Il blog di Joe7

  1. INSIDE OUT: L'ANTROPOLOGIA RIBALTATA

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    Inside Out
    By joe 7 il 24 May 2023
     
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    INSIDE OUT: L'ANTROPOLOGIA RIBALTATA SECONDO LA PIXAR-DISNEY
    Articolo di Roberto Marchesini
    https://lanuovabq.it/it/lantropologia-ribaltata-secondo-pixar-disney

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    Un cartone animato del 2015, Inside Out, che ha avuto un grande successo mondiale, è l'esempio del modello educativo attuale: una vita tutta guidata dalle passioni. Non esiste la ragione, che discerne il bene dal male, l'utile dal dannoso, che decide la direzione da dare alla vita.

    Inside Out (che significa "Dentro e fuori", ma, curiosamente, significa anche "Alla rovescia", e questo è già di per sè inquietante) fu un cartone animato "psicologico" di grande successo: vinse l’Oscar e il Golden Globe come miglior film d’animazione. È un film "psicologico", perché alcuni professionisti della salute mentale avevano collaborato alla stesura del copione. Il film mostra un periodo di cambiamento nella vita di una bambina di undici anni, Riley: cresciuta nel Minnesota, si trasferisce con la famiglia a San Francisco, in California, dove si trova fuori posto. All’interno della bambina agiscono cinque emozioni: Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia, Paura. Ogni volta che accade qualcosa di rilevante, si produce un ricordo caratterizzato da ognuna delle cinque emozioni. I ricordi più importanti, che sono i ricordi base, costruiscono la personalità della bambina. Gioia monopolizza la vita della bambina, tentando in ogni modo di escludere Tristezza. Tuttavia, alla fine del film, Gioia deve accettare che, nella vita di Riley, anche Tristezza può svolgere un ruolo fondamentale. In questo modo, la vita della bambina diventa più equilibrata e tutto procede per il meglio. A prima vista sembra un ottimo prodotto per bambini, con una morale importante: nella vita tutte le emozioni, compresa la tristezza, sono importanti, hanno un ruolo. Però… c’è un però. Già: dov’è la Ragione? Non esiste? La vita della bambina è guidata esclusivamente dalle emozioni?

    Facciamo un passo indietro. L’antropologia classica è ben rappresentata nel mito della biga alata di Platone. L’uomo è come una biga, trainata da due cavalli (uno bianco e uno nero) le cui briglie sono saldamente tenute da un auriga. I cavalli sono le passioni (divise in irascibili e concupiscibili) e l’auriga è la ragione. Il significato è chiaro: senza i cavalli (cioè senza le passioni) la biga non andrebbe da nessuna parte. Ma la direzione la decide l’auriga, cioè la ragione. È la ragione, infatti, che ha il compito di discernere il bene e il male, l’utile e il dannoso: quindi di decidere la direzione da dare alla vita dell’uomo, guidandolo verso il bene e lontano dal male.

    EGBigalawusws


    Nel mondo moderno, questa antropologia è ribaltata. La Ragione, infatti, oggi è spodestata, detronizzata, focomelizzata (cioè ridotta ai minimi termini). Essa – si dice – non è in grado di discernere il bene e il male perché non può cogliere le verità metafisiche. Essa può solo cogliere le realtà materiali, quelle che cadono sotto i nostri sensi, quelle misurabili. Così, la filosofia e, in particolare, la metafisica sono sostituite dalla scienza, lo strumento di conoscenza che, semplicemente, misura. Non dice mai come le cose dovrebbero essere, ma dice solo come sono. Non c’è più alcun «dover essere». E chi guida l’uomo al posto dell’auriga-ragione? I cavalli, cioè le passioni. Che senza guida non vanno da nessuna parte e si schiantano. Va' dove ti porta il cuore (non la ragione), soddisfa la tua sete (cioè i tuoi appetiti), segui la Forza, Luke (cioè segui l'istinto, non la ragione). C’è però un particolare rilevante da mettere in chiaro: chi non segue la ragione, ma segue le passioni, non è libero. È schiavo: innanzitutto delle passioni, ma anche di chiunque gli metta un guinzaglio al collo. L’uomo libero è colui che sceglie - e sa scegliere - tra il bene e il male: e sceglie, ovviamente, il bene. La libertà è, infatti, la possibilità di scegliere il bene.

    Vai-dove
    Sarebbe meglio dire: "Ascolta quello che ti dice il tuo cuore, poi prendilo a calci."


    Tutta la modernità – dall’empirismo all’illuminismo, dal romanticismo al gender – insiste nel convincere l’uomo che la sua parte più autentica e pura, quella sola che lo può guidare nella vita, è quella passionale; e che la ragione, con la sua ossessione per la morale, per la distinzione tra il bene e il male, è un tiranno crudele da rovesciare. Così anche la cultura pop, nella quale siamo immersi. Torniamo, quindi, a Inside Out. Nel film viene rappresentata un'antropologia chiarissima, che ormai siamo in grado di riconoscere: Riley è guidata dalle passioni, solo dalle passioni. La ragione non esiste. Questo è il messaggio che la Pixar/Disney comunica ai bambini, a milioni di bambini, attraverso un racconto, una storia. L’obiettivo di ogni rivoluzione sono sempre i bambini.

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    Edited by joe 7 - 14/6/2023, 19:38
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    Sono esterrefatto. Torni con un articolo nuovo e su un film Pixar (non avevi mai fatto niente così prima). Sì la mancanza di buonsenso e ragionevolezza crea mostri. Che è poi il ritornello nagaiano di Devilman e Mazinga Z: solo un cuore puro e una mente retta possono sconfiggere i mostri incanalandone la forza senza che sia invece essa a ghermirci e opprimerci
     
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    CITAZIONE (berlicche677 @ 24/5/2023, 17:59) 
    Sono esterrefatto. Torni con un articolo nuovo e su un film Pixar (non avevi mai fatto niente così prima). Sì la mancanza di buonsenso e ragionevolezza crea mostri. Che è poi il ritornello nagaiano di Devilman e Mazinga Z: solo un cuore puro e una mente retta possono sconfiggere i mostri incanalandone la forza senza che sia invece essa a ghermirci e opprimerci

    Non ho capito bene il senso di quello che hai scritto, puoi spiegarti meglio?
     
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    Mi stupisce che tu ti sia occupato di un film Pixar. In entrambe le opere di Nagai (e in tutta la sua opera) i protagonisti ottengono un potere che potrebbero portarli al male se non lo dominassero con il cervello e l'intelletto, domando i cavalli dell'esempio che hai riportato. In Occidente però ce ne siamo dimenticati.
     
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    CITAZIONE (berlicche677 @ 24/5/2023, 17:59) 
    Sono esterrefatto. Torni con un articolo nuovo e su un film Pixar (non avevi mai fatto niente così prima). Sì, la mancanza di buonsenso e ragionevolezza crea mostri. Che è poi il ritornello nagaiano di Devilman e Mazinga Z: solo un cuore puro e una mente retta possono sconfiggere i mostri incanalandone la forza senza che sia invece essa a ghermirci e opprimerci

    Non è esattamente così: un cuore puro e una mente retta non incanalano mai la forza dei "mostri" usandola, ma, al contrario, la combattono e la respingono. Infatti si tratta di male, e il male (la rabbia, l'odio, eccetera) non porta mai a buoni frutti. Anzi, corrompono chi li usa, anche se avesse un cuore puro e un'anima retta. Il male non va "incanalato", come fanno in Devilman (che poi, come si vede, è una tattica fallimentare): va combattuto. Mazinga Z non "incanala" il male: usa semplicemente la forza del robot per il bene. La forza, di per sé, non è un male: dipende da come la si usa.

    CITAZIONE (berlicche677 @ 24/5/2023, 18:34) 
    Mi stupisce che tu ti sia occupato di un film Pixar.

    Mi occupo un pò di tutto: non mi interessano solo le serie giapponesi, guardo un pò di tutto.

    CITAZIONE (berlicche677 @ 24/5/2023, 18:34) 
    In entrambe le opere di Nagai (e in tutta la sua opera) i protagonisti ottengono un potere che potrebbero portarli al male se non lo dominassero con il cervello e l'intelletto, domando i cavalli dell'esempio che hai riportato. In Occidente però ce ne siamo dimenticati.

    Questo è l'esempio, appunto, di Mazinga, che usa il potere (equivalente alla passione) per un fine buono. Ma in Devilman usano letteralmente il male (cioè i demoni) per fare il bene, ottenendo la disfatta. In Devilman si può dire infatti che non si può fare il male a fin di bene: questo porta solo alla propria corruzione.
     
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    Avevo visto questo film al cinema. (bei tempi)
    Ricordo che in una scena, Riley arriva addirittura a rubare i soldi dal portafoglio dei genitori.
    Per fortuna, che poi si pente.
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 24/5/2023, 20:05) 
    Avevo visto questo film al cinema. (bei tempi)
    Ricordo che in una scena, Riley arriva addirittura a rubare i soldi dal portafoglio dei genitori.
    Per fortuna, che poi si pente.

    Io l'avevo visto in DVD. Non mi ricordo la scena (è passato del tempo dall'ultima volta!), comunque mi era piaciuto. Però quello che mi aveva colpito nel film era proprio lo strano fatto della grandissima importanza che si dava alle emozioni, proprio come dice l'articolo (che non è mio, ma di Roberto Marchesini, un filosofo). La bambina, mi chiedevo, segue solo le emozioni? Ma non pensa a quello che sta facendo? Andare chissà dove e chissà come? Possibile che non se lo chieda, neanche una volta? Cos'è, un grumo di emozioni e basta? :=/: Era la psicologia della bambina che non mi convinceva. Poi ho lasciato stare, ma l'articolo mi ha chiarito le cose.

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