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  1. ZAGOR: "IL RE DELLE AQUILE" (Ivan)

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    By joe 7 il 7 July 2017
     
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    ZAGOR 66-68: IL RE DELLE AQUILE (analisi di Ivan)

    Testi: Nolitta (Sergio Bonelli)
    Disegni: Gallieno Ferri

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 117, 118, 119 (usciti nel 1970-71). I numeri reali di Zagor sono: 66, 67, 68. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 66,67, 68.

    TRAMA

    Zagor e Cico, nei loro viaggi, vengono a sapere di un fantomatico Re delle aquile che ha rapito il figlio di Miwok, il capo degli indiani Munsee, per ricattarlo e avere da lui, periodicamente, della polvere d'oro. Vive in una zona inaccessibile insieme ai suoi uomini e comanda, appunto, alle aquile, in particolare la gigantesca Ayala. Porta addosso un copricapo che mostra un'aquila, quindi la sua identità è nascosta. Zagor viene catturato e condannato a morte, ma riesce a liberarsi grazie a Cico e, fingendosi uno spettro, porta il panico tra i nemici e alla fine cattura il Re delle aquile, che si rivela essere Ben Stevens, un cercatore d'oro e l'unico sopravvissuto di un attacco effettuato un anno fa dagli indiani Munsee (gli stessi che aveva ricattato), che lo avevano addirittura scalpato vivo. Stevens riesce a sfuggire a Zagor e cerca di superare il crepaccio che ostacola la sua fuga, aggrappandosi ad Ayala. Per un momento, l'enorme aquila riesce a trasportare Stevens, per poi cedere allo sforzo: entrambi cadono nel crepaccio, davanti agli occhi inorriditi di Zagor.

    COMMENTO

    Uno dei picchi più alti dello Zagor pre-golden age. Episodio breve e basato su un soggetto ridotto all'osso: un rapito - intervento di Zagor per liberarlo -
    cattura - riscossa; tutto qui. Ma è stato sviluppato con una tale abilità narrativa da risultare indimenticabile. (Avercene oggi, di “mini-soggetti” risolti COSÌ! La tendenza invece sembra proprio l'opposta: soggetti iper-articolati ma risolti senza pathos.)

    PREGI

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    Naturalmente il punto di forza della storia è BEN STEVENS, personaggio caratterizzato in modo superbo. Nolitta crea un antagonista davvero originale ed affascinante, ricco di sfaccettature e contrasti. Per la sua ambigua posizione sul confine tra Bene e Male, secondo me Stevens incarna “IL” personaggio nolittiano per eccellenza. Da notare comunque che all'inizio Nolitta lo presenta come un malvagio a tutti gli effetti, e solo in seguito cambia le carte in tavola rivelando i terribili retroscena di ciò che hanno indotto Stevens ad agire in un certo modo. Questa tattica di approccio a un personaggio è molto diversa da quella di presentare SUBITO, fin dall'inizio, un personaggio “mezzo buono & mezzo malvagio” che mantiene sempre COSTANTE questa sua ambiguità (es: Guitar Jim); infatti, spiazzando l'immagine che il lettore si era fatto finora del “cattivissimo” re delle aquile, Nolitta ottiene un effetto emotivo molto maggiore di quello che avrebbe ottenuto se il lettore avesse saputo sin dal principio la storia personale di Stevens.

    La struttura del soggetto, anche se fondata su pochi elementi-base, è solidissima, e la storia procede a gran ritmo nonostante la brevità dell'episodio (circa 140 pagine).

    I complici di Stevens sono tutti dei cattivi di serie C. Questa scarsa caratterizzazione dei comprimari, in teoria, potrebbe essere considerato un “difetto”...invece in questo caso è una scelta deliberata (e azzeccata) dell'autore per conferire maggiore risalto all'antagonista principale (Stevens, appunto) tramite l'evidenziare il netto contrasto di spessore psicologico tra lui e i suoi scagnozzi.

    Tra il gruppo di aquile ammaestrate da Stevens, Nolitta ne fa risaltare una in particolare, Ayala, che si contraddistingue per dimensioni e possenza. Ayala diviene così un vero e proprio personaggio, protagonista anche di episodi personali. (Niente da dire; quando un autore lavora con la testa, riesce a trasformare in personaggi anche elementi diversi dagli umani.)

    LA FINE DI STEVENS

    Quattro pagine da antologia. Una composizione impeccabile delle vignette da parte di Nolitta, e una grande maestria da parte di Ferri nel rendere al meglio l'intensità visiva delle scene.

    - Pag. 71. Si inizia con l'arrivo di Stevens in cima al picco, e la sua frustrazione nel constatare che tra lui e la salvezza ci sono soltanto pochi metri di crepaccio. La pagina si chiude sull'arrivo di Ayala (scampata al massacro delle sue compagne), che fa balenare a Stevens un'idea al limite dell'assurdo.

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    - Pag. 72. Bellissima la scena della vignetta 3, con la visione quasi in soggettiva da parte di Zagor (dal basso), che osserva lo sbatter d'ali della grande aquila con Stevens aggrappato alle sue zampe (il lettore ha già visto in precedenza la dimostrazione della forza di Ayala, e il fatto che possa riuscire nell'impresa è perlomeno una possibilità).

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    - Pag. 73. Incredibilmente, Ayala riesce a sollevare Stevens, e lo trasporta senza problemi fino a metà del tragitto. Qui Stevens si volge trionfante verso l'incredulo Zagor. Vignetta 5...Colpo di scena: senza preavviso, la gigantesca aquila mostra segni di cedimento.

    - Pag. 74, vignetta 2: Osserviamo l'espressione di Stevens: a questo punto ha ormai già capito come andranno le cose, ma si aggrappa disperatamente ad una remota speranza continuando lo stesso ad incitare la sua aquila. Vignetta 5: L'ultima speranza di Stevens va in frantumi quando lui e la sua aquila piombano nel vuoto in caduta libera. La pagina si chiude con Zagor in ginocchio, affranto e visibilmente dispiaciuto mentre osserva impotente la caduta finale di Stevens (fuori quadro).

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    Che dire?...Un mix di ironia, poetica, tragedia e amarezza che ne fanno una sequenza da top-ten dell'intera serie di Zagor. Nolittiana al 100%.

    DIFETTI

    (Inezia 1): Una sbavatura narrativa che appare subito evidente anche alla prima lettura: verso il finale, quando Zagor sta facendo piazza pulita della banda, Stevens e l'ultimo complice si asserragliano nella propria baracca, in attesa dell'alba. Intanto, Zagor e Cico hanno tutto il tempo di frugare tra le altre baracche e trovare il ragazzo rapito. Per elementare logica, Stevens sarebbe dovuto andare subito a prendere il ragazzo per usarlo come ostaggio. Non c'era pericolo immediato: infatti, passa parecchio tempo tra quando i due fuorilegge si rintanano e quando Zagor trova il rapito. Qui a Nolitta sarebbe bastato anticipare la sequenza del ritrovamento di Cervo Bianco rispetto alla sequenza in cui Stevens viene informato della ricomparsa di Zagor; narrativamente non sarebbe cambiato nulla, però l'attendibilità comportamentale dei personaggi sarebbe risultata più coerente.

    (Inezia 2): Un po' forzata l'idea di Zagor di presentarsi come “spettro” agli uomini-aquila per fargli saltare i nervi. D'accordo, un trucco del genere rientra nella filosofia del personaggio...però in quest'occasione Zagor si espone come bersaglio immobile e frontale; sarebbe bastato che UNO SOLO dei fuorilegge avesse i nervi saldi per impiombarlo facilmente (come in effetti è quasi accaduto).

    (Inezia 3): Dal massacro dei cercatori d'oro agli avvenimenti in tempo reale, viene narrato che è trascorso circa un anno. E' un periodo di tempo un po' troppo breve, se consideriamo che nel frattempo Stevens avrebbe presumibilmente dovuto: Guarire / Trasferirsi sul monte del Grande Fuoco / Addestrare una decina di aquile / Studiare il campo dei Munsee / Organizzare il rapimento di Cervo Bianco / Reclutare i complici... per tutti questi eventi, indicare un periodo di 4-5 anni sarebbe stato più verosimile. Ciò avrebbe inoltre dato maggior risalto al desiderio di vendetta di Stevens, se covato per lunghi anni invece di soli pochi mesi.

    DISEGNI

    Un Ferri “pre-Angoscia” in ottima forma. Alcune pagine sono veramente suggestive (come quelle già citate del finale, oppure quelle in cui compaiono le aquile, disegnate sempre con grande realismo). Buona parte del carisma di Stevens è merito della rappresentazione grafica che ne ha dato Gallieno; difficile immaginare che nelle mani di un altro disegnatore ne sarebbe uscito un personaggio così “vivo”.

    Storia: 9
    Disegni: 9,5

    QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 21:37
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    La primissima storia di Zagor che lessi e forse per questo, la mia preferita (senza togliere nulla ad opere successive, intendiamoci).
    Certi dialoghi ormai li so a memoria, in primis quelli della lotta di Zagor col puma mangia-uomini.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky @ 28/3/2020, 15:48) 
    La primissima storia di Zagor che lessi e forse per questo, la mia preferita (senza togliere nulla ad opere successive, intendiamoci).
    Certi dialoghi ormai li so a memoria, in primis quelli della lotta di Zagor col puma mangia-uomini.

    La mia prima fu "Sulle orme di Titan", ma la copertina del "Re delle aquile" mi è rimasta impressa. Le copertine di Ferri in quel periodo erano magiche! :woot:
     
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    La collana di Zagor allegata alla Gazzetta dello Sport é stata allungata e quale storia poteva inaugurare il prolungamento della collana se non questa?
    Al di fuori del mio personale valore affettivo, questa é una gran bella vicenda, contenente tante memorabili sequenze: il disastro di Cico al circo, il massacro dei cercatori d'oro (episodio che pare fugace, ma che poi si rivela il seme da cui germoglia tutta la storia), la lotta di Zagor col puma, il flashback di Miwok, la rivelazione sul passato di Stevens e la sua (apparente) tragica fine.
    Mi sono riletto la storia tutta d'un fiato e non posso fare a meno di considerarla degna dell'Olimpo del fumetto.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky @ 13/12/2020, 11:05) 
    La collana di Zagor allegata alla Gazzetta dello Sport é stata allungata e quale storia poteva inaugurare il prolungamento della collana se non questa?
    Al di fuori del mio personale valore affettivo, questa é una gran bella vicenda, contenente tante memorabili sequenze: il disastro di Cico al circo, il massacro dei cercatori d'oro (episodio che pare fugace, ma che poi si rivela il seme da cui germoglia tutta la storia), la lotta di Zagor col puma, il flashback di Miwok, la rivelazione sul passato di Stevens e la sua (apparente) tragica fine.
    Mi sono riletto la storia tutta d'un fiato e non posso fare a meno di considerarla degna dell'Olimpo del fumetto.

    Questo dimostra che non è vero, come hanno detto altre persone, che Zagor piaceva solo perchè eravamo dei ragazzini.

    Il fatto che certe storie piacciano ancora dimostra quanto siano state davvero dei capolavori senza tempo.

    Infatti è il tempo che alla fine dimostra se una storia è davvero bella o no. ^_^
     
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    Un western originale e macabro, di grande impatto visivo.
    Indimenticabili alcune scene, come l'arrivo dell'aquila al campo indiano, gli scheletri dei cercatori con ancora le frecce conficcate, il pasto delle aquile.
    E poi il volto sfigurato di Ben Stevens, un uomo che non è stato dilaniato solo nel corpo, ma anche nell'anima, trasformandosi da tranquillo cercatore d'oro in un bandito crudele e spietato.
    È una di quelle persone che viene travolto dal desiderio di vendetta e nel seguito diventerà ancora più sadico e delirante.
    In questo episodio Zagor sembra quasi un Ercole greco: deve scalare una montagna per combattere dei mostri, le aquile ammaestrate che strozza anche con le mani, e gli uomini con le teste da uccelli.
    Nel ritorno di Ben Stevens il mito di Icaro è un richiamo evidente.
    In un'altra storia Zagor dovette realmente affrontare un surrogato delle dieci fatiche, ma Nolitta aveva già abbandonato il timone e l'episodio di Sclavi per me fu assai deludente.
     
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    Ottima recensione: riguardo alla storia delle dodici fatiche (non erano dieci, proprio dodici), credo che tu ti riferisca a quella di Basileo (non l'ho recensita). Fu deludente per tutti: le prove dovevano essere dodici, ma Zagor lo scansafatiche ne superò solo alcune, poi fece la scorciatoia per andare da Basileo. E questo a Sclavi il pelandrone i lettori glielo rimproverano da decenni. La regola base è che le prove di un eroe devono essere affrontate TUTTE. =_=

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