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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 66

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 27 May 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 66 -
    IL PASSATO DI ZANANZA

    NOTA: Il passato di Zananza, il fratello di Actarus, che è in sostanza quello di Actarus e del pianeta Fleed, è una specie di what if: oltre al fatto che Zananza è un personaggio inventato da me, la storia qui narrata non ha nessuna pretesa di essere quella vera del passato di Fleed. Anzi, le analisi di Gerdha (qui e qui), con le quali mi trovo d'accordo, hanno mostrato che si era trattato di un avvenimento completamente diverso.
    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

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    Immagine di Ataru.


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà quando sette stelle saranno allineate tra due giorni circa. Actarus, insieme coi suoi amici, parte con Goldrake sull’astronave Cosmo Special, affrontando i Generali dell’Oscurità, per prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. L’ultimo scontro, però, ha provocato la distruzione della Cosmo Special. Venusia, a Darkhold, il pianeta dell’Oscuro, è stata arrestata dalle Amazzoni. Intanto, Actarus, a bordo di Goldrake, mentre affronta il robot Davos, uno dei Tre Guardiani, scopre con stupore che chi guida il robot è il suo fratello da tempo scomparso, Zananza, che Actarus credeva morto. In un flashback, si rivela il passato di Zananza: prima che Fleed fosse invaso, Zananza era andato ad arruolarsi su Vega, ammirandone la potenza. A sorpresa, un giorno, tornò alla corte di Fleed rivelando che Re Vega voleva dare sua figlia Rubina in sposa ad Actarus per avere i piani di Goldrake…

    “Costruire Goldrake?” disse Actarus, incredulo.
    Guardò suo fratello Zananza: non era più lo stesso ragazzo di prima, e non solo per la cicatrice sulla guancia. Una certa tristezza velava appena i suoi occhi: Actarus si chiese cosa aveva passato in quegli anni in cui aveva combattuto al fronte insieme alle armate veghiane. Era lontano dal credere che tra non molto anche lui avrebbe avuto le stesse esperienze, e in modo ancora più traumatico.
    “Esatto. Te l’ho detto, Duke: abbiamo assolutamente bisogno di quel robot, e prima di subito. Abbiamo già perso troppo tempo.”
    Actarus guardò Naida. Dunque, lei doveva mettersi da parte. Nel frattempo, Actarus avrebbe dovuto frequentare la figlia di Vega, che neanche conosceva. Non voleva questo. Le si avvicinò, afferrandole le mani e fissandola intensamente.
    “Naida…” disse con un fil di voce.
    “Duke…” rispose lei con tristezza. Lo guardò, pensando che avevano parlato di matrimonio solo ieri. E adesso era piombato all’improvviso il fratello scomparso a scombinare tutto. Non voleva ammetterlo, ma l’avrebbe strozzato volentieri. Si abbracciarono come se non volessero mai lasciarsi.
    “Cosa…cosa possiamo fare?” chiese lei, alzando gli occhi e guardandolo. Ad Actarus gli strinse il cuore a dover rispondere.
    “Ho paura che si debba fare questa recita, Naida. Comunque vadano le cose, dovremo combattere. Bisogna fare in modo che Vega non sospetti di nulla. Inizieremo subito la costruzione di Goldrake: temo che Zananza abbia ragione.”
    “Ma come farai a giustificare la cosa, Daisuke?” disse all’improvviso Zananza. “Tutti sanno del rapporto fra te e Naida. Faresti la figura dell’uomo superficiale che passa da una donna all’altra. Inoltre, finché c’è Naida, Vega non crederà fino in fondo che tu voglia sposare Rubina. Anche se tu mandassi lontano la tua “ex”, questo non cambierebbe molto le cose. Il sospetto resterà.”
    Quello che dice è maledettamente vero, pensò il re. “E cosa si può fare, allora?” chiese lui.
    “La soluzione è semplice.” disse Zananza, estraendo la spada.

    Vega non credette alle sue orecchie.
    “Ma cosa stai dicendo?” disse incredulo, rivolto al videomonitor.
    “E’…è così, sire!” confermò il capitano Gorman della guardia reale, che era deputato all’ambasciata di Vega su Fleed. Anche lui era impressionato. “Il principe Zananza, di sua iniziativa, è venuto da solo su Fleed, ha chiesto un colloquio privato con la famiglia reale e con Lady Naida Barzagik. Ad un certo punto, ha estratto la spada e l’ha uccisa. Poi si è suicidato. Su Fleed non si parla d’altro. Sembra che sia per motivi di gelosia.”
    “Ma è assurdo!” replicò il re.
    Il cancelliere Dantus, dietro di lui, con la mano sotto il mento, commentò freddamente:
    “Però questo renderà le cose più facili, sire. Sua figlia avrà campo libero per conquistare un principe dal cuore infranto, no?”
    “Hmm…questo è vero.” rispose Vega, spegnendo il video e voltandosi verso di lui. “Contatta più tardi Gorman e digli della proposta di matrimonio per Duke Fleed.” Vega si alzò dalla sedia e, dirigendosi verso l’uscita della sala del trono, disse: “Io intanto ne parlerò con mia figlia. E’ ora che lei impari cos’è la vita.”

    La notizia in poco tempo fu sulla bocca di tutti, con vari commenti di sorpresa o di ironia. Solo una persona era rimasta perplessa.
    “Non vedo cosa ci sia di strano in questa storia. Stai fantasticando.” obiettò alla fine Gandal alla moglie.
    “Non sta in piedi.” replicò Lady Gandal. “Da quando in qua Zananza e Naida si conoscevano in segreto? In quali circostanze? Lui era al fronte, lei era su Fleed. Non ha senso.”
    “Si vede che si conoscevano prima che Zananza venisse su Vega.” ipotizzò il marito.
    Lady Gandal non rispose. Il suo istinto femminile le faceva ritenere troppo strana questa storia, avvenuta proprio poco prima che Re Vega proponesse Rubina come moglie del principe Duke. Una scelta di tempi fin troppo perfetta. No, non era convinta.

    E lo sarebbe stata ancor meno se avesse potuto osservare l’avamposto 7 di Fleed, ai confini della civiltà, quasi a ridosso di Tanzin Boche, il deserto conosciuto come la Landa della Fame. Laggiù, un giovane capitano delle guardie, Amauta, addestrava i soldati in segreto per la guerra contro Vega, che ormai sentivano imminente. In una residenza vicina all’avamposto, una villa riservata per le eventuali visite reali, Naida aveva rotto l’ennesimo vaso, facendolo sbattere con rabbia a terra. Ormai erano mesi che si trovava lì, mentre Duke stava ad amoreggiare con Rubina. Nonostante l’isolamento in cui viveva, riusciva ad ottenere delle notizie: e la peggiore era che Lady Rubina era effettivamente bella, dolce e gentile, tanto che non si riusciva a credere che fosse la figlia di uno come Vega. Naida si sentì veramente stupida. Perché aveva accettato di mettersi da parte?
    “Spaccare tutti i vasi che vede non le farà cambiare di molto la situazione, Lady Barzagik. Tanto più che, in assenza di camerieri, i cocci dovrà portarseli via lei.” rispose una voce ironica.
    Lei si voltò, osservando l’odiato Zananza appoggiato ad uno stipite della porta.
    “Sono stufa di questa storia! Questo finto omicidio – suicidio è stata un’idea sciocca sin dall’inizio!”
    “Non mi pare. La costruzione di Goldrake sta procedendo speditamente e Vega non sospetta nulla. Non sa nemmeno degli allenamenti che stiamo facendo in questo avamposto.”
    “Ma tu” obiettò Naida “perché hai fatto tutto questo? Non eri dalla parte di Vega?”
    “Non lo sono mai stato. Semplicemente, ero attratto dall’idea di Vega come impero, che immaginavo fosse come quello antico di Fleed. Poi ho visto la realtà: atrocità e orrori senza fine. Avevo capito che queste cose avrebbero raggiunto anche Fleed alla fine, e Fleed è comunque la mia casa. Per questo sono intervenuto.”
    “E intanto Duke se la fa con un’altra donna! E’ questo che non mi va giù!”
    “Dovresti aver più fiducia in mio fratello. E’ un imbecille, comunque è onesto.”
    Naida non era del tutto convinta. Ma a Zananza i problemi femminili non interessavano. Piuttosto, non vedeva l’ora di combattere: forse, se riuscissimo a sconfiggere Vega, Fleed potrebbe tornare ad essere un grande impero…

    Le tre donne si avvicinarono alle tombe senza far rumore. Erano molto belle, ma di una bellezza fredda e glaciale, con occhi sottili e iridi molto piccole e nere, in cui non si vedeva la pietà. Inoltre, si somigliavano moltissimo tra loro, tranne che per il colore dei loro capelli, forse solo per un vezzo, visto che tutte e tre erano pettinate allo stesso modo. Le persone che le incrociavano, senza capire bene perché, le evitavano subito, cercando di starne alla larga. Una di loro osservò le iscrizioni sulle lapidi: “Zananza di Fleed” e “Naida Barzagik”. Avvicinandosi alle tombe, ciascuna di loro le esaminò con attenzione, toccando per un certo tempo il freddo marmo. Poi, come erano arrivate, si incamminarono verso l’uscita del cimitero reale, in modo così silenzioso che sembrava quasi che fossero venute fuori da qualche tomba. Su Fleed, infatti, era autunno inoltrato, con gli alberi quasi spogli e un cielo plumbeo che sottolineava la sensazione di desolazione. Poca gente attraversava le piazze, forse perché si avvertiva qualcosa di terribile nell’aria. Una volta raggiunto un punto deserto, una di loro parlò alla radio da polso dicendo:
    “Lady Gandal, abbiamo controllato personalmente lo stato delle tombe. Non si sente la presenza di morte in esse. Sono tombe vuote.”
    “Sei sicura?” chiese lei.
    “Le mie sorelle hanno controllato tutto come me e hanno confermato le mie analisi. Noi androidi non sbagliamo in queste valutazioni, mia signora.”
    “Molto interessante. Può darsi che siano davvero morti e seppelliti da un’altra parte, ma non credo. Continuate le indagini.”
    “Sì, mia signora.” Le tre donne si allontanarono, sparendo nel buio della sera.
    Lady Gandal era soddisfatta. I suoi sospetti erano giusti. E ora che fare? si disse. Informare mio marito? No, quell’idiota rovinerebbe tutto. Poi Naida e Zananza potrebbero essermi utili. Preferisco tenere questa scoperta per me.

    Le tre donne androidi continuarono le indagini, andando a poco a poco in direzioni da loro inaspettate, fino a scoprire, in una zona nascosta del pianeta, i lavori su un Goldrake quasi ultimato. La sensazionale scoperta fu comunicata immediatamente a Lady Gandal: stavolta non era più il caso di tenere nascosta la notizia, che raggiunse subito Re Vega. L’esercito si mosse veloce: la guerra era incominciata. Bisognava solo portare via Rubina e catturare Goldrake. Non c’era più bisogno di un matrimonio inutile. L’attacco fu improvviso e terribile: avvenne nel cuore della notte, quasi prima dell’alba, una notte che i Fleediani superstiti chiamano “la notte della grande sventura”. La luna di Fleed, quella sera, era rossa, secondo la tradizione di Vega, che esigeva di indicare in questo modo il pianeta votato allo sterminio. Actarus ricorderà sempre quel particolare.

    Quella sera, Rubina era rientrata nel suo appartamento nel palazzo di Fleed, dopo la cena. Era molto felice: Duke era un uomo straordinario. Incredibilmente bello, intelligente e delicato. Sapeva anche suonare l’arpa e gli strumenti in un modo divino: sembrava portato per questo. Insomma, proprio il principe dei sogni che ogni ragazza vorrebbe sempre. Inoltre, sentiva di comprenderlo sin nell’intimo, e questo dopo neanche un anno che erano stati assieme. Stranamente, sin dalla prima volta che si erano visti, si erano capiti subito, come se fossero fatti l’uno per l’altra. Anche Duke ne era sorpreso e lei se n’era accorta: sicuramente, pensava Rubina con un sorriso allo specchio, lui si aspettava la “figlia di Vega” in tutt’altra maniera. Rubina non era sorpresa di questo: tutti quelli che incontrava erano sempre sorpresi dal sapere che Vega era suo padre. Un leggero velo di tristezza apparve nei suoi occhi, pensando a questo. Forse, col matrimonio con Duke, Fleed e Vega potrebbero vivere in pace. E chissà, se diventerò erede del trono di Vega, potrò rimediare a quello che ha fatto mio padre…continuò a pensare Rubina, osservandosi allo specchio. Una cosa però non la convinceva. La storia di Naida era molto strana, e Duke non ne parlava mai, e ogni volta che lei ne parlava, lui cambiava argomento. Eppure, a lei Duke non sembrava particolarmente afflitto per la sua morte, e in un modo così tragico. Può darsi che non l’amasse molto, ma a Rubina Duke non sembrava il tipo superficiale. Aveva troppo rispetto per le donne. Più che altro, a Rubina sembrava che Duke su quest’argomento nascondesse qualcosa.
    Un’ombra dietro di lei bloccò i suoi pensieri: la mano che lo sconosciuto le mise sulla bocca la fece addormentare all’istante. I soldati ombra di Vega erano intervenuti in assoluto silenzio. Sollevarono Rubina e scomparvero tutti col teletrasporto.
    Poco prima dell’alba, un’orda di dischi volanti e mostri di Vega diede inizio all’invasione di Fleed.

    Actarus corse veloce verso l’hangar dove c’era Goldrake: era la prima volta che lo usava, ma non c’era più tempo per fare delle prove. In mezzo al fuoco che iniziava a divampare dappertutto, Maria gridava il nome del fratello piangendo, mentre lui scappava via. Il re e la regina trattenevano la ragazzina, dicendole che bisognava scappare nei rifugi e lasciare agire Duke Fleed.
    Goldrake uscì da sottoterra, distruggendo il pavimento e le strade di Fleed: non era ancora stata completata la via d’uscita. Subito dopo, appena il robot spuntò dal terreno a bordo della sua astronave Atlas, innumerevoli mostri, dalle forme più varie e animalesche, gli si avventarono contro per distruggerlo. Il battesimo di fuoco di Goldrake era iniziato. Dopo centinaia d’anni dai tempi di Davan Shakari, Goldrake era ritornato a combattere su Fleed.

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    La guerra raggiunse anche l’Avamposto 7: Zananza e Amauta comandarono la contraerea, abbattendo numerosi minidischi. Naida, nel frattempo, era preoccupata per il fratellino Sirius e i suoi genitori, che erano rimasti nella capitale. Loro sapevano della finta morte di Naida, ma, per motivi di sicurezza, in tutti questi mesi non potevano contattarla: quindi Naida non sapeva nulla di loro. Voleva raggiungerli ad ogni costo. Preparò in fretta un’astronave e iniziò ad imbarcarsi, quando sentì una forte presa sul braccio. Zananza era comparso all’improvviso e l’aveva afferrata.
    “Lady Barzagik” disse lui “se andrà laggiù sarà ammazzata subito. Deve restare qui.”
    “Lasciami!” gridò lei, agitandosi per liberarsi, ma era inutile: la presa di Zananza era d’acciaio. Insistette: “Mio fratello, mio padre, mia madre sono lì! Devo andare da loro! Devo sapere come stanno!”
    “A loro ci pensa mio fratello. Se lei andrà lì, peggiorerà solo le cose!”
    “Basta! Non ho nessuna intenzione di fare quello che vuoi tu! Mollami! Subito!” disse secca, estraendo una pistola a raggi e puntandogliela contro. Zananza la lasciò andare ed entrambi si guardarono negli occhi, sospettosi. Poi lui si mosse con rapidità; con un colpo di taglio della mano, batté il polso di Naida, facendole cadere la pistola, e subito dopo la colpì con un pugno sul plesso solare: la ragazza svenne all’istante senza rendersene conto. Zananza la sorresse, impedendole di cadere a terra, poi la sollevò tra le braccia, portandola nelle sue stanze.
    “Nella guerra non c’è posto per i sentimenti, Lady Barzagik.” disse lui.
    La mise sul letto, bloccandola con una catenella che le legava il polso alla testiera. Naida iniziò a svegliarsi, scoprendo di non potersi muovere.
    “Che diavolo stai facendo?” disse lei, sconcertata.
    “Sto impedendo a una ragazza stupida di andare a farsi ammazzare per niente. Ti libererò quando ti sarai calmata. Se però riuscirai lo stesso a liberarti e a scappare, cavoli tuoi. Ho già fatto il possibile per tenerti fuori dai guai: qui ci sono un mare di problemi e non ho né il tempo né la voglia di badare ai capricci di una donna.” rispose lui, seccato.
    Zananza uscì in silenzio, mentre Naida era rimasta ammutolita. Quel tipo è completamente diverso dal fratello, eppure stranamente gli somiglia…pensò.

    La guerra divampò per settimane, quando la notizia attraversò il pianeta di Fleed come un fulmine. Goldrake era scomparso. “Come, scomparso?” si dissero. “E’ scappato”, sostennero alcuni. “Non è vero”, rispondevano altri, “e’ stato catturato dai Veghiani.” Ci fu molta confusione e incertezza: il punto è che Goldrake, la loro unica difesa, era scomparso, non si sapeva bene perché, e i veghiani avevano via libera. Il massacro di Fleed fu totale: il re e la regina morirono sotto le macerie del palazzo, mentre Maria fu portata via su un’astronave, insieme al suo precettore, in un viaggio disperato che si sarebbe concluso con un atterraggio fortunoso sulla Terra. Tutta Fleed fu invasa e i sopravvissuti furono costretti ai lavori forzati alle miniere, in campi di concentramento di triste memoria, sotto il comando dello spietato generale Barendos. Pochi resistevano ancora: il gruppo di ribelli più numeroso e meglio organizzato era quello comandato da Amauta e Zananza. Però non potevano fare altro che azioni di guerriglia, tipo mordi e fuggi. Almeno qualcosa lo si otteneva: mettere in difficoltà i veghiani e dare speranza ai fleediani.
    Una sera, dopo innumerevoli scontri e rischiando la vita più volte, in uno dei tanti rifugi della ribellione, Zananza stava seduto di guardia davanti al fuoco, scoraggiato e stanco. Si sentiva vecchio: la sua famiglia era scomparsa e il suo mondo non esisteva più. Le loro armi erano ridicole in confronto a quelle dei veghiani, ma riuscivano lo stesso a fare miracoli. Ma ora? Che speranze abbiamo? si chiese Zananza. Tutti dormivano e lui si sentì solo al mondo. All’improvviso, una persona dietro di lui gli mise una coperta sulla schiena.
    “Fa freddo, di notte, qui a Tanzin Boche. Non basta il fuoco a scaldarsi” disse Naida, sedendosi accanto a lui.
    “Lady Barzagik…” disse lui, osservandola con occhi stanchi.
    “Chiamami Naida.” rispose lei, avvicinando le mani al fuoco e sedendosi accanto a lui. Anche lei era rimasta provata dalle innumerevoli traversie, ma la sua bellezza era rimasta inalterata. Le luci del fuoco illuminavano il suo viso in modo cangiante, rendendolo ancora più affascinante. Dopo un attimo di silenzio, lei disse:
    “Ti stai ammazzando, Zananza. Fai incursioni tutti i giorni e praticamente non tocchi cibo. Se vai avanti così ti rovini.”
    Lui guardò il fuoco con aria tormentata.
    “Tu pensi che mio fratello sia un traditore?”
    Naida rifletté un po’ prima di rispondere. Ci aveva pensato molte volte.
    “Non lo so, Zananza. Non capisco cosa sia successo. Ma non riesco ad immaginarmi Duke Fleed che fugge.”
    “Nemmeno io. Ma in tanti lo dicono. Pochi, come Amauta, pensano che lui non abbia tradito.”
    “La sostanza non cambia.” rispose Naida “Che lui abbia tradito o meno, che lui sia vivo o meno, Duke adesso non può aiutarci. Ci siamo solo noi.”
    “Mi spiace. Anche per tuo fratello e i tuoi genitori. Forse avrei dovuto lasciarti andare. O avvisare prima la mia famiglia del pericolo di Vega…”
    “No, Zananza. Avevi già fatto molto. Se non fosse stato per te, non avremmo nemmeno iniziato a difenderci.”
    “Tò, allora non ce l’hai più con me? Nemmeno per quella volta che ti avevo dato un pugno e ti avevo legata al letto per non farti scappare?”
    “In effetti, non ti eri comportato molto bene. Duke non l’avrebbe mai fatto.”
    “Io non sono Daisuke.”
    “No. Tu sei Zananza, il fratello cattivo.” rispose Naida con un sorriso, stringendogli un braccio. Rimasero per diverso tempo lì a guardare il fuoco in silenzio. Da quel momento, loro due non si sentirono più soli.

    La guerriglia andò avanti per diversi anni. Anche Naida imparò cose poco adatte ad una nobile, ma importanti per sopravvivere: curare i feriti, usare le armi, muoversi senza fare rumore. Ormai il legame e l’attrazione tra lei e Zananza era diventato molto forte, tanto che spesso agivano insieme in modo coordinato nelle varie azioni di attacco.
    Un giorno, i ribelli si erano divisi in diversi gruppi per assalire una base di Barendos: nella fuga, Zananza e Naida, senza rendersene conto, erano finiti tra le rovine del palazzo reale di Fleed. In quel posto, si sentirono sommersi dai ricordi, vagando tra i vari saloni abbandonati e polverosi, che facevano venire in mente a loro tante immagini del passato. A Naida erano venute le lacrime agli occhi, pensando che una volta Sirius correva in quelle stanze. Zananza intanto osservava tutto con un certo rimpianto. Se fosse stato più vicino ai suoi genitori, mentre erano ancora vivi…ora è troppo tardi. All’improvviso, dietro di loro, tre statue presero lentamente vita. Erano le tre androidi gemelle di Lady Gandal, rimaste lì, immobili per tutto questo tempo dopo la conquista di Fleed, seguendo le direttive della loro padrona: “Prima o poi, i sopravvissuti della famiglia reale si faranno vivi in quel palazzo. La nostalgia è una cosa pericolosa. Restate lì in attesa fino a quando non si faranno vivi. Se, in particolare, sono Zananza e Naida, sapete cosa fare.”
    Un lungo stiletto saettò nell’aria, trapassando Zananza alle spalle. Naida fece appena in tempo a chiamarlo, che un’altra delle gemelle la fece cadere a terra con un dardo che addormentava all’istante.
    “E’ morto?” chiese una delle sorelle, osservando il corpo di Zananza a terra.
    “Lo stiletto ha trapassato il cuore” rispose lei, tastando le vene del collo: non c’era battito. Morte istantanea. “Così finiscano tutti traditori di Vega!”
    “Dobbiamo portare la donna da Lady Gandal, secondo gli ordini.”
    “Giusto. Andiamo!”
    Scomparirono in un attimo grazie al teletrasporto.
    Zananza restò immobile, in mezzo alla sala del trono, mentre una pozza di sangue si formava sempre di più sotto di lui. Ma le donne androidi si erano sbagliate: lui era ancora vivo. La forza ereditaria della famiglia reale gli permetteva di vivere ancora, anche dopo una ferita mortale: ma non sarebbe durata a lungo. Con una fatica immane, si alzò, barcollando, chiamando la donna con angoscia:
    “Naida…”
    Andò avanti, arrancando come un fantasma, attraversando i saloni e lasciando una scia di sangue, guardandosi intorno sempre più con fatica, cercando una persona ormai scomparsa per sempre e alla quale teneva più della stessa vita:
    “Naida…”
    Alla fine, Zananza crollò davanti ad una rampa di scale. Dietro di lui, era apparso qualcuno che lo osservava in silenzio. La sua lunga veste bianca contrastava col nero dei suoi capelli e dei suoi baffetti sottili. Un pizzetto gli spuntava dal mento. I suoi occhi, freddi e acuti, osservarono senza emozione il corpo esanime a terra. Sukeli, l’anima nera dietro l’Ombra, era veramente soddisfatto di quello che aveva trovato.

    L’indottrinamento di Naida era stato abbastanza faticoso, ma fu un completo successo. Zuril seguì scrupolosamente le direttive di Lady Gandal: Naida doveva considerare Actarus come un traditore, cosa non difficile, date le circostanze. Inoltre, bisognava cancellarle del tutto i suoi ricordi su Zananza: la Naida che Actarus doveva incontrare doveva essere il più possibile simile alla Lady Barzagik che conosceva un tempo, la sua fidanzata innamorata. Solo su una cosa Zuril rimase perplesso:
    “Non capisco che senso abbia far credere che i mostri di Vega abbiano il cervello dei fleediani. E’ vero, abbiamo fatto qualche esperimento su questo, ma si era rivelato fallimentare.”
    “E’ una sottigliezza femminile, Zuril.” rispose Lady Gandal, che supervisionava l’operazione “Credere che in uno di quei mostri distrutti da Goldrake ci sia stato il cervello di Sirius, il fratello di Naida, renderà ancora più angosciosa l’accusa della donna a Duke Fleed.”
    “Ma…installare un cervello non significa installare una persona! Dal punto di vista scientifico, non ci sono mai stati risultati che abbiano confermato questo. Un cervello è solo un pezzo di corpo, come può esserlo una mano o un piede! Duke Fleed non può essere così stupido da credere ad una cosa simile!”
    “Tu sei uno scienziato, Zuril. Ma Duke Fleed è un uomo, ancora fragile e debole dentro, che sarà sconvolto dalle accuse di Naida e crederà a tutto quello che le dirà. No, Zuril, credimi, sarà perfetto. Duke Fleed crollerà.”
    Poi Lady Gandal aggiunse con un sospiro:
    “Spero solo che quell’idiota di Hydargos non rovini tutto. I suoi continui fallimenti lo stanno portando all’instabilità mentale e all’ubriachezza. Ministro Zuril, vi farà piacere sapere che vi ho proposto a Re Vega per sostituire quell’incapace.”
    “Vi ringrazio, Lady Gandal.” rispose Zuril, soddisfatto dentro di sé: da molto tempo stava studiando le azioni di Goldrake e gli sarebbe piaciuto intervenire di persona. Se questo piano dovesse fallire – un po’ Zuril se lo augurava – lui avrebbe potuto usare le sue conoscenze scientifiche per distruggere Goldrake e acquistare grande prestigio davanti a Re Vega.

    Tutto era buio. Ad un certo punto, Zananza aprì gli occhi. Alzandosi a fatica dal ripiano dove si trovava, cominciò a vedere qualche luce. E, insieme ad esse, degli oggetti strani: alambicchi, computer, strumenti meccanici incomprensibili. Una specie di laboratorio da scienziato pazzo, a prima vista. Si accorse che un uomo col camice bianco lo stava osservando, con le maniche unite tra loro in modo da nascondere le mani. Aveva due baffi sottili e un pizzetto.
    “Finalmente ti sei svegliato, principe Zananza” disse lo sconosciuto con voce fredda e incolore “Ho dovuto tenerti in ibernazione per molto tempo, se no saresti morto.”
    “Chi…chi sei?” disse con voce impastata.
    “Mi chiamano Sukeli. Sono al servizio di Davan Shakari, l’Oscuro.” rispose, con un leggero inchino del capo.
    “Che…che stai dicendo? Lui…lui è morto secoli fa!” rispose Zananza, cercando di riprendere in pieno l’uso della parola.
    “No, principe, lui è stato in animazione sospesa, come me. E un po’ come te.”
    Zananza si guardò intorno, cercando di resistere al capogiro e alla debolezza che sentiva.
    “Naida…Naida dov’è?”
    “Ah, mi dispiace, principe Zananza.” disse Sukeli, con un’aria falsamente addolorata “E’ morta. Da tanto tempo.”
    “Cosa? Ma…da quanto tempo sono stato in ibernazione?”
    “Da diversi anni, principe Zananza.”
    “E…e come è morta? I Veghiani?”
    “Non so se posso dirtelo, principe…” tentennò l’altro, incerto.
    “Parla!” gridò Zananza.
    “Ahimè, purtroppo l’ha uccisa tuo fratello. Colui che vi ha abbandonato. Duke Fleed.”
    Zananza rimase senza parole.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 28/5/2016, 14:08
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