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  1. ZAGOR: "LA PISTA DEL WEST" (Ivan)

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    By joe 7 il 6 Feb. 2018
     
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    ZAGOR 175-176: LA PISTA DEL WEST (analisi di Ivan)

    Testi: Giorgio Pezzin
    Disegni: Francesco Gamba

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 226-227 (usciti nel 1980). I numeri reali di Zagor sono: 175-176. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancora oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 175-176.

    TRAMA

    Zagor e Cico aiutano una carovana di mormoni guidata dal reverendo Beecham nella loro traversata per raggiungere i territori di Green Valley, oltre il passo pericoloso detto Sierra Blanca. Laggiù incontrano Keegan e i suoi uomini, che li vogliono derubare con l'inganno: sono gli stessi che avevano abbandonato diverse carovane che erano passate attraverso la Sierra Blanca e, per sopravvivere, erano diventati cannibali e si erano regrediti ad uno stadio primitivo. Zagor sconfigge Keegan e i suoi, e alla fine affronta i sopravvissuti. Dopo averli travolti con una valanga, il reverendo Beecham decide di aiutarli e li porta con sè nella carovana.

    COMMENTO

    Modesto episodio a firma di Giorgio Pezzin, autore che ho apprezzato molto sulle pagine di Il Piccolo Ranger. Purtroppo nelle sue (rare) incursioni zagoriane non ha saputo discostarsi dal suo personaggio prediletto, col risultato di far muovere Zagor come se fosse un Kit Teller con la scure 1. Infatti, le sue storie zagoriane sarebbero risultate perfettamente in linea con lo stile della collana del Piccolo Ranger...ma su Zagor provocano una stridente sensazione di diversità dai canoni classici della testata (nota di Joe7: non è niente in confronto a quando arriverà Sclavi). Tant'è che nel referendum del 1981 “LA PISTA DEL WEST” fu votata al 5° posto delle storie più deludenti. Una stroncatura forse esagerata, dal punto di vista di mero valore intrinseco della storia, ma comprensibile dal punto di vista del lettore zagoriano d.o.c. Pezzin ha uno stile narrativo “classico”, semplice e lineare. Come già sperimentato sul Piccolo Ranger, tendeva spesso al fantasioso, compensando le inverosimiglianze narrative con una gradevole fluidità di lettura. Anche in questo caso, non si rilevano strafalcioni grossolani; la successione di eventi risulta coerente e ogni scena è motivata da premesse ben chiare. In particolare, Pezzin sfrutta bene il tema delle insidie naturali legate ad un viaggio così lungo e avventuroso. Insomma, nella sua semplicità il soggetto di base è tutto sommato discreto; ad inficiare il giudizio complessivo della storia direi che sono fondamentalmente DUE difetti:

    1) I COMPRIMARI appaiono tutti abbastanza piatti. I mormoni sono uno spunto per le gag di Cico, ma in sostanza non hanno personalità.

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    Anche la ragazza belloccia, che idealmente potrebbe rappresentare una sorta di “Frida Lang” minore, in definitiva risulta nulla più di una comparsa che appare solo in situazioni di scarso rilievo per la trama. Pure i tagliagole di Keegan sono i classici cattivi-da-fumetto: bidimensionali, tutti uguali, con una psicologia che va solo dal punto A al punto B. Come “banda” sono utili per far progredire la trama, ma individualmente servono solo come carne da macello. Poco credibile l'abbrutimento dei coloni delle precedenti spedizioni, ridotti a cavernicoli che si esprimono solo a grugniti. Il ricorso al cannibalismo in condizioni estreme è una scelta lucida, che non comporta la perdita della ragione o del linguaggio verbale. Può esserci uno shock per l'orrore delle proprie azioni, ma anche in tal caso Pezzin lascia intendere che siano impazziti tutti allo stesso tempo e allo stesso modo. E' quantomeno improbabile che la follia individuale si manifesti nella stessa identica forma per ciascuno (nel linguaggio, nell'abbigliamento, e nell'organizzarsi in una comunità di predatori uniti dai medesimi intenti cannibaleschi. In sintesi, è un peccato che, in una trama pur valida, Pezzin abbia dedicato così poca cura ai personaggi. E forse è proprio questo l'aspetto (mancante) che fa apparire la storia nel complesso insoddisfacente.

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    2) Il FINALE è piuttosto sconcertante. La storia si interrompe all'improvviso, lasciando in sospeso parecchi interrogativi sul destino della carovana. Okay; la banda di Keegan è stata sgominata e si è risolto il mistero dei selvaggi cannibali. Ma questo riporta la situazione della carovana esattamente al punto di partenza - anzi, PEGGIO, dato che ora non hanno più nemmeno i cavalli, sono stati decimati dai banditi, hanno perso molti giorni (con l'inverno alle porte) e devono pure sobbarcarsi il vitto e l'assistenza dei nuovi aggregati (i bruti cannibali). Insomma, ce n'è abbastanza per giudicare la situazione assai drammatica...invece Pezzin tronca lì la storia come se gli eventi successivi fossero dati ormai per scontati. E' una risoluzione che lascia perplessi. Non è dato nemmeno sapere che fine fa Zagor: rimane a fare da guida alla carovana? Si congeda dopo aver dato istruzioni? Muore di fame e gelo con tutti quanti gli altri? Diventa cannibale pure lui? Boh. :huh: Anche il destino dei selvaggi accolti meritava un approfondimento. Dopotutto, sono assassini mossi solo da istinti bestiali e ora si ritrovano in mezzo a pacifici (ed appetitosi) mormoni incapaci di tirare un pugno neanche per difendersi. Insomma, è una situazione-polveriera. Pezzin butta lì un paio di frasi sdrammatizzanti, ma ciò appare un espediente per chiudere in fretta & furia una situazione in realtà ancora molto complicata. In sintesi: sembra quasi che siano state smarrite almno 20 pagine di finale. Ed è una sensazione che si fa sentire.

    DISEGNI

    Prima storia completa di Francesco Gamba su Zagor, dopo le collaborazioni “tappabuchi” in coppia con Donatelli. Sarò sincero: a me Gamba piace abbastanza, ed è oggettivamente un bravo disegnatore...ma è poco adatto alla collana Zagor, che richiede stilemi grafici che purtroppo Gamba non è riuscito a fare propri. In primis, il VOLTO di Zagor, che assomiglia sempre troppo a Kit Teller:

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    E anche le anatomie di Gamba sono poco dinamiche; i personaggi sembrano sempre “in posa” più che “in movimento”. Questi tratti stilistici sono accettabili sul Piccolo Ranger, dove sono ricorrenti fin dall'inizio e quindi accettati dal lettore come caratteristiche della collana, ma non su Zagor, dove il pubblico era abituato a precisi canoni grafici già consolidati. Da ciò deriva, a mio parere, la poca affezione dei puristi zagoriani verso un pur bravo disegnatore come Francesco Gamba. Ma va be'; nel bene e nel male, Gamba fa parte della Storia Zagoriana. E rivisto a posteriori, il suo contributo può essere giudicato con più benevolenza di quanto apparisse al tempo dell'uscita dei suoi lavori. Amen.

    Storia: 6
    Disegni: 6

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    1 nota di Joe7: questa è una costante di tutti gli sceneggiatori. Per esempio, lo Zagor di Sclavi è un Dylan Dog con la scure e lo Zagor di Castelli ha dei cenni alla Martin Mystere.


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    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 22:32
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