"UTOPIA" DI S. TOMMASO MORO (THOMAS MORE): IL VERO SIGNIFICATOIL SIGNIFICATO DEL NOMEUtopia è un neologismo inventato da Tommaso Moro, che significa "in nessun luogo", ma anche "ottimo luogo". Infatti, è composto da "U", la contrazione del greco
"ou", cioè "non", e
"topos", luogo: quindi "nessun luogo", cioè inesistente. Ma lo si può anche interpretare come composto da
"eu", "bene", e
"topos", luogo, quindi "ottimo luogo". E' probabile che Tommaso Moro intendesse entrambe le interpretazioni. Infatti, il libro "Utopia" parla di un'isola ideale, chiamata appunto Utopia, che non si trova in nessun luogo.
DI COSA PARLA IL LIBROTommaso Moro scrisse in latino
Utopia nel 1516, due anni dopo che Machiavelli aveva scritto la sua opera più celebre,
Il principe, la cui morale è riassunta nella celebre espressione:
"il fine giustifica i mezzi". Moro, invece, è l'anti Machiavelli per eccellenza: il fine non giustifica mai i mezzi sbagliati. Il libro è suddiviso in due parti: la prima contiene il dialogo tra Tommaso Moro e il personaggio di
Raffaele Itlodeo, un grande viaggiatore, che descrive a tinte fosche l'Inghilterra dell'epoca. Nella seconda parte, Itlodeo (che è un
alter ego di Tommaso Moro) descrive il rimedio al malgoverno: cioè la repubblica di
Utopia, un'isola, considerata l'ambente ideale per vivere bene.
Utopia è un capolavoro immortale e un vero e proprio paradigma in campo letterario, filosofico, politico. In questa opera, il grande santo e umanista dipinse un opposto idealizzato della sua società contemporanea, che invece sottopose a una satira sottile. La parola
"Utopia" da allora entrò nel lessico comune col significato di sogno, progetto, immaginazione proiettata sul futuro.
Eppure, Moro era tutt'altro che un sognatore o un uomo in fuga dalla realtà. Era un uomo estremamente concreto, abituato ad affrontare l'esistenza, sua e degli altri: le persone della sua famiglia, coloro i cui casi giudiziari gli erano affidati e che per lui erano sempre...
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