Il blog di Joe7

  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 79

    Tags
    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 11 June 2016
     
    0 Comments   216 Views
    .
    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 79
    GRANDE MAZINGA CONTRO GARUDA: IL NECRONOMICON S'INNALZA
    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui
    Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui

    jpg
    Disegno di Enrico Galli


    RIASSUNTO: Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate, tra due giorni circa. Actarus, insieme coi suoi amici, parte con Goldrake sull’astronave Cosmo Special, affrontando i Generali dell’Oscurità per prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Ora i nostri eroi si sono separati:
    - Venusia si è alleata con le Amazzoni ed ora è a Darkhold per salvare suo figlio;
    - Goldrake deve affrontare il Terzo Guardiano, che gli permetterà di entrare a Darkhold;
    - Zananza (il fratello di Actarus) è diretto col robot Davos in una missione sconosciuta;
    - Koji e gli altri (Mazinga Z, Jeeg, Daitarn 3, Getter, Boss e amici vari) sono nel pianeta del Senza Anima, che hanno sconfitto ma a caro prezzo: la Cosmo Special è stata distrutta e i robot sono gravemente danneggiati. Shizuri, la signora dei ghiacci loro alleata, ha dovuto usare tutte le sue energie nel combattimento ed ora deve riprendere le forze. Attualmente sono su quel pianeta senza alcuna possibilità di muoversi.
    - Il Grande Mazinga è atterrato sul pianeta Stige per affrontare Garuda, l’ultimo dei Sei Generali, insieme a Venus Alfa, guidata da Jun, e a Lisa Vold, la ragazza lupo.
    Attualmente, il Grande Mazinga crede che Garuda abbia ucciso Jun e vuole vendetta: a sua volta, Garuda crede che Tetsuya abbia ucciso Myrain e distrutto il suo castello Tintagel e vuole vendetta pure lui. Ormai è arrivato lo scontro finale…


    Il cielo del pianeta Stige ormai è diventato rosso, e non per il tramonto. Il gigantesco uccello di fuoco si accanisce ferocemente contro il titano di metallo che, nonostante i durissimi colpi subiti, non sembra risentirne e ritorna all’attacco con ancora più vigore di prima. Al centro della spaventosa figura di fuoco, si vede un uomo dalle stesse dimensioni del titano, avvolto da un’armatura dorata, con lo sguardo allucinato, pieno di follia e di rabbia, che alza la sua spada Kametari urlando la sua furia e il suo odio contro il nemico. Il Generale dell’Oscurità Garuda non è mai stato furioso come ora: la morte di Myrain, l’elfa, l’ha fatto impazzire.
    La potente lega NZ del Grande Mazinga geme come mai prima davanti agli assalti della Fenice, la versione definitiva di Garuda. La sua corazza perde alcuni frammenti, le ferite sul metallo invadono come insetti ogni parte del suo corpo: le braccia, le gambe, il tronco, la testa. Ma Mazinga non se ne cura. Risponde agli ordini del suo pilota, Tetsuya Tsurugi, che urla anche lui, non solo con la voce, ma anche con tutta l’anima, mentre il sangue gli cola dalla ferita che ha avuto in fronte durante lo scontro. Pugni atomici rinforzati, che partono oltre la massima velocità, tanto da non essere nemmeno visti ad occhio nudo: colpiscono in pieno Garuda oppure si schiantano a terra, provocando degli enormi crateri larghi quasi un chilometro e profondi come un canyon. Il Grande Tifone, che lancia dei tornado spaventosi sollevando come briciole le tonnellate e tonnellate di rocce che un tempo facevano parte dell’orgoglioso castello di Tintagel, la dimora di Garuda. Il Grande Mazinga non cede: fulmini, lampi e tuoni si scontrano in continuazione in uno scontro apocalittico. Tetsuya ormai non vede e non sente più nulla: con uno sguardo folle e furibondo non inferiore a quello di Garuda, vede solo il nemico da annientare, distruggere, polverizzare. Nemmeno negli scontri più accesi contro Mikene era mai stato così: è al di là di ogni possibilità di ragione. La follia combattiva l’ha completamente invaso: nemmeno la radio trasmittente con la voce di Jun, che lui crede morta, lo fa tornare in sé. Ormai è in un altro mondo.

    “Tetsuya…maledizione, mi senti? Tetsuya! Farai esplodere Mazinga, se lo sforzi così! Rispondimi, accidenti a te!” dice inutilmente Jun alla radio da polso, a distanza di sicurezza dallo scontro da fine del mondo che si svolge davanti a lei.
    Lisa Vold, la ragazza lupo, osserva la scena a bocca aperta: quando erano a bordo di Ayala, la sua aquila gigante, credeva che quelle luci all’orizzonte fossero quelle di un temporale. Invece erano due mostri di inaudita potenza che si stavano fronteggiando a piena forza come due treni che si scontrano.
    “Tetsy…” dice, incredula.
    E’ inutile, pensa Jun, spaventata. Non risponde. Sta succedendo quello che il Dottor Kabuto aveva sempre temuto…

    Anni prima, durante la guerra contro Mikene, Jun aveva affrontato direttamente il dottor Kabuto nel suo studio: picchiando una mano sul tavolo, aveva esclamato:
    “Direttore, non si può più andare avanti così! Venus Alfa è troppo debole! Ha bisogno di pugni a razzo, raggi pettorali! Insomma, il mio robot deve essere forte come Mazinga! Se no, come faccio ad aiutare Tetsuya?”
    Seduto davanti a lei, il dottor Kabuto restò in silenzio. Poi girò la sedia ed osservò il mare al di là della finestra, mostrando le spalle a Jun.
    “Direttore! Mi risponda!”
    “Jun, mi prometti che non dirai a nessuno quello che adesso ti dirò? Nemmeno Tetsuya deve saperlo!”
    “Eh?”
    “Promettimelo.”
    “Va bene.”
    Kabuto si alzò e, mettendosi davanti al tavolo, vi si appoggiò, incrociando le braccia e guardando dritto negli occhi la ragazza pilota.
    “Tetsuya è l’unico – ripeto, l’unico – che può pilotare il Grande Mazinga. Questo lo sai, no, Jun?”
    “Sì. Ma cosa c’entra questo con…?”
    “Purtroppo lui è anche un uomo con delle ferite profonde nell’animo. E’ insicuro, incapace di relazionarsi con gli altri. Non è solo per il fatto di essere orfano o di aver avuto un addestramento militare sin da piccolo. Anche tu, Jun, hai passato le sue stesse esperienze: eppure sei diversa da lui. Tu hai degli amici, dei conoscenti, sai relazionarti col mondo esterno. Lui no. Ha solo Mazinga, la Fortezza della Scienza, i nemici di Mikene: null’altro. Ha un terribile vuoto dentro di sé: Mazinga è il suo solo appoggio, la sua sola sicurezza. Lui ha un bisogno viscerale di essere il protagonista. Può – a volte – accettare degli appoggi, ma non la presenza di uno forte come lui. Perderebbe la sua sicurezza. Non riuscirebbe più ad usare Mazinga con lo stesso feeling. Se io rendessi più forte Venus Alfa, paradossalmente Mazinga diventerebbe più debole.”
    “Ma…allora…che ci sto qui a fare?” chiese Jun, interdetta.
    “Tu sei fondamentale, Jun. Senza di te, credo che lui impazzirebbe. Certo, ci siamo anche noi: io, Boss, Shiro. Ma tu in particolare sei il legame, il ponte tra Tetsuya e la realtà. Lo hai fatto sentire meno solo, gli hai dato una speranza. Senza saperlo, è anche per te che Tetsuya combatte. In un certo senso, sei tu la fonte della forza di Mazinga. Ecco perché non ho voluto rinforzare Venus Alfa: Tetsuya ti vedrebbe come una che non ha bisogno di essere protetta, e non combatterebbe al massimo della sua forza.”
    La donna rimase scioccata: non aveva mai pensato che le cose fossero così.
    “Mi capisci, Jun? Comunque ti rinforzerò Venus Alfa perché tu non riceva danni gravi.”
    “Sì…ho capito…ma…gli scontri contro Mikene stanno diventando sempre più feroci, direttore. So che sta pensando un domani di contattare Mazinga Z dall’America. Non pensa che sia…controproducente farlo? Tetsuya, come ha detto lei, crollerebbe se ci fosse accanto a lui il robot di Koji. Che è suo figlio, tra l’altro.”
    Il dottor Kabuto restò a fissare il pavimento per lunghi attimi. Poi disse, lentamente:
    “Io spero…davvero…che non ci sia bisogno di chiamare Koji un domani. Se però fossi costretto a farlo, penso che la potenza di Mazinga Z e l’esperienza di Koji potrebbero supplire ad un’eventuale debolezza del Grande Mazinga. Comunque, sarebbe una mossa molto azzardata, non so se funzionerebbe. Spero di non doverlo fare mai.”
    Kabuto mise una mano sulla spalla della ragazza.
    “Stagli vicino, Jun. E’ l’unico modo per aiutarlo. Per Tetsuya tu sei fondamentale, credimi: più di una Venus Alfa alla massima potenza”

    L’esplosione assordante fa ritornare Jun in sé, mentre le veniva in mente il dialogo tra lei e il dottor Kabuto. Tetsuya e Garuda continuano a lottare, e tutto il bosco e le rovine di Tintagel sono illuminate da luci sinistre ad ogni scoppio, che si sussegue l’uno con l’altro, sempre più forte, come in un terribile crescendo. Solo adesso Jun si rende conto di quanto sia spaventosamente forte il Grande Mazinga.
    Caramba! Tetsy deve amarti parecchio, morosita!” dice la ragazza lupo, che osserva affascinata lo scontro.
    “Lisa…Tetsuya sta impazzendo, anzi, forse ha già raggiunto il punto di non ritorno” sussurra Jun, tremando e guardando in basso.
    “Non ti capisco, morosita. Non ti fidi di Tetsy? Vedrai che ce la farà e resterà sano! Dovresti essere fiera di un hombre che combatte così tanto per te. Ti invidio. Comunque un giorno lui sarà mio. Andiamo a prendere il cristallo, piuttosto. Siamo qui per questo, no?”
    Meccanicamente, Jun estrae il cristallo di ricerca che aveva messo in tasca: subito, un raggio luminoso fuoriesce da lì per raggiungere la terra.
    “Il cristallo è sottoterra?” si chiede Jun sorpresa.
    Lisa tasta il terreno vicino, che corrisponde ad un’area dei ruderi del castello di Tintagel: usando il suo istinto di lupo, avverte la presenza di vita sottoterra. Alla fine, trova una maniglia, che solleva con facilità. Una botola.
    “Qui sotto, morosita” dice Lisa, indicando l’apertura “Andiamo!”
    Jun segue Lisa, scendendo lungo vecchie scale polverose, fiocamente illuminate da lampade al neon. Poco dopo ci sono dei lunghi corridoi, illuminati allo stesso modo. Lei non sa perché, ma questo posto non le piace: e non è per il fatto che sia sottoterra. Ha qualcosa di inquietante. Scivolando un attimo, Jun appoggia la mano alla parete per non cadere, ma la ritira subito, spaventata. Non è pietra. E nello stesso tempo sembra pietra. Cosa diavolo è? pensa Jun con un brivido. Lisa si blocca subito. Avverte un pericolo di morte: alza il palmo verso Jun, mettendo un dito sul naso per chiedere silenzio. Subito si getta addosso alla ragazza pilota per buttarla a terra, facendole evitare una lama rotante che era stata lanciata all’improvviso dal buio.
    “Mi hai sentito? Sei brava, cagnetta!” dice una donna vestita con una divisa da soldato, con una corazza pettorale. Le sue mani tengono due lame ricurve.
    “Sei un’amazzone?” chiede Lisa.
    “Ex-amazzone. Pentesilea dalle lame curve. Tu come ti chiami, cagnetta?”
    “Lisa Vold, e sono una ragazza lupo. Ti pentirai di avermi chiamata così.”
    Mentre parla, Lisa, con la mano dietro la schiena, fa cenno a Jun di muoversi. “Tra poco ti libero il passaggio, morosita. Non preoccuparti per me, a questa ci penso io”
    “Va bene” sussurra in risposta Jun.
    Lisa scatta fulminea aggredendo l’amazzone, che risponde con un doppio fendente. Lisa lo evita, distraendola: Jun ne approfitta per scappare e seguire la traccia luminosa del suo cristallo di ricerca. Ormai sente che il cristallo da trovare è molto vicino.
    Spero che Lisa ce la faccia. Comunque, manca poco.
    Alla fine, dopo diversi corridoi, raggiunge una porta aperta che dà ad un salone piuttosto vasto, pieno di macchinari degni della Fortezza della Scienza. Appiattita alla parete, osserva con la coda dell’occhio l’interno: c’è un uomo elegante, con una specie di redingote blu, porta un paio di occhiali a montatura leggera, biondo e coi capelli lunghi. E’ rivolto ad una donna, anche lei bionda coi capelli lunghi, legata ad una parete con dei tentacoli meccanici. Ha un vestito elegante, con uno stile misto tra dama dell’800 e donna del futuro. Quello che colpisce Jun sono le sue orecchie a punta.
    Sembra un’elfa, come quelle delle favole. Perché piange? Non mi sembra che lo faccia perché è prigioniera…devo ascoltare bene!

    “Assassino!” grida intanto l’elfa Myrain a Boris, il maggiordomo di corte che aveva tradito Garuda “Assassino! Come hai potuto? Distruggere tutto il castello di Tintagel! Tutte le persone che vivevano lì! Centinaia! In nome della Grande Madre, perché?”
    L’uomo la osserva freddamente e con un sogghigno esclama:
    “Era necessario per l’evocazione, mia cara Myrain. L’energia evocativa che ti avevo assorbito non bastava per quello che voglio. Erano necessari anche dei sacrifici umani…”
    Myrain impallidisce. “Cosa…cosa stai dicendo? Tu…vuoi evocare l’innominabile?”
    “Vedi, comunque finisca questo scontro tra Garuda e Mazinga, il vincitore finale sarò io.” risponde, aggiustandosi gli occhiali ed accarezzando il mento dell’elfa “Sto evocando proprio quello che pensi. Il Necronomicon, il mostro definitivo dell’Abisso! Da adesso l’era di Garuda è finita: inizia quella di Boris. Quanti anni di disprezzo ho dovuto sopportare per causa tua e di Garuda! Umiliazioni, ingiustizie! Ma ora avrò la mia vendetta!”
    “La tua è solo invidia, Boris, e null’altro. Sei capace solo di complottare alle spalle degli altri. Miserabile sei e miserabile resti”
    Boris impallidisce e la schiaffeggia con forza.
    “Come osi parlarmi così? Prova a ripetere, razza di…”
    Si interrompe subito, appena sente i passi di Jun che corre verso di lui, ma è troppo tardi. Nel momento in cui Boris estrae la pistola a raggi, viene colpito in pieno viso dal calcagno di Jun, che, con una mossa rapida di savatè, fa sbattere Boris contro i comandi elettrificati che lo fulminano, stordendolo. Il danno che le macchine hanno ricevuto permette di allentare i tentacoli che tengono prigioniera Myrain, facilitando il lavoro di liberazione da parte di Jun. Tra l’altro, la ragazza pilota nota che l’elfa ha la cintura fissata col cristallo che stava cercando. Solleva l’elfa delicatamente, dicendo:
    “Ce la fai a camminare?”
    “S…sì. Ma tu chi sei?”
    “Lascia stare, è una storia troppo lunga. Adesso lego quel tipo e ce ne andiamo…eh?”
    Jun sente che il pavimento all’improvviso si muove. Non è un terremoto, ma una vibrazione, qualcosa che coinvolge tutta la sala dove si trovano. Inoltre, avverte un certo calore che viene paradossalmente dalle fredde pietre. All’improvviso, un grido bestiale fuoriesce da qualche punto oscuro. Jun si sente agghiacciare il sangue, mentre comincia a capire:
    “Non è possibile…questa stanza…tutto questo posto…è vivo?”
    “E’…è…il Necronomicon! Sta arrivando! Dobbiamo scappare via da qui, presto!” dice l’elfa, spaventata.
    Jun si volta verso Boris, ancora steso a terra: l’uomo si alza trionfante, senza curarsi del livido che ha in faccia: spalancando le braccia, si lascia avvolgere dai tentacoli che escono all’improvviso dal pavimento, come se ne fossero un’estensione.
    “E’ troppo tardi per voi tutti. Ho vinto!” dice, con una risata folle.
    Jun, aiutando l’elfa, esclama: “Scappiamo! Svelta!” e fuggono verso l’uscita.
    Ci mancava anche lo scienziato pazzo, adesso! si lamenta Jun mentre scappa.
    Dietro di loro, le pareti del corridoio si chiudono progressivamente collassando tra loro, come se fossero un’enorme bocca, o un tubo digerente.
    “Presto, presto!” grida Jun all’elfa “Dobbiamo raggiungere l’uscita!”

    Lisa evita di nuovo le lame ricurve per un soffio: l’amazzone le usa come se fossero degli scudi rotanti, che, dopo essere lanciati, tornano sempre indietro, come se fossero dei veri boomerang.
    “Sei veloce, ragazza lupo. Ma non puoi muoverti molto in un corridoio ristretto!”
    “Lo stesso vale per le tue lame. Siamo in parità” replica lei, togliendosi la benda sulla fronte.
    “Dici? Sei in un angolo, ormai. Le mie care spade ti ridurranno a carne tritata!” risponde Pentesilea, lanciando di nuovo entrambe le lame ricurve: ma Lisa fa vorticare la benda, nella quale aveva messo una pietra, usandola a mò di fionda. In un attimo, la ragazza lupo colpisce in modo preciso una delle due lame, che devia dal suo percorso e cozza contro l’altra. Essendo dello stesso materiale, la violenza dell’impatto le frantuma entrambe. I frammenti cadono sparpagliati dappertutto, sotto lo sguardo allucinato di Pentesilea.
    “Hai fatto un grosso sbaglio ad usare due spade, muchacha. Dovevi usarne una sola” commenta Lisa, rimettendosi la benda sulla fronte. L’amazzone non risponde, gettandosi a terra sconvolta e raccogliendo i pezzi rimasti delle sue spade. Dice con tono alterato:
    “Le…le mie spade! Hai distrutto le mie spade! Crudele! Come hai potuto?”
    Stringe penosamente a sé le due else mozzate, rannicchiata e piangente senza più muoversi. E’ sotto shock.
    “Ma...cosa le prende? Esta mujer es loca! (questa donna è pazza) ” commenta Lisa.
    Al’improvviso, un tremore attraversa tutto l’edificio. Lisa aveva già percepito la stranezza di questo posto, ma non ci aveva fatto caso: le interessava solo trovare il cristallo per fare bella figura con Tetsuya. Ma ora comprende di trovarsi in una trappola. Scuote Pentesilea, dicendole:
    “Alzati, stupida! Adelante! Dobbiamo scappare!”
    Lisa si ritira subito, spaventata: dei tentacoli sono spuntati dalle pareti e legano Pentesilea, inglobandola subito nel muro.
    Carajo! Che razza di posto è questo?” dice lei, guardandosi intorno allarmata.
    “Presto, Lisa! Fuori! Scappiamo!” grida Jun, che arriva di corsa con l’elfa. Dietro di loro, le pareti si chiudono sempre più in fretta. La ragazza lupo solleva Myrain portandola con sé e rendendo più veloce la fuga: in poco tempo, raggiungono l’uscita ed escono dalla botola, che si chiude dietro di loro per sempre. Tutto il terreno si muove, e le ragazze non smettono la loro corsa, fino a quando sono abbastanza lontane da quel posto di tregenda. Cercano di riprendere fiato, sfinite, quando una luce accecante le investe tutte. Jun capisce subito chi è il responsabile:
    “Tetsuya…che stai facendo?”

    Pochi minuti prima, lo scontro tra il Grande Mazinga e Garuda è ai ferri corti: il pugno a razzo ha colpito in pieno il volto di Garuda, facendogli volare via l’elmo. Inoltre, la sua armatura dorata presenta diverse crepe.
    “Come fai ad essere ancora i piedi, dannato? Sei solo un robot…dove la trovi tutta questa forza?”
    Solleva di nuovo la spada Kametari, distruggendo definitivamente l’ultima spada diabolica di Mazinga: ma Tetsuya si aspettava questa mossa. Con un pugno della mano rimasta libera, Mazinga colpisce la mano di Garuda che tiene la spada, facendogliela mollare. Kametari cade a terra e si pianta nel terreno. Garuda è troppo affaticato per richiamarla.
    “Adesso capisco…quando ti ho gettato nel vulcano Tintagel, in qualche modo hai incontrato la Fenice che io avevo ucciso. E’ lei che ti dà questa resistenza. Ma non ti servirà a niente: sento che stai morendo!”
    “Non so di cosa parli e non mi interessa.” Risponde Tetsuya “Ti ho combattuto col Grande Mazinga, e non so niente di questa Fenice. Ed ora ti combatterò fino alla fine!”
    Mazinga alza di nuovo il dito, per richiamare il fulmine: ma questa volta è diverso.
    Mi spiace, dottor Kabuto…so che avevi detto che era troppo pericoloso. Ma lo farò ugualmente! pensa Tetsuya, ormai preso dalla furia. Nello stesso tempo, Garuda raccoglie tutte le sue forze per il colpo definitivo: è diventato un immenso uccello di fuoco pronto a colpire. Il Grande Mazinga riceve i fulmini, che però stavolta avvolgono tutto il robot: è diventato un fulmine vivente. In un attimo, avviene l’impatto, e il mondo diventa tutto bianco. Nessuno vede più nulla, mentre la natura resta sconvolta: gli alberi volano come fuscelli e il bosco diventa un deserto. Jun, Lisa e Myrain chiudono gli occhi, accecate: quando li riaprono, vedono due meteore fiammanti che cadono a terra. Lo scontro è finito.
    “Tetsuya!” grida Jun, correndo verso il Mazinga che cade, perdendo in continuazione dei pezzi lungo il percorso. Il Brain Condor si stacca automaticamente: è il meccanismo di autodifesa che agisce quando il robot è ingovernabile. L’impatto è terribile: Jun si ferma, coprendosi il volto per proteggersi dallo spostamento d’aria. Il Grande Mazinga è avvolto dalle fiamme, mentre il Brain Condor è poco distante. Jun si avvicina, premendo il comando esterno di apertura della calotta di vetro, che si apre faticosamente.
    “Tetsuya!”
    Il pilota è completamente svenuto e immobile: Jun cerca di sollevarlo, ma non ha abbastanza forza, mentre la spia di allarme del Brain Condor suona a pieno regime. Significa che la navetta tra poco esploderà. “Alzati Tetsuya...svegliati, presto, ti prego!” dice Jun, spaventata, mentre solleva a fatica il pilota: ma la sedia si è incastrata addosso ai comandi. All’improvviso, una mano afferra il colletto di Jun e la spinge dietro.
    “Fila via, morosita. Ci penso io” dice Lisa, sollevando Tetsuya senza problemi e scappando subito dal velivolo, accompagnata da Jun. Cadono a terra un attimo prima che esploda tutto.

    Poco distante, Myrain solleva il corpo di Garuda: è ritornato a dimensioni umane, pieno di ferite, mentre l’armatura dorata è ormai ridotta a pochi frammenti. Ma quello che sconvolge di più l’elfa è il fatto che i capelli di Garuda, una volta neri, ora sono bianchi. Sembra completamente prosciugato.
    “Shen” dice lei dolcemente, chiamandolo col suo vero nome di tanto tempo fa “Shen Ker…svegliati, ti prego!”
    Un raggio luminoso blocca all’istante tutti i sopravvissuti: è partito da un paio di occhi bianchi giganteschi su un volto di pietra, ad un’altezza tale che sembra toccare le nubi: è un essere a quattro zampe, composto da ciò che una volta era il castello di Tintagel. E’ il mostro dell’abisso definitivo, il Necronomicon. Sulla sua fronte compare il volto trionfante di Boris.
    “E’ successo tutto come volevo! Povero Garuda, adesso hai capito che il potere della Fenice è insostenibile per un uomo! Più lo usavi, più ti consumavi! Ora che gli occhi del Necronomicon vi hanno immobilizzati, finirete schiacciati come insetti!”
    Una zampa immensa si solleva: tutti non riescono a muoversi da lì e non possono fare altro che vedere quella mostruosità che sta per abbattersi su di loro. Ma, all’improvviso, la zampa si ferma: è stata bloccata a metà strada da un essere delle stesse dimensioni di Mazinga. Nel vederlo, Boris impallidisce.
    “T...tu? Ma dovevi essere morta!”
    Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, sorride. Con una mano sola, ha bloccato la zampa del Necronomicon.
    “Non avrei mai pensato di doverti salvare io la vita, Garuda. Lo trovo assai divertente. Più di una vendetta.”

    (Qui si trova il riassunto a fumetti della storia finora. La storia continua qui.)


    Edited by joe 7 - 14/6/2016, 14:16
      Share  
     
    .