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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 32

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 28 Jan. 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 32 -
    VENUSIA CONTRO ISPARANA

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui.

    95isparana
    Sonic, un personaggio di One Punch Man. Fisicamente, rappresenta una perfetta Isparana per questo racconto.


    RIASSUNTO: Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato. Vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex, dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, dopo diverse peripezie, Venusia arriva sul pianeta Bespin per arruolarsi sotto falso nome tra le amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, per salvare Rex. Per entrare tra di loro deve sconfiggere in duello l’esperta spadaccina Isparana.

    Venusia si sveglia dopo una notte agitata. Non è riuscita a dormire bene, nonostante i suoi propositi. D’altra parte, pensa Venusia, come cavolo si fa a dormire tranquilla sapendo che il giorno dopo sicuramente finirai ammazzata? Quella Isparana è un’esperta nell’usare la spada, mentre io non so neanche da che parte si impugna. Come faccio a sopravvivere ad un duello contro quella lì?
    Dopo la doccia, i vestiti e la colazione (digerita male), Venusia guarda l’orologio dell’Osteria del Moro.
    Sono le sette, mancano cinque ore a mezzogiorno. Che faccio in cinque ore? Mi alleno? Tanto vale che mi comperi una lapide addirittura, così non ci sono problemi.
    Si alza demoralizzata per pagare il conto all’oste, ma lui dice che non c’è bisogno di pagare.
    “E perché?” chiede Venusia.
    “Devi fare il duello oggi, giusto?”
    “Come lo sa?”
    “Tutti qui lo sanno. Hanno già puntato le scommesse. Io sono il bookmaker. Non mi sembra giusto farmi pagare da una che mi permette un certo incremento d’affari”
    Ma che tenerone e altruista. Sono commossa.
    “E quanto sono quotata?” Così, per curiosità.
    “Cinquecento a uno sulla tua vittoria, ma nessuno ci ha puntato. Anzi, hanno anche scommesso mille a uno su una tua fuga ieri notte. Già il fatto che tu sia rimasta qui stamattina mi ha fatto fare un buon guadagno.”
    Proprio quello che ci vuole come incoraggiamento. Neanche un cane ha puntato su di me. Grazie della fiducia.
    D’impulso, Venusia tira fuori i soldi che ha e li sbatte sul banco.
    “Bene” dice “allora una puntata la faccio io. Tutti questi soldi sulla mia vittoria”
    Tanto, se perdo non mi servono più.
    L’oste rimane sorpreso, poi raccoglie i soldi con aria perplessa e consegna la ricevuta a Venusia.
    “Ecco a te. Auguri”
    “Mica tanto “auguri”. Se vinco, torno qui e dovrà darmi cinquecento volte quello che ho puntato. Sarà meglio per lei che perda. Buona giornata.”
    Dopo aver parlato, si allontana decisa, sbattendo la porta. L’oste rimane tranquillo a fare i suoi conti. Nessuno ha mai battuto un’amazzone in un duello.

    Venusia cammina per le vie di Maul a grandi passi, furiosa.
    Devo trovare un modo per batterla, qualcosa, se voglio trovare Rex. Adesso vedo se c’è un posto tranquillo dove provare la spada.
    Alla fine trova uno spazio vuoto, proprio dietro la zona del mercato. Davanti a sé c’è un albero morto: può andar bene come finto avversario. Estrae la spada, mandando fendenti e cercando di usarla il più velocemente possibile. Dopo cinque minuti, ha già il fiatone.
    Maneggiare quest’affare non è roba da poco…ci vogliono muscoli allenati. Me la cavo bene perché facevo esercizi ginnici sin da piccola a scuola, e la vita di campagna di certo non ti fa ingrassare. Ma lì non si sviluppano i muscoli per usare delle spade. Per non parlare delle tecniche di combattimento. Non ne conosco neanche mezza. Anche se sapessi maneggiare la spada, quella mi farebbe a fette in un secondo. Parto svantaggiata. So solo usare i comandi del Delfino Spaziale, accidenti!
    Si siede incrociando le gambe, imbronciata, tenendo appoggiato il viso ad una mano e tenendo dritta la spada, bellissima e luccicante ma inutile.
    La scambierei volentieri con un bazooka o un lanciamissili. La vittoria sarebbe assicurata. Ma ho solo questo. Riproviamo.
    Venusia passa tutta la mattina a fare colpi con la spada, con l’unico risultato di affaticare le braccia.
    Meglio smettere, pensa Venusia. Sono già le undici. Solo un’ora di vita, che pensierino allegro.
    Cammina pensierosa per le vie del mercato, cercando uno straccio di soluzione, ma non le viene in mente niente. Nessuno le si avvicina perché la scambiano per un’amazzone per via della spada che porta con sé. All’improvviso, si sente un tramestio, un brusio, rumori confusi e poi delle urla. Un gigantesco animale, simile ad un toro, è scappato e tutti fuggono via terrorizzati. Venusia osserva l’animale ed agisce d’istinto, come ha fatto tante volte al Rocket Ranch: cerca una fune, che trova su una bancarella e la lega subito ad un palo: il nodo è fatto in modo tale da non potersi sciogliere. Sull’altro capo della fune forma un cappio che fa girare a mò di lazo. Tutta questa operazione avviene in un lampo, senza neanche pensare, come faceva una volta per fermare i cavalli che scappavano dal recinto. Il lazo fa un volo velocissimo e avvolge la testa dell’animale fino a stringersi con forza al collo. L’essere simile a un toro scalpita, fa tendere la corda, ma non può più fare niente: è prigioniero. Si volta verso Venusia, correndo verso di lei, ma la corda, tendendosi, lo blocca all’istante, facendolo stare tra due zampe. Muggisce infuriato, ma non c’è niente da fare. Dopo un po’, si calma e viene ricatturato dai padroni. Tutti applaudono e ringraziano la misteriosa donna, mentre Venusia, che si è ripresa dalla tensione dell’accaduto, sorride. Ha trovato la soluzione.

    Dietro all’Osteria del Moro, una folla è in febbrile attesa. Un duello non capita spesso, l’unico difetto è che è troppo scontato. L’amazzone mangerà quella ragazzetta in un boccone, dicono tutti. L’oste del Moro non dice nulla: forse la ragazza è già scappata, anche se gli ha lasciato i soldi. E’ stata stupida a darmeli, pensa: ora, sia che venga, sia che scappi, avrà fatto una fesseria.
    Jocasta, Caledonia e Isparana aspettano. Dietro di loro si è formato un gruppo di amazzoni, ansiose di vedere la tipa che è stata tanto matta da affrontare una tra le migliori.
    Isparana estrae le spade e, con uno strumento, le affila con cura. Porta sempre con sé due spade perché è abituata ad usarle entrambe, essendo ambidestra. Non dice una parola, mentre fa il suo lavoro sulle armi. Anche se sta con le amazzoni, è sempre stata un tipo solitario.
    Caledonia si volta verso il suo superiore:
    “Capitano, ora è mezzogiorno”
    Jocasta risponde:
    “Come pensavo. Non è venuta. Mi sa che stavolta hai fatto un buco nell’acqua, Caledonia”
    “Pensa un po’. Ero sicura che sarebbe venuta, mi sembrava abbastanza decisa…”
    “Ti sembrava male, evidentemente” Jocasta si volta verso la duellante: “Va bene, Isparana, la buffonata è finita. Quella lì se n’è andata. Metti via le lame”
    La donna esegue senza parlare, mentre le altre amazzoni, deluse, commentano tra di loro.
    “Silenzio!” comanda Jocasta, interrompendole “Stasera partiamo, quindi preparatevi a…”
    “Un momento!”
    La voce ha bloccato tutti all’istante. Venusia, ansante dopo una corsa indiavolata, si appoggia allo stipite della porta del retro dell’Osteria del Moro.
    “Scusate il ritardo. Ho avuto da fare. Ora sono pronta.”
    Tutti rimangono stupefatti. Anche Isparana, nel suo atteggiamento distaccato, è rimasta sorpresa.
    Jocasta si avvicina a Venusia.
    “Dunque vuoi combattere?”
    “Sono qui per questo” replica Venusia.
    Sempre più sorpresa, Jocasta fa cenno a Venusia di seguirla, cercando di evitare lo sguardo divertito di Caledonia che si sente addosso, con l’aria tipo “te l’avevo detto”. In mezzo a Isparana e Venusia, Jocasta inizia a parlare.
    “Ora inizia il duello tra l’amazzone Isparana e Hikaru Makiba, di Betelgeuse. Lo scontro è fino alla morte”
    Jocasta arretra di pochi passi, mentre tiene alzata una mano.
    “Appena avrò abbassato questa mano, potrete cominciare.”
    Isparana e Venusia si studiano in faccia, guardandosi negli occhi. Quelli di Isparana sono freddi e spietati: a Venusia fanno venire in mente quelli di Jezabel. Il braccio si abbassa e Jocasta grida: “VIA!”
    Isparana afferra le else delle due spade che porta incrociate alla schiena per estrarle, mentre Venusia lancia subito una corda nascosta, che lega tra loro i polsi dell’avversaria, prima che lei estragga le spade. Senza darle il tempo di pensare, tira fuori un’altra corda che lega tra loro i piedi dell’amazzone. Tirando in un attimo l’estremità delle corde, Venusia provoca la caduta a terra di Isparana.
    “La tua abilità con le corde è eccezionale, Venusia” le disse una volta suo padre, Rigel, quando lei era adolescente e già allora catturava con facilità i piccoli vitelli che scappavano.
    “Merito della mamma” rispose lei” Mi ha insegnato come si fa”
    “Eh, sì. Era brava.” disse Rigel, triste per un momento.

    Isparana, sorpresa non meno delle altre amazzoni e degli spettatori, cerca furiosamente di liberarsi, quando si trova all’improvviso davanti la spada Brisingamen di Venusia, piantata per terra, e si sente tenuta giù da un piede piantato con forza sulla spalla.
    “E’ finita, comandante. Posso entrare nelle Amazzoni, adesso?” chiede Venusia alla stupefatta Jocasta.
    Isparana digrigna i denti e i suoi occhi diventano bianchi: è in berserk. Spezza le funi di Venusia, ma viene subito fermata dalle spade delle Amazzoni, puntate con decisione contro di lei. Jocasta si rivolge alla guerriera:
    “E’ vietato entrare in berserk in un duello, Isparana. Dovresti saperlo. Hai perso. Ritirati.”
    L’amazzone, anche se ribolle di furia impotente, non può replicare. Si inchina a Jocasta e si allontana senza guardare nessuno.
    “Perché non l’hai uccisa, Hikaru?” chiede Jocasta.
    “Non è nel mio stile” replica Venusia.
    “Cominciamo male. Intanto, uccidere è un dovere per le Amazzoni. Ricordalo. Inoltre, guardati da Isparana: l’hai umiliata, e non te la perdonerà”
    “Pazienza, starò in guardia. Posso venire con voi adesso?”
    Jocasta riflette un momento. Sembra un tipo facile da sottovalutare, pensa, ma è piena di risorse. Meglio tenerla d’occhio.
    “D’accordo, ti metterò in prova. Raccogli le tue cose: stasera partiremo”
    “Dove?”
    “A Darkhold. Jezabel ha ordinato un’adunata.”
    Venusia non se l’aspettava. Stasera quindi potrà partire dove si trova Rex. Ma Jezabel è lì: se la scopre, è morta. Dovrò stare molto attenta, si dice.
    “Come mai sei arrivata in ritardo?” chiede Caledonia, che aveva preso in simpatia quella ragazza semplice ma coraggiosa.
    “Dovevo trovare delle corde adatte e ho fatto il giro in tutte le bancarelle del mercato.”
    Caledonia sorride. La ragazza ha inventiva. Poi guarda Jocasta, che è scura in volto.
    “Su, capitano, sembra che quella Hikaru se la caverà dopotutto.”
    “E’ una principiante anche se ha vinto, Caledonia. Sarà uccisa al primo scontro. Peggio per lei. Ha inventiva, ma questo non basta a sopravvivere. Fai radunare tutte. Stasera partiamo per Darkhold.”
    “E la faccenda della città di Zuagir?”
    “E’ sulla nostra strada, quindi ci fermeremo lì. Sarà il battesimo del fuoco per molte, che ci resteranno. Comunque in questo mondo solo i forti sopravvivono. E se quelle hanno tanta voglia di morire, cavoli loro. Fai come ti ho detto.”
    Jocasta si allontana, sotto lo sguardo perplesso di Caledonia.
    E’ da quando siamo partiti da Darkhold che è di cattivo umore. Mi sa che il relax di ieri non le è bastato. Chissà cosa le è successo.

    L’oste si guarda in giro e poi si allontana furtivamente dall’Osteria del Moro. Deve consegnare una somma spropositata a Venusia e preferisce scappare alla svelta. I suoi uomini baderanno al negozio, tornerà quando le cose saranno un po’ più tranquille. Si dirige verso la stazione passando per un vicolo. All’improvviso, vede una persona con la spada in mano che la stava aspettando. Voltandosi indietro, si accorge di altre due persone che chiudono l’uscita dal vicolo. E’ una trappola. Venusia gli dice:
    “Vai da qualche parte?”
    “Senti” dice l’oste “tu non hai combattuto con la spada. Non è una vittoria, è un inganno. Non posso pagarti, chiaro?”
    La lama di una spada gli compare da dietro, appoggiandosi sulla sua gola. E’ quella del capitano delle Amazzoni.
    “Ti rendi conto che mi stai insultando?” dice Jocasta “Io ho detto che lei ha vinto, e tu mi contraddici. Non amo essere contraddetta, sai?” conclude, mentre la spada fa uscire un filo di sangue dalla gola dell’oste.
    “Calmati, capitano.” dice Caledonia “Magari non diceva sul serio. Magari scherzava. Vero?”
    L’oste non ha scelta e si lamenta:
    “Vi prego…è tutto quello che ho…non fatemi questo…almeno fatemi uno sconto.”
    “Bè, si potrebbe fare.” dice Venusia.
    “Storie, Hikaru.” risponde dura Jocasta “Qui i debiti si pagano. Inoltre questo verme lo conosco bene: non è solo un’oste, è anche uno strozzino e usuraio. E’ da un pezzo che desideravo regolare i conti con lui”. Rivolgendosi verso l’oste, lei gli dice in tono cupo: “Voglio godermi questo momento fino alla fine. Voglio farti pagare per tutte le ragazze che hai rovinato. Pagherai tutto. Tutto. Fino all’ultimo spicciolo.”
    L’oste emette un gemito strozzato.

    L’incappucciato entra all’improvviso nel negozio d’armi di Manji, l’armaiolo. Lui alza la testa, sorpreso. A quest’ora di notte è difficile che ci siano clienti. Non è un cliente. E sente che è pericoloso. Ad un cenno, i dieci giganteschi sorveglianti osservano lo sconosciuto con attenzione, mettendo le mani sull’elsa delle loro spade.
    “Buonasera” dice l’armaiolo, sospettoso “ Cosa desidera?”
    L’incappucciato si volta e chiude a chiave la porta d’entrata. Poi risponde:
    “Parlare.”
    Gli uomini si avvicinano minacciosi, ma l’incappucciato non li nota nemmeno. Cammina verso il banco e mette le mani sul tavolo. Mani femminili. Manji capisce.
    “Sei un’amazzone?”
    Togliendosi il cappuccio e il mantello, che cadono a terra, l’incappucciato si rivela come una donna dai capelli neri, lisci e lunghi, con due spade fissate sulla schiena.
    “Sì.”
    “Cosa vuoi da me?”
    “Informazioni.”
    “Niente da fare. Qui vendo armi e basta. Signori, accompagnatela alla porta.”
    Una spada scende come una ghigliottina dietro all’amazzone, ma viene subito parata da un’altra spada, che lei ha estratto senza neanche guardare. Subito dopo, la donna salta in piedi sul banco ed estrae anche la seconda spada. Alza una gamba, simile ad una gru, mettendo le spade in una posizione fissa per un attimo. Tutti sono come paralizzati, con le spade in mano, non sapendo bene cosa fare.
    “Nessuno di voi uscirà vivo da qui” dice la sconosciuta.
    L’amazzone salta ed attraversa il negozio in un lampo, lasciando nell’aria delle scie rosse di sangue. Tutti muoiono in un attimo.
    “Questa è la Danza delle due spade. Pochi l’hanno vista, dovreste sentirvi onorati.”
    Manji cerca di scappare, ma una spada gli si pianta subito davanti, conficcandosi nel muro di legno. Poi si sente toccare la schiena da qualcosa di tagliente. Voltandosi piano, vede che la donna misteriosa gli ha puntato contro l’altra spada.
    “Sono brava anche con una spada sola. Vuoi vedere?”
    “N…no.”
    “Mani sul tavolo.”
    L’armaiolo, tremando, mette le mani sul banco, fissando la sconosciuta.
    “Li hai ammazzati tutti…” balbetta.
    “Che razza di armaiolo. Conosci le armi ma non sai niente su chi le usa. Avrei dovuto morire per mano di quegli incapaci? Non confondere le amazzoni con le principianti che muoiono nei primi scontri. Siamo una legione straniera e ci mandano nei posti più pericolosi del mondo, dove solo i più duri sopravvivono. Tu non hai neanche un’idea di quello che io ho affrontato.”
    “Chi…chi sei?”
    “Mi chiamano Isparana. Ma questo non conta. Ho fatto una ricerca, e ho scoperto che ieri una donna è venuta qui a chiederti una spada. Una spada brillante e curata, che poteva solo venire da qui. Chi è?”
    “Non…non lo so…non mi ha nemmeno detto il suo nome. E’ un’amica di Emeraldas.”
    “La piratessa?”
    “Esatto.”
    Sempre più strano, pensa. Quella Hikaru non è di Betelgeuse, si capisce subito. Ed è un’amica di Emeraldas?
    “Non sai altro?” chiede Isparana.
    “N…no, davvero...perchè vuoi saperlo?”
    “Mi ha sconfitta e questo non mi piace. Voglio sapere chi è e da dove viene. E se tu non puoi dirmi niente, non mi servi più.”
    La spada inizia a penetrare nel petto dell’armaiolo, che, preso dal panico, grida:
    “Aspetta! Forse…forse so una cosa su di lei!”
    “Come faccio a sapere che non è una balla?”
    “Credimi, è la verità…non ammazzarmi e ti dirò tutto!”
    Questo verme è troppo spaventato per mentire.
    “Va bene” Isparana ritira la spada, tenendola però sempre puntata su Manji. “Sentiamo.”
    “Lei voleva…voleva pagarmi, io avevo rifiutato perché lei era amica di Emeraldas e quando aveva aperto la borsa, le era caduta un pezzo di collana. Molto ricco. Molto raro. Era ossidiana reale.”
    “Hmmm.” L’amazzone è pensierosa. “E questo cosa dovrebbe dirmi?”
    “Questo materiale viene solo da Fleed. Ed è preziosissimo, tipico solo dei re di Fleed di un tempo.”
    “Cosa?”
    Isparana per un momento si sente presa dalle vertigini. Fleed. Il palazzo reale. Jezabel era stata a Fleed qualche giorno fa e ha distrutto il palazzo. Tutti sanno, anche se nessuno ne parla per paura, che è stata la regina di Fleed a sfregiare Jezabel sul volto. Vuol dire che quella Hikaru è la regina Venusia di Fleed? Che sia venuta qui sotto mentite spoglie? Per recuperare forse suo figlio, che Jezabel aveva rapito? E’ un’ipotesi assurda, sembra un romanzo. Però…però…
    Isparana ha allontanato del tutto la sua spada. Manji tira un sospiro di sollievo.
    “Quello che mi hai detto è interessante. Dammi la spada che ho piantato lì e me ne andrò”
    L’armaiolo esegue subito, felice di essersi salvato. Isparana si volta e si rimette il cappuccio, pronta ad andarsene. Poi, si gira e dice a Manji:
    “Dimenticavo. Sai cosa avevo detto prima, vero?”
    “Eh? C...cosa?”
    “Che nessuno uscirà vivo da qui.”
    “NO!”
    La spada scatta velocissima e pianta contro il muro l’armaiolo, trapassandolo e uccidendolo sul colpo. Isparana raccoglie la spada e la rimette nel fodero.
    “Non lascio mai testimoni, Manji. Grazie delle informazioni.”
    Uscendo, chiude a chiave la porta del negozio, mettendo su il cartello: “CHIUSO”.
    Un uomo con tre spade le si avvicina. Porta una pancera e ha tre orecchini all’orecchio destro. Si rivolge a Isparana e le chiede:
    “Ehi, è già chiuso?”
    “Eh, sì. Mi spiace.” risponde lei.
    “Bè, tornerò domani.” dice l’altro, allontanandosi.
    Dovrai aspettare a lungo, amico, pensa Isparana, mentre si dirige verso il quartier generale delle Amazzoni.

    Continua qui

    COMMENTI: L'uomo dalle tre spade che compare alla fine è un omaggio a One Piece: si tratta infatti di Roronoa Zoro dalle tre spade.

    Zoro




    Edited by joe 7 - 30/3/2016, 17:43
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