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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 63

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 24 May 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 63
    LA DISTRUZIONE DELLA COSMO SPECIAL

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

    92b


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà quando sette stelle saranno allineate. Actarus, insieme coi suoi amici, parte con Goldrake sull’astronave Cosmo Special affrontando i Generali dell’Oscurità per prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Venusia si è inserita tra le Amazzoni dell’Oscuro per trovare suo figlio. Sanosuke Sagara, il misterioso comandante dei Lupi Neri, le fa una proposta, ma Venusia rifiuta, rischiando la vita. Però viene salvata dalle Amazzoni che la stavano cercando, capeggiate da Caledonia. Intanto, Mazinga Z (guidato da Alcor), sconfigge il bestiale Grond e Afrodite A sconfigge Titania. Ma bisogna ancora affrontare il Generale Senza Anima, mentre l’immenso esercito dei mostri di roccia sta per travolgere la Cosmo Special e la flotta di Shizuri, un’alleata…(Nota: in questa storia, Alcor e Koji sono due persone diverse).

    Dieci minuti prima che Venusia e Sagara salissero sulla torre di Darkhold per parlare, quattro amazzoni si stavano avvicinando ai piedi di quella torre, a cavallo delle loro diatrymas. Una di loro, Isparana, era legata alla schiena ed aveva il volto abbattuto e rivolto verso il basso, mentre diverse ferite le facevano ancora male, dopo lo scontro con Venusia. Davanti e dietro di lei c’erano due amazzoni veterane, Sonja e Valeria, che però avevano perso le loro capacità combattive dopo aver affrontato Shigure, la maestra di spada. Potevano usare le armi, ma non più con l’esperienza speciale di prima. Nonostante questo, il capo della spedizione, che in questo momento guidava il gruppo, le aveva volute con loro. Teneva in mano una naginata e conduceva il gruppo con passo sicuro. I suoi capelli neri, corti e lisci, avevano una lunga treccia caratteristica. La sua armatura leggera era più decorata delle altre, indicando il suo status elevato. Era Caledonia, la luogotenente della terza divisione, mandata dal capitano Jocasta a prendere Isparana e Venusia, uscite senza permesso dalla base delle amazzoni.
    “E’ qui” aveva detto Caledonia, fermandosi alla base della torre.
    “Ne sei sicura, capo?” aveva chiesto Sonja.
    “Ho il ‘terzo occhio’, ricordi?” aveva risposto lei, senza guardarla e fissando la cima della torre “Grazie a questa capacità spirituale, spesso posso vedere quello che accadrà tra poco. Hikaru tra circa dieci minuti sarà lassù”
    “Cosa diavolo ci andrà a fare lì? Ad ammirare il panorama?” si era chiesta Valeria.
    “Darkhold non mi sembra un posto da cartolina” aveva commentato Sonja.
    “Bè, la cattureremo e poi glielo chiederemo, no? Andiamo!” aveva concluso Caledonia, afferrando Isparana per la corda che le serrava i polsi e dirigendosi verso l’elevatore della torre. Per sicurezza, le spade di Isparana erano rimaste a terra, in un cesto delle diatrymas. Non rischiavano certo di essere rubate: solo un pazzo ruba qualcosa dalle Amazzoni. Raggiunta la terrazza in poco tempo, le donne si erano nascoste seguendo le indicazioni di Valeria, esperta di mimetismo. In questo modo, avevano assistito a tutta la discussione tra Sagara e Venusia. Quando poi Sagara aveva lasciato cadere Venusia nel vuoto, Caledonia era intervenuta subito, salvando la ragazza e affrontando Sagara.

    Ora la luogotenente è davanti a Sagara, serrando la naginata in mano. Lui invece è disarmato, ma anche così in un attimo ha sconfitto le spade di Sonja e Valeria. Nel frattempo Venusia, semiparalizzata, sta cominciando a riprendersi. Dietro di lei c’è Isparana ancora legata, incredula su quanto ha visto e sentito.
    Per lunghi attimi i due contendenti si fronteggiano con lo sguardo, restando in silenzio. Il vento che soffia non li scuote, a parte i loro capelli che si agitano leggermente. Il primo attacco è di Sagara, che ha attraversato Caledonia in un lampo ed avvicina le mani tra di loro, esclamando:
    Fei-e. Falce della morte!”
    Con questa tecnica, i fili invisibili di Sagara possono tagliare come laser ogni cosa, come aveva fatto prima coi tre robot giganti. Ma, voltandosi, lui si accorge stupito che Caledonia è ancora in piedi. Ha mosso rapidamente la sua naginata tagliando tutti i fili.
    “Io sono Caledonia Asagiri” esclama “luogotenente della Terza Divisione, e la mia naginata, Utajima, avverte ogni movimento. Le tue tecniche non funzionano con me. Preparati, ora.”
    Caledonia fa vorticare la sua arma, agendo istantaneamente insieme al grido:
    Blood Flower Scissors! Rosa di sangue!”
    Sul corpo di Sagara si abbatte un terribile e velocissimo fendente: la tecnica più potente di Caledonia, con cui la naginata diventa come una ghigliottina che trancia in due l’avversario prima ancora che se ne renda conto. Per questo nel suo ambiente lei è soprannominata l’”affettatrice”. Sagara viene sezionato in due parti in un lampo: la vittoria è dell’amazzone. O almeno così sembrava. All’improvviso, le due parti di Sagara diventano due pezzi di carta tagliati che cadono mollemente a terra. Con gli occhi sgranati dalla sorpresa, Caledonia si volta verso un’ombra dietro di lei.
    “Notevole” dice Sagara “Non solo ho dovuto sprecare uno shinigami, ma mi hai costretto anche ad estrarre la spada, cosa che faccio di rado. Mah, c’est la vie.”
    “Shi…shinigami?” dice Caledonia, sudando freddo.
    “Sì. Sono copie magiche di me ottenute da fogli di carta. Temo che lo scontro finisca qui, Caledonia”
    Venusia, che è quasi completamente ripresa, dice a fatica:
    “Ma…Sagara…sa usare la spada?”
    “Lui è uno spadaccino, Venusia, non lo sapevi? Ora fa’ silenzio, che devo concentrarmi!” risponde Isparana, dietro di lei. Chiudendo gli occhi, contatta mentalmente le sue spade e le chiama: le due armi escono subito dalla borsa della diatryma e salgono come saette verso l’alto, raggiungendo in poco tempo la loro padrona. Una di esse, atterrando, taglia le corde che la legano: ora Isparana è libera. Afferra le due spade, ma per il momento non vuole agire: in tutta onestà, ora che ha visto il vero Sagara, non sa ancora da che parte stare. Preferisce osservare, per ora.
    Nel frattempo, Caledonia si mette in posizione di difesa, ma Sagara le risponde:
    “E’ inutile. Addio, Caledonia”
    In un momento, la spada di Sagara diventa come invisibile, e Caledonia non vede nulla: ad un tratto, si sente trafitta da ogni parte, mentre i suoi vestiti si riducono in stracci e l’armatura esplode in mille pezzi. Il sangue schizza dalle ferite: la naginata cade a terra e lei crolla senza più vita. Le altre sono pietrificate dallo spavento.
    “Questo è il Colpo delle Mille Lame, una delle mie tecniche di base” commenta Sagara, rimettendo la spada nel fodero. “Ma non è stato perfetto” aggiunge “Lei è ancora viva. Qualcuno ha interferito. Sei stata tu, vero?”
    Sagara osserva un punto buio all’angolo della terrazza ed aggiunge: “Vieni fuori!”
    Dall’ombra esce una donna bionda, vestita da amazzone con lo stemma di capitano sul petto. Porta il mantello, che si toglie subito: in battaglia non serve. Tiene in mano un coltello tenendolo per la lama tra due dita. Jocasta, il capitano della Terza Divisione delle Amazzoni, è furiosa. Avrebbe voluto arrivare prima.
    “Sei riuscita ad interferire col colpo delle mille lame con un coltello solo. Sei più di quanto sembri, Jocasta.” commenta Sagara.
    La donna parla facendo fatica a trattenere la sua rabbia:
    “Hai commesso il più grosso errore della tua vita, Sagara. Hai tentato di ammazzare Caledonia, che è mia amica da una vita. Non pensare di uscire vivo da qui.”
    “Comandante!” chiede Sonja “Come avete fatto ad arrivare fin qui?”
    “Ney mi ha fatto da guida. Gli elfi come lei ti portano sempre dove vuoi”
    La piccola elfa, ancora col braccio al collo, spunta da dietro le gambe di Jocasta.
    “Allontanati subito da qui, Ney. E’ troppo pericoloso” dice Jocasta, senza togliere gli occhi da Sagara. L’elfa nera corre verso Venusia, abbracciandola. Ora Venusia ha ripreso quasi completamente le sue capacità di movimento e riesce a mettersi in piedi.
    “Stai bene, Hikaru?” chiede Ney.
    “Ora sono a posto, grazie, Ney. Stai dietro a me, però” risponde l’altra, mettendosi davanti a lei. Ora Venusia ha capito chi è Sagara, appena l’ha visto combattere contro Caledonia. Ancora non riesce a crederci, ma non ci sono dubbi.
    “Jocasta!” grida Venusia, indicando l’uomo “Stai attenta! Lui non è uno spadaccino normale. E’ un maestro di spada! Ho visto che lui agisce come Shigure. Lui è Raftel, il maestro di spada che c’era prima di Shigure, l’uomo che ha rubato le dodici spade e che Shigure sta cercando! Sagara è Raftel!”
    Tutte le altre amazzoni, tranne Jocasta, restano ammutolite dalla rivelazione di Venusia ed osservano Sagara con occhi diversi, quasi spaventati.
    “Te l’avevo detto che sei una donna intelligente, Venusia” dice Sagara sorridendo, con un tono di voce tranquillo e minaccioso nello stesso tempo “Ma hai sbagliato su un punto: io non ero solo il ‘precedente’ maestro di spada di Shigure: ero il suo maestro. Ho insegnato io a lei”
    Ancora peggio, maledizione! pensa Venusia, serrando i denti. “Ecco perché conoscevi la spada Brisingamen. L’avevi rubata tu, assieme alle altre!” commenta lei.
    “Rubata, che parola grossa. Semplicemente, volevo che ogni spada trovasse il suo giusto padrone: e Brisingamen ha scelto te. E’ questo in particolare che mi aveva colpito.”
    “Capitano” dice Valeria “Scappate! Non potete affrontare un maestro di spada!”
    Jocasta sorride leggermente, poi ride con forza davanti a tutti.
    “Quindi tu saresti lo spadaccino più forte del mondo, in sostanza?” dice lei, fissando Sagara con aria beffarda “Al livello di Shigure e forse di Jezabel? Fantastico. Ho sempre sognato di affrontare uno come te”
    “Pensi di essere all’altezza, Jocasta?” chiede Sagara.
    “Con questa domanda dimostri di non aver capito niente di noi Amazzoni. Se ti uccido, la vittoria è mia; se mi uccidi, morirò soddisfatta. Non c’è morte migliore per una guerriera”
    “Ma è folle!” sbotta Venusia.
    “No, è la filosofia delle Amazzoni” dice Isparana “Cosa credevi che fossimo, il club dell’uncinetto?” Isparana però dentro di sé suda freddo: se Sagara è terribile, anche Jocasta non scherza.
    “E comunque” aggiunge Jocasta “non sottovalutare chi è capitano delle Amazzoni”
    Detto questo, lei si taglia leggermente il braccio sinistro col pugnale, facendo uscire un po’ di sangue: si intinge le dita con questo e traccia un paio di linee rosse orizzontali sul volto. E’ la pittura del combattimento all’ultimo sangue. All’improvviso, l’energia crepita attorno a lei, circondandola in un alone di luce. I suoi occhi diventano bianchi, mentre i suoi canini tendono a diventare più lunghi e appuntiti. E’ lo stato di berserk, ma diverso dal solito.
    “A differenza delle altre” dice Jocasta “ho il controllo completo dello stato di berserk e resto pienamente cosciente. E con questi coltelli ho ammazzato spadaccini a decine”
    Estrae anche l’altro coltello e li getta in alto tutti e due, afferrandoli a braccia incrociate, serrando le dita sulle loro lame, senza nemmeno guardarli.
    “Io sono Jocasta Asagiri” dice con voce profonda e cupa “comandante in capo della Terza Divisione, e questi sono i miei coltelli gemelli, Raishin e Tagari. Pagherai caro quello che hai fatto a Caledonia. Ora io e te danzeremo, Raftel” conclude con un sorriso diabolico.

    L’assalto della Grande Onda è stato rallentato, ma ricomincia quasi subito: ormai né Daitarn, né Jeeg, né Getter hanno abbastanza forza da contrastare l’assalto. Anche la Cosmo Special comincia ad essere assalita: i cannoni di difesa sparano in continuazione, sotto il controllo delle persone rimaste a bordo, come Garrison, che ha sempre un’ottima mira, insieme a Reika. Beauty spara a mitraglia nel mucchio: tanto, non può certo sbagliare, vista la quantità degli assalitori. Toppi fa il possibile, esultando ad ogni centro. Attorno alla Cosmo Special, il Big Shooter di Miwa continua a sparare, come pure l’Astronave Comando di Michiru. Le pilotesse della Cosmo Special, Keiko e Yuriko, fanno del loro meglio per evitare i raggi dei mostri di roccia, ma ogni tanto la Cosmo Special viene colpita. A bordo, il Dottor Mash afferra con forza i sostegni di sicurezza, mentre l’astronave si muove come se avesse il ballo di San Vito.
    “Herbie” dice il dottore al robot “tienti pronto: mi sa che l’infermeria tra poco sarà piena di clienti”
    “Ricevuto, dottore”

    L’astronave Quaiza, comandata da Maltholm, è l’ultimo baluardo: dietro di essa, oltre alla Cosmo Special, anche la flotta di Shizuri, almeno quella sopravvissuta, spara fino ad arroventare i cannoni.
    Ma le forze di tutti stanno diminuendo ad ogni istante che passa.
    “Il settore D della Quaiza è esploso, capitano!” dice un operatore.
    “Chiudete le paratie ed isolatelo! Concentrate il fuoco nel punto alfa 4!” risponde Maltholm, con una vistosa fasciatura al braccio.
    “Non ce la faremo mai…sono troppi!” balbetta un ammiraglio.
    “Ma anche loro hanno avuto enormi perdite” ribatte Maltholm “Ora qui si gioca il tutto per tutto. O noi o loro. Continuate a sparare!”
    “Indietreggiate, capitano. E’ un ordine” dice dietro di lui una voce dal tono freddo e autoritario. Voltandosi, Maltholm vede che Shizuri ha raggiunto il ponte di comando della Quaiza col teletrasporto.
    “Maestà! Non pensavo che sareste venuta qui…è pericoloso, siamo in prima linea!” risponde Maltholm, sorpreso.
    “Avrei preferito venire prima, forse sarei riuscita a salvare Kraus. Ma il teletrasporto fin qui è stato molto difficile. Indietreggiate, ho detto. Ora andrò all’esterno della Quaiza: mi occuperò io della situazione”
    “Cosa volete fare?” chiede il capitano, sconcertato.
    “Fate come ho detto” risponde la signora delle nevi, scomparendo.
    Passato l’attimo di sbigottimento, Maltholm agisce subito:
    “Indietro tutta!”

    Sopra la Quaiza, Shizuri cammina con calma verso l’enorme quantità di mostri che si dirige verso l’astronave. Supera i tre robot che erano atterrati lì, gravemente danneggiati.
    “Hiroshi, e tutti voi…” dice Shizuri “state indietro. Tra poco sarà pericoloso stare qui.”
    Jeeg replica: “Cosa vuoi fare?”
    “Ho conservato e sviluppato tutta l’energia necessaria per questo: era impossibile farlo prima. Ma adesso sono pronta”
    “Ma che ti prende? Non vorrai mica…” ribatte Hiroshi.
    “Basta, ragazzo d’acciaio! Andatevene!” Alzando un braccio, Shizuri chiama Zuu Shiin, il vento, che trasferisce subito i tre robot accanto alla Cosmo Special. Ora Shizuri è da sola, davanti all’orda.
    Stakar…Aleta...datemi la forza! pensa.
    I giganti di roccia lanciano i loro raggi sulla Quaiza, cercando di colpire la misteriosa donna dai capelli bianchi che è comparsa all’improvviso. Ma i raggi sono respinti da una barriera invisibile.
    Watarishi, barriera di ghiaccio eterno” dice la Signora delle nevi, unendo le mani e alzando gli indici. Poi, alzando la voce, esclama: “Senza Anima, mi stai ascoltando, vero? Sappi che questo è l’ultimo giorno della tua armata. Da adesso il Dakaisho, la Grande Onda, non esisterà più. Questa è la mia sfida: vendicherò la morte di Kraus e dei miei uomini”
    Shizuri inizia a brillare di una luce bianca così forte da essere accecante: nella Quaiza tutti si coprono gli occhi.
    “Osserva bene” dice Shizuri “ l’ira di colei che comanda le tempeste di ghiaccio di Niffelheim”
    Gli occhi di Shizuri diventano bianchi, mentre il bagliore aumenta ancora di intensità. Aprendo le braccia, grida:
    KHOLODNY SMERCH! Uragano di neve!”
    All’istante, tutti i mostri di roccia, dal primo all’ultimo, diventano dei blocchi di ghiaccio immobile, che pian piano inizia a creparsi e a diffondersi in cristalli di neve. Shizuri ha usato il Dim Mak, il tocco di morte, al massimo livello: una tecnica pericolosissima per l’enorme quantità di energia necessaria, tanto da rischiare la morte.
    Il Dakaisho non esiste più: ma Shizuri non riesce a contemplare la sua vittoria. Perde i sensi e crolla a terra. Un gigante di roccia, miracolosamente sopravvissuto, si arrampica a fatica sulla Quaiza e si avvicina al corpo immobile della donna, per annientarlo con un pugno. Appena lo abbassa contro di lei, il movimento si interrompe perché il mostro è stato tagliato in due dalla spada di Maltholm.
    Artiglio del leone!” esclama Maltholm, descrivendo la sua tecnica.
    Rimettendo la spada nel fodero, corre verso Shizuri, accorgendosi con sollievo che respira ancora.
    “Avete fatto una pazzia, maestà!”
    La donna, febbricitante, apre gli occhi e vede il defunto marito Stakar che le parla, dicendo:
    “Hai fatto una pazzia, Shizuri!”
    Sorpresa, fissa lo sguardo per vedere meglio, e si accorge che è stato Maltholm a parlarle. Si rende conto che la sta sorreggendo sulle sue braccia, riportandola dentro la Quaiza.
    “Maltholm” sussurra lei, completamente esaurita “Il tuo braccio…”
    “E’ una ferita da poco, maestà, non preoccupatevi”
    Shizuri perde di nuovo i sensi, mentre Maltholm rientra sul ponte di comando ed esclama:
    “Chiamate subito il medico di corte!”

    Sul pianeta G’Urantic, in mezzo all’ombra, una luce rossa indica l’ira del Senza Anima. E’ stato sfidato, e il suo esercito ora non esiste più. Non era mai successo prima. Furioso, dice con fredda calma:
    “Mi hai sfidato, Shizuri. Accetto la tua sfida. Il Dakaisho non c’è più, ma lo ricostruirò più forte di prima. Ed ora, accetta questo come mia risposta”
    Dal volto del Senza Anima esce un raggio rosso luminosissimo che in un attimo fende le nubi e attraversa lo spazio. In pochi secondi, raggiunge la Cosmo Special e la trapassa da parte a parte.

    I mostri di roccia rimasti sul pianeta G’Urantic vengono facilmente sbaragliati dal Mazinga Z, che ora è sotto la guida di Koji. Alcuni dei mostri si fondono formando dei Menos Grande, ma il Mazinga blocca i loro enormi pugni con un braccio solo.
    “Alcor è stato in gamba con voi” dice Koji “ma adesso avete davanti un professionista!”
    Mazinga alza un pugno e il pilota grida: “Pugno a razzo rinforzato!”
    L’arma esce dal braccio rombando: gira attorno a se stessa, diventando una terribile vite che penetra nei Menos Grande, frantumandone parecchi senza pietà.
    “I mostri del Dottor Hell erano peggio di voi, devo dire” commenta Koji, mentre il pugno a razzo ritorna nella sua sede. La Trivella Spaziale e il Goldrake 2 completano l’opera: i missili perforanti della prima astronave e la lama ciclonica della seconda fanno strage.
    “Accidenti, non sarei mai riuscito a guidarlo così” commenta Alcor, vedendo dall’alto il Mazinga di Koji “E’ come Actarus con Goldrake: un’unione perfetta”
    “E di che ti lamenti?” ribatte Maria “Tu hai fatto la tua parte, ora tocca a lui. E poi è rimasto immobilizzato tutto il tempo a letto, lascialo sfogare!”
    Poco prima, quando si erano rincontrati, c’era stato poco tempo per i saluti: dei nuovi mostri di roccia stavano attaccando, quindi Koji e Alcor si erano scambiati subito i posti. Ma mentre Koji ora combatte, non può fare a meno di pensare: Dov’è Sayaka? E Boss?

    “Boss, stai bene?”
    Quella voce fa riprendere il pilota del Borot, che si rialza subito. Sayaka, dall’abitacolo di Afrodite A, la sta chiamando.
    “Sayaka! Ce l’hai fatta? Hai battuto quella donna di pietra?”
    “Tutto a posto, Boss. Te la senti di venire? Non possiamo perdere tempo, ne abbiamo poco!”
    “Stai tranquilla, Sayaka, adesso ci muoviamo! Ehi, Nuke, Mucha, sveglia! Non è ancora l’ora di dormire!”
    Gli assistenti si svegliano e si alzano faticosamente, tastandosi i bernoccoli.
    “Ma come…non è ancora finita?” esclamano, sconfortati.
    “E che finita! Bisogna battere il capo, adesso! Avanti, gli faremo vedere la potenza del Borot!”
    Potenza poco convincente, al momento: il Borot è privo di una gamba e ha le braccia al posto delle gambe e viceversa. Inoltre è ammaccato dappertutto. Insomma, un macello.
    “Niente commenti idioti!” dice Boss “Estraete la gamba di riserva e rimettiamo a posto il Borot!” Agitandosi e muovendosi in posizioni indescrivibili, alla fine il Borot ritorna a posto, più o meno, e segue Sayaka.

    All’improvviso, Afrodite A e Boss compaiono all’orizzonte, mentre i mostri di roccia sono stati sconfitti, per ora.
    “Sayaka!” grida Koji “Tutto bene? Il tuo robot non ha le mani!”
    “Lascia stare, è tutto a posto, Koji. Dobbiamo fare presto, ora, abbiamo perso molto tempo! Il cristallo mi sta indicando quella direzione. Vedi? Verso quel muro. Oltre, c’è il cristallo che cerchiamo”
    “Che strano muro. Non riesco a capire dove comincia e dove finisce. E’ spaventosamente alto” dice Koji, avvicinandosi col Mazinga Z, che tocca con cautela i mattoni della costruzione. Alzando la testa, non vede la fine. “Stranissimo. Sembra quasi che tocchi il cielo”
    “Si chiama Muro del Pianto, mi aveva detto Titania” commenta Sayaka “comincio a capire perché…”
    “Bè, abbattiamolo e andiamo!” dice Koji. Ma questa si rivela un’impresa disperata. Pugni a razzo, raggi pettorali, azioni combinate della Trivella Spaziale, del Goldrake 2 e dei robot non portano a nulla. Il muro non ha neanche una scalfittura, non si è nemmeno riscaldato. Il Goldrake 2 afferra il Mazinga Z ed entrambi tentano di raggiungere la cima del muro, risalendo a tutta velocità: ma non raggiungono la cima, neanche dopo aver superato le nubi. Pare che si innalzi fino allo spazio e oltre.
    “Ma è un’assurdità!” sbotta Alcor “Sembra un muro infinito, non ha senso!”
    “Alcor” risponde Koji “questo non è un ‘muro’ come lo intendiamo noi. Torniamo a terra, c’è qualcosa che non quadra”
    Mentre atterrano, Maria, nella posizione del loto, è seduta davanti al Muro del Pianto, mentre i piloti, scoraggiati, scendono dai loro mezzi e si avvicinano alla ragazza.
    “Dammi la mano, Alcor. Ho bisogno di vederci chiaro” dice Maria, Il ragazzo le si siede accanto e le afferra la mano, chiudendo gli occhi. All’improvviso, nella sua mente vede una distesa infinita, in mezzo alla quale sta una gigantesca statua di pietra in piedi, immobile e a braccia conserte. E’ talmente grande che il Mazinga è un bambolotto al confronto. Somiglia ad un mostro di roccia, ma ha un aspetto ben più spaventoso dei Menos Grande. Il suo viso brilla continuamente di una sinistra luce rossa. Alla fine, Alcor apre gli occhi e vede con gli occhi quello che prima aveva visto con la mente. Il Muro del Pianto non esiste più.
    “Cosa…dov’è il muro?” chiede Alcor, stupito.
    “E’ come pensavo“ spiega Maria “Il muro non era vero: era una proiezione mentale, un autoinganno. Ma era così reale che ci bloccava fisicamente. Inganni come questi scompaiono se la persona coinvolta si accorge del trucco. Ho visto cose simili su Fleed”
    “Cos’è quella specie di monolito in fondo? E’ enorme!” dice Boss, impressionato.
    “E’ il Senza Anima, Boss. Lui in persona” risponde Sayaka.
    “Stai dicendo che…E’ VIVO?” ribatte lui “Santo cielo, è alto come le Torri Gemelle!”
    “Non perdiamo tempo a misurarli col metro” risponde Koji, salendo sul Mazinga Z e chiamando a sé il Jet Scrander, che era nell’astronave che aveva portato sul pianeta Alcor e compagni. “Più grossi sono, più rumore fanno quando cadono!” aggiunge.
    “Il problema è farli cadere” borbotta Boss.
    Il Jet Scrander arriva in un lampo e si aggancia a Mazinga Z, facendolo volare verso il Senza Anima, mentre gli altri lo seguono. Mazinga assale subito il volto del Senza Anima col raggio pettorale, ma non accade nulla: il gigante non sembra accorgersi della sua presenza. La Trivella Spaziale attacca, ma non riesce neanche a scalfirgli la pelle, e il Goldrake 2 non ottiene risultati migliori. Boss picchia i piedi del gigante senza alcun risultato.
    Sayaka intanto, che si è accorta che Afrodite A è troppo danneggiata per il combattimento di prima, è scesa dall’abitacolo e osserva lo scontro in disparte, da un altopiano vicino. Purtroppo non può fare altro: come se non bastasse, il cristallo di ricerca non funziona più, quindi non sa dove andare per trovare il cristallo vero. All’improvviso, sente come una voce tonante che sembra riempire il cielo: il Senza Anima ha parlato.
    “Siete seccanti, piccoli animali. Avete fatto infuriare il Senza Anima, ed ora vedrete il suo vero volto”
    La gigantesca figura si riempie di crepe, dalle quali fuoriesce una luce rossa accecante. Alla fine, la struttura di roccia crolla, rivelando un gigantesco drago rosso, con due corna e due immense ali, che si spalancano. Le braccia terminano con artigli acuminati e gli occhi brillano come il fuoco. Il suo ruggito è terrificante.
    “Cosa…” dice Koji, sorpreso “chi diavolo sei?”
    “Diavolo, piccolo animale? Ci sei andato molto vicino.” risponde il drago, mentre il fuoco lambisce l’interno della sua bocca “Io sono uno dei N’Garai, uno degli Anziani. Comandavamo l’universo e il vostro mondo prima che voi foste, ed eravamo i vostri signori e padroni. E lo saremo ancora. Io sono Kierrok, piccolo animale, il divoratore di anime. E il tuo misero robot non può farmi nulla!”
    La fiammata che esce dalla bocca investe il Mazinga, che però sale subito grazie allo Scrander, uscendo dal raggio d’azione del fuoco. Però Koji si accorge che la lega Z è rimasta intaccata, e questo solo dopo un breve contatto con la fiamma di quell’essere.
    “Santo cielo” dice Koji, sconvolto, mentre osserva i quadranti impazziti “quel drago ha una fiamma con un calore superiore persino all’atomica. E’ al livello del sole! Se mi colpisce in pieno, sono spacciato!”

    Sayaka è rimasta interdetta nel vedere la spaventosa trasformazione: d’un tratto, avverte qualcosa di freddo nella sua tasca interna. Si accorge che lì dentro c’è la fiala che le aveva dato Shizuri.
    Forse qualcosa che può ghiacciare il mostro, o almeno la sua fiamma? si chiede Sayaka, osservando incuriosita la fiala e cercando di aprirla. In verità, è tutta un’altra cosa, e Sayaka lo scoprirà presto.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 25/5/2016, 15:11
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