Il blog di Joe7

  1. IL BENE E IL MALE ESISTONO

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    Riflessioni
    Tommaso d'Aquino
    By joe 7 il 23 April 2024
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    BENE E MALE, EROI E MALVAGI: UNA REALTA' NEGATA

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    L'eroe (Goku) contro il malvagio (Taobaibai)


    Oggi sono passati 750 anni dalla morte di San Tommaso d'Aquino (morì nel 1274): la sua filosofia e teologia hanno una logica ferrea e si fondano sulla realtà dei fatti. Per esempio, afferma quello che per lui era un'evidenza: nella società umana ci sono i virtuosi e i malvagi. Cioè, esistono le persone buone e le persone malvagie. Questo è un giudizio, un'affermazione che per San Tommaso e i suoi contemporanei del 1200 era innocua, ovvia: tanto era lapalissiana nel suo oggettivo realismo. Ma per noi del 2020 non lo è per niente.

    Infatti, oggi parlare di "virtù" e "malvagità" non è di moda, non è politicamente corretto, perchè si tratta di parole ritenute obsolete, superate, risibili. Anche un tantino bigotte. La virtù e la malvagità, si dice oggi, non esistono: sono solo concetti astratti. È solo la nostra personalissima griglia di valori a considerarle tali. Esistono solo delle scelte personali che, finché non offendono gli altri, sono lecite. Non ci sono dunque persone cattive: e, se ci sono, lo sono perchè sono persone fragili, in ricerca, ferite, poverine. E' tutta colpa della società, dei genitori, di chi lo aveva picchiato da piccolo, se sono diventati così. La colpa, insomma, è sempre di un altro. Mai che sia colpa del cattivo e delle sue scelte disgraziate.

    Ecco, questa visione dell'uomo, "buono sempre e comunque, semmai corrotto da sovrastrutture sociali", che va di moda oggi nell'Anno del Signore 2024 e da un mucchio di tempo, era esclusa da Tommaso, non solo dal punto di vista cristiano a motivo del peccato originale: ma anche perché era una cosa evidente, sia a lui che ai suoi contemporanei del 1200, che tutti noi compiamo il male, magari senza rendercene conto, e che, anzi, ci sono delle persone totalmente dedite al male.

    Cioè, in sostanza: gli uomini e le donne malvagi esistono. Un realismo inaccettabile oggi, per via del il buonismo imperante, nato da un approccio relativista, dove ogni scelta è insindacabile. Buonismo, però, solo di facciata, perché, nel privato, ciascuno di noi bolla gli altri spesso come spregevoli, mediocri, invidiosi, eccetera. In sostanza, il buonismo è quella vecchia cosa che si chiamava un tempo ipocrisia.

    Ma l'eroe (quello a cui si dovrebbe tendere) e il malvagio (tutto ciò che si dovrebbe evitare) sono modelli che esistono, fanno parte della nostra vita, in cui, nel nostro cuore, si combattono il bene e il male: e c'è chi sceglie il bene, come c&...

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    Last Post by joe 7 il 23 April 2024
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  2. HAZBIN HOTEL: COME DEVILMAN, IL MONDO CAPOVOLTO.

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    Hazbin Hotel
    Riflessioni
    By joe 7 il 11 Mar. 2024
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    HAZBIN HOTEL: LA SERIE TV CHE RIABILITA I DEMONI
    Un cartone animato dove gli abitanti dell'Inferno sono vittime di un Dio cattivo: un rovesciamento diabolico, denunciato dall'Associazione Internazionale Esorcisti.

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    Riabilitare gli abitanti dell'Inferno per sottrarli allo sterminio ordito dal Paradiso: su questo ribaltamento tra buoni e cattivi si gioca la nuova serie tv statunitense Hazbin Hotel.

    Appena creata per Prime Video da Vivienne Medrano (ma preceduta da un episodio pilota nel 2019), è già disponibile in italiano ed è stata accolta con grande entusiasmo, a giudicare dai commenti in margine al trailer. Una serie animata, anche se classificata dai 18 anni in su, per via del linguaggio esplicito e volgare, che forse è il minore dei problemi.

    Quello principale è appunto la raffigurazione quasi tranquillizzante dell'Inferno, contrapposto a un Cielo cattivo e vendicatore. È in fondo una delle mille varianti di quell'«eccessivo e insano interesse» verso i diavoli (contrapposto all'errore speculare di chi invece non ci crede affatto) menzionato da Clive Staples Lewis (scrittore britannico, famoso per "Le lettere di Berlicche" e "Le cronache di Narnia"): c'è l'interesse insano di chi si dà all'esorcismo fai-da-te (con esiti talora tragici, come la strage di Altavilla: si veda il post- scriptum in fondo all'articolo) e quello altrettanto insano di chi coltiva una familiarità quantomeno imprudente col "piano inferiore".

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    Anche in Devilman, e soprattutto col suo prototipo Mao Dante, c'è l'ideologia di fondo diavolo buono - Dio malvagio. Ne ho parlato qui.


    Hazbin Hotel prende le mosse da un problema di "sovrappopolazione dell'Inferno" (con buona pace di chi pensa che sia vuoto): a risolverlo, provvedono annualmente degli angeli sterminatori capeggiati da Adamo, detti anche "esorcisti" nella serie, con periodici massacri. "Poveri diavoli", dirà lo spettatore... A salvarli dalla celeste carneficina provvede la protagonista "Charlie" Stella del Mattino, figlia di Lucifero e Lilith, con la brillante idea di creare un luogo - l'Hazbin Hotel, appunto - dove demoni e dannati, che mai verrebbero accettati in Paradiso, possano riabilitarsi. In questo modo potrebbero andare in c...

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    Last Post by joe 7 il 11 Mar. 2024
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  3. ARTE MODERNA: IL CULTO DEL NONSENSO E DEL BRUTTO

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    By joe 7 il 15 Feb. 2024
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    "ARTE MODERNA": IL CULTO DEL NONSENSO E DEL BRUTTO

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    "Oh, non lo capisci? Devi essere proprio un tipo superficiale!"


    Oggigiorno dilaga un vero e proprio culto del nonsenso e del brutto, che oscilla tra il banale e il volgare, o persino lo squallido, sia estetico che morale.

    La produzione artistica, purtroppo, non fa eccezione: in particolare, dal secondo dopoguerra ad oggi, è un'esperienza diffusa provare non solo una certa fatica a comprendere il significato di quest' "arte", ma anche avere l'impressione che essa sia banale, fastidiosa, laida, "brutta".

    Alcuni esempi di famose opere discutibili sono: La fontana (orinatoio) di Marcel Duchamp; le tavole monocrome di Yves Klein; la Merda d'artista di Piero Manzoni; le Marylin o le Zuppe Campbell's di Andy Warhol; gli animali imbalsamati e immersi in formaldeide di Damien Hirst; i tagli di Lucio Fontana; i bambini impiccati di Maurizio Cattelan; i telai di Maria Lai. Altrettanto può dirsi per le innumerevoli installazioni fatte con oggetti di qualsiasi tipo.

    Eppure la critica giudica molte di queste opere come "capolavori", sollevando nel pubblico la sensazione di non avere gli strumenti culturali per comprendere tali "opere".

    Ma è corretto questo giudizio? Non dovremmo riuscire tutti a comprendere il significato di quanto vediamo? Soprattutto quando l'opera non è espressione di una cultura diversa dalla nostra, come in tutti i casi prima elencati?

    E il senso della bellezza in ciascuno di noi non è forse innato, così che ciascuno abbia il titolo di esprimere un giudizio estetico, pur non essendo uno storico o un critico dell'arte?

    Queste domande sono fondamentali per valutare tante opere - esaltate come produzione di "artisti" eretti ad icone del nostro tempo - che, in realtà non sono dei "capolavori" come si vorrebbe far credere.

    Negli ultimi decenni, infatti, l'enorme potenziamento dei mezzi di comunicazione ha consentito a una élite di imporre una vera e propria dittatura culturale attraverso strumenti di comunicazione sofisticatissimi, con cui viene corrotta la concezione di cosa sia "bello" e cosa "brutto", di cosa sia di valore e cosa sia una banalità.

    Già nei bambini esiste una capacità di giudicare se l'opera che vedono è bella o meno: questa capacità nel tempo può essere poi sviluppata o, al contrario, annichilita dal contesto culturale.

    Nella nostra società, molti perdono il senso critico o, anche nel caso che...

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    Last Post by joe 7 il 15 Feb. 2024
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  4. RIFLESSIONI STORICHE: LA BATTAGLIA DI VIENNA: SAN GOTTARDO

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    Storia
    Vienna
    By joe 7 il 17 Nov. 2023
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    11-12 SETTEMBRE 1683: LA BATTAGLIA DI VIENNA. LA LEGA SANTA FERMA I TURCHI (seconda parte)
    (la prima parte è qui)

    L'OFFENSIVA TURCA: 1664 - LA BATTAGLIA DI SAN GOTTARDO

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    L'offensiva dei fucili dei Moschettieri di San Gottardo. L'uomo che suona il tamburo è il "Tamburino", che suona la cadenza di sparo dei soldati, che così mantengono il ritmo. Essendo di bassa statura, è difficile che venga colpito. Era comunque un ruolo molto pericoloso: basta ricordare la fine del Tamburino sardo.


    Prima della battaglia di Vienna, è stata fondamentale la battaglia di San Gottardo. L'impero ottomano, che aveva ormai conquistato i paesi balcanici fino alla pianura ungherese, il 1° agosto 1664 era stato fermato nella sua avanzata dagli eserciti imperiali austriaci guidati dal grande condottiero Raimondo Montecuccoli, appunto nella battaglia di San Gottardo, in Ungheria. Non è da confondersi col passo di San Gottardo: qui si tratta di un paese con lo stesso nome (Szentgotthárd, nell'originale ungherese). E' chiamata anche battaglia di Mogersdorf, la città austriaca vicino all'ungherese San Gottardo: la battaglia coinvolse tutta quella zona. E' chiamata anche Battaglia del fiume Raab, che era appunto il fiume che divideva i due eserciti.

    I Turchi erano in 100.000, mentre il Montecuccoli aveva a sua disposizione solo 28.000 uomini, con altri 30.000, tra croati ed alleati vari. Per la battaglia imminente, Montecuccoli prevedeva che la battaglia doveva essere decisa dal fuoco e non dall’urto, in cui sarebbe stato avvantaggiato l’esercito ottomano, superiore di numero: diede quindi l’ordine ai moschettieri (dotati di moschetto, vedi la figura sotto) di disporsi su due file, sparando con fuoco di fila. Significa che, mentre una delle due file sparava, l’altra doveva ricaricare le proprie armi, escludendo quindi la pratica (molto diffusa all’epoca) di una salva , cioè uno sparo simultaneo di più armi da fuoco sparata contemporaneamente da tutte le armi, cosa che avrebbe permesso al nemico di avvicinarsi tra una salva e l'altra.
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    Last Post by joe 7 il 17 Nov. 2023
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  5. RIFLESSIONI STORICHE: LA BATTAGLIA DI VIENNA - SITUAZIONE STORICA

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    Storia
    Vienna
    By joe 7 il 16 Nov. 2023
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    11-12 SETTEMBRE 1683: LA BATTAGLIA DI VIENNA. LA LEGA SANTA FERMA I TURCHI (prima parte)
    La grande alleanza, promossa da Papa Innocenzo XI, respinge i musulmani come accadde il 7 ottobre 1571, sotto san Pio V, nella vittoriosa battaglia navale a Lepanto
    NOTA: scusate, ma avevo postato l'articolo sbagliato, che avrebbe dovuto essere postato DOPO questo. Lo posterò domani. :ph34r:

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    Gli Ussari Alati della Polonia: furono l'armata finale che vinse l'offensiva turca.


    Prima di arrivare alla battaglia di Vienna, ci sono delle circostanze storiche da ricordare. Lo scenario politico-militare nella seconda metà del Seicento, il secolo terribile che aveva sconvolto e cambiato per sempre l'Europa, si presenta tutt'altro che pacifico.

    GUERRA DEI TRENT'ANNI

    La Guerra dei Trent'Anni (1618-1648), iniziata come guerra di religione tra protestanti e cattolici, era continuata come conflitto di potere fra la Casa regnante di Francia e quella imperiale degli Asburgo d'Austria. Per raggiungere questo scopo, il primo ministro francese Armand du Plessis, che era anche cardinale della chiesa, cioè il Cardinale duca di Richelieu (sì, lo stesso dei Tre Moschettieri di Dumas), inaugurò una politica fondata sul solo interesse nazionale a scapito degli interessi dell'Europa cattolica, e, in accordo col re di Francia, si alleò coi principi protestanti e con gli ottomani. Questo nonostante il fatto che Richelieu fosse cattolico...

    Richelieu
    Il Cardinale Richelieu: una vita spesa al servizio del Re di Francia.



    LA PACE DI WESTFALIA E I DANNI CONSEGUENTI

    I Trattati di Westfalia (che era una regione tedesca) del 1648 permisero la diffusione della fede protestante, favorendo così l'indifferenza religiosa che abbiamo oggi. Infatti, oggi si pensa: protestanti, cattolici, ortodossi, che importa? Buddisti, animisti, testimoni di Geova, che importa? Tutte le reli...

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  6. "WE WERE SOLDIERS": IL FILM

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    film
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    By joe 7 il 15 Nov. 2023
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    WE WERE SOLDIERS: L'INUTILE CARNEFICINA DELLA GUERRA DEL VIETNAM
    Interpretato da Mel Gibson, il film insegna quali sono le qualità di un vero leader e fa vedere il dramma della guerra per chi resta a casa

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    We were soldiers (2002) racconta la storia del colonnello Hal Moore, interpretato da Mel Gibson, che viene mandato dal generale dell'esercito americano a comandare il settimo battaglione in quella carneficina inutile che è stata la guerra del Vietnam, nella vallata Ia-Drang, ribattezzata "Valle della morte", perchè lì si moriva come mosche.

    Il fatto che questa guerra sia stata un inutile massacro viene fatto capire bene in tutto l'arco del film, quando fa vedere scene dove i soldati, di entrambi le fazioni, pensano alle proprie famiglie, magari guardando le loro fotografie. Nessuno dei due eserciti vorrebbe combattere quella battaglia, ma sono lì per ordini superiori, costretti ad ammazzarsi a vicenda. Questo film, infatti, mostra il dramma della guerra visto anche dalla parte di chi resta a casa: delle mogli e dei figli che temono ogni momento la lettera che riferisca loro che il capofamiglia è morto.

    Inoltre, il film fa riflettere su come, in ogni contesto di grave difficoltà, come lo è una guerra, viene fuori chi sono realmente le persone. Le difficoltà, infatti, non cambiano le persone, così come i soldi e il successo non hanno il potere di farlo, nonostante si dica spesso il contrario. Queste cose, invece, mostrano soltanto chi sei davvero. La prova, come pure la benedizione, mostrano solo chi sei in verità.

    Nel mezzo dei drammi di questa guerra, il film ci mostra l'eroismo di un capo che non abbandona mai i suoi sottoposti. Il colonnello Moore era un vero uomo nella vita e lo è stato anche nella guerra. In lui possiamo vedere le caratteristiche della figura del leader.

    Innanzitutto, bisogna dire che l'autorità di Hal Moore è indiscussa. Nessuno mette mai in dubbio i suoi ordini.

    Noi, ormai, ci siamo abituati ad una società dove l'autorità è stata abbattuta, al grido sessantottino di "niente padri né padroni". Per noi è diventato normale mettere in discussione l'autorità (tranne quando è di sinistra). Ma per i soldati non è così. Fra i militari c'è una rigida gerarchia e nessuno può disobbedire agli ordini dei superiori. L'ambiente militare è forse rimasto l'unico ai giorni nostri dove l'autorità sia presa ancora seriamente. Non si può giocare allo stupido gioco della democrazia lì dove è in ballo la vita delle persone!...

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    Last Post by joe 7 il 28 Dec. 2023
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  7. RIFLESSIONI: TELEFONINI E COMPUTER NON SONO NEUTRI

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    TELEVISIONE E CELLULARE NON SONO NEUTRI
    La tecnica non è neutra: l'uso di immagini in continuo mutamento riduce l'attenzione e anche la capacità di osservare

    La tecnica, si dice, è neutra: può essere usata bene o male. Poi si fa il classico esempio del coltello: un coltello può essere usato o per affettare del formaggio o per ferire qualcuno. Non è così semplice. Nel signore degli anelli del cattolico Tolkien, c'è il personaggio di Boromir: forte e coraggioso guerriero, commette però un errore che gli costa la vita e mette in pericolo i suoi compagni. Infatti vuole impossessarsi dell'anello del potere. Vuole usarlo, certamente, per fare il bene, contro l'oscuro signore. Ma Gandalf l'aveva avvertito: l'anello non è neutro. Essendo il male, non può essere usato per un fine buono. Può essere usato solo per il male.

    Boromir
    "Boromir, dai l'anello a Frodo!" Se si sostituisce all'anello il cellulare, si capisce meglio l'immagine: il telefonino è visto come la soluzione a tutti i nostri problemi. Mentre invece è proprio lui il problema.



    MCLUHAN: GLI STRUMENTI NON SONO NEUTRI.

    In un certo senso, Tolkien contraddice la nostra tesi iniziale e dà ragione al filosofo canadese Marshall McLuhan (cattolico anche lui). McLuhan sosteneva che i mezzi di comunicazione non sono neutri. Cioè, non è che sono buoni se trasmettono un messaggio buono e sono cattivi se trasmettono un messaggio cattivo. Sosteneva addirittura che il "mezzo" (televisione, computer, telefonino, tablet, ecc.), lungi dall'essere solo un canale di trasmissione, "è il messaggio" stesso. Il contenuto, insomma, è meno importante del mezzo di comunicazione. E' il mezzo di comunicazione il vero problema.

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    McLuhan: "Il mezzo è il messaggio" Cioè: il problema vero è lo strumento, non ciò che viene comunicato attraverso di esso.


    La teoria di McLuhan spiega in modo semplice e chiaro ciò che è accaduto alle nostre capacità cognitive da qualche decennio: si sono cioè ridotte drasticamente. Com'è possibile? Semplice: se io mi abituo a usare sempre la calcolatrice, diventerò sempre meno capace di svolgere calcoli a mente, fino a perdere per sempre questa capacità. Se io uso sempre il navigatore per spostarmi, ...

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    Last Post by joe 7 il 9 Nov. 2023
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  8. GUERRE STELLARI - LA TRADUZIONE ITALIANA (seconda parte)

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    film
    Guerre Stellari
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    By joe 7 il 24 Oct. 2023
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    GUERRE STELLARI: LA TRADUZIONE ITALIANA (seconda parte)
    Articolo di Lorenzo Frati (vedi bibliografia)
    (precedente articolo qui)

    IL DOPPIAGGIO DI DARTH VADER: IL GRANDE MASSIMO FOSCHI

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    Massimo Foschi (a sinistra), il doppiatore italiano di Darth Vader, e James Earl Jones, il doppiatore originale.


    Il nostro Dart Fener doppiato da Massimo Foschi non è il Darth Vader originale: anzi, Fener ha qualcosa in più rispetto al personaggio americano, qualcosa che nessun altro Darth o Dart o Dark che dir si voglia potrà mai avere: lo spessore umano che l'incalcolabile apporto del grande doppiatore Massimo Foschi gli ha conferito. Il doppiaggio italiano di questo personaggio è un capolavoro irripetibile; un'interpretazione che supera quella di James Earl Jones, la voce originale di Darth Vader. L'attore David Prowse, che impersonò Darth Vader in tutti gli episodi della trilogia classica, fu doppiato da James Earl Jones, perchè la sua voce fu ritenuta poco adatta al personaggio. Quindi, benchè tutte le fonti riportino, giustamente, che Massimo Foschi è il doppiatore di David Prowse, è col doppiatore americano James Earl Jones che il confronto va fatto. Il confronto tra la versione originale inglese e quella italiana non lascia dubbi: non vi è una sola scena in cui Foschi non sia superiore a Jones. I dialoghi italiani sono arricchiti da un'interpretazione densa di sfumature sconosciuta alla versione originale; la voce di Foschi è capace di trasmettere le emozioni del personaggio dietro la maschera in maniera non solo completa, ma addirittura perfezionante, completandolo laddove la voce originale non riesce a fare.

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    "Se questa è una nave consolare, dov'è l'ambasciatore?"


    Cominciamo con la frase d'esordio del personaggio in Guerre Stellari, con la quale Darth Vader si presenta al pubblico per la prima volta, strozzando quel poveraccio del capitano Antilles, la cui astronave avevano appena assalito, e che Vader ha alzato da terra con una mano sola:

    "DOVE SONO QUELLE TRASMISSIONI CHE AVETE INTERCETTATO? CHE COSA NE AVETE FATTO DI QUEI PIANI?"

    ...

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    Last Post by joe 7 il 24 Oct. 2023
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  9. GUERRE STELLARI - LA TRADUZIONE ITALIANA (prima parte)

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    film
    Guerre Stellari
    Riflessioni
    By joe 7 il 23 Oct. 2023
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    GUERRE STELLARI: LA TRADUZIONE ITALIANA (prima parte)
    Articolo di Lorenzo Frati (vedi bibliografia)

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    I due manifesti italiani di Guerre Stellari. Quello a destra fu realizzato dall'italiano Michelangelo Papuzza, che fece una sua interpretazione stile "peplum". A quei tempi non si pensava certo che potesse avere successo, quindi fecero una locandina un pò casuale.


    "La Guerre des étoiles", cioè "La guerra delle stelle": così fu tradotto Star Wars per la sua uscita nelle sale francesi nella seconda metà degli anni '70. Anche oggi, per tutti i francesi, Star Wars è da sempre "la Guerra delle Stelle". Così pure in Germania, con "Krieg der Sterne". Se fosse stato tradotto così in Italia, oltre ad essere un titolo piuttosto smorto, conterrebbe gli stessi errori delle altre traduzioni: "Wars" perde il plurale, diventando "guerra", e "Star", da aggettivo (cioè "stellare") diventa un complemento di specificazione (di chi, di che cosa? Delle stelle).

    Basta questa considerazione per vedere subito la qualità dell'adattamento italiano, diverso dagli altri traduttori esteri, e capire quanto in realtà siamo stati fortunati. Incuria e disattenzione sono sempre in agguato, soprattutto in un lavoro delicato quale l'adattamento di un'opera straniera, il quale comporta non solo la piena conoscenza dei termini e del loro significato, ma anche del variare di quest'ultimo secondo il contesto in cui i termini stessi vengono utilizzati. Una seconda considerazione è che un adattamento è, appunto, proprio questo: solo un adattamento, ossia un tentativo di tradurre il più fedelmente possibile i contenuti linguistici di un'opera straniera, trasmettendo invariato il messaggio originale. Essendo il testo basato su una serie di fattori propri della lingua madre come rime, assonanze, dissonanze, giochi di parole, modi di dire, l'essenza dell'opera originale non potrà mai essere resa al cento per cento: si otterrà sempre un'approssimazione; tanto più vicina all'originale quanto più competente e sensibile sarà stato il traduttore. L'adattamento italiano di quella che sarebbe diventata la saga fantascientifica più famosa della storia del cinema fu affidato nel 1977 a Mario Maldesi, un direttore del doppiaggio che nella sua lunga carriera può vantare l'adattamento di opere di registi quali Lumet, Schlesinger, Polanski, Kurosawa, Lelouche, Kubrick, solo per citarne alcuni, nonché realizzatore delle post-sincronizzazioni di opere di reg...

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    Last Post by joe 7 il 23 Oct. 2023
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  10. "UTOPIA" DI TOMMASO MORO: IL SIGNIFICATO

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    Utopia
    By joe 7 il 16 Oct. 2023
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    "UTOPIA" DI S. TOMMASO MORO (THOMAS MORE): IL VERO SIGNIFICATO

    Utopia


    IL SIGNIFICATO DEL NOME

    Utopia è un neologismo inventato da Tommaso Moro, che significa "in nessun luogo", ma anche "ottimo luogo". Infatti, è composto da "U", la contrazione del greco "ou", cioè "non", e "topos", luogo: quindi "nessun luogo", cioè inesistente. Ma lo si può anche interpretare come composto da "eu", "bene", e "topos", luogo, quindi "ottimo luogo". E' probabile che Tommaso Moro intendesse entrambe le interpretazioni. Infatti, il libro "Utopia" parla di un'isola ideale, chiamata appunto Utopia, che non si trova in nessun luogo.

    DI COSA PARLA IL LIBRO

    Tommaso Moro scrisse in latino Utopia nel 1516, due anni dopo che Machiavelli aveva scritto la sua opera più celebre, Il principe, la cui morale è riassunta nella celebre espressione: "il fine giustifica i mezzi". Moro, invece, è l'anti Machiavelli per eccellenza: il fine non giustifica mai i mezzi sbagliati. Il libro è suddiviso in due parti: la prima contiene il dialogo tra Tommaso Moro e il personaggio di Raffaele Itlodeo, un grande viaggiatore, che descrive a tinte fosche l'Inghilterra dell'epoca. Nella seconda parte, Itlodeo (che è un alter ego di Tommaso Moro) descrive il rimedio al malgoverno: cioè la repubblica di Utopia, un'isola, considerata l'ambente ideale per vivere bene.

    Utopia è un capolavoro immortale e un vero e proprio paradigma in campo letterario, filosofico, politico. In questa opera, il grande santo e umanista dipinse un opposto idealizzato della sua società contemporanea, che invece sottopose a una satira sottile. La parola "Utopia" da allora entrò nel lessico comune col significato di sogno, progetto, immaginazione proiettata sul futuro.

    Eppure, Moro era tutt'altro che un sognatore o un uomo in fuga dalla realtà. Era un uomo estremamente concreto, abituato ad affrontare l'esistenza, sua e degli altri: le persone della sua famiglia, coloro i cui casi giudiziari gli erano affidati e che per lui erano sempre...

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    Last Post by joe 7 il 17 Oct. 2023
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