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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 43

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 22 April 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 43 -
    KOSAKA SHIGURE: NON AVERE A CHE FARE CON LEI, VENUSIA!

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

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    Immagine di una spadaccina, opera di Hiroaki Samura, dal sito HalcyonRealms


    RIASSUNTO:
    Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato: vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex, dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, Venusia si è iscritta sotto il falso nome di Hikaru tra le Amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, per salvare Rex: alla fine viene scoperta e catturata dalle Amazzoni Sonja e Valeria, che però, all’improvviso, sono state sconfitte da una maestra spadaccina, Kosaka Shigure, che vuole da Venusia la sua spada. Intanto, Actarus, soggiogato dall’Oscuro, attacca i suoi stessi compagni a bordo di Goldrake: dopo una lotta durissima, Goldrake viene battuto.
    (Nota: in questa storia, Alcor e Koji sono due persone diverse).


    Sull’asteroide, che era stato pochi istanti prima il teatro di una furibonda battaglia, cade un silenzio attonito. Tutti i robot si avvicinano prudentemente a Goldrake, disteso al suolo. Non si muove.
    “Non credo che esploderà. L’abbiamo fermato in tempo. Ottimo lavoro, Koji!” esclama Tetsuya.
    Un complimento dato da Tetsuya è merce rara, pensa Koji. Comunque, non è questo il momento delle pacche sulle spalle.
    “Grazie, Tetsuya. Adesso però bisogna vedere come sta Actarus. Usciamo dai nostri abitacoli e…”
    Koji si interrompe sorpreso. Una specie di fulmine colorato esce all’istante dal Borot e corre come una lepre verso il volto di Goldrake. Lisa Vold, la ragazza lupo, salta sul vetro dell’abitacolo di Actarus, saggiandolo per vedere se riesce ad aprirlo. Ma, per quanto si sforzi, non ottiene nessun risultato.
    “Non si apre. E non riesco a romperlo!” dice lei.
    “Per forza, è fatto di Gren, anche se è trasparente” replica Tetsuya, a bordo del Mazinga. “Vedi Actarus attraverso il vetro?”
    Lisa per un attimo arrossisce senza rendersene conto. E’ la prima volta che Tetsuya le rivolge la parola. Voltandosi subito per non far vedere il suo imbarazzo, osserva con attenzione attraverso il vetro.
    “E’ disteso sul sedile e non si muove” dice “Ha gli occhi chiusi. Non riesco a capire se è vivo o morto.”
    Grazie per la delicatezza, osserva Koji.
    “Non perdiamo tempo” esclama Hiroshi, mentre Jeeg solleva con cura il robot di Actarus “Bisogna portarlo in infermeria, e subito. Non posso volare, chi può farlo si sbrighi.”
    Senza dir niente, il Grande Mazinga e Getter afferrano Goldrake ciascuno per una mano e si dirigono rapidamente verso l’alto. Gli altri si danno da fare per riportare alla base anche la navicella Atlas.
    Maria e Alcor, nella Cosmo Special, corrono verso la mastodontica forma di Goldrake che è stata appena distesa sul pavimento dell’hangar.
    “Actarus! Actarus!” grida la sorella, salita sul volto di Goldrake e picchiando il vetro coi pugni. “Apri! Svegliati! Actarus!”
    “E’ inutile, Maria” replica Alcor “non può risponderti. Bisogna aprire il vetro.”
    “Ma si apre dall’interno! Come facciamo?” esclama lei, sconvolta.
    “Dammi la mano” dice Alcor con fermezza.
    Maria capisce. Usare i suoi poteri mentali per comandare ai pulsanti di aprire il vetro: non ha mai fatto una cosa simile, ma unendo le sue capacità con lo spirito di Alcor…forse…
    Stringe la mano di lui con forza, serrando gli occhi per concentrarsi. Ma non succede nulla.
    “Non ci riesco” dice lei, scoraggiata “Alcor, non ce la faccio…”
    “Rilassati. Calmati” dice lui, con tono calmo e dolce, per tranquillizzarla “Secondo me, quando sei agitata, i tuoi poteri non funzionano. Ci sono io, qui. Tutto si sistemerà in un attimo. Se non funziona in questo modo, ne troveremo un altro. Ce la faremo. Intanto prova ancora. Non agitarti.”
    Maria è quasi sotto shock, pensa Alcor. Forse…
    All’improvviso, sente qualcosa che si muove nel suo spirito. Maria non ha più gli occhi serrati, ma chiusi e tutto il suo corpo è più rilassato. Sente qualcosa fluire attraverso di loro e poco dopo avverte un paio di rumori secchi. Il vetro dell’abitacolo di Goldrake si è aperto. Maria entra nell’abitacolo e scuote Actarus, che non reagisce:
    “Duke! Duke! Rispondi!”
    Una mano le si posa sulla spalla. Alcor le parla deciso:
    “Lascialo stare, potresti peggiorare la situazione. E’ arrivato il robot-medico Herbie, lascia fare a lui.”
    Actarus viene sospeso a mezz’aria dal raggio traente del piccolo robot e messo in posizione supina, rimanendo distaccato da terra.
    “Lo esaminerò subito, principessa Maria Grace” dice il robot-medico, portando con sé il corpo di Actarus. Maria, impallidita, resta a fissare suo fratello allontanarsi fino a scomparire. All’improvviso si sente terribilmente stanca e deve appoggiarsi da qualche parte per resistere alle vertigini.

    Kosaka Shigure estrae con cura la spada Brisingamen davanti agli occhi di Venusia, poi la mette in posizione verticale, alzandola per osservare i riflessi del sole del mattino sulla lama.
    “Sì, questa è Brisingamen” afferma la spadaccina “Una delle dodici spade Owazamono, forgiate dal grande fabbro Masamune. Finalmente l’ho trovata.”
    “Perché la stavi cercando?” chiede Venusia.
    “Oltre ad essere la maestra della spada, ne sono anche la custode. Brisingamen fu rubata anni fa, insieme alle altre undici spade, dal mio indegno predecessore, Raftel. Era il precedente maestro di spada e custode, ma ha seguito la via del male. Le stavo cercando da tempo. Se non sono usate da persone dal cuore puro, possono provocare massacri ben superiori a quelli delle Amazzoni.”
    Ma guarda, l’armaiolo Manji mi aveva venduto quindi un’arma rubata, pensa Venusia. Credo che a Maul sia impossibile comprare qualcosa di provenienza DOC…
    Poi osserva i corpi distesi delle due amazzoni che fino a pochi istanti fa erano le sue carcerieri. Chiede a Shigure, indicandole:
    “Le hai uccise?”
    “No, in genere non lo faccio. Sono solo svenute. Ho colpito il loro centro di memoria: quando si sveglieranno, non ricorderanno né quello che avevano a che fare con te, né le loro tecniche di combattimento. La loro carriera di amazzoni è finita. Se sono intelligenti, cambieranno mestiere.”
    Venusia replica, perplessa:
    “Però io, senza una spada, non posso entrare nelle Amazzoni. Non ne avresti mica un’altra?”
    “Lascia perdere le Amazzoni” replica dura Shigure “Non mi sembri un’assassina come loro. Non è il tuo posto, quello.”
    La spadaccina rimette Brisingamen nel fodero e fa per allontanarsi.
    “Addio.”
    “Aspetta!” grida Venusia “Ho bisogno di quella spada! Dammela, almeno per un po’. Poi te la restituirò. Devo entrare nelle Amazzoni. Non ho scelta! Mio figlio è in pericolo! Devo salvarlo!”
    “Tuo figlio?” chiede Shigure, fermandosi e voltando la testa. Si gira e si avvicina a Venusia, fissandola negli occhi. Dopo un momento di silenzio, le chiede:
    “Come ti chiami?”
    “Hikaru Makiba.”
    “Non mentire. Come ti chiami?”
    Come ha fatto a capire…pensa Venusia. A questo punto, è meglio dire tutto.
    “Mi chiamo Venusia. Vengo dalla Terra. Sono la regina di Fleed e mio marito è il re Duke. Mio figlio è il principe Rex. Jezabel l’ha rapito per sacrificarlo tra quattro giorni, quando sette stelle saranno allineate.”
    Shigure riflette, appoggiando la spada rinfoderata Brisingamen sulla sua spalla e osservando con attenzione Venusia. Ad un certo punto, dice:
    “E’ tipico di Jezabel fare queste cose. E soprattutto dell’Oscuro. Le tue parole hanno il suono della verità.”
    Si avvicina a Venusia, fissandola negli occhi. Alza la spada in posizione orizzontale, mettendola davanti al volto di Venusia.
    “Vuoi Brisingamen?”
    “Sì.”
    “Ma non sai usarla.”
    “No.”
    “Quindi non ne sei degna. Vedo che hai il cuore puro, ma nessuna capacità della spada. Il cuore da solo non basta. Ci vuole anche la mano.”
    “Potresti insegnarmi tu. Non sei la maestra della spada?”
    “Quando devi tornare dalle Amazzoni?”
    Venusia, spiazzata, risponde incerta:
    “Bè…entro stasera.”
    “Un giorno solo, quindi. Troppo poco. Nemmeno io posso insegnarti ad usare la spada in così poco tempo. Lascia perdere. E abbandona le Amazzoni. Se non sai usare una spada, morirai subito.”
    “Ma un pochino di spada la so!” esclama con foga Venusia “Il capitano Amauta mi aveva fatto vedere una volta come si usa…”
    “Amauta?” la interrompe Shigure, guardandola fissa. “Mayta Amauta?”
    “Si chiamava così, in effetti. Lo conoscevi? Era il capitano della guardia reale di Fleed. Un uomo alto, coi capelli biondi…”
    “Ma perché ne parli in passato? E’ morto?” dice Shigure, ansiosa.
    “Sì.”
    La maestra spadaccina resta senza parole.
    “L’ha ucciso Jezabel” aggiunge Venusia.
    Per un attimo, le due donne restano in silenzio. Poi Shigure dice, guardando in basso:
    “Eravamo insieme alla scuola del maestro Akisame…avrei voluto che percorresse fino in fondo la via della spada insieme a me. Ma ha preferito diventare solo un esperto spadaccino. Voleva entrare nelle Guardie Reali, cosa impossibile per chi deve diventare maestro della spada. Non sapevo che fosse su Fleed.”
    Venusia tace. Gli occhi di Shigure sono tristi. La spadaccina aggiunge:
    “Era…un buon amico.”
    E qualcosa di più, sembra, pensa l’altra.
    Per un momento il vento soffia, mentre Shigure guarda lontano, oltre l’orizzonte, coi suoi pensieri che volano in mille ricordi su di lei e Amauta.
    “Anche se vorrei farlo” esclama all’improvviso la spadaccina ”non posso occuparmi di Jezabel. Devo trovare al più presto le dodici spade: in mani sbagliate, faranno massacri senza fine. E proprio ora che ne ho trovata una…”
    Si volta di scatto verso Venusia. I suoi occhi lampeggiano in modo sinistro e sussurra tra sé: “Forse si può fare…”, mentre si avvicina a lei. A Venusia non piace per niente come la sta guardando. Shigure avvicina il suo volto a quello di Venusia, prendendola per il mento e guardandola fissa in volto. A voce bassa, dice:
    “Con un addestramento speciale, potrei insegnarti un minimo di arte della spada entro stasera…te la senti di affrontare l’inferno?”
    Gli occhi di Shigure brillano, mentre Venusia si sente perduta.

    Al tramonto, le Amazzoni sono rientrate. Riunite intorno all’astronave, si riposano, mangiano e bevono, raccontando i loro successi. Jocasta passa tra le guerriere, guardando a destra e a sinistra, cercando qualcuno. Contrariata, ad un certo punto esclama a Caledonia, il suo braccio destro:
    “Volevo premiare Valeria per averci aperto le porte della città. Mi hanno detto che non è stata ammazzata. Dove diavolo è finita, allora?”
    “Sembra che sia uscita insieme a Sonja e Hikaru. Tra parentesi, dicono che Hikaru fosse legata e imbavagliata.”
    “Che storia è questa?”
    “Forse Hikaru ha combinato qualcosa. Il punto è che non si trovano né Sonja e neanche lei.”
    “Manda qualcuno alla loro ricerca.”
    Caledonia sta per annuire, quando all’improvviso i fuochi dell’accampamento illuminano tre cavalieri che si avvicinano. Sono tre amazzoni sulle Diatrymas. Due di loro hanno lo sguardo confuso e incerto, oltre ad essere prive di spada: Sonja e Valeria. La terza ha l’aria stanchissima e sconvolta. E’ Venusia.
    Dopo molte domande e discussioni, Jocasta esclama:
    “Hikaru!”
    “S...sì, capitano?” risponde Venusia, sobbalzando e facendo fatica ad aprire gli occhi.
    “Sonja e Valeria mi hanno detto che avete incontrato Shigure. E’ così?”
    “Esatto…” la voce di Venusia è uno strascico.
    Jocasta la guarda bene. I suoi vestiti sono completamente lisi e tagliati in più punti. Ha un mucchio di piccole ferite dappertutto. Le mani che reggono le redini tremano leggermente, senza smettere. E’ letteralmente allo stremo delle forze, pensa. Sembra messa fisicamente peggio delle altre due, che sono delle veterane. E ha la spada, a differenza di loro. Strano. Possibile che…
    “Hai combattuto contro Shigure?” esclama Jocasta, incredula. Nemmeno lei, che è il capitano, avrebbe mai avuto il coraggio di affrontare un mostro simile. Solo Jezabel sarebbe stata capace di tanto.

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    Immagini della maestra spadaccina Makie dell'"Immortale" di Hiroaki Samura: anche se usa un'arma diversa, è una buona rappresentazione di Shigure, sia come personaggio che come capacità letali. Nella storia dell'Immortale, in mezzo a molti esperti samurai, Makie è di gran lunga la più pericolosa di tutti.


    Venusia non ha la forza di rispondere. Ha ancora davanti agli occhi il terribile allenamento. Lame lampeggianti nel buio. Fendenti. Finte. Attacco. Difesa. Ha visto la morte in faccia più volte. Non sa come ha fatto ad arrivare alla fine della giornata. Forse adesso ha imparato qualcosa dell’arte della spada. Ma è stato allucinante.
    Questa novellina non finisce mai di stupirmi, riflette Jocasta. Però resta una domanda.
    “Perché Sonja ti ha legata?”
    “Ha visto…che non mi impegnavo molto nella conquista della città…e voleva darmi una punizione. Poi…poi abbiamo incontrato Shigure…”
    Speriamo che ci creda, pensa lei. A dire il vero, Venusia è talmente distrutta che non le importa per niente se le credono o no.
    Jocasta si rende conto che è inutile insistere. Ancora un po’ e quella cade per terra, pensa.
    “Va bene, vai a riposarti.”
    Venusia è quasi incosciente: in questo momento, è talmente stanca che non sa più cosa sta facendo. Appena ha legato Kui alla stalla, non fa neanche in tempo a salutare Ney che sprofonda addormentata nella paglia per le Diatrymas, sognando l’allenamento infernale di Shigure. Alla fine di una sessione spaventosa, quando era a terra mezzo morta, Shigure, inginocchiata davanti a lei, le aveva appoggiato accanto la spada Brisingamen, dicendo:
    “Adesso puoi usarla: poi tornerò a prenderla. Hai raggiunto il livello minimo. Qualcosa puoi fare. Continua ad applicarti come ti ho detto.”
    “G…grazie” aveva risposto Venusia, bagnata di sudore, afferrando la spada ed alzandosi a fatica. All’improvviso, però, Shigure le aveva chiesto:
    “C’è qualcuno che ami in modo particolare?”
    “Eh? Actarus…Duke Fleed, cioè. Perchè?”
    “Mentre la usavi, la lama Brisingamen si è appannata. Brillava di meno. Significa che la persona che ami è in pericolo. Inoltre, è possibile che non vi vediate più. Stai per intraprendere una strada di morte, da adesso in avanti. Quello che ti aspetta potrà essere molto duro.”
    Venusia era restata senza parole.
    “Questa è la tua strada. Vuoi continuare?” aveva chiesto Shigure.
    “Voglio salvare Rex ad ogni costo.” aveva risposto decisa lei “E farò di tutto anche per salvare Actarus. Non mi interessa la strada che faccio: la sto già percorrendo da un pezzo. Forse addirittura da quando ho incontrato Actarus per la prima volta.”
    Venusia si era alzata e si era allontanata, voltandosi poi un momento per ringraziare: ma non aveva visto più nessuno. Shigure era scomparsa.
    Sonja e Valeria, che si erano riprese senza più ricordarsi di Venusia, si erano dirette verso l’astronave, incontrando poi Venusia senza riconoscerla e percorrendo insieme l’ultimo tratto di strada senza dire nulla.
    Gli ultimi ricordi svaniscono: poi il sonno di Venusia si fa più profondo e lei cade nell’oblio.

    Da qualche parte, Shigure cammina sotto la luce della luna, pensando a Venusia.
    Darkhold, il castello dell’Oscuro, è l’inferno in terra. Ma lei è una ragazza coraggiosa, senza dubbio, pensa. Forse ce la farà.

    Alcor cammina nervosamente avanti e indietro davanti alla porta dell’infermeria. Maria è seduta su un divano con le ginocchia rigide e accostate l’una all’altra, le mani appoggiate sulle gambe e serrate insieme a pugno. Guarda in basso senza parlare, pallida in volto. I piloti restano in piedi silenziosi, in disparte: qualcuno è seduto, altri sono in piedi o appoggiati al muro o voltati ad osservare lo spazio esterno da qualche finestra. Nessuno ha il coraggio di dire nulla. Anche Lisa si sente inquieta. Ad un certo punto, la porta si apre ed esce il robot-medico.
    “Ho completato la diagnosi, altezza” dice, rivolgendosi a Maria, che lo ascolta con la massima attenzione.
    “Allora?”
    “Sua Maestà è in coma profondo. Purtroppo, attualmente, non ci sono i mezzi per svegliarlo.”
    Lo sconcerto attanaglia tutti. Actarus in coma?
    “Ma…poi si sveglierà, vero?” dice Maria, fissando con attenzione il volto assente del robot.
    “Forse, ma non sappiamo quando. Tanto oggi, quanto tra un anno. Forse mai.”
    Maria sente il terreno frantumarsi sotto i suoi piedi.
    “Basta, Herbie, stà zitto” esclama Alcor “Tienilo d’occhio e fà silenzio. Appena noti qualcosa, avvisaci subito.”
    Nello stesso tempo in cui Alcor parla, si sente un rumore di passi. E’ una delle due piloti della Cosmo Special, Yuriko, con un foglio in mano.
    “Scusatemi” dice con voce bassa, col timore di essere un’intrusa “ma siamo arrivati al pianeta del nuovo Generale dell’Oscurità.”
    Che splendida notizia, pensa Alcor, mentre abbraccia Maria che piange raccolta nel suo petto.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 23/4/2016, 16:55
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