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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 31

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 26 Jan. 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 31 -
    VENUSIA A BESPIN - INCONTRO CON LE AMAZZONI

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui.

    50a


    RIASSUNTO: Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, dopo diverse peripezie, Venusia arriva sul pianeta Bespin per arruolarsi sotto falso nome tra le amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, per salvare Rex.

    In un altro paio di negozi, Venusia compera dei vestiti adatti a poco prezzo, insieme ad una cotta di maglia ferrata da mettere sotto la camicia, che non guasta di certo. Si mette una fascia sulla fronte per trattenere il sudore e tenere fermi i capelli. Adesso sembra quasi una spadaccina. Guardandosi allo specchio, pensa sorridendo: Chissà che direbbe Actarus, se mi vedesse così.
    Trovare l’Osteria del Moro è stato più facile di quello che pensava. Dopo aver pagato per una camera, si fa una doccia e mangia un po’ di pane e vino. Dopo aver finito la piccola cena, si stende sul letto con l’asciugamano addosso, tenendo in mano la spada inguainata. La estrae in parte, osservando che luccica con facilità. Si alza a sedere e, incrociando le gambe, estrae del tutto la spada.
    Impressionante, pensa. All’inizio mi sembrava pesante, ma adesso mi sono un po’ abituata. Ha sempre il suo peso, comunque. Il Capitano Amauta doveva avere una bella forza per maneggiare queste cose. Venusia fa muovere e roteare la spada, ammirando lo scintillio della lama. Ma non bisogna perdere tempo. Venusia si veste subito e scende nel salone dell’osteria, mostrando una moneta al barista.
    “Senta, vorrei un’informazione…” dice “…dove posso trovare le Amazzoni?”
    Il barista, con un sorriso sotto i baffi, le spalanca la mano davanti, per avere la moneta. Appena Venusia gliela porge, lui le indica una donna piuttosto alta e robusta, che beve birra seduta al banco. Ha i capelli neri e corti, con una lunga treccia che scende lungo la schiena. Ha addosso una cotta di maglia metallica. Porta una spada al fianco e un pugnale davanti. Mostra la schiena a Venusia. Lei si avvicina alla donna, quando un uomo barbuto, muscoloso e col corpo pieno di cicatrici, le si avvicina.
    “Dove vai, bellezza?” dice, bloccandole il passaggio “Non vuoi stare un po’ col vecchio Kai Shaak?”
    Questo è ubriaco fradicio, pensa Venusia. Sta per reagire, quando si accorge che l’uomo viene sollevato da terra all’improvviso da qualcuno che l’ha preso per il collo.
    “Non ci si rivolge così alle signore, ragazzo. Un collo rotto dà fastidio, sai?” dice una voce dietro di lui. Kai Shaak viene mollato all’improvviso e cade a terra malamente. Imprecando, si volta e capisce che è stata l’amazzone di prima ad afferrarlo. E stasera all’osteria ce ne sono molte. Meglio lasciar perdere. Si alza e si allontana stizzito.
    “Ti ringrazio” dice Venusia all’amazzone.
    “Figurati. Su, vieni a bere qualcosa. Stasera mi sento allegra, offro io.” Le porge un boccale pieno di birra. “Su, bevi!”
    Woah, questa è una bottiglia intera, altro che un bicchiere, pensa Venusia, spalancando gli occhi. Comunque, beve fin che può, poi lascia lì, mezzo brilla.
    “Roba da matti. Così poco? Vieni da un convento di educande, fiorellino?” commenta l’altra, bevendo il suo boccale tutto d’un fiato. Dopo un bell’”Aaaah”, mette giù il boccale vuoto e dice:
    “Mi chiamo Caledonia, fiorellino. Tu come ti chiami e da dove vieni?”
    “Ah…io…mi chiamo Hikaru Makiba e vengo da Betelgeuse. Tu sei un’amazzone, giusto?”
    “Ti sembro Cappuccetto Rosso? Cosa ci fai da queste parti, fiorellino?”
    “Ecco…vorrei essere una di voi!”
    Caledonia per un momento non crede alle sue orecchie. Poi scoppia in una risata.
    “Va a casa dalla mamma, fiorellino, che è tardi!”
    “Ma dico davvero! Cosa devo fare per arruolarmi?”
    L’amazzone la squadra dall’alto al basso. Una ragazza cresciuta, un buon portamento, capelli corti con la fascia rossa, ma ha troppo l’aria da principiante. Sta per mandarla via, quando il suo sguardo cade sulla spada. Molto ben curata, da spadaccina esperta. Che mi sia sbagliata?
    “Ascolta, ragazza…Hikaru, giusto?” dice lei.
    “Sì”
    “Bene, Hikaru…non è certo un nome che suona bene, ma non conta. Perché vuoi venire con noi? La paga è buona, ma i rischi sono grossi”
    “Ecco…ci tengo moltissimo a diventare un’amazzone. Tutto qui.”
    “Hmmm…” risponde lei, poco convinta. Non ha l’aspetto di spadaccina, eppure porta un’ottima spada. Strano. “Comunque, non devi rivolgerti a me per entrare nella nostra legione. Devi parlare con Jocasta, il capitano.”
    “Non è Jezabel il capitano?”
    “Ma cosa dici? Jezabel è la comandante di tutte le divisioni delle Amazzoni. Noi siamo appunto la Terza Divisione, sotto il comando di Jocasta.”
    “E il vostro comandante, dove posso trovarlo?”
    “E’ occupato” risponde Caledonia, indicando una folla di gente che rumoreggia in fondo alla sala. Sono tutti intorno ad un tavolo, levando bicchieri di birra e festeggiando, mentre una donna dai capelli biondi e lunghi balla sopra il tavolo, accompagnata da una musica, tenendo in mano due coltelli che fa passare abilmente da una mano all’altra in continuazione, senza sbagliare mai. Si muove in modo sinuoso e rapido, con scatti improvvisi e rapidi rialzi, alzando ed abbassando i coltelli come fossero sfere di giocoliere. Porta addosso un bikini rivestito da piastre di metallo e i suoi piedi nudi si muovono come da soli, al passo con la musica di sottofondo.
    La folla entusiasta scandisce: “Jocasta! Jocasta! Jocasta!”
    Venusia resta interdetta davanti allo spettacolo, e anche affascinata dall’eccezionale abilità della donna. Le sembra impossibile che riesca a manovrare quei coltelli senza sbagliare né tagliarsi: neanche li guarda.
    “Quella…ballerina è il vostro comandante?” chiede Venusia all’amazzone dai capelli rossi, che sta bevendo un altro boccale di birra.
    “Certo” risponde lei, asciugandosi la bocca “Prima di entrare nelle Amazzoni, faceva appunto la ballerina. Oggi siamo fuori servizio, e a lei piace divertirsi così. Ognuno ha i suoi modi.”
    In quel momento, la musica cessa e Jocasta raccoglie in una mano i due coltelli, facendo un inchino, davanti al quale la folla esplode in un boato di acclamazioni, applausi e fischi.
    “Grazie, ragazzi. Torno più tardi, mi è venuta sete” dice la comandante, scavalcando con un salto la gente ed atterrando in piedi tra l’ammirazione di tutti. Avvicinandosi al banco, Jocasta nota una ragazza sconosciuta accanto a Caledonia.
    Strano, pensa, di solito, una come Caledonia fa scappare tutti.
    “Una birra, oste, muoviti” dice Jocasta al barista, asciugandosi il sudore con un panno. Mette i coltelli nelle fodere ed affronta il suo luogotenente. “Chi è quella ragazza, Caledonia?”
    “Vuole parlare con te”
    “Con me?”
    “Sì. Vuole diventare un’amazzone. Si chiama Hikaru qualcosa.”
    “Hikaru Makiba, comandante. Lieta di conoscerla” dice Venusia, salutando con un inchino.
    Jocasta non risponde e beve la birra dal boccale. Una volta finita, appoggiando i gomiti al banco, fissa Venusia negli occhi e dice:
    “Vuoi diventare una di noi?”
    “Sì” dice lei, decisa.
    “Non ho tempo per i preliminari, domani sera dobbiamo partire. Vediamo di fare alla svelta. Sei libera domani a mezzogiorno?”
    “Certo”
    “Bene” dice la comandante. Poi si volta verso un punto della sala e grida:
    “Isparana!”
    Una donna dallo sguardo duro e lunghi capelli neri si alza da un tavolo e si avvicina a Jocasta. Ha due spade legate sulla schiena. Jocasta si rivolge a Venusia.
    “Hikaru Makiba, questa è Isparana dalle due spade. Se vuoi entrare nelle Amazzoni, devi combattere contro di lei. Il duello si terrà domani a mezzogiorno, dietro l’Osteria del Moro. Sei d’accordo?”
    Venusia per un momento resta interdetta. Non ha mai avuto una spada in mano e adesso deve affrontare una spadaccina provetta. Quasi vorrebbe mollare tutto. Ma la sventurata risponde:
    “Accetto”
    Mi sono ficcata in un bel guaio stavolta.
    “E tu, Isparana?” chiede Jocasta.
    “Non ci sono problemi, capitano”
    “Prima di tornare al tavolo, falle vedere come usi quel coltello”
    Isparana afferra il coltello legato alla cintura e, quasi senza prendere la mira, lo lancia esattamente in mezzo agli occhi di un animale impagliato, appeso alla parete, a più di dieci passi di distanza. Poi si volta e va a raccogliere l’arma.
    “Ti ricordo che il duello è fino alla morte” conclude Jocasta “Buona serata.”
    Dicendo questo, torna a salire sul tavolo per ricominciare lo spettacolo.
    Venusia per tutto il tempo ha cercato di rimanere impassibile, ma ad un certo punto si accorge di avere le gambe che le tremano leggermente. Si maledice per la paura che prova, e si allontana salutando Caledonia e tornando nella sua stanza tutta scombussolata. Sa già che non riuscirà a dormire la notte, ma deve provarci. Almeno cerchiamo di essere il più possibile in forma. Ma cosa posso fare per battere una come quella?

    A notte fonda, Caledonia e Jocasta parlano tra di loro, sedute al banco.
    “Come mai quest’idea del duello, capitano?” chiede la prima, incuriosita.
    “Hai visto quante principianti amazzoni sono morte negli ultimi giorni? A decine. Sono stufa di vedere gente che si arruola per farsi ammazzare”
    “Non capisco cosa c’entri questo col duello di domani”
    “Non ci sei arrivata, Caledonia? L’ho voluta spaventare, così scapperà e se ne andrà fuori dai piedi. Come ti ho detto, sono stufa di veder morire delle pivelle”
    “Hai il cuore tenero, capitano. Però quella lì mi sembrava abbastanza determinata. E c’è una cosa di lei che non mi quadra.”
    “E sarebbe?”
    “La sua lingua. Il suo traduttore universale funziona bene, ma non sono riuscita a capire quale sia la sua lingua base. Eppure le lingue sono la mia specialità. Lei deve venire da molto lontano, assai più di Betelgeuse.”
    “Non sono affari nostri, Caledonia. Il corpo delle Amazzoni è una specie di legione straniera: una volta entrata, non conta un fico cosa tu abbia fatto prima. Lo sai bene.”
    “Già. Comunque, domani vedremo se sarà scappata o no.”

    Il seguito qui

    COMMENTI: Tutta la storia è un omaggio al Conan di Robert Howard realizzato graficamente da Barry Smith coi testi di Roy Thomas: "La canzone di Red Sonja", da cui ho preso l'immagine all'inizio del post è, forse, la loro storia capolavoro. Fu, purtroppo, anche l'ultima che fecero insieme: successivamente, sarebbe subentrato un ottimo John Buscema ai disegni, ma i disegni di Barry Smith sono ancora oggi rimpianti da molti appassionati. Isparana è il nome di una spadaccina amica di Conan.

    isparana




    Edited by joe 7 - 28/1/2016, 15:49
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