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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 65

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 26 May 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 65 -
    ZANANZA, IL FRATELLO PERDUTO DI DUKE FLEED

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    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

    94c 94e


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà quando sette stelle saranno allineate tra due giorni circa. Actarus, insieme coi suoi amici, parte con Goldrake sull’astronave Cosmo Special, affrontando i Generali dell’Oscurità, per prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. L’ultimo scontro, tra il Generale dell’Oscurità detto “Senza Anima” e Mazinga Z, ha provocato la distruzione della Cosmo Special. Venusia, a Darkhold, il pianeta dell’Oscuro, è stata catturata dalle Amazzoni che avevano scoperto la sua identità, salvandola però nello stesso tempo da Sanosuke Sagara (alias Raftel), capitano dei Lupi Neri, nemico giurato di Kosaka Shigure, maestra di spada e amica di Venusia. Intanto, Actarus, a bordo di Goldrake, mentre affronta il robot Davos, uno dei Tre Guardiani, scopre con stupore che chi guida il robot è il suo fratello da tempo scomparso, Zananza, che Actarus credeva morto…

    Kosaka Shigure, la maestra di spada, resta in silenzio sotto la cascata. L’acqua le scorre sul corpo, ritemprandolo. Immobile nella posizione del loto, con gli occhi chiusi, proietta la sua mente e le sue membra in uno stato di quiete, essenziale per essere pronta ad affrontare ciò che l’aspetta. Porta addosso solo un perizoma e delle bende che le coprono il petto: i lunghi capelli neri sono completamente sciolti, aderendo alle spalle e alla schiena. I polsi sono leggermente appoggiati sulle ginocchia. Si potrebbe scambiare facilmente per una statua.
    I tre uomini, nascosti nel fogliame degli alberi vicini, non fanno il minimo rumore: lo stemma sulle loro divise mostra la loro appartenenza alla setta assassina dei Lupi Neri. Ciascuno di loro tiene in mano una catena con un peso e una falce alle estremità. Sono andati lì di loro iniziativa: uccidere Kosaka Shigure e portare la sua testa a Sukeli, il sacerdote nero, darà loro grande onore e prestigio. Potrebbero persino entrare nell’Elite degli Artigli Neri, gli assassini più temibili della setta, secondi solo a Sagara, il loro comandante. Tanti in passato avevano provato ad ucciderla, anche molte Amazzoni, ed avevano fallito, ma loro sono i Lupi Neri.
    Le catene saettano veloci come lampi, con le falci che luccicano, quasi fossero ansiose di fare a brani la spadaccina. Penetrano in un attimo il centro della cascata, ma tutte e tre le lame fendono solo l’acqua. Loro non avevano fatto alcun rumore e avevano nascosto il loro spirito omicida, eppure Shigure li aveva notati. Si guardano in giro, nervosi: dov’è finita? si chiedono. In mezzo al fiume che scorre davanti alla cascata, esce all’improvviso una figura femminile che serra tra i denti la fodera di una spada e la estrae in un attimo. I tre uomini fanno in tempo solo a vederla: in un secondo, le loro catene sono ridotte a pezzi. Estraggono le loro wakizashi, le spade corte da lancio, e le lanciano come proiettili verso Shigure: però lei, con una rotazione immediata della spada, le respinge indietro, facendole ricadere, piantandosi ciascuna in una gamba dei tre. Gridano tutti per il dolore, cercando di togliersi l’arma: ma in ogni caso, per loro è impossibile adesso sia combattere che scappare. Shigure, nel frattempo, si riveste con calma e si riannoda i capelli a coda di cavallo. Finora non ha detto nemmeno una parola. Alla fine, prima di andarsene, dice loro con tranquillità:
    “Dite al vostro comandante, Sanosuke Sagara, che sto arrivando da lui.”
    Dopodiché, si volta e scompare dalla loro vista, mentre il vento fa muovere le foglie del bosco.
    Raftel, pensa lei mentre si allontana, maestro mio. Ormai vi ho trovato. La mia strada si concluderà a Darkhold. Laggiù alla fine sarà cancellata la vergogna della scuola Shinmei.

    Goldrake cade a terra: il pugno del robot Davos è stato devastante. Stranamente, Actarus non aveva mai pensato quanto potessero essere terribili i pugni di un robot gigante fatto di Gren come Goldrake. Non aveva mai usato Goldrake per fare a pugni: aveva sempre usato i magli perforanti, credendo che fossero più efficaci di un semplice cazzotto. Ma adesso si accorge di essersi sbagliato. Actarus comunque si riprende subito e fa rialzare il robot. Ma non sa cosa fare: è suo fratello, Zananza, che sta pilotando quel mostro. Non lo vedeva più da anni e lo credeva morto da tanto tempo.
    “Zananza…cosa ti succede? Siamo fratelli…che senso ha lottare tra di noi?” chiede lui, ancora incredulo per l’assurdo incontro.
    “Evidentemente non basta essere fratelli per volersi bene, Daisuke. Forse eravamo troppo diversi, non ti pare?”
    “Può darsi…ma fino a questo punto? Rispondimi, Zananza!”
    Ma non ci sono parole successive. Il robot Davos estrae dalla schiena una lancia con la punta divisa in cinque lame. La fa roteare e la orienta verso Goldrake.
    “Tu hai l’alabarda spaziale, in magnifico gren, Daisuke, come pure lo è la mia lancia Jinne. Ma la tua arma è lenta come una tartaruga: Jinne, insieme alla tecnica del vento Nabari, è una rondine e può trafiggere ogni cosa. Visto che siamo fratelli, ti ucciderò senza farti soffrire.”
    “Zananza!”
    Ma Actarus sa che è inutile. Da quel punto di vista, suo fratello non è cambiato: resta sempre della sua idea, nonostante tutto.

    “Ecco il tuo fratellino, Duke” aveva detto sua madre, quando lui aveva appena tre anni. Il bimbo nella culla dormiva tranquillo, in mezzo a merletti e trine. “L’ho chiamato Zananza, come il figlio di Kail, il nostro antenato che ci aveva salvati dall’Oscuro. E’ anche il nome della stella più luminosa nel firmamento di Fleed”
    “Mi sembra un nome un po’ lungo, mamma” aveva risposto dubbioso il piccolo Actarus, guardando perplesso per la prima volta il nuovo fratellino, appoggiando le mani sulla culla.
    “Vedrai che ti piacerà” rispose lei “Zananza è la stella dell’amicizia e dell’amore.”
    Il bimbo crebbe, diventando un ragazzo impetuoso e pieno di energia. Aveva i capelli neri, non molto lunghi, ma un po’ diffusi, anche sulla fronte, con un ciuffo che gli scendeva fra gli occhi. Il naso regolare e il mento leggermente squadrato lo rendevano abbastanza somigliante al fratello: però, al contrario di Actarus, che era un tipo tranquillo e allegro – almeno prima dell’invasione di Fleed – Zananza si sentiva sempre insoddisfatto e inquieto. Actarus partecipava a giochi sportivi con gli amici, studiava con passione e si interessava alle ragazze; Zananza invece amava il rischio e i giochi spericolati o pericolosi, come quelli di lotta libera, anche contro avversari più forti di lui, a volte vincendo, altre perdendo. Inoltre, aveva un atteggiamento più cinico e disincantato: le donne ne erano affascinate come lo si poteva essere da un tipo pericoloso, ma a lui non interessavano molto: le considerava in genere noiose, mentre Actarus invece le trattava con rispetto e ammirazione. Per quanto loro due si volessero bene come fratelli, il loro carattere era così diverso che il conflitto fu inevitabile. Un giorno, Actarus alla fine gli disse:
    “Zananza, ma cosa ti prende? Rischi la vita a fare tutti questi combattimenti, e fai preoccupare i nostri genitori!”
    “E piantala, Daisuke! Non sono più un bambino da un pezzo! Voglio vivere la mia vita a modo mio!”
    Actarus ignorò il termine beffardo, Daisuke, con cui ogni tanto lo canzonava. Ma insistette:
    “Vuoi farti ammazzare? Tu ami troppo la violenza, Zananza! Sembri uno di Vega: frequenti in continuazione i veghiani e fai sempre tornei di lotta con loro!”
    “E sarebbe un male? I veghiani li ammiro più di noi: sono adesso ciò che era Fleed un tempo: un grande impero!”
    “Non dirmi che ti metti a rimpiangere i tempi dell’antico impero Fleediano, adesso?”
    “Davan Shakari, il nostro antenato, avrà avuto delle colpe, ma ha reso grande il nome di Fleed. Adesso Fleed è solo un lumicino che sta per spegnersi, e la sua potenza di un tempo è passata tutta a Vega”
    “E questa la chiami ‘potenza’, Zananza? E’ solo violenza e sopraffazione! Come puoi rimpiangere una cosa simile?”
    “Ecco il solito discorso dell’uomo ‘amante della pace’, Daisuke! Non ti rendi conto che è il più forte che vince? Un giorno Vega farà un boccone di Fleed, credimi. Avreste dovuto costruire Goldrake, invece di baloccarvi con stupidi e irreali discorsi di pace!”
    “Costruire Goldrake sarebbe visto da Vega come una provocazione e gli darebbe la scusa buona per invaderci. La verità, Zananza, è che tu muori dalla voglia di fare la guerra!”
    “Già, Daisuke. Per questo me ne vado da Fleed. Un pianeta pacifico non è adatto ad un combattente.”
    “Cosa? E dove vai?”
    “Su Vega. Mi sono già arruolato nel suo esercito per combattere sul fronte. Partirò domani.”
    “Sei impazzito, Zananza? Parti così, senza dire nulla al re, alla regina…nostro padre, nostra madre? E nostra sorella? E tutti…?”
    “Diglielo tu, Duke. Addio.”
    “Non ti lascerò partire!” gridò Actarus, colpendolo in pieno al volto con un pugno. Zananza cadde a terra, sorpreso. Ma si rialzò subito e colpì Actarus allo stesso modo: in breve, divenne una lotta furiosa, che venne interrotta solo all’arrivo delle guardie, che li separarono.
    “Principe Duke…principe Zananza…calmatevi!” dicevano, stupite.
    I due fratelli, pesti e sanguinanti, si fissarono ansimando, senza dire nulla. Con uno scatto, Zananza si liberò dagli uomini che lo trattenevano e se ne andò, seguito dallo sguardo di Duke Fleed.
    Il giorno dopo, l’astronave di Zananza partì per il pianeta Vega.

    Per diversi anni, i fratelli non si videro più, né entrarono in contatto: Zananza combatté insieme ai veghiani su vari fronti di guerra, con così tanto zelo che a volte raggiungeva l’incoscienza: un giorno, un avversario lo colpì in piena faccia con un coltello, segnandolo per sempre con una cicatrice sulla guancia che lo rese ancora più cupo. Un giorno, alcuni soldati veghiani festeggiarono la loro vittoria su un fronte di combattimento, insieme a Zananza, e uno di loro gli disse:
    “Chissà se tuo fratello Daisuke sarebbe riuscito a fare quello che hai fatto tu?”
    In risposta, lui gli afferrò il bavero con violenza, facendolo sussultare, e gli disse, guardandolo fisso negli occhi:
    “Solo io posso chiamare così mio fratello. Ricordatelo!”
    Lo lasciò andare e si allontanò, sotto gli sguardi stupiti dei veghiani.

    Intanto, i rapporti tra Fleed e Vega diventarono sempre più tesi. Ufficialmente, Fleed era alleato di Vega: in verità, ne era il vassallo e la sua indipendenza era fittizia. Nonostante tutto, la fierezza e il senso di indipendenza dei fleediani era troppo forte perché si potessero sottomettere facilmente a Vega. Già alcune scaramucce varie erano accadute ai confini. Vega, inoltre, cercava di rabbonire il re di Fleed: voleva cercare di ottenere il più possibile la sua fiducia. Infatti, voleva conoscere il segreto della costruzione di Goldrake, il capolavoro di Fleed, i cui progetti erano nascosti gelosamente nella memoria dei componenti della Famiglia Reale. In una riunione segreta, in cui Vega volle riunire a sé i suoi fedelissimi, Zuril, il ministro delle scienze, ad un certo punto disse:
    “Abbiamo con noi Zananza, sire, della famiglia reale di Fleed. Attualmente, sta combattendo nel fronte di Makkalet insieme col nostro esercito. Basterebbe catturarlo e condizionarlo. Avremmo i piani di Goldrake in un attimo.”
    “Dimentichi, Zuril” rispose Vega “che Zananza è stato diseredato dalla famiglia reale: di conseguenza, gli è stato automaticamente cancellato ogni ricordo della progettazione di Goldrake, che è tramandato nella famiglia reale tramite un ‘imprinting’ conosciuto solo a loro. Zananza è completamente inutile per i miei scopi: finché sta lì a giocare ai soldatini, mi va bene, è pur sempre un aiuto. Potrò sempre usarlo in futuro, in qualche modo.”
    Il generale Gandal saltò su, ansioso di mostrarsi davanti al re:
    “Sire, forse Zananza sa qualcosa lo stesso. Se lo lasciate a me, gli farò sputare tutto quello che sa!”
    “Non ti ho dato il permesso di parlare, Gandal. Siediti.” rispose duro Vega.
    Il generale si sedette, umiliato, serrando i denti e guardando in basso. Hydargos, in disparte, sorrise senza farsi notare: per una volta, il suo odioso superiore era stato preso a pesci in faccia dal re.
    Dantus, il cancelliere, seduto accanto a Vega, osservò il re con aria interrogativa. Era chiaro che aveva in mente qualcosa. L’unico modo di saperlo era lasciarlo parlare. E infatti, poco dopo, il re riprese:
    “Per conoscere i piani di Goldrake, dobbiamo acquistarci, se non la fiducia, almeno il legame con la stirpe reale. In questo modo, attraverso questo legame, potremo conoscere a livello mentale ogni cosa su Goldrake.”
    “Un…legame, sire?” chiese Dantus, che cominciò a capire, anche se non ci credeva.
    “Esatto, Dantus. Chiederò al re di Fleed che suo figlio, Duke, sposi mia figlia Rubina. Lei, in questo modo, entrerà a far parte della stirpe reale di Fleed e automaticamente conoscerà nella sua mente i piani di Goldrake.”
    “Non so se il re di Fleed accetterà, sire. Lui sa delle vostre intenzioni: non è stupido.” obiettò Zuril, poco sicuro dell’efficacia dell’idea.
    “Appunto. Non è stupido. Per questo sarà costretto ad accettare: un rifiuto diventerebbe un’offesa e provocherebbe la guerra. E anche in questo modo, otterrei alla fine quello che voglio. Al re di Fleed la scelta: cedere senza violenza o con violenza.”
    “Attualmente, sembra che Duke sia fidanzato con una nobile di Fleed, Naida Barzagik.” disse Zuril, osservando i documenti relativi su Duke Fleed.
    “Bè, sarà meglio per lui che quella donna Duke se la scordi.” concluse nettamente Vega. Con queste ultime parole del re, finì la riunione.

    Nel castello reale di Fleed, la festa era giunta al culmine: si festeggiavano i mille anni della stirpe reale di Fleed e della vittoria finale contro il dittatore Davan Shakari. Spettacoli, canti, balli: anche in questo modo, Fleed dichiarava sottilmente il suo desiderio di indipendenza da Vega. Tutti i nobili partecipavano, mentre la gente in città festeggiava in mezzo alle strade e nelle piazze. Attorno al castello reale, molte astronavi atterravano in mezzo alle luci della sera, con la volta stellata illuminata ogni tanto da numerosi fuochi artificiali. Dalle astronavi scendevano nobili e dame riccamente vestiti, insieme ai maggiordomi e accompagnatori. Tra di loro, però, un uomo, sceso da solo dalla propria astronave, attirò l’attenzione delle persone e del ciambellano di corte che doveva annunciare l’ingresso degli invitati. La persona misteriosa era vestita sì in modo elegante, ma con una divisa militare, bianca e rossa, tipica dell’esercito fleediano e degna di Lady Oscar. Portava una spada al fianco e i suoi capelli neri, un po’ lunghi e ben curati, circondavano un volto che sarebbe stato bello, se non fosse per una cicatrice che gli solcava la guancia sinistra. Si fermò un attimo, contemplando il castello reale, che non vedeva da molto tempo. Anche se non voleva ammetterlo, provava qualcosa simile alla nostalgia. Alla fine, Zananza era tornato a casa.
    Il ciambellano impallidì leggermente, quando lesse il biglietto di presentazione che l’uomo con la cicatrice gli aveva dato. Con voce un po’ tesa dall’emozione, disse:
    “Il…il principe Zananza di Fleed!”
    A quelle parole, si levò un brusio concitato, e tutti gli invitati si volsero a vedere, alcuni per la prima volta, il figlio fuggitivo del re. La perplessità delle persone era evidente: cosa era venuto a fare qui su Fleed uno che praticamente era passato dalla parte di Vega? E che era nientemeno che il figlio del re? Le donne in particolare non poterono fare a meno di notare il suo aspetto slanciato e fiero, con la cicatrice che sembrava accentuare le sue caratteristiche. Anche la fidanzata ufficiale di Duke Fleed, Naida Barzagik, si era voltata verso di lui, osservandolo per la prima volta. Zananza non si curò dei loro sguardi, ma rimase colpito da quella donna dai capelli verdi e dagli occhi di giada che lo stava fissando. Gli abiti di lei, riccamente decorati, facevano risaltare la sua bellezza, e Zananza notò subito che quella donna si stagliava sopra tutte le altre. La riconobbe quasi subito, pensando: Dunque sarebbe lei Naida, la ragazza di mio fratello. E’ ancora più bella di come appariva nelle immagini.
    Zananza passò oltre, attraversando la sala e raggiungendo la famiglia reale. Actarus, insieme al re e alla regina, era rimasto anche lui incredulo come gli altri davanti a quell’apparizione: tra l’altro, Zananza notò anche una ragazzina riccamente vestita, dai capelli lunghi decorati da un fiore, accanto ad Actarus, che lo fissava con curiosità. Capì che si trattava della sua sorellina Maria Grace. Era cresciuta: quando era partito da Fleed lei era ancora una bambina.
    Zananza si inginocchiò di fronte a loro, dicendo:
    “Sire, so che non è il momento adatto, ma chiedo udienza.”
    Il re, ripresosi dallo stupore, si alzò e disse:
    “L’udienza ti è concessa, figliolo. Ritiriamoci a parlare tra noi.”
    Zananza a sorpresa aggiunse:
    “Un’ultima cosa, padre: è necessario che ci sia con noi anche Lady Barzagik.”
    Un mormorio di sorpresa si alzò dopo queste parole, mentre tutti si voltarono verso la stupita Naida, che trovò solo la forza di dire: “I…io?”
    Dopo un attimo di perplessità, il re aggiunse:
    “Va bene. Lady Barzagik, può accompagnarci?”
    Naida si mise accanto ad Actarus, fissandolo incerta. I suoi sguardi interrogativi incontrarono solo l’incredulità e lo sconcerto del ragazzo. Capì che nemmeno lui sapeva cosa stava succedendo. Il re, rivolto verso gli altri, disse:
    “Continuate pure la festa. Torneremo tra poco”
    Detto questo, il re e gli altri uscirono dalla sala, accompagnati dagli sguardi incuriositi dei nobili.

    Nel salone privato dei ricevimenti, la madre abbracciò con le lacrime agli occhi Zananza e gli disse:
    “Figlio mio, finalmente sei tornato. Resterai di nuovo tra noi?”
    “Non è così semplice, madre. Devo parlarvi, non solo di questo, ma soprattutto su mio fratello e Naida”
    “Noi due?” disse Actarus, confuso.
    “Sì, Duke. Tu sei fidanzato con Naida, vero?”
    “Certo. E che c’entra questo?”
    “Ascoltami bene, Duke, e tutti voi. Ho saputo, non chiedetemi come, che Vega vuole farvi, come si suol dire, un’offerta che non si può rifiutare. Tra qualche giorno vi proporrà un matrimonio tra te, Duke, e sua figlia, Rubina.”
    Naida rimase scioccata e senza parole. Ormai lei e Duke erano quasi sul punto di sposarsi e quella dichiarazione fu come un fulmine a ciel sereno.
    “Come?” rispose Actarus esterrefatto “Ma io questa Rubina neanche la conosco!”
    “La conoscerai tra poco, Duke. Vega ha intenzione di presentartela.”
    “Ma è assurdo!” disse furiosa la madre “Caro, devi rifiutare! Vega non ha il diritto di intromettersi negli affari di Fleed!”
    Il re rimase pensieroso, mettendo la mano sotto il mento. Maledizione, pensò, questa volta Vega è stato abile. Se rifiuto, avrà la scusa per scatenare una guerra. Se accetto,conoscerà i segreti della progettazione di Goldrake. Potrei temporeggiare, ma servirà a ben poco…
    “Io amo Naida, padre” sbottò Actarus “e non ho intenzione di sposare una che non conosco!”
    “Non vuoi sacrificarti per la pace, Daisuke?” disse Zananza con un sorriso beffardo.
    “Taci! Cosa sei venuto a fare? A prenderci in giro?” rispose Actarus, prendendolo per il bavero.
    “Smettetela, non litigate!” disse il re, alzando la mano. Poi aggiunse: “Zananza, perché hai voluto dircelo?”
    Liberatosi dalla presa di Actarus, disse con un certo imbarazzo:
    “Ho visto diverse cose in questi anni. Per esempio, che la guerra e gli imperi non sono così mitici come sembravano. Ma ho visto dell’altro: padre, Vega vuole invadervi, comunque vadano le cose. Gli eserciti, i mostri di combattimento: sono già tutti pronti.”
    “E allora, perso per perso, tanto vale rifiutare questa buffonata di matrimonio, no?” esclamò Naida, con gli occhi che le lampeggiavano d’ira, fissando l’importuno Zananza.
    “Se rifiutiamo, il nostro mondo sarà distrutto in un attimo, Lady Barzagik” replicò il fratello di Actarus, fissandola dritto negli occhi. Per un momento, sembrò che ci fossero solo loro.
    “E io dovrei mettermi da parte educatamente, così Vega vi può prendere in giro finché vuole?” disse Naida con aria combattiva.
    E’ più impetuosa di quello che pensavo, notò Zananza. Per la prima volta, provava una certa ammirazione per una donna. “No” rispose “deve far finta di mettersi da parte. Stiamo al gioco di Vega, Lady Barzagik. Più ancora di quanto pensi lui.”
    Naida non era sicura di quello che aveva sentito. “Non capisco, principe Zananza. Si spieghi meglio.” La sua voce era come minimo gelida.
    “La spiegazione è semplice: abbiamo bisogno di tempo per costruire di nascosto Goldrake.”
    “Zananza…” disse Actarus “che stai dicendo?”
    “Senza Goldrake, il nostro esercito non ha speranze. Se invece lo rinforziamo di nascosto e costruiamo il robot, potremo fronteggiare Vega. Avete temporeggiato a lungo: adesso non è più il tempo delle parole. Con questa…’offerta’ di Vega, è arrivato il tempo di combattere!”
    “State dicendo” replicò Naida “che, anche se Duke sposasse Rubina, non cambierebbe nulla? Saremmo invasi lo stesso?”
    Zananza rimase sorpreso. La ragazza aveva centrato il punto. Decisamente, non era solo bella.
    “Esatto, Lady Barzagik. Vuole i progetti di Goldrake e la vostra distruzione. Siete troppo pericolosi per Vega: non solo perché volete rimanere indipendenti, ma anche perché siete i soli a conoscere i segreti di Goldrake e i suoi possibili punti deboli. Dopo che avrà i progetti del robot, lo sterminio di Fleed è la fase successiva. Rubina è solo un fantoccio nelle mani del padre.”
    Nella sala delle riunioni scese il silenzio: la situazione era assai peggiore di quanto credevano.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 28/5/2016, 14:05
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