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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 60

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 20 May 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 60
    IL DAKAISHO, LA "GRANDE ONDA"

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

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    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da una donna potente e spietata, Jezabel, per conto dell’Oscuro (successivamente si scoprirà che lui è l’antenato di Actarus, Davan Shakari, un tempo dittatore di Fleed e creatore di Goldrake) che lo sacrificherà quando sette stelle saranno allineate. Actarus, insieme coi suoi amici (Alcor, Maria, la squadra Getter, Mazinga Z, Grande Mazinga, Boss, Daitarn, Jeeg), parte con Goldrake sull’astronave Cosmo Special per arrivare a Darkhold, il castello-pianeta dell’Oscuro. Durante il viaggio, affrontano i Generali dell’Oscurità per prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Venusia, dopo diverse peripezie, è riuscita ad arrivare a Darkhold, inserendosi tra le Amazzoni di Jezabel col falso nome di Hikaru per trovare suo figlio. Dopo uno scontro con Isparana, un’amazzone, viene alla fine salvata da Sanosuke Sagara, il misterioso comandante dei Lupi Neri. Intanto, il Grande Mazinga e Goldrake partono per affrontare i prossimi avversari, mentre Mazinga Z (guidato da Alcor), Afrodite A e Boss Robot atterrano sul pianeta G’Urantic, dove si trova il generale ‘Senza Anima’. Nello stesso tempo, Jezabel pensa che Venusia sia viva e chiede informazioni a Sukeli, il mago di corte…(Nota: in questa storia, Alcor e Koji sono due persone diverse)


    “Svegliati, dormigliona”
    Isparana si sente scuotere. Si alza dal letto, semiaddormentata: davanti a lei c’è Sagara in accappatoio con in mano un vassoio dove si trovano un latte fumante e brios per colazione. Dalla finestra brilla la luce del sole che filtra attraverso le tende.
    “La colazione è pronta” dice lui con un sorriso disarmante. Certo, lei e Sagara sono sposati da tempo.
    “Ma non ho vestiti addosso” risponde la spadaccina, coprendosi in parte col lenzuolo.
    “E dov’è il problema? Buon appetito. Ora devo andare, Venusia mi sta aspettando”
    “Venusia?” esclama lei stupefatta “Che c’entra lei?”
    “Ci siamo sposati, non lo sapevi?”
    “Cosa dici? Sagara! Sagara!” ma lui, voltandole la schiena, non le risponde e si allontana.

    Lo schiaffo la sveglia all’istante. Isparana, intontita e dolorante, si guarda intorno, iniziando a riconoscere le persone che le sono accanto. Cerca di muoversi, ma si accorge che le sue mani sono legate dietro la schiena. Inoltre, le braccia sono tenute saldamente da due amazzoni ai lati, che lei riconosce subito: la bionda Sonja e la rossa Valeria. Avevano combattuto tempo fa per riconquistare la città di Zuagir ed erano state sconfitte dalla maestra di spada, Shigure.
    Cosa diavolo ci fanno qui? si chiede stupita Isparana.
    “Guardami in faccia” le dice una voce dura, mentre sente una mano che le afferra il mento. Alzando la testa, riconosce Caledonia, il comandante in seconda della loro divisione. I suoi capelli corti, neri e lisci, col loro taglio netto, insieme alla lunga treccia che le scende sulla schiena, sottolineano il suo sguardo furioso. Stringe nell’altra mano la sua naginata (asta con delle lame all’estremità), l’arma per la quale è famosa, tanto da meritarsi il soprannome di “affettatrice”.
    Brutta faccenda, pensa Isparana. Mi hanno beccata mentre ero fuori dall’astronave delle Amazzoni, senza permesso e con un duello irregolare. La punizione non sarà leggera…
    “Dov’è Hikaru?” chiede Caledonia, brusca.
    “Hi…Hikaru?” risponde l’altra, confusa, ricordandosi subito che stanno parlando di Venusia. “Non so dov’è andata quella. Cos’è successo? Dove sono?”
    Si guarda intorno, riconoscendo il negozio dove era crollata a terra, dopo il combattimento contro Venusia. Si accorge anche che Valeria ha in mano le sue due spade. Osservando attraverso la vetrina rotta, oltre ad una folla di curiosi, vede un mucchio di pezzi di metallo tagliati di netto.
    Sembra la tecnica di Sagara, pensa Isparana. E’ stato qui?
    “Il comandante Jocasta mi ha mandata a cercarvi” dice con durezza Caledonia “Tu e Hikaru avete delle gravi colpe. Non credere che il fatto di essere una delle migliori ti eviti la punizione. Sonja, Valeria, caricatela legata sulla Diatryma. Cercheremo Hikaru e porteremo alla base anche lei. E tu” aggiunge, rivolta al negoziante “prendi queste monete e fattele bastare. Per il tuo bene, è meglio che tu non dica niente su quello che è successo. Degli ignoti ti hanno fracassato il negozio, chiaro?”
    Il poveraccio, spaventato, annuisce, mentre Caledonia, tenendo la sua Diatryma per le briglie fa da apripista alle sue compagne, fendendo la folla e dicendo:
    “Circolare, circolare. Non c’è niente da vedere”

    I bracieri emettono odori profumati ed intensi che mettono a disagio Jezabel. Da diverso tempo Sukeli è rimasto immobile a pronunciare frasi incomprensibili in mezzo ad un disegno particolare fatto da lui sul pavimento: la donna è costretta ad aspettare e restare in silenzio.
    E’ una seccatura stare qui, pensa, ma non ho scelta. Sukeli in questo momento è l’unico che può aiutarmi a scoprire Venusia e ottenere la mia vendetta.
    Ad un certo punto, il mago getta in alto delle tavolette con delle rune incise, che cadono a terra mentre lui punta un bastone dicendo:
    “Al-mon-agt indichi le rune perché dicano il vero”
    Poi Sukeli fissa con attenzione la disposizione delle rune.
    “Allora?” chiede impaziente Jezabel.
    “Sì, Venusia è viva, come pensavi tu. E’ vicina. E’ nel tridente”
    “Nel tridente? Che vuol dire?”
    Sukeli raccoglie con calma le rune, riponendole sul tavolo. “Credi che una ricerca magica sia come andare sui motori di ricerca di internet? Ti ho dato delle indicazioni, sibilline come tutti gli oracoli. Sta a te interpretarle”
    “Mi prendi in giro, Sukeli? Questa informazione non significa niente!”
    “Non so dirti di più, Jezabel. Il tridente.”
    “Và al diavolo, Sukeli. Mi arrangerò” risponde lei allontanandosi, mentre il mago sorride enigmatico giocherellando con una runa in mano.
    Jezabel cammina a grandi passi verso l’uscita di Bedlam. Non bada alle persone che si inchinano al suo passaggio: riflette su quello che ha detto Sukeli.
    Il tridente. Cosa cavolo significa? La costellazione del tridente, forse? No, è troppo lontana, e lui ha detto che Venusia è vicina. Allora cosa indica il tridente? Dove sei, Venusia?
    Tornata nei suoi appartamenti, osserva le mappe astrali: non c’è niente vicino a Darkhold che somigli ad un tridente.
    Aspetta, Venusia è vicina, ha detto. Che sia su Darkhold, allora?
    Osserva le mappe delle strade principali di Darkhold: ce ne sono alcune che somigliano ad un tridente, ma è troppo vago. Esamina mille altre possibilità, ma non viene a capo di niente. Si siede sulla poltrona, scoraggiata, mentre un’ancella le versa il vino in una coppa. Sorseggiandolo, riflette: forse il tridente non è un luogo. Forse è un simbolo. Ma a Darkhold non esiste il simbolo del tridente.
    All’improvviso, le viene in mente un’intuizione: un tridente ha tre punte. Potrebbe significare tre lame, o tre spade. La spada è il simbolo delle Amazzoni: ciascuna delle cinque divisioni ha come simbolo un numero di spade equivalente a quello della sua divisione. Tre spade…la Terza Divisione quindi? E’ quella di Jocasta. Che Venusia sia lì? Assurdo…però…un momento! Jocasta aveva parlato di quella Hikaru di Deneb 5, come dire che viene da chissà dove. Possibile che quella Hikaru sia Venusia?
    Jezabel osserva pensosa dalla sua finestra l’astronave della Terza Divisione.

    La Cosmo Special si sta attrezzando per l’arrivo dei nemici che stanno cominciando a comparire nel radar. Le pilotesse, Keiko e Yuriko, impallidiscono: il computer è andato in tilt cercando di contarli. Dev’essere un numero incredibilmente grande. La flotta di Shizuri si è già messa in moto, proteggendo l’astronave. Nella Cosmo Special, la Signora delle nevi si dirige verso il ponte di comando delle operazioni, parlando con gli ologrammi dei capitani delle navi.
    “Capitano Maltholm, a rapporto!”
    Dall’astronave ammiraglia Quaiza, il comandante risponde:
    “L’ala destra della prima divisione è stata appena spiegata, maestà. E’ tutto pronto.”
    “I cannoni del tuono devono essere usati alla massima potenza.”
    “Sarà fatto.”
    “Capitano Kraus, a rapporto!”
    A bordo dell’astronave ammiraglia Yoma, la risposta non si fa attendere:
    “La seconda divisione è pronta, maestà!”
    “I Giganti della tempesta?”
    “Tutti disposti in avanguardia”
    “Bene. Ascoltatemi tutti e due. L’assalto sarà fortissimo. Non indietreggiate in nessun caso ed assalite al centro: dovete impedire l’accerchiamento! Tra poco vi arriveranno dei rinforzi”
    “Sì, maestà” rispondono entrambi.

    Haran Banjo manda in avanti la leva: il Daitarn 3 esce subito dalla Cosmo Special ed accende i motori. Le astronavi Getter sono già partite ed iniziano la loro combinazione:
    “Chaaaaange…GETTER 1!”
    Il mantello del Getter 1 esce all’istante, mentre dalle aperture escono due tomahawk che il robot afferra prontamente, dirigendosi verso la flotta di Shizuri. Il Big Shooter è l’ultimo ad uscire: dall’astronave una figura umana si getta nello spazio e si raggomitola su se stessa: l’energia attorno a lui crepita, facendolo brillare. I componenti escono come un fuoco di mitraglia dal Big Shooter, formando di nuovo il Jeeg Robot dopo un rapido agganciamento.
    “Miwa, lanciami le trivelle perforanti!”
    In pochi attimi, le braccia del robot sono state sostituite dalle trivelle, coi motori già accesi: Jeeg parte subito verso l’orda che si sta avvicinando.

    All’orizzonte dello spazio, iniziano a comparire. Sembra che non ci siano limiti alla loro estensione: migliaia e migliaia di mostri della stessa stazza dei robot giganti iniziano ad assalire tutti insieme, senza esitazione. Hanno tutti più o meno la stessa struttura, grossolanamente antropomorfa, con un corpo che sembra fatto di roccia e una testa senza nessuna particolarità, se non una fessura luminosa al centro. Alcuni, più grandi, sembrano fatti di metallo, ma hanno la stessa struttura degli altri: forse sono dei comandanti. Non ci sono urla o grida di battaglia: assalgono in silenzio come se fossero un tutt’uno. Sono l’esercito distruttivo dell’Oscuro: basta solo il loro passaggio per annientare ogni ostacolo ed ogni forma di vita. Per questo sono indicati con un nome pronunciato con terrore nei vari mondi: il Dakaisho, la Grande Onda.
    I Giganti della tempesta, all’avanguardia, sono i primi a scontrarsi coi mostri di roccia: i colpi delle mazze di ghiaccio cozzano contro i terribili pugni di pietra degli esseri senza volto. Entrambi gli schieramenti subiscono perdite, ma la Grande Onda non si ferma. I capitani Maltholm e Kraus osservano freddamente la situazione dai rispettivi ponti di comando, aspettando il momento giusto per iniziare la controffensiva. Quando i Giganti della tempesta iniziano ad indietreggiare, i cannoni del tuono prendono la mira.
    “Fuoco!” gridano entrambi i comandanti.
    Delle immense fiammate provocano esplosioni equivalenti all’atomica che devastano il fronte del Dakaisho, che per un attimo rallenta. Ma poi si riprende, mentre i cannoni del tuono continuano a sparare: nonostante il potente fuoco di sbarramento, le perdite sono irrilevanti per la Grande Onda, che avanza iniziando a distruggere le prime astronavi.
    All’improvviso, una saetta passa attraverso i mostri di roccia, distruggendoli spietatamente al suo passaggio. Quando si ferma, si rivela essere un robot gigante con uno stemma a croce sul petto: il Daitarn 3.
    “Questa è la Daitarn spada, bestie assassine”
    I mostri senza volto iniziano ad assalire il Daitarn, ma la fronte del robot inizia a brillare di una luce accecante.
    “Attacco solare!”
    E’ come se una gigantesca fessura si fosse aperta in mezzo alla Grande Onda: centinaia di mostri si dissolvono nello spazio. Ma è solo un momento: la fessura si richiude e l’assalto continua.
    I Getter tomahawk fanno strage dei mostri di roccia, e, insieme al raggio Getter, fanno aprire un varco per i Giganti della tempesta. Alternativamente, appena ha un attimo di pausa, il Getter 1 si trasforma nel Getter 2, dalla potente trivella o nel Getter 3, la forma fisicamente più forte del trio.
    Pure le trivelle perforanti di Jeeg Robot provocano distruzione in mezzo all’Onda, ma il loro numero è così grande che non possono essere bloccati tutti: altre astronavi della flotta di Shizuri sono aggredite, esplodendo in un boato silenzioso nello spazio.
    L’assalto della Grande Onda, il Dakaisho, è appena cominciato.

    Boss Robot guarda in alto i vari fuochi che si accendono e si spengono nel cielo.
    “Da quelle parti si combatte bene, a quanto vedo” commenta Boss.
    “Ecco perché non vedevamo nessuno qui” aggiunge Nuke “sono tutti lì nello spazio!”
    “Non tutti” corregge Mucha “alcuni stanno arrivando anche qui. Vedete quella polvere che si solleva?”
    “Siamo qui per questo, no?” sbotta Boss “Avanti col piano Grande Ombra!”
    “Non mi sembra molto azzeccato come nome” critica Mucha.
    “E chi se ne frega, l’Ombra non ha i diritti d’autore. Preparate le granate fumogene!”
    Il Borot afferra da uno sportello nello stomaco delle sfere di colore nero e si apposta su una roccia, dalla quale vede, nella distesa di pietra in basso, decine e decine di mostri senza volto che avanzano. Camminano come automi, facendo tremare la terra al loro passaggio e dirigendosi verso la caverna dove ci sono Sayaka e Alcor, coi robot Mazinga e Afrodite.
    “Non toccherete Sayaka neanche con un dito, brutti mostri!” grida Boss, mentre il Borot lancia a raffica le bombe fumogene: rompendosi per terra, liberano un gas nebbioso nerissimo che confonde i mostri di roccia: il loro senso dell’orientamento, una delle poche cose che il loro istinto primitivo percepisce, è scomparso. Divisi, vagano senza meta.
    “Wahahaha! Visto?” ridacchia Boss “Questa è l’incalcolabile potenza di Boss Borot!”
    “Aspetta, Boss, c’è qualcosa che non va…” dice Nuke, preoccupato “Hanno smesso di muoversi. Non li sento più sbattere l’uno contro l’altro”
    “Embè? Si saranno rassegnati!”
    Tutt’altro: i mostri di roccia, consapevoli del fatto che non possono avanzare, iniziano il loro processo di fusione. Due di loro si fondono insieme, formando un mostro più grande di prima. Un altro si fonde con quest’ultimo, e il mostro risultante è ancora più alto, e così via, fino a che si arriva ad ottenere un mostro di roccia unico e gigantesco, che non solo sovrasta i fumi del gas, ma osserva il Borot, che è sull’altura, faccia a faccia dall’alto dei suoi centotrenta metri. Boss è rimasto allucinato nel vedere una bestia simile: un gigante di roccia, con una sola enorme fessura sul volto, che inizia a sollevare la sua immensa mano per schiacciarlo. Le gambe del Borot scattano come una molla ed inizia a correre saettando, mentre il pugno distrugge tutta l’altura dove il Borot si era appostato: l’impatto è così forte che il movimento dell’aria sposta via il robot di Boss come se fosse un fuscello. Cadendo a terra, si rialza subito per miracolo, mentre vede il megamostro che avanza verso di lui.
    “Cosa cavolo facciamo adesso, Boss?” gridano i due assistenti terrorizzati.
    “Non abbiamo scelta” risponde lui, solenne “E’ giunto il momento di usare il piano segreto: la terribile combinazione robotica!”
    Girando una manovella estratta dalla lavatrice di casa, Boss accende i nuovi comandi installati sul robot e grida: “Attacco solare!”
    Da uno sportello del Borot si alza un vetro riflettente alla massima potenza che convoglia i raggi del sole e li manda concentrati contro il gigante, che si ferma un momento sorpreso.
    “Ha ha ha” ridacchia Boss “Questo è il terribile attacco di Daitarn 3, marca Boss! Farai la fine del pollo alla diavola!”
    Il pugno del gigante sul terreno fa sobbalzare il Borot, che scappa all’istante gettandogli contro il vetro, che ovviamente si rompe.
    “Maledizione, non ha funzionato!” esclama Boss “Presto! Modalità 2 e 3, insieme!”
    Il gigante è già sul Borot e sta per stringerlo con una mano e stritolarlo, ma con sorpresa si accorge di avere la mano vuota. Il Borot si è scisso in tre parti: la superiore (testa e braccia), la centrale (la pancia, diventata una ruota che gira) e l’inferiore (tronco e gambe). Le tre parti scappano in direzioni diverse, chi con le gambe, chi rotolando, chi con le mani, ciascuna guidata da uno del trio. Il capo, che guida la parte superiore, esclama:
    “Nuke, Mucha, disponetevi a triangolo e lanciate le bolas! Questo è l’attacco Getter / Jeeg modalità Boss! Stavolta sei fregato!”
    Le bolas, lanciate contemporaneamente dai tre componenti, si attorcigliano attorno ai piedi del gigante, stringendoli. Perdendo l’equilibrio, il nemico cade a terra con un gran tonfo.
    “Ricombinazione!” grida Boss. Ma nella fretta, è successa un po’ di confusione e alla fine il Borot si trova con le gambe al posto delle braccia e viceversa, mentre in mezzo alle gambe si trova la testa del Borot.
    “Imbecilli che non siete altro!” sbraita Boss, mentre gli altri si giustificano:
    “Scusa, Boss, ma era la prima volta…”
    “Zitti che ne parliamo dopo! Modalità Mazinga Z, svelti!”
    “OK, Boss! Pugni a razzo!” ribatte Mucha, mentre Nuke esclama: “No, aspettate!”, ma è troppo tardi. Siccome adesso al posto dei piedi ci sono le mani, i pugni a razzo, essendo già fissi a terra, restano fermi facendo volare via invece il Borot senza le mani. Il gigante, seccato, si rialza ed afferra il Borot per una gamba.
    “Dannazione, presto, modalità Goldrake! Alabarda spaziale!”
    Dalle spalle del Borot escono due aste che cadono a terra e basta. Boss resta annichilito.
    “Ehm, non avevamo avuto il tempo di fabbricare le lame…” balbettano terrorizzati i due assistenti davanti ad un Boss con gli occhi iniettati di sangue. Ma non c’è tempo per discutere: il gigante avvicina il Borot davanti al suo visore, che si sta illuminando. Tra poco da lì partirà un raggio che distruggerà il robot.
    “Presto” grida con affanno Boss “datemi tutte le bombole di gas per la propulsione!”
    In pochi secondi, i tre buttano decine di bombole dalle fessure del Borot dentro il visore del gigante, poi Boss fa staccare la gamba dal resto del corpo. Il Borot inizia a cadere appallottolandosi per attutire l’urto, mentre le bombole a gas, insieme al calore sprigionato dentro il visore del gigante, esplodono provocando una reazione a catena che fa a pezzi il mostro con un gran boato. Il Borot, anche se con qualche pezzo mancante, è riuscito a rifugiarsi appena in tempo.
    “Ce l’abbiamo fatta, uomini! Anche stavolta il potente Borot è vincitore!” esclama Boss, alzando un pugno pieno di giubilo. Anche gli assistenti stanno per festeggiare, quando all’improvviso un’ombra li copre.
    Una donna gigantesca, grande come il Mazinga, si staglia sopra di loro. Ha il colore della terra e la consistenza della roccia, coi capelli lunghi che sono come scolpiti e immobili. Addosso porta un’armatura che, come i capelli, sembra avere la stessa consistenza del suo corpo. Gli occhi brillano minacciosi e crudeli. In mano porta un’asta di roccia durissima, con una mazza a punte chiodate ad ogni estremità: con una di queste, tocca il mento del terrorizzato Borot e, parlando con voce tonante e non umana, esclama:
    “Interessante. Anche se non vali niente, hai coraggio e ingegno. Hai battuto un Menos grande, la forma dei mostri di roccia fusi tra loro. Sarai un ottimo ambasciatore”
    “Am…ambasciatore?” balbetta Boss.
    “Sì. I tuoi compagni si sono nascosti nella caverna in quella direzione, vero? Bene, dì loro che sta arrivando Titania e che strapperà loro le ossa!”
    In un istante, il Borot viene colpito dall’asta ferrata con una violenza tale da farlo volare all’orizzonte, come quando si colpisce una pallina da golf con la mazza.
    “Dovrebbe atterrare nei pressi della caverna tra un minuto” commenta Titania, appoggiando sulla spalla la sua asta “Razza di idioti” aggiunge “affrontare il Dakaisho e persino il Grande Signore Senza Anima in persona. Follia pura.”
    Inizia a camminare in direzione della caverna, dicendo:
    “Seguimi, Grond”
    Un gigantesco e grottesco essere di forma indefinita, assai più grande di Titania, inizia a muoversi coi passi che rimbombano sulla terra e che lasciano delle orme nella dura roccia.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 21/5/2016, 13:27
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