FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA - 1 NOTA: Questa è una fanfiction che avevo fatto prima dell'analisi di Gerdha: quindi, certi particolari (come il ruolo di Rubina e quello di Naida, per non parlare di certe accuse ad Actarus) sono per forza di cose discordanti con l'analisi. In ogni caso, è solo un racconto-omaggio alla saga dei robottoni.
L’INIZIO“Era da tanto tempo che non sognavo Rubina.”Ma in quel sogno lei era lì, ancora viva, con quegli occhi scintillanti e i capelli rosso fiamma che ancora gli danzano davanti mentre osserva il nuovo giorno. Erano passati tanti anni dalla sua morte, ma a volte sembrava ieri. Ricorda ancora il prato di montagna con quel pungente profumo, dove teneva stretto il suo corpo ormai privo di vita. A quel ricordo gli occhi di Actarus si inumidiscono.
“E’ strano che mi ricordi soprattutto quel tramonto.”Rubina era morta mentre il sole cominciava a declinare. E quel tramonto era scarlatto, con le nubi che assumevano colori distanti e indefinibili. Aveva pianto come mai prima, davanti a un sole di fuoco che si spegneva e faceva risaltare la gigantesca figura di Goldrake che troneggiava in un’espressione silenziosa e indifferente. Un robot, anche se gigante, non poteva piangere; e in quel momento Actarus, per quanto fosse assurdo, aveva odiato Goldrake per questo.
Mille ricordi si accavallano nella sua mente, quando, ad un certo punto, si riprende e torna a pensare a quel sogno. Ieri notte ha sognato Rubina. Ma quello che lo colpisce è la natura del sogno. Rubina dai capelli rossi non appariva felice. Certo, quando Actarus la conosceva da viva, vedeva nei suoi occhi un’allegria che però nascondeva un fondo di tristezza, forse per il fatto di essere la figlia di Vega, o per altro che solo il suo spirito conosceva. Forse una premonizione oscura di come sarebbe finita la sua storia. Ma in quel sogno era preoccupata. E aveva detto:
“Duke, la grande ombra si avvicina. Stai attento”.
Duke. Il suo nome, quello che portava all’inizio, prima di farsi chiamare Actarus, quando era sulla Terra. Solo Rubina era capace di chiamarlo Duke in quel modo profondo, intimo, che sempre lo incantava.
Non era un sogno, Actarus lo sentiva. Era un avvertimento. Sta arrivando qualcosa di grande, di così terribile che nemmeno l’esercito di Vega può reggere il confronto.
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