Il blog di Joe7

  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 53

    Tags
    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 10 May 2016
     
    0 Comments   162 Views
    .
    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 53
    L'OSCURO NON SI FERMA

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

    image


    RIASSUNTO:
    Dopo la guerra contro Vega, Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Però il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da un essere misterioso, l’Oscuro, che comanda un esercito sterminato: vuole sacrificare Rex, quando, tra diversi giorni, sette stelle saranno allineate. Actarus ed altri amici organizzano il salvataggio di Rex, dando la caccia ai cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, Venusia, sotto il falso nome di Hikaru, si è iscritta tra le Amazzoni di Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, per salvare Rex: ora è arrivata a Darkhold, il mondo/castello dell’Oscuro. Actarus intanto si sta riprendendo dal coma…(Nota: in questa storia, Alcor e Koji sono due persone diverse).


    Actarus e Maria osservano in silenzio il dottor Mash che esamina con gli strumenti fleediani il corpo del principe. Alla fine, il dottore muto fa un cenno al robot Herbie che inizia subito a spiegare:
    “Il dottore ha detto che Sua Maestà sta bene e si sta riprendendo in fretta. Ha solo bisogno di cibo e un po’ di moto. In qualche modo, anche il freddo estremo che abbiamo attraversato poco fa ha aiutato: il corpo del re, in questo modo, è stato preservato da ulteriori peggioramenti.”
    “Hai sentito, Maria?” dice Actarus “Adesso sei convinta che sto bene?”
    Sua sorella sorride, appoggiata al muro. “Volevo solo essere sicura. Adesso ti porto qualcosa da mangiare, poi ti faccio fare quattro passi fuori dal letto”
    “Sei sicura però che questo freddo sia scomparso del tutto dall’astronave?”
    “Assolutamente. E’ scomparso all’improvviso e non ne sento più traccia. Inoltre, ho appena ricevuto una comunicazione: Hiroshi e Miwa stanno tornando col cristallo. Tutto bene, insomma”
    Maria fa per uscire, ma Actarus la chiama:
    “Aspetta…Alcor dov’è?”
    “Sta controllando la Cosmo Special insieme a Yuriko, una delle due piloti. Vuole essere sicuro che tutto sia a posto. Vuoi parlargli?”
    Dopo un momento di imbarazzo, Actarus risponde:
    “Non solo a lui, per la verità. Dovrei parlare a tutti, quando tornerà Hiroshi. Vedi, la sberla che mi hai dato mi ha fatto capire che è meglio dire tutto”
    “Mi spiace per quello che avevo fatto…” dice lei, arrossendo e giocherellando con le mani “avevo perso la testa…”
    “No, avevi ragione. Non dovevo tenere nascoste certe cose. Credo che sia meglio dire a tutti chi è l’Oscuro. E’ giusto che tutti sappiano la sua vera identità”
    “Questa non me l’aspettavo…vuoi davvero dirlo a tutti?”
    “Rischiano la vita per aiutarci. Credo sia il minimo che dovremmo fare.”

    Hiroshi e Miwa sul Big Shooter solcano lo spazio in silenzio. Manca poco all’attracco con la Cosmo Special, ed entrambi ripensano alle situazioni incredibili che hanno affrontato, in particolare a Shizuri, la Regina delle nevi. All’improvviso, Hiroshi dice:
    “E’ un bene che una potente come lei sia diventata nostra alleata. Pensi che potremmo fidarci?”
    “Ti ho raccontato la sua storia, Hiroshi. Io personalmente mi fido di lei. Inoltre, ne ho compassione: davvero in lei non arriverà mai la primavera”
    “Ma…quando ha ucciso quella gente aveva perso il controllo. Non era pienamente responsabile delle sue azioni”
    “Non è per quello. O meglio, non è solo per quello. L’uomo che amava e sua figlia non torneranno mai più e lei li rimpiangerà per tutta la vita. Anche se il suo pianeta dovesse tornare come prima e l’Oscuro venisse sconfitto, nel suo cuore resterà sempre l’inverno”

    A Niffelheim, il reame dei ghiacci, il palazzo di Shizuri è silenzioso. Ogni persona è partita: Hiroshi e Miwa, i capitani, Hildico. Nell’immenso castello, Shizuri ora è sola nelle sue stanze private. Seduta su un divano, è in mezzo al buio e alla solitudine. Non vuole luci, per questo non ha acceso nulla. Ha bisogno di stare da sola coi suoi pensieri, di rivedere nella sua mente i ricordi di Stakar, il suo amore, che ha ucciso, di Aleta, sua figlia, che ora è polvere nello spazio. Di loro non sono rimasti nemmeno i corpi. Ricorda i mille momenti felici che avevano passato insieme: quel pomeriggio nel bosco, o quella volta che avevano osservato quel tramonto sul mare. Le lacrime scendono calde e inarrestabili lungo le guance della regina, senza rumore, non viste da nessuno. Si era trattenuta sino ad allora dal farlo: una regina non poteva piangere davanti a tutti.
    “A quanto pare, non ho scelto il momento giusto”
    La voce venuta all’improvviso la fa sobbalzare: asciugandosi in fretta il viso con la manica, con un gesto la regina delle nevi fa accendere tutte le luci della sala, per scoprire l’intruso. Davanti a lei vede una donna vestita con un kimono corto e una cotta di maglia sotto; ha i capelli neri raccolti dietro a coda di cavallo e una spada legata alla schiena, con il manico avvolto in un nastro con l’estremità che pende, seguendo i più leggeri spostamenti della figura. La regina riconosce sorpresa la donna davanti a lei: la famosa spadaccina invincibile.
    “Shigure? Cosa fai qui?”
    “Sembra che tu abbia cambiato strada, regina delle nevi. Sono qui per questo. Per metterti alla prova”
    Mentre parla, Shigure estrae da una tasca interna una busta e la consegna alla regina.
    “Cos’è?” chiede quest’ultima, sorpresa, tenendo il foglio tra le mani e osservandolo incuriosita.
    “Un messaggio. Sul foglio c’è scritto a chi darlo”
    La regina delle nevi legge il messaggio e il nome e rimane sorpresa.
    “Vuoi che dia questo a lui?”
    “Esatto. Ma non sei obbligata a farlo. Agisci come credi. Ma dalle tue azioni capirò se hai davvero cambiato strada”
    Mentre parla, le volta la schiena e si allontana. L’altra la ferma, chiamandola:
    “Aspetta! Cos’è questa storia? Non puoi dirmi di più?”
    La spadaccina si ferma e, senza voltarsi, risponde:
    “Diciamo che sono in pensiero per una mia nuova allieva. E’ in un momento molto difficile, e cose ancora peggiori verranno”
    Detto questo, si allontana. La regina delle nevi non cerca nemmeno di fermarla. Affrontare Shigure è un rischio, anche per una potente come lei.

    L’”allieva” intanto ha appena finito di raccogliere le sue cose, tutte in uno zainetto. Si avvicina a una delle Diatrymas, accarezzandola come faceva coi cavalli del ranch, un tempo.
    “Ciao, Kui. Mi spiace non poterti portare con me. Spero che ti trattino bene”
    La Diatryma risponde con un pigolio. Venusia si dirige verso l’uscita dell’astronave delle Amazzoni, quando delle voci la fermano a metà strada. Grida, tonfi e il rumore di un corpo che cade. Per un attimo, lei è incerta.
    Non sono affari miei, devo andare subito a salvare mio figlio…pensa. Ma alla fine si decide. Vedo solo un momento cosa succede, cercando di non farmi vedere…
    Sorpresa, osserva di nascosto quattro amazzoni che prendono a calci un fagotto rannicchiato a terra. Si accorge scandalizzata che quel fagotto è la ragazzina-elfa nera, la piccola Ney. Ecco dov’era finita. Agisce all’istante, senza nemmeno chiedersi se sia opportuno o no farlo: si dirige con passo deciso verso le quattro donne con uno sguardo furioso e indignato.
    “Lasciatela stare. Subito”
    Le amazzoni la guardano sorprese. Una novellina che osa rivolgersi a loro in quel modo. Quasi non credono ai loro occhi.
    “Come ti permetti, sottoposta? Sparis…”
    Prima ancora di finire la frase, la spada di Venusia è già appoggiata sul suo collo. Tutte rimangono di carta. Abituate ad avere davanti a sé delle principianti impaurite, non pensavano che una novellina avesse così tanto coraggio da fare una cosa simile.
    “Cosa...cosa stai facendo?” chiede la donna alla quale lei ha puntato la spada, sudando freddo. Basta che Venusia muova rapidamente il polso, ed è morta.
    “Dovrei chiedere questo a voi” risponde, con un tono così duro da sorprendere anche lei. “Come vi permettete di prendere a calci una bambina? E voi sareste delle guerriere?”
    In quel momento, Venusia, senza rendersene conto, non parla come una ragazza appena entrata nelle Amazzoni, ma col tono autoritario della regina di Fleed. Le donne restano spiazzate da un tale atteggiamento e, intimorite, cercano di rispondere:
    “Lei…stava rubando del cibo…è una ladra! Diverse volte ha fatto così! La stavamo punendo!”
    Ney, cercando di rialzarsi, dice a fatica: “Mi spiace…avevo fame…”
    Venusia la osserva con la coda dell’occhio: è piena di botte e ferite. Le scende anche il sangue dal naso, che cerca di tamponare con la mano. Guardando questo, deve trattenersi dall’esplodere.
    “Filate via. Subito. O non rispondo di me stessa”
    Le altre vedono una luce pericolosa che brilla negli occhi di Venusia. Sentono che è meglio non insistere. Si allontanano, dicendo:
    “Fai come ti pare. Ma peggio per te. Quella porta sfortuna”
    Venusia resta a guardarle fino a quando sono scomparse.
    Decisamente qui faccio poche amicizie. Sarà meglio che me ne vada al più presto: non posso mica litigare con tutte…
    Chinandosi su Ney, la osserva con gran dispiacere. Non doveva lasciarla sola. Tastandola con cura, le chiede:
    “Dove ti fa male?”
    “Non…non preoccuparti, Hikaru. Mi è già capitato prima”
    “Non voglio che ti capiti più , Ney. Andiamo in infermeria. Ti cureranno”
    Venusia solleva la bambina tra le braccia, iniziando a dirigersi verso il reparto medico.
    “No, Hikaru…” dice a fatica la piccola elfa “non farlo…lì non mi accetteranno…sono maledetta, porto sfortuna…”
    “Non voglio più sentire queste fesserie. Andiamo. E non parlare: sei troppo stanca”
    Mentre Venusia porta via l’elfa nera, stringendola a sé, pensa a come ha di nuovo reagito impetuosamente, poco fa.
    E’ maledettamente difficile non arrabbiarsi e non perdere il controllo, pensa. Come faccio? E’ più dura di quello che credevo…
    Nello stesso tempo, Isparana ha osservato tutto nell’ombra e riflette.
    Interessante. La novellina sfodera gli artigli. Chissà se si è accorta che i suoi occhi stavano diventando bianchi. Credo che sia la prima volta che vedo una novellina entrare in berserk così presto. Sarai una preda divertente da uccidere, Venusia.

    Dall’alto della sua torre, Jezabel osserva, attraverso l’ampia finestra, le astronavi che atterrano a Darkhold. Tutte le sue amazzoni, dai vari pianeti dell’universo, stanno tornando qui, come aveva ordinato. Le mura scure e i mattoni enormi delle costruzioni di Darkhold brillano in modo sinistro, riflettendo le luci prodotte dalle innumerevoli fornaci del pianeta, che sono la fonte della produzione dell’armata dell’Oscuro. Mostri, giganti di metallo, terribili armi fuoriescono in continuazione da quei fuochi ruggenti, che emettono sempre fumo, rendendo il cielo ancora più nero e nuvoloso di quanto non sia.
    Sin da piccola, Jezabel è stata abituata a quell’ambiente, tanto che il sole e la luce li sente come estranei. Li sopporta senza problemi, ma in quegli ambienti luminosi si sente fuori posto. Cose futili come armonia e bellezza per lei non hanno senso. Possono andar bene se si vuole stare un po’ coi fiori, come fa lei nelle sue camere private. Ma le cose che veramente contano sono il sangue e la vittoria.
    Questo è il punto: la vittoria.
    Jezabel serra i denti, pensando a quello che è successo in questi giorni. Feral è morto. Baron Samedi e Pomba Gira sono diventati polvere. Il Conte Mecha e Lady Selena sono stati distrutti, addirittura insieme al loro pianeta. Shizuri ha tradito. E del maledetto gruppo di Duke Fleed non è morto nessuno. I robot sono stati ammaccati, ma saranno già stati riparati.
    Se questa è una vittoria, non voglio sapere cos’è una sconfitta, pensa lei. Tra i Generali, adesso abbiamo solo il Senza Anima e – purtroppo – Garuda. Stà a vedere che sopravvive proprio lui. Visto come stanno andando le cose, ci scommetterei. Tutto sta andando storto.
    Scende lungo le scale della torre, riflettendo. E’ da giorni che l’Oscuro è nella sua Torre della Solitudine e ha dato ordine di non essere disturbato.
    Ma non ne posso più di questa situazione. Gli piaccia o no, ora gli parlerò.
    Uscendo, cammina lungo gli spalti dell’infinito palazzo di Darkhold, che copre tutto il pianeta Acheronte, dirigendosi con sicurezza verso una torre più grande e più alta delle altre, sulla quale brucia un fuoco continuo, come se fosse un’immensa torcia. Due guardie davanti al portone la vedono avvicinare e una di loro dice:
    “Ah…mia signora Jezabel, cosa desidera?”
    “Devo parlare con l’Oscuro. Aprite le porte”
    L’altra guardia risponde come le è stato ordinato:
    “Purtroppo, l’Onnipotente ha ordinato di non far passare nessuno…”
    Jezabel non risponde, ma li fissa con aria minacciosa e le guardie reprimono a stento un brivido. Ad un certo punto, uno di loro apre il portone, dicendo:
    “Ma sicuramente l’Onnipotente non intendeva riferirsi anche a lei, mia signora, Prego, può passare”
    Jezabel attraversa il portone e sale le scale, mentre le guardie richiudono, tirando un sospiro di sollievo. Sanno che sono state ad un passo dalla morte.
    “Ho paura però che l’Oscuro potrebbe chiedere conto a noi per averla fatta passare” dice a bassa voce una guardia.
    “Intanto siamo ancora vivi, e non mi pare poco. Al resto ci penseremo poi, e speriamo bene” risponde l’altro, con uno sguardo rassegnato.

    Jezabel attraversa i corridoi, illuminati solo da file di torce appese sui muri, mentre risuona l’eco dei suoi passi. Alla fine, arriva ad un grande salone, con ampi drappeggi e bracieri agli angoli, che riempiono di luce cangiante i mobili e i tappeti intorno, dando a loro un’aria misteriosa ed arcana. In mezzo alla sala, seduto ad un tavolo, l’Oscuro ha appena mosso una pedina della scacchiera che ha davanti. Poi riflette, e fa muovere l’alfiere avversario. Trova stimolante giocare a scacchi contro se stesso, anche se a volte lo fa anche contro i computer dell’ultima generazione: non ha mai perso. Senza voltarsi, si rivolge alla persona comparsa sulla porta dietro di lui.
    “Per quale motivo sei qui, Jezabel? Avevo dato ordine di non essere disturbato”
    “Lo so, mio signore, ma la situazione è grave. Il gruppo di Duke Fleed ha sconfitto quattro generali”
    “E allora?”
    Jezabel resta interdetta. Come sarebbe a dire “e allora”?
    “Ma…ma…loro stanno venendo qui, abbiamo solo due generali…”
    “Il Senza Anima è il male senza fondo. E Garuda ha una potenza tale da poter combattere contro di me. Non li chiamerei soltanto “due generali””
    L’Oscuro muove una pedina dalla scacchiera, senza togliere gli occhi dal gioco.
    “Resta il fatto che continuano a vincere, almeno finora” insiste Jezabel “Questo sta provocando delle rivolte in continuazione in vari punti del nostro impero. Le mie amazzoni hanno appena dovuto sedare la ribellione di Zuagir, per esempio”
    Altra pedina mossa. L’Oscuro resta un attimo in silenzio prima di parlare. Poi esclama con calma:
    “Amo le rivolte”
    “Eh?”
    “Quando accadono, la gente è piena di speranza. E chi è contro di me si mostra apertamente. Una volta sedata la rivolta, la gente diventa più rassegnata e sottomessa. La situazione alla fine è migliore di prima: pecore più obbedienti e dissidenti sterminati. Sì, amo davvero le rivolte. Mettono le cose a posto”
    Sposta un’altra pedina.
    “Mettiamo il caso che loro arrivino fin qui. Cosa succederebbe, allora?” obietta la donna.
    “La mia potenza è superiore a quella di tutti i generali messi insieme, Jezabel. Non vedo dove sia il problema. Tra parentesi, tra qualche giorno ti passerò una lista di persone che potrebbero sostituire i generali caduti. Inoltre, l’esercito di Darkhold è praticamente infinito. Le fornaci fabbricano mostri guerrieri in continuazione, anche mentre parliamo. Sono la mia guardia personale, neanche da mettere al confronto con gli eserciti dei sei generali”
    “E i cristalli? Li stanno raccogliendo tutti”
    “Ma devono funzionare tutti. E l’ultimo ce l’ho io. Non possono battermi senza quello, e per averlo, devono battermi. Come vedi, comunque tu la metta, è scacco matto” Muovendo l’ultima pedina, il re della scacchiera avversaria è stato messo in scacco. “Come ti avevo detto in precedenza, Jezabel, non importa cosa facciano, è già tutto stabilito. L’Ombra ha già trionfato”
    “A volte, i calcoli giusti danno i risultati sbagliati” risponde Jezabel.
    “Strana risposta. Hai in mente qualcosa?”
    “Forse…”
    In quel momento, l’Oscuro si volta e si alza in piedi, guardando in faccia Jezabel, che rimane sorpresa. E’ da molto tempo che non lo vedeva in quella forma: ha tolto il suo stato di “ombra” ed è tornato nella sua forma originale umana, proprio come era un tempo. Jezabel si sente battere il cuore: è ancora bellissimo, coi capelli neri disposti in modo selvaggio e la tunica che scopre i muscoli perfettamente delineati. Gli occhi sono penetranti e magnetici, mostrando intelligenza e crudeltà. Senza notare il turbamento di Jezabel, l’Oscuro dice:
    “Agisci come meglio credi. Solo, ti pongo questa condizione” afferrando la pedina del re che ha perso, continua “Non fare nulla a Duke Fleed. Lui è mio e solo mio. Chiaro?” Stringendo il pugno, la pedina del re finisce in briciole nelle mani dell’Oscuro.
    “Se lo voleva vivo, allora perché ha detto a Garuda di mandare contro di lui un mostro dell’Abisso?”
    “Per metterlo alla prova. Per vedere se lui è davvero il Goldrake che conosco, che può essere guidato solo da Duke Fleed. E ne ho avuto la conferma. Non dimenticarlo, Jezabel: Goldrake e il re di Fleed sono miei”
    La donna annuisce.
    “Puoi andare” conclude l’Oscuro, voltandosi. Ma lei resta. La visione dell’Oscuro in aspetto umano le dà il coraggio di parlare alla fine e di tirare fuori quello che Jezabel tiene dentro da troppo tempo.
    “Possibile che vogliate sempre restare qui?” dice, con voce strana “sempre a sorvegliare il sarcofago di una morta…” ma non riesce a continuare: all’improvviso si sente soffocare e si inginocchia a terra, ansimando e cercando di respirare. Ad un certo punto, la sensazione scompare e torna a respirare affannosamente, sudando e guardando per terra sconvolta.
    “Sei un bene prezioso, Jezabel” dice con voce dura l’Oscuro “non costringermi ad eliminarti”
    Detto questo, si allontana dalla sala e scompare. Jezabel resta in ginocchio, guardando a terra, con gli occhi fissi e lucidi.
    No, pensa rabbiosamente, no. Io sono Jezabel. Non piango. Non piangerò!
    Stringendo i denti, le sue dita penetrano nel pavimento di pietra, sbriciolando i mattoni mentre si serrano a pugno. Ricacciando indietro le lacrime, si alza di scatto ed esce rapidamente dalla sala, camminando verso l’uscita a passi ampi, veloci e furiosi.
    Un bene prezioso! Un bene prezioso! Nient’altro! Maledetto!
    Vedendo il portone chiuso davanti a sé, lo fa saltare in aria con un boato, uscendo in mezzo al fumo piena di furia, mentre le due guardie rimaste fuori la osservano passare terrorizzate.

    Dall’alto della Torre della Solitudine, l’Oscuro, in mezzo alle fiamme, contempla per l’ennesima volta la donna bionda, immobile nella teca di vetro, di una bellezza splendida, che sembra dormire. Porta una tunica azzurra e sembra quasi risplendere di luce propria. L’Oscuro alza gli occhi e vede le sette stelle che si stanno allineando. Poi torna a guardare la donna nella teca e le sussurra:
    “Manca poco, Clorinda. Manca poco”

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 11/5/2016, 18:08
      Share  
     
    .