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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 61

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 21 May 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 61
    LA PROPOSTA DI SANOSUKE SAGARA

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

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    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da una donna potente e spietata, Jezabel, per conto dell’Oscuro (successivamente si scoprirà che lui è l’antenato di Actarus, Davan Shakari, un tempo dittatore di Fleed e creatore di Goldrake) che lo sacrificherà quando sette stelle saranno allineate. Actarus, insieme coi suoi amici (Alcor, Maria, la squadra Getter, Mazinga Z, Grande Mazinga, Boss, Daitarn, Jeeg), parte con Goldrake sull’astronave Cosmo Special per arrivare a Darkhold, il castello-pianeta dell’Oscuro. Durante il viaggio, affrontano i Generali dell’Oscurità per prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Venusia, dopo diverse peripezie, è riuscita ad arrivare a Darkhold, inserendosi tra le Amazzoni di Jezabel col falso nome di Hikaru per trovare suo figlio. Dopo uno scontro con Isparana, un’amazzone, viene alla fine salvata da Sanosuke Sagara, il misterioso comandante dei Lupi Neri. Intanto, Mazinga Z (guidato da Alcor), Afrodite A e Boss Robot atterrano sul pianeta G’Urantic, dove si trova il generale ‘Senza Anima’. Il Borot è il primo ad affrontare i mostri di roccia: una sua miracolosa vittoria non lo salva però dalla furia di Titania, una nuova avversaria che lo scaglia lontano con violenza…(Nota: in questa storia, Alcor e Koji sono due persone diverse)

    Venusia non ha mai sentito sulla sua pelle un’acqua così buona e fresca. Il suo corpo immerso si sente rinvigorire: con stupore, si accorge che, a mano a mano che continua a lavarsi, le ferite e persino le cicatrici tendono a scomparire. Non sa esattamente dove sia: in pochi, rapidi spostamenti Sagara l’aveva portata in un fiume sotterraneo, con una luce che filtrava attraverso le fenditure della volta rocciosa. Senza badare alla sua sorpresa, l’aveva buttata in acqua senza complimenti.
    “Pensa a lavarti, chérie. Qui ci sono i vestiti di ricambio. Ti aspetto qui fuori. Poi parleremo” aveva detto. Dopo essere entrato in una caverna – evidentemente l’uscita – era scomparso.
    “Poi parleremo” aveva detto Sagara a Venusia. Parlare di cosa? Cosa vuole da me? si chiede lei. Senza contare che adesso lui conosce la mia vera identità, come pure Isparana: al momento, Sagara è l’unica possibilità che ho. Adesso le Amazzoni avranno trovato Isparana e sicuramente alla fine sapranno chi sono. E lo verrà a sapere anche Jezabel…ormai è solo questione di tempo. Per adesso, credo che sia meglio sentire cosa vuole Sagara da me. Poi deciderò.
    Alla fine, Venusia esce dall’acqua e si asciuga, strofinandosi coi panni vicino. Ci sono addirittura dei pettini e uno specchio: lei non può fare a meno di apprezzare il pensiero. Poi inizia a mettersi i vestiti nuovi: con stupore, si accorge che sta indossando una divisa da combattimento perfettamente curata, con un’armatura pettorale, parastinchi e bracciali di metallo leggeri, ma resistentissimi. E’ ancora meglio della divisa da amazzone che avevo. Quel Sagara è uno che pensa proprio a tutto. Eppure…ha qualcosa che non mi piace.
    Inizia ad addentrarsi nella caverna: dopo poco tempo, passato nell’oscurità, avverte una luce e alla fine esce.
    “Ti sei fatta aspettare come tutte le donne, chérie.” Dice Sagara, seduto davanti ad un fuoco dove ci sono tre o quattro pesci arrostiti. Ne prende uno e lo porge a Venusia “Ne vuoi un po’? E’ molto buono”
    Venusia si accorge di avere una gran fame. Mangia subito tutto senza problemi, insieme al vino nella borraccia che aveva portato Sagara. Anche lui mangia in silenzio, osservando ogni tanto Venusia con aria pensierosa. Lei si accorge di quegli sguardi, ma non ci fa caso: è troppo affamata. Una volta sazia, lei dice:
    “Ti ringrazio molto per i pesci e tutto il resto. Spero di poterti rendere il favore, un giorno”
    “Di nulla” replica lui. Dopo un silenzio imbarazzante, Venusia continua:
    “Hai fatto in fretta a trovare i pesci”
    “Sopravvivere nei boschi da soli è essenziale per i Lupi Neri. Non è stato difficile” replica Sagara, togliendo le lische dall’ultimo boccone di pesce prima di mangiarlo.
    “E quel fiume sotterraneo? Mi ha fatto guarire le ferite”
    “E’ il fiume Lete, che scorre sotto Darkhold. Io sono uno dei pochi che ne conosce le capacità curative, almeno per le ferite non troppo gravi, che per fortuna era il tuo caso. Hai rischiato molto combattendo contro Isparana, ma in questo modo ho potuto studiarti”
    “Hai visto tutto?” chiede Venusia sorpresa.
    “Certamente. Sin dall’inizio, e prima ancora” risponde lui sereno, afferrando un oggetto e passandolo a Venusia, che lo riconosce subito.
    “La mia spada Brisingamen! L’avevi portata con te?”
    “Devi avere più cura delle tue armi, Venusia. Questa in particolare è una delle dodici spade Owazamono: non hai idea di quanto sia importante.”
    “Ti intendi anche di spade?” chiede lei, estraendola per vedere il suo stato: è talmente lucida da apparire splendente. Venusia è senza parole. Alla fine dice: “Ma..cosa..cos’hai fatto alla spada?”
    “Una piccola manutenzione. Devi sapere come trattare le spade, Venusia. Anche qui sei carente”
    “Un momento. Cominciamo dall’inizio” replica lei, confusa, rinfoderando la spada “Intanto: come fai a sapere chi sono?”
    “I Lupi Neri non sono solo assassini: anche lo spionaggio è importante. Sapevo chi eri prima ancora di incontrarti, quella volta alle terme”
    “E allora perché non mi hai denunciata?”
    “Ho dei piani su di te, Venusia. Sin da quando sei arrivata a Maul e ti sei iscritta nelle Amazzoni. Sin da quando hai battuto la prima volta Isparana usando delle corde. Sin da quando hai incontrato la famiglia Rei di Betelgeuse che ti ha ospitata”
    Venusia rimane interdetta: Sagara sa tutto del viaggio che ha fatto, nomi e luoghi.
    “Quali sarebbero i tuoi piani?” chiede lei, sospettosa.
    “Kosaka Shigure, la maestra di spada, ti ha fatto sviluppare il tuo potenziale di base. Io posso fartelo portare a compimento, ad un livello che tu non potresti neanche immaginare”
    “In sostanza, cosa vuoi da me?”
    “Vieni con me tra i Lupi Neri, Venusia”
    “Che stai dicendo? Non ho nessuna intenzione di diventare un’assassina a pagamento!” replica scandalizzata.
    “Aspetta” dice Sagara, alzando una mano “non ti ho fatto vedere tutto. Seguimi, chérie
    Dicendo questo, si alza, spegnendo il fuoco gettandoci sopra un po’ di terra. Venusia si alza anche lei e comincia a seguirlo, perplessa.

    Grazie al mamiyo, il passo lampo, Sagara alla fine porta Venusia su una torre particolarmente alta tra le numerose di Darkhold. Lei è un po’ stordita per la velocità del viaggio. Senza badarci, Sagara indica un punto col dito ed esclama:
    “Guarda davanti a te, Venusia. Cosa vedi?”
    Voltandosi, lei osserva una costruzione enorme che occupa gran parte dell’orizzonte.
    “Mi sembra una specie di struttura con gigantesche mura concentriche. Cos’è?”
    “E’ la roccaforte di Bedlam, dove si fanno esperimenti scientifici e soprattutto sacrifici umani. Tuo figlio è lì”
    “Rex?”
    Venusia è senza fiato per la sorpresa. Alla fine, quasi senza rendersene conto, ha trovato il suo obiettivo. Rex. Mio figlio. E’ lì. Le vengono in mente mille ricordi in cui lo accarezzava, lo baciava, gli cambiava i panni, rideva con lui e con Actarus. Rex…ti ho trovato! Senza rendersene conto, Venusia inizia a piangere. Ma non è il momento, si dice, cercando di ricacciare indietro le lacrime e stringendo i denti. Osservando con durezza l’enorme costruzione, dice:
    “Devo tirarlo fuori da lì!”
    “Non puoi. Bedlam è impenetrabile. Il sacerdote nero Sukeli lo comanda e i Lupi Neri sono i suoi guardiani”
    “I Lupi Neri? Ma tu da che parte stai, Sagara?”
    “Dalla mia. Sto con Sukeli perché mi conviene. Ma posso cambiare idea, chérie” dice, accarezzando Venusia sul mento. Lei si allontana dal contatto, replicando:
    “Non ho intenzione di diventare una dei tuoi Lupi Neri, se è questo che intendi”
    “Pensaci, Venusia. Tutto diventa più facile. Mi basta un attimo per prendere Rex e portartelo. Poi posso portare via i Lupi Neri da lì, farti raggiungere Actarus e darvi la vittoria. Senza Rex, il vostro Oscuro è spacciato”
    “E tutto questo in cambio del mio inserimento nei Lupi Neri?” Venusia non crede alle sue orecchie.
    “Esatto. Potrai tornare a fare la regina, se vuoi. Solo dovrai seguire i miei addestramenti e percorrere la mia strada”
    “La tua strada?”
    “Quando avrò bisogno di te, tu dovrai accorrere. Pensaci. Tuo figlio, la vittoria, la salvezza in cambio di questo. Solo questo. Cosa mi dici, Venusia?”
    Lei, incerta, gli volta la schiena senza rispondere, osservando la roccaforte di Bedlam, che sembra ancora più tetra e imponente. Il vento si alza, facendole scompigliare i capelli e fischiando con un suono che sembra un gemito.
    Cosa faccio? si chiede.

    “Maledizione!” urla Ryo. Una decina di mostri di roccia hanno bloccato il Getter 1 impedendogli di muoversi, e il metallo del robot geme sotto la loro stretta. Con un grido dal profondo dell’anima, Ryoma Nagare dà sfogo alle ultime forze del Getter: nonostante cerchino di bloccarlo, il robot riesce a liberarsi. Estrae il tomahawk, che però, anche se fa strage dei nemici, a causa dell’usura continua del combattimento, si spezza. E con questo fanno quattro, pensa sconsolato Ryo, osservando il moncherino in mano. Il raggio Getter poi è stato usato così tante volte contro i mostri di roccia che non c’è quasi più energia. Sfinito, Ryo fa atterrare il Getter sopra l’astronave ammiraglia Quaiza, comandata da Maltholm: è la più esposta all’assalto, essendo la più vicina alla Cosmo Special. Ormai Ryo comincia a vedere delle macchie nere davanti agli occhi: è vicino all’esaurimento. E gli altri elementi della squadra Getter non stanno meglio. Non so cosa darei per un minuto solo di pausa, pensa Ryo, col volto segnato dalle occhiaie e il respiro affannoso. Ha dovuto togliersi il casco, che si era rotto.
    All’improvviso, una cometa cade sopra la Quaiza, interrompendo il suo corso ed andando a sbattere contro le paratie esterne. E’ il Daitarn 3, tutto fumante per i raggi emessi dai visori dei mostri di roccia. Si alza a fatica, aiutandosi con l’unico braccio che gli è rimasto.
    “Banjo, stai bene?” chiede Ryo.
    “Sono stato meglio” replica lui, col vetro del suo visore incrinato e serrando i denti per resistere al dolore: un paio di costole sono state lese. “Attento dietro di te!” grida ad un tratto.
    Decine di mostri di roccia compiono un assalto alle spalle del Getter Robot, ma vengono frantumati dalla trivella del Jeeg Robot, che atterra esausto sulla Quaiza, pieno di tagli e ammaccature su tutto il corpo. Ha solo una trivella addosso: l’altra era esplosa per il surriscaldamento, e quella che sta usando inizia a girare meno velocemente di prima.
    “Non finiscono mai…” dice Hiroshi, sconsolato “ sembra di svuotare il mare con un bicchiere!”
    Come se non bastasse, i mostri di roccia iniziano a fondersi tra di loro, formando diversi Menos Grande. Anche se i cannoni del tuono delle astronavi di Shizuri sparano in continuazione, il Dakaisho, o Grande Onda, avanza, abbattendo le astronavi in prima linea. I Giganti della Tempesta sono stati sterminati quasi tutti. L’altra astronave ammiraglia, la Yoma, comandata da Kraus, lotta disperatamente, ma è troppo lontana per essere aiutata.
    Il trio di robot per la prima volta comincia a pensare di essere davvero davanti alla morte.

    “Il Mazinga Z è pronto” dice Alcor, spegnendo i comandi di ricarica a distanza sul Pilder.
    “Bene” commenta Sayaka “sbrighiamoci a ripartire. Sono preoccupata per Boss”
    Ma appena lei si volta per salire su Afrodite A, che era distesa davanti all’uscita della caverna per controllare ogni movimento, osserva spaventata un mostro di roccia che era spuntato letteralmente dal terreno ed aveva afferrato la testa del robot. Il pugno a razzo di Mazinga Z colpisce come un fulmine, distruggendo la testa del mostro e tornando indietro. Sayaka è meravigliata della rapidità dell’azione.
    “Sbrigati a salire!” grida Alcor “Ne stanno spuntando altri!”
    Stupita, la ragazza osserva decine e decine di mostri di roccia che spuntano come orribili piante che crescono rapidamente su un terreno spoglio. Passato l’attimo di sbigottimento, corre velocemente nella cabina di comando, chiudendola all’istante e gridando:
    “Afrodite A, azione!”
    Ma nel frattempo, Alcor, col Mazinga Z, è già uscito. Sayaka è sorpresa: il ragazzo maneggia il robot quasi come Koji. Ha imparato in fretta: ma, nonostante la spiegazione che le aveva dato, Sayaka non può fare a meno di provare un senso di straniamento nell’osservarlo in azione come se fosse Koji.

    Nello stesso tempo, sulla Cosmo Special, Koji, in contatto mentale con Alcor tramite Maria, osserva soddisfatto i progressi dell’allievo.
    “Tuo marito è in gamba” dice lui a Maria, che sorride soddisfatta. Lei sta per dire qualcosa, ma all’improvviso una scossa fa agitare tutta la Cosmo Special.
    “Accidenti, stanno arrivando anche qui!” esclama infuriato Koji, per poi rimanere sorpreso: si è messo in piedi sul letto senza accorgersene. Le gambe sono guarite.
    “Fantastico, riesco a camminare di nuovo!” dice entusiasta, passeggiando per la stanza. Rivoltosi a Maria, le dice: “Vado subito a cambiarmi e poi li raggiungiamo. Ce la fai a contattare Alcor da sola per qualche minuto?”
    “Vai tranquillo” risponde lei, e Koji esce subito dalla stanza, dirigendosi verso la sua cabina, dove c’è la tuta di guida del Mazinga Z.

    “Raggio congelante!”
    In un attimo, i mostri di roccia davanti a Mazinga Z sono ricoperti di ghiaccio e bloccati.
    “Pugno a razzo!”
    I mostri esplodono in mille pezzi.
    E’ troppo facile, pensa Alcor, perplesso. C’è qualcosa che non va…
    Sayaka non si pone di questi problemi. Afrodite A, grazie alla sua esperienza di guida, si muove quasi danzando tra i tozzi mostri di roccia, che vengono centrati in mezzo ai loro visori con precisione millimetrica dai missili digitali del robot femmina: ciascuno di essi, per quanto piccolo, è potente quanto un centinaio di missili pettorali della prima versione di Afrodite. I mostri esplodono come fiori di fuoco, mentre Afrodite ad un certo punto si volta contemplando il suo lavoro.
    “Penosi” dice Sayaka “non ho neanche dato fondo a tutte le mie risorse”
    Ad un certo punto, sente come un fischio e, alzando la testa, vede qualcosa che arriva a mezz’aria. Stupita, riconosce il Boss Borot, privo di una gamba e ammaccato in più punti. Il robot atterra rovinosamente, rotolando fino a fermarsi, sbattendo con violenza contro una parete rocciosa.
    “Boss!” grida Sayaka, facendo correre Afrodite A verso il compagno ferito. Mentre il robot-femmina si inginocchia davanti a lui, la ragazza nell’abitacolo grida:
    “Stai bene, Boss? Rispondimi!”
    “Sa…Sayaka…” dice lui, prima di svenire “A...attenta…quella donna con la mazza è un mostro…”
    Poi cade a terra e non si muove più.
    “Boss! Boss!” esclama la ragazza, ma lui non può più rispondere.
    “Penoso” dice una voce ironica dietro di lei, imitando il suo commento di prima “Potevo ammazzarti in un colpo solo mentre stavi lì a lamentarti, bimbetta“
    Sayaka si volta insieme al suo robot, osservando una figura su un alto dirupo, con fattezze femminili e della stessa stazza di Afrodite A. Tiene in mano un’asta con le estremità ferrate, ma il sole dietro di lei impedisce a Sayaka di vederla bene. La figura misteriosa salta dall’alto e, girando attorno a se stessa, atterra in piedi, dirigendosi verso Sayaka con tutta calma, sogghignando ed appoggiando beffardamente l’asta ferrata sulla spalla. Ora Sayaka la vede bene: sembra avere la stessa composizione dei mostri di roccia, ma la sua struttura, oltre ad essere femminile, è ricoperta da un’armatura di roccia sul petto e sulle gambe. Anche i capelli sembrano fatti di roccia.
    Come fa a muoversi così agilmente, se è fatta di pietra? si chiede Sayaka.
    “Sono Titania, ragazzina. Il tuo nome qual è?” Però, subito dopo la donna di roccia alza una mano, correggendosi: “Aspetta, non dirmelo. Tanto, i morti non contano”
    In un attimo, senza che Sayaka se ne renda conto, l’asta ferrata di Titania colpisce crudelmente il fianco di Afrodite A, facendola sbattere via a più di un chilometro di distanza contro un ammasso roccioso. Sayaka, per l’impatto, sbatte la testa contro il vetro della calotta di Afrodite: anche se il casco l’ha protetta, una striscia di sangue inizia a scorrerle dalla fronte. Inoltre, il suo visore si è incrinato. E questo con un colpo solo.
    “Sayaka!” esclama Alcor, che era impegnato a combattere contro i mostri di roccia. Allontanandoli da sé con rabbia, il Mazinga Z corre verso Titania, mentre il pilota grida: “La pagherai!”
    Senza neanche degnarlo di uno sguardo, la donna di roccia esclama:
    “Pensa tu a quell’idiota, Grond!”
    All’improvviso, una mano enorme afferra Mazinga Z da terra, prendendolo sotto il ginocchio, e lo solleva come se fosse una bambola di pezza. Un urlo disumano riecheggia nell’aria, mentre un gigante, grande tre volte il Mazinga, osserva la sua preda. Ha delle braccia mastodontiche e sviluppatissime, tanto lunghe che le mani toccano terra mentre cammina, in contrasto con le gambe corte e tozze. Come i mostri di roccia, ha una testa priva di collo, ma dotata di due occhi luminosi e gialli, insieme ad una bocca enorme piena di denti irregolari, alcuni dei quali sporgono anche a bocca chiusa.
    “Ti arrabbi perché ho colpito la tua compagna?” dice Titania “Questa è una guerra, idiota, non una recita, e chi perde muore.”
    “Io sono Grond” urla il gigante con voce di tuono, alzando il Mazinga e sbattendolo con violenza a terra. Poi lo rialza e, con un braccio solo, senza sforzo, lo butta lontano: il robot cade pesantemente sul terreno, rimbalzando per l’impatto e non muovendosi più.
    “Io sono Grond” ripete il mostro con voce cavernosa, dirigendosi verso Mazinga “Combatti contro di me, guerriero”
    Mazinga resta immobile, mentre Grond cammina grottescamente con passi che rimbombano e lasciano le orme sul terreno durissimo. Alcuni mostri di roccia non sono abbastanza rapidi nel spostarsi davanti a lui e vengono schiacciati senza problemi. Alcor, nell’abitacolo, è completamente svenuto e non risponde ai disperati appelli di Maria e Koji.

    “Dannazione” esclama Koji, sconvolto “Sayaka è in difficoltà e Alcor è nei guai! Non ce la farà contro una bestia del genere! Sarei in difficoltà persino io!”
    “Cosa…cosa facciamo?“ chiede Maria, angosciata.
    “Andiamo subito da Shizuri, ha detto che può teleportarci fin lì. Presto!”
    Koji e Maria corrono rapidamente verso il ponte di comando.

    Titania osserva incuriosita Afrodite A che cerca di rimettersi in piedi dopo l’impatto.
    “Notevole. Avresti dovuto essere morta dopo quel colpo. Scusami, ti ho sottovalutata: vuol dire che adesso ti colpirò ancora più forte”
    “Non…credere di riuscire a colpirmi ancora a tradimento, brutta schifosa!” risponde Sayaka tra i denti, mentre cerca ancora di riprendersi.
    “A tradimento, dici? Da quando in qua bisogna avvertire prima di colpire?” risponde lei, sferrando un colpo velocissimo con l’asta, che però stavolta Afrodite A evita subito e risponde lanciando decine di missili digitali, che però non hanno nessun effetto su Titania. Come ai vecchi tempi, quando quelle armi facevano ridere i nemici. Si sarà beccata un centinaio di megaton di energia esplosiva! Com’è possibile che non senta nulla? si chiede stupita Sayaka, mentre evita per un pelo un altro colpo della mazza ferrata, che però avanza colpendo Afrodite in pieno petto. Il contraccolpo nella cabina di comando fa scuotere Sayaka.
    “Io sono Titania, stupida: la luogotenente del mio signore, il Senza Anima. Non paragonare la mia pelle a quella dei miei piccoli mostri di roccia” esclama, facendo vorticare la sua asta così velocemente che praticamente non si vede.
    Non ho la minima intenzione di farmi colpire ancora da quel maledetto strumento, pensa Sayaka.
    “Raggio Fotonico!”
    Due raggi luminosi partono dagli occhi di Afrodite A per distruggere la mazza, ma Sayaka, sorpresa, si accorge che i raggi deviano e colpiscono solo le estremità dell’arma.
    Cosa significa?
    “Raggio Pettorale!”
    Innestato su Afrodite A seguendo il modello di Minerva X, il raggio pettorale investe Titania, ma il risultato è lo stesso: prima che raggiunga il nemico, il raggio si divide e viene convogliato alle due estremità dell’asta.
    “Già finito?” sogghigna Titania.
    “Ti difendi bene con quella mazza. Hai paura dei miei raggi?” chiede Sayaka.
    “Non fraintendermi” risponde Titania “I tuoi giochini luminosi su di me farebbero l’effetto della pioggia. Ma su di te?”
    Dicendo questo, la donna di roccia punta l’asta verso Afrodite A e in un attimo un raggio luminosissimo parte da lì investendo in pieno il robot-femmina, che diventa tutto rosso per il calore. Sayaka grida, sentendo il suo corpo come immerso nel fuoco. Per fortuna, l’agonia dura poco.
    “Peccato, è già finita” sospira Titania, sorridendo malvagia “La mia mazza assorbe l’energia dei tuoi raggi e te li rimanda decuplicati. Ti è piaciuto?”
    La ragazza respira affannosamente: l’aria nella cabina è caldissima e i comandi scottano al tocco. Per fortuna, i guanti garantiscono un minimo di protezione.
    “M…maledetta sadica…” dice lei con voce roca “Adesso vedrai!”
    Afrodite A afferra la mano sinistra con la destra, tirandola con forza: il braccio sinistro si stacca e diventa una scimitarra.
    “Oh, interessante! Fammi vedere cosa sai fare!” commenta la donna di roccia, facendo girare vorticosamente la mazza. Le due contendenti si fronteggiano.
    “Ma prima” aggiunge Titania “dimmi il tuo nome. In fondo, merita di essere scritto su una lapide”
    “Sono Sayaka Yumi e guido Afrodite A. Riguardo alla lapide, dimentichi che prima di farla mi devi ammazzare”
    “E’ vero, Sayaka Yumi. Provvederò subito”
    La scimitarra e la mazza si incrociano, cozzando duramente l’una contro l’altra. Lo scontro è iniziato.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 23/5/2016, 15:19
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