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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 40

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 19 April 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 40 -
    MARIA CONTRO ACTARUS

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui.

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    RIASSUNTO:
    Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato: vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex, dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Inoltre, Actarus ha tolto i sigilli a Goldrake, dandogli maggior potenza, però a rischio del pilota: infatti si sente molto debole e provato. Come se non bastasse, avverte che l’Oscuro in modo misterioso lo sta influenzando. Maria e Alcor si sono accorti che Actarus ha qualcosa che non va e indagano. Intanto, Venusia si è iscritta sotto il falso nome di Hikaru tra le Amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, per salvare Rex: in questo momento è costretta ad andare con loro a conquistare la città ribelle di Zuagir, comandata da Manetola. Valeria, un’amazzone, si è infiltrata nella città di Zuagir.
    (Nota: in questa storia, Alcor e Koji sono due persone diverse).


    Manetola, il capitano della rivolta, e il suo secondo, “Liberty” Sam, sono sugli spalti della città di Zuagir, mentre il sole è appena tramontato e si fa notte. Si chiedono il significato di quel segnale. Una freccia scoccata verso l’alto e scoppiata come un fuoco artificiale. Strano. Chi l’ha mandata?
    Il capitano stringe la sua katana, riflettendo. La sua fascia sulla fronte e il vestito in pelle indicano chiaramente in lui l’attitudine del comando. Chiede al suo braccio destro e miglior amico:
    “Cosa pensi sia stato quello, Sam?”
    L’uomo dalla pelle scura, di corporatura agile e slanciata, con una fascia sulla fronte, posa a terra l’arco e risponde deciso:
    “Un segnale, credo, Manetola. Ho paura che ci sarà un nuovo assedio, stasera.”
    “L’avevo già immaginato e ho detto agli uomini di tenersi pronti. Però è strano preannunciare un attacco. C’è qualcosa che non quadra.”
    Ad un tratto, Sam estrae una freccia dalla faretra e la fissa sull’arco. La gittata della freccia può raggiungere i cento metri con una precisione e letalità superiori a quelli di una pallottola. In tutta la sua vita, Sam non ha mai sbagliato un colpo. Inoltre, essendo cresciuto in mezzo ai boschi, ha sviluppato un sesto senso che gli permette di percepire un pericolo imminente. E in quel momento lo sente molto vicino. Invece di puntare l’arco all’esterno della città, si volta e posiziona la freccia verso l’interno delle mura.
    “Sam! Che succede?”
    “Troppo silenzio. Non mi piace.”
    Poi vede una figura che si avvicina a loro sugli spalti. Sam punta la freccia verso lo sconosciuto, dicendo:
    “Davos, sei tu?”
    La luna illumina una donna dai capelli rossi, lunghi e ricci, macchiata di sangue, con una spada in mano. E’ Valeria, una delle amazzoni, che si è infiltrata nella città. Sorridendo beffarda, risponde:
    “Lui…non può più rispondere. Vado bene io?”
    La freccia scatta istantanea, ma viene tagliata longitudinalmente dall’amazzone, che scatta in avanti gridando:
    “Fendente della tigre!”
    Sam muore all’istante, mentre invece la katana di Manetola para il terribile colpo, facendo scattare scintille per l’impatto tra le due lame.
    “SAM!” grida il comandante.
    Con un calcio rapido in pieno petto, Valeria fa cadere Manetola dagli spalti: ma, nonostante la sorpresa, quest’ultimo cade in piedi e le lancia contro la katana. Valeria la fa deviare e corre verso la leva d’apertura della porta. Con un colpo secco, la fa scattare, facendo aprire il portone.
    “Sei stato in gamba a sopravvivere al mio fendente della tigre, Manetola. Ma non ce la farai una seconda volta” dice Valeria, mettendo fuori uso la leva e scappando nell’ombra.

    Le Amazzoni scattano all’unisono, coprendo in pochi attimi la distanza tra il bosco e la città, grazie alle potenti zampe delle Diatrymas. Tenendo le spade in alto, gridano:
    Wakonga Mutusi! (che significa “Sia dannata la morte! Alla carica!”) Jezabel! Jezabel!”
    Entrano in un attimo nella città e iniziano la carneficina. I ribelli combattono contro le Amazzoni, riuscendo ad ucciderne qualcuna; ma in poco tempo le veterane entrano nello stato di berserk, e in quel momento la strage diventa inarrestabile.
    Manetola e un pugno di uomini sono gli unici che resistono ancora, ma è un combattimento disperato.

    Venusia cerca di tenersi il più possibile lontana dalla mischia, ma ad un certo punto la lotta diventa inevitabile. Para alcuni colpi, ma alla fine un uomo, saltando da un tetto, la aggredisce con la spada, facendola cadere dalla sua Diatryma. Per fortuna, Venusia è riuscita miracolosamente a parare il colpo di spada e del fieno attutisce la violenza dell’impatto a terra. Trovandosi sotto l’avversario, Venusia lo colpisce con un calcio nelle parti basse: l’uomo si piega in due dolorante. Venusia ne approfitta per scappare.
    Poco eroico, lo ammetto, pensa lei, e gli farà male di certo, ma comunque è meglio che essere ammazzato. Spero che quel ragazzo riesca a salvarsi. Ma in questo carnaio devo trovare un rifugio. Non posso mica ammazzare della gente che non c’entra niente con me, anzi combatte dalla mia parte!
    Alzando la testa, Venusia vede una torre sormontata da un’antenna.
    Dev’essere la Torre delle Comunicazioni, pensa.
    Subito le viene in mente quello che le ha detto Ney una volta: il pianeta Sentry – quello del Conte Mecha – era deputato anche ad ostacolare le comunicazioni. Dovevano essere sicuramente loro la causa dell’isolamento di Fleed, che non riusciva a contattare la Terra. All’improvviso, a Venusia viene un’idea. Corre rapida verso la torre, facilitata dal fatto che il grosso della battaglia si sta svolgendo da un’altra parte.

    Sonja, l’amazzone a comando del gruppo di Venusia, è nel pieno della battaglia, ma ad un certo punto si accorge che Venusia non c’è più.
    Dov’è finita Hikaru, la novellina? pensa. E’ stata ammazzata? Ma non ho visto il cadavere…
    Però non ha tempo per guardarsi intorno. Davanti a lei c’è il gruppo di Manetola e quattro o cinque combattenti agguerriti: molte amazzoni, anche veterane, sono cadute davanti alla sua katana.
    “Liberty” Sam – pensa Manetola – Tu amavi così tanto la libertà da metterla persino nel tuo nome, e sei stato il primo a morire davanti a me. Ti vendicherò, amico mio: ti raggiungerò presto, ma molti di voi mi accompagneranno!
    La sua katana colpisce con violenza e le amazzoni, per quanto feroci ed esperte nell’arte della spada, indietreggiano. Persino alcune amazzoni in berserk sono cadute davanti ai suoi colpi: l’abilità della spada di Manetola è l’ultima speranza degli assediati.
    Sonja scende dalla Diatryma ed estrae la sua scimitarra nera, che può duplicarsi. Congiunge le due else, ottenendo una doppia spada simile ad un’elica, che fa girare velocemente, diventando una lama rotante che passa da una mano all’altra, aumentando sempre di più la sua velocità. Il gruppo di Manetola serra le spade, e Sonja attacca rapidamente, attraversando in un lampo la zona avversaria gridando:
    “Colpo del drago ruggente!”
    Tutti gli uomini, compreso Manetola, muoiono in un attimo, fatti a pezzi dalla lama rotante.
    “Occupatevi degli altri” dice Sonja, facendo ricongiungere le due scimitarre in una. Le amazzoni non sono sorprese del risultato: lei, Isparana e Caledonia sono le tre punte di diamante del loro esercito. Anche Valeria, sicuramente. Solo il capitano, Jocasta, le supera.
    “Io vado a cercare Hikaru” continua Sonja “Quella novellina non me la conta giusta.”

    Actarus, nel chiuso della sua cabina, sta facendo colazione. Un buon latte caldo aiuta a riprendersi: ha avuto ancora una notte agitata. Le tecniche yoga di Ryo l’hanno aiutato a rilassarsi, ma non può andare avanti così. Riesce a tenere a freno gli impulsi dell’Ombra nel suo animo, anche se a fatica. Il problema è un altro. Goldrake. Senza sigilli è pericolosissimo per chi guida: per questo cerca di usarlo il più possibile nelle prove, in modo da aiutare il suo corpo a quella nuova situazione. In questo modo, il pericolo si attenua, o almeno così spera. Deve finire questa storia al più presto. Non si preoccupa per sé: gli interessa solo che Venusia e Rex siano salvi. Il resto non conta. Finisce il latte e sospira per un momento. Ieri aveva sognato Venusia che chiedeva aiuto. Solo una suggestione, dovuta alle tensioni che prova, o qualcosa di più? L’Antico gli aveva detto di non preoccuparsi per lei, ma per Rex. Però…però…
    All’improvviso, sente qualcosa montargli all’interno dell’animo. Lo riconosce. E’ il grido, il richiamo dell’Ombra. E’ fortissimo. Deve resistere. Si alza stringendo i denti dal dolore e mettendo le mani sul petto.
    No. Non cederò. Non devo. Non voglio! O Venusia è perduta!
    Ansimando, in piedi con le mani sul tavolo, sente che ce l’ha fatta. L’ha ancora tenuto dentro. Ma fino a quando?
    Voltandosi, vede che sono entrati Maria e Alcor. Cerca di rilassarsi e di apparire normale. Con un sorriso forzato, alza una mano e dice:
    “Salve, ragazzi. Cosa ci fate qui?”
    Gli altri non rispondono, guardandolo fisso e chiudendo la porta. Actarus si stupisce.
    “Che succede?” chiede.
    “Mi chiedi cosa succede” risponde Maria, mettendosi in piedi di fronte ad Actarus, dall’altra parte del tavolo “Bene, te lo dico senza tanti giri di parole. Perché diamine hai tolto i sigilli a Goldrake? E perché non ce lo hai mai detto?”
    Actarus indietreggia istintivamente, colpito non solo dal fatto che Maria abbia scoperto tutto, ma anche dal tono con cui le ha rivolto la parola. E’ la prima volta che la vede così arrabbiata.
    “Cosa…come hai fatto a capirlo?” chiede lui.
    “Basta fare un po’ di attenzione e si capisce tutto, Actarus. Perché hai fatto una fesseria simile? Nostro padre ce lo aveva espressamente proibito! Te lo sei dimenticato?” grida lei, appoggiandosi al tavolo.
    “Calmati, Maria” cerca di mediare Alcor.
    “Taci!” sbotta lei “E’ una questione tra me e lui. Rispondi, Actarus!”
    Dopo un attimo di silenzio, Actarus china la testa e rassegnato inizia a parlare:
    “Credevo che Venusia e Rex fossero morti. Il nostro mondo era in pericolo. Non riuscivo a contattarvi…devi capire, Maria, ero disperato.”
    “E così hai pensato bene di fare il piccolo kamikaze” conclude lei.”Ma il punto è un altro. Alla fine, sei riuscito a contattarci. PERCHE’ non ce lo hai detto?”
    “Non volevo farvi preoccupare…”
    Lo schiaffo parte come un fulmine, colpendo con uno schiocco la guancia di Actarus. Alcor ha il fiato mozzato dalla sorpresa: vorrebbe dire qualcosa, ma gli manca il coraggio. Actarus si tocca la guancia, incredulo del fatto di essere stato appena schiaffeggiato dalla sorella. Guarda Maria con aria stupita. Con gli occhi umidi, lei esclama:
    “Sei sempre stato così, Actarus…da sempre! Tanto gentile con tutti, quanto chiuso con tutti. Una maledetta torre d’avorio, sei! Come hai potuto prendere una decisione del genere da solo? Anche nella guerra contro Vega ti sei comportato così! Tu, la luna, la chitarra e nessun altro!”
    Actarus risponde irato, sorpreso lui stesso della sua ira:
    “Ero scappato da Fleed, i nostri genitori erano stati ammazzati, il pianeta distrutto, i Veghiani che stavano per invaderci ancora…cosa avrei dovuto fare, parlare con voi dell’ultima puntata di Dallas?”
    “Forse ti avrebbe giovato. Ma non venirmi qui a suonare con la storia del povero profugo fleediano. Io sono l’ultima persona al mondo alla quale puoi raccontare questa menata. Avevi perso un pianeta? Anch’io! Hai perso i genitori? Anch’io! Hai visto i tuoi amici morti ammazzati? Anch’io! Sei dovuto scappare e sopravvivere in un pianeta che non conoscevi? Anch’io! E, nonostante tutto, ho voluto mantenere i rapporti il più aperto possibile con tutti, diversamente da te.”
    “Ma tu…eri una ragazzina, è diverso…” obietta Actarus.
    “Certamente, Actarus” sogghigna Maria “è decisamente diverso. Perché un’esperienza traumatica è più forte per un bambino che per un adulto. Quindi ora dovrei vivere in isolamento ben più di te. Non tirare fuori la scusa dell’età!”
    Actarus non sa cosa rispondere. Non ha mai visto sua sorella così.
    “E’ il carattere, Actarus” continua Maria “E’ il tuo carattere che è così. Abbiamo passato la stessa esperienza, non vedi come siamo diversi? Actarus, tu eri così anche quando eravamo ragazzini su Fleed! Un ragazzo gentile, educato ma chiuso, mi dicevano tutti. E anch’io avevo sempre avuto la stessa impressione. Forse anche Naida e Rubina, ma non glie l’ho mai chiesto.” Per pudore, evita di citare Venusia.
    Alcor è interdetto: è la prima volta in vita sua che vede i due fratelli litigare. La situazione si è fatta incandescente.
    “Non so se sia il mio carattere o meno” risponde Actarus, irritato “ma ormai la situazione è questa. Quindi devo cercare di usare Goldrake il più possibile per abituarmi alle nuove condizioni. O non sopravviverò davvero. I sigilli, in questo momento, è impossibile ripristinarli. Sai bene che, se salissi su Goldrake solo il giorno della battaglia, non sopravviverei!”
    “E allora non salire più su quella trappola per topi!” grida Maria, alzando un braccio e indicando un punto di lato “Lascia il lavoro a noi e stai qui! Goldrake da quell’hangar non si muove più, chiaro?”
    “Credi che non ci abbia pensato?” replica a tono Actarus “Non uso Goldrake perché mi piace farlo – non l’ho mai voluto fare – ma perché devo! Devo, capisci? L’Oscuro vuole me! Vuole combattere contro di me! Lo avverto, lo sento ad ogni momento! Che lo voglia o no, sono costretto ad usare Goldrake! Costretto, lo capisci o no?”
    Maria fissa Actarus dritto negli occhi per lunghi secondi, senza dire niente e serrando le labbra. Poi grida:
    “Fai come ti pare!” e scappa via, sbattendo la porta.
    Tra Alcor e Actarus c’è ora un silenzio imbarazzato. Alcor, appoggiato con la schiena al muro, a braccia conserte, osserva il pavimento. Actarus lascia cadere lo sguardo sui resti della colazione, osservando la tazza vuota. Nessuno sa cosa dire. Il primo a parlare è Alcor:
    “Cosa significa che senti ad ogni momento che l’Oscuro vuole combattere con te? Non ho capito bene questo punto.”
    “Non te lo so spiegare bene neanch’io” risponde Actarus “E’ una sensazione che è diventata sempre più forte da quando è iniziata questa storia. Forse da quando Kandura ha attaccato Fleed.”
    “Un’altra cosa che avresti dovuto dirci. Forse Maria ha ragione.”
    Actarus resta in silenzio: non sa come replicare. Alcor esce dalla camera senza dire nulla. Rimasto solo, non si muove per diverso tempo. Poi, in uno scatto di rabbia, fa volare via la tazza e tutta la colazione con un gesto del braccio, frantumandola in mille cocci. Si siede nascondendosi la faccia tra le mani.

    Alcor cammina tra i piloti, tutti sorpresi per le grida che si sentivano dalla camera di Actarus.
    “Miwa, hai visto Maria?”
    Lei risponde, incerta:
    “Sì, stava correndo da quella parte, verso la sua cabina…stava piangendo. Cos’è successo?”
    “C’è stato…qualche problema.”
    Alcor si allontana, mentre Hiroshi mette una mano sulla spalla di Miwa:
    “Non ci pensare troppo.”
    “E’ la prima volta che li vedo litigare, Hiroshi. Sono preoccupata.”
    “I litigi spesso cementano i rapporti. Ho litigato con mio padre anche dopo che è morto, e alla fine ci siamo sempre trovati d’accordo.”

    Actarus è in preda di pensieri angosciosi.
    Sono stato davvero così miserabile? Chiuso, egoista? Davvero non ho fatto niente di buono?
    Si sente attanagliare dalla disperazione, quando osserva qualcosa che era caduto per terra dopo la sua sfuriata. All’inizio non capisce bene cosa sia, ma poi ricorda subito.
    Si inginocchia, raccogliendo con cura l’oggetto. La sciarpina di Miyuki. Si ricorda bene, era il giorno di Natale. Miyuki. Chissà come sta adesso? Quella bambina che aveva perso i genitori per colpa di Vega ed era triste e pallida su quella carrozzina. Miyuki. Goldrake aveva sconfitto il mostro e vendicato la morte dei suoi genitori, ma la tristezza di Miyuki restava. Actarus non sapeva cosa fare. Quando però aveva capito che la bambina, quella notte in cui morirono i suoi genitori, voleva che Babbo Natale le facesse incontrare il Principe delle Stelle, gli era venuta un’idea fantastica. Insieme ad Alcor, aveva addobbato Goldrake e l’astronave come fossero un vascello e il TFO come un’enorme slitta di Natale. Era poi apparso come Duke Fleed su un arcobaleno, davanti a Miyuki. La bambina era estasiata e felicissima, e da allora aveva ritrovato il sorriso. Quando, tempo dopo, aveva capito che Actarus e Duke Fleed erano la stessa persona, aveva voluto regalare ad Actarus una sciarpina fatta da lei. Era un po’ piccola per un adulto come Actarus, ma lui l’accettò con piacere. Miyuki aveva ripreso a camminare e sorrideva, aveva nuove speranze e le era tornata la voglia di vivere. Actarus ne era felice ed aveva custodito quella sciarpina come un tesoro. Stringendola, Duke Fleed scopre di essere commosso e di aver ripreso anche lui a sorridere.
    No, non ho fatto solo qualcosa di male, grazie a Dio. Posso riprendermi. Posso tornare a combattere.
    Ora la determinazione in Actarus è più forte che mai.

    L’Oscuro reprime un moto di stizza. Gli è sfuggito. Proprio quando pensava di avere in mano Duke Fleed, gli è sfuggito. Il suo nemico aveva raggiunto il fondo della disperazione e sarebbe crollato. Invece è ancora lì. Tutto per una sciarpina. Il suo pugno massacra la scacchiera che aveva davanti, facendo volare via tutte le pedine.
    Ma questo non cambia niente, Duke Fleed, pensa. Oggi ce l’hai fatta, ma c’è sempre un domani.
    Si alza, osservando attraverso una finestra il suo nero reame dall’alto della Torre della Solitudine.
    Comunque, riflette, va tutto come previsto.
    Ha usato Garuda perché mandasse Kandura contro Goldrake. Jezabel perché rapisse Rex e uccidesse Venusia. Il Conte Mecha perché, attraverso il suo pianeta meccanico Sentry, isolasse tutte le comunicazioni tra la Terra e Fleed. Tutto questo per portare Actarus alla disperazione e indurlo a togliere i sigilli a Goldrake. In questo modo, Duke Fleed si consumerà.
    Però, finora il suo nemico è ancora lì. Ma è debole, sofferente, sempre sul ciglio della morte.
    Riuscirai ad arrivare fin qui, Duke Fleed? si chiede l’Ombra. Comunque vadano le cose, ti aspetto. La mia vendetta deve essere completa. Ti distruggerò e ti farò affogare nella disperazione e nelle tenebre. Ti aspetto.
    Alzando la testa, vede le sette stelle che stanno per allinearsi sempre di più.
    “Mia cara Clorinda” sussurra “ci aspetta una nuova creazione. L’universo sarà nelle mie mani.”

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 20/4/2016, 16:10
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