Il blog di Joe7

  1. ZAGOR: "IL VENDICATORE ALATO" (Ivan, Joe7)

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    Ivan
    Zagor
    By joe 7 il 17 Nov. 2015
     
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    ZAGOR 167-169: IL VENDICATORE ALATO (analisi di Ivan e Joe7)

    Testi: Guido Nolitta (Sergio Bonelli)
    Disegni: Gallieno Ferri

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    Zagor edizione originale Zenith: n. 218-220 (usciti nel 1979). I numeri reali di queste storie di Zagor sono 167-169. Infatti, l'edizione Zenith originale pubblicò Zagor a partire dal numero 52, quindi ha la numerazione sfasata che continua ancor oggi, con 51 numeri in più. Prima del numero 52, pubblicava storie di altri personaggi bonelliani come Hondo, Kociss, eccetera. Tutte le varie ristampe di Zagor, invece, seguono la numerazione reale, in questo caso 167-169.

    TRAMA

    Zagor e Cico ricevono una chiamata di aiuto da Miwok, il capo degli indiani Munsee, e, nel viaggio verso la tribù, incontrano l'ingegner Robson, che sta costruendo una nuova ferrovia, ma è minacciato da un ricattatore misterioso che uccide le persone del cantiere senza lasciare tracce. Inoltre, quando arrivano nel villaggio Munsee, scoprono che è completamente deserto e che Miwok è morto. Affrontano all'improvviso un indiano dotato di ali che li abbatte facilmente. Quando Zagor si risveglia, scopre che il responsabile di tutto è Ben Stevens, un suo vecchio nemico dai tempi del "Re delle aquile", che aveva circuito un inventore chiamato Prometeus, perchè realizzasse una persona con le ali, impiantando ad un indiano le ali di un'aquila. L'assassino degli uomini di Robson è appunto l'indiano alato agli ordini di Stevens, che lui ha chiamato Ultor, cioè Vendicatore. Inoltre, aveva cercato di imporre ai Munsee la consegna di altri indiani per trasformarli in esseri alati, ma il rifiuto di Miwok aveva scombinato i piani di Stevens, che però fece uccidere Miwok da Ultor. Stevens fa affrontare Ultor con Zagor in un'arena: ma Zagor riesce ad avere la meglio e uccide Stevens. Prometeus, che era prigioniero di Stevens, riesce a liberarsi grazie all'aiuto di Cico e, anche se mortalmente ferito, uccide Ultor prima di morire.

    ---------------------------------------------------------

    COMMENTO DI IVAN

    Terzultima storia di Nolitta su Zagor. Ritorna in scena Ben Stevens, probabilmente “a grande richiesta”, data la particolare affezione dei lettori per questo riuscitissimo personaggio. A mio avviso, quest'episodio è inferiore a "Il re delle aquile", ma, se si evita il paragone con l'illustre predecessore e lo si prende solo di per se stesso, risulta comunque uno dei picchi più alti del periodo post-golden age.
    La cosa migliore dell'episodio è l'atmosfera di mistero iniziale. Nolitta è sempre stato un maestro nel creare questo tipo di suspense. Ci viene presentata una serie di strani avvenimenti, in apparenza scollegati tra loro: la richiesta d'aiuto di Miwok, l'inspegabile atitacco al treno, il ricatto a Robson, la scomparsa dell'intera tribù dei Munsee...e, fino al momento in cui Nolitta comincia a rivelare il filo conduttore comune, la tensione narrativa rimane ai massimi livelli.
    Affascinante la rappresentazione grafica del “nuovo” Ben Stevens, che qui - oltre alle sue già note sciagure fisiche - ha perso anche una gamba. Nolitta sembra accanirsi sul poveretto, fornendogli sempre nuovi motivi per avercela col mondo. Nolitta elimina subito Miwok dalla vicenda, e questo è già un mezzo “shock”, visto che il saggio capo dei Munsee era un personaggio familiare ai lettori.

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    Molti episodi riusciti anche tra le sequenze minori (come del resto era tipico dello stile narrativo di Nolitta, il cui maggior pregio non stava tanto nel creare le trame, quanto nel saperne narrare magistralmente le singole scene): il delirio del macchinista, unico superstite dell'assalto al treno; il vecchio munsee reso pazzo dalla paura; il bizzarro incontro tra Stevens e i due rapinatori, ai quali rende le pistole dopo averli “ammorbiditi” a suon di stampellate; il racconto di Stevens su come sia riuscito a salvarsi da una caduta che sembrava mortale; la scena in cui Ayala “insegna” a volare a Ultor, come se fosse il suo cucciolo; la disperazione della madre di Ultor: un momento struggente, forse la sequenza più memorabile (per quanto solo “en passant” e senza influenza sulla mera trama); il cameo finale con Ayala, finalmente liberata dalle macchinazioni di Stevens.

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    Una singolarità editoriale: l'albo “IL VENDICATORE ALATO” ha 8 pagine in più della lunghezza standard. Probabilmente Nolitta aveva giudicato ottimale così la durata della storia, pur essendo compattabile in vari punti.

    DIFETTI

    Ben Stevens non mi è sembrato all'altezza della sua precedente apparizione. Per due motivi:
    1) Personalmente, non gradisco molto quando un personaggio, che aveva avuto successo in una storia realistica, ritorna inserito in un contesto dai risvolti sovrannaturali (è già accaduto anche con Eskimo o Frida); mi dà un po' l'idea di fargli perdere quell'aura di realismo che l'aveva reso così umanamente credibile.
    2) Bisogna ricordare che Ben Stevens è fondamentalmente una VITTIMA, un pacifico cercatore d'oro che ha subìto una grave ingiustizia che lo ha indotto a trasformarsi in criminale. Qui invece è un malvagio senza mezze misure; manca quella pietas che la sua condizione di vittima ispirava al lettore. Persino Zagor, che nel precedente episodio aveva mostrato compassione per le sventure di Stevens, qui sembra non provare alcuna pietà per i suoi atti criminali - tant'è che nel finale non viene dedicata neanche mezza vignetta per commemorare la morte del miglior villain (imho, obv) creato da Nolitta.
    Prometeus è una figura interessante, ma secondo me non è stato caratterizzato a dovere. Per esempio, non si comprende come abbia potuto organizzare un laboratorio scientifico in una zona così isolata (e pure tutto DA SOLO), ed anche ad eseguire complicate operazioni chirurgiche con mezzi di fortuna. Pure la sua filosofia “buonista” contrasta col fatto di aver trasformato un essere umano in un mostro contro la sua volontà, e dopo averlo rapito con la forza. Non mi convince del tutto pure il modo in cui continua ad assecondare i desideri di Stevens, anche dopo aver capito con che razza di criminale ha a che fare. Tutti questi piccoli dettagli sarebbero trascurabili, se presi singolarmente, ma sommati insieme forniscono un'immagine di Prometeus nel complesso poco convincente.

    DISEGNI

    Ennesima storia in cui Ferri si trova stretto coi tempi di consegna, ed ennesima collaborazione con Bignotti. Il risultato del lavoro in tandem è più che buono, anche se, verso il finale, è inevitabile notare l'affrettatezza di molte tavole. Nonostante ciò, finché Ferri non si è trovato costretto a guardare l'orologio (o meglio il calendario), i disegni sono di un livello eccelso, e l'atmosfera cupa è resa alla perfezione.

    VOTO FINALE
    Storia: 8,5
    Disegni: 8,5
    (Si alternano tra il 10 e il 7)

    ----------------------------------------------------------

    COMMENTO DI JOE7

    E' da notare l’ambiguità di fondo del personaggio di Prometeus, che credo sia il vero protagonista-avversario di Zagor, pur non essendo effettivamente un nemico, invece di Stevens, che penso sia uno specchietto per le allodole.

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    Infatti, Prometeus è una specie di “scienziato pazzo” alla Hellingen, ma con un aspetto angelico, anziché demoniaco, cosa che fa risaltare la sua ambiguità. Prometeus non è certo una “brava persona”: accetta di fare un esperimento sull’indiano trasformandolo in un mostro contro la sua volontà. La sua drammatica fine, insieme a quella di “Ultor”, ha un impatto molto forte nella storia, tanto da far passare in secondo piano la fine di un criminale noto come Stevens, che viene infatti liquidato in poche vignette.

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    E’ per questo che credo che la storia di Zagor sia essenzialmente tra lui, Prometeus e Ultor: Stevens è solo un prestanome, avrebbe potuto benissimo essere impersonato da un cattivo qualunque. Ma usarlo in quella storia, insieme all’aquila Ayala, ne ha fatto aumentare la qualità: una delle abilità da narratore consumato che aveva il Nolitta dei tempi d'oro.

    QUI TUTTI GLI ALTRI LINK SU ZAGOR

    Edited by joe 7 - 8/9/2022, 22:21
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  1. Zagrosky
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    Siamo al canto del cigno nolittiano, la golden ormai è lontana, nel tempo e nel risultato : l'avesse scritta Burattini, lo riempiremmo di elogi, per Nolitta si tratta di una storia buona e null'altro.
    Concordo sul fatto che Stevens non sarebbe dovuto tornare, non in una storia simile, e non trasformato in un vile malvivente.
     
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    CITAZIONE (Zagrosky @ 18/11/2015, 21:00) 
    Siamo al canto del cigno nolittiano, la golden ormai è lontana, nel tempo e nel risultato : l'avesse scritta Burattini, lo riempiremmo di elogi, per Nolitta si tratta di una storia buona e null'altro.
    Concordo sul fatto che Stevens non sarebbe dovuto tornare, non in una storia simile, e non trasformato in un vile malvivente.



    Burattini penso che l'avrebbe scritta in un altro modo. Credo che sarebbe andato più sullo scientifico, cercando di rendere più credibile la faccenda dell'uomo alato, magari tirando fuori reminiscenze di Atlantide, Mu, Altrove e compagnia, con spiegazioni molto lunghe e dettagliate e con l'azione ridotta all'essenziale. Preferisco la narrazione di Nolitta, più drammatica e senza tante spiegazioni scientifiche.

    Riguardo a Ben Stevens: credo che Nolitta l'abbia "riesumato" per coprire l'ambiguità di Prometeus, come avevo scritto nell'analisi. Un personaggio "famoso" e cattivo come Stevens ha attirato l'attenzione e ha coperto quello che effettivamente fa il "buono ma mica tanto" Prometeus. Credo sia per questo che Nolitta abbia tolto a Stevens il suo stato di vittima e lo abbia trasformato in un semplice delinquente. Insomma, una cosa voluta: tant'è vero che nella storia Stevens viene eliminato in un attimo, mentre la fine di Prometeus e della sua "creatura" è più struggente.
     
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    Nolitta fa una storia simile a "Tigre" pur comunque differenziando gli elementi base e mettendo la scienza al posto della magia. Anche quì non manca l' uso del flashback, tipico di alcune delle sue ultime storie. Effettivamente quì Stevens fa più da spalla a Protheus, figura più interessante con il suo misto di genio e follia e perde quel carisma da big boss ossessionato che aveva nella precedente avventura. Tra le scene migliori quella del rapimento di Ultor e e la battaglia nell' arena.
    Tra le ultimissime storie del nostro, pur trovandola buona, è quella che mi affascina di meno.

    CITAZIONE (joe 7 @ 18/11/2015, 21:56) 
    Burattini penso che l'avrebbe scritta in un altro modo. Credo che sarebbe andato più sullo scientifico, cercando di rendere più credibile la faccenda dell'uomo alato, magari tirando fuori reminiscenze di Atlantide, Mu, Altrove e compagnia, con spiegazioni molto lunghe e dettagliate e con l'azione ridotta all'essenziale. Preferisco la narrazione di Nolitta, più drammatica e senza tante spiegazioni scientifiche.

    Quoto! XD


    CITAZIONE (joe 7 @ 18/11/2015, 21:56) 
    Riguardo a Ben Stevens: credo che Nolitta l'abbia "riesumato" per coprire l'ambiguità di Prometeus, come avevo scritto nell'analisi. Un personaggio "famoso" e cattivo come Stevens ha attirato l'attenzione e ha coperto quello che effettivamente fa il "buono ma mica tanto" Prometeus. Credo sia per questo che Nolitta abbia tolto a Stevens il suo stato di vittima e lo abbia trasformato in un semplice delinquente. Insomma, una cosa voluta: tant'è vero che nella storia Stevens viene eliminato in un attimo, mentre la fine di Prometeus e della sua "creatura" è più struggente.

    Già.

    "Ennesima storia in cui Ferri si trova stretto coi tempi di consegna, ed ennesima collaborazione con Bignotti. Il risultato del lavoro in tandem è più che buono, anche se verso il finale è inevitabile notare l'affrettatezza di molte tavole."

    I tempi in cui la serie aveva solo tre disegnatori! XD
     
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    CITAZIONE (Francesco Romani @ 24/12/2017, 14:18) 
    Nolitta fa una storia simile a "Tigre" pur comunque differenziando gli elementi base e mettendo la scienza al posto della magia. Anche quì non manca l' uso del flashback, tipico di alcune delle sue ultime storie. Effettivamente quì Stevens fa più da spalla a Protheus, figura più interessante con il suo misto di genio e follia e perde quel carisma da big boss ossessionato che aveva nella precedente avventura. Tra le scene migliori quella del rapimento di Ultor e e la battaglia nell' arena. Tra le ultimissime storie del nostro, pur trovandola buona, è quella che mi affascina di meno.

    "Ennesima storia in cui Ferri si trova stretto coi tempi di consegna, ed ennesima collaborazione con Bignotti. Il risultato del lavoro in tandem è più che buono, anche se verso il finale è inevitabile notare l'affrettatezza di molte tavole."

    I tempi in cui la serie aveva solo tre disegnatori! XD



    Eppure, con solo tre disegnatori di base, Nolitta è riuscito a raggiungere quota 200 numeri almeno, e senza tante limitazioni di pagine come quelle attuali, con la ghigliottina dei "due numeri, non di più, eccezionalmente tre in qualche anno bisestile". Limitazioni che distruggono le storie, che già sono asfittiche di per sè: ma alcune avrebbero potuto svilupparsi meglio e migliorare senza quella condizione-mannaia. Riguardo alla storia, confermo qui la mia analisi: l'avversario principale di Zagor, per quanto sia in ombra e sia un quasi-alleato, sembra essere Prometeus, che, per quanto tormentato, resta comunque complice delle attività di Stevens, alle quali si ribella solo quando Stevens vuole agire, diciamo, a livello industriale (fare un esecito di esseri alati), senza pensare ai piccoli dettagli tipo la trasformazione di un indiano in un mostro, l'omicidio di Miwok, i vari esperimenti mengeliani sugli indiani... non è tanto lontano da Hellingen, per quanto sembri angelico.
     
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    Sto rileggendo la storia e nonostante l'affetto che nutro per "Il Re delle Aquile" la giudico un buon seguito.
    Nolitta costruisce con grande abilità i misteri paralleli della storia (il ricatto a Robson e il messaggio di Miwok) e realizza una grande sequenza quando Zagor e Cico pernottano nell'accampamento abbandonato dei Munsee.
    In questa storia ammiriamo il Cico "risorsa", sia per via delle sue gag, che spezzano la tensione della storia, sia per il suo intervento insieme a Proteus.
    Capisco che molti abbiano storto il naso riguardo al fatto che Ben Steven, da personaggio grigio, sia diventato un criminale a tutto tondo, ma la motivazione usata (ossia le continue disgrazie da lui subite) rende la cosa accettabile.
    Sebbene non eguagli la bellezza di Titan, trovo Ultor una delle creature più affascinanti del phanteon Zagoriano/Nolittiano.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky @ 21/3/2021, 10:52) 
    Sto rileggendo la storia e nonostante l'affetto che nutro per "Il Re delle Aquile" la giudico un buon seguito.
    Nolitta costruisce con grande abilità i misteri paralleli della storia (il ricatto a Robson e il messaggio di Miwok) e realizza una grande sequenza quando Zagor e Cico pernottano nell'accampamento abbandonato dei Munsee.
    In questa storia ammiriamo il Cico "risorsa", sia per via delle sue gag, che spezzano la tensione della storia, sia per il suo intervento insieme a Proteus.
    Capisco che molti abbiano storto il naso riguardo al fatto che Ben Steven, da personaggio grigio, sia diventato un criminale a tutto tondo, ma la motivazione usata (ossia le continue disgrazie da lui subite) rende la cosa accettabile.
    Sebbene non eguagli la bellezza di Titan, trovo Ultor una delle creature più affascinanti del phanteon Zagoriano/Nolittiano.

    E' la stessa cosa che penso io.

    La prima storia di Ben Stevens che io lessi era proprio quella del "Vendicatore alato": dopo lessi la precedente del "Re delle aquile". Ed entrambe le storie mi avevano coinvolto.

    Se nel Re delle Aquile il dramma era solo quello di Stevens, e lo si scopriva solo alla fine della storia, in tutta la storia del Vendicatore alato i drammi erano molti: i passeggeri morti nel treno, la fine di Miwok, la madre di Ultor, la sofferenza di Prometeus. E Ultor è stato indimenticabile, nel suo essere mezzo uomo e mezzo uccello, senza nemmeno avere più il dono della parola.

    Anche se la storia del Re delle Aquile mi era piaciuta molto, mi aveva impressionato maggiormente proprio quella del Vendicatore alato. In quella storia Ben Steven fa una fine atroce e inizia addirittura la sua storia in modo atroce, con la perdita di una gamba...per non parlare della fine di Ultor e Prometeus.

    E' una storia che mi è rimasta molto impressa. ^_^
     
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    Finito di rileggere la storia.
    Lo scontro nell'anfiteatro é da cardiopalma: una frenetica sequenza di avvenimenti, che lasciano attonito il lettore, che può gustarsi anche le meravigliose didascalie di Nolitta.
    Bella anche la scena della liberazione di Ayala, raffigurata in modo molto realistico.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 28/3/2021, 11:04) 
    Finito di rileggere la storia.
    Lo scontro nell'anfiteatro é da cardiopalma: una frenetica sequenza di avvenimenti, che lasciano attonito il lettore, che può gustarsi anche le meravigliose didascalie di Nolitta.
    Bella anche la scena della liberazione di Ayala, raffigurata in modo molto realistico.

    Concordo in tutto. Hai avuto dei problemi? Il tuo nickname è cambiato.
     
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    Sì, l'ho dovuto reinserire nel messaggio, sennò non me lo pubblicava.
     
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    CITAZIONE (Andrea Micky1 @ 28/3/2021, 15:35) 
    Sì, l'ho dovuto reinserire nel messaggio, sennò non me lo pubblicava.

    Strano, io non ho fatto niente. Si vede che è stato un problema di blogfree.
     
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    Anch'io lessi questo episodio prima di quello de "Il re delle aquile" , perciò non mi posi il problema se Ben Stevens era un personaggio diverso dal precedente. Resto oggi dell'idea che era comunque già passato al lato oscuro già nella prima storia. Solo un pazzo sadico può far sbranare vivo una persona dalle aquile.
    Storia troppo fantastica?
    Direi che l'unico elemento fantastico è l'esperimento di Prometeus, ma viene raccontato in modo da sospendere l'incredulità in modo convincente. Vengono mostrate le difficoltà nel raggiungere il risultato, Stevens fa quello che aveva fatto nel primo episodio, ricatta gli indiani e usa le aquile per i suoi scopi.
    Il paragone con la storiella di Toninelli sul povero Eskimo o con quella del forzato ritorno di Frida non mi sembrano azzeccati.
    Questo episodio mi colpì molto, per tutte le scene elencate nel commento. In particolare fui impressionato dalla sofferenza e dalla rabbia impotente di Zagor nell'arena. Ferri era bravissimo ad illustrare queste scene drammatiche con l'espressività dei suoi volti. Altrettanto superbo era nel creare atmosfere gotiche in una ambientazione western. Gli bastava una roccia, una grotta, un pipistrello, un uomo senza una gamba per farci entrare, con i suoi giochi di luci e ombre, in un mondo nuovo ed irripetibile.
    Prometeus, come dice Joe, è un personaggio molto ambiguo. Per me appartiene a coloro che seguono la teoria secondo cui "il fine giustifica i mezzi", che è un modo di pensare molto pericoloso, perchè giustifica o ignora la sofferenza altrui. E rischia di fare della violenza non il comportamento relativo ad un singolo episodio, quanto un modo sistematico di agire.
     
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    CITAZIONE (Kirihito @ 1/11/2023, 10:59) 
    Anch'io lessi questo episodio prima di quello de "Il re delle aquile" , perciò non mi posi il problema se Ben Stevens era un personaggio diverso dal precedente. Resto oggi dell'idea che era comunque già passato al lato oscuro già nella prima storia. Solo un pazzo sadico può far sbranare vivo una persona dalle aquile.

    Ben Stevens era comunque già malvagio sin dall'inizio: posso capire le sue motivazioni per quello che gli è successo, senza ovviamente giustificarle, ma rapire bambini che non c'entrano, far sbranare vivi dalle aquile qualcuno, tutto solo per raccogliere dell'oro...beh, restano comunque delle azioni da pazzo delinquente.

    CITAZIONE (Kirihito @ 1/11/2023, 10:59) 
    Storia troppo fantastica?
    Direi che l'unico elemento fantastico è l'esperimento di Prometeus, ma viene raccontato in modo da sospendere l'incredulità in modo convincente. Vengono mostrate le difficoltà nel raggiungere il risultato, Stevens fa quello che aveva fatto nel primo episodio, ricatta gli indiani e usa le aquile per i suoi scopi.

    L'importante è stare al gioco: non conta se la situazione è troppo fantastica, l'importante è che sia resa bene. Anche Mary Shelley aveva fatto una storia troppo fantastica con Frankenstein, però l'aveva raccontata bene.

    CITAZIONE (Kirihito @ 1/11/2023, 10:59) 
    Il paragone con la storiella di Toninelli sul povero Eskimo o con quella del forzato ritorno di Frida non mi sembrano azzeccati.

    Anche a me non convincono questi paragoni (era un'osservazione di Ivan, non mia, ma l'avevo lasciata lì perchè faceva parte della sua analisi). Eskimo e Frida erano personaggi usati male, mentre Stevens è stato utilizzato molto bene in entrambe le storie.

    CITAZIONE (Kirihito @ 1/11/2023, 10:59) 
    Questo episodio mi colpì molto, per tutte le scene elencate nel commento. In particolare fui impressionato dalla sofferenza e dalla rabbia impotente di Zagor nell'arena. Ferri era bravissimo ad illustrare queste scene drammatiche con l'espressività dei suoi volti. Altrettanto superbo era nel creare atmosfere gotiche in una ambientazione western. Gli bastava una roccia, una grotta, un pipistrello, un uomo senza una gamba per farci entrare, con i suoi giochi di luci e ombre, in un mondo nuovo ed irripetibile.

    Sia Nolitta che Ferri erano magici nel raccontare, l'uno con la parola, l'altro col disegno. Quando due persone così lavorano insieme, vengono fuori delle meraviglie. Tipo le storie di Stan Lee e Jack Kirby. O Goscinny e Uderzo.

    CITAZIONE (Kirihito @ 1/11/2023, 10:59) 
    Prometeus, come dice Joe, è un personaggio molto ambiguo. Per me appartiene a coloro che seguono la teoria secondo cui "il fine giustifica i mezzi", che è un modo di pensare molto pericoloso, perchè giustifica o ignora la sofferenza altrui. E rischia di fare della violenza non il comportamento relativo ad un singolo episodio, quanto un modo sistematico di agire.

    Se si usano dei mezzi malvagi, senza che tu te ne renda conto diventi malvagio, non importa quale sia il risultato. A che serve salvare il mondo, se perdi la tua anima? A parte il fatto che non si salva nulla usando mezzi malvagi.
     
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