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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 70

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 1 June 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 70
    INIZIA L'ASSALTO A BEDLAM

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

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    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà quando sette stelle saranno allineate tra due giorni circa. Actarus, insieme coi suoi amici, parte con Goldrake sull’astronave Cosmo Special, affrontando i Generali dell’Oscurità, per prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Goldrake ha appena sconfitto Shiva, mentre il Grande Mazinga sta per affrontare l’ultimo generale dell’Oscurità, Garuda. Intanto Venusia, a Darkhold, è stata messa agli arresti insieme alle amazzoni sue compagne…

    “E adesso, cosa facciamo?”
    La domanda di Valeria resta senza risposta nel silenzio della stanza, dove, attorno ad un tavolo, sono riunite le amazzoni prigioniere. Sonja è la prima a parlare:
    “In sostanza, siamo agli arresti a casa nostra. Tutto per colpa di questa regina fleediana che si è messa in testa di fare l’amazzone.”
    Venusia si sente osservata e non sa come rispondere all’accusa: resta con gli occhi bassi, pensierosa.
    “Avremmo dovuto dire subito a Jezabel che Venusia era lei. Ce la saremmo tolta dai piedi.” aggiunse Sonja.
    “E allora perché non l’hai fatto?” ribatte Caledonia “E tu, Isparana? Avevi più di un motivo per vederla morta.”
    “Piantala, Caledonia. Accusare Venusia avrebbe significato accusare anche noi di complicità, lo sai benissimo. Non ci tengo a finire i miei giorni nella sala torture. E nemmeno voi, presumo. Siamo in un vicolo cieco.”
    Jocasta, la comandante del gruppo, conclude:
    “Comunque, è solo questione di tempo. Prima o poi Jezabel scoprirà che Hikaru Makiba è Venusia di Fleed. Bisogna trovare una soluzione prima che accada.”
    Le altre non sanno più cosa rispondere e si voltano tutte verso Venusia, con un’espressione tipo: “E tu, cos’hai da dire su tutto questo?”
    E’ da molto che Venusia riflette, da quando Jezabel è partita. Sente su di sé gli occhi di tutte, anche della piccola elfa nera Ney. Devo provare a dirlo, pensa. O la va o la spacca.
    “Ascoltatemi, ragazze” inizia “So di avervi messe nei guai e me ne dispiace: se adesso mi consegnassi a Jezabel e dicessi di essere l’unica responsabile, non sarei creduta e forse rischiereste di essere arrestate come complici. Io…”
    Si fa forza e continua:
    “…io credo che ci sia solo una via d’uscita da tutto questo. E’ pericolosa, ma non mi viene in mente altro.”
    Le amazzoni la ascoltano incuriosite. Venusia sbatte il palmo della mano sul tavolo ed esclama decisa:
    “Aiutatemi ad espugnare Bedlam!”
    Tutte quante restano scioccate.
    “Aiutatemi ad espugnare Bedlam” ripete “e a liberare mio figlio Rex. Io sono la regina di Fleed. Se mi aiuterete, avrete la protezione personale del re di Fleed in persona e non dovrete più vivere nel terrore dei capricci personali di Jezabel. Ci restano solo trenta-quaranta ore prima che uccidano mio figlio sull’altare. Se non accettate, allora scapperò e cercherò di agire per conto mio.”
    “Da sola?” chiede scettica Jocasta.
    “Non sono mai stata da sola. Mai. Non ve ne siete accorte? Duke Fleed sta arrivando, con tutti i suoi compagni. Tra poco saranno qui, ne sono sicura. I generali dell’oscurità sono morti quasi tutti. L’impero dell’Oscuro sta finendo. Ma non posso stare qui senza far nulla. Aiutatemi ad espugnare Bedlam: Goldrake e i suoi compagni arriveranno in tempo per aiutarci!”
    “Chiedi molto, Venusia.” dice Sonja “A Bedlam ci sono i Lupi Neri, gli assassini professionisti. La guardia scelta di Sukeli.”
    “E allora? Forse che un’amazzone non sarebbe capace di affrontarli? Mi meravigli, Sonja! Non mi aspettavo un’uscita simile proprio da una guerriera come te!” critica Jocasta.
    “Sono avversari difficili, capitano.” conferma Caledonia “Un guerriero prima di attaccare valuta, non carica a testa bassa. Ma i più pericolosi sono gli Artigli Neri: loro sono l’elite dei Lupi. Solo Sagara, il comandante, è superiore a loro.”
    Le altre annuiscono, silenziose. Gli Artigli Neri sono così terribili che nessuno ne vuole parlare. Nessuna di loro li ha mai visti: ma tutti sanno che affrontarli è puro suicidio.
    “Basta!” esclama la bionda Jocasta “Fate come volete. Da quando ho portato quel neonato a Sukeli non sono più riuscita a dormire tranquilla. Sono stanca di questo, e sono disposta anche ad affrontare gli Artigli Neri pur di avere un po’ di pace.” Dicendo questo, stringe le mani di Venusia e aggiunge: “Jocasta Asagiri, comandante della Terza Divisione delle Amazzoni, combatterà con te.”
    Per la prima volta da giorni, Jocasta dentro di sé sorride, come se si fosse tolta un gran peso dentro di sé. Un’altra donna, dai capelli corti e neri, con una lunga treccia, mette una mano sopra le loro.
    “Anche Caledonia Asagiri sarà con voi.” dice. Jocasta la osserva, un po’ sorpresa, e lei commenta: “Non c’è Jocasta senza Caledonia, capitano.”
    Tra le altre, un’amazzone dai capelli rossi e lunghi si fa avanti.
    “Io devo molto a Jezabel. Senza di lei, non sarei quello che sono. Però non posso accettare l’omicidio di neonati. Io ho perso un figlio e so cosa significa. Valeria Jacquemonde combatterà con voi.” conclude decisa, toccandosi con una mano la corazza pettorale.
    Un’altra donna, dai capelli biondi divisi in due trecce, con addosso una cotta di maglia metallica, esclama:
    “Io vengo da una famiglia di guerrieri e sarebbe una vergogna per me stare in disparte. Inoltre, io e Valeria siamo sempre state insieme. Anche Sonja Tomoe verrà con voi.”
    “Ci sono anch’io!” dice una piccola figura che salta sul tavolo, alzando il braccio ormai guarito “Ney degli elfi, presente!”
    Venusia, sconcertata, cerca di obiettare: “Ma…Ney, è troppo pericoloso! E’ meglio se resti qui!”
    “Devi stare qui, Ney! E’ un ordine!” comanda Jocasta.
    “No!” ribatte lei “Comandante, ti sei dimenticata che sono un’elfa? Che posso trovare un ago nel pagliaio? Bedlam è una città. Non la conoscete. Potreste passare settimane laggiù senza trovare il figlio di Venusia. Io invece posso esservi di guida con le mie capacità. Hai dimenticato che sono stata io ad aiutarti a trovare Caledonia e le altre?”
    Jocasta resta spiazzata e cerca di trovare le parole giuste.
    “Ney…” dice Venusia “parliamoci chiaro. Qui rischiamo la vita tutti. Potresti morire. Non voglio la tua morte sulla mia coscienza!”
    “E’ una scelta mia, come quella di Jocasta e delle altre. Per una volta nella vita, io, che ero stata scacciata via dalla mia gente per via della pelle scura, posso essere utile a qualcosa. Non puoi negarmi questo, Venusia!”
    Lei capisce che la bambina è determinata e non cambierà idea. Poi c’è del vero su quello che ha detto su Bedlam. Alla fine, Venusia cede:
    “Va bene. Però dovrai essere sempre con me, d’accordo?”
    “Grande!” gli occhi di Ney si illuminano. Non vede l’ora di partire.
    L’unica donna rimasta, dallo sguardo duro e dai lunghi capelli neri, resta in disparte, appoggiata al muro, a braccia conserte, osservando il pavimento. Isparana dalle due spade è perplessa, mentre le altre la osservano con aria interrogativa.
    “Significa che dovremo combattere contro Sagara?” chiede lei, alzando il capo.
    “Al contrario.” risponde Venusia “Sagara in qualche modo è legato a doppio filo con Sukeli. Se sconfiggiamo quello stregone, Sagara sarà libero.”
    Isparana riflette. “Sai usare bene le parole, Venusia. Forse hai ragione e forse no.” Con un sorriso all’angolo della bocca, alza una mano e dice:
    “Isparana Akisame di Fagin. Presente.”
    Venusia è sorpresa e commossa. Non si aspettava un’adesione così completa. Con voce rotta, dice: “Non so come ringraziarvi…”
    “Siete tutte determinate, vedo.” dice una voce all’improvviso: una voce che a Venusia suona familiare. Tutte quante si voltano, osservando una persona che è appena entrata nella stanza, che era chiusa a doppia mandata e sorvegliata da due guardie. Nel riconoscerla, restano tutte allibite.
    “Tu?” esclama Venusia, interdetta.
    “Sono contenta di rivederti, mia allieva.” replica la donna. Ha i capelli neri, lunghi e raccolti a coda di cavallo. Porta una spada appoggiata sulla schiena e ha un kimono sotto il quale si trova una cotta di maglia. Con un sorriso accennato, alza la mano, come per rispondere ad un appello, e dice:
    “Kosaka Shigure, maestra di spada della scuola Shinmei, presente!”

    Sull’asteroide dove poco fa c’è stato lo scontro tra Goldrake e Shiva, un uomo si muove a fatica. Sente che sta per morire. Ma è soddisfatto: ha fatto quello che poteva per rimediare al suo errore. Si siede un momento su una roccia, per raccogliere un po’ di fiato.
    “Cos’è questa storia, Shiva?” chiede una persona dietro di lui. Anche se Shiva ha sentito, non si muove e resta a contemplare il vuoto con uno sguardo indefinibile.
    “Ehi, guardami!” insiste lo sconosciuto.
    “Non posso farlo, Zananza. Sono cieco. Lo sono sempre stato.”
    “Sei…cieco?” chiede lui, incredulo, mettendosi davanti a Shiva e fissandolo negli occhi. Capisce che è vero. “Non capisco…pensavo che tu mi avessi ucciso…e che Duke avesse ucciso te…cos’è successo?”
    “Quando Goldrake mi ha colpito, ha provocato un’esplosione che mi ha fatto tornare a dimensioni umane. Ma ero già malato da tempo. Sapevo che questo sarebbe stato il mio ultimo scontro.”
    “Hai fatto finta di uccidermi?”
    Kageshimi, l’incantesimo di Fata Morgana, è efficace anche su chi lo riceve. Eri finito in un’animazione sospesa, tu e il robot: potevate vedere le scene, ma non potevate né intervenire né essere visti. Ho fatto questo per sviluppare la rabbia di Duke Fleed e la sua capacità di usare il potere della Famiglia Reale. E’l’unica possibilità che ha di battere mio padre.”
    “Tuo padre? Tu sei…”
    “Duke Shakari è il mio vero nome. Sono il figlio di Davan, l’Oscuro, e della regina Clorinda. Ma per mio padre un figlio cieco e malato era una vergogna: avevo sviluppato al massimo il potere della Famiglia Reale perché lui si interessasse di me. E il mio primo incarico che mi diede fu proprio quello di ingannare Duke Fleed, facendogli credere che Fleed fosse distrutto. Non mi ero reso conto, allora, delle conseguenze del mio gesto. Oggi, almeno in parte, ho rimediato…”
    Zananza tace. Comincia a capire.
    “Hai combattuto contro mio fratello per rinforzarlo? Una specie di allenamento?”
    “Spero che basti…sento il cosmo che geme. Le sette stelle si stanno allineando. Ormai manca poco. Spero davvero che basti…”
    Shiva tossisce con forza, coprendosi la bocca con la mano: sente il suo sangue sul palmo. Anche per lui manca poco.
    “Stai calmo…” esclama Zananza “Adesso vedo se riesco a trovare una medicina…”
    “No…per me è finita. Ascoltami…”
    Dopo aver parlato, Zananza esclama: “Dici sul serio?”
    Ma Shiva non gli risponde, e Zananza si accorge che non parlerà mai più. In silenzio, lo copre con un mantello e costruisce una tomba con le pietre vicino.
    “Farò ciò che hai detto, Shiva. Riposa in pace.”
    Zananza sale su Davos: anche se è danneggiato, può rispondere ai comandi. Si allontana dall’asteroide in direzione opposta a quella di Goldrake.

    Su Darkhold, l’Oscuro, sulla Torre della Solitudine, osserva una stella cadente. Sente che suo figlio, Shiva, è morto. Per la prima volta da secoli, prova qualcosa di simile al rimorso. Ma non deve essere debole. Shiva ha voluto percorrere la sua strada, io seguirò la mia. Ormai le sette stelle sono quasi allineate. Quando sarò diventato il padrone assoluto, non solo Clorinda ritornerà in vita, ma anche Shiva, in perfetta forma fisica. Basta solo aspettare. Manca così poco.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 2/6/2016, 14:31
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