ZAGOR 112-116: LA MARCIA DELLA DISPERAZIONE (analisi di Ivan e Joe7)Testi: Sergio Bonelli/Guido Nolitta
Disegni: Gallieno Ferri / Franco Bignotti
Zagor edizione originale Zenith: n. 163-167 (usciti nel 1974-75). I numeri reali di Zagor sono:
112-116. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come
Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 112-116.
TRAMALa carovana di alcuni nobili europei al seguito del barone
Von Swieten, guidata dal cowboy
"Memphis" Joe, attraversa i territori di Darkwood dando la caccia ai bisonti per puro divertimento, suscitando l'ira degli indiani e soprattutto di
Winter Snake, orgoglioso capo kiowa. Zagor e Cico intervengono, cercando di convincere Von Swieten a cambiare strada, ma vengono ingannati e mandati a morire in pasto alle formiche rosse. Ma una ragazza nobile che era con Von Swieten,
Frida Lang, libera i due. Zagor, Frida e Cico tornano alla carovana, ormai assediata dagli indiani di Winter Snake. Da qui inizia un lungo calvario, in cui Zagor cerca di portare in salvo i nobili attraverso un viaggio pericolosissimo e pieno di insidie: Frida e Zagor, in questa impresa, sentono di provare una profonda attrazione reciproca. Ma la situazione precipita: "Memphis" Joe viene ucciso a tradimento dagli uomini della carovana perchè avessero salva la vita e Zagor si offre a Winter Snake come prigioniero da mandare sul palo della tortura, in cambio della vita degli altri. Zagor, al campo kiowa, sfida Winter Snake e i due si affrontano in duello: la vittoria di Zagor pone fine alla disputa. Zagor, quasi moribondo per le ferite, raggiunge a fatica il forte, dove viene curato. Alla fine, Frida vorrebbe stare con Zagor, ma lui, giustamente, le dice che la frontiera non è un posto adatto a lei. La separazione è dolorosa ma necessaria.
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COMMENTO DI IVAN: PREGIL'episodio esce nel pieno della
golden age (1974), e, in quanto tale, la sua valutazione parte automaticamente da
“splendida storia” in su. Qui siamo al livello di
“quasi capolavoro”. Quasi.
La storia contiene TUTTI i precetti del sacro verbo nolittiano: trama solida nelle premesse, sviluppo impeccabile, personaggi ben delineati, azione avvincente, colpi di scena, e - rarità! - una forte
impronta femminile. Lo stile della narrazione è
lineare: nessun mistero e nessuna domanda in sospeso, tutto ciò che il lettore deve sapere lo apprende in
tempo reale. Ciò rende assolutamente fluida e scorrevole la lettura di quest'episodio, nonostante che all'epoca avesse stabilito un nuovo record di lunghezza (400 pagine) superando
“OCEANO”. Molto ben definito l'antagonista di turno,
Winter Snake, fiero pellerossa che prima di scatenare la sua (giustificata) rappresaglia prova a dare una chance al dialogo.
E' leale nel rispettare la parola data, e nel rispettare la parola data da altri (emblematica la sua reazione quando rimprovera i suoi guerrieri che volevano bloccare Zagor nella scena in cui si consegna spontaneamente ai Kiowas). Incantevole la figura di
Frida Lang, la prima donna “ufficiale” di Zagor. Nolitta rinuncia al facile stereotipo della
“damigella-in-pericolo” e la tratteggia come una donna di carattere, intraprendente, coraggiosa, ribelle e dotata di grande sensualità. Pur in un contesto drammaticamente disperato, tra lei e Zagor nasce una reciproca attrazione che culmina nella scena romantica sull'isolotto (peccato per la risoluzione nel finale, che la ridisegna quasi come una palla al piede di cui disfarsi).
(nota di Joe7: su questo argomento ne parlo più sotto)
Il primo incontro tra Zagor e Frida: l'attrazione c'è subito.
Anche
"Memphis" Joe è una figura azzeccatissima, pur nella sua ambiguità. Nolitta lo presenta come una guida avida e irresponsabile, ma nel contempo nelle situazioni difficili lo fa muovere con un'abilità quasi pari a quella di Zagor.
Divertenti le scene di “corteggiamento” delle nobildonne a Zagor, che nell'occasione rivela uno dei suoi aspetti più deboli (raramente mostrato prima d'ora). Nolitta si diverte a giocare sulla
“non-perfezione” del suo personaggio, permettendosi anche di fargli fare una figura non proprio “eroica” in occasione dell'agguato da parte degli uomini di Memphis Joe. Il senso di logoramento dei fuggitivi (sia fisico che mentale) è reso molto bene. Nolitta si sbizzarrisce nell'offrire ai braccati speranze puntualmente trasformate in delusioni (vedi l'arrivo all'avamposto, o la scoperta delle canoe sfondate). La scena clou è quando il nobile europeo uccide Memphis Joe sparandogli alle spalle; lì tutto il blasone e i valori artificiosi che contraddistinguono l'aristocrazia sono stati spazzati via, e rimane solo un brutale, primordiale
istinto di sopravvivenza tipicamente “plebeo” (sottile frecciatina nolittiana alla
lotta di classe? Boh, fate vobis...). Nolitta dissemina la storia di
piccole perle camuffate da scenette secondarie: l'elenco è lungo. Un esempio per tutte: Quando una nobildonna si lamenta del dover abbandonare i propri gioielli per poter fuggire senza inutili appesantimenti, Zagor le mette al collo una borraccia dicendo:
«Questo è un ornamento che per voi potrebbe rivelarsi più prezioso dell'intero tesoro d'Inghilterra». Battuta secca e micidiale. Struggente la fine del violinista
Klein. Un tocco di poesia di Nolitta, che con poche battute riesce a dare grande spessore anche ad un banale comprimario di quinta fila. Sequenza indimenticabile.
DIFETTI(Premessa: Il seguente non lo considero un “difetto” bensì semplicemente una “miglioria mancata”):
Il duello finale con Winter Snake è dominato da Zagor, e questo il lettore se lo aspettava già (visto che in genere Zagor vince quasi sempre negli scontri
uno-contro-uno), quindi anche questa ennesima vittoria non ha granchè di sorprendente. Data la drammaticità della circostanza (e soprattutto dato il
livello della narrazione che l'aveva preceduta), avrei magari preferito vedere Winter Snake in netta supremazia, con Zagor che poi ribaltava l'esito del duello solo con un colpo di coda finale - apparendo insomma molto più
umano e meno
supereroe spaccamontagne.
La chiusura del rapporto con Frida è stridente. Vedere Zagor che sgattaiola dalla finestra e fugge a gambe levate come di fronte al demonio, è una trovata che mi è parsa di dubbio gusto (anche perché una risoluzione del genere ammazza il romanticismo delle epiche scene tra Zagor e Frida ad ogni futura ri-lettura dell'episodio). Forse in quella circostanza sarebbe stato più indicato un addio “serio”, con Zagor che esce normalmente dalla porta dopo l'ultimo discorso di commiato, e cammina tranquillo, magari persino un po' rattristato. Dopotutto, nel corso dell'episodio Frida NON è stata rappresentata come una
cercatrice di dote di cui doversi disfare; ed anche nella scena di commiato ha dimostrato di accettare il rifiuto da parte di Zagor, senza dare l'idea di insistere ad arpionarlo...quindi che bisogno aveva Zagor di svignarsela in stile
ladro-di-galline? Proprio nessuno. (Ok, se ne è già discusso e di certo se ne discuterà ancora...ma per me quella scena rimane una netta
caduta di tono rispetto al resto della storia.)
infine, una incongruenza nei dialoghi: il comandante del forte afferma che non ci saranno rappresaglie contro i Kiowas poiché
“il barone Von Swieten ha chiesto ufficialmente alle autorità di non intervenire”...ma ciò riguarda SOLO i morti che appartenevano alla
sua spedizione; non si fa alcun accenno ai soldati uccisi nel forte all'inizio di
“LA SABBIA E' ROSSA”. Quei militari erano
al di fuori dell'autorità di Von Swieten, e il loro massacro avrebbe dovuto - si presume - scatenare la reazione dell'esercito americano contro i Kiowas
indipendentemente dai pareri di Von Swieten, invece...
nulla! Pietra sopra, chi è morto è morto e volemose bbene?
DISEGNIAppaiono evidenti i problemi editoriali per portare a termine in tempo utile l'esecuzione grafica di questa storia. Ferri è stato affiancato da Bignotti nella parte finale (circa 70 tavole), tuttavia non hanno collaborato insieme sulle stesse tavole (come ad esempio in
“TIGRE”,
“KANDRAX” o
“MAGIA SENZA TEMPO”), bensì ognuno ha portato avanti, da solo, una
propria sequenza. Il risultato è che si nota un brusco cambiamento di stile da una tavola all'altra, un effetto visivo piuttosto sgradevole.
Meglio sarebbe stato adottare la stessa soluzione usata in
“TIGRE”, dove Ferri ha realizzato le figure e Bignotti gli sfondi, con un risultato finale più che accettabile.
Storia:
9,5Disegni:
10 (Ferri),
8 (Bignotti)
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COMMENTO DI JOE7Rispetto l'opinione di Ivan e la sua analisi della storia è azzeccata come sempre, ma su certe osservazioni ho opinioni differenti, in sostanza due:
Lo scontro tra Zagor e Winter Snake: il protagonista deve essere sempre capace di risolvere la situazione, non deve essere un tizio che se la cava con un colpo fortunato e poco convincente come sarebbe stato il "colpo di coda" suggerito da Ivan. Il lettore vuole leggere le storie di un supereroe che lo rassicuri: non uno che solleva le montagne o sposta i palazzi, ma uno che risolve, senza dubbio e in modo netto, la situazione. Non vuole leggere la storia di un personaggio "umano e debole" come lui, ma quella di un "eroe" che combatte e vince. La vittoria di Zagor su Winter Snake quindi doveva essere, a mio avviso, netta e sicura, come effettivamente è stata: e qui non vedo difetti, ma un pregio. La drammaticità dello scontro, inoltre, è sottolineata dal fatto che Zagor - caso raro - combatte
già ferito, sebbene non gravemente, dalle squaw che lo avevano frustato prima di essere sottoposto alla tortura. Inoltre, lo stato esaurito di Zagor, dopo lo scontro, mostra chiaramente l'enorme sforzo fisico che ha dovuto fare per vincere: quindi, come scontro, per me, è stato perfetto: è stato persino disegnato da Ferri, proprio in mezzo alla sezione narrativa realizzata da Bignotti, quindi non ho davvero nulla da lamentarmi.
L'"addio" a Frida: argomento spinoso, che ha sollevato un mucchio di discussioni tra i fan per anni. Per cominciare, io sono tra quelli che ritiene che Frida e Zagor, nella famosa notte in cui si sono baciati, non sono andati oltre: in quel contesto, con gli indiani appostati in attesa e gli uomini della carovana poco lontano, lo trovo come minimo poco probabile. e anche abbastanza ridicolo. Praticamente l'avrebbero fatto davanti a tutti. Inoltre, Zagor non mi è mai sembrato il tipo che fa queste cose: lui è un
eroe, non è un tipo come Mister No (che frequentava i bordelli e le prostitute come un maiale, e
diciamolo chiaro una buona volta! ). A prescindere da questo, comunque, Zagor, nell'accomiatarsi da Frida, dice la cosa giusta: la palude di Darkwood non è un posto adatto per una nobildonna europea. A dirla tutta, a nessuna donna, nobile o meno, piacerebbe vivere in una palude. E Zagor la saluta nel modo migliore: in modo un pò poetico e andando via dalla finestra, e Frida era consapevole di quello che Zagor stava facendo: non era una fuga fatta di nascosto. Ora, come contraltare, ci sta benissimo la versione parodistica dell'addio tra Zagor e Frida con quello tra Cico e la donnona (che non era neanche nobile) col quale Cico aveva legato. Cico è la versione comica di Zagor, di conseguenza una scena come quella ci stava benissimo. E la scena conclusiva, dove Zagor rincorre Cico perchè aveva sentito tutto il discorso del "mitico eroe", è stato uno dei più bei finali che abbia mai visto, che concludeva con una sorriso una storia altamente drammatica. Promosso a pieni voti.
Zagor non fa parte del nostro mondo. Essendo un eroe, non può venire con noi, nè noi possiamo andare da lui: è un esempio da imitare, non un compagno di merende.
VOTO: 10 in tutto, trama e disegni. Se non ci fosse stata la sezione disegnata da Bignotti, avrebbe avuto la lode.
QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOREdited by joe 7 - 8/9/2022, 22:00
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