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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 16

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 28 Dec. 2015
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA - 16
    I SETTE CAVALIERI
    Se volete seguire la storia senza i commenti, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire coi commenti, la prima puntata è qui.

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    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e vivono su Fleed come re e regina. Hanno anche avuto un figlio, Rex. Un essere estremamente potente, conosciuto come "Oscuro" fa rapire Rex, mentre Venusia scompare nel nulla e Actarus la crede morta. Ad un certo punto, Actarus è contattato dall'Antico, un misterioso eremita di Fleed, che gli rivela molte cose sull'Oscuro. Venusia si risveglia nella colonia terrestre di Betelgeuse e decide di andare ad arruolarsi di nascosto tra le Amazzoni dell'Oscuro per trovare suo figlio. Intanto Maria, la sorella di Actarus, che vive sulla Terra ed è sposata con Alcor, riceve dalle mani di Procton un messaggio che viene proprio da Actarus...

    Ormai è pomeriggio inoltrato e alla sera arriverà la Cosmo Special di Fleed. Davanti allo spiazzo che c’è dietro l’Istituto di ricerche, tre persone stanno in piedi, come se aspettassero qualcuno. Alcor è il primo a parlare.
    “Ma siete sicuro che arriveranno, professore? Sono ore che aspettiamo!”
    “Se parli della Cosmo Special di Fleed, è già stata avvistata dai miei assistenti. Arriverà dopo il tramonto, più o meno.”
    “No.” risponde l’altro, spazientito “Intendo questi ‘cavalieri’ dell’accidente. Verranno o no? Sono poi all’altezza di Goldrake?”
    “Sono sicuro che sono tutti all’altezza del robot di Actarus. Il punto è che non sono sicuro che verranno, visti i loro impegni. Possiamo solo sperare.”
    “Io ho fiducia.” dice all’improvviso Maria. Poi, come presa da un’intuizione, alza la testa verso l’orizzonte e vede qualcuno avvicinarsi in motocicletta. Mentre la persona diventa più visibile, si accorgono che è una donna, col casco e una tuta gialla aderente. Frena con una sterzata brusca, ma perfettamente controllata. Si toglie il casco, mostrando una cascata di capelli lisci e bruni che fanno risaltare il chiarore della sua pelle.
    “Buonasera, professor Procton. Sono Sayaka dell’Istituto Fotoatomico: mio padre, il professor Yumi, le manda i suoi saluti.”
    “La ringrazio.” risponde il professore. Poi, rivolto verso gli altri, aggiunge: “Vi presento la figlia del professor Gennosuke Yumi, un mio caro amico. Lei guida…” ma Procton non può continuare perché Sayaka ad un certo punto esclama, piena di stupore, guardando Alcor:
    “Koji! Ma cosa ci fai qui? E chi è quella ragazza?”
    Alcor non sa cosa dire e Maria gli chiede, sospettosa: “Che storia è questa? Tu la conosci?”
    Il ragazzo risponde: “Ma…io non so chi sia!”
    “COME?” esplode Sayaka “Ci siamo sposati e dici che non mi conosci?”
    Maria afferra Alcor per il bavero, dicendo con uno sguardo tagliente:
    “Che storia è questa? Stai mica facendo il doppio gioco?”
    Alcor è senza parole e il professor Procton cerca di mettersi in mezzo:
    “Calmatevi…Sayaka, lui si chiama Alcor, non Koji…”
    Sayaka risponde sconcertata, rivolgendosi verso il ragazzo:
    “Vuol dire che quando sei qui cambi nome? Questo è troppo!”
    Sta per aggredire Alcor, quando Maria la ferma afferrandola per un braccio. La situazione sta per diventare incandescente, quando una voce dietro a tutti li ferma:
    “Che succede qui?”
    Voltandosi, vedono una persona simile in tutto ad Alcor. Koji Kabuto era arrivato un attimo fa, ma nessuno l’aveva notato. Rimangono tutti stupiti dalla grande somiglianza tra i due: praticamente, Alcor e Koji sono come gemelli.
    “Ma guarda un po’!” esclama Koji, ridendo “Sono stato clonato!”
    Poi, stringendo la mano ad Alcor, aggiunge:
    “Sono Koji Kabuto, il pilota di Mazinga Z. Scusate mia moglie Sayaka, è sempre un po’ impetuosa.”
    Sayaka, arrossita, cerca di scusarsi per l’errore madornale. Procton cerca di cambiare argomento, dicendo:
    “Porterai anche il Mazinga Z con te, Koji?”
    “E’ già qui, non l’avete visto?” risponde, indicando un punto in alto.
    ”Ho innestato il pilota automatico e mi ha seguito mentre venivo qui in moto. Eccolo che atterra!”
    Un gigantesco robot, con un aliante sulla schiena, atterra a pochi metri da tutti. In braccio porta un altro robot dalle fattezze femminili, con una grande cupola di vetro sulla testa.
    “E’ Afrodite A, il mio robot.” spiega Sayaka “Appena abbiamo ricevuto il vostro messaggio, professor Procton, ci siamo organizzati e siamo partiti. Ovviamente verremo con voi su Fleed.”
    Koji annuisce. “Abbiamo parecchia esperienza di combattimento. Chiunque sia il nostro avversario, se la vedrà brutta.”
    Alcor aggiunge:
    “Curioso, però. Il tuo robot ha un design che assomiglia molto a quello di Goldrake.”
    “Semmai il contrario.” risponde sorridendo Koji “Io combattevo contro le orde del Dottor Hell ben prima che Goldrake venisse sulla Terra. Comunque, è una somiglianza che ha sorpreso anche me. E, sai, non è il solo robot ad essere costruito in questo modo…”
    Alcor rimane colpito dall’osservazione. C’è un altro robot simile a Mazinga Z e a Goldrake? Mentre riflette, si accorge che stanno arrivando altri due motociclisti, un uomo e una donna. Quando si fermano, la donna si toglie il casco: il suo volto, molto regolare, mostra una carnagione scura e lunghi capelli neri e ricci. Una vera bellezza.
    “Buonasera, professor Procton. Sono Jun Tsurugi della Fortezza della Scienza.” dice con voce morbida e serena, accennando un sorriso.
    “Salve, doc.” dice brusco l’altro, che si toglie anche lui il casco, mostrando un volto deciso e determinato. “Sono Tetsuya Tsurugi, il pilota del Grande Mazinga. Ci siamo sentiti ieri.”
    Alcor avverte in Tetsuya qualcosa di diverso dagli altri. Il suo sguardo mostra onestà e coraggio, ma anche una certa spietatezza.
    Mi ricorda in qualche modo il comandante Sadon di Vega, pensa Alcor, ricordando il crudele e astuto pilota del Zas Zas che stava per uccidere Goldrake. Un tipo da non sottovalutare.
    Tutti all’improvviso avvertono un sibilo, poi dal cielo scendono due enormi automi, uno simile a Mazinga Z, ma con le corna e lo stemma sul petto più aggressivi (in linea col pilota, pensa Alcor), l’altro, con fattezze femminili, ha un vago aspetto egiziano e la pelle scura (di sicuro il robot di Jun, indovina Alcor: anche questo coerente col pilota).
    “Il Grande Mazinga e Venus Alfa sono pronti, professor Procton.” dice Tetsuya con fermezza. “Quel tizio ombroso lo faremo a pezzi, garantito!”
    Jun annuisce sicura.
    “Faremo tutto il possibile, professore. Rapire un bambino per ammazzarlo è mostruoso: gliela faremo pagare!”. Certe cose a Jun non vanno proprio giù.
    “Non farti prendere dall’emozione, Jun: è pericoloso in combattimento!” dice Tetsuya.
    “Senti chi parla. L’uomo più calmo del mondo.” conclude lei, beffarda.
    Tetsuya non fa in tempo a replicare: una macchina arriva all’improvviso, e ne scende la guidatrice, una ragazza dai capelli corti e fissati da un cerchietto. Saluta il professor Procton, presentandosi:
    “Sono Michiru Saotome, del Centro di ricerche Getter. Mio padre ha ricevuto il vostro messaggio e ha voluto mandarvi gli elementi più validi della Squadra Getter.”
    Tre uomini erano già scesi dalla macchina: due sono alti in confronto al terzo, basso e corpulento.
    Uno dei tre stringe la mano al professor Procton, dicendo:
    ”Buonasera, professore. Sono Ryoma Nagare, il comandante della Squadra Getter. Può chiamarmi Ryo.”
    Procton avverte, attraverso la stretta di mano, che dietro la gentilezza di quell’uomo c’è una furia combattiva capace di rivaleggiare persino con quella di Tetsuya. Ryo continua:
    “Lui è Hayato Ijuin, il pilota del Getter Due.”
    “Piacere.” risponde un ragazzo con un ciuffo sviluppato tra i capelli neri e lo sguardo arrogante e sicuro di sé.
    “La sua abilità ed esperienza nel combattimento rivaleggiano con le mie, professore, tanto da essere diventato l’istruttore dei nuovi piloti della squadra Getter.” dice Ryo.
    “E’ più pesante insegnare che combattere, prof: per me è una vacanza, mi creda.” risponde imbarazzato l’altro.
    Dubito che sarà una vacanza, pensa Procton, ma credo che lo sappiano tutti, in fondo…
    “E lui è Musashi Tomoe, il pilota del Getter Tre, o Getter Poseidon.” conclude Ryo.
    “E’ un piacere.” risponde l’altro, un tipo basso e tarchiato, facile da sottovalutare, ma terribile in combattimento. Ha affrontato la morte molto più degli altri due piloti.
    “Non solo è in gamba” dice Ryo “ma è stato dato per morto tante volte per poi riuscire a sopravvivere. Lo chiamiamo ‘Musashi l’immortale.’”
    “Aaah, non prendermi in giro, Ryo. Non li stia a sentire, professore, dicono tante sciocchezze…”
    Procton annuisce, dicendo qualcosa, ma dentro di sé sente che non sono sciocchezze.
    Ryo afferma deciso:
    ”La squadra Getter non è seconda a nessuno. Quella specie di ombra rimpiangerà di essersi messa sulla nostra strada.”
    “Seconda mio nonno! Il Grande Mazinga è il più forte!” sbotta Tetsuya, mentre Jun tenta invano di farlo star zitto.
    Ryo sorride. “Lo sapevo che l’avresti detto, Tetsuya. Dopo tutto questo tempo, non hai ancora capito la qualità della squadra Getter?”
    Alcor interviene per calmare gli animi: “Scusate, ma che robot pilotate? Vedo solo quattro astronavi che sono atterrate adesso.”
    Ryo rimane sorpreso:
    “Cosa dici, Koji? Hai perso la memoria? Non ti ricordi più di noi?”
    “Koji sono io, Ryo. Lui è Alcor, l’amico di Actarus.”
    “Cavolo se vi somigliate!” dice Tetsuya, che si accorge solo adesso del fatto. “Non riuscirei a trovare la differenza in nessun modo. Avevi un fratello gemello nascosto, Koji?”
    “Non lo so. Però è necessario che ci conosciamo tutti. Ryo, perché non fai vedere ad Alcor la combinazione Getter?”
    Ryo non si fa pregare. Indica un’astronave bianca ad Alcor e spiega:
    “Quella è l’Astronave Comando. Non si trasforma, è usata soprattutto per la perlustrazione, anche se ha capacità combattive. Lo pilota Michiru. Le altre tre astronavi si combinano così.”
    E, premendo il pulsante di un telecomando, fa vedere che le astronavi si uniscono in tre modi diversi, formando: il robot rosso col mantello, detto Getter uno e guidato da Ryo; il robot col trapano al posto della mano, detto Getter Due e guidato da Hayato; il robot tozzo e senza gambe, detto Getter Tre (o Getter Poseidon quando acquista le gambe), guidato da Musashi.
    “Ecco.” conclude Ryo “Che te ne pare?”
    Alcor è rimasto a bocca aperta. Il suo istinto di inventore si è eccitato per la sorpresa.
    “Straordinario! Ma che razza di progettazione avete fatto per ottenere questo? E’ virtualmente impossibile!”
    Ma un rumore improvviso interrompe la discussione: si sta avvicinando una moto con due alettoni laterali, guidata da un uomo vestito con camicia e pantaloni dotati di frange, insieme a guanti con rinforzi di metallo sulle nocche. Una grande astronave con due enormi cavità laterali lo segue da dietro. Il centauro si ferma davanti a Procton, mentre l’astronave atterra.
    “Buonasera, professore. Sono Hiroshi Shiba, dell’Istituto Fotoatomico del professor Dairi. Jeeg Robot è pronto a combattere!” si presenta l’uomo, stringendo vigorosamente la mano al professore.
    Nello stesso tempo, una graziosa figura femminile scende dalla cabina di pilotaggio dell’astronave e si presenta agli altri con un inchino.
    “Sono Miwa Shiba, la moglie di Hiroshi. Guido il Big Shooter, che permette la trasformazione di Hiroshi in Jeeg Robot. Sono lieta di conoscervi.”
    Ma quanti sono questi robot? Non ne conoscevo nemmeno uno, e ora spuntano come funghi! pensa Alcor, mentre Maria, che aveva osservato con occhio fleediano i robot che erano venuti, valutando la loro potenza e comprendendo che sono allo stesso livello di Goldrake, davanti a Hiroshi è perplessa. Si avvicina a lui fissandolo con attenzione. Dopo un attimo di imbarazzo, dice:
    ”Piacere, sono Maria Grace Fleed, la sorella di Actarus. Vi ringrazio tutti per la vostra disponibilità.”
    Poi si rivolge a Hiroshi.
    “Tu…sei un cyborg, vero? Ma non ho mai visto una simile combinazione di carne e acciaio così perfetta. Nemmeno su Fleed ho visto cose simili.”
    Hiroshi è sorpreso di essere stato riconosciuto così facilmente. Risponde con esitazione:
    “E’ stato un lavoro di mio padre, che è morto tempo fa. Ancora adesso non sanno spiegarsi come abbia fatto.”
    “Posso dirti con sicurezza” dice Maria “che tuo padre ha fatto un miracolo. Un cyborg lo percepisco senza problemi, ma ho fatto molta fatica a riconoscerti come tale. In sostanza, sei un equilibrio perfetto tra uomo e metallo. Incredibile.”
    “Non so se vantarmene.” risponde Hiroshi, mentre un’ombra all’improvviso copre tutti: è arrivato un altro robot gigante, questa volta con un volto simile a quello umano, con le labbra ben delineate e una sorta di effigie sulla fronte, dove al centro si trova un cerchio rosso. Una navicella esce dal corpo dell’automa: osservandola meglio, si capisce che è una macchina volante, che atterra sulle ruote. Mentre tutti sono sorpresi, gli sportelli della macchina si aprono e ne esce una persona coi capelli tendenti al verde e che indossa una tuta arancione con un casco sottobraccio.
    Con questa le ho viste tutte, pensa Alcor.
    “Haran Banjo del Daitarn 3.” dice l’uomo, toccandosi la fronte con l’indice e il medio uniti, in una posa sbruffona da simpatica canaglia. “Sono lieto di aver ricevuto il vostro messaggio: avevo bisogno di un po’ di azione!”
    “Lieto di conoscervi, signor Banjo.” risponde Procton, un po’ perplesso, accorgendosi che la macchina dalla quale era sceso traballa un po’: subito dopo scende giù un gruppo di persone vocianti e agitate che non si riesce a distinguere bene. Alla fine una di loro si alza: una donna molto bella, dai capelli biondi e vaporosi che attrae lo sguardo di tutti i maschi presenti. Tira fuori da una tasca uno specchietto per mettersi a posto, poi lo chiude e si presenta con un sorriso da fotomodella:
    “Buonasera a tutti. Mi chiamo Beauty Tachibana, e sono l’assistente di Banjo.”
    “Non cominciare a darti tante arie, cocca.” dice un’altra donna dietro di lei, coi capelli bruni e lisci, tranne i riccioli accanto alle orecchie. E’ vestita all’ultima moda e in quanto a bellezza non ha niente da invidiare all’altra. Rivolta agli altri, con un inchino di saluto dice:
    “Buonasera. Sono Reika Sanjo, dell’Interpol. Aiuto volentieri Banjo nelle sue imprese.”
    “Lo sapevo che avresti sbandierato la storia dell’Interpol. Sempre a volerti far notare, eh?” dice la bionda, e Reika la guarda storta.
    “Partecipo anch’io!” dice un ragazzo dai capelli ricci.
    “Basta, Toppi!” rispondono all’unisono le due.
    Beauty aggiunge:
    “Quando abbiamo scoperto che ti eri infilato di nascosto nel Daitarn, abbiamo cercato di prenderti e per colpa tua siamo usciti in quel modo dalla macchina davanti a tutti! Ci hai fatto fare una figuraccia! Questa faccenda non è una cosa per bambini!”
    E Reika rincara:
    “Per una volta sono d’accordo con quella lì. Banjo, fai qualcosa per questa piccola peste!”
    Rassegnato, Banjo emette un sospiro e si avvicina a Toppi, piegando le gambe e mettendogli una mano sulla spalla. Con tono solenne, dice:
    “Toppi, questa volta non è una cosa come contro i Meganoidi: ci stiamo mettendo contro un impero. Stavolta rischiamo davvero di morire. E’ meglio se stai qui, il rischio è troppo elevato!”
    Toppi ascolta a braccia incrociate, poi si avvicina a Banjo e gli sussurra nell’orecchio:
    “Vuoi che dica a tutti dove sei stato l’altra notte?”
    Banjo arrossisce e risponde a voce bassa:
    “Non farai mica una simile carognata, vero?”
    “Tu che ne dici?” risponde Toppi con un sorriso da gatto sornione.
    Banjo si alza e tossisce leggermente.
    “Ehm…in fondo Toppi è cresciuto, ormai ha imparato molte cose, dopotutto è un tipo in gamba, lo sapete anche voi, ragazze.”
    “Vuol dire che viene con noi?” dice una.
    “Che assurdità dici, Banjo!” afferma l’altra.
    Mentre Banjo cerca di calmare le sue assistenti, un uomo tranquillo e posato, vestito in modo elegante con giacca e papillon, piuttosto anziano ma ancora vigoroso, con un paio di baffi bianchi ben curati, scende tranquillamente dalla macchina e si avvicina al professor Procton stringendogli la mano e facendo un leggero inchino.
    “Buonasera, professor Procton. Mi chiamo Garrison Tokida e sono il maggiordomo del signor Banjo. Sono molto lieto di fare la sua conoscenza: ho letto con interesse il suo ultimo articolo sui fotoni ad energia rallentata sullo Scientific American.”
    “Ah...piacere di conoscerla, signor Tokida.”
    “Non faccia caso a loro.” soggiunge Garrison, indicando col mento Banjo e compagnia. “A prima vista non sembrano tipi seri, ma le assicuro che sono tutti ottimi combattenti.”
    “Straordinaria quella macchina che vola” dice Alcor, mentre gli brillano gli occhi nel guardare l’apparecchio.
    “E’ la Mach Patrol, ragazzo.” risponde Garrison “Può andare fino a 10 Mach in formazione aerosistema. Un vero gioiellino, se mi concedi l’espressione.”
    Procton alza la testa e dice:
    “Credo che sia giunto il momento della partenza.”
    Infatti la Cosmo Special di Fleed è arrivata e sta atterrando. Tutti sono silenziosi attorno all’enorme astronave. Da uno sportello aperto escono due ragazze fleediane insieme a un piccolo robottino fluttuante.
    “Buonasera a tutti” dice la prima, con capelli rossi fiammeggianti e una tuta aderente. Porta una pistola al fianco.
    “Sono Keiko Tachibana, della Guardia Reale. Il re vi manda i suoi saluti.”
    “E io sono Yuriko, sua sorella.” dice l’altra, dai capelli neri corvini e con la stessa tuta di Keiko. “Lieta di conoscervi. Ah, e lui è il robot Herbie.”
    Il robot emette un pigolio in segno di saluto.
    “Bè, è ora di partire, quindi.” dice Alcor “Anche l’altra Cosmo Special è pronta, vi seguirò con quella.”
    “Non ce n’è bisogno.” afferma Keiko “ Quell’astronave può seguirci se si installa il comando automatico. Così puoi salire con noi. Mia sorella può farlo in un attimo: con le macchine è un genio.”
    “Consideralo fatto.” dice Yuriko e si allontana dicendo al robot: “Seguimi, Herbie.”
    Poi, con aria preoccupata, Keiko si rivolge a Procton:
    “Avete trovato i ‘sei cavalieri’ di cui parlava il re?”
    “Bè, più di sei sicuramente.” afferma Procton, ma Maria lo contraddice.
    “Purtroppo no.”
    Gli altri si voltano verso di lei con aria interrogativa.
    “In fleediano ‘cavaliere’ significa anche ‘gruppo di cavalieri’. E qui i gruppi sono cinque, non sei: Mazinga Z, il Grande Mazinga, Getter Robot, Jeeg Robot e Daitarn 3. Purtroppo ne manca uno.”
    “Non c’è più tempo.” dice Procton “Spero che bastino.”
    “Lo spero anch’io.” risponde Maria, un po’ dispiaciuta. Magari la mia interpretazione è sbagliata, pensa.
    Subito però un urlo squarcia la tranquillità del tramonto. Una specie di cometa atterra davanti a tutti, rotolando e andando a sbattere contro la Cosmo Special.
    Tetsuya e Jun stentano a credere ai loro occhi, appena la polvere sollevata si deposita e si riesce a veder bene la ‘cometa’ caduta. E’ il Boss Borot!
    Infatti, dalla sua apertura-bocca escono fuori Boss e i suoi due assistenti, Nuke e Mucha, piuttosto sballottati.
    “Boss, che cavolo fai qui?” grida Tetsuya, fuori di sé.
    “Ah, Tetsuya, brutto vigliacco!” esclama Boss appena lo vede, prendendolo per il bavero “Volevi lasciarmi fuori da quest’affare per farti bello davanti a Jun, eh?”
    “Che scemenze dici, Boss? Qui è roba seria, non capisci? E’ una guerra!”
    “Perché, quella contro Mikene era un balletto? Dico! Rapiscono un bambino per ammazzarlo, e Boss Borot non fa niente? Storie! Togliti dalla testa l’idea di mettermi da parte!”
    “Come fai a sapere tutto questo, Boss?” chiede Jun perplessa.
    “Ho le mie fonti di informazione.” dichiara Boss a testa alta, occhi chiusi, con la mano sul petto e mantenendo un tono solenne.
    Nuke sottovoce dice a Mucha:
    ”E’ stato il corvo-spia, vero?”
    “Certo!” risponde l’altro “Nello spionaggio è bravissimo, come pure a fare le foto a Jun di nascosto quando…”
    Il cazzotto di Boss scende rapidissimo sulla testa di Mucha, facendolo zittire all’istante, mentre Jun chiede:
    “Perché hai colpito Mucha? Cos’ha detto?”
    “Le sue solite stupidaggini, lascialo perdere.” dice Boss imbarazzato.
    “Mi sembrava di aver sentito il mio nome.” dice Jun, sospettosa.
    “Hai capito male. Non perdiamo tempo, ragazzi, andiamo! Boss Robot è qui, e con lui vincerete di sicuro!”
    Alcor si avvicina a Tetsuya e gli chiede:
    ”Ma…il robot di quello lì è forte?”
    “Che domande fai, Koji…ah, Alcor! Bè, lui è un imbecille, ma si impegna sul serio. Visto che non c’è niente di meglio e che è impossibile mandarlo fuori dai piedi…” risponde il pilota del Mazinga, allargando le braccia.
    “Sento che è un uomo coraggioso. Spesso questo basta.” dice Maria, che era dietro di loro.
    “Stai dicendo che con Boss i ‘sei cavalieri’ sono stati completati?” chiede Alcor, confuso.
    “Credo di sì.” risponde la fleediana.
    “Certo che sì!” afferma deciso Boss e scoppia in una risata. “Ora vedrai, Tetsuya, di che pasta è fatto Boss Borot!”
    “Purtroppo lo so.” risponde l’interpellato, pieno di sconforto.
    Yuriko, la pilota fleediana, ritorna da sua sorella: il secondo Cosmo Special è pronto. Scambiandosi gli ultimi saluti, tutti salgono sull’astronave, che si solleva silenziosa e si allontana, seguita dalla Cosmo Special terrestre.
    Il professor Procton li vede allontanarsi in silenzio, insieme ai suoi assistenti.
    “Bene, bene.” dice una voce alle loro spalle.
    Voltandosi, vedono Rigel appoggiato a un muro, con una spiga di grano in bocca. Mizar, seduto a terra, li osserva sorridendo.
    “Ma…cosa fate qui?” chiede Procton, sorpreso.
    “Abbiamo voluto vedere la sfilata di nascosto. Un vero spettacolo!” risponde Rigel “Mia figlia Venusia è già salva con tipi simili! Ricordate, professore, che alla fine li voglio tutti al ranch a festeggiare!”
    “Come facevate a sapere tutto?”
    “Credete, professore, che col cannocchiale io guardi solo gli extraterrestri? E che con la radio io ascolti solo le comunicazioni spaziali? E che Mizar possa nascondermi qualcosa? E’ stata dura convincerlo, questo sì. Comunque andiamo a casa, ragazzo. E’ già notte, e abbiamo un ranch da mandare avanti.”
    “OK, papà. Buonanotte, professore.” saluta Mizar.
    E i due si allontanano, sotto lo sguardo sorpreso e sorridente di Procton. E’ così facile prendere sottogamba uno come Rigel!
    Tira fuori la pipa, soddisfatto. Pensa che con una simile combinazione di robot giganti, qualunque nemico subirà alla fine una disfatta. Ma in quel momento, nel castello di Darkhold, sta avvenendo la riunione dei sei Generali dell’Oscurità, e, se Procton li vedesse, avrebbe qualche dubbio sul successo.

    Continua qui

    COMMENTI:
    Visto che Koji Kabuto e Alcor sono ufficialmente lo stesso personaggio, ma in pratica non hanno nulla in comune, ho preferito fare in modo che fossero due personaggi diversi, quasi due gemelli che non sono fratelli. Questo ha potuto semplificare di molto la storia, senza appesantirla con mille spiegazioni e background.
    Keiko e Yuriko sono un omaggio a Yuri e Kei di Dirty Pair ("Kate e Julie" in Italia).

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    Edited by joe 7 - 7/1/2016, 22:39
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