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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 44

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 23 April 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 44 -
    JEEG ROBOT CONTRO LA SIGNORA DELLE NEVI

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

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    Immagine dalla pagine Facebook di Junichi Hayama.


    RIASSUNTO:
    Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato: vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex, dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, Venusia si è iscritta sotto il falso nome di Hikaru tra le Amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, per salvare Rex. Inoltre, una maestra spadaccina, Kosaka Shigure, le ha insegnato le basi dell’uso della spada. Intanto, Actarus, soggiogato dall’Oscuro, attacca i suoi stessi compagni a bordo di Goldrake: dopo una lotta durissima, Goldrake viene battuto e Actarus finisce in coma. Ma all’orizzonte si profila un altro scontro con un Generale dell’Oscurità…
    (Nota: in questa storia, Alcor e Koji sono due persone diverse).


    Miwa Shiba, rientrata nella cabina dopo la notizia del coma di Actarus e del prossimo scontro che sta per accadere, ha fatto la doccia e si riposa un momento sul divano. Maria e Alcor hanno detto a tutti di ritirarsi e di riposare un momento, mentre loro due cercheranno di organizzarsi.
    Che situazione difficile, pensa Miwa. Con Actarus - e Goldrake - fuorigioco, abbiamo avuto un brutto colpo. Spero che si riprenda presto.
    Si alza e si osserva allo specchio in sottoveste. E’ sempre in forma, anche dopo il suo matrimonio con Hiroshi. Il suo stile di vita spartano, che aveva seguito sin da piccola, quando era stata adottata dal professor Shiba, è rimasto inalterato anche dopo che è diventata una donna di casa. Orari inflessibili, allenamento costante, almeno per sé: non ha mai voluto imporre a Hiroshi il suo stile di vita. A volte sente una certa affinità con Tetsuya e Jun, che sono diventate delle macchine da combattimento dopo continui allenamenti del Dottor Kabuto sin dalla tenera età, allenamenti di sicuro ben più massacranti dei suoi. Per guidare una struttura apparentemente semplice, ma in realtà complessa, come il Big Shooter, ci voleva una volontà e un fisico d’acciaio. Quando le ragazze fanno il bagno nelle terme della Cosmo Special, Miwa nota spesso che loro, pur avendo un ottimo fisico, hanno dei muscoli normali, non tesi come i suoi. Non che siano da culturista, anzi: ma la differenza si nota. Tranne che per Jun. Sì, Miwa sente un certo feeling con Jun e Tetsuya. A volte si è confidata con Jun, parlando anche del senso di straniamento che aveva provato dopo che la guerra con il popolo Haniwa era finita (ma era VERAMENTE finita? Miwa non si è mai convinta di questo fino in fondo).
    Hiroshi è diventato un tecnico esperto ed affermato, pensa Miwa, oltre ad essere un campione delle corse automobilistiche. I motori delle macchine, anche se adesso sono computerizzati, non hanno segreti per lui. Chissà se il suo essere cyborg l’abbia aiutato in questo…

    Infatti, ad Hiroshi Shiba sono stati proposti dei contratti molto allettanti come tecnico delle macchine da corsa, ed adesso è praticamente il tecnico e pilota più affermato del Giappone. Il suo sogno però sono sempre le corse automobilistiche e più volte ha confidato a Miwa che gli sarebbe piaciuto guidare la famosa Ferrari, che ha studiato ed analizzato nei minimi particolari, fino a costruire una macchina praticamente simile. E non sembra neanche un sogno tanto lontano: alcuni tecnici di Maranello lo avevano contattato ed erano accaduti diversi colloqui. All’improvviso però è arrivata questa faccenda dell’Oscuro e subito sono tornati in azione come un tempo.

    Sembra che sia stato solo ieri che abbiamo combattuto contro Himika, pensa Miwa. Aprendo la porta, Hiroshi vede Miwa in sottoveste.
    “Non si bussa prima di entrare?” chiede lei, coprendosi arrossita.
    “Non sapevo che ci fossi, Miwa. Ma forse l’ho fatto apposta, chissà” dice Hiroshi con un sorriso ammirato.
    “Fai lo spiritoso, fai” risponde lei, annodandosi la cintura della vestaglia. “Ti sembra questo il momento di fare delle battute? Actarus come sta?”
    “Nessun cambiamento, purtroppo” sospira Hiroshi, sedendosi sul divano. Accavallando le gambe e mettendo le mani dietro la nuca, continua: ”Avevo appena imparato a conoscerlo. Un tipo riservato e aperto nello stesso tempo. Forse è la persona più…non mi viene la parola…più onesta, credo, che abbia mai incontrato. E non è per fare un complimento. A carte vinceva sempre e restituiva sempre tutto, dicendo che non lo faceva per soldi, ma per gioco. I suoi poteri alieni, diceva, gli permettevano sempre di indovinare le carte: ma non ha mai voluto approfittarne. Alla fine si metteva fuori, facendo il croupier e controllando le partite e le puntate senza partecipare. Avrebbe potuto essere un ottimo baro.”
    “Non mi va tanto che giochiate a soldi” critica Miwa.
    “Tutti i soldi vengono restituiti in cambio di qualche favore. Per esempio, me li hanno restituiti in cambio di qualche controllo gratis sui motori dei loro robot o macchine. Facciamo questi giochi per conoscerci meglio”
    Miwa si versa un bicchiere di vino e lo beve senza dire niente. Hiroshi è perplesso. Sente che è successo qualcosa.
    “ Quando ci sarà la riunione?” chiede lei, cambiando argomento all’improvviso.
    “Tra un quarto d’ora. Volevo appunto avvisarti. C’è qualcosa che non va?”
    Miwa non risponde ed indica col dito qualcosa dietro Hiroshi. Lui si volta e vede il cristallo brillare e lanciare una linea rossa e luminosa che attraversa la parete. Non se l’aspettava.
    “Quando ha cominciato a brillare?” chiede Hiroshi.
    “Appena sei entrato tu” risponde Miwa, fissando il bicchiere. Entrambi si guardano in viso con aria seria. A quanto pare, pensano, Jeeg Robot è tornato in azione.

    “Niente da fare” esclama Maria, seduta accanto a un letto, mentre Alcor le stringe la mano. Anche lui è seduto accanto a lei. Continuando a tenere l’altra mano sulla fronte di Actarus, disteso sul letto e completamente inerte, Maria conclude:
    “La sua mente è assente. Il coma è troppo profondo perché riesca a stabilire un contatto”
    “Possiamo provare dopo. Adesso è meglio occuparsi del resto: siamo arrivati al posto dove si trova uno dei cristalli. Tra poco dobbiamo andare in sala riunioni” dice Alcor, alzandosi.
    “Io resto qui!” afferma decisa Maria, incrociando le braccia, stizzita “Finchè Actarus non si riprende, io non mi muovo da qui!”
    “Adesso sei tu il capo, Maria. Tutte le annotazioni di Actarus sui Generali sono in fleediano e solo tu sai leggerle. Inoltre, conosci queste cose meglio di me. Ti piaccia o no, devi venire con me alla Sala Riunioni” risponde Alcor.
    Inoltre, è meglio se ti occupi di qualcos’altro, se no impazzisci, pensa lui.
    Maria è incerta. Alcor allora riprende a parlare:
    “Actarus avrebbe voluto andare avanti. Facciamo così anche noi. Se no, uccideranno Rex e forse anche Venusia.”
    E’ vero, pensa lei. Si alza e si avvia tristemente verso l’uscita, senza dire niente.
    Alcor la segue dietro e, prima di chiudere le porta, guarda preoccupato il corpo del suo amico, completamente immobile e con cannule un po’ dappertutto. Senza quasi rendersene conto, inizia a parlare:
    “Ho sentito che chi è in coma riesce a sentire quello che accade intorno. Quindi sicuramente ci hai sentito, Actarus. Non preoccuparti: torneremo presto e poi guarirai. Intanto noi andiamo a sistemare questa faccenda. Alla fine, è sempre il tuo amico Alcor che ci mette una pezza” conclude, alzando un pollice e strizzandogli un occhio, per fargli coraggio. E forse per farselo dare anche a sè. Poi chiude pian piano la porta e si allontana pensieroso.

    Hiroshi e Miwa entrano nella sala riunioni sotto lo sguardo di tutti. Ormai i piloti sanno che affrontare i Generali non è uno scherzo: tutti i robot sono tornati vittoriosi ma a pezzi (Boss è un’eccezione, ma lui è sempre stato una scheggia impazzita). Il robot Jeeg è tutt’uno con Hiroshi: se ce la farà, in che condizioni tornerà?
    I due si siedono insieme agli altri. Alcor guarda un momento Maria a capotavola e lei capisce che è il momento di cominciare. Si alza e inizia a parlare:
    “Intanto vorrei ringraziarvi tutti per aver salvato mio fratello. Ora le sue condizioni sono stabili, e spero che si riprenda al più presto.” Deve reprimere un singhiozzo: spera che nessuno l’abbia notato. Devo pensare ad altro, si dice, non devo…non voglio lasciarmi andare! Afferra i fogli di Actarus in fleediano e continua, rivolta verso Hiroshi e Miwa:
    “Ve la sentite di partire?”
    “Siamo qui per questo” risponde Miwa.
    “Ovvio. Sarebbe da stupidi cambiare idea proprio adesso, no?” rincara Hiroshi.
    Tetsuya, da parte sua, si sente bollire dentro: Ma quand’è che tocca a me, maledizione?
    “Dov’è il nuovo Club Mediterranèè dove siamo invitati stavolta?” dice il ragazzo-cyborg, per cercare di alleviare la tensione.
    “Difficile che uno ci vada per villeggiatura, a meno che non sia un fanatico della montagna” risponde Maria, indicando l’immagine tridimensionale del nuovo pianeta che si materializza attorno al tavolo. E’ un pianeta tutto coperto di ghiaccio e neve, con montagne altissime e venti freddi e costanti, coperto da nubi spesse. La quintessenza dell’inverno.
    “E’ il pianeta Niffelheim, comandato dal Generale Shizuri, la Signora delle Nevi. Non siamo riusciti ad identificare perfettamente le aree del pianeta, perché il freddo impedisce l’azione dello scanner. Comunque, quello è il Castello della Signora delle Nevi”
    L’immagine del pianeta si ingrandisce fino a mostrare un castello tutto di ghiaccio, brillante e splendente, con altissime guglie, ponti levatoi e statue di mostri appollaiati all’esterno.
    “Cosa sappiamo su di lei?” chiede Hiroshi.
    “Gli appunti di Actarus non dicono molto. E’ l’unica donna tra i sei Generali ed è anche la più misteriosa. Di lei si sa ben poco, se si esclude la sua capacità di comandare sul ghiaccio, sulle nevi e sui venti. In quanto a potenza, non ha niente da invidiare agli altri sei Generali. Anzi.”
    “Non sarà facile affrontare qualcuno che comanda gli elementi…” dice Hiroshi, pensieroso, con le mani sotto il mento e i gomiti appoggiati sul tavolo.
    “Abbiamo potenziato le armi di Jeeg Robot e il Big Shooter non è mai stato tanto attrezzato come adesso. Non è questo il problema” replica Miwa “Il vero problema è il freddo.”
    “Ma io sono un cyborg e sono insensibile al freddo. Inoltre, quando sono Jeeg Robot, la mia resistenza al freddo è massima” risponde lui.
    “E’ vero” annuisce Miwa “ma non mi riferivo a te, bensì al Big Shooter. In quel pianeta ci sono temperature che fanno concorrenza al Polo Nord. Non so se siamo attrezzati sufficientemente per questo…”
    “Anche questo non è un problema, Miwa. Alcor?” risponde ad un tratto Maria.
    Alcor mette sul tavolo una scatola e la apre davanti a tutti, mostrando una divisa femminile simile a quella di Maria.
    “E’ una mia tuta” spiega Maria “inventata tempo fa dagli scienziati di Fleed. E’ specializzata proprio per sopravvivere a temperature bassissime. Inoltre, possiamo coprire il Big Shooter e l’interno con una soluzione coprente invisibile che lo renderà insensibile ad ogni sbalzo termico”
    Maria passa la tuta a Miwa che se la appoggia sopra, studiandola.
    “Dovremmo avere le stesse misure, quindi ti dovrebbe star bene. Comunque è elastica ed adattabile: è composta da molecole instabili” dice Maria.
    “Hmm…” risponde Miwa “è anche carina, tra l’altro. Vado a provarla”
    Miwa si allontana sotto lo sguardo di tutti. Ormai il dado è tratto: Jeeg Robot è pronto allo scontro.

    Il vento freddo e gelido soffia costante davanti al Castello della Signora delle Nevi. Nelle stanze più interne, una donna cammina lungo un corridoio. Ha un vestito leggero, di un blu splendente e i capelli neri, lunghi e ordinati, sono incorniciati da un fermacapelli di pizzo. Porta un grembiule bianco con gli orli decorati e sostiene un vassoio con sopra una caraffa, bevande e biscotti. Il suo passo quasi non fa rumore e guarda sempre davanti, evitando ogni distrazione. Le mura di marmo del corridoio sono decorate con lampade elaborate e splendenti, file di quadri di ritratti storici di personaggi sconosciuti, interrotte da porte finemente decorate. Alla fine, si ferma davanti ad una porta più grande delle altre, in legno prezioso, che, insieme alle ricche decorazioni, mostra in alto lo stemma della Signora di Niffelheim, Sua Maestà Shizuri.
    Bussando discretamente, non avverte risposta. Come sempre. Apre la porta con cautela, socchiudendola e guardando all’interno. Sua Maestà dorme ancora. Entrando in silenzio, appoggia sul tavolino il vassoio e si avvicina alle grandi finestre della camera da letto, scostando le tende e facendo entrare la luce, che illumina un grande letto a baldacchino dove dorme una donna dai capelli bianchi e dalla pelle di un rosa chiaro. E’ quasi totalmente coperta dalle lenzuola, con solo la testa e il braccio visibili. Il braccio termina sotto il cuscino. I suoi occhi si schiudono leggermente, avvertendo la presenza della luce. Shizuri, osservando il lavoro della sua ancella, ne è compiaciuta, anche se il suo volto resta completamente inespressivo. E’ chiamata “Regina di Ghiaccio” anche per questo: non ha mai mostrato la minima emozione.
    “Hildico” dice lei, con un leggero tono di gioia nella sua voce, sempre fredda e distaccata.
    “Sì, maestà?” risponde l’ancella, appena sente il suo nome.
    La Signora delle Nevi si alza a metà dal letto, appoggiando la schiena sui cuscini. La sua camicia da notte, nera e trasparente, fa risaltare il bianco dei suoi capelli.
    “Portami la colazione.”
    L’ancella esegue subito, poi resta in piedi, mentre Shizuri inizia a versare il tè nella tazza. Dopo aver sorseggiato, dice:
    “Stanno arrivando.”
    “Di già, maestà?”
    La Signora delle Nevi annuisce.
    “Già tre Generali sono morti. Il gruppo di Duke Fleed sta mietendo successi.”
    Shizuri si spalma con calma la marmellata sulle fette biscottate. L’ancella, un po’ in ansia, dice:
    “Do ordine ai Giganti della Tempesta di tenersi pronti, maestà?”
    “No.”
    Dopo un momento di pausa, soggiunge:
    “Sono tutti già pronti da tempo. Appena il nemico si farà vedere, agiranno.”
    “Però” obietta lei “i nemici sembrano piuttosto forti…nessuno aveva mai fatto cose simili…”
    “C’è sempre una prima volta. Non sorprenderti tanto, Hildico” risponde Shizuri, finendo di bere il tè.
    L’ancella non risponde. Conosce la potenza della signora delle Nevi e sa che è terribile, ma anche gli altri non erano certo deboli. Feral, Baron Samedi, il Conte Mecha…parecchi dell’Impero dell’Ombra sono rimasti sorpresi della loro sconfitta. Non vuole ammetterlo, ma si chiede se la Signora delle Nevi sarà davvero capace di affrontare questi potenti invasori.
    Il Generale Shizuri non sembra preda di questi pensieri. Nessuna espressione di minaccia o di sprezzante sicurezza. Finisce la colazione come se fosse una giornata come un’altra. Dopo essersi pulita la bocca col tovagliolo, fa cenno a Hildico di portare via tutto. Lei obbedisce, uscendo con un inchino.
    Shizuri scende dal letto ed osserva dalla finestra il suo reame di ghiaccio. Il suo volto resta misterioso e impenetrabile, in qualche modo simile alla tempesta di neve che infuria al di là dei vetri. Apre una finestra, lasciandosi investire dalla terribile tormenta, che spazza via tutta la stanza. Si sente tutt’uno col vento, la neve, il ghiaccio che la investono con una violenza tale da spazzare via ogni cosa. Nonostante questo, lei rimane salda al suo posto senza il minimo sforzo ed accoglie quella violenza a braccia distese, quasi abbracciandola. Poi, con assoluta naturalezza, chiude la finestra e, con un gesto, la sua camera, che era stata messa tutta sottosopra dal vento e dalla neve, torna esattamente come prima. Si toglie la camicia da notte e si dirige verso il bagno, dove le ancelle la aspettano accanto alla piscina.
    Spero di non dover intervenire di persona. Detesto combattere sul serio, pensa.
    In effetti, di rado la Signora delle Nevi interviene nei conflitti: ma quando succede, alla fine non resta più nulla di vivo. Nemmeno le piante o gli animali. E tutta la sua potenza non si è mai scatenata totalmente. Tranne una sola volta, ma di questo nessuno ha il coraggio di parlarne.
    Ad un certo punto, lei si ferma. Osserva assente le distese di neve che si stendono lontano, in un orizzonte confuso dalla tormenta. Poi, con una voce indefinibile, dice, rivolta a nessuno in particolare:
    “Io sono la Regina Shizuri. Nel mio cuore non ci sarà mai la primavera.”
    Contempla ancora le nevi per un attimo. Poi si volta e si dirige verso la piscina.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 25/4/2016, 14:37
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