Il blog di Joe7

  1. RIFLESSIONI STORICHE: LA BATTAGLIA DI BELGRADO

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    By joe 7 il 4 Sep. 2023
     
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    6 AGOSTO 1456: LA BATTAGLIA DI BELGRADO
    La vittoria militare dell'Occidente che fermò i Turchi

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    Battaglia di Belgrado. Il frate in mezzo è San Giovanni di Capestrano.



    LA FINE DI COSTANTINOPOLI

    Il 29 maggio del 1453, Costantinopoli è perduta, e con la città, tutto l'Impero Romano d'Oriente. La capitale dell'Impero cade in mano ai Turchi Musulmani dopo un lungo assedio. L'ultimo imperatore di Costantinopoli, Costantino XI Paleologo, con le armi in pugno, si getta personalmente nella mischia nei pressi della Porta di San Romano, il punto più debole della città, su cui si concentra l'assedio turco, e scompare: di lui non si saprà mai che fine abbia fatto.
    Con lui muoiono anche le ultime vestigia dell'Impero Romano: Il Sultano, Maometto II, prende il potere su tutto l'Impero Romano d'Oriente. Dopo la caduta di Costantinopoli, tutta l'Europa è in pericolo: come si può vedere qui sotto, infatti, il continente europeo è completamente circondato dai Turchi, il cui dominio abbraccia ora tutto il nord Africa, il Medio Oriente e l'Impero Romano d'Oriente. Pure la Spagna era stata in mano loro, anche se gli Spagnoli riuscirono a liberarsi del giogo musulmano con la lunga Reconquista, durata secoli, il cui campione fu il Cid Campeador. Ora i Musulmani hanno in mano solo lo stato di Granada, a sud della Spagna. I Turchi devono solo attraversare l'Ungheria per conquistare tutta la penisola europea: come si vede dalla carta geografica, l'Ungheria infatti è il passaggio obbligato per raggiungere l'Europa. Lo sguardo del sultano Maometto II si posa quindi sulla sterminata puszta, la pianura ungherese, passaggio obbligato per raggiungere Roma. L'obiettivo finale dei Turchi, infatti, è la distruzione di Roma e della cristianità, col il dominio di Allah su tutto il mondo conosciuto.

    Europe-in-1470
    Nel 1453 il dominio islamico, anche se diviso in vari stati, abbraccia in una morsa tutta l'Europa. In Spagna, i Turchi hanno ancora in mano la regione di Granada, a sud.



    L'ASSEDIO ALLA FORTEZZA NANDORFEHERVAR (BELGRADO)

    Tre anni dopo la caduta di Costantinopoli, nel 1456, una gigantesca armata turca di 100.000 uomini marcia verso Belgrado, la porta dell'Europa. Gli stati europei non intervengono: Venezia ha sottoscritto una pace separata col sultano, Vienna e l'Austria sono lontani, la Francia sta a guardare. Solo papa Callisto III interviene a favore dell'Ungheria: indice una crociata e invia sette frati cappuccini, con a capo il settantenne Giovanni da Capestrano, a predicare nell'Europa orientale (in latino, affinché tutti comprendessero, visto che nessuno di loro parla le lingue dell'Est) e raccogliere volontari per combattere l'Orda verde (cioè i musulmani, la cui bandiera è appunto verde). Mentre i frati predicano e raccolgono un esercito di diecimila volontari, Maometto II è già in vista delle mura di Nandorfehervar, il nome originale di Belgrado, che in ungherese significa "La Fortezza". Infatti, Belgrado allora era appunto un gigantesco, poderoso castello fortificato.

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    Battaglia di Belgrado: per gli ungheresi è chiamata la battaglia di Nandorfehervar, la Fortezza.


    Ad attendere le truppe musulmane c'è il nobile transilvano János (o Giovanni) Hunyadi, padre del futuro re d'Ungheria Mattia Corvino, che farà dell'Ungheria un potente stato. Già da vent'anni, Janos era a capo dell'esercito ungherese nella lotta contro i turchi. Forte della sua esperienza di guerra, aveva previsto che le armate di Maometto II avrebbero investito Belgrado con tutta la loro forza: per questo, sin dall'inizio dall'anno prima, aveva iniziato i preparativi per la difesa, sapendo di non avere la forza sufficiente per affrontare il nemico in campo aperto.

    Janos-Hunyadi
    Janos (Giovanni) Hunyadi, detto il Cavaliere Bianco. Era transilvano, cioè della Valacchia, terra di Vlad Tepes detto l'Impalatore dei turchi.


    Janos aveva approvvigionato e riarmato Nandorfehervar, lasciandovi una guarnigione di 7.000 uomini, tra cui un corpo di 200 balestrieri polacchi: si tratta di pericolosissimi cecchini, fondamentali per la difesa delle mura. Hunyadi lascia la Fortezza Belgrado al comando del cognato Mihály Szilágyi e di suo figlio maggiore Laszlo Hunyadi. Lasciata Belgrado, Janos percorre tutta l'Ungheria per arruolare un'armata di soccorso e costituire una flotta di 200 corvette (cioè piccole navi veloci) per pattugliare il fiume Danubio, che attraversa l'Ungheria, e colpire così le navi turche che risalgono il fiume.
    Però la nobiltà, i notabili cittadini e i ricchi commercianti non rispondono all'appello di Hunyadi, timorosi del potere che lui sta accumulando, ritenendolo più pericoloso degli stessi turchi. Inoltre, il rifiuto del re d'Ungheria, il magiaro1 Ladislao il Postumo, di assumere la guida dell'esercito di Hunyadi, esenta di fatto la nobiltà ungherese dal prendere parte alla crociata. Identiche difficoltà incontra Fra Giovanni da Capestrano, raccogliendo adesioni alla crociata solo tra contadini e piccoli proprietari terrieri, spesso armati solo di fionde, mazze, falci e forconi. Sommando anche le bande di mercenari e alcune compagnie di cavalieri raccolte da Huyadi e le persone che seguono i frati (solo dalla Germania partirono alla volta di Belgrado calzolai, sarti, tessitori, minatori, fornai, studenti, chierici...) si arrivò ad una forza di 30.000 uomini. Intanto, Maometto II avanzava con almeno settantamila uomini perfettamente equipaggiati. Per non parlare degli altri trentamila.

    INIZIO DELL'ASSEDIO

    Il 28 giugno del 1456, gli Ungheresi osservano all'orizzonte le truppe Turche che sfilano dietro il vessillo con la coda di cavallo2 e si posizionano sulle alture davanti alla fortezza Nandorfehervar. Il giorno successivo, Maometto II dà l'ordine di iniziare a bombardare le mura coi cannoni, trascinati a forza fin sopra le colline, mentre dispone le sue divisioni: i rumeli (fanteria leggera e artiglieria) sul lato destro, i corpi di fanteria pesante dell'Anatolia sul lato sinistro e riservando il centro ai suoi giannizzeri3. La cavalleria leggera, gli spahis, pattugliava il Danubio a est, mentre una parte della flotta presidiava la Sava, l'altro fiume, a ovest, per evitare che eventuali rinforzi raggiungessero la Fortezza.

    Hunyadi, intanto, proseguiva l'opera di reclutamento delle truppe e sperava di giungere in tempo per rompere l'assedio, facendo affidamento sulla resistenza del Nandorfehervar: la Fortezza era stata trasformata cinquant'anni prima (1404) dal re serbo Stefan Lazarevic in un castello tra i meglio costruiti e difesi dell'Europa. Infatti, la sua costruzione era dotata di ben tre linee difensive, con in più il castello interno, il palazzo, un grande dongione (o maschio) difensivo (cioè una torre fortificata), la città alta, quattro cancelli e una doppia cinta di mura. La città bassa, con la cattedrale e il porto sul Danubio, furono ulteriormente rinforzati da trincee, cancelli e nuove mura. Nel corso degli anni vennero aggiunte altre torri, compresa la tremenda Nebojsa ("senza paura"), costruita appositamente per ospitare tutta l'artiglieria.

    Dongione-Introdacqua
    Una possibile ricostruzione della Nebojsa.


    I turchi martellano la città-fortezza per quindici giorni, colpendo le mura col tiro dei loro cannoni. Le difese però reggono e gli assalti, nonostante le mura cittadine siano ormai sbriciolate, vengono respinti dai soldati assediati. Gli ungheresi rispondono colpo su colpo ai giannizzeri di Maometto II. La sera del 13 luglio, Hunyadi è in vista della città e prepara il suo piano. Belgrado è circondata, ma la via del Danubio presenta un punto debole: ed è lì che le truppe di soccorso puntano. Quaranta navi ungheresi attaccano la flotta fluviale ottomana. Colano a picco tre grandi galee turche e vengono catturati quattro grandi vascelli e altre 20 piccole imbarcazioni. Alcuni cittadini di Belgrado, all'approssimarsi della flotta di Hunyadi, escono dalla roccaforte per colpire alle spalle la flotta ottomana, permettendo l'accerchiamento e l'annientamento del nemico. Un colpo di mano che consente a Hunyadi di entrare in città e rinforzare le difese, evitando che crollassero.

    SCONTRI VIOLENTI

    Il sultano, fiero del fatto di essere stato il conquistatore di Costantinopoli, non demorde e fa aumentare il tiro di artiglieria, fino a riuscire ad aprire, il 21 luglio, diverse brecce nelle mura. In serata, ordina l'assalto: prima avanza la fanteria leggera degli azab, seguita dalla seconda ondata di akinji e di spahis, smontati. In formazione compatta, infine, seguono i giannizzeri. L'urto è violentissimo e l'assalto prosegue dal tramonto fino a notte inoltrata: le difese ungheresi cedono. Hunyadi, allora, dà ordine di ritirarsi nella cittadella fortificata. Appena gli ottomani entrano in città, però, vengono accolti da ripetute scariche di frecce e da pezzi di legno imbevuti di pece o altro materiale infiammabile, poi dal fuoco.

    I giannizzeri e le altre forze turche, che erano riusciti ad entrare a Belgrado, vengono così separati dalle forze turche ancora fuori dalle mura. La fanteria pesante ungherese, quindi, assale da tutte le parti gli ottomani che sono entrarti e la città bassa si trasforma in una carneficina, che cessa solo all'alba. Nessuno dei giannizzeri entrati in città ne esce vivo, mentre tra i musulmani che hanno tentato di varcare le brecce si contano perdite ingenti. Nella furiosa mischia, un turco è quasi riuscito a scalare il bastione principale ed issare il suo tugh2, quando un soldato. di nome Dugovics Titusz, lo ferma, scaraventandosi di sotto insieme a lui e sfracellandosi al suolo col nemico. Per questo gesto di coraggio, successivamente il re d'Ungheria Mattia Corvino eleverà al rango di nobile il figlio di Titusz, tre anni più tardi.

    Dugovics
    L'azione coraggiosa di Dugovics, che impedisce, sacrificando la sua vita, l'innalzamento della bandiera turca a Belgrado: infatti trascina con sè, nella mortale caduta, anche il turco con la sua bandiera musulmana. La bandiera di Belgrado non poteva essere profanata.


    LA SORTITA DI FRA GIOVANNI DA CAPESTRANO

    Il sole si alza sulle mura del castello e i due eserciti sono troppo stanchi per proseguire la battaglia. Gli ungheresi liberano le mura dai corpi e dalle macerie, mentre i turchi riparano verso il proprio campo. Ed è a questo punto che accade l'inaspettato. Il 6 Agosto, festa della Trasfigurazione, un gruppo di crociati, che erano entrati nella Fortezza con frate Giovanni da Capestrano, esce dalla mura per fare una razzia. Altre fonti parlano di un'azione militare iniziata su stimolazione del frate abruzzese. Da altri racconti si sa che alcuni difensori raggiunsero le fortificazioni avanzate semidistrutte e iniziarono ad attaccare i soldati turchi isolati. Alcuni spahis turchi cercano di caricare, ma vengono respinti. Dalle mura accorrono altri cristiani. La scaramuccia diventa presto battaglia vera e propria.

    San-Giovanni-da-Capestrano
    San Giovanni da Capestrano, patrono dei cappellani militari. E' da notare che aveva ben settant'anni ai tempi dell'assedio a Belgrado.


    Giovanni da Capestrano cerca di richiamare i suoi, ma, quando si vede attorniato da oltre 2.000 uomini, li conduce alle spalle delle linee ottomane, attraversando il fiume Sava. Sollevando il crocifisso, grida le parole di san Paolo: "Colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento" (Fil. 1,6). Hunyadi vede tutto dalle mura del castello e comprende il pericolo: ma ormai l'attacco è iniziato. Ordina quindi alla fanteria pesante ungherese di attaccare subito il campo ottomano e si dirige verso le posizioni dell'artiglieria turca.

    LA VITTORIA

    I nemici sono presi alla sprovvista: non si difendono, ma cercano di fuggire. Solo la guardia personale del sultano, circa 5.000 giannizzeri, si compatta e cerca di riconquistare il campo. Lo stesso Maometto II è costretto a combattere di persona: uccide un cavaliere cristiano, ma viene ferito da una freccia a una coscia e sviene. Gli ottomani sono presi dal panico e cedono di schianto su tutto il fronte: abbandonano senza combattere tutte le tre linee di trincee difensive scavate giorni prima. Il nemico è in rotta, ma Hunyadi non si fida e ordina ai suoi di rientrare presto tra le mura e vigilare tutta la notte. Il contrattacco turco però non arriva più. Infatti, con il favore della notte, i turchi si ritirano, portandosi via i feriti, su ben 140 carri.

    Maometto II riprende conoscenza solo a Sarona (oggi, Tel Aviv, in Israele). Preso atto della disfatta (migliaia di soldati morti, le artiglierie perse, l'equipaggiamento abbandonato, la flotta semidistrutta), tenta di uccidersi col veleno, ma viene fermato da alcuni dignitari. Tra le fila ottomane si contano 50.000 vittime, mentre tra gli assediati 7.000.

    Per gli ungheresi fu un trionfo, tanto che papa Callisto III volle che la vittoria venisse ricordata, inserendo nel calendario liturgico la festa della Trasfigurazione (6 Agosto, appunto)4, che fino ad allora era una festa "minore". Inoltre, durante l'assedio a Belgrado, il pontefice ordinò che la campane suonassero sempre a mezzogiorno, così da chiamare i credenti a pregare per i difensori. Da allora, per commemorare l'avvenimento, continuano ancor oggi a suonare alla stessa ora.

    Trasfigurazione
    La Trasfigurazione di Gesù: rivela qui la sua divinità davanti agli Apostoli, con Mosè ed Elia che sono accanto a lui.


    Ma le conseguenze furono gravi anche per i vincitori: pochi giorni dopo la vittoria, scoppiò la peste: inevitabile nelle terribili, e ovviamente non igieniche, condizioni di battaglia. Fece ben 3.000 morti nel campo magiaro, tra i quali gli stessi Janos Hunyadi (che morì l'11 agosto) e fra' Giovanni da Capestrano (morì più tardi, il 23 ottobre). Janos Hunyadi fu sepolto in Romania, ad Alba Iulia, nella Cattedrale di San Michele: sulla sua lapide è scritto: "si è spenta la luce del mondo". Persino il sultano Maometto II gli rese omaggio: "Sebbene fosse mio nemico, alla sua morte mi sono rattristato, perché il mondo non aveva mai conosciuto un uomo simile prima".

    COSA ACCADDE DOPO?

    La battaglia di Belgrado fermò l'espansionismo turco in Europa per almeno 70 anni: però l'avanzata riprese e non fu fermata. Infatti, nella prima battaglia di Mohàcs (1526), avvenne la disfatta cristiana e i turchi di Solimano conquistarono Belgrado e tutta l'Ungheria meridionale: da allora l'Ungheria cambiò i suoi confini per sempre, diventando stato vassallo degli ottomani. Da lì, Solimano potè realizzare il primo assedio di Vienna (1529), capitale del Sacro Romano Impero, per poter raggiungere e conquistare l'Europa. Nei due mesi di settembre e ottobre del 1529, Vienna subì un terribile assedio che coinvolse 300.000 turchi contro 17.000 soldati austriaci che combatterono in modo eroico, permettendo così l'arrivo dell'inverno, che bloccò le armate turche, costrette a ritirarsi. I turchi furono sbaragliati anche a Lepanto nel 1571. Ma Vienna fu attaccata una seconda volta, nel secondo assedio di Vienna: e fu un assedio assai più grande. L'esercito del sultano Maometto IV fu alla fine respinto grazie all'intervento dell'esercito del re polacco Giovanni Sobieski e dell'armata di Eugenio di Savoia. L'esercito turco conobbe la disfatta l'11 Settembre 1683 (che è l'inizio della battaglia, conclusasi il 12 Settembre) e da allora l'impero ottomano conobbe il proprio declino. Fu proprio per vendicare questa disfatta che accadde l'attentato alle Torri Gemelle di New York, l'11 Settembre 2001.

    Battaglia-di-Vienna
    La seconda battaglia di Vienna.


    CURIOSITA'

    Nel canto XLIV (64) dell'Orlando furioso (1516), Ludovico Ariosto parla dell'arrivo di Ruggiero, il cavaliere saraceno fattosi cristiano per amore di Bradamante, in Bulgaria, "ove la Sava nel Danubio scende" nel momento in cui l'imperatore musulmano d'Oriente, qui chiamato Costantino, ha deciso di attaccare gli ungheresi. Il paladino si schiera in battaglia a fianco degli ungheresi contro Costantino. Secondo recenti studi, il grande poeta avrebbe voluto descrivere, con quei versi, proprio l'assedio di Belgrado da parte dei turchi nel 1456.

    BIBLIOGRAFIA

    Articolo di Umberto Maiorca - Basta bugie

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    1 magiaro: significa ungherese. Infatti, i Magiari, o Ungari, erano la popolazione originaria degli Ungheresi.

    2 Gli eserciti ottomani del'400 usavano lo stendardo a coda di cavallo, o tugh.

    3 giannizzeri: costituivano la fanteria dell'esercito privato del Sultano. Si trattava di ex-cristiani, strappati a forza dalle famiglie cristiane in età giovanissima. Istruiti nell'Islam, ne diventavano fanatici, violenti e accaniti difensori, tanto da diventare addirittura la guardia privata del sultano.

    4 La Trasfigurazione si festeggiava già il 6 Agosto prima della battaglia di Belgrado. Dopo la battaglia, divenne festa ufficiale nella Chiesa in memoria della vittoria.

    QUI TUTTI I LINK ALLE RIFLESSIONI

    Edited by joe 7 - 11/9/2023, 17:55
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    CITAZIONE (berlicche677 @ 4/9/2023, 19:22) 
    Si sono sputtanate le immagini

    E' strano, io le vedo bene. Si vede che c'è un problema di contatto: se aspetti un pò vedrai che torna a posto tutto.
     
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    No proprio non le vedo
     
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    CITAZIONE (berlicche677 @ 4/9/2023, 19:30) 
    No proprio non le vedo

    Prova ad aspettare. Se continua, magari avviso gli amministratori.
     
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    Le vedo sul mio tablet ma non qui. Oggi però le vedo anche qui
     
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    CITAZIONE (berlicche677 @ 5/9/2023, 12:14) 
    Le vedo sul mio tablet ma non qui. Oggi però le vedo anche qui

    Come vedi, basta aspettare.

    I computer, i tablet, i telefonini, compresi cugini e fratelli vari, sono delle macchine, o robot, se preferisci: e, come tutte le macchine, hanno l'intelligenza artificiale. Cioè, sono completamente cretini.

    A volte vanno in tilt senza che possiamo capire perchè, come accade con un'automobile, per esempio. Dotata anche lei di intelligenza artificiale come i computer: la stessa che ha un sasso o un bicchier d'acqua.

    Ringraziamo chi, dotato di intelligenza, perchè uomo e persona umana, ha potuto mettere a posto, senza che ce ne accorgiamo, le varie magagne internettiane in cui cadiamo noi poveri mortali a causa dell'intelligenza artificiale, cioè a causa dell'assenza totale di intelligenza dello strumento che siamo usando in questo preciso momento.

    Amen.
     
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    Questo episodio storico che hai raccontato dimostra che, nei momenti di bisogno, Dio soccorre chi crede in Lui e che la Sua giustizia trionferà su questa nostra Terra.
     
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    CITAZIONE (Andrea Michielon @ 5/9/2023, 17:55) 
    Questo episodio storico che hai raccontato dimostra che, nei momenti di bisogno, Dio soccorre chi crede in Lui e che la Sua giustizia trionferà su questa nostra Terra.

    Non è stato l'unico: ci sono stati altri momenti, come Lepanto, Vienna, eccetera. Prima o poi parlerò anche di quelli. Infatti, sono episodi storici di cui si parla poco: eppure sono importanti.
     
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