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  1. NATALE: REGALARE E' CRISTIANO

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    Chesterton
    Natale
    By joe 7 il 23 Dec. 2014
     
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    PERCHÉ REGALARE È CRISTIANO? PERCHÉ ANCHE IL NATALE È UN REGALO DI DIO. E' DIO CHE PUÒ ESSERE VISTO E TOCCATO.
    Gilbert Keith Chesterton

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    Lo scrittore inglese difende i regali materiali, simbolo del cristianesimo. Infatti, «la più enorme e originale delle idee alla base dell’Incarnazione è che una buona volontà s’incarni. (Brani tratti da: “Lo spirito di Natale” di Gilbert Keith Chesterton, edita da D’Ettoris Editori)

    La convinzione che molti, anche fra i credenti, si sono fatti del Natale è che a disturbare un autentico festeggiamento natalizio siano anzitutto il consumismo e la ricerca dei regali di questi giorni. Tanti la pensano così, ma – sia detto con rispetto – sbagliano. Non perché il consumismo, laddove eccessivo, non sia un problema, ma perché il falso Natale non è quello con troppi regali ma quello senza Gesù; è quella la Festa senza il Festeggiato. E se, da un lato, è vero che una smisurata attenzione ai regali può distrarre dal senso del Natale, dall’altro non è certo evitando di farsi dei doni che si sarà automaticamente partecipi, come per magia, dell’essenza natalizia, anzi.

    Il cristianesimo, qualunque cosa sia, è un’esplosione. Che consista oppure no nella Caduta, nell’Incarnazione e nella Risurrezione, certamente è composto di tuono, di prodigio e di fuoco. Se non è fenomenale, semplicemente non vi è in esso alcun senso. Se il Vangelo non assomiglia a una pistola che fa fuoco, è come se non fosse per nulla annunciato.

    A tal proposito, prendiamo un esempio fra i molti: il caso dei regali di Natale. Poco tempo fa, ho letto un’affermazione della signora Eddy sull’argomento: diceva che lei non «faceva regali» nel senso grossolano, sensuale e terreno dell’espressione, ma che si sedeva immobile a pensare alla Verità e alla Purezza in modo che tutti i suoi amici sarebbero diventati, per questo, migliori. Adesso, io non dico che questo metodo sia necessariamente superstizioso o inefficace, e non c’è dubbio che, dal punto di vista economico, abbia un suo fascino. Dico solo che non è cristiano. Le due attitudini – della signora Eddy e del cristianesimo, rispettivamente – non sono solo antagoniste a causa di differenti teologie, o di differenti scuole di pensiero: prima ancora che s’inizi a ragionare, è lo stato d’animo che è differente. La più enorme e originale delle idee alla base dell’Incarnazione è che una buona volontà s’incarni; che venga, cioè, messa in un corpo. Un regalo di Dio che può essere visto e toccato: se l’epigramma del credo cristiano ha un punto essenziale, è questo. Lo stesso Cristo è stato un regalo di Natale.

    Una nota a favore dei regali materiali di Natale è stata buttata giù persino prima della Sua nascita, con i primi spostamenti dei saggi dell’Oriente e della stella: i Tre Re Magi giunsero a Betlemme portando oro, incenso e mirra. Se avessero portato con sé solo la Verità, la Purezza e l’Amore, non ci sarebbero state né un’arte, né una civiltà cristiana.

    L’oro è portato in una stalla; i re devono andare in cerca di un falegname. I Magi sono in cammino, non per trovare la saggezza, ma piuttosto una forte e santa ignoranza. Quegli uomini saggi provenivano dall’Oriente, ma si diressero verso Occidente per incontrare Dio.

    La moderna teologia proverà a convincerci che il Bambino di Betlemme è solo un’astrazione che rappresenta la totalità dei bambini, e la Madre di Nazareth solo un simbolo metafisico della maternità. La verità è un’altra: la narrazione della Natività ha un valore pienamente universale proprio perché riguarda una sola madre e un solo figlio, singoli e concreti. Infatti, se Betlemme non fosse particolare, non sarebbe popolare. Immaginiamo una canzone d’amore per una donna altezzosa, talmente penetrante e letale che nessun uomo – dal più umile che spinge l’aratro al principe in sella – possa fare a meno di cantarla da mattina a sera. Ognuno, senza eccezioni, smetterebbe immediatamente di farlo, se dicessi loro che la canzone non era stata composta per una donna in particolare, ma solo, genericamente, per le donne in astratto.

    I regali di Natale sono simbolo di una protesta permanente fatta per conto del «dare», come distinto da quel mero «condividere», che i moderni sistemi di valore presentano come equivalente o superiore al primo. Il Natale rappresenta questo eccezionale e sacro paradosso: dal punto di vista spirituale, se Tommy e Molly si dessero a vicenda una monetina da venti centesimi, compirebbero una transazione di valore superiore rispetto alla condivisione di un intero euro.

    Il Natale è qualcosa di meglio che una cosa per tutti: è una cosa per ognuno. E per chi trova queste frasi inutili o stravaganti, o pensa che non vi sia fra di esse alcuna differenza se non la ricercatezza delle parole, l’unico riscontro possibile è quello che ho già indicato, cioè sottoporre la questione alla prova – dal valore stabile e duraturo – della gente. Prendiamo cento ragazze a caso in una scuola e verifichiamo se non fanno alcuna distinzione fra il ricevere un fiore ciascuna o, al contrario, un giardino per tutte.

    Da Tempi e qui


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    Edited by joe 7 - 6/12/2021, 13:27
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