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Saturno: l'unico pianeta con gli anelli, la cui origine è tuttora ignota. I greci gli attribuirono il nome di Crono (dio dell’agricoltura e del tempo; Saturno, per i Romani) perchè Saturno - l'ultimo pianeta del Sistema Solare osservabile ad occhio nudo - ha il moto di rivoluzione (il giro attorno al Sole) più lungo di tutti i pianeti osservabili allora, quindi si credeva che fosse il custode del tempo.
Giove e Semele.
Re Guglielmo Il Buono dedica il Duomo di Monreale a Maria.
Il Sesto Cielo di Giove, descritto da Go Nagai: al posto dell'occhio dell'aquila (descritto in questo Canto) c'è l'occhio del pianeta Giove (la famosa macchia visibile sul pianeta)
L'aquila composta dai beati inizia a formarsi nel Cielo di Giove, quello dei Giusti. E' il Cielo dei Re e del Giudizio: per questo si parla qui del Giudizio Finale.
Curiosamente, tra gli spiriti combattenti manca San Giorgio. Veneratissimo, è patrono dell'Inghilterra e di altri Paesi.
Guglielmo d'Orange: per rendere il personaggio, ho preso un'immagine dell'anime King Arthur.
Se Dante li avesse conosciuti, avrebbe messo tra gli Spiriti Combattenti per la Fede anche i Cavalieri di Malta, temutissimi dai musulmani. C'erano già ai tempi di Dante, ma non erano ancora famosi: lo divennero dopo, nell'assedio a Malta da parte dei Saraceni nel 1564. Con un eroismo incredibile, combattendo anche in punto di morte, i Cavalieri di Malta, guidati dal Gran Maestro Jean de La Vallette, (da cui la capitale di Malta, La Valletta, prenderà il nome) respinsero un'armata di 50.000 musulmani. Parteciparono anche alla battaglia di Lepanto del 1571. Oggi si occupano di attività assistenziali.
La tomba di Dante a Ravenna. E' posta presso la Basilica di San Francesco. E' un monumento nazionale, e attorno ad essa è stata istituita una zona di rispetto e di silenzio, chiamata "zona dantesca". Sul letto di morte, il 13-14 Settembre 1321, Dante volle essere vestito col saio francescano e scelse come luogo di sepoltura il convento dei Frati Minori. A destra della tomba c'è una colonnina di alabastro del Carso, con una ghirlanda d'argento donata dalla città di Fiume: regge un'ampolla argentea donata nel 1908 dalle città di Trieste, Trento, Gorizia e dalle provincie dell'Istria e della Dalmazia, territori a maggioranza italiana: italiani che conobbero, dopo la Seconda guerra Mondiale, la terribile deportazione comunista e l'atroce morte delle foibe. Sul soffitto arde perennemente una lampada votiva, alimentata dall'olio d'oliva dei colli toscani, offerto da Firenze ogni anno, la seconda domenica di Settembre, in memoria dell'anniversario della morte del poeta.
La caduta di Fetonte
Cacciaguida saluta con gioia Dante: in questo Canto parlano dell'amata città di Firenze, ormai rovinata.
Qui Dante parla della nobiltà e di altri argomenti, prima di entrare nel vivo del Canto. Immagine presa qui.
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