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  1. ANNA DAI CAPELLI ROSSI - I PERSONAGGI

    By joe 7 il 29 Aug. 2017
     
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    ANNA DAI CAPELLI ROSSI: ANALISI - I PERSONAGGI

    ANNA: UNA RAGAZZA CHE CRESCE

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    Rumiko Takahashi, la creatrice di Lamù, ha detto che "al pubblico interessa scoprire come l'imperfetta Anna dai capelli rossi diventerà uno splendido cigno". E, in effetti, per un certo verso, la storia di Anna può somigliare alla fiaba del brutto anatroccolo di Andersen. Avendo avuto una vita assai travagliata (perde i genitori quasi subito, passa da una famiglia all'altra per finire in un orfanotrofio), Anna si costruisce un mondo tutto suo, in modo più marcato dei suoi coetanei. Inoltre, mostra di avere una certa cultura già prima di incontrare Matthew e Marilla: infatti, nel loro primo incontro, quando Anna capisce di essere stata scambiata per un'altra persona, chiede di essere chiamata Cordelia, il nome della figlia di Re Lear di Shakespeare, che fu ingiustamente rinnegata dal padre, proprio come Anna si sente rifiutata da Marilla.

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    C'è da chiedersi come ha fatto Anna a sapere di Shakespeare nella sua breve e travagliata vita: evidentemente, già da piccola amava leggere, e la sua vera madre era stata una maestra, un mestiere che poi Anna farà anche lei da adulta. E a casa di Anna, quindi, dovevano esserci molti libri di scuola e di letteratura che la bambina avrà divorato, nonostante la sua giovane età. D'altra parte, è stata proprio lei a creare il club del racconto (ep29), in cui si notava la sua maggior capacità di narrazione, rispetto alle sue coetanee; oppure, è stata lei a interpretare per gioco la Dama del Giglio, un personaggio del ciclo di Re Artù (ep31). In particolare, Cordelia è un'eroina romantica e tragica, che aveva colpito molto la fervida immaginazione di Anna. La bambina trasfigura spesso la realtà, idealizzandola in una specie di mondo delle fiabe: ma, questo più che un rifiuto della realtà, è un tentativo di contemplare la realtà, andando oltre quello che normalmente si vede. E' una forma di poesia innata. Inoltre, tornando ancora all'episodio di Cordelia, è importante il fatto che Anna, all'inizio, si rifiuti di farsi chiamare col suo nome: significa che Anna non riesce ancora ad accettarsi così com'è, complessata per tante cose, ma in particolare proprio per i suoi capelli rossi, che sono il suo cruccio segreto e che fanno parte di lei in modo così radicale da essere presenti anche nel titolo. Quando tenterà maldestramente di ridipingere i suoi capelli (ep30), sarà poi costretta a farseli tagliare.

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    Ma, nel corso della storia, Anna cresce e diventa più matura, imparando ad accettarsi, pur conservando un pò della sua fantasia, come le aveva suggerito Matthew. La frase finale di Anna nell'ultimo episodio, che indica la sua raggiunta maturità, "Sono in pace col mondo e tutto è bene quello che finisce bene" è presa del poeta ottocentesco vittoriano Robert Browning (Pippa Passes, "The year is at the spring"), anche se le parole sono state modificate. Un altro segno della profonda cultura della nuova maestra Anna?

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    MARILLA: IL SENSO PRATICO

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    Marilla Cuthbert è una persona molto pratica e concreta, al contrario di Anna, e per questo è stata un'importante guida per la bambina, aiutandola a non rimanere ferma nelle sue fantasie, ma a confrontarsi con la realtà. Anna è stata cresciuta in modo quasi selvatico, e per questo si arrabbia apertamente con la signora Lindt per le sue osservazioni su di lei. Anche pr questo Marilla è importante per Anna: è grazie a lei che impara a relazionarsi anche con chi non è simpatico e impara a chiedere scusa: due caratteristiche fondamentali per avere una vera maturità e realizzazione di sè.

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    Inoltre, Marilla fa capire ad Anna i suoi errori: quando Anna pretende che anche Diana vada all'università insieme a lei, non si rende conto che la sta costringendo a fare quello che vuole lei, mentre Diana vorrebbe invece vivere a casa sua come casalinga. Ma la strada di Anna, che la porta allo studio universitario, non può essere per forza quella di Diana: ciascuno ha la sua strada e la sua vita, e queste scelte vanno rispettate, anche quando non ci vanno a genio. Anna capisce la lezione e torna a fare pace con Diana. E anche questo è un grande segno di maturità.

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    Inoltre, Marilla insegna ad Anna la religione cristiana (protestante, in questo caso), perchè conosce l'importanza di un'educazione religiosa che dia senso alla vita. E anche questa è una visione pratica della vita: nonostante l'idea attuale che si ha della religione come "fumi di fantasia" non c'è nulla di più pratico di una visione religiosa. E anche qui si vede il "senso pratico" di Marilla.

    MATTHEW: L'INTERMEDIARIO

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    Timido con le donne, semplice e buon lavoratore, nonostante la sua età avanzata, Matthew Cuthbert, il fratello di Marilla, è fondamentale come Marilla per lo sviluppo di Anna: i suoi interventi sono pochi, ma preziosi, e permettono a Anna e Marilla di raggiungere un equilibrio tra loro che non avrebbero mai raggiunto da sole. Infatti, è sempre meglio che ci sia una terza persona tra le altre due, così che faccia da mediatore: due persone da sole possono litigare, anche di brutto, se non interviene una terza persona perchè possa mediare. E Matthew è sempre stato un ottimo mediatore: quando Marilla punisce Anna, confinandola nella sua stanza per aver risposto male alla signora Lindt, fino a che non le chiederà scusa, la testardaggine di Anna avrebbe reso le cose irrisolvibili, se Matthew non si fosse presentato di nascosto da Anna per chiederle di fare la pace con la signora Lindt. Inoltre, Matthew riesce ad avere una certa sensibilità che Marilla, donna pratica ma un pò troppo, non riesce ad avere: quindi fa preparare una camicia con le maniche a sbuffo per Anna (ep27), perchè Marilla, che non ama le leziosaggini, ha sempre voluto vestire Anna in un modo assai asciutto e sobrio.

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    La ragazza naturalmente è felicissima del dono e Marilla accetta la situazione, riconoscendo implicitamente che Anna aveva bisogno di un vestito più elegante. La morte di Matthew (ep47) porta Anna e Marilla ad essere vicine tra loro come mai sono state: è stato il suo ultimo atto di "mediazione". Matthew è un personaggio apparentemente secondario, ma che ha avuto davvero molto da dire. Il suo stile è simile a quello di San Giuseppe: nascosto, silenzioso, umile, ma potente ed efficace nelle sue semplici azioni.

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    GILBERT BLYTHE: UNA RELAZIONE IMPOSSIBILE

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    Nell'anime (e nel libro) il rapporto di Anna con l'altro sesso è quasi assente: Anna dai capelli rossi infatti è un romanzo tutto femminile. La rivalità di Anna con Gilbert, segno della sua testardaggine e del suo orgoglio, è anche il segno di una sua incapacità di relazionarsi normalmente con i ragazzi. Se tutti gli avvenimenti di Anna si svolgono in un ambiente femminile, l'unica eccezione è Matthew, visto da lei come un padre-nonno per il quale prova un sincero affetto e ammirazione. Solo dopo la morte di Matthew, Anna inizierà ad aprirsi all'altro sesso, facendo la pace con Gilbert. Ma - è una cosa che mi sono sempre chiesto - è possibile riprendere come se niente fosse un rapporto interrotto bruscamente sin dall'inizio e durato con un sordo rancore per tanti anni?

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    Solo per averle detto "pel di carota" una sola volta, tirandole la treccia, ai tempi delle elementari, Anna spacca la sua lavagnetta in testa a Gilbert davanti a tutti e gli porterà rancore per tutta la durata della storia. Nemmeno il salvataggio di Anna, bloccata sul ponte, da parte di Gilbert, insieme alle scuse di lui e la sua richiesta di fare amicizia, cambierà il rancore e la testardaggine della ragazza.

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    Anna sarà dispiaciuta per aver rifiutato ancora l'amicizia di Gilbert, ma il suo orgoglio non le permetterà mai di chiedergli scusa o di poter riprendere un rapporto con lui. Gilbert avrebbe potuto essere un buon amico per Anna e qualcosa di più: ma il rifiuto di Anna l'ha reso più duro e freddo. Quando Gilbert salverà la scuola dall'assideramento dovuto al freddo, non rivolgerà non solo una parola, ma nemmeno uno sguardo ad Anna. Gilbert sarà sempre per Anna un'occasione mancata: nessuno potrà mai dire come sarebbero andate molto meglio le cose nelle loro vite senza la testardaggine e il rancore di Anna. L'orgoglio è il nostro peggior nemico, perchè ci fa sprecare delle possibilità molto grandi di fare del bene. E ci fa fare molto male agli altri, oltre che a noi stessi.

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    Alla fine, Gilbert, sapendo della situazione di Anna, le cede il suo posto di insegnamento ad Avonlea e Anna lo ringrazia: alla fine, i due parlano a lungo. E' una bella scena, ma a me è sempre sembrata un pò forzata. Anche se, nei romanzi della Montgomery, Anna e Gilbert si sposano, nella realtà appare difficile relazionarsi all'improvviso con una persona che non ti parla più e ti porta rancore per anni solo perchè una volta tu le hai fatto una battuta sui suoi capelli. Al massimo, appare più convincente un'amicizia, più che un matrimonio, tra Anna e Gilbert.

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    Anzi, Anna non sembra la persona capace di sposarsi, almeno da come è stata presentata: appare capace solo di insegnare e rimanere zitella, che, a quei tempi, non era una colpa come lo è invece adesso. Esistono infatti delle donne che non sono capaci di sposarsi e che è meglio che non si sposino, e ovviamente lo stesso discorso vale per gli uomini.
    Inoltre, mi è sempre sembrato curioso il fatto che Marilla, con la sua severità (mai esercitata male, ma sempre in modo giusto e solo quando serve), non abbia rimproverato Anna per aver rotto la lavagnetta a Gilbert a scuola. Probabilmente l'ha considerata una cosa per cui non pensarci molto: eppure, resta un'azione spropositata, a confronto dell'innocente presa in giro di Gilbert. Anna si era comportata in modo spropositato insultando la signora Lindt e per questo Marilla l'aveva giustamente punita: ma, quando questo comportamento riguarda un ragazzo, al quale Anna poteva anche dare dei danni fisici gravi rompendogli la lavagnetta in testa, Marilla non solo non rimprovera Anna, ma accetta la sua intenzione di non andare più a scuola, sicura che poi la nostalgia delle amiche la farà ritornare laggiù. Un'azione inaspettatamente blanda da parte sua; anzi, chi viene criticato è il maestro Philips, che è visto male dalla gente, forse perchè innamorato della studentessa più adulta. A prescindere da questo, il maestro Philips doveva per forza punire Anna per il suo comportamento esagerato.

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    Qui l'ambiente femminile della Montgomery appare ipercritico verso i maschi; tant'è vero che poi il maestro Phlips sarà sostituito dall'insegnante donna Muriel Stacy, che riscuoterà la piena ammirazione di Anna. Tornando a Gilbert, Anna, in sostanza, si sviluppa nel corso della storia praticamente alla larga dall'altro sesso, provando per i ragazzi un sostanziale disinteresse, a differenza delle altre sue coetanee. Anche questa è una caratteristica della particolarità di Anna rispetto alle altre ragazze, e credo che nella vita reale una come Anna non si sarebbe mai sposata con nessuno, provando interesse solo per la cultura, la sua professione e per il suo cerchio di amiche. Come ho detto, ci sono delle persone che non sono adatte al matrimonio, e credo che Anna sia una di quelle. Non è una colpa, ma la caratteristica di una persona: noi non siamo fatti con lo stampino, non siamo tutti uguali e costretti al matrimonio sempre e comunque. C'è chi è portato e chi no. Anna fa risaltare anche questo particolare aspetto, piuttosto trascurato, delle relazioni umane.


    QUI TUTTI GLI ARTICOLI SU ANNA DAI CAPELLI ROSSI

    Edited by joe 7 - 27/12/2018, 16:51
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    ... Anzi, Anna non sembra la persona capace di sposarsi, almeno da come è stata presentata: appare capace solo di insegnare e rimanere zitella, che, a quei tempi, non era una colpa come lo è invece adesso. Esistono infatti delle donne che non sono capaci di sposarsi e che è meglio che non si sposino, e ovviamente lo stesso discorso vale per gli uomini...

    Da quanto ne so, era una colpa rimanere sigle una volta, ora non più, perchè ormai questo concetto è sparito dal lessico comune: ci si incontra, convive, sposa, lascia, tradisce, riprende, famiglie allargate è un eufemismo, cioè il clichè della (soprattutto) donna che rimane sola perchè nessuno l'ha voluta è fuori dal mondo.


    Mi spiace, ma devo contraddirti: essere single oggi è una colpa. Tant'è vero che si chiede sempre a qualcuno se è sposato o no, o almeno se ha la fidanzata, e, se non è così, lo guardano in modo strano. L'argomento non è facile da sviluppare. Ai tempi medievali non era obbligatorio sposarsi, e la donna non portava nemmeno il cognome del marito quando si sposava: poteva o sposarsi, o rimanere nubile, o prendere i voti, senza nessun senso di colpa. Inoltre, poteva intraprendere un lavoro e studiare. Solo con l'Umanesimo e il Rinascimento, insieme all'Illuminismo, la donna tornava ad essere una persona costretta solo a sposarsi o a prendere i voti, come ai tempi pagani: per esempio, dal Rinascimento fino all'800, le donne non potevano studiare (mentre prima potevano farlo). Oggi, nel nostro tempo, che più che del Medioevo è figlio dell'Illuminismo e del Rinascimento, rimane questo retaggio e quindi la mentalità della donna che "deve sposarsi assolutamente": ormai sposarsi è diventato un obbligo sociale, non più una libera scelta. Invece, per il cristiano, il matrimonio è una vocazione per alcuni, non un obbligo per tutti. Il celibato e il nubilato non sono una colpa, nonostante l'opinione sociale dica il contrario: sono una scelta di vita. Non tutti sono chiamati al matrimonio, e non sono obbligati per questo a diventare preti o suore.

    Poi c'era la vergogna grandissima per una coppia sposata che non poteva avere figli: i retaggi della maledizione biblica sono andati avanti fino al '900.

    La maledizione biblica di cui parli è dell'Antico Testamento, non del Nuovo: e c'era un motivo per questo. Siccome ai tempi antichi non si aveva una chiara certezza della risurrezione (già ai tempi di Gesù i sadducei discutevano con Gesù proprio di questo, e lui disse chiaramente che la resurrezione c'è). Di conseguenza, avere figli significava avere una propria continuazione sulla Terra, quasi una resurrezione. Ecco perchè era vista come una maledizione nei tempi biblici. Ma con il cristianesimo e con la resurrezione di Gesù, la mancanza di figli non era più una maledizione. Ma, anche qui, con l'arrivo dell'Illuminismo e compagnia, si ritornava ai tempi pagani, dove
    si doveva avere figli. Ma per il cristiano e per la cristiana, l'importante non è avere figli, ma vivere seguendo i Comandamenti e salvarsi l'anima. L'arrivo del cristianesimo fu un'immensa liberazione per la donna, che ormai tutti, o quasi, hanno dimenticato, e si tende quindi a ritornare ai tempi precristiani.


    A parte questo, ho sempre pensato che non ci sono donne o uomini che non sono capaci di sposarsi. Credo semplicemente che non abbiano trovato la persona giusta; per tutti noi ce ne è più di una, però se per i casi pratici della vita non ci si incontra mai (abitare lontanissimi, quindi non avere la possibilità di conoscersi, quindi nemmeno sapere che l'altro/a esiste), allora si pensa che il tale o la tale hanno o un brutto carattere, o una brutta personalità, o un difetto nascosto, o un segreto scandaloso e spesso la persona se ne convince e soffre molto. Tutto qui. Però quando manca la chiarezza, si possono generare nelle persone grossi complessi (inutili) capaci di distruggere la vita senza che il vero motivo ci sia. Parlo molto per sentito dire, perchè non ho vissuto simili situazioni.

    C'è un proverbio, fonte di saggezza popolare e anche di conoscenza delle cose di Dio, che dice: "Dio il fa e poi li accoppia". E' Dio che ispira gli incontri giusti, e se l'uomo e la donna sanno ascoltare i Suoi richiami, si sposano (senza pretendere che vada sempre tutto bene: il matrimonio è un punto di partenza, non di arrivo. L'amore non è solo sentimento, è soprattutto volontà e sacrificio. Ma tonnellate di raccontini sentimentali hanno distrutto questa realtà). Ma esiste anche il richiamo a non sposarsi, e se, nonostante questo, l'uomo e la donna si sposano, le cose saranno molto dure e difficili, perchè non hanno seguito la loro vocazione. In sostanza, se un uomo conosce una donna e la ama, è giusto che la sposi: ma se un uomo conosce una donna e la sposa solo perchè non vuole apparire agli altri come una persona che non si sposa, fa male, perchè non segue la sua vocazione. Lo stesso vale per la donna, ovviamente. Esistono delle persone che per carattere non sono capaci di sposarsi: e questa non è una colpa, è una diversa chiamata. Ma è una cosa difficile da accettare al mondo d'oggi, dove, come ti ho detto, il matrimonio (o la convivenza o il matrimonio civile) è obbligatorio, non un'opzione. Non voglio parlare dell'errore che si fa a convivere e a sposarsi civilmente, pechè si esce fin troppo dall'argomento: spero comunque di essermi spiegato. E' un argomento difficile, lo so.
     
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    Esatto, io questo contesto l’ho vissuto finchè non è arrivato il nuovo millennio. Dopo ho avuto il grandissimo piacere di constatare che la gente è molto più discreta e non fa domande inopportune, che poi nel loro intimo facciano certi pensieri non mi è dato saperlo, però gradisco molto, moltissimo questo silenzio.

    Può darsi che sia così: tuttavia, silenzio o non silenzio, la pressione sociale resta. Non fanno domande inopportune direttamente? Ne parlano però tra di loro. Non c'è poi bisogno di parole per sentirsi isolati. Inoltre, conosco delle persone che ancora adesso si sentono rivolgere questa domanda.

    Ecco, questo del Medioevo è interessantissimo, ti ringrazio molto per un tuo precedente articolo, perché mi hai aperto gli occhi su cose che ignoravo completamente. Dire: “sono cose da Medioevo” in senso dispregiativo è solo un grande pregiudizio duro a morire e anch’io non mi metto certo fuori.

    Parlano di cose che non conoscono. Il Medioevo che conosce l'uomo della strada è spesso quello ridicolmente cupo e inverosimile del Nome della Rosa, o quello buffonesco dell'Armata Brancaleone, mentre sull'Inquisizione si sanno solo storie inventate tipo "Il pozzo e il pendolo" di Poe. Senza parlare dei fumetti: i falsi storici sul Medioevo e sull'inquisizione sono una valanga, mentre molti studi seri dicono tutt'altro: ma non sono mai consultati. E' un'ignoranza crassa che ormai oggi è spacciata per cultura. Inoltre, dire che il Medioevo era un'età arretrata e stupida è necessario al giorno d'oggi, perchè in questo modo è come dire, di conseguenza, che la nostra età è avanzata e intelligente. Invece, il vero Medioevo è quello che stiamo vivendo.

    La cosa brutta è che alla prima difficoltà si decide subito per la separazione!

    Questo per tanti motivi, per esempio perchè si considera l'amore come qualcosa che "deve sempre piacerti" come se fosse una torta. Quando non piace più, si butta via: qui siamo a livello infantile, ma spesso si pensa così. Ma credo che uno dei motivi più gravi delle separazioni è perchè non c'è più la famiglia: ci sono la madre, il padre e il figlio, ma non ci sono più gli altri parenti, non ci sono più i mediatori. Un tempo, quando c'erano dei dissidi tra moglie e marito, intervenivano i rispettivi genitori, gli zii, i cugini, i nonni...c'erano sempre dei mediatori che riuscivano a stemperare le cose e a trovare un modo per calmare gli animi. Ricorda l'importanza di Matthew in Anna. Adesso, marito e moglie sono spesso da soli in città, ciascuno col suo lavoro, i figli nelle varie scuole o asili, ci si incontra per poco tempo, non ci sono nonni se non per consegnare loro i figli, non ci sono zii, cugini, o altri: sono completamente da soli. E, al primo screzio, per avere un consiglio si rivolgono alle persone peggiori che possano esserci: gli "amici" o le "amiche", che non possono fare altro che dare loro ragione e che hanno il diritto di rifarsi la vita, eccetera. Da cosa nasce cosa.
     
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