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  1. FANFICTION GRANDE OMBRA - 25

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 12 Jan. 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 25 -
    ADDIO, VENUSIA!

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui.

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    Immagine presa da: Deviantart di Ner Tamin


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e vivono su Fleed come re e regina. Il loro figlio appena nato, Rex, viene rapito dall' Oscuro, un essere misterioso che vive sul pianeta Acheronte: vuole sacrificare il bambino tra sette giorni. Venusia scompare nel nulla e Actarus la crede morta: però Venusia è viva e decide di andare ad arruolarsi di nascosto tra le Amazzoni dell'Oscuro per trovare suo figlio. Seguendo le indicazioni dell'Antico, un sapiente di Fleed, Actarus sa che Venusia è viva e prepara l'attacco all'Oscuro chiedendo aiuto ai suoi compagni, ai quali è stato dato un cristallo che permetterà loro di trovare i cristalli corrispondenti che permetteranno di sconfiggere l'Oscuro. Il problema è che questi cristalli da trovare sono difesi dai potentissimi Generali dell'Oscuro...e il tempo stringe. Boss Robot per puro miracolo riesce a sconfiggere il generale Feral con l'aiuto di Lisa Vold, una ragazza lupo...

    Actarus guarda lo spazio in silenzio. Nella zona d’ombra, dove si trovano adesso, non ci sono stelle: sembra di nuotare nell’inchiostro di china.
    “Com’è possibile orientarsi in un buio simile?” esclama una persona dietro di lui. Voltandosi, Actarus vede Alcor che gli si era avvicinato.
    “Siamo sincronizzati sulle linee di emissione dei cristalli che cerchiamo” risponde Actarus “Sono loro che ci fanno da guida. Quando arriviamo a un pianeta, all’improvviso troviamo un sole che lo illumina e satelliti e tutto quanto, come un comune sistema solare. Credo che questa “zona d’ombra” sia una specie di tunnel dimensionale”
    “Però, sembri il professor Procton. Ma pensavi a questo quando guardavi fuori?”
    “No…” risponde Actarus con un sussurro.
    All’improvviso si sente una sirena e una voce che dice:
    “Astronave in arrivo. Sta attraccando.”
    I due si guardano in faccia e capiscono: Boss è tornato. Tutti quanti si accalcano al portello di comunicazione dell’hangar: ad un certo punto, ne esce Boss che tiene in alto il cristallo rosso con aria trionfante. Nuke e Mucha lo seguono. Gli amici si complimentano con Boss, quando dalla porta entra un’altra persona, totalmente inaspettata. Una ragazza dall’aspetto selvaggio, coi capelli raccolti in una treccia e vestita di pelle. Porta con sé sulla schiena una borsa legata ad una corda che tiene saldamente in mano.
    Hola, amigos! Però, siete in tanti!” esclama il personaggio misterioso, alzando una mano in segno di pace. Ha un sorriso allegro e uno sguardo curioso. Si avverte però qualcosa di ferino nei suoi movimenti.
    “E chi sarebbe questa, Boss?” chiede Tetsuya, sconcertato.
    “Bè…è una ragazza lupo di quel pianeta, ci ha aiutati…voleva venire qui a tutti i costi…si chiama Lisa”
    “Lisa Vold, hombre. Vedo che siete tutti qui per combattere. Ci sarà da divertirsi.” Si avvicina a Tetsuya, guardandolo fisso. “Hmm..sei tu il più forte?”
    Jun si mette subito in mezzo “Che razza di domande fai?” chiede sconcertata. Lisa la osserva interessata e dice:
    “Però, una muchacha tutta nigra…perché ti comporti così? Sei la sua padrona?”
    Jun non sa che dire e si rivolge con lo sguardo a Boss, che, imbarazzato, interviene:
    “Calmati, Lisa…Scusate, viene da un mondo diverso e quindi, insomma…”
    “Non ci sono problemi, Boss” dice Actarus “se è un’amica tua, è anche amica nostra. Benvenuta nella Cosmo Special, Lisa Vold” dice alla ragazza lupo, stringendole la mano “Spero che ti trovi bene qui”
    Seguro que sì. Mi piace stare in mezzo a tanti locos che hanno il coraggio di sfidare l’Ombra!”
    Tutti si riuniscono al gruppo di Boss e alla ragazza lupo per ascoltare la storia, facendo mille domande. Actarus si allontana un momento. Quando stava guardando fuori nello spazio, non pensava all’Ombra o a cose simili. Si chiedeva dove fosse Venusia.

    La macchina volante ha raggiunto lo Spazioporto, alla capitale di Betelgeuse. Ne scendono due persone: un ragazzo con una borsa e una donna dai capelli corti e vestiti casual. Anche lei porta una borsa con sé. Venusia e Jimmy si guardano intorno, un po’ smarriti. Ad un certo punto, Jimmy esclama:
    “Da quella parte, Venusia!”
    “Non chiamarmi così, Jimmy! Te l’ho detto, è meglio che io non sia riconosciuta: chiamami Hikaru!” risponde Venusia, spaventata.
    “Ma in questa folla chi vuoi che ti conosca?”
    “Non si sa mai”
    A Venusia era dispiaciuto farsi tagliare i capelli: ora li ha esattamente come un tempo. Ma non ha scelta: deve cercare di nascondersi il più possibile. E’ vero che Jezabel la crede morta, ma la prudenza non è mai troppa.
    “Ecco un bar: sediamoci un attimo” dice Jimmy. Venusia è d’accordo: ha bisogno di fermarsi un momento e di fare mente locale. L’ambiente è pieno di alieni di mille pianeti diversi: alcuni di forma umana, altri di forma simil-umana e altri per niente umani. Anche se è una babele di voci, Venusia capisce quasi tutto quello che dicono.
    “Come funziona il traduttore universale?” chiede Jimmy a Venusia, appena si siedono. Lei si guarda il braccialetto al polso e risponde:
    “Alla perfezione”
    “Era piuttosto danneggiato quello che avevi addosso quando ti avevo trovato sulla spiag…”
    “SST!!” lo zittisce Venusia mettendogli subito una mano sulla bocca. “Non parlare di queste cose, Jimmy! E ricorda, io sono Hikaru!” dice con un sussurro.
    “Scusa…Hikaru. I tuoi documenti sono a posto?”
    “Certo” dice Venusia, osservandoli un’ennesima volta. “Hikaru Makiba del pianeta Deneb 5” legge “Ma esiste un pianeta con un nome così?”
    “Sicuro. Ha diecimila razze e più di un miliardo di dialetti. E’ fuori dalle linee commerciali, una zona di sbandati. E’ praticamente impossibile dire che quel documento…”
    Stava per dire “è falso”, ma Venusia lo zittisce subito. Si avvicina un cameriere gigantesco, dalla testa pelata e gli occhiali scuri. Con voce cupa chiede:
    “I signori desiderano?”
    “Ah…due birre, grazie” risponde Jimmy.
    “Ma quello lì è il buttafuori?” chiede Venusia, stupita.
    “Anche. Sai, vicino allo Spazioporto c’è della gente un po’ turbolenta” poi aggiunge “Come sei messa a soldi?”
    “Tuo padre ha ottenuto mille crediti vendendo la mia collana. Penso che basti per il viaggio. Comunque ho ancora qualche pezzo della collana, per ogni evenienza”
    “Dunque sei proprio decisa ad andare a Bespin”
    “Te l’ho detto, Jimmy: non ho scelta”
    Jimmy emette un sospiro, poi tira fuori da una tasca un foglio e lo mostra a Venusia.
    “Questo è l’orario dei treni”
    “Treni? Ma Bespin è un pianeta, non una città: devo andare su un’astronave, Jimmy!”
    “Strano che tu non lo sappia. Comunque, ci sono dei treni spaziali che collegano un pianeta con l’altro. Sono il mezzo più sicuro e veloce. Un’astronave ci metterebbe dei giorni per arrivare lì, solo un treno spaziale può portarti a Bespin in un giorno di viaggio. Il problema è che è molto costoso. Io non ci sono mai andato sopra. Comunque mille crediti sono una bella cifra, dovrebbero bastare”

    “Cinquemila.”
    “Cosa avete detto?” chiede Jimmy, a bocca aperta.
    “Cinquemila crediti per Bespin solo andata” replica il bigliettaio, seccato.
    “Ma è una rapina!” esclama il ragazzo, scandalizzato. Venusia gli tira il vestito, facendogli cenno di lasciar stare.
    I due si siedono su una panchina con aria sconsolata, in mezzo a decine di treni e binari. Qualche treno parte, altri arrivano e altri stanno fermi in attesa della partenza. Un viavai continuo di gente passa frettoloso e non fa caso a Jimmy e Venusia.
    “Maledizione” sbotta ad un tratto il ragazzo “Neanche fosse fatto d’oro, il treno! Cinquemila crediti! Cosa facciamo, Ve..Hikaru?”
    Venusia non sa cosa rispondere. Deve andare a Bespin ad ogni costo, e subito. Lì ci sono le Amazzoni. Che ti possono portare da Jezabel. E da Rex. Deve andare.
    “L’unico modo” sussurra Venusia “è l’imbarco clandestino”
    Jimmy si mette in piedi davanti a Venusia “Ma è pericoloso! C’è la pena di morte qui per i clandestini!”
    “Scusate” dice una voce gentile dietro di loro.
    Jimmy sussulta e si volta. A parlare è stata una donna vestita di nero da capo a piedi, con un colbacco in testa, anch’esso nero, come pure la valigia che porta con sé. Ha lunghissimi capelli biondi e uno sguardo dolce e misterioso. Si rivolge a Venusia, dicendo:
    “Lei è Hikaru Makiba?”
    “Sì” risponde completamente sorpresa.
    “Questo è per lei” e le porge un biglietto del treno. Venusia lo prende e lo osserva: è quello per Bespin.
    “Deve scrivere il suo nome sulla linea tratteggiata” continua la donna misteriosa. Venusia non riesce a crederci.
    “Ma…io non ho cinquemila crediti da darle!”
    “Non ha importanza” risponde lei, allontanandosi “Tenga il biglietto e faccia buon viaggio, Maestà!”
    Prima che i due, stupiti, possano rispondere, lei è già lontana.

    Un ragazzo, in piedi davanti ad un treno in procinto di partire, si guarda in giro con aria agitata. Ha un cappello beige a larghe tese e un mantello dello stesso colore, che lo avvolge come un poncho. Si tranquillizza quando vede la donna dal colbacco nero che le si avvicina.
    “Meno male che sei arrivata in tempo, Maetel” dice con ansia il ragazzo “Il treno sta per partire”
    “Scusa, Tetsuro. Avevo un impegno importante, ma ora possiamo andare”
    La donna sale sul predellino, quando Tetsuro le chiede:
    “Maetel…”
    “Sì?”
    “Scusami, ma…quel biglietto…a chi l’hai dato?”
    “E’ una storia lunga, Tetsuro. Per ora non posso dirtelo” Dopo un momento di pausa, aggiunge: “L’universo, Tetsuro, è pieno di misteri e noi ne comprendiamo solo una piccola parte. Sappi però che tutto ha un senso e una fine. Andiamo, il viaggio che dobbiamo fare è lungo”
    Salgono tutti e due. Il treno fischia, emettendo fumo, e, sferreggiando, spostandosi lentamente poi via via più veloce, mostra il numero di matricola “999” sulla fiancata. Ascende sulla rampa e scompare nello spazio.

    Arriva il momento della partenza anche per il treno di Venusia. Jimmy ha lo sguardo triste.
    “Avrei voluto venire con te…” le dice.
    “Voi partite domani per la Terra. I tuoi genitori hanno bisogno di te, Jimmy, e poi non volevi vedere il tuo pianeta natale?”
    Il ragazzo non risponde.
    “Da sola, è difficile che sia notata; ma in due, sicuramente gli unici che sono della Terra…attireremmo l’attenzione e sarebbe pericoloso”
    “Già” dice Jimmy, poco convinto.
    “Quando questa storia sarà finita, verrò a trovarti sulla terra, Jimmy. Te lo prometto”
    Dopo un momento di silenzio, Jimmy, di getto, le dà un oggetto metallico.
    “Tieni. E’ una cosa che avevo fatto tempo fa. Accettalo come regalo”
    Venusia osserva l’oggetto.
    “Grazie, Jimmy…cos’è?”
    “E’ un piccolo teletrasportatore. Serve solo per trasportare gli oggetti, non le persone. Può esserti utile. Qui ci sono le istruzioni” dice Jimmy, consegnando un foglio a Venusia.
    “Grazie, Jimmy…” ripete Venusia, commossa “Sei stato molto gentile e mi hai aiutato parecchio. Ti verrò a trovare con Actarus, te lo prometto…mi hai dato il tuo indirizzo?”
    “E’ sul foglio che ti ho dato”
    Venusia lo legge, ma per un momento non capisce.
    “Ma…non ti chiami Jimmy Nakashima?”
    “No, Nakashima è il nome di mio padre, non il cognome. Mi chiamo Jimmy Rei”
    “Jimmy Rei…suona bene!”
    Il treno fischia, segno che sta per partire. Venusia stringe a sé Jimmy e lo bacia sulla guancia.
    “Addio, Jimmy…tornerò, te lo prometto!” dice lei, salendo sulla carrozza.
    Il treno si allontana pian piano, mentre Jimmy lo segue, prima camminando, poi correndo, salutando Venusia, che si è affacciata al finestrino. Poi il treno sale lungo la rampa e si allontana in cielo, diventando un puntino davanti agli occhi di Jimmy, che adesso si sente solo. Gli era piaciuto stare con Venusia in quei giorni, e rimpiange che siano passati così presto. Ancora una volta si chiede se non sarebbe stato meglio andare con lei. Si incammina, silenzioso e indifferente alla folla, verso la sua macchina volante. Prima di partire, dà un’ultima occhiata allo Spazioporto di Amuro, la capitale di Betelgeuse. Jimmy ancora non lo sa, ma questo nome gli resterà impresso, e uno dei suoi discendenti lo porterà in futuro, guidando un robot che diventerà leggenda.
    Ma questa è un’altra storia.

    La storia continua qui.

    COMMENTI: Hikaru Makiba è il nome originale di Venusia, che qui ho messo ironicamente come falso nome. I richiami a Gundam e Galaxy Express 999 sono troppo evidenti per gli appassionati: è da notare che forse qualcuno avrà intuito che il cameriere gigantesco, pelato e con gli occhiali, è Umibozu di City Hunter.

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    Edited by joe 7 - 14/1/2016, 15:50
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