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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 80

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 14 June 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 80
    IL CANTO DI MYRAIN
    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

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    RIASSUNTO:
    Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate. Actarus, insieme coi suoi amici, parte con Goldrake sull’astronave Cosmo Special, affrontando i Generali dell’Oscurità per prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Ora i nostri eroi si sono separati:
    - Venusia si è alleata con le Amazzoni ed ora è a Darkhold per salvare suo figlio;
    - Goldrake deve affrontare il Terzo Guardiano, così potrà entrare a Darkhold;
    - Zananza, il fratello di Actarus, è diretto col robot Davos in una missione sconosciuta;
    - Koji e gli altri (Mazinga Z, Jeeg, Daitarn 3, Getter, Boss e amici vari) sono nel pianeta del Senza Anima, che hanno sconfitto ma a caro prezzo: la Cosmo Special è stata distrutta e i robot sono gravemente danneggiati. Shizuri, la signora dei ghiacci loro alleata, ha dovuto usare tutte le sue energie nel combattimento ed ora deve riprendere le forze. Attualmente sono su quel pianeta senza alcuna possibilità di muoversi.
    Adesso, il Grande Mazinga guidato da Tetsuya ha sconfitto Garuda, l’ultimo dei Sei Generali, ma lo scontro è stato quasi fatale per entrambi. Approfittando della loro debolezza, Boris, il braccio destro di Garuda, li vuole uccidere col mostro dell’abisso Necronomicon: ma, inaspettatamente, interviene Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, che ferma il mostro…


    Sul pianeta Stige, lo scontro tra il Grande Mazinga e Garuda è finito. Mazinga ora è diventato praticamente un pezzo di metallo fuso, e Tetsuya è svenuto, in braccio a Jun e Lisa. Garuda, tornato in dimensioni umane, è crollato pure lui; l’elfa Myrain, che tiene la sua testa sul grembo, si accorge che i capelli di Garuda sono diventati bianchi. Lo scontro l’ha consumato. Il braccio destro di Garuda, Boris, invece, ha tradito e ha evocato il mostro Necronomicon: ma, inaspettatamente, Jezabel, la comandante dei Sei Generali al servizio dell’Oscuro, ha bloccato il mostro.
    “Jezabel…sei proprio tu?” balbetta Boris, incredulo, all’interno della sala di controllo del mostro: una sala senza pulsanti o altro, dove controlla il gigante con la sola forza della volontà.
    “Chi altri dovrei essere, idiota?”
    “Ma…perché hai salvato la vita a Garuda? Non lo odiavi?”
    “La tua arroganza è incredibile, Boris. Ti permetti di rivolgerti a me come se tu fossi un mio pari. Garuda è affar mio. La mia vendetta su di lui è affar mio. I perdenti come te devono restare al loro posto.”
    “Come…come osi? Io ho il Necronomicon! Il più potente mostro dell’abisso! MUORI, stupida donna!”
    Dagli occhi del mostro partono due raggi rossi di inaudita potenza, che si abbattono su Jezabel come se fossero le cascate del Niagara. Ma la donna le ferma con una mano sola. Nel vedere questo, Boris è impallidito e suda freddo. Il Necronomicon è un gigante e Jezabel è piccola al confronto: eppure, adesso Boris ha paura.
    “Sei ridicolo, piccolo uomo” commenta lei “Sono i mostri dell’abisso che temono me, non il contrario.”
    Gli occhi di Jezabel stanno diventando bianchi, raggiungendo lo stato di berserk, lo stadio di furia totale. Compie un balzo che la porta fino all’altezza della testa del mostro: da lì vibra un terribile fendente con la sua spada rubashiri, che taglia in due l’avversario. Però, quando i suoi piedi toccano terra, le due parti del mostro si sono già ricongiunte.
    “Non…non credere di poter distruggere il Necronomicon! E’ indistruttibile per natura!” replica Boris, ridendo nervosamente. Jezabel, in stato di berserk, è indifferente alle parole di Boris: ormai è diventata una furia che non ascolta più nulla e attacca senza pietà. Dalla bocca del mostro escono delle fiamme che la spada di Jezabel separa in due. Lo scontro è appena cominciato.

    Intanto, Jun e Lisa osservano Tetsuya che si sta riprendendo: con la vista ancora annebbiata, dice faticosamente:
    “Jun…sei tu? Sono morto e finito in paradiso?”
    “No, ma ci è mancato poco. Sei il solito incosciente, Tetsuya! Caricare così a testa bassa! Il Mazinga ora è un frullato per colpa tua!” esclama lei, alzando un braccio verso i miseri resti del robot.
    “Bè, è la prima volta che riesco a farlo…e tu che dicevi che in cucina non ero capace di far niente!” sogghigna il pilota, dando nello stesso tempo un pizzicotto alla ragazza, che sobbalza “Allora sei proprio viva! Meno male…”
    La sberla parte come un fulmine, facendo mozzare il fiato a Tetsuya, che ribatte furioso:
    “E’ così che tratti uno che ti credeva morta? E che si è fatto sbudellare per vendicarti?”
    “Taci, imbecille! Tu non capisci niente!”
    “Ma come ti permetti?”
    “Ehi, ehi, calma, muchachos!” esclama Lisa, mettendosi in mezzo “Non è questo il momento di litigare! Quella bruja di Jezabel ci sta aiutando adesso, anche se non so perché…”
    Bruja?” chiede Jun.
    “Strega. Comunque, adesso che lei è impegnata con quel mostro loco, prendiamo il cristallo e filiamo. Abbiamo già perso troppo tempo, claro!”
    “Il cristallo?” dice Tetsuya, confuso “E dov’è?”
    “Credo che ce l’abbia quella ragazza bionda che somigliava ad un’elfa…” dice Jun, guardandosi intorno per vedere dov’era finita. All’improvviso, vede comparire davanti a sé una mano che reggeva un cristallo blu, così brillante che luccica ad ogni sfaccettatura. Sorpresa, Jun alza la testa ed osserva il volto di Myrain, l’elfa, che le si era avvicinata senza che lei se ne accorgesse.
    “Cercavate questo, vero? Prendetelo, con le mie benedizioni!”
    Jun, senza parole per la sorpresa, si trova in mano il cristallo e dice, tanto per dire qualcosa:
    “Ah…ehm…ti ringrazio…non ti avevo sentita arrivare!”
    “Non potevi sentirmi: un’elfa è tutt’uno col bosco, ragazza dai capelli neri. Ti ringrazio per avermi salvata da Boris: se scappate in quella direzione, uscirete presto dalla foresta”
    “Un momento” esclama Tetsuya “E Garuda?” chiede, indicando la persona a terra ancora svenuta.
    “Garuda non esiste più, pilota. La sua energia è scomparsa per sempre. Sei stato eccezionale: hai fermato una tsunami, una grande onda.”
    “Io?” dice Tetsuya incredulo e imbarazzato “non so se sono stato io…forse quella Fenice di cui lui parlava mi ha aiutato davvero!”
    “No: la Fenice non interviene nei conflitti umani. Sono stati il tuo coraggio e la tua forza a costringere Garuda ad usare il suo potere al massimo, facendolo esaurire. Un mortale non può sopportare a lungo il potere dell’Uccello di Fuoco. Il mio Shen ha pagato il prezzo della sua follia…forse.”
    “Shen?”
    “E’ il suo vero nome: Shen Ker. Voi come vi chiamate? Io sono Myrain.”
    “Io Tetsuya Tsurugi”
    “Jun Honoo”
    “Lisa Vold”
    “Ricorderò per sempre i vostri nomi. La mia benedizione e quella degli elfi sia su tutti voi. Andate, ora: pregherò per la vostra vittoria.”
    I tre si incamminano, incerti, nel bosco, seguendo la direzione indicata dall’elfa, mentre Myrain li saluta alzando la mano: lontano, verso l’orizzonte, Jezabel e il Necronomicon continuano il loro scontro, illuminando con lampi e tuoni il giorno che tende a declinare. Indifferente allo scontro, Myrain osserva silenziosa la gigantesca mole immobile e danneggiata del Grande Mazinga, guardandolo con gratitudine. Grazie a Tetsuya e a questo potente robot, alla fine si è realizzato quello che sperava, quello per cui aveva lavorato in tutti questi anni.
    All’inizio, fu lei stessa a consigliare a Shen Ker di rapire una piuma dalla Fenice: da quell’atto di rapina è nato tutto quest’orrore. Myrain ne ha pagato le conseguenze, con la morte di suo fratello minore Orion per mano delle truppe di Garuda, mentre lei cercava di salvare quante più persone possibile. Ma non era riuscita a salvare suo fratello…questo la convinse ad osare di più. Quando seppe che Garuda stava cercando un’evocatrice, Myrain si fece catturare apposta per diventare la sua evocatrice ufficiale. In questo modo, poteva chiamare i mostri in modo che non potessero fare del male a nessuno: sotto la loro apparenza spaventosa, Myrain li controllava. Ingannando l’esercito di Garuda, i mostri obbedivano ai comandi dell’elfa, salvando di nascosto quante più persone possibile, mentre nello stesso tempo danneggiavano le aree occupate per mascherare la loro azione. Ma questo richiedeva un enorme dispendio di energia, e ogni evocazione era un tormento per Myrain, che doveva controllare il mostro anche dopo che era stato evocato. Kandura, il mostro che aveva dovuto evocare contro Goldrake, sarebbe stato fermato subito da lei se avesse messo in pericolo qualcuno. Solo Griffin, il mostro che aveva mandato contro il Grande Mazinga, era stato senza il suo controllo, perché in quel momento lei era stata catturata e imprigionata da Boris.
    Myrain si volta verso il luogo dello scontro tra Jezabel e il mostro: la figura grottesca del quadrupede di pietra Necronomicon, con la sua testa leonina, si scaglia con tutta la sua furia, mandando raggi, fuochi, lampi contro un bersaglio troppo elusivo, che risponde senza pietà. Jezabel si sta godendo ogni attimo della lotta: da tempo sentiva il bisogno di sfogare la sua rabbia. L’Oscuro per lei è un sogno irraggiungibile, legato com’è alla sua Clorinda; inoltre, quella maledetta Venusia continuava sempre a restare nascosta chissà dove.
    Il Necronomicon, pur essendo il mostro dell’abisso più potente, sussulta davanti ai feroci assalti di Jezabel, che si fanno sempre più serrati. Ormai inizia a frantumarsi, e Boris è nel panico. All’improvviso, Myrain si sente ghiacciare il sangue: avverte che sta per succedere qualcosa di terribile.
    Eppure, siamo a distanza di sicurezza, pensa…
    Rubashiri, la spada di Jezabel, colpisce ancora, facendo volare lontano altri frammenti del mostro. L’impatto fa cadere di nuovo Boris, dentro la cabina di controllo: ormai è ferito e sanguinante, e gli occhiali che portava si sono rotti.
    Ormai è finita, pensa: non avevo previsto che Jezabel sarebbe tornata. Credevo che Garuda l’avesse uccisa! Maledizione! Anni di complotti finiti in nulla!
    Si alza da terra con fatica, digrignando i denti dalla rabbia.
    Avrei potuto essere il nuovo dominatore, col Necronomicon…e adesso…Ma se dovrò andare all’inferno, non lo farò da solo! Garuda, tu mi seguirai!
    Con un ordine mentale, davanti a Boris compare un quadrante sospeso a mezz’aria che mostra la posizione di Garuda e Myrain.
    “Apri l’energia a massima potenza” ordina al mostro, incurante delle scosse provocate dai colpi di Jezabel “così potrai colpirli in pieno anche se sono così lontani!”
    Dalla bocca del mostro parte un raggio gigantesco e luminosissimo che raggiunge in un batter d’occhio il luogo dove si trovano Garuda e Myrain, facendolo esplodere in un boato.

    L’elfa però aveva avvertito il pericolo ed aveva agito un attimo prima, gettandosi sopra il corpo di Garuda ed alzando una barriera il più possibile resistente. Nonostante questo, l’impatto è terribile e i due vengono scagliati lontano: però il colpo fa riprendere i sensi a Garuda, che, anche se confuso, afferra Myrain e riesce ad atterrare in piedi. Anche se indebolito, la sua forza fisica è rimasta inalterata. L’armatura era finita a pezzi, lasciando il torso nudo e ferito: solo alcuni frammenti di armatura coprono le gambe e parzialmente le braccia.
    “Myrain…cosa sta succedendo?”
    “E’ stato…è stato Boris. Ma adesso sta per pagare tutto. Ti prego, andiamo via da qui, Shen. Presto!”
    Lui si accorge che l’elfa è affaticata e agisce subito col teletrasporto: in un attimo, sono scomparsi.

    Intanto, per il gigantesco Necronomicon è la fine: una gamba è stata tagliata e la testa è stata sventrata. In mezzo alle rovine fumanti del mostro, Jezabel, tornata normale, sta afferrando Boris per la gola, sollevandolo da terra con una mano sola.
    “Bene, Boris. Hai fatto la tua penosa rivolta” dice lei, mollando la presa e lasciandolo cadere a terra.
    L’altro, seduto a terra, indietreggia impaurito fino al muro dietro di lui, supplicando:
    “No…aspetta…ti posso essere utile…ti prego, pietà!”
    “Pietà?” dice lei, disgustata “Sei più stupido di quello che pensavo, Boris. Non sai neanche a chi stai parlando.”
    La lama saetta in un lampo, decapitandolo con un taglio netto.
    “Non ti meritavi neanche una fine così rapida: ma non ho tempo da perdere con te. Sei stato fortunato.“
    Jezabel si allontana dalle rovine, riflettendo: Sento che il cristallo non è più in mano a Garuda, ma al pilota del Mazinga. Bene, ora penso a lui. Garuda lo sistemerò dopo.
    Dietro la donna, il gigantesco mostro, ridotto a pezzi, crolla in un’enorme nuvola di polvere, portando con sé il cadavere di Boris.

    Tetsuya, Jun e Lisa corrono in fretta attraverso la foresta: Lisa fa da apripista, essendo la più veloce del gruppo.
    “Ma dove andiamo, Tetsuya? L’astronave è stata distrutta come pure il Mazinga: non possiamo tornare dalla Cosmo Special!” obietta Jun.
    “Dobbiamo trovare una radura o un posto tranquillo dove contattarli via radio. Dovrebbero essere vicini, ormai: ci verranno a prendere!” risponde lui, ignaro del fatto che l’astronave è stata distrutta.
    “Fermi!” grida all’improvviso Lisa “Lei è qui! Per le zanne del lupo grigio, la bruja è velocissima!”
    Infatti, davanti a loro è comparsa Jezabel.
    “Consegnatemi il cristallo” dice lei, tendendo la mano “e morirete in fretta”
    Lisa, Tetsuya e Jun si irrigidiscono. Sanno che non c’è speranza contro un mostro simile, tuttavia si preparano ad attaccare.
    Dopo un attimo di tensione, all’improvviso un’ombra gigantesca li copre. Alzando tutti la testa, sono così sorpresi che non credono ai loro occhi.

    Intanto, Myrain e Garuda sono arrivati ai limiti estremi del bosco, e si accorgono che è lo stesso posto dove si erano incontrati per la prima volta: infatti, vedono il lago di allora, che in tutti questi anni non era cambiato. Garuda fa scendere per terra l’elfa, che teneva in braccio, ma si accorge che lei non riesce a stare in piedi.
    “Stai bene?” chiede preoccupato.
    “Sono…stanca. Mi fai appoggiare su quel tronco?”
    L’uomo la fa sedere con delicatezza davanti all’albero indicato: da lì, l’elfa vede le acque del lago che brillano davanti a lei, riflettendo i raggi del sole del tramonto, quasi salutandola. Lei sorride con tristezza: sono successe così tante cose da allora…quando c’erano solo loro, Myrain e Shen Ker, lo stesso Garuda che ora sta raccogliendo la legna per il fuoco. In poco tempo, la luce della fiamma crepita in mezzo a loro, che restano in silenzio. Garuda è il primo a parlare.
    “Myrain…”
    “Sì?”
    “Ormai non ho più il potere della Fenice in me, e mi sembra di vedere tutto con occhi diversi. Credo di essermi svegliato da un lungo sonno. O meglio, da un incubo. Ho fatto una pazzia. Morti senza fine. Massacri in continuazione.”
    “Shen…”
    “Ricordo ogni cosa che ho fatto. E l’ho fatto con partecipazione, con gioia. Ero ubriaco di potenza. Ma questo non diminuisce la mia responsabilità.”
    “Cosa pensi di fare, allora?”
    “So che è impossibile, ma cercherò di rimediare a quello che ho fatto. Tutti devono tornare liberi: purtroppo non posso far tornare nessuno dalla morte…ma almeno cercherò di aiutare i vivi. Myrain, torna pure dalla tua gente. Ti ho tenuta prigioniera per troppo tempo. Perdonami, se puoi, e torna dal popolo degli elfi in pace”
    “Il mio posto è con te, Shen. Ora e sempre”
    “Mi chiami ancora Shen? Dopo tutto quello che è successo?”
    “Non te ne sei accorto? Non ti ho mai chiamato Garuda. Per me eri sempre Shen”
    Garuda non sa cosa rispondere. Vorrebbe abbracciarla, ma si trattiene. Quello che ha fatto è troppo grave perché si possa risolvere tutto con una stretta di mano, ed amici come prima.
    “Sono contento che tu resti con me, Myrain. Farò tutto quello che mi è possibile per rimediare…”
    “Lo so. Shen, senti…”
    “Sì?”
    “Posso cantare qualcosa? E’ da tanto che non lo faccio.”
    “Certo” risponde lui, felice. Erano anni che non sentiva Myrain cantare.
    L’elfa inizia, con la stessa voce musicale e cristallina di un tempo:
    “Io sono Myrain, la danzatrice.
    Ho danzato tutta la mia vita,
    perché per me vivere è danzare,
    e danzare è vivere.
    Ho danzato per tutti,
    ma mi hanno vietato di danzare.
    Allora ho danzato nello spirito,
    ma mi hanno vietato di danzare nello spirito.
    Allora ho danzato nella speranza;
    mi hanno vietato di danzare nella speranza
    ma era impossibile farlo,
    perché la speranza non poteva morire.
    Ho danzato davanti agli orrori della guerra,
    per portare la pace.
    Ho danzato davanti al buio,
    per portare la luce.
    Perché la vita è danza,
    la vita è battaglia,
    la vita è gloria.
    Ora sono arrivata alla fine della danza:
    la mia nave è arrivata al porto,
    ed è giunto il momento di sciogliere le vele,
    perché è ora di tornare a casa,
    a casa dal Signore della danza.
    Myrain la danzatrice vi saluta
    e vi chiede perdono
    per i passi falsi della sua danza.”


    Shen rimane sorpreso per il tono triste del canto ed esclama:
    “Ma…Myrain…cosa dici? Perché parli in questo modo? I tuoi canti erano sempre allegri, questo invece parla di morte, di fine…come mai? Non credi a quello che ti ho detto prima?”
    “Ti credo, Shen…” all’improvviso Myrain tossisce, coprendosi la bocca con le mani. Lui le si avvicina subito e si accorge con spavento che le mani dell’elfa sono macchiate di sangue.
    “Myrain, cos’hai?”
    “Il Necronomicon…avevo respinto il colpo…ma l’impatto mi ha distrutta…dentro. Ero già debole…prima…”
    “Ma perché non me l’hai detto subito?” grida Shen, sconvolto.
    “Ho visto…l’angelo della morte…in quel momento. Quando gli elfi...lo vedono…significa...la fine. Gli avevo chiesto…un po’ di tempo…ora…è scaduto…”
    “No, Myrain! Non puoi morire qui! Non lo permetterò!” dice Shen, sempre più agitato.
    La mano dell’elfa gli accarezza la guancia, mentre lei sorride stanca.
    “Non temere. Ricordi…cosa ti avevo detto? Il mio posto…è con te. Ora e sempre”
    Shen afferra la mano dell’elfa: è fredda, e la luce del giorno si sta facendo sempre più buia. Ha paura.
    L’elfa chiude gli occhi e non li riapre più.
    “Ehi…stai bene? Dì qualcosa! Rispondimi! MYRAIN!”
    Si rende conto con terrore che lei non parlerà più. La abbraccia piangendo e urlando il suo nome, mentre il sole manda i suoi ultimi raggi prima di tramontare definitivamente, osservando con tristezza un uomo che voleva di più di quello che aveva e alla fine si è trovato più povero di prima.

    (Continua qui)


    Edited by joe 7 - 15/6/2016, 14:14
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