LADY OSCAR E ANDRE': L'AMORE SOFFERTO
Questo splendido disegno è di Elena Liberati.
OSCAR: UN NOME, UN PROBLEMAPoco prima dello scoppio dei tempi bui della Rivoluzione Francese, nella nobile famiglia dei Jarjayes nasce l'ennesima figlia, la sesta, e il padre, che vuole un maschio, decide di chiamare la bambina
Oscar, un nome maschile, e di farla crescere come un uomo. Tra l'altro, Oscar non avrà altri fratelli maschi, quindi è l'ultimogenita della famiglia.
Per contrappasso,
Andrè, l'uomo legato a Oscar, ha il nome Andrea, che è sia maschile che femminile.
Il nome Oscar sta per
Auscario o Ansgario (il significato del nome non è chiaro), un nome oggi caduto in disuso. E' di origini nordiche e il santo a cui si fa riferimento è un frate cappuccino dell'800 di nome Oscar di Brema, missionario in Danimarca e Svezia. Il fatto che
Margaret Herrick, la direttrice dell'Accademia Americana delle Arti - che è l'organizzazione che consegna i premi Oscar - avesse avuto uno zio che si chiamava Oscar e che somigliava alla statuetta e per questo diede questo nome al premio omonimo, fa capire che almeno la Herrick aveva più sale in zucca del signor Jarjayes, visto che lei aveva dato un normale nome maschile a una statuetta che rappresentava un uomo. Se ci fosse stato Jarjayes al suo posto, l'avrebbe chiamato Premio Maria Antonietta, visto che non aveva ben chiaro il fatto dell'esistenza dei maschi e delle femmine.
Non si sa bene perchè la Ikeda abbia dato proprio il nome "Oscar" alla protagonista. D'altra parte, è strano che un nobile francese come il Jarjayes (veramente esistito, tra l'altro) abbia voluto dare un nome
non francese al "figlio" tanto desiderato. Comunque, per sicurezza, lui l'ha chiamato anche Francois, che sta per il maschile Francesco: se fosse stato femminile, sarebbe stato Francoise. Infatti,
Lady Oscar Francois de Jarjayes è il suo nome completo, come sanno tutti gli appassionati. Quindi Lady Oscar ha
due nomi maschili e nessuno femminile, forse per sottolineare le sua - fittizia - mascolinità.
Da qui i banali e stucchevoli luoghi comuni che ci sono oggi su Lady Oscar a favore dell'ideologia femminista, o dell'
ideologia gender, molto diffusa adesso, in cui si è maschi o femmine a seconda di come ci si sente. Ma queste ideologie sono tutte idiozie: se sei una donna, non hai bisogno
di comportarti come un uomo per far vedere quanto vali. Se sei un uomo e ti senti di essere una donna, o viceversa, il difetto non è nel tuo corpo, ma nella tua testa. In questo caso, sono problemi
psicologici: non sono condizioni normali.
E infatti quella di Lady Oscar è una storia
anomala, non una storia normale. E in quest'anomalia, dove Oscar è costretta a giocare un ruolo contrario alla sua natura femminile, il personaggio non è un personaggio felice, ma
sofferente. Non perchè le impediscono di essere un uomo (che lei non è), ma
perchè le impediscono di essere una donna (che lei,
fisicamente e psicologicamente, è.
L'orrore dell'ideologia gender è tutta in questa immagine.
ANDRE', LA COSCIENZA DI OSCARAlmeno nella prima metà della serie, Lady Oscar si comporta con sicurezza: è un'ottima spadaccina, un ottimo comandante, una donna soldato dalla ferrea disciplina, tutti pensano che sia un maschio e la trattano da tale. Mettendo da parte l'assurdità della situazione dal punto di vista della realtà (con quei capelli lunghi, con quella faccia, con quella voce? Senza contare che qualcuno l'avrà pur visto che lei da piccola era una ragazza! Non sta in piedi neanche volendo), resta il fatto che Lady Oscar, in questo modo, porta una maschera, tanto più finta quanto più è perfetta nelle sue azioni ufficiali (e questa è una caratteristica giapponese). Soltanto con
Andrè Grandier, il servitore di famiglia e l'amico d'infanzia di Oscar, la sua maschera si spezza e lui la può vedere come realmente è. Andrè vede infatti la sua sofferenza interna, nella recita che è costretta a fare seguendo l'ideologia gender
ante-litteram impostale dal padre. Andrè cerca di aiutare Oscar, facendole vedere la realtà delle cose: che lei cioè è una donna in tutti i sensi e non deve vergognarsene, perchè è la sua vera natura (e questo vale per tutti, non solo per Oscar).
"Una rosa sarà sempre una rosa. Non può diventare un lillà" dice Andrè, demolendo così l'ideologia gender imposta ad Oscar.
Questa è una mela, Oscar. E non può essere altro che una mela.
La sofferenza di Oscar nel suo stato - per quanto non espressa apertamente nella storia - la porta ad agire da donna ballando con Fersen vestita da dama di corte. In quel momento, per quanto breve, si sente davvero libera, davvero donna, davvero
se stessa. Non si tratta solo del fatto che Oscar si sia innamorata di Fersen senza capire quello che lei prova per Andrè: si tratta del fatto che, appena si rende conto di essere innamorata di qualcuno, il capitano delle guardie Lady Oscar, abilissima con la spada come un moschettiere, scompare e rimane solo la donna Lady Oscar, tanto è naturale il suo comportamento in questo caso. Basta guardarla.
Lady Oscar dietro la maschera.
Fersen non solo non riconosce Lady Oscar (
MA COME FA A NON RICONOSCERLA??? Un'altra assurdità
), ma non può capire la sua situazione, che rimane irrisolta. Infatti, alla fine del ballo, Oscar se ne va piangendo, perchè capisce che lei avrebbe potuto vivere in modo diverso, ed ora è troppo tardi (OK, ufficialmente se ne va perchè Fersen ha parlato di Oscar come un "amico": ma
il fatto di essersi comportata come mai ha fatto prima, ballando come una dama di corte, e in modo del tutto spontaneo, non può non lasciare delle conseguenze interne ben più profonde di una storia d'amore).
Questa situazione assurda viene smontata a poco a poco proprio da Andrè, che, con il suo famoso discorso "una rosa non può essere un lillà" fa capire ad Oscar - per la sua stessa salute mentale, tra l'altro - che lei è
ontologicamente una donna. "Ontologicamente" è una parola difficile, ma non c'è altro termine che possa dire chiaramente che l'
essere donna per Oscar è proprio
il suo essere in quanto tale. Questa è la condizione naturale per Oscar - e per tutte le donne, tra l'altro perchè lei è, in tutto e per tutto - fisicamente, mentalmente, eccetera - una
DONNA. Se Oscar cerca di essere qualcos'altro, sarà solo fonte di sofferenza, perchè così segue una bugia.
Solo quando Oscar alla fine si riconosce come donna, e quindi come persona che si accetta e si completa con l'altro sesso, rispettandolo, solo allora Oscar capisce la felicità, perchè ha capito la realtà del suo essere, non la menzogna che ha sempre avuto davanti. E Andrè è felice non solo perchè Oscar sta con lui, ma anche perchè sa di averla aiutata ad uscire dalla sua prigione.
Oscar non può rinnegare il suo passato di soldato, però, perchè è comunque vissuta solo in questo modo: ma lo vivrà non più come un uomo, ma come donna:
la donna di Andrè. E, dopo la sua morte, Oscar rimane la donna di Andrè e, come tale, continua e finisce l'azione che lui aveva iniziato ad intraprendere con gli altri, partecipando all'assedio alla Bastiglia.
Addio, Andrè! Disegno di Elena Liberati. Sul serio, pensavo fosse originale giapponese!
Tra l'altro, trovo errato il momento in cui Oscar e Andrè si uniscono dopo essersi ritrovati: è il classico momento romantico da
fuilleton, ma resta sbagliato. Nella realtà, chi si comporta in questo modo non è mosso dall'amore, ma dal sesso. L'amore vero richiede
un impegno solenne davanti a tutti, che non può essere sancito attraverso l'accoppiamento, ma attraverso il matrimonio. Altrimenti, si fa come gli animali: anche gli animali infatti fanno lo stesso. Ma noi uomini, che non siamo animali, se amiamo una persona la rispettiamo, e quindi facciamo una promessa solenne di stare con lei per sempre davanti a tutti: questo è il matrimonio. Solo dopo il matrimonio, l'accoppiamento diventa davvero vero. Se no, resta una finzione, per quanto oggi esaltata da decenni di
"amore libero".
AMORE E MORTE: SOLO L'AMORE PUO' VINCERE LA MORTE.Andrè e
Oscar: il loro è stato un rapporto segnato, non solo dal modo sbagliato con cui è cresciuta Oscar, non solo dalla condizione di servo di Andrè, ma anche dal punto di vista
fisico. Oscar, malata di tisi, sa che, comunque, non ha molto tempo da vivere. Se non fosse stato per l'assedio alla Bastiglia, sarebbe morta tra non molto di malattia. E Andrè, dopo aver affrontato il Cavaliere Mascherato e aver perso un occhio, sa che sta correndo il rischio di diventare completamente cieco.
Oscar e Andrè sono insieme quindi anche nella sofferenza, dandosi forza a vicenda: così cancellando lo stupido luogo comune che dice che la sofferenza è da evitare e che è meglio morire che soffrire.
La sofferenza, invece, serve a far stare più vicini: niente come la sofferenza permette a chi è sano di stare vicino al malato, aiutandolo e consolandolo. Entrambi ne escono rinforzati. L'amore viene temprato solo dalla sofferenza: anzi, se non c'è sofferenza, non c'è amore. Perchè, anche quando si è sani, costa sofferenza cercare di capire l'altro, volergli bene nonostante i suoi difetti. Amore è anche
volontà e sacrificio, non solo sentimento. Purtroppo, secoli di stupide storielle d'amore romantiche hanno rovinato questa realtà. Oscar e Andrè, coi loro limiti, fisici e spirituali, si comprendono, si capiscono, si accettano a vicenda, si sostengono, si giustificano, si rimproverano tra loro apertamente, parlando sinceramente, si aiutano a vicenda: in una parola
si amano, e il dolore che provano non fa che unirli ancora più fortemente.
La rosa bianca, il simbolo di Oscar. Non un lillà: una rosa. Disegno di Elena Liberati.
QUI I LINK SU TUTTE LE COPPIE DI SAN VALENTINOQUI TUTTI I LINK SU LADY OSCARQUI E QUI TUTTI I LAVORI DI ELENA LIBERATIEdited by joe 7 - 4/5/2022, 19:58
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