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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 33

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 30 Mar. 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 33 -
    DAITAN 3 CONTRO IL CONTE MECHA

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui.

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    RIASSUNTO:
    Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato: vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex, dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, dopo diverse peripezie, Venusia riesce ad arruolarsi sotto falso nome tra le amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, per salvare Rex. (Nota: in questa storia, Koji e Alcor sono due persone diverse).


    Beauty Tachibana ha appena finito di mettersi a posto. Sorridendo, ammira soddisfatta il risultato allo specchio. Vestito attillatissimo, tacchi alti, capelli biondi, splendenti e ondulati. Rossetto rosso fiamma. Si fa l’occhiolino alla sua immagine.
    Eh eh eh…questa volta Banjo noterà me e non Reika! In fondo sono io la vera assistente di Banjo, mica quella sciacquetta che è venuta dopo di me!
    Esce dalla sua stanza, tutta soddisfatta, quando ad un tratto vede Reika che passa di lì con un nuovo vestito, capelli appena lavorati e il suo stesso tipo di smalto. Si guardano insieme allo stesso momento, squadrandosi a vicenda con stupore malcelato e pensando tutte e due: Maledizione, quella lì è una gran copiona!
    “Dove vai di bello, cara?” chiede Beauty con un sorriso da vampiro.
    Reika, senza rispondere, le getta in mano qualcosa. Beauty osserva l’oggetto e impallidisce: è il cristallo trasparente, che brilla e dal quale parte una linea luminosa di colore rosso.
    “Per tutti i…tocca a noi adesso?”
    “Già. Ho appena avvisato Garrison.”
    “E Banjo e Toppi dove sono?”
    “Li sto appunto cercando.”
    Ma non cercavi me però, eh? pensa Beauty. Ma nello stesso tempo deve ammettere che al suo posto lei avrebbe fatto lo stesso. Ci somigliamo troppo, accidenti!
    “Bè, cerchiamoli!” conclude lei.

    I giocatori guardano con attenzione il mucchietto di soldi sul tavolo. Banjo sogghigna ammirando le sue carte, mentre gli altri sudano freddo.
    “Rilancio di cento!” esclama con sicurezza.
    Boss non vuole dargliela vinta a quel presuntuoso:
    “Duecento!” (misero bluff mascherato e fin troppo evidente)
    Lisa Vold chiede a Nuke e Mucha se ha delle buone carte, ma loro non possono dire niente e tutti e tre litigano.
    Koji tamburella sul tavolo con le dita, un po’ nervoso, poi dice:
    “Ci sto!”
    Se perdo anche questi soldi, Sayaka mi sbrana!
    Tetsuya si innervosisce: il gioco delle carte non è fatto per lui.
    “Lascio!” esclama buttando via le carte e mettendosi in bocca una sigaretta, stizzito.
    Gli altri non rispondono, se no ci sarebbe subito da litigare con Tetsuya. Niente distrazioni.
    Hiroshi si sente sicuro e dice:
    “Ci sto e rilancio di cinquanta!”
    Alcor è incerto e propone di fermare i rilanci e lasciare inalterata la posta (anche lui ha paura della reazione di Maria):
    “Cip”
    L’ultimo giocatore, con assoluta tranquillità, prende un paio di banconote e dice:
    “Mi spiace, ma voglio mettere altri mille!”
    Toppi guarda con soddisfazione tutti gli altri che sbiancano. Anche Tetsuya, ormai fuori dal gioco, non vuole perdersi lo spettacolo e sogghigna maligno a braccia conserte.
    Tutti mollano, tranne due: Banjo e Toppi. Si guardano fieramente l’un l’altro negli occhi.
    “Bene” dice Banjo “ormai ci siamo solo noi. Giù le carte!”
    “Calma, ragazzo” risponde Toppi, alzando una mano. “Ho messo mille e tu non hai messo i mille. Puntali e dopo fai vedere le carte.”
    I pensieri di Banjo in questo momento sono poco carini, quindi ve li risparmio. Alla fine, si prende il casco e lo sbatte con forza in mezzo ai soldi.
    “Questo costa mille dollari. Prendere o lasciare.”
    “D’accordo. Cos’hai?”
    “Full d’assi con due re. Batti questa se ce la fai, marmocchio!”
    Toppi butta giù con calma le sue carte, una dopo l’altra, mentre tutti guardano con occhi sbarrati.
    “Poker di donne, Banjo. Con asso di picche. Puoi tenerlo nel taschino come ricordo di una bella partita.”
    Sogghignando, Toppi butta la carta davanti ad un Banjo annichilito. Poi si mette in testa il casco di Banjo e afferra tutti i soldi sul tavolo, contandoli avidamente mentre tutti lo guardano con aria disgustata. Lisa Vold non ha ancora capito chi ha vinto.
    Con questa, è la terza volta che il marmocchio sbanca tutti e restituisce i soldi in cambio della promessa di guidare il Mazinga, o il Big Shooter, eccetera. Attualmente ha ottenuto qualcosa come venti prenotazioni per ogni robot. Tutti stanno pensando seriamente di non giocare più con lui.
    La porta si apre sbattendo contro il muro con violenza, facendo sobbalzare tutti.
    “Ah, siete qui!” sbotta Sayaka con tono schifato “Proprio in magazzino giocate adesso!”
    “E per forza” dice Tetsuya “Non ci fate giocare da nessuna parte!”
    Sayaka lo guarda male.
    “Questo è gioco d’azzardo! Comunque, lasciamo perdere. Banjo, le tue assistenti ti cercano. Tocca a te.”
    Banjo si alza e, rassegnato, dice a Toppi:
    “Hai vinto. Dammi il casco e i soldi. Puoi venire con noi e guidare il Daitarn quando saremo sulla Terra”
    “Parola?”
    “Parola!”
    “Andiamo!” conclude Toppi, lasciando in mano a Banjo il casco insieme alla sua parte di soldi. Il pilota del Daitarn 3 si mette i soldi nella cintura ed indossa il casco, borbottando:
    “Non so se ammirarlo per le sue capacità o prenderlo a pedate.”

    Actarus inizia a parlare davanti a Banjo e a tutti gli altri che stanno a sentire (esclusa la Squadra Getter, ancora a riposo):
    “Osservate quest’immagine tridimensionale sul tavolo. Questo è il pianeta che abbiamo raggiunto adesso. Come vedete, è completamente meccanico. Si chiama Sentry ed è il pianeta di uno dei sei Generali dell’Oscurità, il Conte Mecha. E’ un mondo completamente automatizzato, dove non esiste natura né esseri umani. Tutto è controllato dal computer centrale, che si trova nel nucleo del pianeta. Credo che, originariamente, fosse un pianeta come tutti gli altri. Ma poi il Conte Mecha ha effettuato questo stravolgimento.”
    Accidenti, pensa Banjo, chissà se questo tizio è parente di Don Zauker? Sembra un meganoide al 100%!
    “Osservate adesso” aggiunge Actarus. L’immagine si ingrandisce, mostrando una struttura simile ad un castello, tutto in metallo e pieno di luci, marchingegni, antenne e strutture misteriose simili a quelle che si trovano all’interno di un computer.
    “E’ la città-castello del Conte Mecha, Dyvim Tvar. Forse il cristallo si trova lì.”
    “Che nome complicato.” dice Banjo “Comunque, è OK. Vado, prendo il cristallo, eventualmente meno e torno.”
    “D’accordo, Banjo” dice Actarus “In bocca al lupo. Il contatto radio sarà acceso: se ci sarà bisogno, chiama e verrò a darti una mano”
    “Sì, sì” risponde lui, che non avrebbe chiesto aiuto neanche con un fucile puntato. Ad un certo punto, mentre Banjo è sulla soglia dell’uscita, Actarus lo chiama:
    “Banjo.”
    “Sì?”
    “Non sottovalutare Mecha. E’ davvero pericoloso.”
    Banjo risponde:
    “Il Daitarn lo è di più, stai tranquillo.”
    Detto questo, scompare.

    Il pianeta Korinthia, famoso per la sua arte della guerra e la spropositata potenza delle sue armi, è messo sotto assedio dalle forze dell’Ombra. Gli incrociatori e i cannoni spaziali korinthiani resistono all’attacco delle astronavi nemiche appartenenti all’esercito del Conte Mecha e guidate da esseri meccanici. Gli scontri sono feroci, con gravi perdite di robot da una parte e di umani dall’altra. Ora si è raggiunta una fase di stallo. E’ la battaglia decisiva, dove chi vince avrà ottenuto il suo obiettivo.
    L’Ammiraglio robot Farrell osserva con preoccupazione i dati della battaglia. Quel pianeta è all’altezza della sua fama, pensa.
    I robot giganti mandati dall’Ammiraglio Farrell contro la flotta korinthiana sono stati tutti respinti sotto i colpi dei Tre Demoni, i campioni di Korinthia: i piloti Amalric, Lissa e Tulitan con i loro esoscheletri giganteschi al dimundium acciaio. Per ora non si riesce a sfondare il fronte. Inoltre, al centro delle astronavi korinthiane, si trova l’Astronave Ammiraglia Quaiza, lunga venti chilometri e comandata dall’Ammiraglio Sandor. Quest’ultimo sorride soddisfatto: l’Oscuro non riuscirà a vincere qui.
    Farrell ordina una manovra a tenaglia, quando una voce lo fa sobbalzare:
    “A quanto pare, non si va avanti. Sono contrariato, Ammiraglio.”
    Voltandosi di scatto, riconosce con un brivido la persona che ha parlato:
    “Conte Mecha! Scusatemi, non…non vi avevo sentito arrivare!”
    “Infatti non avevo intenzione di farmi sentire. Ritirate le truppe, Ammiraglio. Voglio finire in fretta questa sciarada.” risponde il Conte, restando fermo in piedi, con le mani dietro la schiena. La sua pelle metallica risplende, mentre i suoi occhi brillano di una luce rossa.
    “S..sì” annuisce Farrell. Teme per la sua vita: i giudizi del Conte Mecha sull’attività dei suoi uomini sono sempre spietati.
    Il Conte si toglie il mantello e si dirige verso l’uscita della nave ammiraglia, gettandosi nello spazio. In poco tempo, raggiunge le dimensioni di un robot gigante e si dirige verso l’avamposto di Korinthia, dove vede in mezzo i Tre Demoni.
    “Eccone un altro” dice Lissa, la più giovane e la più esperta delle armi.
    “Attenti, ragazzi, quello è il Conte in persona!” aggiunge Amalric, specializzato nelle tecniche di combattimento.
    “Mi mancava la testa di un Conte nella mia collezione” commenta Tulitan, il più anziano e il più pericoloso per la sua ferocia.
    Il Generale dell’Oscurità si avvicina a loro e, sbattendo insieme le mani, fa comparire davanti a lui una naginata (asta con due lame alle estremità). Afferrandola con perizia, la fa ruotare vorticosamente, interrompendo poi il movimento all’istante. In un lampo passa attraverso i Tre Demoni, muovendo l’arma ad una velocità tale da renderla quasi invisibile ad occhio nudo. Dopo averli attraversati, si ferma un attimo, mentre i Tre Demoni sembrano rimasti illesi. Quindi attaccano il Conte Mecha alzando le armi, ma in un istante crollano a pezzi, esplodendo. I tre uomini non hanno neanche fatto in tempo ad accorgersi di essere morti.
    Il Conte volta un momento la testa, osservando i resti dei suoi nemici. Poi, in un gesto, fa scomparire la naginata e osserva l’Astronave Ammiraglia Quaiza, analizzando rapidamente i suoi punti deboli. Attacca con gran velocità, alzando un pugno la cui densità atomica è stata rinforzata fino ad assumere una resistenza simile a quella del diamante e colpisce con violenza terribile il muso anteriore dell’Astronave, mentre l’Ammiraglio Sandor grida spaventato, coprendosi inutilmente la faccia con le braccia. Il colpo provoca una reazione a catena con esplosioni continue in tutta l’Ammiraglia, che esplode in una vampa di fuoco. In mezzo a quell’inferno di fiamme, il Conte Mecha contempla soddisfatto la sua opera. Poi esclama:
    “Ammiraglio Farrell, tocca a voi. Andate!”
    L’esercito del Conte Mecha avanza, mentre lui ritorna nella sua nave ammiraglia. Contatta Lady Selena, che era già arrivata alla capitale di Korinthia all’insaputa di tutti.
    “Selena, com’è la situazione?”
    Lei risponde subito:
    “Qui ho finito, Conte. Bisogna solo attaccare il resto del pianeta. La loro resistenza sarà nulla entro due giorni, tre al massimo.”
    Mentre parla, cammina tra i cadaveri della città, in mezzo a rovine fumanti. La sua pelle risalta di bagliori argentei, mentre i suoi capelli lunghi e brillanti si agitano mossi dal vento. Più che un corpo metallico, sembra avere un corpo umano metallizzato. All’improvviso, un gruppo di robot da combattimento, guidati da piloti addestrati, esce dal loro nascondiglio e spara contro Lady Selena gridando:
    “Muori, mostro!”
    Ma i proiettili e i laser si mostrano inefficaci. Lei non si volta nemmeno verso di loro: alzando l’indice di una mano, esclama un comando vocale:
    “Groviglio di vipere.”
    All’istante compaiono dei tentacoli taglienti attorno ai robot, che li trapassano da parte a parte con lame di rasoio capaci di fendere l’acciaio come fosse burro. In pochi secondi, i robot vengono ridotti a pezzi insieme alle persone che sono all’interno. Poi i tentacoli scompaiono, mentre Lady Selena, come un angelo della morte, continua a camminare con calma in mezzo alla città da lei devastata, analizzando con attenzione l’eventuale presenza di vite da spegnere. La luce del tramonto colora di rosso il cielo, sottolineando l’aspetto da incubo della scena.

    Il seguito qui.


    Edited by joe 7 - 1/4/2016, 16:48
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