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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 113

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 22 July 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 113
    GRAN FINALE

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

    Disegno_di_Michi
    Disegno di Michi.


    RIASSUNTO: Siamo arrivati alla fine della storia. Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e vivono su Fleed come re e regina. L’Oscuro, un antenato di Actarus, ha fatto rapire Rex, il figlio appena nato di Actarus e Venusia, per sacrificarlo a Darkhold ed ottenere con il suo sangue, attraverso la magia, il potere supremo. Il sacrificio sta per essere effettuato, con le sette stelle allineate al di là dello spazio e del tempo. Solo la riunione di sette cristalli possono fermarlo, e Goldrake, insieme ai suoi numerosi compagni (Mazinga Z, il Grande Mazinga, Getter Robot, Jeeg Robot, Daitarn 3, Boss Robot, Gaiking, gli Astrorobot, Vultus 5, Combattler 5, Trider G7) riesce nell’impresa: ma tutti muoiono e lui è l’unico sopravvissuto. Nonostante la difficoltà dell’impresa, la piccola elfa Ney, loro alleata, riesce a collocare l’ultimo cristallo, mentre Venusia, insieme alle sue amiche amazzoni, riesce a salvare Rex…

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    La luce che esce dai sette cristalli illumina tutto: le tenebre di Darkhold, per la prima volta nella storia, sono viste in tutti i loro anfratti più nascosti. Nessuno riesce a reggere una luminosità così totale: Ney, che si era dovuta arrampicare sull’altare per collocare l’ultimo cristallo, deve coprirsi gli occhi con le mani per il bagliore improvviso, perdendo la presa ed iniziando a cadere a terra. Shizuri, spaventata, corre verso di lei per salvarla, senza rendersi conto che ha superato la barriera che prima la fermava: evidentemente, era scomparsa appena Ney aveva messo l’ultimo cristallo. Ma questo alla Regina delle Nevi non interessa: vuole afferrare Ney prima che raggiunga il pavimento. Ma la corsa di Shizuri si blocca all’ultimo istante, mentre mette le mani sotto Ney, che a sua volta si ferma a mezz’aria: anche Shizuri è immobile. Sembrano tutti e due come fotografati: i colori quasi scompaiono, diventando un insieme indistinto di bianco e nero. E questo avviene dovunque, non solo a Darkhold: sulla Terra, Rigel è bloccato nell’atto di salire a cavallo; Mizar è completamente immobile sull’altalena a mezz’aria; Banta sta fermo come una statua mentre solleva il fieno col forcone. Anche nell’Istituto delle Scienze del Professor Procton, gli assistenti sono immobili davanti ai loro computer. Nel pianeta Creed, gli uomini lupo sono immobili come statue; e lo stesso nel palazzo di Shizuri, dove Hildico, la sua sostituta, resta inerte sul trono, e in tutto il pianeta di Niffelheim. In sostanza, tutto l’universo, dalle rotazioni dei pianeti, al suo vento cosmico, è come cristallizzato: l’attimo fuggente è diventato attimo permanente.
    L’Oscuro, che è stato immobilizzato da Goldrake, un momento prima che accada questo fenomeno, capisce tutto e resta sconvolto: i sette cristalli sono tornati ad essere insieme come un tempo.
    “No…” sussurra annichilito “impossibile…non può essere…”
    Subito dopo, entrambi, Goldrake e l’Oscuro, sono come pietrificati. Il tempo ha interrotto per la prima volta il suo corso.
    E’ difficile dire quanto duri quell’attimo che non dura, ed è difficile anche dire “dopo”: ma, in qualche modo, un “dopo” accade. Tornano i colori e il movimento, e Goldrake si accorge che sta stringendo con le sue mani qualcosa di nero ed indistinto che fa sempre più fatica ad afferrare, fino a che non scompare del tutto, emettendo un verso che sembra un grido disperato.
    “Cosa diavolo…l’Oscuro è scomparso proprio come un’ombra! Cosa sta succedendo?” si chiede Actarus, guardandosi intorno.
    Poi si sente scuotere: la terra sta tremando. All’improvviso, osserva una gittata di fuoco liquido, come lava, che fuoriesce da sottoterra: e, poco lontano, esce un altro fiotto di lava. E più in là un altro ancora.
    “Qui sta andando tutto a pezzi! Non capisco il motivo, ma è meglio andarsene via da qui il più presto possibile!”
    Maria, mi senti? chiede Actarus mentalmente.
    “Duke! Siamo qui!!” dice la ragazza, salutandolo felice col braccio alzato, in piedi sopra una costruzione elevata. Anche Alcor, dietro di lei, agita le braccia, contento: ha visto anche lui la scomparsa dell’Oscuro e ha capito che la minaccia è davvero finita.
    Goldrake mette la mano accanto a loro, che salgono subito su: in poco tempo, si ritrovano nella cabina comando di Actarus.
    “Dobbiamo andare via di qui alla svelta!” esclama Alcor.
    “Sì…ma …” risponde Actarus, sorpreso, osservando le luci accese e lampeggianti sul quadrante.
    “Che succede, fratello?” chiede Maria.
    “Ricevo comunicazioni dal Drago Spaziale…non capisco…non era stato distrutto?”

    Poco prima, il professor Daimonji si era ripreso, come tutti i membri dell’equipaggio, all’interno del Drago Spaziale, che è rimasto intero, come se non fosse mai stato distrutto. Ritornando sui comandi, gli uomini dell’equipaggio si accorgono con stupore che sono perfettamente funzionanti. In poco tempo, l’enorme drago d’acciaio si innalza, scuotendo tutti i detriti sopra di lui: è completamente integro e splendente come se fosse stato appena costruito. Daimonji non capisce: gli era sembrato di morire, poco fa. Cosa era successo? Midori, intanto, riceve una comunicazione che le fa saltare il cuore in gola: Sanshiro è vivo e li sta contattando.
    Il Gaiking, infatti, si è rialzato come se non gli fosse successo nulla: osservandosi sorpreso le mani e toccandosi il viso, Sanshiro aveva capito con stupore di essere ancora vivo. E, dopo aver contattato il Drago Spaziale, osserva rialzarsi dalle macerie gli Astrorobot, e più lontano il Trider. Il Combattler 5 e il Vultus si aiutano a vicenda, osservandosi stupiti e increduli sul fatto di essere ancora vivi.
    Ma cosa è successo? si chiedono tutti.
    La gigantesca mole del Daitarn 3 estrae il Javelin per appoggiarsi e riprendersi: Banjo, Beauty, Reika e Garrison si guardano tra loro senza capire. I componenti di Jeeg Robot si ricongiungono e Hiroshi Shiba scopre, incredulo come tutti, di essere ancora vivo. Le tre astronavi della squadra Getter, insieme all’Astronave Comando di Michiru, sono sparpagliate ai quattro venti, ma illese, mentre i piloti iniziano a risvegliarsi come da un lungo sonno. Mazinga Z, a terra, alza la testa, osservando davanti a sé Afrodite A che ha appena fatto lo stesso: Koji e Sayaka si guardano stupefatti senza sapere cosa dire.
    Senza capire nulla neanche lui, Tetsuya Tsurugi si trova all’improvviso in volo a bordo del Grande Mazinga: il suo stupore diventa ancora più grande quando si accorge di avere Lisa Vold, la ragazza lupo, seduta su di lui con le braccia al collo: i due si guardano increduli e a bocca aperta. Poi Lisa scoppia in un grido felice, stringendo Tetsuya fino quasi a strozzarlo:
    Hombre! Qua maravilla! Sei vivo, Tetsy!”
    “CHE CAVOLO STATE FACENDO?!?” grida una voce alla radio, mentre il volto arrossito e furioso di Jun si mostra sul video. Tetsuya si accorge che Venus Alfa sta volando anche lei dietro al Grande Mazinga: Jun era rimasta sorpresa di essere comparsa lì tutt’a d’un tratto e ha voluto contattare Tetsuya, vedendo all’improvviso sul video una scena che non le piaceva per niente.

    Ma non c’è tempo per le discussioni o per cercare di capire: tutto sta crollando intorno a loro. I robot si allontanano volando subito via dal suolo, mentre le torri di Darkhold iniziano a crollare, collassandosi e a volte scontrandosi tra di loro, mentre un immenso fiume di lava sta scorrendo da ogni parte, travolgendo gli eventuali robot o soldati dell’Ombra rimasti ancora in piedi. Anche l’enorme Bilskirnir dalle quattrocento stanze, la dimora di Sukeli, lo stregone nero, crolla tra le fiamme, in mezzo alle rovine di Bedlam, come pure la sede delle Amazzoni e dei Lupi Neri: nulla viene risparmiato dalla rovina. Solo l’altissima Torre della Solitudine, la sede dell’Oscuro, in mezzo alle fiamme, resta misteriosamente intatta. Sul tetto della torre, Shizuri, che ha ripreso a muoversi, contempla l’apocalisse che le accade intono a sé, sorpresa anche lei di tutto quello che sta succedendo: la ferita che Jezabel le aveva inferto è scomparsa ed è tornata pienamente in sé. Capisce che Ney, la bambina che tiene in braccio, non è sua figlia Aleta, morta anni fa: però, osservandola in viso, mentre la piccola dorme per la stanchezza, avverte qualcosa di simile ad Aleta in lei. Si rende conto che bisogna andar via subito da lì. Ma nemmeno Zuu Shiin, l’evocazione del vento, può teleportarli oltre le fiamme, che ormai si stanno dilagando per decine, anzi centinaia di chilometri. Il calore è terribile anche per una Regina delle Nevi. Si sente quasi perduta, quando avverte una chiamata dall’alto:
    “Maestà Shizuri, vi abbiamo trovata! Salite a bordo, presto!”
    La regina delle nevi alza la testa, osservando sorpresa la flotta di Maltholm in cielo, completamente restaurata: la Quaiza, l’astronave ammiraglia di Maltholm, le ha appena mandato un raggio traente. Shizuri e Ney in un attimo sono a bordo, e Maltholm le corre subito accanto, inginocchiandosi.
    “Maestà, sono felice di vederla sana e salva! Mi avevano detto che lei era morta, ma non ci potevo credere!” dice lui commosso.
    “Si alzi, capitano Maltholm: la ringrazio per essere venuto. Ordini alla flotta di allontanarsi il più presto possibile da Darkhold: questo pianeta sta morendo!”
    “Subito, Maestà” risponde il capitano, alzandosi “E questa bambina?” chiede, osservando l’addormentata Ney in braccio a Shizuri.
    “E’ mia figlia.”
    “Come? Ma non è…”
    “Lo so. Non è Aleta. Ma, se lo vorrà, sarà mia figlia. E’ grazie a lei se siamo tutti vivi. Vada, ed abbassi la voce: la bambina deve dormire.”

    “Questa è bella. Tetsuya il combattente che se la spassa con le ragazze!” commenta divertito Koji, a bordo del Mazinga Z a mezz’aria, appena vede arrivare in volo il Grande Mazinga e si accorge sorpreso di Lisa sul Brain Condor, abbracciata ad un imbarazzatissimo Tetsuya.
    “Non è come credi…” balbetta lui.
    “Sì, sì. Intanto vedo che Jun ti ha tolto il contatto…”
    “Smettetela di scherzare, sciocchi!” li interrompe Sayaka, a bordo di Afrodite A “Boss dov’è? Non l’ho visto! Lui non sa volare!”
    “E’ vero!” esclamano entrambi “Dov’è finito Boss?”

    In mezzo alle esplosioni e alle mura che crollano, il Borot corre veloce come un razzo, cercando di evitare i detriti, a volte riuscendoci, altre volte prendendoli in pieno. Nuke e Mucha sono spaventatissimi, e si abbracciano tra loro piangendo.
    “Waaah, finiremo tutti arrosto stavolta!”
    “Zitti, imbecilli!” li interrompe Boss, muovendo il volante come se fosse ad una gimkana automobilistica e sudando come un matto “Vergognatevi a comportarvi così! Non fate le scamorze! Solo le scamorze hanno paura!”
    Una gigantesca esplosione, molto più grande delle altre, fa volare il Borot a mezz’aria, e il robot agita le braccia e le gambe inutilmente.
    “AAAAAAAAH! Sto diventando una scamorza!” grida Boss, disperato.
    Il Borot cade spiaccicato sopra una gradinata: un altro rombo di terremoto lo fa sussultare: Boss fa rialzare subito il robot, che riprende a correre: ma stavolta, sorpreso, si accorge che sta salendo. Capisce che si trova su una specie di piramide, e quindi ne sta salendo i gradini: ma quando se ne è accorto, per la fifa ha già raggiunto la cima.
    “Accidenti, adesso dove vado?” si chiede Boss spaventato, vedendo dall’alto solo fiamme dappertutto.
    “Pronto, pronto, Tetsuya, i pompieri, qualcuno risponda, presto! Funziona, maledetta ciabatta!” esclama Boss agitato, dando un pugno ad una vecchia radio trasmittente a pile, senza alcun risultato.
    “Boss, lì c’è qualcuno!” dice Nuke, osservando fuori dall’abitacolo.
    “Sono delle ragazze, mi pare” commenta Mucha.
    “Come, come?” esclama Boss, subito interessatissimo. Osservando, vede delle donne vestite come spadaccine, che stanno facendo dei cenni verso di loro: una di loro, poi, ha un bimbo in braccio e ha un’aria familiare.
    “Ma quella è Venusia, mi sembra! L’identikit corrisponde!” osserva Boss, sfogliando la lista delle foto delle ragazze che conserva nascosta sotto il cruscotto.
    Il Borot si avvicina subito verso di loro, appoggiando a terra le mani e facendole salire nell’abitacolo: stanno tutti un po’ stretti, ma per Boss non è un problema, anzi.
    “Sei Venusia, vero? E questo è il bambino?”
    La donna annuisce, sorridendo: all’improvviso, come tutte le altre compagne, si era trovata senza più ferite e in piena forma, come se fosse accaduta una magia.
    “Allora ce l’abbiamo fatta, uomini!” esclama Boss, entusiasta “Missione compiuta! Abbiamo battuto Tetsuya, finalmente!”
    “Non dire sciocchezze, Boss!” esclama Tetsuya, mentre il Grande Mazinga scende in picchiata, afferrando il Borot per le ascelle e sollevandolo subito in alto, mentre le fiamme iniziano a raggiungere la Teocalli, che in pochi minuti sprofonda nella cenere. “Ancora un po’ e ci saresti rimasto secco. Meno male che ti ho trovato!”
    “Tutte storie, avrei trovato un modo per farcela da solo!” replica Boss, piccato.
    “Ah, sì? Guarda che ti lascio cadere!”
    “Non ti conviene” sogghigna Boss “Con me c’è anche Venusia col bambino”
    “Cosa? Perché non me l’hai detto prima, idiota?”
    Il Grande Mazinga accelera la velocità, raggiungendo subito il Drago Spaziale ed entrando nell’hangar. Appena dentro, Tetsuya alza la calotta del Brain Condor e grida:
    “Presto, chiamate Actarus! Abbiamo trovato Venusia e il bimbo!”

    Tra le fiamme di Bedlam, c’è soltanto una figura gigantesca che si muove affannosamente tra gli edifici consumati dal fuoco: Goldrake, con Actarus, sta cercando in continuazione Venusia e Rex, cercando di identificare la Teocalli, senza rendersi conto che ormai è stata completamente distrutta. Ma, anche se non trova nulla, in mezzo alle fiamme, nonostante lo spaventoso calore, Actarus continua a cercare: deve trovare Venusia e Rex. In qualche modo, devono essere vivi. La radio lo scuote all’improvviso: è Maria.
    “Duke, li abbiamo trovati! Venusia e Rex! Sono tutti qui a bordo del Drago Spaziale! Torna dentro, presto!”
    Actarus non se lo fa dire due volte: chiama la sua astronave Atlas e Goldrake salta immediatamente all’interno, entrando nel tunnel e, una volta uscito, adagia le braccia meccaniche ai lati dell’astronave, mentre il pilota passa dalla cabina di comando del robot a quella dell’astronave.
    Saranno secoli, pensa con sollievo Actarus, che non esco da Goldrake.
    L’astronave raggiunge subito il Drago Spaziale, dove tutti sono all’hangar ad aspettarlo: una folla enorme. Uscendo dall’abitacolo, dall’alto dell’astronave, Actarus è annichilito: in basso ci sono tutti i piloti, l’equipaggio del Drago Spaziale, il professor Procton – è una vita che Actarus non lo vede – e, in mezzo, una figura femminile che conosce bene, con un bimbo in braccio.
    “Venusia!” dice lui, saltando subito dall’astronave a terra, abbandonando il casco e correndo da lei.
    “Actarus!”
    I due si abbracciano tra le grida di esultanza di tutti. Dopo un lungo istante, Actarus osserva Venusia: ha addosso una tuta e corazza da amazzone, coi capelli che sono tornati corti. Gli sembra anche più adulta di prima: chissà quante ne ha passate. La solleva in alto, felice.
    “Ehi, fà piano…magari fai cadere il bambino!” protesta lei.
    “Stà tranquilla, vedo come lo tieni stretto. Ti sta bene quel vestito, sai?”
    “Sì, sono andata a far compere. Sta’ tranquillo, non ho speso molto.”
    Tutti scoppiano in una risata.

    Actarus e Procton si abbracciano con commozione.
    “Padre…ne è passato di tempo!”
    “Ho temuto molto per te, Actarus!”
    Ad un certo punto, Duke Fleed esclama la domanda che è sulla bocca di tutti:
    “Ma cosa è successo? Come abbiamo fatto a sopravvivere?”
    “Posso spiegarvelo io” dice una voce, in direzione della quale tutti si voltano. La donna, con le mani appoggiate sull’elsa della sua spada, dritta e poggiata sul pavimento, parla con autorità: porta i capelli neri raccolti dietro di lei a coda di cavallo e ha un kimono corto, sotto la quale si nota una cotta di maglia di ferro. E’ Kosaka Shigure, la maestra di spada. “Collocare tutti i sette cristalli ha permesso la fine del potere dell’Oscuro, ma ha anche interrotto il corso degli eventi. Quando le sette stelle si erano allineate, in quel lasso di tempo avete combattuto in un’area al di là del tempo e dello spazio: era un’occasione unica per l’Oscuro di riscrivere l’universo come voleva lui. Le vostre “morti” sono state reali solo per quel lasso di “tempo al di là del tempo”, creato dalle sette stelle. Con i sette cristalli ripristinati, l’azione delle sette stelle è scomparsa per sempre: infatti, ora i cristalli non esistono più”
    “I cristalli sono stati distrutti?” chiede Duke Fleed.
    “Esattamente. L’Oscuro li aveva tolti, acquistando il potere che aveva: ricollocarli ha sì annullato il suo potere, ma ha anche distrutto i cristalli stessi, che non potevano reggere l’immenso urto che questo avrebbe comportato. Per questo, Duke Fleed, ora non c’è più nulla da sigillare.” dice con forza Shigure, alzando la spada e indicandolo con la sua punta “Da adesso in avanti, tu e la tua famiglia non avrete mai più il potere della Fenice. Questo avvenimento ve l’ha fatto cancellare per sempre. E credo sia meglio così”
    “Ma allora, le mie capacità mentali?” chiede Maria.
    “Questo non lo so: di certo, comunque, scomparse o meno, non avrai di più di quello che hai già”
    “E perché il pianeta Darkhold si sta distruggendo?” chiede Alcor.
    “A questo credo di poter rispondere io” replica Actarus “L’Oscuro aveva innestato il processo di autodistruzione del pianeta, confidando che i sette cristalli non sarebbero mai stati messi insieme. E ha fatto il suo più grande errore”
    “Un momento” obietta Jocasta, la comandante delle Amazzoni “Che i piloti siano sopravvissuti, resuscitati, quello che è, va bene. Ma le mie compagne? Caledonia, Sonja, Valeria? E le altre amazzoni?”
    “Quelle, purtroppo, restano morte. Erano troppo lontane dai cristalli per poter essere aiutate. Voi piloti ce l’avete fatta perché avete combattuto vicino ai sette cristalli. Sono quelli che vi hanno salvato.”
    “E i prigionieri di Bedlam? E le altre amazzoni, quelle delle altre divisioni?” chiede Isparana.
    “Ci sta pensando il generale Maltholm a raccogliere le loro astronavi sulle quali erano fuggiti tutti” dice la Regina delle nevi Shizuri, che aveva appena raggiunto il gruppo del Drago Spaziale attraverso il teletrasporto. Poi aggiunge: “Dobbiamo allontanarci da qui. Anche se siamo nella stratosfera, il pianeta tra poco esploderà. Abbiamo poco tempo per allontanarci. Ho voluto avvertirvi.”
    “Giusto” annuisce il Dottor Daimonji, a capo del Drago Spaziale. Andate tutti nelle vostre cabine! Io dirigerò l’azione del Drago Spaziale con l’equipaggio!”
    “D’accordo” rispondono tutti.

    Il Drago Spaziale e la Flotta di Maltholm si allontanano ben presto dal pianeta Darkhold, superando la barriera di asteroidi, dove Goldrake aveva combattuto contro Master. Solo allora iniziano a rallentare. Mentre gli altri iniziano ad uscire dalle loro cabine e iniziare ad incontrarsi, nell’hangar vuoto resta soltanto un velo scuro appoggiato per terra, accanto al quale, silenziosamente, poco dopo, si avvicinano Venusia, Jocasta, Isparana e Shigure. Senza parlare, Venusia solleva un lembo del velo, mostrando il volto di Jezabel. Nella morte, ha un aspetto più rilassato. In poco tempo, Jocasta e Isparana fissano il sudario attorno alla loro comandante e collocano il corpo dentro una capsula spaziale, chiudendola con cura.
    “Adesso manderemo il suo corpo nello spazio. Credo sia meglio così, che bruciare tra le fiamme di quel posto maledetto” commenta Jocasta. “Vuoi dire qualcosa, Venusia?”
    “Non so…” dice lei, dubbiosa. In piedi davanti alla capsula, dice: “Jezabel, hai passato una vita macchiata nel sangue e l’hai conclusa in modo coerente, uccidendo Sukeli. Ma così facendo hai salvato la mia vita e quella di mio figlio. Nella tua morte, hai fatto una buona azione: sono sicura che questo conta molto. Se tu avessi incontrato uomini migliori, forse non saresti vissuta così. In ogni caso, se in passato mi hai tolto mio figlio, ora me l’hai ridato pagando con la tua vita. Ti ringrazio. Riposa in pace, Jezabel!”
    In silenzio, le due amazzoni sollevano la capsula e la portano al boccaporto di uscita: in poco tempo, la capsula galleggia nello spazio davanti agli occhi delle quattro donne, per poi scomparire lentamente nel nero dello spazio. A Darkhold, stranamente, la serra dei fiori di Jezabel è una delle poche aree che bruciano per ultime, e solo nel momento in cui il suo corpo viene abbandonato nello spazio, i fiori diventano tutti cenere, seguendo la loro padrona per l’ultimo viaggio.

    L’ultima costruzione ad essere raggiunta dal fuoco è l’altissima Torre della Solitudine, la dimora dell’Oscuro. Inaspettatamente, c’è ancora qualcuno, vivo, all’interno. I suoi vestiti da nobile fleediano sono lacerati e bruciacchiati; il suo volto è quello di un folle. E’ Davan Shakari, l’Oscuro, che, senza il potere della Fenice, è ritornato umano, senza più nessun potere. Corre salendo lungo le scale della torre come un invasato, ridendo e parlando ad alta voce per coprire il rombo del fuoco che fa bruciare e crollare tutto attorno a lui.
    “Non c’è nulla da preoccuparsi…nulla da preoccuparsi. La torre è solida! Solida! Ricostruirò tutto, vedrete! Vedrete! Jezabel! Riunisci le armate! Richiama i Sei generali! Questa volta colpiremo senza pietà! Sì. senza pietà! Ho fatto tanto per arrivare fin qui…così tanto…non mi fermerò certo adesso! Vero, Sukeli? L’ho fatto per Clorinda! Lei aveva detto che amava mio fratello Kail! Assurdo! Una volta eliminato lui, lei avrebbe amato me! E invece lei…lei..”
    Davan inciampa e, battendo contro uno scalino, viene colpito in fronte. Ma si rialza, indifferente alla ferita, riprendendo a salire.
    “Devo raggiungere Clorinda sul tetto! Mi aspetta! Vedrai, Sukeli, vedrai! Quello stupido dell’Antico aveva detto che era morta…ma non è vero! Me l’hai sempre detto, Sukeli, che non è vero! E’ viva! E tornerà da me…vedrete! Vedrete! Ricomincerò tutto!”
    Alla fine, raggiunge la terrazza della torre, cercando la bara trasparente dove aveva messo il corpo di Clorinda. Poi la vede. Avvolta dalle fiamme, lei sembra splendere, più lontana e intoccabile di prima. Davan Shakari osserva sconvolto il corpo di Clorinda diventare polvere davanti a lui, senza nemmeno badare agli scricchiolii che si moltiplicano sotto i suoi piedi. Non si accorge che sta cominciando a cadere insieme alla torre: ha solo negli occhi l’immagine di Clorinda che brucia. E grida: un grido così forte che per un attimo sovrasta il crollo della fortezza della solitudine. Ma solo per un attimo. Poi l’immensa costruzione si accartoccia in sé, mentre l’intera Darkhold diventa una palla di fuoco, che alla fine esplode, davanti agli occhi annichiliti dei piloti sul Drago Spaziale e dei soldati sulla flotta di Shizuri.
    “E’ finita” commenta Shigure. Anche se dette a bassa voce, Actarus ha sentito le parole della spadaccina.
    “Non so se è finita: l’Oscuro mi aveva detto che aveva mandato la sua flotta su Fleed…”
    “Di quello non ti devi preoccupare. Credimi.”

    Il Drago Spaziale e la flotta di Shizuri raggiungono Fleed in poco tempo: con la scomparsa dell’Ombra e della Mano d’Ombra, il viaggio di ritorno è diventato più rapido. La Regina delle Nevi si era offerta anche di usare la sua flotta per respingere le ultime armate dell’Oscuro che stavano assalendo Fleed: ma, una volta raggiunto il pianeta, tutti rimangono stupiti nel vedere che è rimasto illeso e senza alcun danno. Non ci sono più astronavi nemiche, né altro di simile. Il Drago Spaziale atterra nell’eliporto di Fleed, in mezzo alla folla festante: Actarus e Venusia, appena scesi, vengono acclamati dalla folla e ricevuti dal Gran Visir e da Ricardo, il nuovo capitano delle guardie, che sostituisce Amauta.
    “Bentornati a casa, altezze reali” dice il Gran Visir, felicissimo “Il pianeta di Fleed vi saluta con gioia!”
    “Ti ringrazio, Gran Visir. Ma non avete avuto nessun attacco da parte delle flotte dell’Oscuro?”
    “Sì, qualcosa c’è stato. Ma lui ci ha aiutato e li ha respinti molto facilmente”
    Actarus osserva sorpreso Zananza, proprio dietro al Gran Visir, che lo saluta con la sua solita aria un po’ beffarda.
    “Ciao, Daisuke. Ti sei divertito abbastanza, laggiù?”
    “Zananza!” risponde lui, abbracciandolo contento “Allora Maria aveva ragione! Sei vivo!”
    “Non è facile ammazzarmi, Daisuke. L’hanno fatto tre o quattro volte, ma, come vedi, sono ancora qui!”
    Una donna dai capelli bianchi, piccola come una bambolina, volteggia attorno a Zananza, formando una sottile scia di ghiaccio e osservando tra la folla scesa dal Drago Spaziale la persona che le interessava.
    “Maestà Shizuri! Siete tornata!” dice lei, entusiasta, volando verso la Signora delle Nevi.
    “Ciao, Okinu. Sono contenta di rivederti”
    Okinu diventa subito delle stesse dimensioni di Shizuri, inginocchiandosi davanti a lei. Zananza ne è sorpreso.
    “Che storia è questa? Non credevo che tu fossi capace di ingrandirti!”
    “Bè, non me l’hai mai chiesto…”
    “Loro chi sono, Zananza?” chiede Actarus, indicando un uomo dai capelli lunghi e una donna bionda, in abiti da combattimento simili al suo.
    “Ah, sì, quasi dimenticavo. Ti presento il principe Ryger e la principessa Cleo del pianeta Emperius: mi hanno aiutato col loro robot Daikengo”
    “Ti saluto, re di Fleed” dice Ryger con un inchino, insieme alla ragazza. “Siamo venuti per aiutarti e ad intrecciare relazioni tra il pianeta Emperius e il pianeta Fleed. Vorremmo fare un patto di alleanza con voi”
    “Ne riparleremo poi, principe Ryger. C’è un tempo per ogni cosa. Questo è il tempo di fare festa!”

    Pochi giorni, dopo, sul cielo di Fleed esplodono i primi fuochi artificiali: è l’inizio della festa della vittoria sull’Oscuro, che durerà parecchi giorni. Per le vie del pianeta l’eccitazione è contagiosa, e le bancarelle piene di dolciumi attirano i bambini e le famiglie: le danze coreografiche e le musiche sono tali da attirare anche visitatori da diversi pianeti.
    Anche i piloti festeggiano la vittoria: Boss si ingozza di ogni cosa che trova sui tavoli, ballando sguaiatamente insieme con le ballerine, mentre Nuke e Mucha tentano inutilmente di trattenerlo.
    Il trio Getter, insieme a Michiru, si cimenta mettendo su una band musicale, cantando pezzi rock e facendo il karaoke, tra gli applausi di tutti.
    Hiroshi Shiba si diverte a sfidare tutti a braccio di ferro: il fatto di poter diventare Jeeg Robot d’acciaio gli dà molti vantaggi. Miwa ascolta con attenzione i consigli di Venusia e Hadi, l’ancella, per sapere come far nascere la bambina che le si sta sviluppando nel grembo, facendo appunti con una gran confusione ed eccitazione in testa.
    Haran Banjo balla a volte un tango indiavolato con Reika, altre volte un flamenco con Beauty, altre volte varie danze con le ballerine più carine di Fleed (in tal caso, però dopo un po’ deve scappare, perché le sue assistenti lo scoprono). Mentre Banjo effettua una delle sue fughe, il maggiordomo Garrison lo osserva scuotendo leggermente la testa con tono di rassegnata disapprovazione. Poi dà un colpetto in testa a Toppi, che sta di nuovo portando via una montagna di cioccolatini.
    “Le verrà una carie se continua così, signorino”
    “Aah, lasciami divertire!” protesta lui.
    L’equipaggio del Drago Spaziale contempla stupito tutti gli spettacoli che ci sono, comportandosi come i militari in libera uscita, che all’inizio agiscono disciplinatamente, poi si lasciano andare bevendo e ballando sui tavoli. Midori porta un vestito attillato e scollato ai punti giusti: forse stavolta riuscirà a farsi notare da quel tonto di Sanshiro, che pensa solo a pilotare il Gaiking.
    Watta Takeo, il giovane pilota del Trider G7, passa da un tavolo all’altro, arraffando le cibarie più ghiotte senza vergogna alcuna: con lo stipendio da fame che riceve, è un’occasione che gli capita una sola volta nella vita e vuole approfittarne. Ikue e gli altri, sulle prime, cercano di trattenerlo per mantenere un minimo di decoro, ma alla fine decidono di fare così anche loro, nascondendo anzi qualche cibaria in più in tasca per i futuri tempi magri.
    Gli Astrorobot hanno formato anche loro una banda musicale che gareggia con quella formata dalla squadra Getter, cantando le sigle robotiche più famose. Yuka, degli Astrorobot, effettua i migliori cosplay, tanto che a volte la scambiano davvero per il personaggio che interpreta.
    La banda del Combattler e del Vultus effettua la “danza dello specchio”: essendo praticamente simili (il bello, il ciccione, la ragazza, il tappetto, il ribelle) cercano di danzare facendo l’uno le mosse uguali dell’altro, con un risultato strepitoso, ottenendo continue richieste di bis.
    Tetsuya Tsurugi si diverte in continue sfide di lotta libera: altre volte, gareggia con Jocasta delle Amazzoni per vedere chi centra meglio il bersaglio coi coltelli.
    Jun e Sayaka si divertono a fare le conigliette, ottenendo parecchi consensi tra i maschi: inoltre, fanno dei giochi di prestigio sul palco e non si capisce bene se sono osservate per le loro forme o per il loro spettacolo.
    Koji Kabuto e Shiro mangiano a quattro palmenti le leccornie offerte sulle bancarelle: il ragazzo, che finalmente ha raggiunto il fratellone Koji, vuole sapere tutta la storia per filo e per segno e non lo molla un attimo.

    Sayaka, in una pausa tra uno spettacolo e l’altro, si prepara un tramezzino, vestita da coniglietta. Era stata un’idea di Jun: all’inizio era un po’ imbarazzata, ma poi si è abituata. All’improvviso, una donna dai capelli lunghi e biondi le si avvicina: ha una statura abbastanza alta e un’aria vagamente familiare.
    “Complimenti per la vostra vittoria, Sayaka Yumi”
    La ragazza non riesce a riconoscerla e le chiede:
    “Chi sei? Scusa, ma non mi ricordo…”
    “Hai la memoria corta, eh? E così, mi riconosci?” La donna misteriosa diventa all’istante di pietra vivente, esattamente come quell’avversaria che lei aveva affrontata con Afrodite A sul pianeta del Senza Anima.
    “Titania! Cosa ci fai qui?” dice lei agitata, lasciando cadere il tramezzino e usando il bastone per lo spettacolo come arma. L’altra alza la mano, mostrando il palmo, e dice:
    “Pace, Sayaka Yumi. Non sono qui per combattere. Volevo solo salutarti, prima di partire”
    “Partire dove?”
    “E’ un segreto. Sono una mercenaria, ed ora, per causa vostra, devo cambiare lavoro. Ma ricorda bene, Sayaka Yumi: io e te ci incontreremo ancora. Dobbiamo finire la nostra battaglia” dice lei, avvicinando il suo viso a quello dell’avversaria.
    “Quindi sei venuta fin qui solo per dirmi questo?”
    “Oh, no, figurati. Sono qui per metterti in guardia. Tu e i tuoi compagni”
    “Cosa intendi?”
    “Avete sconfitto l’Oscuro, e siete stati bravi. Ma molte forze infernali speravano nella sua vittoria. Baron Samedi e il Senza Anima ne erano gli avamposti. Non illudetevi di avere vita facile d’ora in poi”
    “Forze infernali? E che sarebbero?”
    “Ho già detto abbastanza. Avvisa i tuoi compagni, in futuro. Che stiano attenti. Avete fatto infuriare i cani dell’inferno, che vogliono vendetta: il vostro destino ora sarà una lotta continua.”
    “E perché mi dici questo? Tu eri col Senza Anima!”
    “Io non sono con nessuno. Sono una mercenaria, te l’ho detto. Hai cercato di salvarmi la vita mentre sprofondavo nella lava, Sayaka Yumi: ho voluto saldare il mio debito con quest’avviso. Addio. O meglio, arrivederci”
    “Titania!”
    Ma la donna è già lontana.

    Da un’altra parte, Lisa Vold, felice come non mai, è un diavolo scatenato: le sue abilità fanno spettacolo dappertutto, gareggiando con gli equilibristi e gli acrobati, facendo stupire più volte la gente, che la osserva estasiata. Kizaia Vold, il nuovo capo degli Uomini Lupo, in forma umana, la osserva pensieroso, addentando un panino al prosciutto.
    “Oggi tua sorella non sta ferma un minuto. Non l’ho mai vista così contenta. Cosa cavolo ha?” chiede uno dei suoi compagni, perplesso.
    “Non ci arrivi? E’ innamorata”
    “Questa è bella! E di chi?”
    “Non ha voluto dirmelo. Ma non ci vuole molto a capirlo…” dice sospirando.
    Mia sorella è sempre stata un tipo impetuoso…inutile, Lisa è fatta così.

    Infatti, alla fine, Lisa si avvicina a Tetsuya abbracciandolo:
    “Tetsy! Indovina! Ho una bella notizia per te!”
    “E quale sarebbe?” chiede Jun, acida, guardandola decisamente male. Lisa capisce l’antifona e molla Tetsuya, ma subito dopo gli si stringe ad un braccio, rispondendo soddisfatta:
    “Andrò sulla Terra e vi starò vicina. Boss mi ha detto che abita vicino a casa vostra, quindi starò da lui. Ha detto che gli sono utile per lavorare sul Borot. Casa vostra si chiama Fortezza della Scemenza, giusto?”
    “Scienza, idiota! Non storpiare i nomi, almeno!” la corregge Jun, esasperata.
    “Scienza, scemenza, che differenza fa?”
    “Ma perché diavolo vorresti venire sulla terra con noi?”
    “Che domande. Io sono una ragazza lupo, e il mio dovere è stare col maschio più forte del branco!”
    A Jun prudono le mani. Lisa però non se ne cura e le si avvicina sussurrandole in un orecchio:
    “E poi so che non vi siete davvero sposati, per via del falso prete”
    “Come cavolo lo sai?”
    “Noi lupi abbiamo le orecchie lunghe. E i sensi sviluppati, che mi dicono tutto. Ma proprio tutto”
    Lisa, sogghignando, abbassa di più la voce ed aggiunge:
    “Tu e lui…non l’avete mai fatto, eh?”
    “Cosa dici? Ma che ti impicci, tu…”
    “Calmati, Jun…” dice Tetsuya
    “Giusto, calma, morosita. Ci vediamo sulla Terra. Hasta luego, muchacos!
    Lisa si allontana in modo acrobatico, toccando terra coi piedi e con le mani. In pochi secondi è già scomparsa.
    “Jun, non so cosa ti ha detto Lisa, ma stai calma o ti scoppierà una vena!” dice Tetsuya preoccupato.
    Giusto. Devo essere calma. Calmissima. pensa Jun, stringendo tra le mani il bastone di legno per il suo spettacolo degli incantesimi, sorridendo serenamente.
    “Certo, Tetsuya, scusa. Tutto a posto” risponde lei continuando a sorridere. Ma lui non è molto convinto.
    “Cosa ti ha detto Lisa?”
    “Ah, sciocchezze. Roba da nulla, voleva solo provocarmi”
    “Beh, vedo che non ci è riuscita…” replica lui, incerto.
    “Assolutamente” risponde Jun, serena.
    “Certo, è una bella ragazza, ma tu non devi preoc…”
    Crack.
    “Ooh…” dice lei con voce dolcissima e tenera, continuando a sorridere “temo di aver rotto il bastone…”
    Tetsuya sente un brivido. Forse era meglio se ci restavo secco a Darkhold…

    Tra la folla che festeggia, si nota sugli spalti una figura silenziosa che contempla dall’alto la fiumana di gente e le luci che lampeggiano da ogni parte. Zananza, il fratello ribelle di Actarus, appoggia il piede sopra il bordo degli spalti e riflette.
    “Non ti senti a tuo agio qui, vero?”
    Okinu, nella sua forma a grandezza umana, gli si avvicina, porgendogli qualcosa da bere. Zananza prende il bicchiere e beve.
    “Ti ringrazio. Era davvero buono”
    “Non cambiare discorso, Zananza. In questo momento, non sei felice, vero?”
    L’altro non risponde. Ormai Okinu è abituata al mutismo di lui.
    “Pensi sempre a lei, vero? A Naida?”
    Dopo un lungo silenzio, lui risponde: “Sì.”
    “Ti capisco. Era morta, e, quando hai affrontato Makepain, credevi che fosse viva. Invece, era un clone. Ma non puoi vivere tutta la vita col rimpianto di Naida”
    “Può darsi. Ma di certo, stare qui su Fleed non mi aiuta. Tutto quello che vedo mi ricorda lei. Tornare su Fleed non mi ha dato la felicità che cercavo”
    “Pensi di andartene? E dove andrai?”
    “Non lo so. Ma, in mezzo alle stelle, ci sarà un posto che posso chiamare casa. Fleed non fa per me. Può piacere a Daisuke, ma ormai io qui sono un estraneo. Quando saranno finite le feste, partirò”
    “Come vuoi. Posso venire con te?”
    “Scordatelo. E’ pericoloso venire con me. E poi te l’ho già detto che non voglio donne tra i piedi” ribatte Zananza, allontanandosi.
    Okinu sorseggia il suo bicchiere, sorridendo. Una donna che si trasforma in una piccola fata di neve può andare dovunque. Anche nell’astronave di Zananza.
    Non ti libererai facilmente di me, pensa.

    Alcor e Maria – il primo in frac e papillon, l’altra in abito da sera scarlatto con paillettes, per seguire lo stile “terrestre” – sono un po’ in disparte, osservando le stelle accanto ad una fontana, mentre dall’interno del nuovo Palazzo Reale si sentono gli schiamazzi e le risate della festa.
    “Vuoi?” dice lui, porgendole una coppa di champagne. La ragazza la afferra e fa il brindisi insieme a lui. Dopo aver bevuto, Maria alla fine si decide.
    “Alcor…”
    “Sì?”
    “Ecco…io…aspetto un bambino”
    Il bicchiere sfugge dalle mani di Alcor, rompendosi in mille pezzi. Non sa cosa rispondere.
    “Ma…è fantastico! Sei sicura?” dice lui, una volta ripresosi dallo shock. Maria annuisce.
    “E c’è un’altra cosa…” aggiunge lei.
    “E sarebbe?”
    “Tua sorella Ayane…”
    “Ancora? Cosa vuole da me quella? Non voglio diventare il direttore della ditta di famiglia Yatsuhashi! Né ora né mai!”
    “Mi lasci finire?” sospira lei, seccata.
    “Scusa”
    “Tua sorella mi ha detto di dirti che d’ora in poi ti lascerà in pace e non ti chiederà più nulla”
    “Davvero?” dice lui, sollevato.
    “Esattamente. Ha detto che ‘quella testa di ghisa non saprebbe gestire neanche un trenino, figuriamoci la Yatsuhashi Corporation’
    Alcor la osserva mezzo stizzito.
    “Parole sue.” puntualizza lei. Mica tanto lontane dal vero comunque…pensa Maria tra sé.
    “Ah, sì?” esclama lui, seccato “E allora perché la cara sorellina non è venuta a dire queste cose a questa testa di ghisa?”
    “Non ha tempo per farlo: è troppo occupata a prendere accordi col Professor Procton riguardo al finanziamento del suo Centro Ricerche”
    “Procton?” Alcor resta basito.
    “Eh, sì” sogghigna Maria “Mi sa che lui diventerà presto tuo cognato…”
    Alcor resta ancora più basito.

    Mentre Procton e Ayane, vestiti in modo elegantissimo, discutono con piacere in un angolo della festa, Rigel, sgranocchiando una pannocchia abbrustolita, commenta osservandoli:
    “Guarda che roba! Ai miei tempi non si davano tante confidenze così!”
    “Smettila, papà. Guarda lì, piuttosto! Stanno facendo la sfilata!” risponde Mizar, indicando entusiasta i carri che passano tra due ali della folla, tutti che mimano le avventure passate dal gruppo nella battaglia contro l’Ombra.
    “Però, mica male. Sono bravi questi flidini” osserva Rigel.
    “Fleediani, papà, fleediani! E’ la decima volta che te lo dico!”
    “Aah, non fare il pignolo, moccioso! E parla con rispetto a tuo padre, sai?”
    “Su, su, calmatevi” dice Venusia, dietro di loro, vestita di panni preziosi, con collane dorate e un mantello di porpora: è tornata ad indossare i panni della regina di Fleed.
    “Ah, Venusia, sei splendida con quell’abito! Mica come quelle lì che sono vestite da conigliette!” dice Rigel, entusiasta.
    “Però eri andato a vederle per bene, no?” insinua Mizar.
    “Taci, insolente!”
    “Wow, Venusia, sei uno splendore!” esclama Banta, con la bocca spalancata dallo stupore.
    “Zitto tu, macaco! Come ti permetti di parlare così a una regina?” sbotta Rigel, arrabbiato. “Per questa offesa meriti la punizione massima!” aggiunge, estraendo un cappio ed inseguendo Banta, spaventato, tra un tavolo e l’altro.
    Mizar sospira, poi osserva Venusia. Sua sorella è cresciuta: ha un aspetto più maturo e i suoi capelli stanno tornando ad essere lunghi. Ha attraversato delle esperienze incredibili: però un poco gli manca la Venusia che era al ranch. La sorella, come intuendo i suoi pensieri, gli dice, mettendogli un mano sulla spalla e chinandosi:
    “Guarda che io sono sempre la Venusia di prima, Mizar. In futuro, verremo sulla Terra a trovarvi. Ora, col teletrasportatore che funziona, potremo incontrarci più spesso. Devo anche incontrare la famiglia di Nakashima e ringraziare Jimmy.”
    “Quelle persone di cui mi hai raccontato?”
    “Esattamente. Visto poi che il nome di mio figlio, Rex, è troppo insolito sulla Terra, penso di chiamarlo anche Jimmy, per semplicità, e per ringraziarli”
    “Jimmy. Suona bene”
    “Maestà, la cerimonia è pronta” dice il Gran Visir, interrompendoli.
    “Ah, giusto. Torno subito, Mizar”

    Nella sala del trono, le due amazzoni, Jocasta e Isparana, in tenuta da parata, la stanno aspettando, circondate dalle altre amazzoni superstiti e dagli uomini della Guardia Reale. Una volta seduta sul trono, Venusia inizia:
    “Allora, confermate la vostra decisione? Ricordate che è una vostra libera scelta.”
    “Ne abbiamo già parlato, Venusia…cioè, maestà” risponde Jocasta “Non sapremmo né dove andare, né cosa fare. Le Amazzoni sanno solo combattere, non sanno fare altro. Quindi, io e le mie compagne accettiamo di diventare la tua Guardia Personale, accanto a quella del re.”
    Jocasta si inginocchia, poggiando i suoi coltelli incrociati sul pavimento, secondo il cerimoniale.
    “D’ora in avanti, io, Jocasta Asagiri, Comandante delle Amazzoni di Fleed, metto i miei coltelli Raishin e Tagari al tuo servizio”
    Isparana fa lo stesso, mettendo le sue due spade incrociate per terra davanti a sé, dicendo:
    “E io, Isparana Akisame di Fagin, Vicecomandante delle Amazzoni di Fleed, metto le mie due spade, Dharma e Dragonfang, al tuo servizio”
    Venusia per un attimo è perplessa. I suoi rapporti con Isparana sono stati tutt’altro che facili: l’amazzone era stata sul punto di ammazzarla almeno due volte. E’ una persona difficile da trattare, aggressiva e impetuosa, però ha un pregio: è sincera. Quello che dice, è quello che pensa.
    Se ha deciso così, significa che fa sul serio. Penso di potermi fidare, conclude lei.
    “Così sia. Gran Visir, fatele indossare i paramenti. Alla fine della festa, lo annunceremo a tutto il popolo”
    “Sì, maestà”
    Poi, l’anziano si avvicina a Venusia e le sussurra all’orecchio: “Siete sicura, maestà? Non so se i fleediani vedranno di buon occhio la presenza di straniere nella guardia reale”
    “Bè, io sono straniera, innanzitutto. Inoltre, se le lasciassi andare, si metterebbero al servizio di qualche altro farabutto. Meglio che stiano qui, no? Non preoccuparti, Gran Visir: con la storia delle avventure che abbiamo passato, e che la gente ora si racconta, le Amazzoni sono diventate popolarissime”
    Il Gran Visir annuisce, ammirato. Venusia ha davvero la stoffa della regina, pensa. Poi gli viene in mente che ha un messaggio per lei, e la informa subito. Venusia resta in silenzio, poi si ritira pensierosa.

    Al di fuori della città, c’è il silenzio del cimitero di Fleed, dove una persona sta in piedi davanti ad una tomba da diverse ore.
    “Shigure!”
    La voce la scuote: Venusia le sta venendo incontro.
    “Ho ricevuto il tuo messaggio. Davvero vuoi andartene? Così presto? Capisco il tuo dolore, ma vorrei aiutarti in qualche modo…”
    “Hai già fatto molto, Venusia. Mi hai permesso di trovare Amauta. Ho parlato molto con lui…”
    Venusia osserva la lapide del defunto comandante delle guardie reali, che Jezabel aveva ucciso.
    “Avevamo fatto una promessa. Mi è costato molto, ma alla fine l’ho mantenuta” aggiunge Shigure.
    “Quella di incontrarvi nel caso che uno di voi…”
    “No, quello è ovvio. L’avremmo fatto comunque. Un giorno, Amauta mi aveva detto che noi, essendo uomini di spada, siamo destinati a morire di spada. Così è stato con lui. Così sarà, in giorno, per me. Ma mi ha fatto promettere di non vendicare mai la sua morte. La vendetta porta solo veleno e infanga la spada, aveva detto. E aveva ragione. Volevo vedere Jezabel morire, dentro di me, ma quando l’ho vista morta mi sono sentita dentro più vuota di prima”
    “Shigure…”
    “Anche se sono maestra di spada, ho così tanto ancora da imparare. Lui sapeva molto più di me.”
    Lei fa per allontanarsi, dicendo:
    “Addio”
    “Aspetta, Shigure! Ti restituisco la spada…Brisingamen. La cercavi, no?” esclama Venusia, mostrandole l’arma.
    “Ormai è tua. Le dodici spade Owazamono sono state tutte distrutte, perché hanno seguito la via del male e hanno compiuto azioni indegne in mano ai loro possessori, i Lupi Neri. Le uniche sopravvissute sono quattro: la mia, la tua e le due di Isparana. Tra l’altro, avvisala che stia attenta ad usarle bene, le spade, se no tornerò per lei!”
    “Io…tenere una spada? Ma non so nemmeno usarla…sono riuscita a fare qualcosa, ma sono stata solo fortunata...e poi non mi piace usare le spade!”
    “Perfetto. Così ci penserai bene prima di usarla. Inoltre, quella spada ha anche il tuo nome: è giusto che tu la tenga.”
    “Come?”
    “Ti sei fatta chiamare Hikaru quando hai frequentato le amazzoni, vero? Nella tua lingua, significa “luce”. Bè, è lo stesso significato della spada”
    “Brisingamen significa luce?”
    “Più esattamente, ‘luce dell’alba’. Tu, Venusia, sconfiggendo l’Oscuro coi tuoi compagni, hai dato una nuova alba al mondo. Brisingamen è destinata ad essere tua”
    Venusia resta senza parole, mentre il chiarore del sole inizia a spuntare, illuminando i loro volti con una luce pallida. Shigure si volta e si allontana.
    “Addio, Venusia. Ti auguro ogni bene.”
    “Grazie, Shigure…ci rivedremo, un giorno, spero.”
    “Io spero di no. Vivo solo in campi di battaglia e di guerra: quindi, per il tuo bene, spero che non ci rivedremo mai più.”
    In poco tempo, la spadaccina scompare, e Venusia resta sola al cimitero, con la spada inguainata che stringe stretta sul petto e con un leggero brivido alla schiena. Un brivido non dovuto al freddo.

    In piena mattina, alla sala del trono di Fleed, Shizuri osserva l’arrivo di Venusia, accarezzando la testa di Ney, in piedi accanto a lei: la piccola elfa ora è diventata la figlia adottiva della Signora delle Nevi. Venusia la saluta con piacere.
    “Ney! Sono contenta di rivederti! Stai bene?”
    “Sì grazie, Venusia…cioè, maestà.”
    “Chiamami Venusia: ora, sei la figlia di una regina, no? Poi ci hai salvato la vita a tutti!”
    Shizuri sorride. “Volevo cambiarle il nome, visto il significato del suo: ma lei ha preferito mantenerlo”
    “Come mai?” chiede Venusia all’elfa.
    “Mi hanno chiamata sempre Ney, sin da quando sono nata: non posso più cambiare il nome. Se ne avessi un altro, non lo sentirei mio. Però, posso d’ora in poi modificare il suo significato, a nome di tutti quelli che sono chiamati “Ney” come me”
    Venusia rimane sorpresa. L’elfa è più matura di quanto sembra.
    “Capisco…”
    Cercando di cambiare discorso, chiede a Shizuri:
    “Sono contenta che tu abbia accettato il nostro invito alla festa”
    “E’ la prima che faccio da decenni. Parteciperò volentieri. E Duke, il re, dov’è?”
    “Vorremmo saperlo anche noi” aggiungono i principi Ryger e Cleo del pianeta Emperius, i piloti del Daikengo. Oggi arriverà nostro padre in persona per allacciare rapporti diplomatici con Fleed”
    “Anche questa era la mia intenzione, tra l’altro” aggiunge Shizuri.
    “Arriverà tra poco” risponde Venusia ”E’ andato a salutare un amico.”

    L’Antico, nel suo rifugio a Tanzin Boche, la Landa della Fame, che è la zona desertica di Fleed, si sente stanco e capisce che è arrivata la sua ora. Benché cieco, all’improvviso vede davanti a lui il re Kail e la regina Clorinda che lo salutano. L’Antico si alza, sentendosi giovane come un tempo, e li segue. Insieme a loro, compaiono anche il capitano Amauta e Rubina. Anche se non li ha mai visti, l’Antico li riconosce subito. Lo stanno chiamando: è ora di partire. “Arrivo” dice il giovane ragazzo che poco prima era l’anziano Antico, camminando verso una luce che gli riempie il cuore e l’anima.

    Poco tempo dopo, Duke Fleed, sceso da Goldrake, raggiunge la caverna dell’Antico, ma lo trova immobile e morto. Actarus ne è addolorato: voleva ringraziarlo per l’aiuto che gli aveva dato, ma è arrivato tardi. Si toglie il casco e si inginocchia in silenzio davanti al corpo immobile del vecchio. Avvertendo un profumo penetrante, abbassa lo sguardo e si accorge sorpreso che c’è un fiore rosso accanto all’anziano: lo stesso fiore preferito di Rubina. Lo raccoglie con cura.
    Lei…dev’essere stata qui. Ha voluto salutarmi.
    Dopo aver seppellito l’Antico in mezzo al deserto, resta in silenzio. Non sarebbe mai riuscito a sconfiggere l’Oscuro senza il suo aiuto, e avrebbe tanto voluto ringraziarlo di persona. Sono successe così tante cose, in queste due settimane. Ora, la battaglia è finita. Ce ne saranno altre, in futuro? E come finiranno? Duke Fleed osserva il fiore di Rubina e alza la testa, contemplando la vastità del cielo stellato.
    Di sicuro ci saranno altre battaglie. Ma so che non sarò mai solo.
    Si volta sorridendo verso l’astronave, con Goldrake all’interno, silenzioso e inerte come sempre. Actarus lo guarda per la prima volta con aria riconoscente. Se non fosse stato per lui, non avrebbero neanche iniziato a combattere. Sì, bene o male il suo potente alleato è necessario. Si mette il casco, camminando sereno verso il robot-samurai e dicendo:
    “Bene, Goldrake. E’ ora di tornare a casa.”

    L’astronave si innalza in poco tempo dal deserto di Tanzin Boche, puntando verso il cielo, in direzione del Palazzo Reale, brillando per un attimo come una stella cadente, mentre pian piano si alza una musica che è come un canto finale:

    Fly, my Ufo Robot, in the sky,
    because the adventure is in my mind,
    my Ufo Robot in the sky, my Ufo Robot in the sky

    Ready, my Ufo Robot in the space
    and change your body in your face
    my Ufo Robot in the space, my Ufo Robot in the space
    Shooting Star, Shooting Star, Shooting Star, Shooting Star

    Fly, my Ufo Robot in the sky
    against the monster of the night
    my Ufo Robot in the sky, my Ufo Robot in the sky

    Shooting Star, Shooting Star, Shooting Star, Shooting Star
    Shooting Star, Shooting Star, Shooting Star, Shooting Star

    Fly, my Ufo Robot in the sky
    because the adventure is in my mind
    my Ufo Robot in the sky, my Ufo Robot in the sky
    Shooting Star, Shooting Star, Shooting Star, Shooting Star.

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  1. Gianna Maiorano
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    Bellissima storia. Spero presto in un seguito. Ho letto tutto d'un fiato e aspetto che siano scritte altre stupende storie di actarus e venusia e il piccolo rex. Nsturalmente anche tutti gli altri amici e parenti che ruotano attorno a loro. Goldrake avanti!
     
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    Bellissima storia. Spero presto in un seguito. Ho letto tutto d'un fiato e aspetto che siano scritte altre stupende storie di Actarus e Venusia e il piccolo Rex. Naturalmente anche tutti gli altri amici e parenti che ruotano attorno a loro. Goldrake avanti!

    Grazie dei complimenti, sono contento che ti sia piaciuta. Sono rimasto sorpreso del fatto che tu l'abbia letta tutta d'un fiato, si vede che ti aveva appassionato davvero: sono un pò imbarazzato. Avevo fatto questa storia anni fa e, a quei tempi, avevo intenzione di fare un seguito (c'è qualche traccia di questo nelle scene finali), ma poi avevo abbandonato il forum sul quale avevo scritto la storia e quindi non ci ho più pensato. Un giorno potrei fare il seguito, avevo già fatto alcune bozze. Spero di avere il tempo di farlo, un giorno.

    Grazie ancora per averla letta e per avermi mandato un commento! beg-onion-head-emoticon


    Edited by joe 7 - 19/1/2018, 16:04
     
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  3. Gianna Maiorano
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    Sono una grande fan di goldrake. Quindi è normale che io legga avidamente si può dire le storie che riguardano il robot ma anche la vicenda umana di actarus e venusia e gli altri. Devo però dire che ho cominciato a metà della storia la lettura perché mi è capitata per caso la pagina. Non ho voluto leggere la parte dove parla della morte di actarus per via della ferita. Perché senza actarus non mi piace la storia.sto cercando di trovare la prima puntata ma non ci riesco.
     
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    Sono una grande fan di goldrake. Quindi è normale che io legga avidamente si può dire le storie che riguardano il robot ma anche la vicenda umana di actarus e venusia e gli altri. Devo però dire che ho cominciato a metà della storia la lettura perché mi è capitata per caso la pagina. Non ho voluto leggere la parte dove parla della morte di actarus per via della ferita. Perché senza actarus non mi piace la storia.sto cercando di trovare la prima puntata ma non ci riesco.

    Mi spiace che tu abbia avuto delle difficoltà nella lettura, speravo di essere riuscito a rendere la storia "leggibile" coi link...se ti capita, prova a dirmi qual'è stato il problema, così provo a risolverlo. Comunque, il link per l'inizio della storia è qui. Per leggere comodamente tutto, invece di saltare da un post all'altro, puoi leggere tutta la storia intera sul mio forum, qui.
     
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  5. Gianna Maiorano
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    Grazie.stavo anche leggendo di quando actarus e venusia erano andati su fleed e aspettavano il loro primo figlio. Poi ho perso la pagina.
     
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    Grazie.stavo anche leggendo di quando actarus e venusia erano andati su fleed e aspettavano il loro primo figlio. Poi ho perso la pagina.

    Spero che adesso sia tutto a posto. ^_^
     
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    E perchè? E' tutta pubblicità! ^_^
     
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  8. Paola Acquarone
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    Non so s leggerai, ma anche io ho letto tutto con il sorriso sulle labbra, tutto di un fiato, tralasciando casa, marito e figli. Per tutto il weekend... Anche io sono una amante di Actarus e Venusia, e cerco sempre fanfictions (una mia esiste, ma penso di averla letta solo io, ed è ancora "work in progress"). Ne ho trovate moltissime in francese (mia seconda lingua), ma quelle in italiano mi avevano sempre deluso, fino alla tua. Alcune non terminavano, altre mi facevano arrabbiare... ma qui ho trovato tutti gli eroi della mia giovinezza (e anche altri che non ho mai seguito sul piccolo schermo!). Stavo per inquietarmi ad un certo punto pensando di assistere a delle puntate di Games of Thrones, ma avevo intuito giusto (adoro le resurrezioni... forse il multiverso Marvel è entrato nel nostro dna), anche se non avrei saputo trovare la giustificazione "logica" a tali fenomeni.
    Quello che mi è piaciuto è l'aver creato una bella struttura narrativa, e mi domando chi sia la mente dietro a tutto ciò. Non ho letto niente su di te, premetto, ho solo preso carta e penna nell'attimo esatto in cui ho terminato di leggere.
    L'unica perplessità è riguardo al nome dello Spacer, che hai rinominato Atlas. Non so se conosci la storia di come siano stati polli in Italia, che quando hanno ricevuto dalla Francia il progetto, l'hanno presentato sotto forma di guida, di atlante, appunto: Atlas Ufo Robot. E così l'errore di chi non conosceva il francese si è riverberato su di noi, poveri bambini ignari...
    Avrei tanto altro da scrivere, ma mi trattengo!
    Grazie davvero!
    Paola
     
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    CITAZIONE (Paola Acquarone @ 13/1/2020, 19:09) 
    Non so s leggerai, ma anche io ho letto tutto con il sorriso sulle labbra, tutto di un fiato, tralasciando casa, marito e figli. Per tutto il weekend... Anche io sono una amante di Actarus e Venusia, e cerco sempre fanfictions (una mia esiste, ma penso di averla letta solo io, ed è ancora "work in progress"). Ne ho trovate moltissime in francese (mia seconda lingua), ma quelle in italiano mi avevano sempre deluso, fino alla tua. Alcune non terminavano, altre mi facevano arrabbiare... ma qui ho trovato tutti gli eroi della mia giovinezza (e anche altri che non ho mai seguito sul piccolo schermo!). Stavo per inquietarmi ad un certo punto pensando di assistere a delle puntate di Games of Thrones, ma avevo intuito giusto (adoro le resurrezioni... forse il multiverso Marvel è entrato nel nostro dna), anche se non avrei saputo trovare la giustificazione "logica" a tali fenomeni.

    Ti ringrazio dei complimenti, mi fa piacere che la mia storia ti sia piaciuta,mi hai un pò commosso.

    Riguardo ai finali alla Game of Thrones...non mi sono mai piaciute le storie troncate dove lo sceneggiatore, che ad un certo punto non sa più cosa fare dei suoi personaggi, li butta tutti sotto un camion e amen. Mi avevano anche soprannominato "lo sfasciacarrozze" per questo finale...ma era stato tutto un trucco marvelliano, come avevi intuito. Nessuno muore nella Marvel, e nei fumetti in generale: è risaputo.

    CITAZIONE (Paola Acquarone @ 13/1/2020, 19:09) 
    Quello che mi è piaciuto è l'aver creato una bella struttura narrativa, e mi domando chi sia la mente dietro a tutto ciò. Non ho letto niente su di te, premetto, ho solo preso carta e penna nell'attimo esatto in cui ho terminato di leggere.

    Non c'è molto da leggere su di me: ho fatto solo un paio di fanfiction che non erano un granché. Per la storia, mi ero basato sulla struttura narrativa tipica dei Cavalieri dello Zodiaco: non so se hai presente la loro corsa al Santuario in cui dovevano affrontare i Cavalieri d'Oro? Siamo lì, più o meno. Mi era servita come struttura narrativa di base, su cui poi costruire.

    CITAZIONE (Paola Acquarone @ 13/1/2020, 19:09) 
    L'unica perplessità è riguardo al nome dello Spacer, che hai rinominato Atlas. Non so se conosci la storia di come siano stati polli in Italia, che quando hanno ricevuto dalla Francia il progetto, l'hanno presentato sotto forma di guida, di atlante, appunto: Atlas Ufo Robot. E così l'errore di chi non conosceva il francese si è riverberato su di noi, poveri bambini ignari...
    Avrei tanto altro da scrivere, ma mi trattengo!
    Grazie davvero!
    Paola

    Conosco la storia di Atlas, e non sei la prima che mi ha rivolto queste perplessità. Ma l'avevo fatta chiamare intenzionalmente Atlas, pur sapendo bene che non era il suo nome. Perchè? Bè, questo è un racconto-omaggio alle saghe robotiche, quindi ho cambiato un pò le cose senza pretendere di essere aderente alla versione originale (tipo la faccenda di Koji-Alcor). Mi era sempre sembrato strano che il disco volante di Goldrake avesse solo il nome, dopotutto un pò banale, di "Spacer", che è come chiamare "disco volante" un disco volante. Ogni mezzo di spostamento dell'eroe ha sempre un nome. Harlock ha l'Alkadia. Nausicaa ha la Mehve. Han Solo ha il Millennium Falcon, che è un nome splendido. L'Uomo Mascherato ha il cavallo Eroe. E Goldrake, il MITO, dovrebbe avere un banale "Spacer"? No, almeno chiamiamolo Atlas, è più tosto come nome.

    Grazie ancora dei commenti!
     
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  10. Paola Acquarone
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    Grazie della risposta! Avevo quasi paura che, come molti altri, non fossi attivo...
    Non ho aggiunto altri commenti, ma siccome amo rileggere, magari li lascerò capitolo per capitolo (ed essendo donna, la mia analisi del rapporto Venusia-Actarus era la fotocopia di quella di Gherda (i miei si chiedevano perché lanciassi gridolini di soddisfazione mentre leggevo).
    Mi è piaciuto tantissimo il fatto che tu abbia "sdoppiato" Alcor, ero talmente incanalata nel politicamente corretto che la soluzione semplice e geniale non mi aveva nemmeno sfiorato la mente.
    Non sono completamente otaku, almeno spero per il bene del marito e dei tre figli, ma mi ci sto pericolosamente avvicinando, complici anche loro che mi traviano con nuovi manga, serie tv (da Dan Machi a Vinland Saga, giusto due a caso, e giusto per rimanere ancorata al presente) e trovare chi sviscera i personaggi dei vari mondi incantati che per qualche ora ci fanno vivere nuove avventure con vecchi amici è... beh, fenomenale. Chapeau!!!
    Paola
     
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    CITAZIONE (Paola Acquarone @ 15/1/2020, 20:27) 
    Grazie della risposta! Avevo quasi paura che, come molti altri, non fossi attivo...

    Figurati, questo blog finora è vivissimo.

    CITAZIONE (Paola Acquarone @ 15/1/2020, 20:27) 
    Non ho aggiunto altri commenti, ma siccome amo rileggere, magari li lascerò capitolo per capitolo (ed essendo donna, la mia analisi del rapporto Venusia-Actarus era la fotocopia di quella di Gherda (i miei si chiedevano perché lanciassi gridolini di soddisfazione mentre leggevo).

    A quei tempi non conoscevo ancora l'analisi di Gerdha: per questo nella storia Rubina ha un aspetto positivo. E Actarus ha un comportamento "da bietola" a causa del fatto che mi ero fatto influenzare da molte letture errate sulla storia, e molto critiche su Actarus.

    CITAZIONE (Paola Acquarone @ 15/1/2020, 20:27) 
    Mi è piaciuto tantissimo il fatto che tu abbia "sdoppiato" Alcor, ero talmente incanalata nel politicamente corretto che la soluzione semplice e geniale non mi aveva nemmeno sfiorato la mente.

    Il punto è che Alcor e Koji sono davvero due personaggi diversi, anche se, ufficialmente, sono la stessa persona. Ma Goldrake non c'entra veramente nulla con la saga dei Mazinga, nonostante l'apparenza. Era stato presentato così perchè potesse essere seguito dagli spettatori giapponesi che avevano guardato i due Mazinghi: insomma, si trattava di "pubblicità ingannevole".

    CITAZIONE (Paola Acquarone @ 15/1/2020, 20:27) 
    Non sono completamente otaku, almeno spero per il bene del marito e dei tre figli, ma mi ci sto pericolosamente avvicinando, complici anche loro che mi traviano con nuovi manga, serie tv (da Dan Machi a Vinland Saga, giusto due a caso, e giusto per rimanere ancorata al presente) e trovare chi sviscera i personaggi dei vari mondi incantati che per qualche ora ci fanno vivere nuove avventure con vecchi amici è... beh, fenomenale. Chapeau!!!
    Paola

    Neanch'io sono otaku: infatti seguo molte altre cose, non solo i manga e anime. Oltre ad altri tipi di fumetti (Bonelli, francesi, inglesi, americani ecc.), leggo anche libri di letteratura, saggistica, storia, biografie, eccetera...in questo modo, posso mettere a confronto tra loro storie anche molto diverse, trovandovi spesso dei paralleli sorprendenti.

    Vinland Saga l'ho letto, anche se mi è sembrato piuttosto dispersivo; Dan Machi non lo conosco, anche se so a grandi linee la storia.

    Grazie ancora per i complimenti! ^_^
     
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  12. Venusia
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    letta molto in fretta per ora,dovrò riprendere molti punti con più calma.

    COMPLIMENTI DAVVERO. condivido lo stesso entusiasmo dei commenti delle lettrici prima di me.
     
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    CITAZIONE (Venusia @ 2/4/2020, 11:05) 
    letta molto in fretta per ora,dovrò riprendere molti punti con più calma.

    COMPLIMENTI DAVVERO. condivido lo stesso entusiasmo dei commenti delle lettrici prima di me.

    Ti ringrazio, avevo voluto fare una storia-omaggio a Goldrake e a tutti i robottoni, ed era diventata una storia-fiume. Sono contento che ti sia piaciuta. ^_^

     
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