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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 62

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 23 May 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 62
    AFRODITE A CONTRO TITANIA

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

    File:APHRODAIKICK.gif
    Preso da: qui


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Il loro figlio appena nato, Rex, è stato rapito da una donna potente e spietata, Jezabel, per conto dell’Oscuro (successivamente si scoprirà che lui è l’antenato di Actarus, Davan Shakari, un tempo dittatore di Fleed e creatore di Goldrake) che lo sacrificherà quando sette stelle saranno allineate. Actarus, insieme coi suoi amici (Alcor, Maria, la squadra Getter, Mazinga Z, Grande Mazinga, Boss, Daitarn, Jeeg), parte con Goldrake sull’astronave Cosmo Special per arrivare a Darkhold, il castello-pianeta dell’Oscuro. Durante il viaggio, affrontano i Generali dell’Oscurità per prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Venusia, dopo diverse peripezie, è riuscita ad arrivare a Darkhold, inserendosi tra le Amazzoni di Jezabel col falso nome di Hikaru per trovare suo figlio. Alla fine, Sanosuke Sagara, il misterioso comandante dei Lupi Neri, le fa una proposta: avrà il suo aiuto se lei entrerà a far parte dei Lupi Neri. Intanto, Mazinga Z (guidato da Alcor), Afrodite A e Boss Robot atterrano sul pianeta G’Urantic, dove si trova il generale ‘Senza Anima’. Il Borot alla fine viene sconfitto: Afrodite A affronta la potente Titania e Mazinga Z viene abbattuto dal fortissimo Grond…(Nota: in questa storia, Alcor e Koji sono due persone diverse)

    Venusia non riesce a togliere gli occhi dalla roccaforte di Bedlam, dall’alto della torre dove lo aveva portato Sagara. Rex, suo figlio, è laggiù. In questo momento, solo Sagara può salvarlo, a patto che lei accetti di diventare una dei Lupi Neri al suo comando: in sostanza, diventare un’assassina a pagamento.
    Il vento continua a soffiare, facendo agitare i capelli e i vestiti di Venusia e portandole gli odori sconosciuti ed estranei di quel mondo straniero. La sensazione di solitudine che prova si fa ancora più forte. Sagara è dietro di lei, a braccia incrociate, che aspetta la sua risposta. Dopo lunghissimi attimi, alla fine Venusia parla, continuando a voltare la schiena a lui.
    “Prima di risponderti…vorrei chiederti una cosa, Sagara.”
    “Chiedi quello che vuoi, chérie.”
    “Quella volta che avevo estratto la spada contro di te…alle terme, ricordi? Il nostro primo incontro?”
    “Certamente, chérie. E allora?”
    “Avevi detto che quella era stata un’ottima mossa, vero?”
    “E lo confermo. Una mossa marveilloux, chérie
    “In quel momento ero entrata in berserk?”
    “In parte, sì. Perché me lo chiedi?”
    “Sei stato tu a provocarmi apposta perché scattassi così, vero?”
    “Sei una donna intelligente, Venusia. Esatto, volevo proprio vedere se avevi la capacità di entrare in berserk, e ne ho avuto la conferma. Saresti perfetta come Lupo Nero, chérie
    “Cos’è questo ‘berserk’, Sagara?” chiede all’improvviso Venusia, voltandosi decisa verso di lui e guardandolo negli occhi.
    “Non lo sapevi? E’ il potere stesso dell’Oscuro, che fa sollevare dall’animo le sensazioni come rabbia, paura, odio e simili. Tutto convogliato in un’energia che sviluppa i tuoi sensi e le tue capacità all’estremo. Questo è il berserk”
    “Questo ‘berserk’ che tu approvi, Sagara, è proprio quello che Shigure, la maestra di spada, non approverebbe. Mi diceva sempre di non attaccare con rabbia”
    “Shigure ha una mentalità ristretta, non può capire il significato della vera forza. Non andrai lontano con lei: con me, invece, andrai all’infinito e oltre!”
    “Il tuo ‘infinito’ mi spaventa, Sagara”
    L’altro, un po’ sorpreso, replica: “Cosa vorresti dire?”
    “Shigure combatte per uno scopo e non uccide, se non per stretta necessità. Tu invece uccidi facilmente e su commissione. Quei tre robot che hai sezionato per salvarmi…erano guidati da uomini. Ho visto i loro cadaveri sezionati in mezzo ai detriti. La vita umana per te non ha valore, Sagara”
    “Se così fosse, non ti avrei salvata”
    “Hai salvato me perché ti servivo per i tuoi scopi: il potere e la forza fini a se stessi, non per proteggere. Sei privo di morale, Sagara: per questo hai accettato di lavorare per uno che fa sacrifici umani come Sukeli” risponde Venusia, indicando la roccaforte di Bedlam dietro di lei “Quanti bambini, quanti uomini, quante donne sono stati ammazzati sotto i tuoi occhi senza che tu abbia solo alzato un dito per difenderli?”
    “Non perdiamo tempo a parlare di morale, Venusia. Qui parliamo di tuo figlio. Lo vuoi salvare o no?” risponde seccato il comandante dei Lupi Neri.
    “Ora più che mai. Ma senza di te, Sagara”
    “Sei impazzita, Venusia? Possibile che tu non capisca? Solo perché non mi comporto secondo i tuoi schemi, rifiuti il mio aiuto?”
    “Non parlarmi di schemi, Sagara. Non stiamo facendo matematica. Come hai detto giustamente, stiamo parlando di mio figlio. E lo voglio salvare rimanendo me stessa. Se diventassi un’assassina a pagamento, non riuscirei più ad avere un vero rapporto con lui. E lui ha bisogno di me”
    “Venusia…”
    “No, Sagara. Non sarò una dei tuoi Lupi Neri” conclude, passando accanto a lui e dirigendosi verso l’uscita della terrazza.
    “Aspetta!” esclama lui, senza voltarsi. Venusia si ferma e lo ascolta. “Cosa pensi di fare? Dove puoi andare? Ormai tutti sanno chi sei. Vuoi affrontare Bedlam da sola? Io sono l’unico che può aiutarti. Lascia perdere i tuoi discorsi sulla morale, almeno per un po’, e almeno prova ad entrare un momento nei Lupi Neri”
    “Al contrario di Actarus, tu ti reputi superiore al bene e al male, Sagara. Ho conosciuto in passato persone come te e le ho combattute perché erano malvagie. No, non voglio avere a che fare con te. Se davvero vuoi aiutarmi, non mi aiutare”
    “Venusia…non lo fare” risponde lui, voltandosi verso di lei, che gli mostra ancora la schiena “senza di me non hai più nessuno a cui appoggiarti”
    “Dio mi aiuterà. Intanto, mi arrangio per conto mio” conclude lei, allontanandosi.
    “Non mi lasci scelta, Venusia, non lo capisci?”
    “Cosa intendi?” chiede lei, fermandosi senza voltarsi. Ha sentito che il tono di voce di Sagara è cambiato: il cuore inizia a batterle forte. Si accorge di avere paura.
    “Se non posso averti tra le mie file, allora non posso lasciarti in vita”
    Venusia si volta sfoderando in modo rapidissimo la spada Brisingamen. Ma, come già immaginava, è stato inutile. Sagara l’ha già attraversata col mamiyo, il passo lampo, e lo scontro è già finito. Venusia, immobile come una statua, col braccio proteso in avanti insieme alla spada, non riesce più a muoversi.
    “Cosa…cosa mi hai fatto?”
    Kurenai-Sho. Ho colpito in un attimo i tuoi punti di pressione. Non puoi più muovere il corpo, tranne il volto.”
    In un secondo, Venusia si trova senza la spada in mano e sospesa nel vuoto, sorretta da un braccio di Sagara, che è l’unico sostegno che le impedisce di cadere dalla cima della torre alla strada sottostante. Una caduta di più di trecento metri.
    Il vento soffia sempre più forte, facendo dondolare leggermente il corpo inerte di Venusia. I due si guardano senza parlare: lo sguardo impaurito di lei e quello freddo e deciso di lui.
    “E’ l’ultima possibilità, Venusia. Vieni con me, o di te non rimarrà più nulla. Il corpo non esiste più dopo una caduta simile” dice con terribile calma.
    Venusia non risponde: osserva terrorizzata le luci così lontane sotto di lei.
    “Allora?” chiede impaziente Sagara.
    “No.” sussurra tra i denti Venusia, chiudendo gli occhi.
    “Mi dispiace. Avresti potuto essere grande, Venusia. Forse mi avresti persino raggiunto. E’ davvero un peccato” dice, aprendo lentamente la mano “Addio”
    Venusia inizia a cadere, tenendo chiusi gli occhi, mentre le lacrime iniziano a scenderle.
    Addio, Actarus. Ti amo…pensa tu a Rex!
    Dicono che ti passa tutta la vita davanti quando stai per morire. A Venusia sembra di vedere Alcor, Maria, Rigel, tutti, soprattutto Actarus sorridente, Actarus con la chitarra che suona sotto la luna…
    In un attimo però si sente afferrare da qualcosa che la porta subito in alto e, senza quasi rendersene conto, aprendo gli occhi si accorge di essere tornata sul terrazzo. Osserva davanti a sé una donna vestita da guerriera con una naginata (asta con due lame all’estremità) in mano, che le mostra la schiena, osservando Sagara davanti a sé. La treccia dietro di lei è inconfondibile.
    “Ca…Caledonia?” dice Venusia, stupefatta.
    “Ti ho presa appena in tempo, Hikaru. Stai bene?” risponde lei, senza voltarsi e continuando a fissare Sagara. Fa un cenno e due amazzoni escono dal buio assalendolo a spade sguainate. In un attimo, lui blocca le due lame usando due dita di ogni mano.
    “Sonja, Valeria” dice Sagara, riconoscendole “siete state sconfitte da Shigure perdendo le vostre capacità di combattimento e mi volete affrontare? Via da me, pazze!”
    In un attimo, le due amazzoni si trovano catapultate lontano, finendo a sbattere stordite contro il pavimento. Sagara e Caledonia si fissano duramente l’un l’altra.
    “Tu sei la luogotenente del capitano Jocasta della Terza Divisione, vero? Caledonia l’Affettatrice”
    “Non mi è mai piaciuto quel soprannome, Sagara. E neanche tu mi piaci” risponde lei, mettendo in posizione la sua naginata.
    “La tua abilità è tale che avresti potuto diventare capitano tu stessa, Caledonia” continua lui “Mi sono sempre chiesto perché non l’hai mai fatto”
    “Sono affari miei” risponde decisa l’amazzone “Tu, invece, Sagara, ficchi troppo il naso negli affari nostri”
    “La vostra Hikaru era scappata, la stavo punendo” dice Sagara, indicando Venusia con lo sguardo “in fondo, vi risparmio la fatica, no?”
    “Come ho detto, sono affari nostri, Sagara, e tu non c’entri. Hikaru, o qualunque sia il suo nome, sarà punita secondo le leggi delle Amazzoni”
    “Ah. Il nome” commenta lui con finta indifferenza “Allora avete sentito la nostra conversazione, eh?”
    Caledonia si morde la lingua: ha fatto un passo falso. Dannazione, sono stata stupida.
    “In tal caso” aggiunge Sagara “sarò costretto ad eliminare anche voi. Sukeli e l’Oscuro non sarebbero certo molto contenti di sapere quello che ho detto”
    Isparana, legata e messa in disparte, proprio dietro all’immobilizzata Venusia, osserva tutto con occhi increduli. E’ la prima volta che vede il lato nascosto di Sagara.
    Caledonia serra con forza la naginata, socchiudendo gli occhi e raggiungendo la massima concentrazione: è la posizione di combattimento che usa per gli avversari più pericolosi. Lo scontro, già lo sa, sarà feroce.

    I motori rombano, riscaldandosi. Koji Kabuto osserva con attenzione i comandi sul cruscotto del Goldrake 2: sono abbastanza facili da capire, hanno lo stesso principio del suo Pilder, anche se ovviamente sono più complessi. Cerca di non pensare a Sayaka: se si distrae in un momento come questo, è finita. Ma non è facile. Davanti a lui, la Trivella Spaziale di Maria è già pronta: la ragazza ha effettuato gli ultimi passaggi del meccanismo di accensione, mantenendo uno sguardo determinato. E’ pronta ad affrontare i cancelli dell’inferno, pur di salvare Alcor. In fondo all’enorme hangar, una figura bianca brilla di energia, osservando freddamente le astronavi pronte a partire. Shizuri tra poco userà il suo teletrasporto su di loro, cosa impossibile da fare per la Cosmo Special. In silenzio, osserva l’enorme Trivella Spaziale che punta dritta verso di lei, col Goldrake 2 subito dietro. Indifferente al fatto che le due gigantesche astronavi stiano per abbattersi su di lei, Shizuri, chiudendo gli occhi, fa un ampio gesto con le mani, fendendo l’aria e pronunciando:
    Zuu Shiin. Agisci al mio comando, spirito del vento”
    All’istante, la Trivella Spaziale e il Goldrake 2 passano attraverso un muro invisibile e scompaiono dall’hangar della Cosmo Special. Shizuri adesso è sola nell’immensa sala.
    “Ho fatto quello che potevo, combattenti della Terra e di Fleed. Ora tocca a voi” dice, osservando il punto in cui sono scomparsi.
    “Maestà!” dice all’improvviso un ologramma che le compare davanti: è un ufficiale della seconda divisione, quella del Capitano Kraus. E’ ferito in fronte e respira affannosamente “Il Capitano Kraus è in difficoltà, e i contatti con l’Astronave Ammiraglia Quaiza del Capitano Maltholm sono stati interrotti!”
    “Maltholm?” dice lei con ansia “Tenete duro, arrivo subito!”

    Ma non è facile raggiungere il fronte. L’assalto dei mostri di roccia rende difficile ogni teletrasporto: l’Astronave Quaiza è piena di crateri fumanti e alcuni incendi divampano in diversi punti, anche se sono tenuti sotto controllo. L’assalto dei Menos Grande – mostri di roccia fusi in un essere gigantesco - è stato terribile persino per un’astronave ammiraglia, che ha un’estensione di circa cento chilometri. Le esplosioni hanno provocato morti e feriti da ogni parte: anche il Capitano Maltholm è rimasto ferito ad un braccio. Nonostante i consigli dei suoi ufficiali, è rimasto sul ponte di comando danneggiato a guidare l’azione della flotta. Col volto pallido e gli occhi lucidi, osserva i tre robot che stanno combattendo contro i Menos Grande: anche se questi ultimi sono superiori a loro in dimensione, riescono ugualmente a distruggerli uno dopo l’altro, combattendo come tigri ferite. Di rado Maltholm ha visto tanto coraggio e abilità di combattimento: nessun pilota di robot giganti che conosce sarebbe capace di fare altrettanto. Persino i Menos, nel loro cervello primitivo, ne sono impressionati.
    Almeno ci danno un po’ di respiro, pensa Maltholm. Sono un’orda impressionante, ma non passeranno. Per lei…per Shizuri…devo farcela!
    Alzando il braccio sano, ordina: “Mandate avanti la Quaiza! Bisogna sfondare il fronte, o non riusciremo mai a contenerli!”
    “Ma, capitano, così saremo esposti…”
    “La Quaiza è l’unica astronave abbastanza grande da poter fare questa manovra, ammiraglio Piett. Obbedite!”
    Nonostante sia stata indebolita dai colpi, la Quaiza avanza, approfittando dell’azione calibrata dei tre robot, Daitarn, Getter e Jeeg, che stanno combattendo allo stremo delle forze. Con l’intervento dell’astronave ammiraglia, il Dakaisho, la Grande Onda dei mostri di roccia, per la prima volta nella sua storia, arretra. I cannoni del tuono sparano a pieno regime dall’astronave, ma l’energia necessaria per i colpi sta diminuendo pericolosamente.
    Il fronte comunque è stato spezzato, pensa Maltholm. Abbiamo guadagnato un po’ di respiro.
    Inaspettatamente, un operatore lancia un grido di allarme: “Formazione nemica da sotto la Quaiza! E’ enorme!”
    Maledizione, riflette spaventato il capitano, il lato inferiore della Quaiza è vulnerabile!
    “Convogliate laggiù la flotta!” grida con forza.
    “Sono tutti impegnati a reggere il fronte, capitano!”
    Siamo perduti, constata Maltholm, sudando freddo.
    “Stanno arrivando!” grida spaventato l’Ammiraglio Piett, osservandoli impotente sul video.
    “Prepararsi all’impatto!” esclama il capitano.
    All’improvviso, un’altra astronave respinge l’assalto: ha le stesse dimensioni della Quaiza, anche se sembra molto più danneggiata. E’ l’Astronave Ammiraglia Yoma del Capitano Kraus.
    “Kraus!” grida Maltholm “Cosa diavolo ci fai qui? Hai abbandonato la tua postazione!”
    Il volto di Kraus, con la sua benda caratteristica sull’occhio, compare sullo schermo.
    “Quale postazione, Maltholm? Tutta la mia flotta è stata annientata. Ora sta tutto a te, amico mio”
    “Kraus…cosa stai dicendo?” replica l’altro capitano, spaventato.
    “Sai, Maltholm, credo che non ci faremo più delle bevute insieme. Appena puoi, fai un brindisi per me. Ti affido la Regina Shizuri” risponde Kraus, con un sorriso di saluto. Poi toglie il contatto.
    “Kraus! Non fare pazzie!” grida Maltholm. Lui e Kraus erano sempre stati amici per la pelle, sin dai tempi dell’Accademia.
    La Yoma fende come un coltello nel burro il gruppo degli assalitori: sono tutti Menos Grande, che assalgono l’astronave morente con tutte le loro forze. Ma vengono respinti dagli ultimi cannoni ancora funzionanti. Per un attimo, sembra che Kraus ce l’abbia fatta. Gli assalitori sono stati respinti. Forse ci è andata bene, pensa lui.
    Ma un’esplosione lontana fa capire a Kraus che la Yoma è finita: sovraccaricata dallo sforzo, si sta lacerando in continue, enormi e rapide esplosioni a catena. Il Capitano Kraus e i suoi uomini muoiono nella Yoma diventata un’enorme sfera di fuoco.
    Maltholm, col braccio al collo, osserva inorridito sullo schermo la fine del suo amico.
    “Kraus…” sussurra incredulo.

    La Trivella Spaziale, teleportata sul pianeta G’Urantic insieme con l’astronave sorella Goldrake 2, che la segue subito dietro, va avanti senza rallentare di un minimo, facendo abbattere a colpi di trivella le cime dei monti e i mostri di roccia che si mettono in mezzo alla sua strada. Maria non vuole perdere tempo.
    “Fatevi da parte, idioti!” grida lei mentre la Trivella saetta indiavolata sulla superficie del pianeta.
    Koji, che non ha l’esperienza di Alcor nel guidare il Goldrake 2, segue la scia della Trivella a labbra serrate: spera solo di arrivare in tempo.
    “Sayaka…” sussurra per un momento.

    La scimitarra para l’attacco di Titania e colpisce a fondo, ma la donna di roccia la evita facilmente, colpendo Afrodite A sul fianco privo del braccio, che Sayaka aveva appunto trasformato in scimitarra. Il robot cade a terra e Titania solleva la mazza:
    “Ora per te è finita!” grida, abbassando velocemente l’arma sulla calotta di Afrodite A per sfondarla in un solo, terribile colpo. Ma, con sorpresa, Titania si accorge che la sua mazza è stata bloccata. Istantaneamente, un fendente della scimitarra di Afrodite A le apre una ferita sulla corazza pettorale.
    “Ma come…” esclama Titania, stupita, indietreggiando.
    “Ci sei cascata” esclama soddisfatta Sayaka “La mia calotta di guida, che sembra il punto più fragile, è invece il più protetto. Cinque campi di forza e lega Japanum rinforzata. Nemmeno tu con tutta la tua forza puoi romperla”
    La scimitarra colpisce ancora, ma Titania la para subito.
    “Idiota!” grida lei, puntandole contro l’asta, che a sorpresa si allunga e solleva in alto Afrodite A, fino a quando diventa un punto nell’orizzonte . Poi l’asta torna istantaneamente nella sua lunghezza originaria, mentre il robot femmina inizia a cadere da un’altezza spropositata.
    “Vediamo se sai volare, bimbetta” dice Titania osservandola con un sorriso beffardo “Da quell’altezza nessuno sopravvive all’impatto, anche se è dentro una protezione di Japanum”
    “Maledizione!” esclama Sayaka, facendo riagganciare subito la scimitarra sulla spalla sinistra: l’arma torna ad essere un braccio. Aprendo le braccia durante la caduta, dalle mani di Afrodite A partono delle tubature, connesse in un attimo tra loro da una tela sottile che si attacca ai lati delle gambe, formando una specie di deltaplano.
    Titania non crede ai suoi occhi.
    Il vento è piuttosto forte, a quell’altezza, e Sayaka non riesce a far atterrare il suo robot sulla terraferma: alla fine riesce a scendere sul ciglio di un vulcano, col cratere pieno di lava fumante. Il deltaplano scompare, reintegrato nella struttura di Afrodite A.
    “Accidenti, che caldo!” esclama la ragazza “Devo scendere subito da qui!” Ma Titania, aiutata dall’asta che si è allungata, in un balzo raggiunge la sua avversaria.
    “Ora ti ho preso le misure, ragazzetta. Per te è finita!”
    “Missili pettorali!” grida Sayaka, lanciando due missili rombanti dal petto del robot femmina: la loro carica è superiore persino a quella dei missili digitali. Almeno questi li sentirai, maledetto blocco di marmo! pensa Sayaka.
    Ma l’asta di Titania, in un attimo, fa deviare i missili, che esplodono lontano.
    “No…” esclama la ragazza sconfortata.
    Titania colpisce con una rapidità tale che l’asta non si vede nemmeno. La mano destra di Afrodite A esplode in mille pezzi. Sayaka fissa il moncherino con gli occhi sbarrati. Non è possibile…era di japanum e lega NZ! pensa lei.
    “Ti avevo detto che ti ho preso le misure, bamboccia” sogghigna Titania “Ora so quanto devo colpire duro per finirti”
    Un altro colpo velocissimo: anche la mano sinistra di Afrodite A non esiste più. Il robot arretra, mentre Titania avanza.
    “Hai una notevole abilità di movimento” commenta la donna di roccia “ma con le armi fai pena. Credo che tu in passato abbia solo guidato il robot, senza usare le armi, e per molto tempo, vero? Divertente. Addio, Sayaka Yumi”
    La mazza di Titania vortica sempre più rapidamente per sferrare il colpo finale. Ma Sayaka reagisce subito. Proprio mentre Titania sferra l’attacco, Afrodite A si abbassa, appoggiando a terra le braccia senza mani e sollevando le gambe, che si serrano a tenaglia attorno al collo di Titania. Con un rapido colpo di torsione, Afrodite fa perdere l’equilibrio all’avversaria, facendola volare via. In un attimo, Titania cade in mezzo alla lava del vulcano.
    “NO!” grida lei, cercando disperatamente un appiglio. Afrodite A si alza in piedi ed osserva la sua nemica sprofondare sempre più nella lava.
    “E’ vero che non mi intendo di armi, Titania. Ma nessun pilota può far muovere un robot come me. Allungami la mazza, che ti tiro fuori”
    La donna di roccia, sorpresa, allunga l’asta e Afrodite A fa per afferrarla, quando Sayaka si accorge che il robot-femmina non può farlo, essendo priva delle mani. Per un lungo momento, Titania e Sayaka guardano basiti la punta dell’asta e i moncherini di Afrodite senza dire nulla.
    Ad un certo punto, Titania scoppia a ridere e fa ritornare l’asta a lunghezza normale.
    “Niente da fare” esclama lei con un sorriso rassegnato “Ho perso, ed è giusto che finisca così”
    “Titania…”
    “Lascia stare. Non morirò per questo. Potrò rigenerarmi, anche se ci vorrà molto tempo. Hai sconfitto Titania, Sayaka Yumi. Sei in gamba.” Poi, mentre la lava ormai le arriva fino ai fianchi, punta l’asta in una precisa direzione “Volete affrontare il Senza Anima? Lo troverete laggiù. Vedi quella costruzione?”
    Sayaka si volta e dalla cima del vulcano osserva una specie di muro all’orizzonte. E’ senza limiti: non si capisce dove inizia e dove finisce.
    “E’ il Muro del Pianto, Sayaka Yumi. Nessuno può attraversarlo, nemmeno io. Addio. Anzi, forse, arrivederci”
    “Titania!” dice Sayaka, voltandosi verso di lei. Ma ormai la lava ha già inghiottito anche il volto della donna di roccia: per qualche istante resta visibile la punta dell’asta, per poi scomparire nel magma anch’essa. Per lunghi istanti, Sayaka fissa le bolle che fuoriescono dalla pozza di lava nel punto in cui è affondata la sua nemica.

    “Allora, Rio, cos’hai intenzione di fare?” dice una donna elegantemente vestita, seduta su un seggio che pare un trono, con le gambe accavallate, lunghe e affusolate. I capelli biondi e lunghi sottolineano la lucentezza dei braccialetti e delle collane preziose che brillano nel buio. Il suo sguardo sdegnato è sottolineato dal ventaglio che tiene in mano, che le copre parzialmente il volto.
    Alcor è sorpreso: da tanto tempo non lo chiamavano col suo vero nome. Aprendo gli occhi, riconosce subito la donna che gli parla: colei che ha in mano l’immensa ricchezza della famiglia Yatsuhashi, la “principessa Ayane”. Sua sorella.
    “Ayane? Sorella mia, sei tu?”
    Lei chiude seccamente il suo ventaglio, lanciando uno sguardo di fuoco.
    “Come ti permetti di chiamarmi sorella, Rio? Ti pare possibile che uno della famiglia Yatsuhashi si faccia battere così da un mostro senza cervello?”
    “Ti ho detto mille volte di chiamarmi Alcor!”
    “Se vuoi la mia stima, guadagnatela! Guidi una potenza come Mazinga Z e ti fai battere in un secondo! La famiglia Yatsuhashi non conosce il fallimento, Rio!”
    “Quale fallimento?” grida Alcor “Non ho ancora iniziato a combattere!”
    “E allora battiti, fratello! Prima che sia troppo tardi…” aggiunge con una certa tensione.

    All’improvviso, Alcor apre gli occhi, vedendo l’immensa mole di Grond che ha alzato entrambi i pugni per abbatterli su Mazinga Z e maciullarlo. Aziona rapidamente i comandi e il robot evita lo spaventoso colpo per un soffio, mentre i pugni di Grond si abbattono sul terreno provocando un rumore simile al bum sonico degli aerei.
    “Ti sei ripreso, guerriero. Grond è contento” dice la voce cavernosa del mostro, che avanza verso di lui. La sua mole, tre volte quella del Mazinga, è già imponente solo a distanza. Ma Alcor non si lascia impressionare:
    “Pugni a razzo!”
    I pugni cozzano contro la pelle di roccia di Grond senza fare nulla e vengono ricacciati indietro con una mossa sola del braccio del mostro, come quando si vuole scacciare una mosca.
    “Avrebbe dovuto farmi male questo, guerriero?” sogghigna Grond.
    “Rust Hurricane!”
    Dalla bocca del Mazinga esce un vento corrosivo che investe con violenza Grond come un uragano. Ma, nonostante questo, il mostro non si muove da lì e apre lateralmente le lunghe braccia, facendo sbattere fragorosamente le mani tra di loro. L’impatto è così violento che interrompe subito il Rust Hurricane, mentre Mazinga cade a terra, spinto dallo spostamento d’aria. Si rialza subito, mentre Alcor non crede a quello che ha visto. Ma…quella bestia ha annullato una delle armi più potenti di Mazinga sbattendo le mani!
    “Il vento non fa nulla a Grond, guerriero. Grond è più forte del vento. Più forte di te. Più forte di tutti!”
    “E anche il più modesto e intelligente, immagino” ironizza Alcor “Raggio Pettorale! Alla massima potenza!”
    Dalle piastre pettorali di Mazinga Z scatta un gigantesco raggio rosso vivo, il Raggio Termico: forse l’arma più potente del robot. Se non funziona questa, mia sorella mi prenderà a calci! pensa Alcor.
    Grond avanza senza problemi. E dietro il Mazinga Z c’è una parete di roccia.
    Mi sa che le pedate di Ayane saranno assicurate…riflette sospirando Alcor, quando guarda il quadrante in basso sul cruscotto, che non aveva notato. All’improvviso gli si accende una luce negli occhi e sogghigna. Ma guarda…adesso avrai una sorpresa, razza di Hulk in sedicesimo!
    Tenendo sempre acceso il raggio pettorale, Mazinga Z punta però verso il basso, colpendo il terreno, che diventa quasi rosso dal calore. Grond è confuso, ma avanza. Mazinga Z ad un certo punto interrompe il raggio e sale lungo la parete di roccia, raggiungendo la cima, che era poco lontana.
    “Grond ti raggiungerà subito, guerriero. Inutile che scappi”
    “E chi scappa, Albert Einstein? Intanto, prendi questo sassolino!” risponde Alcor, mentre Mazinga afferra un’enorme masso e lo getta dall’alto contro Grond. Il mostro afferra in un istante la pietra dicendo:
    “Stupido, pensi che una pietra possa fermare Grond?”
    “Penso proprio di sì” sogghigna maligno Alcor.
    In un attimo, il terreno sotto Grond si incrina e si riempie di crepe. Alla fine si apre, mostrando un enorme sottofondo di sabbie mobili.
    “Cosa?” dice il mostro stupito.
    “La prima volta che ci siamo visti, hai fatto sbattere il Mazinga a terra. Ti ringrazio: in questo modo, i sensori del Mazinga avevano rilevato che sotto la distesa di roccia ci sono sabbie mobili profonde centinaia di chilometri. Facendo indebolire la roccia col raggio termico, è stato uno scherzo farci sprofondare un bestione pesante come te. E il masso che ti avevo lanciato mi era servito per dare il via alle danze. Buon viaggio, Grond!”
    “No!” urla il mostro, spaccando la pietra in un attimo e cercando di nuotare verso il bordo del terreno per risalire. Ma il terreno è diventato cedevole: il mostro non riesce a far presa.
    “Non puoi fermarmi!” grida “Niente ferma Grond! Niente!”
    “E chi ti ferma? Vai giù tranquillo”
    “No! La pagherai! Grond ti farà…” la voce si interrompe ad un tratto: le sabbie mobili l’hanno inghiottito.
    Non credo che abbia bisogno di aria per vivere, quel mostro, pensa Alcor. Comunque neanche lui può uscire facilmente da decine di tonnellate di sabbie mobili. Di certo resterai lì per un bel po’, magari persino per millenni.
    Alzando gli occhi, Alcor vede comparire le sagome familiari della Trivella Spaziale e del Goldrake 2. Mazinga Z alza un braccio per salutarli: almeno questa prima parte della battaglia è finita. Adesso inizia quella più dura.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 24/5/2016, 15:49
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