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  1. LA DIVINA COMMEDIA - DANTE E NAGAI A CONFRONTO - 1

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    Divina Commedia
    By joe 7 il 13 April 2015
     
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    LA DIVINA COMMEDIA: CONFRONTO FRA ORIENTE E OCCIDENTE. DANTE ALIGHIERI E GO NAGAI (parte 1)

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    Go Nagai, autore di famosi lavori di manga e anime quali Mazinga, Goldrake, Devilman, affascinato dalla cultura occidentale e dall’opera “Divina Commedia” di Dante, nel 1993 iniziò a fare la trasposizione del famoso testo in un manga: un lavoro che lo impegnò per un anno circa.

    Essendo orientale di cultura e religione, Go Nagai non potè fare a meno di interpretare Dante secondo il suo background culturale, senza considerare quindi la religione cristiana cattolica (se non per sommi capi), che è invece un presupposto essenziale per capire l’opera. In questo modo, si ha un Dante falso, panteistico e orientaleggiante, che non ha nulla a che vedere col Dante reale: però questo permette di mettere a confronto la religione cristiana con quella orientale, sottolineandone le differenze. E’ molto utile per capirle entrambe.

    Ma, prima di iniziare il confronto (che sarà MOLTO lungo), è giusto cercare di capire cos’è la Divina Commedia. Innanzitutto, cosa può dire a noi un lavoro di settecento anni fa? Non staremo mica rovistando nel robivecchi, riempiendoci di polvere come dei topi di biblioteca? Prima di rispondere, mi sembra giusto chiedere a Dante Alighieri stesso perché ha scritto questo poema. E siamo fortunati, perché possiamo avere la risposta direttamente da parte del Poeta.

    Nessun viaggio nel tempo, basta semplicemente una sua lettera, indirizzata a Cangrande della Scala, signore di Verona e mecenate di Dante. Lì, il Poeta scrive che ha composto la Divina Commedia per aiutare noi uomini a rimuovere la nostra condizione di miseria, di peccato, di tristezza per raggiungere la felicità e la beatitudine. In sostanza, la Divina Commedia è stata scritta perché potessimo intraprendere il viaggio verso la felicità e la salvezza eterna. E Dante scrive questo facendo riferimento anche ai posteri, cioè a noi.

    Nella Divina Commedia, Dante mette subito in collegamento la questione della bellezza con la felicità e con la salvezza eterna. Dante si sente investito della testimonianza della verità da lui vista e incontrata, e quindi descritta sulla sua opera. Una verità che coincide, come detto prima, con la bellezza. Una verità che non è un concetto, quindi, ma qualcosa di immensamente bello da contemplare.

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    La Divina Commedia parla dell’uomo, della vita, e lo fa con la potenza e la capacità di comunicazione del genio proprio di Dante. Parla dell’uomo di ogni tempo, quello di ieri, quello di oggi, quello di domani: perché l’uomo è sempre lo stesso, con le sue aspirazioni all’infinito e la consapevolezza dei suoi limiti. E Dante sa esprimere queste cose meglio di come possiamo fare noi.

    La Commedia è un viaggio che rappresenta il cammino della vita di ogni uomo. Nel Dante che vuole salire da solo il colle luminoso all’inizio del poema, ci ritroviamo noi tutti. Dobbiamo capire che da soli non riusciamo a salire e dobbiamo, come Dante, mendicare e gridare “Miserere di me”, abbi pietà di me. Per grazia incontriamo una compagnia umana che ci salva dalla selva oscura (nel caso di Dante è Virgilio: ma nella nostra vita – e in quella di Dante - è Cristo il nostro Virgilio), con cui poter intraprendere il viaggio di salvezza. Non c’è verso della Commedia in cui non si respiri l’esperienza e la fatica di uomini che o vogliono fare da soli, rifiutando la luce e l’amore di Dio, o di uomini che, invece, si lasciano abbracciare dall’amore e dalla grazia di Dio e si lasciano aiutare da Lui.

    In Nagai, invece, manca questa prospettiva. Nella Commedia nagaiana Dio è assente, lontano, addirittura un nemico. Una prospettiva capovolta rispetto a quella di Dante. Esamineremo per bene i motivi per affermare queste differenze
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    (Continua qui)

    Edited by joe 7 - 19/5/2021, 19:09
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