Il blog di Joe7

  1. ZAGOR: "TERRA MALEDETTA" (Ivan)

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    Ivan
    Zagor
    By joe 7 il 13 July 2017
     
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    ZAGOR 241-243: TERRA MALEDETTA (analisi di Ivan)

    Testi: Marcello Toninelli
    Disegni: Gallieno Ferri

    zgr242 zgr243


    Zagor edizione originale Zenith: n. 292-294 (usciti nel 1985). I numeri reali di Zagor sono: 241-243. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 241-243.

    TRAMA

    Una compagnia di attori girovaghi è stata accusata ingiustamente di avere commesso una rapina e scappa fino ad arrivare nella misteriosa "Terra da cui non si torna". A bordo del loro carro c'è anche Cico, che si era nascosto a loro insaputa dopo aver commesso una delle sue. Zagor allora partecipa alla "posse" (spedizione di inseguimento dei criminali). Ben presto entrano anche loro nella terra maledetta, che è popolata da mostri, e richiederà un tributo di sangue.

    COMMENTO

    In sostanza: la versione toninelliana di “Odissea americana". Già l'idea in sè potrebbe far storcere il naso...invece Marcello sorprende tutti, perché questa è una buona storia (la sua più riuscita, a mio parere). La struttura di base è pressoché identica a quella dell'Odissea, ma Toninelli è abile nel cambiarne la forma esteriore. Anzi, riesce persino a darle un incipit più articolato. Uno dei limiti dell'Odissea era il fatto che Zagor aveva accettato di far parte del viaggio di Bannington in maniera molto diretta e sbarazzina: qui, invece, Zagor è costretto ad addentrarsi nel territorio sconosciuto, poiché nel carro dei fuggitivi c'era anche Cico, addormentato ed ignaro di tutto. (Una buona trovata; bisogna riconoscerglielo, al bistrattato Marcello.) Va detto che, pur misurandosi sullo stesso tema, come narratore Toninelli non possiede le raffinate doti incantatorie di Nolitta...però qui regge abbastanza bene il paragone con l'Inimitabile senza perdere il confronto per 20 lunghezze (come purtroppo è accaduto molto spesso durante la sua tribolata esperienza al timone della collana).

    PERSONAGGI

    I co-protagonisti sono i Darnel, attori girovaghi praticamente cloni dei Sullivan (anche nelle fattezze: un capofamiglia baffuto e due giovani, di cui uno biondo e l'altro bruno). Toninelli mantiene il rimando ai Sullivan anche nell'accusa di rapina che viene rivolta ai teatranti, proprio come avvenne in “Pugni e pepite". Un po' debole il personaggio di Tobias, che non si contraddistingue in nessuna occasione di rilievo; la sua presenza serve giusto per far numero. Spicca decisamente di più l'altro giovane, Bush; la sua caratterizzazione di ragazzino ingenuo con un passato da fuorilegge è interessante, anche se in definitiva risulta poco approfondita - e poco sfruttata nel corso della trama, al punto che alla fine rimarrà irrisolta. Il desiderio di Bush di liberarsi del proprio passato poteva essere sfruttato maggiormente, per dare più pathos alla sua vicenda personale all'interno della storia.

    Lo sceriffo Trevor: Classico stereotipo dello sceriffo duro-e-puro. Secondo me, Toninelli ha commesso un errorino (veniale) nel presentarlo come un amico di Zagor, poiché ciò lo esclude anzitempo dalla lista dei sospettabili di essere il rapinatore (dato che il colpevole doveva presumibilmente essere uno dei componenti della posse).

    Kurt: Iracondo cittadino di Munrowhill che si unisce volontariamente alla posse per recuperare i propri risparmi, non fidandosi della sola abilità dello sceriffo. Di lui appare subito chiaro che: o è il rapinatore, o farà la parte della vittima sacrificale.

    Luke: E' l'aiutante dello sceriffo, e questo fatto rende “logica” la sua presenza nel gruppo. E' quindi una mezza sorpresa apprendere che il rapinatore era proprio lui.

    E veniamo al comprimario più ambiguo: l'avventuriero Staggler, che si unisce alla posse per puro gusto dell'azione. Confesso che, a prima lettura, il suo movente mi era sembrato così pretestuoso da farmi sospettare che fosse proprio lui il misterioso rapinatore (e ripensandoci col senno di poi, secondo me Toninelli poteva insistere un po' di più a dirottare i sospetti del gruppo su di lui, per accrescere il suo valore come presenza-depistaggio). Alla fine però Staggler si rivela essere proprio ciò che aveva dichiarato di sé all'inizio: un semplice avventuriero in cerca di emozioni forti. E, anche se in questo episodio ha avuto solo il ruolo, peraltro poco sfruttato, di depistaggio dei sospetti, è un personaggio interessante che si lascia ricordare. Tant'è che è stato ripreso da Rauch in “Spedizione di soccorso" (dove Staggler, però, è stato ritratteggiato in negativo.)

    INSIDIE

    Come già per Odissea, anche qui bisogna da chiudere un occhio sulla plausibilità che nel 1830 in America esistesse ancora un territorio inesplorato cosi vasto da doverci impiegare diversi giorni per attraversarlo tutto (licenza narrativa accettata ben volentieri, se non si esagera). Toninelli si sbizzarrisce nell'infarcire la Terra-da-cui-non-si-torna di insidie fantasy, senza con ciò sconfinare nel pacchiano. Gliene va dato merito.

    - piranha anfibi: Pesci carnivori in grado di muoversi anche fuori dall'acqua. Assalgono il carro galleggiante.

    - lucertole volanti: Piccoli rettili che si sollevano da terra gonfiandosi di gas aerostatico. Il loro morso è velenoso.

    - rosponi sputa-acido: Batraci giganti che emettono un liquido corrosivo.

    - struzzi-cavalcatura: Miti uccelli di terra simili a struzzi dal grosso becco, facilmente domabili ed utilizzabili come cavalcatura per la lunga traversata del deserto.

    - plesiosauri della sabbia: Rettili dal lungo collo, predatori naturali degli struzzoni.

    - rocce taglienti: Ultimo ostacolo al ritorno nel mondo civile: una catena di altissime pareti verticali formata da rocce affilate, evitabili solo con una discesa per mezzo di un argano improvvisato.

    Qui Luke getta la maschera e fugge col bottino, scontrandosi però col fuorilegge Cotton, che attendeva in agguato.

    DIFETTI

    Il finale è invero un po' sbrigativo, con i cattivi che si accoppano fra di loro. Inoltre, manca un epilogo alla storia; l'episodio, infatti, si chiude bruscamente con Zagor che dice “Siamo i primi a tornare vivi da qui”...e STOP! Questa è una interruzione, più che una chiusura; lascia alla vicenda generale una certa sensazione di incompiutezza rispetto ad Odissea, che invece l'epilogo ce l'aveva.

    In definitiva: pur senza gridare al capolavoro, lo ritengo uno dei pochi episodi di Toninelli - assieme ad alcuni dei suoi lavori iniziali - che si eleva al di sopra del suo standard medio(cre). Anzi, additerei “La palude dell'orrore" come esempio di ciò che il buon Marcello sarebbe stato in grado di produrre SE messo in condizioni lavorative ottimali (che non erano certo quelle di sfornare 10-12 albi all'anno, con ovvie conseguenze sul rapporto Quantità/Qualità).

    DISEGNI

    Ferri anni '80. Detto tutto. A voler fare i pignoli, in varie tavole scorgo dei sintomi di affrettatezza (il tratto del Maestro non è modulato come nelle sue tavole migliori), ma l'atmosfera generale è resa alla perfezione.

    Storia: 8
    Disegni: 9,5


    QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 22:39
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    condivido la puntuale analisi di IVAN, sono un po' più positivo sul lavoro di Toninelli, che quanto meno evitava di infarcire le storie di mostri, fatine e amenità varie. Mi piace segnalare, oltre a TERRA MALEDETTA, NAUFRAGIO SUL MISSOURI e SENTIERO DI GUERRA, ma anche altre storie minori e un po' brevi non sono da buttare, come JESS LO SPIETATO o GUERRA INDIANA.

    Breve considerazione sulle storie dei VAMPIRI (riferito alla mania horror fantasy attualmente imperante). Dopo ANGOSCIA, potevano evitarle del tutto. Al cinema, nei libri e anche nei fumetti il VAMPIRO è intrigante se è misterioso, non si identifica, succedono delle cose e non si capisce perchè, è in mezzo a noi e non lo distinguiamo (Bellissimo, per me UN VAMPIRO A NEW YORK, tra i primi numeri di Martin Mystere). Quando abbiamo torme di Vampiri sgangherati che si aggirano per i paesi facendo versi da cornacchia, più che altro fanno ridere
     
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    condivido la puntuale analisi di IVAN, sono un po' più positivo sul lavoro di Toninelli, che quanto meno evitava di infarcire le storie di mostri, fatine e amenità varie. Mi piace segnalare, oltre a TERRA MALEDETTA, NAUFRAGIO SUL MISSOURI e SENTIERO DI GUERRA, ma anche altre storie minori e un po' brevi non sono da buttare, come JESS LO SPIETATO o GUERRA INDIANA.

    Purtroppo conosco solo "Naufragio sul Missouri": non conosco "Terra maledetta", perchè l'ha letta Ivan, non io.

    Breve considerazione sulle storie dei VAMPIRI (riferito alla mania horror fantasy attualmente imperante). Dopo ANGOSCIA, potevano evitarle del tutto. Al cinema, nei libri e anche nei fumetti il VAMPIRO è intrigante se è misterioso, non si identifica, succedono delle cose e non si capisce perchè, è in mezzo a noi e non lo distinguiamo (Bellissimo, per me UN VAMPIRO A NEW YORK, tra i primi numeri di Martin Mystere). Quando abbiamo torme di Vampiri sgangherati che si aggirano per i paesi facendo versi da cornacchia, più che altro fanno ridere

    Successivamente posterò le analisi delle altre storie sui vampiri di Zagor. In effetti, "Un vampiro a New York" è stata una bellissima storia, adatta per un vampiro "di oggi". Ma se devono fare una storia di Rakosi, che è un vampiro classico, su Zagor, non dico che sia impossibile farci una buona storia, solo che bisogna essere capaci di creare l'atmosfera giusta. Il problema non è Rakosi, il problema è il racconto. Castelli ci era riuscito benissimo con l'Orrendo contagio: non conta se un vampiro è classico o ammodernato, l'importante è l'atmosfera che si crea, quella tipica di inquietudine, mistero, suspence, anche terrore, che è necessaria per una storia simile. In Angoscia, il vampiro non compare per la maggior parte della storia: eppure l'atmosfera angosciosa è presente in tutta la storia! Il problema non è il fatto di Rakosi che è un vampiro classico: il problema è essere capaci di creare un'atmosfera horror adatta. Tant'è vero che, quando fanno delle storie della "vampira moderna" Ylenia Varga, non si riesce mai a creare una vera atmosfera horror e Ylenia, più che una vampira, appare come una Lamù o una ragazza vampiro dei manga giapponesi.
     
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  3. Alberto Cavalasca
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    A me questa storia piace più dell'Odissea Americana, che è vero ha la sua importanza anche come storia che introduce a certe atmosfere zagoriane, ma che trovo a un'analisi attenta non alla pari di altri capolavori zagoriani. Nelle sue storie migliori Toninelli si dimostra un ottimo narratore, e anche come personaggio Zagor evita di essere troppo vulnerabile (i famosi colpi in testa!) in "Terra Maledetta", rispetto ad altre storie del periodo...
     
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    A me questa storia piace più dell'Odissea Americana, che è vero ha la sua importanza anche come storia che introduce a certe atmosfere zagoriane, ma che trovo a un'analisi attenta non alla pari di altri capolavori zagoriani. Nelle sue storie migliori Toninelli si dimostra un ottimo narratore, e anche come personaggio Zagor evita di essere troppo vulnerabile (i famosi colpi in testa!) in "Terra Maledetta", rispetto ad altre storie del periodo...

    Non posso replicare perchè non ho letto la storia in questione: l'analisi infatti è di Ivan, non è mia.
     
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  5. Alberto Cavalasca
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    te la consiglio come storia, molto bella!
     
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    te la consiglio come storia, molto bella!

    Prima o poi potrei farlo, vedremo...
     
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    Anche questa storia è da 30 anni nel famoso baule in soffitta :lol:
    L'unica cosa che ricordo sono i rospacci giganti che si pappano i malcapitati dopo averli corrosi con l'acido.
    Bleah! Già allora la trovai una scena disgustosa su Zagor! Altro che odissea americana!
    Leggo che Toninelli non era del tutto soddisfatto dei disegni di Ferri:
    "con la documentazione grafica che gli avevo fornito, il buon Gallieno fece un gran buon lavoro,ma chissà come sarebbe venuta quella storia nelle mani di un disegnatore più moderno e più avvezzo all'immaginario horror!"


    Resta da capire cosa intendesse con queste parole. Ferri era famoso proprio per riuscire a rendere le atmosfere horror in Zagor, senza dover ricorrere a corpi smembrati con sangue che scorre a fiumi. Ma forse quello che voleva lo sceneggiatore era un bel tuffo nello splatter, quello sì che rende moderno un racconto! =_=
    Anche Toninelli ha seguito la strada che ha portato a rendere la collana assolutamente anonima.
    1) La mania enciclopedica:
    "...Sono un maniaco della documentazione. Per Zagor mi ero procurato tutti i libri e enciclopedie che avevo trovato sul West e sugli indiani. Li usavo sia per cercare idee inedite..., sia per rendere più credibile il mondo in cui si muoveva Zagor. Canzio mi ha ripetuto fino alla nausea che il West di Zagor era fantastico e non c'era bisogno di documentarsi,ma era più forte di me!.."
    2) la violenza rappresentata in modo sempre più truce:
    "...donne scalpate, trappers a cui mostri tibetani strappano braccia...Beh, i tempi erano un po' cambiati da quando Nolitta scriveva il suo Zagor. Nel frattempo era arrivato un certo Dylan Dog e aggiornare il linguaggio narrativo era indispensabile, pur nel solco della tradizione. Quanto ai miei texismi, non dimentichiamoci che nel DNA di Zagor ci sono anche un bel mucchietto di storie scritte da Bonelli padre (bellissima quella della strega nella palude, coi nanerottoli che vivono sugli alberi)!"
    3) la ricerca esasperata della continuity:
    "...Proponevo infatti di smettere con le storie chiuse, che permettevano di essere pubblicate in qualsiasi ordine, e di varare una vera continuity, dove l'arrivo di un tal comandante nel tal forte o la nomina del tal sakem della tal tribù rimanessero una costante di fondo che andava a far crescere in complessità e profondità della storia. Insomma, a parte il singolo problema e la singola vicenda, volevo far accumulare sullo sfondo una serie di altre vicende più legate al territorio e che facessero diventare Zagor anche una telenovela (allora sì che ci sarebbero state storie con donne!)."

    Con simili idee non mi stupisco che le sue storie non si siano mai elevate al di sopra della mediocrità.
     
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    Uh, questo spiega molte cose di Toninelli.
    Forse sarebbe stato meglio affidare la serie a Canzio: le storie non sarebbe state belle, ma non avrebbe fatto i disastri di Toninelli.
     
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    Grazie dell'analisi, Kirihito, molto illuminante. Mi sembra di capire che Toninelli voleva fare il suo Zagor che non c'entrava nulla con lo Zagor classico, da cui ha cercato, anzi, di staccarsene il più possibile. Accade di frequente quando si cambia sceneggiatore: il nuovo sceneggiatore ha i brividi di piacere al pensiero di potersi sfogare, pensando: "Ora sono arrivato io, che la so più lunga e rinnovo tutto questo vecchiume!" Mancare di rispetto alle storie passate significa fare delle storie tue, che non c'entrano nulla col personaggio.

    Le scene truculente alla Dylan Dog non c'entrano nulla con Zagor, però bisogna metterle oggi, perchè questa è roba nuova, mentre il resto è solo vecchiume superato che piaceva ai bambini scemi. Manco fosse la collezione autunno-inverno di Prada. Un fumetto è un racconto che ha delle regole da rispettare, non è una moda di vestiti da aggiornare. O le rispetti, come hanno fatto Romano Scarpa o Rodolfo Cimino con la Disney, o fai solo delle storie tutte tue, con un personaggio tutto tuo, che ha sì le sembianze di Zagor, ma solo quelle.

    I difetti di Toninelli che tu elenchi sono gli stessi degli sceneggiatori di oggi su Zagor e su altri personaggi:
    - la documentazione ossessiva che trasforma un fumetto in un tomo sulla riproduzione delle ostriche. Documentatissimo e noiosissimo.
    - la truculenza: ammazziamo, squartiamo, censura, censura, censura, oggi bisogna essere adulti. Questa è morbosità, decadenza, squallore, e non ha nulla di adulto. Anzi, è infantile, nel senso del bambino cattivo che tortura gli animali.
    - la continuity: vedi quello che ho scritto sulla documentazione ossessiva. Se certe cose vanno bene nel fumetto di Stan Lee e Jack Kirby, non si possono mettere su Zagor e sul fumetto Bonelli. Ma ormai da quell'orecchio non ci sentono, nè gli autori nè tanti lettori. Bè, se va bene a voi, va bene anche a me, tanto non li compero.
    - le storie con donne: Zagor non è una telenovela.

    Tutto questo mostra solo una scarsità di idee, coperta dalla voglia di scioccare e di fare mille milioni di collegamenti stile continuity. Barbosissimo e anche costosissimo. Questi fumetti costano così tanto e danno così poco. =_=
     
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