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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 45

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 25 April 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 45 -
    LA REGINA SHIZURI: ATTENTO, JEEG! IL TUO SANGUE MACCHIA LA NEVE!
    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

    image
    Immagine di Ein Lee. Come immagine di Shizuri è troppo giovane;
    inoltre, il mio personaggio ha i capelli bianchi e non porta la maschera di lato sulla testa, nè le orecchie da gatto.
    Ma come rappresentazione grafica ci siamo quasi.


    RIASSUNTO:
    Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato: vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex, dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, Venusia si è iscritta sotto il falso nome di Hikaru tra le Amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, per salvare Rex. Inoltre, una maestra spadaccina, Kosaka Shigure, le ha insegnato le basi dell’uso della spada. Intanto, Actarus, soggiogato dall’Oscuro, attacca i suoi stessi compagni a bordo di Goldrake: dopo una lotta durissima, Goldrake viene battuto e Actarus finisce in coma. Ma all’orizzonte si profila un altro scontro: Jeeg Robot contro Shizuri, la Signora delle Nevi…
    (Nota: in questa storia, Alcor e Koji sono due persone diverse).


    Tetsuya Tsurugi lavora sui macchinari del Grande Mazinga, sudando e imprecando. Non è un tecnico, fa del suo meglio, ma è difficile fare delle riparazioni adatte. I robot lavoratori della Cosmo Special cercano di aiutarlo come possono e lui, ogni tanto, getta l’occhio sul libro della progettazione di Mazinga per cercare di capirci qualcosa. Questi sono i momenti che detesta di più: rimpiange molto i tempi in cui, alla Fortezza della Scienza, i tecnici gli sistemavano il robot danneggiato in quattro e quattr’otto mentre lui andava in giro con la sua moto. Altri tempi. Adesso invece deve arrangiarsi pedibus calcantibus. Jun si era offerta di aiutarlo ma lui aveva risposto che non voleva donne tra i piedi mentre lavora: Mazinga è affar suo.
    “Ah, sì?” aveva risposto lei con calma. Con troppa calma, secondo lui. E infatti, un attimo dopo, si è trovato con la ciotola di ramen in testa, che ovviamente era piena. Poi lei se n’era andata sbattendo la porta.
    Certe cose le donne non le capiscono, pensa Tetsuya. Questa è roba da uomini.
    Il pilota del Mazinga muove a vuoto una mano e si accorge che la chiave inglese del 5 non ce l’ha.
    Maledizione, pensa, mi toccherà andare giù a prenderla.
    Trenta scalini di discesa e di salita. A volte detesta che il Mazinga sia così grosso.
    Non ho voglia di scendere, decide, mi arrangio con qualche altro lavoro.
    Rimette la testa dentro i macchinari complicatissimi del robot; ad un certo punto, sente qualcosa come un fruscio. Tira fuori la testa dicendo:
    “Chi è là?”
    Nessuno. Solo i robot lavoratori e nessun altro. Si guarda intorno.
    “Ehi! C’è qualcuno?” grida Tetsuya. Ma gli risponde solo l’eco. Guardando un attimo ai suoi piedi, osserva sorpreso un set completo di chiavi inglesi di ogni misura. Prima non c’era.
    “Da dove viene questa roba?” si chiede Tetsuya stupito.

    Intanto, Boss sta litigando furiosamente con Nuke e Mucha:
    “Vi avevo detto di mettere in ordine tutti gli strumenti, imbecilli!” urla tenendoli per il bavero.
    “Ma l’abbiamo fatto, Boss!” dice Nuke, impaurito.
    “Ti assicuro che stamattina c’erano tutti gli attrezzi!” insiste Mucha.
    “E allora dove diavolo sono finite le chiavi inglesi?” sbotta il loro capo, indicando un punto vuoto del tabellone degli attrezzi.
    I due non sanno cosa rispondere e Boss li lascia andare.
    “Vado a prenderli dalla riserva del magazzino. Ma se scompaiono ancora, ve le suono!”
    Intanto Lisa Vold, la ragazza lupo, appesa alle impalcature, lavora sugli impianti del Borot, sorridendo tra sé, soddisfatta e canticchiando “La Cucaracha”, una canzone terrestre che aveva sentito alla radio e le era piaciuta molto. Non vuole che a Tetsuya manchi niente.

    A Darkhold, nelle sue stanze, Jezabel si rilassa tra i fiori della sua serra. Per una volta è senza l’armatura e indossa una tunica blu scura. Aspira il profumo del giglio che ha in mano: la sua unica debolezza sono i fiori rari e profumati, che coltiva con gran cura. Spesso va lì per rilassarsi tra uno scontro e l’altro, o quando attraversa un momento difficile. Solo grazie a questo ha superato lo shock della cicatrice sulla guancia che le aveva inferto Venusia. Adesso è quasi scomparsa, ma il ricordo di quell’umiliazione le brucia ancora. Cerca di dimenticare quel momento, accarezzando con piacere l’orchidea appena spuntata. Ad un certo punto, una voce la chiama da fuori della serra. Sari, l’ancella personale, si inchina sull’uscio e dice:
    “Eccellenza Jezabel, in questo momento sta atterrando l’astronave della Terza Divisione delle Amazzoni”
    “Va bene, Sari.”
    La divisione di Jocasta, riflette la luogotenente dell’Oscuro. Quella che ha incontrato Shigure. Questa spadaccina vagabonda comincia a stufarmi…
    “Quando sono atterrate, dì al capitano Jocasta che voglio parlarle.”
    “Sì, Eccellenza.”
    Venusia, a bordo dell’astronave della Terza Divisione, dorme ancora profondamente sul pagliericcio delle Diatrymas, senza accorgersi di essere arrivata alla fine dove voleva.

    Nella Torre della Solitudine, l’Oscuro osserva l’enorme astronave della Terza Divisione che sta atterrando. Le Amazzoni stanno rientrando tutte a Darkhold per la rivista annuale, che era stata rimandata. Ci vuole tempo per riunirle tutte, sparpagliate come sono in centinaia di mondi. Dovrebbe essere contento per la caduta di Duke Fleed, ma è contrariato. Sperava che offrisse più resistenza. Goldrake è molto più debole di quanto credeva. E sì che conosce bene la forza del robot-samurai.
    A questo punto, riflette, è indifferente il fatto che Duke Fleed si riprenda dal coma o meno. Un nemico così debole non merita considerazione.
    Adesso poi sembra che uno di loro sia andato direttamente a Niffelheim contro Shizuri. Nel suo mondo di ghiaccio. A casa sua.
    Sono più stupidi di quello che pensavo, conclude.

    Il Big Shooter è già partito da tempo dalla Cosmo Special ed è entrato nell’atmosfera del pianeta Niffelheim. Anche con la tuta e le protezioni speciali sull’astronave, il contatto col freddo è uno shock. Si sentono all’improvviso come se fossero dentro una cella frigorifera. Anche Hiroshi, inaspettatamente, se ne accorge e rimane sorpreso. Non sarà una passeggiata. Solo dopo qualche minuto, i loro corpi si stabilizzano e riescono a convivere col freddo lancinante.
    “Mai sentita una cosa simile” dice a fatica Miwa, che muove la bocca con difficoltà a causa della temperatura da iceberg “non ho il coraggio di pensare a quello che sarebbe successo se avessi preso la solita tuta, invece di quella protettiva di Maria”
    “Almeno i vetri ci permettono di vedere bene. La soluzione che Alcor ha spruzzato funziona” cerca di consolarla Hiroshi, dentro l’astronave insieme a lei.
    “Per quello che serve…” sospira Miwa “qui è tutto un blizzard artico. E’ un miracolo se vediamo fino a dieci metri”
    “Non credo che sia costante su tutto il pianeta. Secondo i sensori, ci sono zone un po’ più tranquille a sud. A patto che la bussola qui non faccia scherzi”
    “Proviamo” risponde Miwa, facendo girare la cloche.
    La tempesta a mano a mano diminuisce d’intensità, anche se rimane presente. Fiocchi di neve e ghiaccio si abbattono con forza sul Big Shooter, che fa del suo meglio per mantenere l’equilibrio.
    “Io vado” dice Hiroshi.
    “Aspetta! Sei sicuro di poterti trasformare in Jeeg con un tempo simile?”
    “Se non proviamo non lo sapremo mai, no?”
    Premendo un bottone, Hiroshi esce dall’apertura che si è formata sotto l’abitacolo, finendo in mezzo alla furia degli elementi. Anche se il freddo e la morsa di gelo è tale da essere percepita persino dal suo corpo cyborg, Hiroshi reagisce. In mezzo alle raffiche di vento, grida:
    “JEEG ROBOT D’ACCIAIO!!!”
    Stringendo i pugni, coperti dai guanti speciali, li fa scontrare l’uno contro l’altro. L’aria intorno a lui crepita di elettricità, mentre Hiroshi si trasforma diventando un cyborg più macchina che uomo. Sempre a mezz’aria, si raggomitola su se stesso, mettendosi in posizione fetale. Abbraccia le proprie gambe e gira attorno a se stesso, fino a diventare una sfera verde con striature gialle: in poco tempo, diventa la testa di Jeeg.
    Miwa lancia all’istante i componenti, che si assemblano tra loro, fino a che la testa si attacca per ultima: Jeeg robot d’acciaio è completo ed atterra in piedi, pronto a combattere.
    “In che direzione dobbiamo andare, Miwa?”
    Osservando la linea rossa del cristallo, la ragazza risponde:
    “Più o meno verso est, Hiroshi”
    “Fammi strada.”
    Il Big Shooter si avvia e passa davanti a Jeeg, facendogli da guida. Il robot segue l’astronave della sua compagna, guardandosi attorno guardingo.
    Per diverso tempo avanzano: Jeeg affonda nella neve fino a metà coscia, avanzando a fatica. La tormenta non cessa un secondo e il vento si abbatte con violenza contro di loro. Più di una volta, Miwa deve ristabilizzare il Big Shooter.
    “Manca molto, Miwa?”
    “No, Hiroshi” risponde lei, guardando la linea rossa che spunta dal cristallo: erano atterrati sul pianeta seguendo esattamente la sua direzione.”Il guaio però è che, con questo tempo, avanziamo poco. Di questo passo, potremmo metterci dei giorni!”
    Forse avrei fatto meglio a restare sul Big Shooter, pensa Hiroshi.

    Nello stesso tempo, Shizuri, la Signora delle nevi, e Hildico, l’ancella, osservano sullo schermo i movimenti del loro nemico. La regina, seduta sul trono, resta in silenzio, a mani giunte, mentre l’ancella, eccitata, dice:
    “Ecco, Maestà, è arrivato! Sta andando verso l’esercito di Kuin! Lo farà a pezzi!”
    La Signora delle nevi, dopo un momento di silenzio, replica:
    “Il nemico non va mai sottovalutato, Hildico.”
    L’altra china la testa per la vergogna, confusa.
    “Il tè è pronto?” chiede la regina.
    “Sì, maestà” Hildico le porge subito una tazza fumante sul piattino.
    Shizuri mescola col cucchiaio la bevanda, riflettendo. Dopo averla sorseggiata con calma, chiede:
    “Chi guida la navicella che accompagna il robot?”
    “Una donna, maestà, secondo le immagini dei nostri satelliti spia”
    “Una donna?” dice Shizuri, per un attimo sorpresa. “L’altro, che si è trasformato in robot, non è un uomo?”
    “Certo, maestà.”
    “Hmm…” Shizuri mette via il tè e si mette una mano sotto il mento, pensierosa. Poi si alza e consegna le vesti reali a Hildico.
    “Cosa vuole fare, maestà?” chiede l’ancella, interdetta.
    “Ho cambiato idea. Voglio andare lì di persona.”
    La donna resta senza parole. Mai prima la Signora delle nevi era scesa in campo per un solo nemico.

    “Sta arrivando” dice Kuin, il comandante dei Giganti della Tempesta, osservando sulla cima di una montagna Jeeg Robot e il Big Shooter in lontananza, semicoperti dal vento e dalla neve.
    “E’ uno solo” dice Elsinore, il suo braccio destro “e noi siamo in tanti, e ben armati. Lo annienteremo.”
    Il vento scompiglia i capelli del comandante, che, come tutti i suoi compagni, ha le stesse dimensioni di Jeeg Robot. Stringe il manico della doppia ascia, pensieroso. I Giganti della Tempesta, l’esercito personale della Regina delle Nevi, sono tutti composti di ghiaccio: per questo, i nemici li considerano erroneamente fragili e facili da rompere. Niente di più sbagliato. Nemmeno l’acciaio più temprato può tranciare la loro composizione atomica, talmente rigida e serrata da avvicinarsi a quella del diamante. Persino la loro resistenza al calore è tale da poter attraversare il fuoco senza danni.
    Attorno a Kuin, l’esercito è ansioso per la battaglia. Spade, mazze, scuri, lance e mille altre armi diverse attendono impazienti. I loro vestiti ed elmi li fanno assomigliare ad antichi guerrieri vichinghi, o Vandali, o Unni.
    “Elsinore” dice Kuin dopo un momento di silenzio “quello straniero è davvero forte.”
    Il luogotenente è sorpreso. I giudizi di Kuin sui suoi avversari prima della battaglia non si sbagliano mai.
    “Ma…signore…è uno solo, dopotutto…”
    “No. E’ un esercito.”
    Elsinore non sa cosa dire. Il comandante continua:
    “Fai fare una manovra a tenaglia. Voglio che lo attacchiate a due lati. E con la massima spietatezza possibile.”
    “Sissignore”

    Jeeg Robot continua a camminare, inquieto. Sente che qualcosa sta succedendo. Si guarda intorno: solo neve, vento e gelo. Un mondo desolato, ma con uno strano fascino. All’improvviso, dalla neve spunta un essere grande come Jeeg, tutto di ghiaccio, simile ad un guerriero antico, che lancia un grido e gli getta una rete che lo immobilizza. Altri giganti simili spuntano da tutte le parti, alzando le armi per colpirlo. Jeeg, con uno sforzo, riesce a spezzare la rete e para con le mani i primi colpi delle armi degli avversari, sorpreso per il fatto di non essere riuscito a spezzarle.
    “Maglio perforante!”
    Jeeg lancia i pugni, che si abbattono contro i giganti, facendone cadere diversi, ma senza romperli. I pugni tornano da Jeeg, che evita un fendente di spada e colpisce con un pugno a massima forza contro il mostro. Solo in quel momento, il ghiaccio di cui è composto il nemico si sfalda in mille pezzi sul punto dell’impatto.
    “L’ha spezzato!” esclama Elsinore, a bocca aperta per la sorpresa “E’ riuscito a spezzare il ghiaccio di un Gigante della Tempesta!”
    “Te l’avevo detto. E’ molto forte” risponde Kuin, per niente sorpreso ” Continuate l’attacco.”
    I giganti continuano l’assedio senza sosta, mentre Jeeg si rende conto che deve colpire con la massima forza per poter abbattere questi avversari.
    “Raggio protonico!”
    Il raggio nero fuoriesce dal foro centrale del robot, trapassando diversi giganti. Ma, appena finisce l’azione, l’attacco continua. Jeeg riesce a respingerli colpendo senza tregua, ma non basta.
    “Hiroshi!” esclama Miwa “Prendi questo!”
    Dal Big Shooter parte un componente che Jeeg riconosce subito: in un attimo, si toglie il braccio destro che viene sostituito da un bazooka.
    “Bazooka spaziale!”
    I potenti colpi dell’arma devastano i ranghi dell’esercito, provocando gigantesche esplosioni. Anche se disorientati, i giganti riattaccano con ancora più rabbia e odio. Luci e scoppi illuminano la battaglia.

    Dall’alto di un monte, una figura osserva in silenzio la scena: i vestiti e i capelli sono mossi dal vento gelido, ma questo non sembra scuoterla minimamente. La regina Shizuri contempla senza emozioni la battaglia.
    Quel robot è un arsenale. Ma al momento non mi interessa, pensa lei, alzando la testa e osservando il Big Shooter. Con le palme delle mani rivolte verso l’alto, alza leggermente le braccia, che restano dritte e pronuncia con voce forte:
    Yanten! Ruggito dei lupi delle nevi!”
    All’istante, la donna misteriosa è avvolta da un alone di luce bianca: anche gli occhi diventano bianchi e i capelli sinuosi si aprono a ventaglio. Subito dopo, da lei partono delle diramazioni luminose che terminano con musi di lupo, anch’essi composti da luce. Si librano nel cielo e raggiungono velocissimi il Big Shooter, abbattendosi contro l’astronave come se fossero delle gigantesche gocce di pioggia.
    Nell’abitacolo, Miwa è scombussolata e cerca di stabilizzare l’apparecchio.
    “MIWA!” grida Jeeg Robot, volgendo al Big Shooter uno sguardo ansioso. Ma i giganti assalgono ancora e lui è costretto a continuare la lotta. Purtroppo nel bazooka restano pochi colpi, mentre il nemico continua a venire a ondate.
    L’astronave non è messa meglio: i colpi, anche se apparentemente non hanno provocato danni perché si sfaldano contro il Big Shooter senza lasciare ammaccature, in realtà sono come dei terribili colpi di maglio. Le strutture meccaniche interne dell’astronave non reggono l’urto e pian piano si sfaldano. In poco tempo, Miwa si rende conto che non riesce più a guidare l’astronave. Andando per conto suo, si dirige con la velocità di un bolide verso la cima di una montagna, senza più poter frenare. Miwa grida: capisce che per lei è finita. Il Big Shooter si schianterà contro quelle rocce. Il suo ultimo pensiero è per Hiroshi: tirando una leva, passa al comando manuale e fa staccare i due cannoni del Big Shooter, che dovrebbero cadere senza danni. Lì ci sono tutte le armi per Jeeg Robot. Quest’ultimo guarda terrorizzato quello che sta succedendo, impotente e assalito in continuazione dai giganti.
    Miwa vede le rocce della montagna avvicinarsi sempre di più e, anche se è in preda alla paura, si accorge che su di esse c’è una donna vestita in kimono e coi capelli bianchi. E’ esattamente sul punto d’impatto del Big Shooter: nonostante questo, lei non si muove da lì.
    Sto…sto morendo? pensa Miwa Forse quello è l’angelo della morte che mi aspetta?
    Shizuri, ferma e immobile, mentre l’enorme massa del Big Shooter si abbatte su di lei, alza una mano davanti a sé proprio al momento dell’impatto e dice:
    Dim Mak. Tocco di morte.”
    Quello che avviene dopo è la cosa più incredibile che Miwa abbia mai visto nella sua vita. Tutto il Big Shooter diventa di neve, così tenera e fragile da non opporre nessuna resistenza. Inoltre cessa all’istante la sua folle corsa, mentre Miwa, spinta dalla forza dell’inerzia, passa in un attimo attraverso quello che una volta era la sua astronave e cade nella neve al di là delle rocce. Una neve tanto profonda da attutire l’impatto: Miwa affonda completamente nella neve per un lungo tratto. Poi apre gli occhi, stupita di essere ancora viva. Pian piano alza la testa e si mette seduta sulla distesa di neve e si volta, osservando la donna misteriosa, rimasta sempre al suo posto, che la fissa con aria fredda e assente. Nessun’espressione, nessuna parola. Miwa, coi capelli tutti scarmigliati dall’impatto, non sa perché, ma sente ancora il morso della paura.

    Il seguito qui.


    Edited by joe 7 - 20/2/2017, 16:41
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