CIELO DI GIOVE: SPIRITI GIUSTI (seconda parte)
    (primo post: qui; precedente post: qui)

    SAN-GIORGIO
    Curiosamente, tra gli spiriti combattenti manca San Giorgio. Veneratissimo, è patrono dell'Inghilterra e di altri Paesi.


    Siamo sempre al Quinto Cielo di Marte: Cacciaguida continua la presentazione degli Spiriti Combattenti. Prima aveva presentato Giosuè, Giuda Maccabeo, Carlo Magno e Orlando. Ora abbiamo la presentazione degli Spiriti Combattenti successivi.

    GUGLIELMO D'ORANGE E RENOARDO: LA COPPIA EROICA

    GUGLIELMO-D-ORANGE
    Guglielmo d'Orange: per rendere il personaggio, ho preso un'immagine dell'anime King Arthur.


    Dante così li presenta, tutti insieme, in una sola terzina:

    Poscia trasse Guiglielmo e Rinoardo (Poi Guglielmo d'Orange e Rinoardo)
    e ‘l duca Gottifredi la mia vista (e Goffredo di Buglione attrassero la mia vista)
    per quella croce, e Ruberto Guiscardo (lungo quella croce, e così Roberto il Guiscardo.)

    Guglielmo d'Orange era chiamato anche Guglielmo d'Aquitania o Guglielmo Fortebraccio. Era un Duca e membro della famiglia reale; fu anche consigliere di Carlo Magno e un valoroso uomo d'arme. Combattè contro i Baschi Vasconi risiedenti a Navarra (Spagna), alleati dei Mori (tra l'altro, la Navarra confina proprio col famoso passaggio di Roncisvalle, dove morì Orlando). Respinse anche i Saraceni, guidati dall'Emiro di Cordova (Spagna) Hisham I, che voleva fare la Guerra Santa contro il resto dell'Europa. La battaglia avvenne nel 793 al fiume di Orbieu (Carcassonne), nel sud della Francia, cioè nella regione dell'Aquitania. Partecipò anche alla conquista di Barcellona, che fu strappata ai Mori.

    Divenne marchese della Marca di Spagna, istituita da Carlomagno: si trattava del territorio spagnolo tolto ai musulmani (era composta dal nordest (Navarra) e dal sudest (Barcellona) della Spagna, nelle aree quindi vicine ai Pirenei). Per proteggersi dalle incursioni dei Mori circostanti, lungo tutta la Marca furono istituite delle guarnigioni militari: si trovavano a Barcellona, Gerona, Lleida. A Gerona, in particolare, Guglielmo d'Orange fondò un monastero, dove, negli ultimi anni di vita, si ritirò vivendo da frate e facendo penitenza. Morì laggiù nell'812, ed era da tutti già venerato come santo. Intorno alla figura di Guglielmo d'Orange nacque un ciclo di canzoni sulle sue imprese (le famose chanson de geste francesi, come la Chanson de Roland). Questo ciclo di canzoni fu chiamato "Ciclo di Orange" ed ebbe molta fortuna nel Medioevo, specialmente in Italia. Adesso è praticamente dimenticato.

    RENOARDO

    BENKEI
    Il gigantesco e fortissimo Renoardo, ex-musulmano e fedele amico di Guglielmo d'Orange. Il personaggio di Benkei che presento qui, che era l'enorme monaco al servizio del suo amico, il samurai Minamoto, rende l'idea di Renoardo. Secondo la leggenda, Benkei morì combattendo, ma rimanendo in piedi anche da morto.


    Renoardo non è un personaggio storico, o meglio, la sua esistenza non è storicamente provata. E' uno dei protagonisti del "Ciclo d'Orange": era un saraceno di umili origini, che faceva lo sguattero. Il suo nome completo infatti era "Rainouart au tinel", cioè "Renoardo dal tinello". Era dotato di una forza smisurata, e la sua arma era una clava. Convertito al cristianesimo da Guglielmo d'Orange, divenne il suo fido compagno d'arme, sul modello del legame esistente fra Carlo Magno e il paladino Orlando. È uno dei principali personaggi del Ciclo d'Orange e anche lui finisce i suoi giorni come monaco in penitenza, come il suo signore.

    GOFFREDO DI BUGLIONE, IL DIFENSORE DI GERUSALEMME

    GOFFREDO-DI-BUGLIONE
    Goffredo di Buglione è nominato capo della conquista e difesa di Gerusalemme. La sua forza era leggendaria: con un solo colpo della sua spada, tagliò la testa ad un enorme cammello.


    Goffredo di Buglione (1060-1100) è stato un cavaliere franco e uno dei comandanti della Prima Crociata. Torquato Tasso ne fece il protagonista della sua Gerusalemme liberata. Nacque a Baisy, in Francia, e la sua carica fu quella di Duca di Lorena. Per le spese della spedizione della Crociata non esitò a vendere i suoi castelli di Stenay e Bouillon, che era la sua residenza preferita. La spedizione era composta da 12.000 uomini. Goffredo di Buglione mostrò eccezionali doti militari: conquistò la città di Antiochia, che era una poderosa roccaforte turca. Gerusalemme, che era in mano ai cristiani ai tempi di Costantino, fu prima conquistata dai Persiani nel 614, ai tempi della caduta dell'Impero Romano. Dopo solo vent'anni, nel 638, cadde in mano ai musulmani. L'Imam al-Ḥākim, che comandava a Gerusalemme, oltre ad opprimere duramente i cristiani come si era sempre fatto nei secoli precedenti di dominazione musulmana nella città, distrusse anche numerose chiese, fra le quali persino la basilica del Santo Sepolcro, dove fu sepolto Gesù e dove avvenne la Resurrezione. Il fatto suscitò un grande sdegno in Occidente. Goffredo di Buglione mise sotto assedio Gerusalemme per lungo tempo: alla fine, i Crociati liberarono la città nel 1099. Goffredo divenne il primo sovrano del nuovo Stato crociato, chiamato Regno di Gerusalemme. Rifiutò tuttavia il titolo di re, perché il vero Re di Gerusalemme è Cristo. Quindi si fece chiamare Difensore del Santo Sepolcro (dal latino Advocatus Sancti Sepulchri). Rimase a Gerusalemme dopo la conquista della città e ne organizzò la difesa contro i musulmani. Morì in Terrasanta nel 1100 e suo fratello Baldovino fu il successore.

    ROBERTO IL GUISCARDO, DIFENSORE DEL PAPA E DELLA CHIESA

    ROBERTO-IL-GUISCARDO
    Con Roberto il Guiscardo si conclude l'elenco degli Spiriti Combattenti per la Fede.


    Roberto il Guiscardo (cioè "l'astuto"), o Roberto d'Altavilla (1015-1085), fu un condottiero normanno. Divenne duca di Puglia e Calabria nel 1059. Combattè contro i Longobardi e pose fine al dominio bizantino nell'Italia meridionale, che minacciava la Chiesa. Infatti, i bizantini seguivano la religione ortodossa, nata dopo lo Scisma d'Oriente del 1054. Combattè contro i Saraceni in Sicilia, ponendo fine al loro dominio sull'isola. Combattè in particolare contro l'imperatore tedesco Enrico IV, che stava conquistando Roma, dopo la sua famosa (e finta) umiliazione a Canossa dal Papa, per riavere la sua autorità imperiale.

    CANOSSA
    Il falso pentimento dell'imperatore Enrico IV a Canossa.


    Una volta che fu perdonato, Enrico IV attaccò appunto Roma e il Papa dovette rifugiarsi nella roccaforte di Castel Sant'Angelo a Roma per non finire ucciso nel massacro. Il Guiscardo respinse Enrico IV,, ma le sue stesse truppe, non controllate, saccheggiarono Roma dopo il saccheggio di Enrico IV. Dopo altre battaglie, morì e fu sepolto a Venosa, in Basilicata, con la scritta "Qui giace il Guiscardo, terrore del mondo".

    IL DANTE DI NAGAI

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    Dante e Cacciaguida secondo Nagai.


    Riguardo a quello che accade nel Cielo di Marte, di cui abbiamo appena finito l'analisi, nel manga di Nagai Cacciaguida non presenta le anime dei combattenti della fede a Dante. Ecco i dialoghi:
    Dante: Oh! Ma tu sei...
    Cacciaguida: Dante! Io sono Cacciaguida, il padre del tuo bisnonno.
    Dante: Cacciaguida! Il valoroso martire del quale ho sempre sentito parlare fin da bambino! Tu forse puoi rispondere a questa domanda: la strada che ho intrapreso con la mia vita, con le mie battaglie...è quella giusta?
    Cacciaguida: Dante, figliolo, purtroppo tu sarai costretto a vivere in esilio! Ma non devi perderti d'animo! Devi seguire il mio esempio, sforzandoti di percorrere la strada della fede! Tu, Dante, riferirai al mondo tutto ciò che hai veduto finora! Sono certo che ora sai! Ora capisci cosa significhi vivere rettamente! La tua poesia immortale, i tuoi versi divini diffonderanno per sempre questo messaggio!
    Beatrice: Guarda! Gli angeli che popolano il cielo di Marte si sono radunati e stanno cantando e danzando! E' la loro benedizione per il proseguimento del tuo viaggio!


    Nel canto originale non ci sono schiere di angeli danzanti che benedicono il viaggio di Dante. Anzi, finora, a danzare sono solo le anime dei Beati. Dante, nel poema, non dice che lui aveva sentito parlare delle gesta di Cacciaguida sin da bambino: anzi, sembra che lui non sapesse niente del suo avo. Dante, sempre nel poema, non chiede a Cacciaguida se la sua strada è giusta (che senso ha chiederlo, visto che adesso è in Paradiso, e ha fatto pace prima col suo passato nel Purgatorio?). Piuttosto, nel poema originale gli chiede prima dei dati personali (chi è, quando nacque, chi erano suoi avi, chi era la gente della Firenze dei suoi tempi); poi gli chiede quello che gli accadrà, visto che all'Inferno e in Purgatorio avevano fatto dei cenni cupi sul suo futuro. Come si vede dal discorso di Cacciaguida nel manga, il nome di Dio non è nominato, nè come aiuto, nè come guida. L'uomo (Dante) qui nel manga di Nagai è solo, e deve solo "seguire l'esempio" di Cacciaguida. Cioè quello un altro uomo, non di Dio. Certo, Cacciaguida nel manga parla di "sforzarsi di percorrere la strada della fede"...ma intende lo sforzarsi da solo. Non si dice mai nel manga di chiedere l'aiuto a Dio. Ancora qui, come nelle altre parti del manga di Nagai, Dio è il grande assente: se lo si cita, spesso è solo per criticarlo. Per esempio: come può Dio mandare all'Inferno, in un posto così brutto, tanta povera gente, poverina, che soffre tanto, ma tanto, e tra di loro anche tante belle donne nude che soffrono, oh quanto soffrono, non è giusto. Nagai non dice mai che i dannati sono all'Inferno per loro scelta, e questo nonostante l'aiuto che Dio stesso voleva dare loro, dando persino il Suo sangue in croce. La visione cristiana in Nagai, insomma, non c'è. C'è la visione pagana, dove l'uomo è solo e le divinità sono lontane.

    ASCESA AL CIELO DI GIOVE

    Alla fine della rassegna, Cacciaguida si riunisce alle altre luci dei beati, cantando assieme a loro e mostrandosi degno artista tra quei cantori del Cielo. Dante torna a rivolgersi a Beatrice, per sapere cosa dovrebbe fare adesso, e vede i suoi occhi così splendenti come non gli erano mai sembrati finora. Il poeta si rende conto, in quel momento, di essere salito al Cielo successivo, il Sesto Cielo di Giove, quello degli Spiriti Giusti. Dante si accorge infatti che questo nuovo Cielo ruota con un arco più ampio del precedente. Inoltre, nota che la bellezza di Beatrice è ulteriormente aumentata. Non solo: il pianeta al quale è attribuito il Cielo non è più rosso: ha mutato colore, passando dal rosso all'argento, proprio come fa una donna, che, dopo essere arrossita (il colore di Marte), riacquista in breve tempo il suo candore (spiega Dante facendo questo paragone).

    GLI SPIRITI GIUSTI. LA SCRITTA SIMBOLICA E LA FIGURA DELL'AQUILA

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    Nel Cielo appaiono le anime degli Spiriti Giusti, che si uniscono tra di loro, formando così delle lettere dell'alfabeto: compare così una D, poi una L o una I. Quelle anime sono simili agli uccelli che, dopo essersi levati in volo, si rallegrano a vicenda e formano schiere di varia forma. Dapprima, cantando, si muovono al ritmo del loro canto; poi, trasformandosi in uno di queste lettere ("segni", li chiama Dante), si fermano e tacciono per un poco. Raffigurano alla fine una scritta di senso compiuto: Dante invoca la Musa, chiamandola "Diva Pegasea" (il cavallo alato Pegaso, secondo il mito classico, fece scaturire dall'Elicona, il monte delle Muse, la fonte Ippocrene, che era il simbolo dell'ispirazione poetica) e le chiede un'alta ispirazione, in modo da poter descrivere le figure viste, a dispetto della pochezza dei suoi versi.

    Le anime formano in tutto trentacinque lettere, che unite danno luogo alla scritta: "DILIGITE IUSTITIAM, QUI IUDICATIS TERRAM", cioè "Amate la giustizia, voi che giudicate la Terra". E' il primo versetto del Libro della Sapienza dell'Antico Testamento ed è un richiamo severo a tutti coloro che, sulla Terra, hanno responsabilità importanti, sia laici che uomini di Chiesa. Il cui cattivo esempio, infatti, è fonte di quasi tutti i mali denunciati nella Commedia.

    Alla fine, le luci restano unite a formare l'ultima "M", che sta per "monarchia", sfolgorando dorate e stagliandosi sul colore argenteo di Giove, poi, dall'alto, scendono delle altre luci che si uniscono sulla parte alta della "M", raffigurando una sorta di giglio araldico. In seguito, Dante vede più di mille luci salire dalla parte alta della lettera "M", simili alle scintille che sprizzano da un ciocco di legno che arde, dalle quali gli sciocchi (pagani e increduli) sono soliti trarre auspici ("onde li stolti sogliono agurarsi") ed esse formano il collo e la testa di un'aquila (l'aquila è il simbolo regale). Il poeta osserva che chi ha dipinto quella figura di aquila, cioè Dio, non ha maestro né modello e quindi la virtù creativa che dà origine agli esseri viventi ha inizio da Lui.

    Quei che dipinge lì, non ha chi ‘l guidi; (Colui che dipinge lì (Dio) non ha modelli né maestri,)
    ma esso guida, e da lui si rammenta (ma è Lui stesso maestro, e da Lui si riconosce)
    quella virtù ch’è forma per li nidi. (quella virtù creativa che è forma per gli esseri generanti nei nidi.)

    Anche le altre luci che, prima, formavano la figura della 'M', ora si dispongono a rappresentare il corpo dell'aquila.

    INVETTIVA DI DANTE CONTRO I PAPI CORROTTI E GIOVANNI XXII

    Dante è rapito nell'osservare quelle luci, simili a gemme, che costellano il Cielo di Giove, rappresentando la giustizia: capisce che l'influsso stesso della Giustizia promana da quella stella.

    O dolce stella, quali e quante gemme (O dolce stella, quali e quante gemme (i beati)
    mi dimostraro che nostra giustizia (mi dimostrarono che la nostra giustizia umana)
    effetto sia del ciel che tu ingemme! (è prodotto del Cielo che tu impreziosisci!)

    Poi prega Dio di rivolgere lo sguardo sulla Terra, là dove esce il fumo della corruzione che offusca tale benefico influsso.

    Per ch’io prego la mente in che s’inizia (Dunque io prego la mente (di Dio)
    tuo moto e tua virtute, che rimiri (in cui la tua virtù e il tuo moto iniziano, di osservare)
    ond’esce il fummo che ’l tuo raggio vizia; (da dove esce il fumo che oscura il tuo raggio;)

    Questo termine, "fummo che il tuo raggio vizia", "fumo che oscura il Tuo raggio", è curioso, perchè somiglia molto al "fumo di satana che è entrato nel tempio di Dio", come disse Paolo VI cinquant'anni fa, il 29 Giugno 1972, nella più drammatica allocuzione (cioè, discorso fatto in occasioni solenni) del suo pontificato. Per la precisione disse:

    "Abbiamo (allora il Papa parlava col plurale maiestatis, quindi col "noi", caratteristica dei Papi e dei Re) la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di satana nel Tempio di Dio. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce (fa riferimento al Concilio Vaticano II, che Giovanni XXIII definiva “porte e finestre aperte perché entri aria fresca”). Dalla scienza, che è fatta per darci delle verità che non distaccano da Dio ma ce lo fanno cercare ancora di più e celebrare con maggiore intensità, è venuta invece la critica, è venuto il dubbio.(...) Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza".

    Ci furono poi gli Anni di Piombo e l'omicidio Moro. E quello era solo l'inizio.

    PAOLO-VI


    Tornando a Dante, il poeta rincara la dose, chiedendo l'ira divina per il commercio simoniaco che avviene in seno alla Chiesa, edificata sui miracoli e sul martirio:

    sì ch’un’altra fiata omai s’adiri (cosicché si adiri un'altra volta)
    del comperare e vender dentro al templo (del mercato che si fa dentro al Tempio,)
    che si murò di segni e di martìri. (che fu costruito con miracoli e col martirio (la Chiesa).

    Non si tratta solo del comprare e vendere cose sacre: ma peggio, trattare la stessa Chiesa e la Sua verità come se fosse qualcosa di malleabile a seconda delle circostanze. E' uno svendersi al miglior offerente, come fanno le prostitute. Dante usa lo stesso linguaggio dei profeti: invoca anche la preghiera dei beati a favore degli uomini in Terra, sviati dal cattivo esempio della Chiesa, allora come adesso:

    O milizia del ciel cu’ io contemplo, (O esercito del Cielo che io contemplo,)
    adora per color che sono in terra (prega per coloro che, in Terra,)
    tutti sviati dietro al malo essemplo! (sono sviati dal cattivo esempio (della Chiesa)

    Un tempo infatti si faceva guerra con le spade: ma ora la si fa sottraendo ai fedeli il cibo spirituale (l'Eucarestia) che Dio, invece, non nega a nessuno.

    Già si solea con le spade far guerra; (Un tempo si faceva guerra di solito con le spade;)
    ma or si fa togliendo or qui or quivi (ora invece si fa togliendo a questo e a quello)
    lo pan che ’l pio Padre a nessun serra. (il pane (l'Eucarestia) che Dio non nega a nessuno.)

    Questa terzina ricorda in modo impressionante il fatto della "Pasqua assente" del 2020, in cui, a causa del lockdown e del covid, la paura anche nella Chiesa fu tale da negare persino l'Eucarestia, per non parlare delle Messe negate per tre mesi. Così, per la prima volta da venti secoli, in Chiesa non si fece nemmeno il rito della Pasqua. Anzi, in quello spaventoso periodo di tre mesi non era possibile confessarsi e nemmeno ricevere l'Estrema Unzione.

    andr-tutto-be
    Un'immagine molto simbolica.


    Dante, infine, esorta papa Giovanni XXII (che fu Papa dal 1316 al 1334: sarà l'ultimo Papa che Dante conoscerà, prima di morire) a pensare a san Pietro e san Paolo, che diedero la vita per quella Chiesa, che ora il pontefice corrompe, e a pensare che questi santi sono tuttora viventi (perchè sono in Paradiso). Invece, Papa Giovanni XXII scrive al solo scopo di cancellare, accusa Dante (ed è molto attuale anche questo),

    Ma tu che sol per cancellare scrivi, (Ma tu che scrivi solo per cancellare (papa Giovanni XXII)
    pensa che Pietro e Paulo, che moriro (pensa che san Pietro e san Paolo, che morirono)
    per la vigna che guasti, ancor son vivi. (per la vigna (la Chiesa) che tu corrompi, sono ancora vivi.)

    Ma Dante stesso mette in bocca al Papa la sua risposta: il Papa non si cura di questo, perchè pensa solo a san Giovanni Battista (che è stampato sul Fiorino, la moneta di Firenze: è come dire che pensa solo ai soldi), il santo che visse nel deserto e fu fatto uccidere da Salomè; mentre non conosce né il pescatore (san Pietro) né Polo (san Paolo). Giovanni XXII, per bocca di Dante, si riferisce ai due santi in modo sprezzante e derisorio: "pescator" e "Polo", la forma volgare di Paolo.

    Ben puoi tu dire: "I’ ho fermo ’l disiro (Certo tu puoi dire: "Io desidero fermamente)
    sì a colui che volle viver solo (colui (san Giovanni Battista) che volle vivere solo nel deserto)
    e che per salti fu tratto al martiro, (e che fu condotto al martirio con una danza ("salti" di Salomè)

    ch’io non conosco il pescator né Polo». (cosicché io non conosco il pescatore (Pietro) né Polo (Paolo).")

    COMMENTO

    Il canto è strutturalmente diviso in due parti:
    1) la conclusione dell'episodio di Cacciaguida (con la presentazione degli spiriti combattenti)
    2) l'ascesa al Cielo di Giove, con la complessa formazione dell'aquila, preludio al discorso sulla giustizia che occuperà i prossimi due canti. Infatti, il Cielo di Giove è quello degli Spiriti Giusti, cioè che fanno giustizia.

    All'inizio del Canto, Dante riflette su quello che gli ha appena detto Cacciaguida: cioè l'ingiustizia che dovrà subire e la missione della Commedia che dovrà realizzare. In particolare, il cenno sul sopruso e sull'esilio subirà è un preannuncio del successivo passaggio al Cielo di Giove, col discorso successivo sulla Giustizia. Beatrice poi gli ricorda che lei, che è vicina a Dio, rivolgerà le sue preghiere in favore di Dante. Con questo cenno di Beatrice, Dante vuole far capire che giustizia divina è destinata alla fine a prevalere sulle ingiustizie terrene, assegnando nell'Aldilà premi e punizioni a seconda delle azioni compiute in vita.

    Cacciaguida conclude qui il suo lungo intervento, presentando a Dante i principali Spiriti Combattenti che occupano la croce luminosa, vista da Dante all'inizio della sua entrata al Cielo di Marte: personaggi che hanno combattuto per la conquista della Terrasanta (Giosuè e Giuda Maccabeo), o per la sua difesa durante le Crociate (Cacciaguida stesso, poi Goffredo di Buglione), oppure si sono battuti contro i Saraceni in Spagna e in Francia (Carlo Magno, Orlando, Guglielmo d'Orange, Rinoardo) o in Italia meridionale (come Roberto il Guiscardo, che affrontò i musulmani in Sicilia e gli ortodossi bizantini).

    Questi spiriti hanno combattuto per difendere la fede e per la giustizia: quasi la stessa cosa dei governanti che Dante presenterà nel Cielo di Giove, e che hanno correttamente operato nell'esercitare le loro funzioni. Come al solito, Dante non si accorge di essere salito al Cielo successivo, se non da alcuni indizi visivi (il mutato colore del pianeta, che da rosso è diventato argenteo, il moto circolare del Cielo che è più ampio, l'accresciuta bellezza degli occhi di Beatrice) e in seguito gli appaiono subito gli Spiriti Giusti, che scintillano dorati sul colore tenue del pianeta Giove, sfavillando intorno a Dante e dando vita a una complessa figurazione che introduce il discorso successivo sulla Giustizia.

    Le luci delle anime si dispongono a formare la scritta in latino «amate la giustizia, o voi che giudicate la Terra». La scena è talmente complessa che, per descriverla al meglio, Dante deve fare ricorso a tutto il suo ingegno poetico, invocando l'aiuto delle Muse perché lo assistano in quest'ardua impresa. Infatti, le luci indugiano a formare la lettera 'M' che conclude la scritta e che unanimemente è interpretata come l'iniziale della parola «Monarchia», mentre altre luci si aggiungono nella parte alta della lettera M e la trasformano in un giglio araldico. Successivamente, altre luci modificheranno la figura, fino a tramutarla in un'aquila, cioè il simbolo dell'Impero Romano e di quello Germanico (il Sacro Romano Impero Germanico) che ne era il legittimo successore, destinato, secondo Dante, ad assicurare il buon governo al mondo cristiano e la giustizia attraverso l'applicazione delle leggi. La rappresentazione è un modo per affermare nuovamente la necessità di un'autorità centrale e suprema, che per Dante coincideva con l'imperatore tedesco e la cui assenza in Italia era fonte di soprusi e ingiustizie, nonché di quel disordine politico in cui il suo stesso esilio era maturato. Il finale del Canto è occupato dalla tremenda invettiva (una delle più forti della Commedia) che Dante rivolge alla Chiesa corrotta (Clemente V aveva trasferito la sede papale ad Avignone su pressione del re francese Filippo il Bello, e Giovanni XXII fu il Papa successivo, sempre residente ad Avignone).

    BIBLIOGRAFIA

    https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-xviii.html

    (Continua qui)

    QUI TUTTI I LINK SULL'ANALISI SU DANTE

    Edited by joe 7 - 20/4/2024, 17:07
  14. .
    CITAZIONE (caneparo @ 9/4/2024, 19:51) 
    Bellissima analisi. Che belli quei cinevisori…
    Questo episodio è disegnato dalle sapienti mani di Toshio Mori, un habituè delle serie nagaiane (ha disegnato gli ultimi episodi del Grande Mazinga e di Goldrake e il penultimo di Mazinga Z) che si riconosce per l’esasperazione delle espressioni facciali, dal dinamismo delle scene di azione e dai fermi immagini evocativi (la scena di Tetsuya che urla dopo l’esecuzione del supercalcio, una delle più belle scene del Grande Mazinga). Tuttavia in alcune scene non si riconosce il suo tratto. In particolare nel siparietto che vede coinvolto rigel ho notato un disegno differente, credo che abbia utilizzato un disegnatore differente per quelle scene.

    Toshio Mori è stato il sakkan più prolifico di tutti in Goldrake: ha fatto la bellezza di 22 episodi. In particolare, ha realizzato l'ultima puntata. A me è piaciuto molto, ha uno stile di "realismo" che sa rendere coinvolgenti le situazioni. In particolare, la sua Venusia è ottima.

    Riguardo al fatto che in alcune scene non si vedesse bene il suo tratto, non è una sorpresa: non poteva certo fare tutto, ha avuto degli assistenti, come gli altri sakkan.

    I cinevisori MUPI erano popolarissimi: ce n'erano anche di altre serie animate. Erano gli unici DVD a disposizione a quei tempi. C'erano anche delle bobine per proiettare qualche film senza audio, ma erano più costosi e difficili da montare...
  15. .
    CITAZIONE (caneparo @ 9/4/2024, 19:44) 
    Quello delle evacuazioni è un tema ricorrente nell’animazione del periodo, gli sceneggiatori avevano vissuto la loro infanzia durante la seconda guerra mondiale

    A questo non avevo pensato, può darsi.
4907 replies since 31/8/2013
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