DA SUPEREROI A GENTILI PALADINI DEL SUPERGENDERdi Rino Cammilleri (01-05-2015)Amo i supereroi americani fin da quando ero bambino e Superman si chiamava, da noi, Nembo Kid perché, avendo appena perso la guerra in cui eravamo stati alleati della Germania nazista, si voleva scansare ogni sospetto di elogio del “superuomo”. Era il tempo della cosiddetta Silver Age dei supereroi, con Batman insieme al ridicolo Robin e i loro cloni-sputati Freccia Verde e Saetta, anch’essi miliardario-tutore & orfanello, pure loro con la freccia-mobile e, nel cielo, il freccia-segnale: vestiti da Robin Hood, tiravano frecce con sulla punta un guantone da boxe perché il Comic Code vietava che i cattivi si facessero male sul serio.
Bambino sì ma scemo no, il mio preferito era
Flash, che aveva il costume più bello di tutti. Così, ho salutato con gioia l’avvento del serial televisivo con le avventure del Bolide Rosso attualmente in onda il martedì.
Non è la prima volta che Flash finisce sullo schermo. Negli anni Novanta, sulla scia del successo cinematografico del Batman di Tim Burton, il povero attore che impersonava Flash era costretto a correre a perdifiato con indosso un costume-corazza tipo salvatelecomando meliconi, e immaginate la sauna. Ma era l’unica concessione alla “rinnovata sensibilità” del pubblico, perché i personaggi dell’antico fumetto, presentati nel telefilm, erano tutti aderenti all’originale.
Infatti, stava qui il segreto del loro fascino: la gente voleva vedere i personaggi che aveva amato sulla carta, finalmente realizzati in carne e ossa. Da qui, per i produttori, la ricerca non facile di attori che somigliassero il più possibile ai vecchi eroi del fumetto. Ma oggi la “rinnovata sensibilità del pubblico” non è altro che la sensibilità dei cineasti americani imposta, piaccia o no, alla gente. Infatti, ecco che nel Flash del 2015 la bella morosa del protagonista Barry Allen, già w.a.s.p., è diventata nera-afro. Flash è ora affiancato da ragazzotti latinos e cubiste che però sono tutti geni tecnologici e informatici (con quelle facce? mah). Il capo della polizia è gay e, quando finisce in ospedale, il suo affranto partner lo assiste amorevolmente.
Finita la puntata di Flash, ecco a ruota quella di Arrow, che sarebbe l’antico Freccia Verde lodevolmente de-ridicolizzato. Ma, anche qui, la sorpresa. Una delle personaggie (dire “personaggio”, termine neutro come “presidente”, è ormai “sessista”) è diventata lesbica. Non seguendo assiduamente la continuity (causa: solo una o due scene d’azione immerse in una noiosa melassa soap a puntata) non saprei dire se si tratta di Huntress (la...
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