ZAGOR 136-138: TIGRE! (analisi di Ivan)Testi: Guido Nolitta
Disegni: Gallieno Ferri
Zagor edizione originale Zenith: n. 187-189 (usciti nel 1976-77). I numeri reali di Zagor sono:
136, 137, 138. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor invece seguono la numerazione reale, in questo caso 136, 137, 138.
TRAMAUn animale feroce si aggira per i boschi facendo stragi: Zagor si mette sulle sue tracce e raggiunge il maniero di Mister Harry Kellog, che nasconde nei sotterranei la belva. Si tratta di un mostruoso uomo-tigre, chiuso in gabbia. Zagor e Cico, prigionieri di Kellog, ascoltano la sua incredibile storia: l'uomo-tigre è suo fratello Wilfred, trasformato così per opera di una maledizione indiana provocata dalla strega Dharma, al servizio di Kubal Singh, un Rajà al quale Wilfred, nonostante gli avvertimenti, gli aveva ucciso la sua preziosa tigre bianca. Alla fine il mostro riesce a scappare e viene inseguito come se fosse ormai non più un uomo, ma una bestia: Zagor viene sopraffatto dalla ferocia dell'uomo-tigre, ma il mostro viene alla fine ucciso dal fratello Harry, che, sopraffatto dalla disperazione, si suicida sparandosi in testa, lasciando attoniti Zagor e Cico.
OSSERVAZIONICon la storia “TIGRE” la golden age di Zagor si conclude in bellezza. Episodio indimenticabile che condensa in sé tutti i canoni nolittiani:
- un avversario originale ed affascinante;
- malvagi mai troppo malvagi (o comunque con una precisa ragione di essere tali);
- un eroe molto umano, e quindi fallibile (sia nei suoi giudizi che nelle sue imprese);
- messaggi filosofici più o meno velati...
...e soprattutto, grande maestria nell'equilibrare fra loro tutti i vari elementi presentati. (Qualità rara. Chapeau, Sergio.) Anche qui è possibile riscontrare la classica suddivisione nolittiana delle trame in TRE segmenti pr
incipali ben distinguibili:
1) La caccia alla tigre;
2) La cattura da parte di Harry Kellog e il lungo flashback indiano;
3) L'inseguimento finale all'uomo-tigre.
PREGIAnche se la trama è fondamentalmente semplice (qui Nolitta mette in campo pochi elementi portanti, e la zona d'azione è circoscritta a 3-4 locations), lo svolgimento è impeccabile e si mantiene interessante anche nelle scene prive di azione. La storia si segnala anche per il fatto di contenere uno dei rarissimi flashback di Nolitta (che notoriamente non stravedeva per questa tecnica narrativa). Affascinante la rappresentazione della cultura dell'India (qui non esposta didatticamente, ma incarnata attraverso il personaggio dell'orgoglioso rajah Kubal Singh). Harry Kellog è molto ben delineato; aristocratico inglese dai modi eleganti, nonché cacciatore, scienziato ed etnologo. Traspare bene il suo rimorso per i crimini che deve commettere per perseguire il suo scopo. Un classico antagonista “alla Nolitta”, mai del tutto negativo, bensì con molte sfumature di “grigio”. Anche la figura di Wilfred Kellog, rappresentato come un rampollo viziato e sprezzante delle tradizioni indiane, è funzionale al suo ruolo di contraltare del fratello. Come uomo-tigre è davvero terrificante, uno dei migliori
monsters apparsi sulla collana. Di grande effetto la sua prima apparizione quando protende le braccia oltre le sbarre della gabbia.
Impressionante la sua dimostrazione di potenza quando compie la carneficina nel sotterraneo di casa Kellog, sotto lo sguardo impotente di Zagor e Cico. Idem per la scena della sua aggressione alle squaws “lavandaie” e la sua incursione notturna alla carovana di coloni. Con questi tre prologhi, Nolitta fa crescere sapientemente la tensione in previsione dello scontro diretto tra Zagor e il mostro. La battaglia finale è una bellezza. L'uomo-tigre si rivela un avversario di tale ferocia che Zagor, da solo, non sarebbe mai riuscito a batterlo. Magistrale il modo con cui Nolitta fa prendere lentamente il sopravvento al mostro fino all'ultima vignetta, dove Zagor trasmette un senso di resa come mai aveva fatto in precedenza.
DIFETTIDifficile trovarne di significativi. Una volta accettato il taglio sovrannaturale della vicenda, è d'obbligo sorvolare sui suoi aspetti irrealistici; l'importante è che resti coerente alla propria logica interna - e questa storia resta coerente. Volendo proprio obiettare qualcosa...La
scazzottata finale con gli uomini della carovana, secondo me, è una stonatura. Aggiunge azione ad una storia già conclusa, togliendo importanza alla chiosa della morte dei fratelli Kellog (chiosa struggente e amara, che a quel punto aveva solo bisogno di essere contemplata, e non distratta da una inutile sequenza minore). In proposito: ad una lettura attenta, si può notare che ci sono molte altre vignette con dialoghi rallentati o situazioni compattabili, che non appartengono al tipico stile narrativo di Nolitta. Se ciò si somma alla nota precedente, si può ipotizzare che Sergio abbia volutamente dilatato i tempi narrativi della storia per aggiungere qualche pagina in più all'albo (albo che, probabilmente per esigenze editoriali, doveva
per forza arrivare a 98 pagine con quella storia senza interromperla prima). Così a occhio, direi che in circostanze normali Nolitta avrebbe compattato questa storia di una quindicina di pagine (alcune lungaggini “innaturali” per il suo stile ci sono e si vedono, a volerci fare caso).
DIFETTI SECONDO ME (JOE7)Sono d'accordo con l'osservazione di Ivan, ma vorrei aggiungere un altro difetto, che trovo ricorrente in diverse storie dello Zagor nolittiano: l'assenza di Zagor come protagonista, ridotto a spettatore di avvenimenti su cui non riesce a dare una vera e propria influenza (lo si è visto in storie come
Libertà o morte, Spedizione Punitiva, Arrestate Billy Boy, Vudu). Dharma, Kubal Singh, i "malvagi" effettivi della storia, qui sono solo fantasmi intoccabili e irraggiungibili, rendendo non solo Zagor, ma anche i fratelli Kellog come dei burattini in balia degli eventi. La catarsi della storia avviene solo in una sconfitta, non in una risoluzione. Una sconfitta che, per quanto sia ben raccontata e dia un ottimo tono drammatico alla vicenda, è anche un fallimento del ruolo di Zagor come personaggio.
DISEGNI Qui appare chiaro fin dall'inizio che Ferri aveva tempi stretti di realizzazione. Nella parte finale, inoltre, negli sfondi si può riconoscere anche il tipico stile di Bignotti; è segno che la consegna delle tavole stava proprio sforando i tempi massimi. Gran peccato, perché l'esecuzione grafica di una storia così bella non doveva essere affrettata per esigenze editoriali.
Storia:
9,5Disegni:
9 (si alternano tra il 10 e l'8)
QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:12
Last comments