Il blog di Joe7

  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 75

    Tags
    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 7 June 2016
     
    0 Comments   156 Views
    .
    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 75
    IL CANTO MORTALE DI LORELEI

    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

    108c1
    Opera di Maeva


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate, tra due giorni circa. Actarus, insieme coi suoi amici, parte con Goldrake sull’astronave Cosmo Special, affrontando i Generali dell’Oscurità, per prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Il Grande Mazinga e Garuda, l’ultimo generale dell’Oscurità, si sono scontrati brevemente, con la vittoria dell’avversario. Tetsuya, insieme a Lisa Vold, la ragazza lupo sua alleata, cerca Jun, ma trova solo il braccio di Venus Alfa in mezzo alla lava. Garuda, intanto, tornato al suo castello di Tintagel, trova Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, che lo vuole uccidere perché diventato troppo pericoloso per l’Oscuro.
    Intanto, Venusia, arrivata a Darkhold, insieme alle Amazzoni sue compagne e a Kosaka Shigure, la maestra di spada sua alleata, parte verso la roccaforte di Bedlam, dove si trova prigioniero suo figlio.


    Nel pianeta dell’Oscuro, l’Acheronte, si trova il castello di Darkhold, che copre tutto il mondo, formando in alcuni punti delle città; in altri, circonda dei boschi enormi; in altri ancora, costituisce delle fabbriche gigantesche che producono in continuazione dei mostri giganti di combattimento, astronavi e ogni genere di armi. Due sono i punti chiave di questo immenso mondo-castello: uno, a nord, chiamato la Torre della Solitudine, che è la sede dell’Oscuro. L’altra, a sud, è la Roccaforte di Bedlam, comandata dal sacerdote nero-scienziato Sukeli. Oltre ad essere una gigantesca prigione, grande come una città, è anche il centro computerizzato più avanzato dell’intero pianeta. Ricerche e analisi scientifiche su tutti i campi del sapere vengono effettuati in continuazione, tutti controllati da Sukeli. Inoltre, a Bedlam c’è la zona dei sacrifici umani, effettuati in continuazione, come ai tempi delle popolazioni azteche, maya e inca di una volta: spesso è Sukeli in persona ad effettuare i sanguinari riti.
    Bedlam è anche la zona più protetta del pianeta, dopo la Torre della Solitudine: infatti, laggiù ci sono le guardie scelte dell’Oscuro, i Lupi Neri, il cui comandante è Sanosuke Sagara, un maestro di spada, vale a dire una persona che ha raggiunto il massimo livello di capacità di combattimento con la spada.
    Tra diverse ore, a Bedlam sarà effettuato il sacrificio definitivo: Rex, il figlio di Actarus e Venusia, sarà immolato sull’altare. Venusia, insieme ad alcune amazzoni, sta andando verso Bedlam per fermare questa mostruosità: accanto a lei cavalca Shigure, maestra di spada. A cavallo di destrieri-uccello, le diatrymas, hanno percorso le strade di Darkhold, ed ormai Bedlam è all’orizzonte. Venusia lo guarda con occhio cupo: chissà quali orrori ci sono dentro. Accanto a lei, Jocasta, la comandante delle Amazzoni alleate, non dice nulla.
    “Jocasta…” dice Venusia.
    “Sì?”
    “Vorrei ringraziarti, tu e tutte voi, per il vostro aiuto. Però, non capisco bene…perché volete affrontare Bedlam per me? La maggior parte di voi non mi conosce nemmeno. Perché lo fate?”
    “Bè…lo sai: ormai siamo considerate come delle traditrici perché abbiamo accolto te, una nemica, sotto falso nome tra le nostre file…che l’abbiamo fatto consapevolmente o meno, la cosa non cambia.”
    “Non mi sembra un motivo sufficiente per rischiare la vita. Potevate semplicemente scappare via da qui. E poi, le sospettate di tradimento siete solo tu e poche altre. E tutte le altre cento amazzoni che vengono con noi? Perché lo fanno?”
    “Vuoi proprio saperlo, Venusia? Finora, le amazzoni hanno obbedito agli ordini, distruggendo e sterminando. Ma, quando hanno saputo che tu eri qui per salvare tuo figlio, hanno voluto seguirti: per una volta, vogliono fare quello che sanno essere giusto. Ci hai dato una motivazione, Venusia. Vedila come un modo per redimerci.”
    “Adesso capisco…” dice lentamente Venusia “Però non comprendo un’altra cosa. Qui ci sono robot giganti, laser, pistole e mille armi da fuoco. Perché vi assalgono sempre e solo con le spade?”
    “E’ l’unico modo per ucciderci. E’ impossibile ammazzare le amazzoni in un altro modo. E’ per questo che siamo così temute.”
    “Come?” Venusia è confusa.
    “Noi Amazzoni veniamo da tempi antichissimi, prima ancora di Jezabel e dell’Oscuro. Siamo state consacrate alla Dea della guerra e in pratica siamo invulnerabili. L’unico modo per ucciderci è una spada o armi simili, tipo la lancia o la falce. Ma pistole, bombe, persino robot giganti non ci possono uccidere. Non so spiegarti con chiarezza come sia possibile questo: ti basti sapere che è così.”
    “Ecco perché temete tanto Shigure, che è una maestra di spada”
    “Esatto. La sua abilità con la spada è enormemente superiore alla nostra.”
    Alla fine, parlando, arrivano al portone di Bedlam: un’enorme porta, alta più di venti metri e spessa quasi due metri, tutta intagliata in nero ebano, si staglia davanti a loro. Shigure la osserva in silenzio, poi estrae la sua spada. Le sue mosse sono rapide come un lampo: rinfoderando la spada, dice:
    “Adesso possiamo passare.”
    In pochi secondi, l’enorme portone crolla in mille pezzi tagliati di netto. Davanti a loro ci sono le vie di Bedlam, dove decine di uomini vestiti di nero e con coltelli e falci in mano li stanno aspettando: sono i Lupi Neri. Seduto sul tetto di un’alta torre, il comandante dei Lupi Neri, Sanosuke Sagara, sorseggia il sakè da un piattino.
    “Alla fine, è arrivata Shigure.” dice “Ti aspettavo da molto tempo, ragazza.”

    Mentre le Amazzoni entrano gridando a Bedlam, da un’altra parte, in un altro pianeta, Jezabel, la comandante suprema delle Amazzoni e braccio destro dell’Oscuro, continua ad incrociare la sua spada con quella di Garuda, l’ultimo dei Sei Generali. Ora che lui ha acquistato il potere della Fenice, ambisce al trono dell’Oscuro stesso, e questo Jezabel non lo può tollerare.
    Le spade si scontrano con ferocia, ma finora nessuna delle due parti prevale. Alla fine, Garuda arretra ed abbassa la spada, dicendo con un sorriso maligno:
    “Va bene. Il divertimento è finito.”
    “Cosa intendi dire?” chiede Jezabel, sospettosa.
    “Non l’hai capito? Il potere della Fenice mi permette di affrontare il tuo padrone in persona. Che speranza hai tu di sconfiggermi? Come potevi pensarlo? Stavo solo giocando con te.”
    “Che dici? Tutte chiacchiere!” grida lei, attaccandola con la spada.
    Garuda non si muove nemmeno, dicendo:
    “Cielo e terra sono ai miei ordini, Jezabel. Per te è finita.”
    Senza che Jezabel se ne sia accorta, il cielo è diventato scuro e un fulmine di fuoco di enorme potenza si scaglia contro di lei, facendola gridare. In poco tempo, non rimane più niente: solo fumo.
    “Porta questo messaggio all’Ombra, Jezabel. Penso che sia molto chiaro. Ma non preoccuparti, tra poco ti raggiungerà anche il tuo padrone” commenta Garuda, rinfoderando la spada e tornando al castello di Tintagel.

    Ad una certa distanza, Jezabel compare in mezzo ad una vetta rocciosa: il teletrasporto istantaneo l’ha salvata. Però è affaticata e dolorante: l’armatura è incrinata e i capelli sono mezzo bruciacchiati. Respira affannosamente, cercando di riprendersi, inginocchiata a terra e appoggiata alla sua spada nera. Garuda è diventato ancora più potente di quello che pensava.
    “Non…non credere di aver vinto, maledetto!”
    Con un gesto, Jezabel fa scomparire la spada e si siede a gambe incrociate, chiudendo gli occhi e recuperando le forze. Tra un po’ ritornerà non solo come prima, ma al massimo livello: inoltre, ha preso le misure a Garuda e la prossima volta saprà cosa fare.

    Intanto, mentre Garuda torna trionfante a Tintagel, Boris, il maggiordomo di corte, lo osserva con invidia dalla finestra. E’ veramente potente, pensa, ma verrà il mio momento.

    A diverse centinaia di chilometri di distanza dal castello di Tintagel, Tetsuya Tsurugi si sta preparando a salire sul Grande Mazinga. Lisa Vold, la ragazza lupo sua compagna, sta raccogliendo le ultime cose prima di partire. Il terzo elemento del gruppo, Jun Honoo, è rimasta indietro col suo robot, Venus Alfa, che è rimasto danneggiato: per errore, è ritenuta morta dagli altri due.
    “Ho finito, Tetsuya: è tutto pronto” dice Lisa, voltandosi verso di lui: ma non vede nessuno. “Tetsuya? Tetsuya, dove sei?” chiede lei, chiamando ad alta voce, senza ricevere risposta. Dov’è andato? si chiede Lisa.
    In mezzo al bosco, lontano da Lisa, Tetsuya cammina in trance, dimenticando Lisa, Jun, ogni cosa. Il suo sguardo è assente e trasognato: l’unica cosa che gli interessa è seguire la musica che sta ascoltando. Una melodia cantilenante, suggestiva, che penetra nell’animo e lo domina totalmente, senza scampo. Tetsuya sente solo la musica che lo chiama, come se dicesse in continuazione: “Vieni!”
    Alla fine, il pilota del Mazinga compare davanti ad un fiume, in mezzo al quale c’è una roccia, su cui è seduta una donna dai capelli azzurri che canta una musica melodiosa. I suoi occhi, di un blu intenso, osservano l’uomo senza la minima meraviglia, e Tetsuya si sente sprofondare in quello sguardo. La donna misteriosa indossa una veste bianca con una cintura verde in vita: l’abito ondeggia come le onde del mare. Lei si mette in piedi ed alza una mano, facendo cenno a Tetsuya di raggiungerla. Questi fa un passo avanti ed inizia ad entrare nell’acqua, senza più alcuna volontà, mentre la nenia gli risuona in continuazione nella mente.
    “Vieni da me, uomo. Non puoi resistermi” dice lei, con le braccia protese verso Tetsuya “Io sono Lorelei, la signora delle acque. Vieni da me.”
    Tetsuya, nuotando, arriva sulla roccia e sale su di essa, inginocchiandosi davanti alla donna misteriosa, che lo accarezza gentile sul volto.
    “Sei un uomo forte e deciso” dice Lorelei, avvicinandosi alla gola di Tetsuya, mentre i suoi canini si allungano all’improvviso e i suoi occhi diventano simili a quelli di un felino “Sarai un uomo di punta per il mio esercito gatto! Sei contento, Cain? Avrai un servo robusto!”
    Un uomo massiccio, in piedi dall’altra parte della riva, col volto coperto dall’ombra degli alberi, annuisce in silenzio.
    Lorelei sta per mordere il collo a Tetsuya, quando un lazo, dalla parte della riva opposta a quella dove si trova il misterioso Cain, cattura Tetsuya e lo trascina in acqua, allontanandolo da lei. Lorelei, stupita, esclama:
    “Chi osa?”
    “Io sono Lisa Vold, capelli blu. Tetsuya è proprietà privata e non si tocca, claro?”
    La donna lupo trascina in un attimo il pilota, ancora in trance, fino alla riva, poi lo carica sulla spalla.
    “Non abbiamo tempo per occuparci di te, doña de agua. Resta in mezzo ai tuoi pesci.” aggiunge la ragazza, mostrandole la lingua e mettendo il dito sotto l’occhio in segno di sberleffo. “Addio!”
    Lisa scappa veloce nel bosco, portandosi dietro Tetsuya, mentre Lorelei le ordina di fermarsi. Ma i comandi della donna del fiume funzionano solo con gli uomini, quindi non condizionano Lisa. Lorelei è furente.
    “Pensi di sfuggirmi così, stupida? Cain!”
    L’uomo in piedi alza un braccio e fa un cenno, comandando:
    “Esercito gatto, andate! Uccideteli tutti: hanno offeso la nostra padrona!”
    Dagli alberi e dalle frasche escono fuori degli uomini vestiti in pelle e con gli occhi felini: saltando veloci da un albero all’altro, si dirigono all’inseguimento di Lisa e Tetsuya.
    “Vi porterò le teste dei blasfemi, mia signora” dice Cain con un inchino, scomparendo in un lampo.

    Intanto, la ragazza lupo ha già raggiunto la radura dove si trova il Grande Mazinga. Tetsuya, tornato in sé, scuote la testa e dice: “Che è successo?”
    “Niente, Tetsy. Era solo una cantante stonata, l’ho messa alla porta. Andiamo?”
    Tetsuya, anche se confuso, preferisce non fare domande: hanno già perso troppo tempo. Indossa il casco ed entra nel Brain Condor, che è ancora dentro Mazinga: il robot è in posizione distesa ed è ricoperto dai rami e fronde che gli ha messo Lisa. Accende i motori e dice a Lisa:
    “Salta su, svelta!”
    Lisa però rimane lì, un po’ perplessa. Ha sentito qualcosa che sta arrivando, qualcosa che lei sente familiare. E’ l’odore del sangue e del brivido della caccia. Meglio che se ne occupi lei: è il suo campo. Si volta verso di lui e dice:
    “No, Tetsy, ho cambiato idea. Vai pure da solo, ti raggiungo dopo. Non mi piacciono i robottoni di metallo: mi fanno venire la claustrofobia. Sto meglio nei boschi.”
    “Ma cosa dici, Lisa? Non fare la sciocca, non posso lasciarti qui! Vieni, presto!”
    “Ti preoccupi per me? Sei carino, Tetsy” risponde lei, avvicinandosi al Brain Condor e dando un bacio improvviso sulle labbra del pilota, che rimane di stucco. “Vai adesso, e stai tranquillo. Non ti libererai facilmente dalla piccola Lisa.”
    Tetsuya è sconcertato, ma alla fine decide:
    “Va bene, vado. Ma non fare pazzie, Lisa! Fai attenzione!”
    “Io fare pazzie? Quando mai?” risponde lei con un sorriso smagliante e col volto falsamente innocente e candido.
    “Hmm…” Tetsuya non è convinto, ma non risponde ed abbassa la calotta di vetro del Brain Condor, dicendo: “Grande Mazinga, partenza!”
    La gigantesca sagoma del robot, distesa sotto i rami del bosco, si alza all’improvviso, spostando via tutto quello che lo copriva, come se fosse un’apparizione: la luce del sole fa brillare il metallo di Mazinga, come se lo lucidasse prima della battaglia. In qualche modo, il robot sa che sarà uno scontro durissimo e sembra più determinato che mai: inoltre, pare assetato di vendetta e rivincita per la rapida sconfitta di ieri. In un certo senso, il Grande Mazinga ha davvero la mente di Tetsuya: quando il pilota è alla guida, i due diventano uno solo. I motori delle ali, che si sono aperte sulla schiena del robot, rombano, facendolo salire subito nel cielo, diventando un punto nell’orizzonte.
    Lisa lo osserva scomparire in silenzio, con un’espressione seria sul volto. Il tempo di scherzare è finito.
    “Ormai lui è già partito, non potrete fargli nulla. Venite fuori, buffoni” dice Lisa senza voltarsi.
    Gli uomini gatto spuntano silenziosi dai cespugli, e uno di loro dice con voce inumana:
    “Non dovevi farci sfuggire la nostra preda, donna lupo. Pagherai caro per questo.”
    Lisa sorride, con un sorriso ferino, mentre il suo volto diventa più selvatico.
    “Volete giocare? Giochiamo!” risponde lei, mentre le sue dita diventano artigli appuntiti.

    Ma non è solo Lisa a vedere il Grande Mazinga allontanarsi. Anche Lorelei lo osserva ed eleva di nuovo il suo canto: anche a distanze così ampie, il suo canto – che non è solo un suono – agisce ugualmente sul cuore dei maschi. Il Grande Mazinga si ferma un attimo a mezz’aria, mentre Tetsuya sente di nuovo quello strano richiamo: cerca di resistere, ma la potenza di suggestione è fortissima. All’improvviso, l’incantesimo scompare e Tetsuya si sente libero.
    Dev’essere un mancamento improvviso. Starò mica invecchiando?
    “Non perdiamo tempo, Mazinga. Andiamo da Garuda e facciamolo a pezzi!” dice Tetsuya, mandando in avanti la leva: il motore romba a pieno regime e Mazinga si allontana definitivamente.

    Nello stesso tempo, Lorelei guarda stupita il robot femmina che aveva mandato due missili contro di lei, sollevando due enormi ondate d’acqua: aveva dovuto interrompere il canto. Ormai la sua preda era sfuggita per sempre. L’ira in lei si accresce sempre di più.
    Jun, a bordo di Venus Alfa, aveva visto la scena ed aveva agito di conseguenza.
    “Cosa stavi cercando di fare a Tetsuya, strega?”
    Lorelei non è minimamente spaventata per l’enorme mole del robot davanti a lei. Il suo volto esprime piuttosto un vago fastidio. “In questo momento sono assai contrariata. Non ti conviene farmi irritare con gli insulti.”
    “Tremo tutta. Finiscila con le minacce e dimmi dov’è il castello di Garuda, alla svelta!” risponde minacciosamente Jun, mentre fa puntare i missili digitali verso la donna.
    “Ah. Adesso capisco. Voi scalzacani siete gli avversari del mio signore? Ridicolo. Bastavo io sola a ridurvi in cibo per gatti.”
    Alza un braccio verso Jun, e all’istante un getto velocissimo di acqua trapassa da parte a parte Venus Alfa, e Jun per lo shock lascia andare i missili digitali, che si abbattono su Lorelei, sviluppando fuoco e fiamme.
    “Maledizione, non volevo ucciderla!” dice Jun spaventata: ma, appena il fumo delle esplosioni scompare, osserva con stupore che Lorelei è ancora in piedi. Davanti a sé ha una sottilissima, ma resistentissima, barriera d’acqua, che i missili digitali non sono riusciti a penetrare.
    “Io sono Lorelei, la signora dei mari” replica lei, diventando grande come Venus Alfa. Nello stesso tempo, il cielo sembra diventare più cupo e tempestoso: si sentono dei tuoni in lontananza. Gli occhi di Lorelei diventano simili a quelli di un gatto e i suoi canini si sviluppano. Un vento improvviso le fa agitare i capelli e i vestiti nell’aria. Lorelei aggiunge:
    “Ti pentirai amaramente di avermi incontrata, donna nera che guidi una marionetta di metallo. La tua fine sarà terribile.”
    Jun si guarda intorno smarrita, sorpresa del fatto che il tempo sia cambiato così in fretta. All’improvviso, si accorge di avere paura.

    Continua qui.


    Edited by joe 7 - 8/6/2016, 14:31
      Share  
     
    .