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  1. GUERRE STELLARI - LA TRADUZIONE ITALIANA (prima parte)

     
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    GUERRE STELLARI: LA TRADUZIONE ITALIANA (prima parte)
    Articolo di Lorenzo Frati (vedi bibliografia)

    Guerrre-stellari
    I due manifesti italiani di Guerre Stellari. Quello a destra fu realizzato dall'italiano Michelangelo Papuzza, che fece una sua interpretazione stile "peplum". A quei tempi non si pensava certo che potesse avere successo, quindi fecero una locandina un pò casuale.


    "La Guerre des étoiles", cioè "La guerra delle stelle": così fu tradotto Star Wars per la sua uscita nelle sale francesi nella seconda metà degli anni '70. Anche oggi, per tutti i francesi, Star Wars è da sempre "la Guerra delle Stelle". Così pure in Germania, con "Krieg der Sterne". Se fosse stato tradotto così in Italia, oltre ad essere un titolo piuttosto smorto, conterrebbe gli stessi errori delle altre traduzioni: "Wars" perde il plurale, diventando "guerra", e "Star", da aggettivo (cioè "stellare") diventa un complemento di specificazione (di chi, di che cosa? Delle stelle).

    Basta questa considerazione per vedere subito la qualità dell'adattamento italiano, diverso dagli altri traduttori esteri, e capire quanto in realtà siamo stati fortunati. Incuria e disattenzione sono sempre in agguato, soprattutto in un lavoro delicato quale l'adattamento di un'opera straniera, il quale comporta non solo la piena conoscenza dei termini e del loro significato, ma anche del variare di quest'ultimo secondo il contesto in cui i termini stessi vengono utilizzati. Una seconda considerazione è che un adattamento è, appunto, proprio questo: solo un adattamento, ossia un tentativo di tradurre il più fedelmente possibile i contenuti linguistici di un'opera straniera, trasmettendo invariato il messaggio originale. Essendo il testo basato su una serie di fattori propri della lingua madre come rime, assonanze, dissonanze, giochi di parole, modi di dire, l'essenza dell'opera originale non potrà mai essere resa al cento per cento: si otterrà sempre un'approssimazione; tanto più vicina all'originale quanto più competente e sensibile sarà stato il traduttore. L'adattamento italiano di quella che sarebbe diventata la saga fantascientifica più famosa della storia del cinema fu affidato nel 1977 a Mario Maldesi, un direttore del doppiaggio che nella sua lunga carriera può vantare l'adattamento di opere di registi quali Lumet, Schlesinger, Polanski, Kurosawa, Lelouche, Kubrick, solo per citarne alcuni, nonché realizzatore delle post-sincronizzazioni di opere di registi italiani come Antonioni, Visconti, Fellini, De Sica, Comencini, Monicelli, Pasolini.

    Maldesi
    Mario Maldesi (1922-2012): direttore di doppiaggio. Oltre a Guerre Stellari (tutta la trilogia classica), gli altri film famosi da lui doppiati sono (per esempio): Frankenstein Junior, Alien, Il laureato, L'esorcista, Bianca e Bernie, gli Aristogatti, Kagemusha, Ghostbusters, I soliti ignoti, La grande guerra, Matrimonio all'italiana...



    LA SCELTA DEI NOMI

    Il lavoro presenta subito delle difficoltà: ci si rende conto che non tutti i nomi originali risulteranno adatti ad un pubblico non anglofono. Siamo, infatti, negli anni '70, ancora lontani dalla rivoluzione di Internet, ed estranei a quel processo di inglobamento di termini anglosassoni che tanto caratterizza l'italiano di oggi. L'inglese è ancora una lingua riservata a pochi "eletti", cioè coloro che lo masticano per lavoro: la maggior parte del pubblico è impreparata ai giochetti di assonanza ed alle pronunce che ora vedremo nel dettaglio.

    LUKE, OBI-WAN, LEILA

    Luke


    Il protagonista principale, l'eroe attorno al quale ruota la vicenda, possiede fortunatamente un nome che può essere lasciato senza variazioni di sorta: Luke Skywalker suona davvero bene. Troppo bello ed indovinato per azzardarsi a cambiarlo. Al pubblico italiano piacerà. Obi-Wan Kenobi, il vecchio e saggio mentore, è altrettanto adatto: non presenta difficoltà di pronuncia ed ha un fascino esotico che rende bene anche in italiano. La protagonista femminile Leia è meno fortunata: la pronuncia del nome suona un pò forzata alle nostre orecchie per via dello iato di tre vocali di fila del nome originale, le quali sortiscono un senso di incompiutezza, facendo desiderare la presenza di una consonante in più. Viene aggiunta una "l" per compensare tale mancanza, ottenendo "Leila": un nome dal suono più naturale e che si pronuncia con meno forzature, proprio perché supplisce a tale mancanza.

    IAN SOLO E CIUBECCA

    Han-Solo


    L'antieroe Han Solo in Italia diventa un più accessibile Ian Solo, omettendo così quella "h" aspirata che il nome originale richiede di pronunciare; è una piccola modifica, ma che permette di pronunciare il nome in maniera più naturale. Il copilota del Millennium Falcon, il famoso Wookie, in originale si chiama Chewbacca, pronunciato "Ciubaca". In Italia diventa invece Ciubecca. Il nome italiano consente di rendere il giochetto di troncatura, cioè il soprannome originale Chewie, che si pronuncia "Ciui", il nomignolo amichevole col quale Han Solo si rivolge al possente Wookie, con un simpatico Ciube, che, se da un lato non consente di mantenere l'intraducibile gioco di parole ("Chewie" suonerebbe un po' come "masticoso", dal verbo "to chew", masticare), riesce perlomeno a trasmetterne la simpatia. La vera sfida, però, deve ancora arrivare: due dei personaggi più singolari della saga non possiedono un nome, bensì delle sigle.

    I DROIDI: C1 E TREBIO

    C1-Trebio


    Spesso, quando ci si trova davanti a nomi inventati, è bene considerare le motivazioni che hanno portato l'autore ad operare scelte di un certo tipo, prima di intervenire con delle modifiche. Come ha creato Lucas i nomi originali dei due droidi? Le sigle originale R2-D2 (il nostro piccoletto C1) e C-3P0 (il dorato Trebio), che origine hanno? C'è forse un significato particolare dietro questi nomi o sono piuttosto frutto del caso? La risposta dovrebbe essere scontata, soprattutto per Guerre Stellari, dove nulla è mai lasciato al caso. Le sigle, in effetti, non significano nulla di particolare, ma la loro scelta non è casuale: Lucas le ha scelte per il loro suono.

    Il nostro C1 nell'originale è chiamato R2-D2: noi italiani lo leggeremmo erre-due-di-due, ma in inglese si legge: "Ar" (la erre) "Tiù" (la pronuncia di "due") - "Di" (la lettera "d") "Tiù" (sempre "due"). Per questo, a volte, invece di R2-D2, nell'originale è scritto anche Artoo-Detoo. Il nome viene scelto per l'assonanza "Ar-tiù - Arthur": cioè il nome di Re Artù. Il nome vuole "umanizzare" un poco il simpatico robottino, sottolineando come Lucas lo consideri una spanna sopra gli altri droidi che popolano il film, elevandolo non solo a livello degli altri personaggi, ma addirittura a fulcro dell'intera vicenda (il droide porta, memorizzato nel suo sistema mnemonico, tutto lo schema tecnico della Morte Nera, il che lo rende fondamentale per gli scopi dell'alleanza ribelle, nonché pericolosissimo per l'Impero).

    Il nostro Trebio nell'originale si chiama C-3PO: noi italiani lo leggeremmo ci-tre-pì-o e in effetti suonerebbe male. In inglese si legge invece "Si" (la pronuncia di "C") "tripio" (combinazione di "tri", cioè 3, "pi", cioè la P, e "o", che è appunto la O). Per questo nell'originale è scritto anche See-Threepio. Stavolta si tratta solo di una sigla, non di un nome nascosto, ma che suona bene e risulta scorrevole quando il droide fa le sue pompose presentazioni: "I am See-Threepio, Human Cyborg Relations!" ("Io sono Si-Tripio, esperto delle relazioni umane e cyborg!"). All'autore piace così, anche perché il sofisticato droide protocollare, che tanto si vanta delle sue capacità di comunicazione (parlare sei milioni di idiomi non è certo cosa da poco!), paradossalmente segna il passo rispetto al meno loquace, ma più empatico C1, ben più capace di intendere sia gli umani, che le situazioni nelle quali si trovano. Trebio/C3PO, quindi, nella sua insipidità, ci sottolinea come il droide, benché antropomorfo e dorato, non goda della stessa capacità di integrazione con gli umani, propria di C1/"Arthur", il quale, come detto, si colloca su di un livello superiore.

    Quando Guerre Stellari giunge in Italia sorge subito un problema: i nomi originali dei droidi, così ben risuonanti nel contesto inglese, non rendono altrettanto bene in italiano. Artiù-Ditiù non ha più alcuna valenza circa le intenzioni originarie di Lucas, in quanto l'assonanza con Arthur-Artù è inarrivabile per un pubblico non anglofono; anzi, il suono è talmente bizzarro da produrre confusione, più che simpatia. Ancora meno adatto sarebbe stato Erre Due - Di Due, che non rende assolutamente il tono di simpatia immediata che l'autore si era prefissato. "Arturo", che a voler ben vedere sarebbe la traduzione che meglio avrebbe rispettato il significato del nome, è (per fortuna!) impensabile. Allora che fare? Bisogna restare coerenti con l'idea originaria dell'autore (vale a dire trasmettere simpatia), e contemporaneamente cercare qualcosa di non troppo distante dall'universo fantascientifico ivi rappresentato. Soluzione: c'è quell'altra sigla dell'altro droide, C3PO. Con un po' di lavoro, si può creare qualcosa in armonia con le intenzioni di Lucas partendo da quella. Per il robottino, il nome Ci-Trè, o C3, potrebbe andare, ma suona più aspro rispetto all'originale inglese. Ma ecco che basta cambiare un numero ed accostarlo alla prima lettera per avere qualcosa di totalmente diverso: Ciuno, C1! Ciuno è perfetto: si adatta bene al personaggio (uno è il numero intero più piccolo, come "piccolo" è il nostro eroe), scorre come l'originale nella pronuncia ed è molto più simpatico di Erredue. Ma Ciuno-Piò (C1PO) suona troncato; manca ancora qualcosa: il nome dovrebbe essere leggermente più lungo. Ciuno-Piò… Ciuno - Piòtto! La nuova sigla suona come un vero nome (si noti soprattutto l'assonanza Piòtto - Pinotto), è coerente con le sigle usate nel film, e trasmette subito simpatia, come nelle intenzioni originarie dell'autore.

    Ma ora sorge un altro problema: le due sigle C1-P8 e C-3PO sono troppo simili, vista anche la totale diversità morfologica tra i due modelli di droide. Inoltre, C-3P0 continua a suonare più aspro rispetto all'originale. Soluzione: si può smussare un poco il nome senza necessariamente stravolgerlo, utilizzando consonanti dal suono più morbido rispetto a "c" e "p". In particolare, è la "c" a dare fastidio, per quel suono così lontano dall'originale. Vengono scelte la "d" e la "b", lasciando invariato il resto: è nato D-3B0, "Di-Trebio", sigla che in italiano suona più elegante rispetto all'originale, e quindi ben si addice ai modi da maggiordomo inglese del nostro amico dorato.

    E alla fine i nomi italiani si sono semplificati ulteriormente in C1 e Trebio.

    DART FENER O DARTH VADER?

    Darth-Vader


    Le stesse considerazioni circa l'adattamento dei nomi originali dei droidi valgono anche per la scelta del nome italiano di Darth Vader. Se Artoo-Detoo era stato scelto per trasmettere simpatia, Darth Vader aveva ben altro scopo: nelle intenzioni di Lucas il nome del Signore Oscuro doveva essere imponente e spaventoso allo stesso tempo. Vader è probabilmente la troncatura di in-vader, cioè invasore: Vader, in effetti, "invade" la scena con la sua nera figura. C'è anche il significato nascosto di Vader-Vater, cioè "padre" in tedesco: ma questo, oltre ad essere svelato più tardi, non c'entra con lo scopo di rendere temibile il nome.

    Di nuovo, si pone il problema di un pubblico non anglofono, per il quale Darth Vader, la cui pronuncia originale è "Darf Veidar" sarebbe stato più che altro bizzarro, finendo col non trasmettere ciò che l'autore si era prefissato, cioè timore. Qui si deve operare in modo inverso rispetto a prima: il nome "Darf" va pronunciato in maniera più dura, sostituendo quella "f", che non risulta adatta come ultima consonante del nome. E "Veidar" deve diventare qualcosa di meno etereo e più incisivo. Sfruttando quello che, con ogni probabilità, deve essere stato un errore di pronuncia, (ricordiamo che la pronuncia corretta di "Darth" dovrebbe essere "Dart", esattamente come si scrive) Darth-Darf diventa in Italia Dart, mentre Vader-Veidar, attraverso un cambio di radice diviene Fener (Vad-er, Fen-er: tre lettere in tutto). DART FENER suona decisamente meglio di "Darf Veidar" e ripristina l'oscura maestosità del personaggio. Anche in questo caso, la scelta è coerente rispetto all'universo rappresentato: Dart Fener non è troppo lontano dall'originale, e sarebbe risultato adattato alle orecchie italiane.

    LA MORTE NERA, I SABBIPODI, I QUADROPODI, VARIE

    Morte-Nera


    L'arma più spettacolare dell'Impero, simbolo stesso della potenza distruttiva sulla quale si basa la politica di paura di quest'ultimo, e con la quale vengono tenuti sotto controllo i vari sistemi della galassia; dalle dimensioni di una piccola luna e dotata di un potere distruttivo pari a più della metà dell'intera flotta imperiale: è l'immensa…Death Star, cioè "Stella della Morte". Sorpresi? Sì, perché tutti la conosciamo con un altro nome; un nome ben più terrificante e suggestivo, frutto dell'estro creativo di Maldesi, il quale ha saputo trovare una sapiente alternativa per il nome di una delle creazioni più spettacolari di Lucas: "La Morte Nera"! Questo nome è l'esempio supremo di quanto l'adattamento italiano ci abbia rapito: chi, oggi, sinceramente, opterebbe per chiamarla "Stella della Morte", o col suo originale inglese "Death Star"? Il fascino dell'adattamento italiano è, almeno qui, indiscutibile: "Morte Nera" ha un suono terribile e sublime, nonché denso di significato. C'è un riferimento, forse inconsapevole, forse no, alla terribile epidemia di peste che decimò l'Europa medievale. Un paragone che si rivela quanto mai adatto: l'arma dell'Impero rappresenta, infatti, una terribile tragedia che sta per abbattersi sulla galassia, capace di spazzare via un intero pianeta con un solo, rapido colpo. Inoltre, "Morte Nera" è un termine ben più originale di "Stella della Morte", il quale oltretutto risulta poco azzeccato visto che la Death Star è un planetoide artificiale, non una stella artificiale, come il nome originale vorrebbe farci intendere.

    Altra variazione felice la troviamo in "Sabbipodi", il nome scelto per indicare i "Sandpeople", i predoni che abitano le lande desertiche di Tatooine. In effetti, è difficile preferire "Gente della Sabbia" (la traduzione esatta) a "Sabbipodi", nome che risulta essere ben più fantasioso e suggestivo, e che in più si avvicina abbastanza all'originale. Stesso discorso per "Quadropodi Imperiali", variante italiana di "Imperial Walkers", i temibili "Camminatori Imperiali" (così la traduzione esatta) che sferrano l'attacco la base dell'Alleanza Ribelle su Hoth. "Quadropodi" infatti ha un suono strano e più sinistro del banale "Camminatori".

    Anche l'uso della parola "fulminatori" per indicare i "blaster", ovvero le armi da fuoco presenti nella pellicola, suona meglio della traduzione corretta "disintegratori". Un fulmine, dopotutto, disintegra, e fa più effetto...

    Curioso poi l'uso del termine "immaginoso" col quale Jabba Hutt, nel "Ritorno dello Jedi", definisce il cacciatore di taglie (che era Leila travestita), che lo minaccia con un detonatore termico. Lo si sarebbe potuto tradurre con "pieno d'espedienti", ma avrebbe fatto meno effetto: Jabba ha sempre una parlata ridondante, ampollosa. "Immaginoso" è nel suo stile.

    IL BOCCI

    Bocce


    Sai parlare il "Bocce"? (pronuncia: "bocci") No, non siamo impazziti di colpo: questa è la domanda esatta che lo zio di Luke, zio Owen, dice al robot dorato Trebio, prima di acquistare il droide dai predoni incappucciati/mercanti Jawa. La frase originale, infatti, era "can you speak Bocce?". Se si fosse restati fedele all'originale, rinunciando ai "famigerati" nomi inventati della versione italiana, questo sarebbe stato il prezzo da pagare. Per fortuna, un sapiente adattamento ci ha propinato un meno imbarazzante "Sai parlare il Baddi?", che riesce a mantenere l'effetto dell'originale senza cadere nel ridicolo, come invece avrebbe fatto la traduzione letterale: "sai parlare il bocci?" :lol: :lol: :lol:

    LA GUERRA DEI QUOTI E GLI STELLAPILOTA

    Quoti


    La "Guerra dei Cloni", ufficialmente, è l'evento che porta la galassia di Guerre Stellari sotto la dittatura dell'Impero. Era stata menzionata da Luke nel suo dialogo con Obi-Wan Kenobi, in Guerre Stellari, e poi sarà ripresa nel film della trilogia-prequel "Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni". Nell'adattamento italiano fu tradotta come la "Guerra dei Quoti". Evidentemente la clonazione appare ancora un argomento troppo ostico e fantascientifico; si opta per qualcosa che non costringa lo spettatore a troppi sforzi comprensivi, con l'intento di non sviare l'attenzione dal già troppo complesso universo che gli viene proposto.

    Star-pilot


    L'adattamento italiano di "Star Pilot" (il pilota del battaglione dei ribelli che guida il suo Caccia TIE contro la Morte Nera), diventa "Stellapilota". Può sembrare poco fantasioso, ma mettere "Pilota Interstellare" sarebbe stato troppo lungo.

    LA SINCRONIZZAZIONE DELLE LABBRA NEL DOPPIAGGIO

    È doveroso a questo punto ricordare che molte delle variazioni di nomi o parole che troviamo in un film tradotto sono dovuti, oltre che a problemi di pronuncia, anche a motivi di "Lip Sinc": con questo termine si intende il sincronismo che deve esserci tra i movimenti delle labbra dell'attore e le parole pronunciate in fase di doppiaggio. E' una regola che vige sia in studio, quando gli attori doppiano se stessi, sia in fase di adattamento, quando ci troviamo a doppiare un attore straniero. In questo caso, la scelta dei termini della frase è dettata anche dalla lunghezza delle parole, che deve avvicinarsi il più possibile a quella delle parole originali. E' importante che non si vedano le labbra in movimento senza alcun suono pronunciato, così come non si devono sentire suoni quando, nel filmato, l'attore ha smesso di parlare. Per questo era meglio dire "Stellapilota" al posto di "Star Pilot", invece del lunghissimo "Pilota Interstellare": il primo termine consente di mantenere il Lip Sinc (è quasi identico a "Starpilot"), il secondo no. Oltretutto, se si scelgono bene le parole si può riuscire a dare l'impressione che l'attore, benché straniero, stia pronunciando proprio le parole che sentiamo, anche se si tratta di una traduzione.

    Facciamo un altro esempio: nella Cantina di Mos Eisley, nella versione italiana, Han Solo chiede a Luke e Obi-Wan, come pagamento per i suoi servizi, "trentacinquemila, tutti anticipati", per portare i nostri eroi ad Alderaan. Nell'originale, in inglese, invece, ne chiede solo diecimila. Perché mai questo aumento di tariffa? Perché "diecimila", "ten thousand", in inglese, si pronuncia "ten tausand": l'espediente consente di creare l'illusione di cui sopra quando Luke, sbigottito, ripete la cifra scandendo bene le parole ("Trentacinque..! Potremmo quasi comprarci un mezzo nostro con tutti quei soldi!"). Le due frasi iniziano infatti entrambe con la "t", e sembra quasi che Luke stia effettivamente pronunciando la cifra della versione italiana.

    Han-35000
    "Trentacinquemila. In anticipo."



    I DIALOGHI

    A volte capita che, rimaneggiando un testo di un autore, per motivi di traduzione e adattamento, non solo si riesca a rendere perfettamente i contenuti dell'opera, ma, in certi casi, complice qualche felice intuizione, si riesca addirittura a migliorare il prodotto iniziale, perfezionandolo con pochi, sapienti tocchi. Una delle variazioni più interessanti riguarda la frase "Impara a capire la Forza, Luke!", che è l'invito che Obi-Wan rivolge a Luke dopo aver visto il messaggio della Principessa Leila. Da una traduzione più alla lettera dell'originale "Learn about the way of the Force, Luke!", sarebbe risultato un meno significativo "Impara le vie della Forza, Luke!", oppure "Impara la dottrina della Forza, Luke!" il quale, benché riporti benissimo il significato originario, priva il dialogo di tutte le accezioni spirituali che il semplice inserimento della parola "capire" sottintende. Quel "capire" trasforma completamente la frase, elevando la Forza da semplice energia mistica, o dottrina, a volontà superiore, che deve essere compresa, capita, accettata; proprio come noi ci sforziamo di capire ed accettare il destino, del quale la Forza rappresenta la controparte in Guerre Stellari.

    Impara


    Altro esempio: il Maestro Yoda, ne "L'Impero colpisce ancora", dice a Luke: "Illuminati noi siamo! Non questa materia grezza...", è la variazione italiana per la frase "Luminous beings are we! Not this crude matter!". Di nuovo si accentua il lato spirituale di Guerre Stellari, perchè la parola "illuminato" indica chi raggiunge un livello di consapevolezza più alto, ed è quindi un'espressione decisamente migliore di una semplice traduzione letterale come "esseri di luce, - o luminosi - noi siamo!", la quale lascia solo intuire ciò che Yoda ci vuole dire, senza tuttavia riuscire ad esplicitarlo con chiarezza (questo, a dire il vero, è proprio un limite della frase originale: abbiamo capito tutti cosa intende Yoda, ma le sue non sono le parole migliori per dirlo). In questo, come in altri punti, i dialoghi italiani superano in qualità quelli di Lucas.

    Yoda



    (Continua qui)

    BIBLIOGRAFIA

    Guerrestellarinet - autore Lorenzo Frati

    QUI TUTTI I LINK ALLE RIFLESSIONI

    QUI TUTTI I LINK AI FILM

    Edited by joe 7 - 24/10/2023, 17:12
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