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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 52

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 5 May 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 52
    LA MONTAGNA DIVINA

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

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    Immagine di Junichi Hayama


    RIASSUNTO:
    Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato: vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex, dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, Venusia, sotto il falso nome di Hikaru, si è iscritta tra le Amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, per salvare Rex: ora è arrivata a Darkhold, il mondo/castello dell’Oscuro. Nello stesso tempo, Jeeg Robot, dopo una lunga e dura lotta, è riuscito non solo a sconfiggere Shizuri, la Signora delle Nevi, ma anche a convincerla a consegnare il cristallo che stanno cercando…(Nota: in questa storia, Alcor e Koji sono due persone diverse).


    Venusia è rimasta in silenzio per un lungo momento davanti alla sua spada sguainata Brisingamen, osservandola cupa. La tiene in mano, agitandola appena e facendo brillare i riflessi di luce sulla sua lama. Ora, dopo l’incontro con Sagara alle terme, si è rivestita ed è rimasta sola in un angolo dello spogliatoio, ripensando alle parole di lui.
    Sei in gamba con la spada. Hai attaccato con rabbia appena hai sentito la mia voce.
    Esattamente il contrario di quello che le aveva insegnato Shigure.
    Non attaccare mai con rabbia. La via della spada è a doppio taglio: o la domini o ne sei dominata. A te la scelta. Se però sarà la spada a dominarti, avrai imboccato la strada della tua distruzione.
    Venusia riflette a fondo su questo. Adesso comincio a capire meglio il dilemma di Actarus con Goldrake. Anche Goldrake è una “spada” e può essere usato bene o male. Ora che ci penso, non ho mai visto Actarus guidare Goldrake con rabbia…Sì, dovrò stare in guardia.
    Rimette la spada nel fodero e si dirige a grandi passi verso la zona delle Diatrymas.
    Ora sono a Darkhold e Rex, mio figlio, è qui, fuori dall’astronave delle Amazzoni, da qualche parte. Devo trovarlo subito. Non ho tempo da perdere. Poi queste Amazzoni sono un nido di vipere: prima me ne vado e meglio è. Vado a prendere le mie cose e parto. All’istante.

    Nello stesso tempo, in un pianeta lontano battuto dal vento e coperto dai ghiacci, chiamato Niffelheim, dal castello della Signora delle nevi escono due donne seguite da un robot gigante verde e oro. La donna davanti a tutti ha i capelli bianchi e un lungo kimono riccamente decorato. E’ Shizuri, la signora di Niffelheim. L’altra donna, rivestita da una tuta aderente e resistente al freddo, ha i capelli corti e ondulati, decorati da un cerchietto. E’ Miwa, l’ex-pilota del Big Shooter. Il robot gigante è Hiroshi, ritornato ad essere Jeeg su richiesta della Signora delle Nevi: secondo lei, solo un essere potente come Jeeg potrebbe, forse, riuscire a prendere il cristallo.
    Appena escono dal castello, sono investiti tutti da un vento impetuoso che sembra mandarli lontano. Jeeg Robot è il primo a rendersi conto che sono finiti da un’altra parte. Sono tutti su un alto monte, battuto dalle tempeste e pieno di neve. Con sorpresa, Hiroshi chiede:
    “Cos’hai fatto? Dove siamo?”
    “Stai tranquillo” risponde Shizuri “Ho usato Zuu Shiin, il vento, e ci ha portati qui di mia volontà. Vi sto proteggendo, quindi ora la tempesta vi investe in modo meno violento. Ma quando ti allontanerai da me, non potrò più aiutarti.”
    “Ma non mi hai detto dove siamo”
    “Siamo a Hlidskjalf, il monte più alto di Niffelheim. Nemmeno io posso raggiungere la cima coi miei poteri. Qui è il punto massimo dove posso arrivare. Il cristallo è sulla vetta, ragazzo d’acciaio. Devi andare lì a prenderlo. A piedi. Nessun’astronave può raggiungere la cima: il vento e le tempeste lì sono più elevate che in tutto il pianeta.”
    “E come hai fatto a mettere lì il cristallo, se non sei capace di raggiungere la cima?” chiede Miwa.
    “Ti sei risposta da sola. Infatti, non sono stata io a farlo, ma l’Oscuro.”
    “Quindi dovrei andare lì?” riflette Hiroshi “Bè, da qui riesco a vedere la vetta, quindi dovrei farcela”
    “E’ più lontana di quanto credi, ragazzo d’acciaio. Inoltre, non so nemmeno se il tuo corpo di metallo sia davvero capace di reggere alla furia degli elementi.”
    “L’unica è provarci” risponde lui, iniziando la scalata.
    “Hiroshi!” dice Miwa, cercando di fermarlo, ma Shizuri la trattiene.
    “Non allontanarti da me. Anche se hai un costume isolante, qui moriresti subito di freddo.”
    “Ma…” Miwa non sa che dire e resta lì ad osservare con apprensione la gigantesca figura di Jeeg che si rimpicciolisce a mano a mano che si arrampica, sotto il turbine di vento, ghiaccio e neve che inizia a coprirlo di un manto bianco.

    Una mano avanti, un’altra avanti, un piede che trova una sporgenza e spinge in alto il resto del corpo, l’altro piede che fa lo stesso. Jeeg si arrampica, ma la fatica è tremenda. Solo la sua presa d’acciaio riesce ad aver ragione della durezza delle rocce ghiacciate da un vento che non cessa di soffiare. Non l’avrebbe mai creduto, ma Hiroshi, il cyborg, nella forma di Jeeg Robot, inizia a sentire le mani intirizzite e i piedi senza sensibilità. Il corpo di Jeeg, anche se appena ricostruito nel conflitto contro Shizuri, si sente schiacciare da quella furia terribile. Il vento sembra tagliarlo, e la neve e il ghiaccio lo coprono: quando uno strato di neve gli si stacca mentre continua la salita, subito comincia a depositarne un altro. La temperatura è a livelli spaventosamente bassi, che non fanno che scendere a mano a mano che Jeeg sale. Più continua la salita, più aumenta la sofferenza. Ad un certo punto, Hiroshi assiste all’incredibile: la corazza di Jeeg si sta crepando. Tante, piccole, minuscole, frequenti crepe, che però si moltiplicano e si allargano continuamente.
    Dannazione, pensa lui, neanche al Polo Nord esiste una temperatura simile! Jeeg è stato costruito in modo tale da resistere persino alle condizioni estreme dell’Artico, eppure sta cadendo a pezzi!
    Neanche a dirlo apposta, Hiroshi si accorge che l’avambraccio destro si è staccato improvvisamente dal resto del corpo. Non trovando appoggio, Jeeg cade rovinosamente, riuscendo però a frenare la caduta aggrappandosi ad un appiglio con l’unica mano rimasta. Rialzandosi faticosamente e trovando un appoggio, tira un momento il fiato.
    Che è successo? si chiede Hiroshi, osservando il moncone del braccio destro. L’avambraccio non solo si è staccato, ma non obbedisce nemmeno ai miei comandi mentali. Non riesco più a riattaccarlo!
    All’improvviso, Hiroshi capisce. Il freddo e il vento sono così forti, in questa zona, da compromettere persino l’agganciamento magnetico delle giunture di Jeeg Robot.
    Cosa posso fare? riflette Hiroshi, mentre osserva la vetta. Sembra così vicina e invece è così lontana. Devo andare avanti, ma con attenzione, se no rischio che mi si stacchi un altro pezzo di corpo!
    Con cautela, Jeeg riprende la salita, mentre l’avambraccio abbandonato ben presto scompare, coperto dalla neve. Salire diventa assai difficile con un braccio solo. Inoltre, il freddo e il vento aumentano ancora. Jeeg non vede più niente ed avanza a casaccio. All’improvviso sente qualcosa di terribile: non riesce a muovere le gambe. Cercando di guardare in basso, si accorge che gli è rimasta attaccata solo la coscia sinistra. Jeeg sta andando letteralmente a pezzi. Il vento diventa un uragano e le crepe su Jeeg diventano sempre più grandi. Ad un certo punto, tutto il resto del corpo del robot si scompone. La testa di Jeeg viene spinta contro alcune pietre e solo la sua resistenza fa sì che non rimanga danneggiata. Ma l’impatto è stato tale che la testa di Jeeg ritorna ad essere Hiroshi sotto forma di cyborg. Rialzandosi a fatica, non riesce più a connettere: sa solo che deve andare avanti. In mezzo alla tormenta che diventa sempre più violenta, mentre sente anche col suo corpo cyborg il freddo come non l’aveva mai sentito prima, avanza, mentre la neve è così alta da arrivare fino ai suoi fianchi. All’improvviso, inciampa e cade a terra. Si rialza, ma fa fatica a stare in piedi.
    Maledizione, alzati! Alzati!
    Ma le sue membra fanno fatica a rispondere agli impulsi, intirizzite e immobilizzate dal freddo. Avanza carponi, quando, ad un certo punto, vede una luce che brilla.
    Il cristallo? Il cristallo?
    Non riesce neanche a pensare bene, sotto la violenza del vento e della neve. Le braccia non ce la fanno più e le gambe non rispondono. Cade di nuovo a terra senza accorgersene.
    Devo riposarmi…solo un momento…chiudo gli occhi solo un momento, poi riprendo…ehi…è tanto freddo…che non sento più nulla…
    Il corpo cyborg di Hiroshi resta immobile e viene presto sommerso dalla neve, come pure le tracce del suo passaggio.

    Shizuri e Miwa aspettano da diverso tempo: quest’ultima non riesce più a trattenere l’ansia.
    “Saranno due ore che è salito! Dobbiamo fare qualcosa!”
    “Puoi solo aspettare che torni. Qui io non posso fare nulla. Quella cima, la Montagna Divina, è oltre il mio potere” risponde la Signora delle nevi.
    “Si chiama così?”
    “Hlidskjalf, la Montagna Divina. Secondo le nostre tradizioni, in quel punto Cielo e Terra si toccano.”

    “In piedi, Hiroshi! Muoviti!”
    Le palpebre si alzano faticosamente. Coperto di neve, il corpo cyborg di Hiroshi si alza a fatica, osservando con stupore qualcuno che non dovrebbe essere lì. Il Professor Shiba, col suo monocolo, lo guarda con cipiglio, osservandolo in modo forte e tenero insieme.
    “Ce la farai, figlio mio. Ce l’hai sempre fatta, ce la farai anche stavolta. Manca poco. Vai avanti. Avanti.”
    Hiroshi arranca, trascinandosi: il cristallo ora diventa più visibile, ma il dolore e la stanchezza sono atroci. Il vento sembra quasi avere una sua personalità: se prima era una tormenta, adesso è indescrivibile.
    Non capisco come faccio a non essere spazzato via come un fuscello. Ancora poco. Ancora un po’ e…EEH?
    Hiroshi non crede ai suoi occhi. Il corpo cyborg si ritira e al suo posto rimane solo carne e sangue. E’ ritornato umano, coi suoi vestiti normali, che si sfaldano e si rovinano sotto il freddo spaventoso. La carne impallidisce e diventa bluastra. Il freddo della vetta è tale da annullare persino la forma cyborg di Hiroshi, che crolla rannicchiandosi, tremando e battendo i denti dal freddo. All’improvviso sente un rumore: una persona ha fatto sbattere un’asta per terra. Alzando gli occhi, vede con stupore la regina Himika, con in mano la sua doppia ascia e, alle sue spalle, le sagome dei suoi luogotenenti, Ikima, Amaso e Mimashi. Con voce tonante, indicando il cristallo, esclama:
    “Avanti, Jeeg Robot! Io e te non abbiamo ancora finito. Non permetterò che nessuno, nemmeno l’Oscuro, ti possa uccidere. Questo piacere deve essere fatto solo da me! Muoviti!”
    Un sogno? Un’illusione? Himika era morta da tempo, eppure gli sembra di vederla come se fosse vera. Hiroshi avanza tremando, quando qualcuno gli tocca la mano e, ad un tratto, prova sollievo. Voltandosi, vede una donna dai capelli verdi che lo guarda con grande affetto.
    “Flora? Sei tu?”
    Non può sbagliarsi: è proprio lei, il Generale Flora degli Yamatai, suo antico avversario, che era morta per amore di Hiroshi. La donna annuisce, sorridendo, mentre la sua presenza fa sentire un certo calore ad Hiroshi, che riesce a resistere, almeno in parte, alla tormenta.
    “Non è possib…” inizia a dire, ma viene interrotto da Flora, che si pone un dito sulla bocca, facendo segno di tacere. Ad un certo punto, Hiroshi si trova davanti al cristallo, che scintilla di una luce bianca. Lo afferra e non sente più il dolore della tormenta. Torna pian piano sui suoi passi, accompagnato sempre dalla donna dai capelli verdi, che ad un certo punto scompare. Hiroshi alla fine si trova, non sa come, davanti a Miwa e Shizuri e crolla a terra privo di sensi. Shizuri si toglie subito il Kimono esterno e copre Hiroshi, che è rimasto senza vestiti, e tocca con attenzione il polso. Si rivolge a Miwa e la tranquillizza.
    “E’ vivo. Ma bisogna portarlo subito al riparo” Alzando la mano, richiama il vento Zuu Shiin e dopo un attimo la montagna resta inviolata come prima.

    “E’…è sicura, maestà?” chiede Hildico, l’ancella, che non crede alle sue orecchie per lo stupore.
    “Certo. Rimuovete tutte queste statue di ghiaccio che una volta erano uomini e date loro una degna sepoltura.”
    Dal basso, Shizuri osserva la figura di ghiaccio di Lady Tanelle, posta su un piedistallo e contorta dal dolore.
    Tanelle… la tua invidia ha distrutto la mia vita e la tua. Ma non solo. Ha provocato anche la morte di tuo figlio Stakar, di tuo marito Ogord, di tua nipote Aleta. La fine dell’impero di Arcturo e persino del suo ambiente. Ne valeva la pena? Dovunque tu sia, sei soddisfatta del risultato?
    Per lunghi attimi, la regina e la statua si fissano in un dialogo muto. Shizuri sa che non avrà mai una risposta.
    Comunque, è stupido prendersela coi morti. Riposa in pace, Tanelle.
    Shizuri si allontana, lasciando senza parole la sua cameriera. Hildico non è solo un’ancella per Shizuri: è stata anche sua amica e confidente, avendo sofferto entrambe sotto la tirannia di Ogord.
    Cosa è successo? E’ cambiata, pensa lei.
    La Signora delle Nevi sale le scale fino a raggiungere la Sala delle Riunioni, dove sono stati convocati i suoi comandanti, che, sorpresi, aspettano che la regina spieghi loro il perché di questa improvvisa chiamata. Dopo aver guardato tutti in sala, Shizuri inizia a parlare:
    “Ascoltatemi, comandanti. Da oggi in avanti, l’alleanza con l’Oscuro è sciolta e depongo il titolo di Generale dell’Oscurità. Ho compreso che l’Oscuro è una minaccia per noi e va combattuto senza tregua. Se vogliamo avere un domani, lui deve essere sconfitto. Chi non è d’accordo con me, sarà rimosso dal suo incarico senza alcuna conseguenza penale né economica per lui. Cosa mi rispondete?”
    I comandanti, stupiti, non credono a quello che hanno appena sentito. Hanno visto la potenza dell’Oscuro e sanno che non ci sono speranze, nemmeno con la Signora delle Nevi al loro fianco. Qualcuno cerca di obiettare:
    “Forse, potremmo fare un trattato di pace…”
    “Sì, un accordo…”
    “L’Oscuro non li rispetterà. Inoltre, non ama chi rifiuta di obbedirgli. Volenti o nolenti, rendetevi conto che siamo in guerra” risponde Shizuri.
    Dopo un silenzio carico di tensione, alcuni comandanti si alzano, strappandosi il sigillo e deponendolo sul tavolo, allontanandosi. Alcuni di loro dicono:
    “Io e la mia famiglia non vogliamo morire. Partiremo da questo pianeta oggi stesso.”
    Ma la maggioranza rimane, composta da comandanti che mal sopportavano le feroci battaglie che avevano dovuto fare e la crudeltà dei loro alleati. Estraggono tutti le spade e le alzano al cielo, dicendo insieme:
    “Siamo tutti con te, regina Shizuri. Guidaci!”
    “Vi ringrazio” risponde lei. Alzando un braccio in un gesto di comando, continua: ”Organizzate le vostre truppe e richiamate tutti i Giganti della Tempesta. Quando saremo pronti, partiremo per l’Acheronte, il pianeta dell’Oscuro. Le torri di Darkhold devono cadere!”
    “Così sarà!” gridano. Dopo aver rinfoderato le spade, salutano la regina e partono, ciascuno verso la sua divisione, per trasmettere gli ordini. Shizuri rimane sola, davanti al tavolo delle riunioni. Sa che la guerra che si avvicina sarà terribile, anche con l’aiuto di Jeeg Robot e dei suoi alleati. Ma non c’è altra scelta.
    Il dado è tratto, pensa.

    Uscendo, Shizuri percorre diversi corridoi fino a raggiungere la stanza dove Hiroshi e Miwa sono stati portati a riposare.
    “Come state?” chiede lei, appena entra. Hiroshi, seduto a un tavolo, a torso nudo, viene osservato dal medico e saluta con imbarazzo la Regina delle nevi.
    “Quest’uomo ha una ripresa eccezionale, maestà” dice il medico “in poche ore è già tornato normale”
    “A quanto pare, essere cyborg ha i suoi vantaggi, Hiroshi” dice Miwa, sorridendo. Tiene in mano i guanti di Hiroshi: per quanto sia incredibile, è l’unica parte del vestiario che è rimasta intatta in quella terribile montagna, insieme alla sua collana con l’insegna della testa di Jeeg.
    “Non è esatto, Mrs. Shiba” risponde il medico “Quello che è successo in montagna non è stato senza conseguenze, temo”
    “Cosa intende dire, dottore?” chiede lei, impensierita.
    “Il suo corpo è stato irrimediabilmente danneggiato: non è più immortale come prima. Anche se resta cyborg, la sua parte umana ha prevalso. Invecchierà come tutti.”
    “Davvero?” dice Hiroshi, rivestendosi “ma questa è una bella notizia, invece! Avrò una vita normale con Miwa, quindi!”
    “E non solo con Miwa” aggiunge Shizuri.
    “Cosa intende dire?” chiede lui.
    “Tua moglie aspetta una bambina”
    “Come?” esclama lui, sobbalzando e guardando sorpreso Miwa.
    Miwa non è meno stupita e balbetta, arrossita:
    “Ma…io non ne sapevo niente…io non…vi state sbagliando!”
    “Non mi sbaglio” replica decisa Shizuri “Io sono la Signora delle nevi. Percepisco subito il calore della vita.”
    “Ti dico che ti sbagli. Hiroshi è un cyborg. Non può avere figli. Me l’aveva detto suo padre.”
    “Eppure aspetti una bambina. E Hiroshi adesso non è più un cyborg come prima” risponde la regina, tenendo una mano sotto il mento e guardandosi intorno con aria interrogativa. Ad un certo punto, osserva il letto. Fissandolo, dice:
    “Per caso, avete fatto qualcosa, poco fa?”
    I due arrossiscono all’istante.
    “Mi sembra tutto chiaro” conclude Shizuri, sorridendo leggermente.

    E’ l’ora della partenza e dei saluti. Il Big Shooter, ridotto in neve dal Dim Mak, è stato ricostruito come prima per opera della Signora delle Nevi . Pure Jeeg Robot, con le sue armi, è stato restaurato: come se non bastasse, Hiroshi ha potuto avere dei vestiti simili a quelli di prima, tutto grazie alla tecnologia avanzata del pianeta.
    Shizuri e Hildico sono di fronte ai due ragazzi, pronti per la partenza.
    “Quando il mio esercito sarà pronto, vi raggiungerò” promette Shizuri.
    “Vi ringraziamo per tutto” rispondono Hiroshi e Miwa, che iniziano a salire sul Big Shooter, quando, ad un tratto, Miwa ha come un ripensamento e scende dall’astronave, dicendo ad Hiroshi di aspettare lì un attimo. Corre verso la regina e le dice:
    “Prima di partire…vorrei dirti…posso chiamare Shizuri mia figlia? In fondo, sei stata la prima ad accorgertene…”
    La Regina delle nevi, sorpresa, non sa cosa rispondere. “Il mio nome? Vuoi chiamarla come me?”
    “Shizuri Shiba. Suona bene, poi” replica Miwa.
    Le due donne si abbracciano senza parlare.

    Il Big Shooter si allontana davanti alla regina e all’ancella. Quest’ultima, ad un certo punto, osserva qualcosa di strano per terra e non crede ai suoi occhi. Una viola è spuntata in mezzo alla neve, che è quasi sciolta attorno al fiore. Impossibile, pensa Hildico, chinandosi a guardare il fiore, senza toccarlo, per paura che scompaia. Non è mai successo da decenni che qui a Niffelheim spunti un fiore…mi ero persino dimenticata com’erano fatti. Forse sta tornando la primavera?

    Mancano tre giorni all’allineamento delle sette stelle e al sacrificio di Rex.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 10/5/2016, 16:20
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