ZAGOR 241-243: TERRA MALEDETTA (analisi di Ivan)Testi: Marcello Toninelli
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 292-294 (usciti nel 1985). I numeri reali di Zagor sono: 241-243. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 241-243.
TRAMAUna compagnia di attori girovaghi è stata accusata ingiustamente di avere commesso una rapina e scappa fino ad arrivare nella misteriosa "Terra da cui non si torna". A bordo del loro carro c'è anche Cico, che si era nascosto a loro insaputa dopo aver commesso una delle sue. Zagor allora partecipa alla "posse" (spedizione di inseguimento dei criminali). Ben presto entrano anche loro nella terra maledetta, che è popolata da mostri, e richiederà un tributo di sangue.
COMMENTOIn sostanza: la versione toninelliana di
“Odissea americana". Già l'idea in sè potrebbe far storcere il naso...invece Marcello sorprende tutti, perché questa è una buona storia (la sua più
riuscita, a mio parere). La struttura di base è pressoché identica a quella dell'
Odissea, ma Toninelli è abile nel cambiarne la forma esteriore. Anzi, riesce persino a darle un
incipit più articolato. Uno dei limiti dell'
Odissea era il fatto che Zagor aveva accettato di far parte del viaggio di Bannington in maniera molto diretta e sbarazzina: qui, invece, Zagor è
costretto ad addentrarsi nel territorio sconosciuto, poiché nel carro dei fuggitivi c'era anche Cico, addormentato ed ignaro di tutto. (Una buona trovata; bisogna riconoscerglielo, al bistrattato Marcello.) Va detto che, pur misurandosi sullo stesso tema, come
narratore Toninelli non possiede le raffinate doti incantatorie di Nolitta...però
qui regge abbastanza bene il paragone con l'Inimitabile senza perdere il confronto per 20 lunghezze (come purtroppo è accaduto mo
lto spesso durante la sua tribolata esperienza al timone della collana).
PERSONAGGII co-protagonisti sono i
Darnel, attori girovaghi praticamente
cloni dei Sullivan (anche nelle fattezze: un capofamiglia baffuto e due giovani, di cui uno biondo e l'altro bruno). Toninelli mantiene il rimando ai Sullivan anche nell'accusa di rapina che viene rivolta ai teatranti, proprio come avvenne in
“Pugni e pepite". Un po' debole il personaggio di
Tobias, che non si contraddistingue in nessuna occasione di rilievo; la sua presenza serve giusto per far numero. Spicca decisamente di più l'altro giovane,
Bush; la sua caratterizzazione di ragazzino ingenuo con un passato da fuorilegge è interessante, anche se in definitiva risulta poco approfondita - e poco sfruttata nel corso della trama, al punto che alla fine rimarrà
irrisolta. Il desiderio di Bush di liberarsi del proprio passato poteva essere sfruttato maggiormente, per dare più pathos alla sua vicenda personale all'interno della storia.
Lo sceriffo Trevor: Classico stereotipo dello sceriffo duro-e-puro. Secondo me, Toninelli ha commesso un errorino (veniale) nel presentarlo come un amico di Zagor, poiché ciò lo esclude anzitempo dalla lista dei sospettabili di essere il rapinatore (dato che il colpevole doveva presumibilmente essere uno dei componenti della posse).
Kurt: Iracondo cittadino di Munrowhill che si unisce volontariamente alla posse per recuperare i propri risparmi, non fidandosi della sola abilità dello sceriffo. Di lui appare subito chiaro che: o è il rapinatore, o farà la parte della vittima sacrificale.
Luke: E' l'aiutante dello sceriffo, e questo fatto rende “logica” la sua presenza nel gruppo. E' quindi una mezza sorpresa apprendere che il rapinatore era proprio lui.
E veniamo al comprimario più ambiguo: l'avventuriero
Staggler, che si unisce alla posse per puro gusto dell'azione. Confesso che, a prima lettura, il suo movente mi era sembrato così pretestuoso da farmi sospettare che fosse proprio lui il misterioso rapinatore (e ripensandoci col senno di poi, secondo me Toninelli poteva insistere un po' di più a dirottare i sospetti del gruppo su di lui, per accrescere il suo valore come presenza-depistaggio). Alla fine però Staggler si rivela essere proprio ciò che aveva dichiarato di sé all'inizio: un semplice avventuriero in cerca di emozioni forti. E, anche se in questo episodio ha avuto solo il ruolo, peraltro poco sfruttato, di
depistaggio dei sospetti, è un personaggio interessante che si lascia ricordare. Tant'è che è stato ripreso da Rauch in
“Spedizione di soccorso" (dove Staggler, però, è stato ritratteggiato in negativo.)
INSIDIECome già per
Odissea, anche qui bisogna da chiudere un occhio sulla plausibilità che nel 1830 in America esistesse ancora un territorio inesplorato cosi vasto da doverci impiegare diversi giorni per attraversarlo tutto (licenza narrativa accettata ben volentieri, se non si esagera). Toninelli si sbizzarrisce nell'infarcire la
Terra-da-cui-non-si-torna di insidie fantasy, senza con ciò sconfinare nel pacchiano. Gliene va dato merito.
- piranha anfibi: Pesci carnivori in grado di muoversi anche fuori dall'acqua. Assalgono il carro galleggiante.
- lucertole volanti: Piccoli rettili che si sollevano da terra gonfiandosi di gas aerostatico. Il loro morso è velenoso.
- rosponi sputa-acido: Batraci giganti che emettono un liquido corrosivo.
- struzzi-cavalcatura: Miti uccelli di terra simili a struzzi dal grosso becco, facilmente domabili ed utilizzabili come cavalcatura per la lunga traversata del deserto.
- plesiosauri della sabbia: Rettili dal lungo collo, predatori naturali degli struzzoni.
- rocce taglienti: Ultimo ostacolo al ritorno nel mondo civile: una catena di altissime pareti verticali formata da rocce affilate, evitabili solo con una discesa per mezzo di un argano improvvisato.
Qui Luke getta la maschera e fugge col bottino, scontrandosi però col fuorilegge
Cotton, che attendeva in agguato.
DIFETTIIl finale è invero un po' sbrigativo, con i cattivi che si accoppano fra di loro. Inoltre, manca un
epilogo alla storia; l'episodio, infatti, si chiude bruscamente con Zagor che dice
“Siamo i primi a tornare vivi da qui”...e STOP! Questa è una
interruzione, più che una
chiusura; lascia alla vicenda generale una certa sensazione di incompiutezza rispetto ad
Odissea, che invece l'epilogo ce l'aveva.
In definitiva: pur senza gridare al capolavoro, lo ritengo uno dei pochi episodi di Toninelli - assieme ad alcuni dei suoi lavori iniziali - che si eleva al di sopra del suo standard medio(cre). Anzi, additerei
“La palude dell'orrore" come esempio di ciò che il buon Marcello sarebbe stato in grado di produrre
SE messo in condizioni lavorative
ottimali (che non erano certo quelle di sfornare 10-12 albi all'anno, con ovvie conseguenze sul rapporto
Quantità/Qualità).
DISEGNIFerri anni '80. Detto tutto. A voler fare i pignoli, in varie tavole scorgo dei sintomi di
affrettatezza (il tratto del Maestro non è modulato come nelle sue tavole migliori), ma l'atmosfera generale è resa alla perfezione.
Storia:
8Disegni:
9,5QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:39
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