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  1. FANFICTION LA GRANDE OMBRA - 82

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    Grande Ombra fanfic
    By joe 7 il 16 June 2016
     
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    FANFICTION GOLDRAKE: LA GRANDE OMBRA 82 -
    ZANANZA CONTRO MAKEPAIN: BATTAGLIA ALL'INFERNO DI SHERYLORN
    Se volete seguire la storia sul blog, la prima puntata è qui. Invece, se la volete seguire sul forum, la prima puntata è qui. Inoltre, c'è il riassunto a fumetti delle puntate dalla prima alla 79 qui.

    Sherylorn
    Immagine presa da questo sito


    RIASSUNTO: Potete leggere il riassunto in vignette (fino alla puntata 79) a questo link. Però, se volete leggerlo qui, ecco tutta la storia finora.
    Actarus e Venusia si sono sposati e sono andati a vivere su Fleed come re e regina. Rex, il loro figlio appena nato, è stato rapito dall’Oscuro, che lo sacrificherà a Darkhold, il suo pianeta-castello, quando sette stelle saranno allineate. Actarus, insieme coi suoi amici, parte con Goldrake per affrontare i Generali dell’Oscurità e prendere i cristalli che possono sconfiggere l’Oscuro. Intanto, Venusia si è alleata con le Amazzoni ed ora è a Darkhold per salvare suo figlio: insieme con le amazzoni, si prepara ad assalire Bedlam, il luogo dove sacrificheranno Rex. Inoltre, Goldrake sta per affrontare il Terzo Guardiano, così potrà entrare a Darkhold. Da ricordare inoltre che Shizuri, la regina di ghiaccio diventata loro alleata, sta combattendo all’ultimo sangue contro Jezabel, il braccio destro dell’Oscuro, sul pianeta G’Urantic. In questo momento, dobbiamo allontanarci un attimo dalla scena generale per seguire Zananza, il fratello di Actarus, che è diretto col suo robot Davos sul pianeta deserto di Vega per combattere contro lo spietato Makepain, che minaccia Fleed per conto dell’Oscuro con la gigantesca “ombra” a forma di mano che sta per inghiottire il pianeta. Insieme con Zananza c’è Okinu, una ragazza- folletto delle nevi. Appena arriva a Sherylorn, la roccaforte di Makepain, Zananza resta sconvolto al vedere Naida, che credeva morta, prigioniera di Makepain…

    __________________________________________________________________________________________________________

    Il pianeta Fleed è sull’orlo del terrore. Tutto il cielo è diventato nero in pieno giorno, senza le stelle; i raccolti e le piante iniziano a morire, deperendo a vista d’occhio. Il panico attanaglia la popolazione e c’è chi cerca disperatamente di scappare via dal pianeta con un’astronave.

    La ‘Mano d’ombra’ ormai è qui.

    E’ sempre più difficile calmare la folla, che si è asserragliata davanti ai cancelli del Castello Reale, quello provvisorio: infatti, il Castello Reale originale era stato distrutto da Jezabel due settimane fa, quando rapì Rex, il figlio di Actarus e Venusia. In tutto questo tempo, Goldrake e i suoi compagni avevano ottenuto vittorie eccezionali, sconfiggendo uno ad uno tutti i potentissimi Generali dell’Oscurità: ma la gente, ignara di questo, avverte solo la sua paura e teme di essere stata abbandonata dal re.
    “Dov’è il re?”
    “Dov’è Duke Fleed?”
    “Che venga fuori!”
    “Ci avete abbandonati, maledetti!”

    Le urla diventano sempre più numerose. Nella Sala del trono, il Gran Visir Ezekiel Stane osserva dalla finestra la folla che si agita, illuminata dalle luci artificiali, mentre tutt’intorno è notte. Uno spettacolo terribile.
    “Cosa facciamo, signore?” chiede Ricardo, il nuovo comandante delle Guardie Reali, che ha sostituito Amauta, ucciso da Jezabel. Anche lui è impaurito. Quello che sta accadendo è ben al di là delle sue forze.
    Il Gran Visir si accarezza la barba bianca, pensieroso: la sua tunica viola e il bastone che porta sono i segni della sua autorità che gli aveva conferito il re Duke. Un’autorità che gli permette di agire facendo le veci del re e avendo la sua stessa autorità. Ma sarebbe bastata a calmare la folla?
    “Accompagnatemi al balcone e fatelo illuminare bene” risponde lui.
    “Ma…”
    “Niente obiezioni, capitano Ricardo. Il momento è grave. Avete fatto fare quello che ho chiesto giorni fa? E’importante”
    “Ah…quel lavoro? Sì, ma non capisco cosa c’entri”
    “C’entra, e parecchio. E’ stata la Regina in persona a chiedermelo”
    “La Regina Venusia? E’ viva? Vi ha contattato?”
    “Sì, giorni fa. Spero che stia bene” sospira, alzando un attimo la testa. Poi prosegue il cammino.

    Nello stesso tempo, per un attimo, ad anni luce di distanza, nel pianeta dell’Oscuro, davanti alla roccaforte di Bedlam, dove si trova Rex, Venusia, a cavallo della Diatryma, si volta all’improvviso, come se qualcuno l’avesse chiamata. Ma non c’è nessuno.
    Strano, si chiede. Per un attimo mi sembrava di aver sentito la voce del Gran Visir.
    La maestra di spada, Shigure, la richiama:
    “Venusia. Non distrarti. Le amazzoni sono pronte. Dobbiamo andare. Quanto manca al sacrificio di tuo figlio?”
    “Poche ore”
    “Allora, muoviamoci!”
    Le Amazzoni, guidate dal comandante Jocasta, entrano a Bedlam cavalcando le Diatrymas mentre l’esercito dei Lupi Neri li aspetta. La battaglia di Bedlam è iniziata.

    A Fleed, il balcone del Palazzo Reale è illuminato, e l’effetto fa interrompere per un attimo le grida della folla. Il Gran Visir compare, col bastone in mano ed alzando l’altro braccio in un gesto solenne.
    “Fleediani, non perdete la speranza. Ascoltatemi bene. In questi giorni, gli scienziati di Fleed hanno scoperto l’origine di questa ‘Mano d’ombra’. Viene dal pianeta deserto di Vega. Osservate!”
    Ad un cenno del Gran Visir, appare a mezz’aria un’immagine del pianeta rosso di Vega: un mondo morto, dove si trova una gigantesca colonna nera che si innalza e forma un’immensa mano d’ombra nello spazio. Mentre l’immagine si ingrandisce, si osserva da vicino la costruzione di Sherylorn, comandata da Makepain, dalla quale parte la ‘Mano d’ombra’ e che sta sparando continui colpi di contraerea contro un robot non ben identificato, ma che i Fleediani riconoscono come Goldrake: infatti, emana un’aura che è tipica solo della famiglia reale di Fleed. Quindi, Duke Fleed è vivo e sta combattendo per salvarli! La folla si calma, ascoltando attentamente l’anziano.
    “Diffondete a tutti questa notizia: Duke Fleed è vivo e sta combattendo. Non temete, riuscirà a vincere e ad eliminare definitivamente quest’oscurità! Fatelo sapere a tutti! Ritiratevi nelle vostre case, nei templi, e pregate per la vittoria del nostro re! Abbiate fiducia! Duke Fleed vincerà!”
    La folla si allontana, rasserenata, anche se ancora inquieta: la situazione è terribile, ma adesso almeno una speranza c’è…
    Il Gran Visir si ritira, dicendo:
    “Vado a pregare, perché ora non c’è nient’altro da fare. Fatelo anche voi, comandante, e così pure i vostri uomini. La gente pensa che sia Duke Fleed che combatte, ma non è capace di distinguere i diversi tipi di aura come faccio io. Ho avvertito adesso che questa aura è diversa. Non è quella del re.”
    “Ma è l’aura della famiglia reale! L’ho avvertita anch’io!” obietta Ricardo.
    “Sì, ma è quella del fratello del re.”
    Ricardo resta senza parole.
    “Zananza, il rinnegato?”
    “Proprio lui.”

    Nello stesso tempo, il robot di Zananza reagisce ai raggi laser: il rinnegato, alla guida, cerca di cancellare dalla mente l’immagine di Naida prigioniera, che ha visto pochi istanti prima, e fa muovere il gigante di metallo in modo da evitare gli attacchi. Non è preoccupato per i danni.
    Per quanto siano potenti questi laser, è difficile che possano perforare il gren di cui è fatto Davos.
    Ma la sua sicurezza si rivela eccessiva. In diversi punti, Davos mostra delle bruciature. Inoltre, il robot, all’improvviso, è assalito a mezz’aria da due giganteschi cani robot di colore nero e dagli occhi rossi, composti da una sorta di metallo organico che permette loro di muoversi come se avessero una vera pelle. I loro latrati, simili a ruggiti, che escono dalle fauci acuminate, li rendono simili a bestie da incubo: persino del liquido simile a saliva esce dalle loro bocche. Davos impugna subito la sua lancia Jinne, ma lo fa un istante troppo tardi: una delle due bestie-mostro afferra il braccio sinistro del robot e lo trancia di netto con un morso. Zananza non crede ai suoi occhi. Scaccia lontano l’altra bestia, colpendola con la lancia e riuscendo ad allontanarsi da loro ad una certa distanza. I due cani infernali lo osservano ringhiando e pronti a scattare di nuovo.
    Makepain, dall’alto della terrazza di Sherylorn, osserva divertito la scena che avviene in cielo.
    “Caro Zananza, non avrai mica pensato che il gren di cui è fatto il tuo robot ti avrebbe difeso dagli assalti di Gog e Magog? Il gren, ragazzo, è molto resistente, ma non indistruttibile. Tuo fratello, che ha incontrato il King-Goli, potrebbe dirti qualcosa a proposito. E i miei due cani avrebbero potuto sbranare quello scimmione. Avevo trovato i progetti del King-Goli qui su Vega e li ho migliorati, creando le mie care bestioline. Divertiti, amico mio.”
    Makepain si ritira, scendendo lungo le scale che lo portano alla sala del trono.
    “Naida, andiamo” aggiunge, senza guardarla.
    La donna si toglie le catene che aveva e guarda con aria smarrita per un attimo il robot con un braccio solo che affronta i due molossi. Senza dire nulla, abbassa la testa e segue Makepain. Sa che non c’è speranza per Zananza.

    Okinu grida, quando vede Magog che si scaglia contro la cabina di comando. Ma la lancia lo blocca subito. Zananza stringe i denti: questi mostri dall’aspetto di cane sono ancora peggio di quanto pensasse.
    “Okinu, ascoltami bene. Io tengo impegnate queste bestiacce. Tu esci da qui e vai da quella specie di torre che fa partire la mano d’ombra. Cerca di distruggerla il più presto possibile. La minaccia di Fleed parte da lì”
    Io? si chiede. Sono piccola come una candela, come posso fare una cosa simile? Quella torre tocca quasi il cielo!
    Però non vuole deludere Zananza, né Shizuri, la sua padrona che l’aveva mandata insieme con lui.
    “Va bene” risponde “ Vado. Stai attento, Zananza!”
    “Se non me lo dicevi non ci arrivavo. Muoviti!”
    Okinu parte veloce, diventando un mucchio di minuscoli cristalli di ghiaccio che attraversano facilmente le giunture del robot e raggiungono l’esterno, allontanandosi in fretta dall’area di scontro. Alla fine, i cristalli si riuniscono e Okinu ritorna intera, coi suoi lunghi capelli bianchi e il suo kimono. Ma per quanto fosse piccola e lontana, i molossi meccanici ne avvertono subito l’odore e Gog si lancia verso di lei. Okinu, terrorizzata, vola via più veloce che può, ma il mostro le si avvicina sempre di più. All’ultimo momento, Davos lo blocca, afferrandolo per la gola col braccio rimasto.
    “Vai, Okinu, svelta!” grida Zananza. La ragazza non se lo fa dire due volte e si dirige verso la torre. Ma intanto l’altro mostro, Magog, aggredisce Davos alle spalle ed affonda le zanne contro la sua schiena. Il robot è attraversato da scosse elettriche dovute ai danni interni dei circuiti: ma Zananza, nonostante tutto, non perde il controllo di sé.
    Stupide bestie, combatto da quando sono nato. Se credete di sbranarmi, avete scelto l’avversario sbagliato.
    Davos si illumina e all’improvviso scompare, sotto gli occhi stupiti dei mostri. Il robot ricompare di fronte a loro due, brandendo la lancia col suo unico braccio e facendola roteare. Non è stato il teletrasporto, ma la tecnica del vento Nabari di Zananza a dare al robot una velocità prodigiosa. Zananza ha potuto realizzarla usando l’energia della famiglia reale.
    “Jinne, mia lancia della bestia, raddoppiati!” grida, e in un momento la lancia ha una punta ad entrambe le estremità. Davos alza il braccio tenendo la doppia lancia in posizione orizzontale. “Per voi è la fine, bestie senz’anima. Attaccate, vi aspetto”
    Ringhiando, Gog e Magog corrono verso Davos, ma in un lampo il robot evita il primo e infila la lancia dentro la bocca del secondo. Siccome l’interno di Magog non è resistente come l’esterno, il cane infernale viene trapassato da parte a parte. Prima che Gog, l’altro cane mostro, possa riprendersi dalla sorpresa, Davos afferra Magog per la gola, mentre ha ancora la lancia infilata all’interno, e lo getta con furia contro le fauci di Gog. Anche l’altro mostro viene trapassato all’interno dalla lancia, e Zananza aggiunge:
    “Jinne, lancia della bestia, allungati!”
    Subito la lancia si allunga e i due cani infernali finiscono letteralmente infilzati, mentre la lancia, cadendo, penetra nel terreno. Gog e Magog non si muovono più. Poco dopo, un’esplosione scuote le torri di Sherylorn, mentre la lancia Jinne torna in mano al robot di Zananza: anche se ora è monco e danneggiato, conserva ancora tutta la sua vitalità.
    Davos atterra e si prepara ad attaccare Sherylorn: ma si accorge che non può più muoversi. Il robot cade a terra, mentre delle scariche elettriche esplodono in continuazione su di lui. Cercando di ignorare il dolore, Zananza fa gettare la lancia Jinne contro la fortezza di Sherylorn, ma l’arma viene respinta da una barriera invisibile. Davos è circondato da un enorme campo di forza, che non solo lo imprigiona, ma impedisce al robot di muoversi e lo colpisce in continuazione con scariche elettriche. Davos cade a terra, illuminato in continuazione da lampi continui.
    Makepain osserva ridacchiando la scena sul video.
    “Sei stato bravo ad abbattere Gog e Magog, Zananza. Ma la mia fortezza è tutta una trappola: i miei cani infernali erano solo l’antipasto”
    Sorseggia il vino ed aggiunge:
    “Barriera, raddoppia l’elettricità. Non voglio annoiare il mio caro amico”
    Zananza si sente trafitto da mille aghi e grida. Ma non molla.
    Makepain…la pagherai!

    Okinu raggiunge la torre dalla quale parte il misterioso materiale nero che forma nello spazio la ‘Mano d’ombra’. Le sue piccole dimensioni e la sua capacità di trasformarsi in cristalli di ghiaccio le permettono di entrare facilmente nell’enorme edificio: infatti, è la torre più alta di Sherylorn. Passando rapidamente lungo i corridoi e gli anfratti, Okinu osserva i prigionieri veghiani, disperati e distrutti dalla fatica, quasi dei miseri sacchi d’ossa, che portano le pietre rosse da gettare nella fornace all’interno dell’edificio, salendo con fatica e dolore i gradini delle scale. Spesso sono così stanchi che non riescono nemmeno ad avere la forza di scendere lungo la rampa di discesa, una volta gettato il carico: ma gli aguzzini infieriscono senza pietà contro chi si ferma.
    La piccola donna delle nevi scende sempre più in basso, sempre di più, fino a raggiungere i sotterranei della ciclopica torre: si estendono per chilometri, e il calore diventa sempre più alto a mano a mano che si scende. Alla fine, non si trova più nessuno: solo macchine. Nessun uomo può reggere il calore spaventoso che si trova alla fine della discesa. Ma Okinu ha ereditato il potere della sua signora Shizuri, la Regina delle Nevi, una dei Sei Generali: riesce a resistere al calore con relativa facilità, rendendo il suo corpo un cristallo di ghiaccio infrangibile. Alla fine, arriva alla fonte della fornace, dalla quale si innalzano le gigantesche fiamme che, in modo misterioso, provocano la formazione della ‘Mano d’ombra’. E’ qui che Okinu deve intervenire.
    Ma come posso fare? si chiede. Io sono piccola, anche in confronto ad un uomo, e questa costruzione mi sembra grande quanto un mondo!
    Però le viene in mente quello che le aveva detto la regina Shizuri.

    “Come ha fatto a rendere di ghiaccio tutto il pianeta di Arcturo, maestà? E’ una cosa inconcepibile!” le aveva chiesto un giorno Okinu.
    “In condizioni limite, il mio potere può provocare una reazione simile. Ma è pericoloso, perché non lo puoi più controllare. In questo modo, si può perdere la ragione e anche la vita. Okinu, io stessa ho rischiato la vita nel farlo. E a momenti rischiavo di far perdere la vita anche a te. Per questo ti avevo salvata donandoti il mio stesso potere. Ora, in pratica, sei come me” rispose Shizuri.
    “Io? Sono piccola come una statuetta!”
    “Una volta eri di dimensioni normali. Ma per farti sopravvivere ho dovuto ridurti a dimensioni minime. E comunque il potere che ti ho dato non fa distinzioni con le dimensioni. Ma non è una cosa che tu possa gestire: per questo ti ho fissato il braccialetto al polso. Se lo togli, avrai la piena estensione del mio potere. Ma non farlo mai: in questo modo, rischi la morte!”

    Okinu osserva pensierosa il suo braccialetto, un nastrino rosso attorno al polso destro. Potrebbe strapparlo. Ma così rischia la vita. Eppure c’è bisogno del pieno potere della Regina delle Nevi per fermare questa macchina infernale. Okinu resta immobile per lunghi secondi.
    Non posso deludere Zananza. E nemmeno la mia signora.
    Afferra il braccialetto e lo strappa. All’improvviso, una cascata immensa di energia pura le si riversa nel suo spirito, facendole mozzare il fiato. In preda al delirio e alle vertigini, inizia a cadere, senza rendersi conto che cade dove ci sono le fiamme della fornace. Okinu viene sommersa dalle fiamme rombanti, ma quasi non se ne accorge. Alza le mani e grida:
    Kholodny Smerch! Uragano di neve!”
    All’istante, le fiamme iniziano a trasformarsi in ghiaccio. Sempre più su, sempre più in alto, le fiamme si tramutano in freddo ghiaccio, bloccandosi all’istante. Anche la costruzione attorno alle fiamme inizia a tramutarsi in ghiaccio. Gli schiavi e i carcerieri osservano tutta questa trasformazione sconvolti. Tutti scappano via dalla costruzione, mentre il ghiaccio blocca i piedi dei carcerieri: avendo gli stivali, il materiale di stoffa si ghiaccia subito e li blocca, mentre gli schiavi, avendo i piedi nudi, riescono tutti a fuggire. Togliersi gli stivali è una mossa inutile per i carcerieri, perché nel breve tempo necessario per farlo, diventano di ghiaccio essi stessi. Tutti da fuori osservano il gigantesco pilastro ghiacciato, inebetiti ed increduli. La mano d’ombra inizia a diventare più fioca, meno evidente, mentre tutta l’enorme costruzione diventa un blocco unico di ghiaccio.

    Su Fleed, il cielo ritorna ad essere azzurro, e il sole torna a splendere. I fleediani quasi non ci credono: l’incubo è finito.

    Su Sherylorn, c’è l’ultimo atto della costruzione: il ghiaccio collassa su se stesso e crolla. Il pilastro dalla quale partiva la mano d’ombra adesso non esiste più.
    Makepain osserva senza parole l’accaduto e getta via la coppa di vino, furioso.
    “Cosa diavolo è successo? Maledetto Zananza, come hai fatto?”

    In fondo ai sotterranei della torre, un piccolo corpicino riposa inerte. Okinu sente di aver fatto la scelta giusta.

    A Sherylorn l’incertezza è totale. Con la caduta della torre, gli schiavi si fermano e non sanno che fare, mentre le guardie restano perplesse. Nessuno nota che il robot Davos si muove ancora. Anche in mezzo ai tormenti, Zananza fa affondare la lancia Jinne nel sottosuolo, facendola girare attorno a sé stessa come una trivella, aprendo un tunnel sotterraneo: il robot riesce così ad oltrepassare la barriera, ma è stremato e non riesce più ad avanzare, mentre da Sherylorn un enorme portone si apre e dei nuovi robot guerrieri avanzano per fermarlo. Ma Zananza se l’aspettava. Voleva solo riuscire ad attraversare la barriera: ora che le scosse elettriche sono finite, è sceso nell’hangar interno, dove sale su una macchina volante che esce subito dal petto del robot.
    “Grazie, Davos, hai fatto un ottimo lavoro. Ora tocca a me!”
    L’astronave, essendo piccola e velocissima, evita subito tutti i robot, che non riescono a colpirla, ed entra a Sherylorn attraverso il portone. Zananza non perde tempo: abbatte i circuiti di comando del portone, che si chiude in un attimo, lasciando fuori i robot, e vola veloce verso il palazzo di Sherylorn, senza badare ai laser delle guardie, che anzi vengono sballottate lontano. L’astronave penetra nel palazzo di Makepain, percorrendo tutte le sale e i corridoi, abbattendo tutto ciò che è di ostacolo. Fucili e cannoni laser si scatenano contro l’astronave di Zananza, ma lui non se ne cura e anzi aumenta la velocità, sfondando anche i muri, se necessario. Lo sguardo di Zananza è quello di una furia scatenata.
    Naida. Non so se sei davvero tu o no…ma quegli occhi…sono davvero quelli di Naida. Erano così tristi…Makepain, cosa le hai fatto? Aspettami, Naida. Sto arrivando!
    L’astronave non riesce quasi più ad avanzare, colpita in mille punti diversi: emette un denso fumo nero. Anche Zananza ha qualche ferita, ma la sua divisa l’ha protetto. All’improvviso, Sword, l’uomo di guardia di Makepain, gli appare davanti alla porta d’ingresso alla sala del trono.
    “Levati di mezzo!” grida Zananza.
    “Tu di qua non passerai!” risponde l’altro, mentre le sue mani diventano due lame che tagliano da parte a parte l’astronave, che esplode in più parti. Zananza si salva gettandosi fuori da lì un attimo prima. Afferra una pietra ed esclama:
    “I tuoi giochi da circo non m’impressionano. Levati di mezzo, ho detto!”
    “Disarmato, contro uno con due spade. Hai già perso, intruso!” sogghigna l’altro, vibrando due terribili fendenti. Ma Zananza aveva previsto la sua mossa e si sposta subito, evitando la prima lama e bloccando la seconda con la pietra che aveva afferrato. Inoltre, la prima lama si era piantata dentro il marmo di una statua, bloccandosi. Sword è sorpreso: non riesce ad estrarre la sua spada. Zananza si era messo davanti a quella statua apposta, così che, spostandosi, la spada si sarebbe incastrata nel marmo. Con un forte pugno al mento, Sword cade a terra svenuto.
    “Se pensi che due spade ti rendano doppiamente abile, ti sbagli di grosso” commenta, dirigendosi verso il portone, che si apre subito.
    “Benvenuto, Zananza” dice una voce nota.
    “Makepain” risponde lui con durezza.

    La sala del trono è vuota: ci sono solo Makepain e Naida. Il primo è seduto sul trono e l’altra è in piedi accanto a lui.
    “Su, Zananza, non essere timido. Volevi venire qui, giusto? Nessuno ci disturberà, ci siamo solo noi. Ho ordinato alle guardie di non intervenire”
    “Ma come sei gentile, Loni” risponde Zananza sarcastico, usando il vecchio nome di Makepain ed entrando nella sala del trono “Tanto gentile da minacciare il tuo stesso pianeta…il nostro pianeta …con quella ‘Mano d’ombra’. Va bene che odi i veghiani per quello che hai passato, ma cosa ti ha fatto Fleed di male? Ti ha ammazzato il gatto?”
    “Per carità, niente di così terribile” risponde lui divertito “Vedi, la mano d’ombra serviva come punizione per i fleediani perché in passato avevano combattuto contro l’Oscuro, una persona che ammiro. Anche tu lo ammiravi, un tempo, no?”
    “Fino a quando ho capito che razza di carogna sia. Tanto da ammazzare la sua stessa gente per vendetta…”
    “Ma la mano d’ombra non uccide. Ingloba. Fleed sarebbe stata semplicemente inglobata nei possedimenti dell’Oscuro. Non sarebbe morto nessuno: semplicemente, avrebbero servito l’Oscuro”
    “Contro la loro volontà, presumo”
    “Certo. Per il loro bene”
    “Non mi piace chi sparge il sangue degli altri per il loro bene.”
    “Lasciamo perdere. Tanto la mano d’ombra non esiste più. Complimenti, Zananza. Come hai fatto a ghiacciare tutta la torre? Non pensavo che fossi capace di qualcosa del genere”
    La torre distrutta? pensa Zananza. Allora Okinu ce l’ha fatta. Spero che stia bene.
    Makepain lo fissa incuriosito.
    “Mi sembri perplesso. Non te l’aspettavi? Allora non è un’opera tua?”
    Zananza non risponde. Estrae un coltello e dice:
    “Sono qui per fermarti, Loni, e per riprendermi Naida. Arrenditi o ti pianterò in gola questo coltello”
    L’altro schiocca le dita: in risposta, anche Naida prende un coltello tagliente e se lo punta sotto il mento, senza esitazione.
    “Appena lancerai il coltello contro di me, Naida morirà. Prego, uccidimi pure”
    Zananza è sconvolto.
    “Naida, che ti prende? Makepain ti ha ridotto in quel modo, come un pupazzo? Rispondi! Sono io, Zananza! Non mi riconosci?”
    Naida non risponde ed inizia ad affondare il coltello alla gola. Un leggero rivolo di sangue inizia a scorrere.
    “Lei obbedisce solo a me, Zananza, e a nessun altro. Se vuoi che smetta, molla il pugnale”
    Furioso, l’altro esita. Ma sa che non ha scelta. Molla l’arma.
    “Bravo, Zananza. Lo sapevo che sei ragionevole. Ora potrai morire per mia mano”
    Gli occhi di Makepain brillano: Zananza spera che la sua tuta possa resistere al loro effetto.
    Se lui usa una specie di laser nascosto, pensa, la tuta può respingerlo. E, approfittando della sorpresa, potrò afferrare il pugnale…
    Ma all’improvviso, la tuta si riduce in polvere. Lui rimane con solo addosso gli stivali e i pantaloni laceri.
    “Cosa?” esclama sorpreso Zananza.
    “Oh, pensavi che il mio ‘sguardo assassino’ fosse una specie di laser? No, Zananza, amico mio: il mio sguardo comanda il tempo.”
    “Il…tempo?”
    “Certamente. Per esempio, vedo che hai molte cicatrici sul corpo. Vecchie di anni, presumo. E se le facessi diventare fresche come l’istante in cui sei stato ferito? E’ questo il mio potere”
    In quel momento, Zananza capisce tutto: le terribili ferite degli uomini, le poche ferite dei bambini…ecco cos’ha fatto quel mostro! Ha fatto ringiovanire le ferite, interne ed esterne, di tutti!
    Ma non ha il tempo per reagire: all’improvviso, sente un dolore così spaventoso come non ha mai provato in tutta la sua vita. Tutte le ferite che ha avuto, ogni taglio, ogni colpo, ritornano vive come lo erano nell’istante in cui era stato colpito. Tutte insieme. E Zananza grida, mentre si sente coprire di sangue.
    Naida guarda sconvolta, ma non riesce ad agire. Makepain l’ha resa completamente inerte. Incapace persino di parlare.
    “Tu sei stato per anni a combattere insieme ai veghiani, Zananza. Non credere che quelli di Fleed te l’abbiano perdonata. Anche se hai partecipato alla ribellione contro Vega, per loro sei e resterai sempre Zananza, il rinnegato. E questa è la fine che meritano i rinnegati” commenta freddamente Makepain, osservando senza emozioni Zananza contorcersi nel suo stesso sangue urlando. Il Loni di un tempo è morto per sempre.
    All’improvviso, avviene qualcosa di inaspettato: una striscia d’aria di colore blu passa attorno a Zananza, e il sangue sulle ferite si ferma subito. Makepain è sorpreso. Cos’è successo?
    Mentre Zananza respira affannosamente tremando, cercando di ritornare in sé, davanti a lui compare Okinu. Si era ripresa ed era andata volando verso il castello di Sherylorn, seguendo le tracce di Zananza.
    “Una piccola donna delle nevi?” esclama Makepain incredulo “Adesso capisco. Hai usato il tuo ghiaccio per bloccare le ferite di Zananza. E scommetto che sei la stessa che ha trasformato in ghiaccio la mia torre. Bene, sei capace di guarire dalle tue stesse ferite?”
    All’improvviso, Okinu si sente lacerare in mille punti, sentendo lo stesso dolore di Zananza. Non ha il corpo cosparso di cicatrici, ma avvertire in un istante tutto il dolore che si ha avuto in diversi momenti della vita è terribile per chiunque.
    “Così imparerai a…” Makepain si interrompe, sorpreso. Un pugnale l’ha raggiunto in pieno petto, spaccandogli il cuore. Si tocca la ferita: per la prima volta, il sangue che vede è il suo. Alza la testa e vede Zananza. Anche se ridotto ad uno straccio, ha avuto lo stesso la forza di afferrare il pugnale e lanciarglielo contro, con una mira perfetta.
    “E’ finita, Loni.”
    “No…”
    Makepain barcolla, cercando inutilmente di stare in piedi. Alla fine cade rovinosamente sulle scale, mentre Zananza tiene Okinu tra le mani, sperando di aver fatto in tempo. Respira ancora. Lui sorride leggermente: ce l’ha fatta. Se non l’avesse salvata, non se lo sarebbe mai perdonato.
    “Stai bene?”
    “Mi…mi sto riprendendo…è stato solo un attimo, per fortuna…il dolore sta passando…”
    “Sei stata eccezionale, Okinu. Ma non sforzarti a parlare, adesso.”
    “Zananza…” dice una voce debole.
    “Loni…” si avvicina al moribondo “Vuoi vendicarti lanciandomi un ultimo sguardo?”
    “Zananza…perché? Perché tutto questo dolore? Perché dobbiamo soffrire tutti…perché?”
    Lui è sorpreso. Non si aspettava questa domanda.
    “Non lo so. Loni. Ma so che non si toglie il dolore dandolo agli altri…”
    Makepain resta in silenzio, piangendo senza far rumore. Passa dalla vita alla morte senza smettere di piangere. Zananza gli chiude gli occhi.
    Non me la sento di giudicarti, Loni…comunque, dovunque tu sia, spero che tu trovi la risposta.

    Naida è in ginocchio ed osserva ansimando il pavimento. La morte di Makepain l’ha liberata, ma lo shock mentale è stato fortissimo. Zananza le si avvicina delicatamente, sussurrando:
    “Naida?”
    Nessuna risposta.
    “Naida, mi riconosci?”
    “Mi dispiace” risponde lei, e Zananza resta sorpreso. Questa non è la voce di Naida. Lei alza la testa e lo fissa negli occhi. Lui vede che sono gli stessi occhi di Naida. Il volto, il corpo, sono uguali. Ma c’è qualcosa che non va. All’improvviso, capisce.
    “Tu...non sei Naida, vero?”
    “No. Mi dispiace. Sono Ravonna, il clone di Naida”
    “Il…clone?”
    “Sì. Vede, signore, Naida era molto bella e molti la desideravano: ma non poteva essere toccata perché serviva per ingannare vostro fratello. Allora la clonarono. Molti cloni morirono, già alla fase embrionale, e molti si ammalarono. Fu una strage. Furono pochissimi – uno su diecimila – i cloni sopravvissuti. Le mie sorelle sono morte durante la distruzione di Vega. Makepain mi salvò perché somigliavo a lei”
    “Capisco. Su, Ravonna, alzati” risponde Zananza, porgendole la mano e cercando di nascondere la sua delusione. Almeno un pochino ci sperava. Ma la vera Naida è davvero morta. Morta per sempre.

    In poche ore, a Sherylorn è cambiato tutto. I prigionieri sono liberi e le guardie sono rinchiuse in prigione: Zananza non ha permesso rappresaglie.
    “Cosa facciamo, adesso?” chiede Okinu, che si è ripresa.
    “Questa gente ha bisogno di cibo e di cure. Non possiamo aiutarli qui. Ho trovato un’astronave: andremo su Fleed con quella e chiederemo ospitalità”
    “Ospitalità? Ma te la daranno? In fondo sei un rinnegato per loro”
    “Un rinnegato piuttosto incavolato se faranno storie. Non ho voglia di fare discussioni in questo momento”
    Okinu capisce che lo shock della falsa Naida è stata davvero una mazzata per Zananza. Preferisce cambiare discorso.
    “E la faccenda dell’Ombra?”
    “Ci sono troppe cose da fare qui. I prigionieri da aiutare e Fleed da ristrutturare. Inoltre, non riuscirei a raggiungerli in tempo: Davos è a pezzi. Il mio compito qui è finito. Ora tocca a mio fratello Daisuke e ai suoi amici. Se la caveranno”

    Molto più lontano, il robot Goldrake, a bordo del disco Atlas, è arrivato all’ultimo ostacolo da attraversare, prima di arrivare a Darkhold. Un gigantesco anello di fuoco, che, insieme ad asteroidi giganteschi che gravitano intorno, forma una barriera impenetrabile. Tranne che per un solo punto, obbligatorio per tutti da attraversare. Il punto sorvegliato dal terzo e ultimo guardiano. Actarus non ha scelta: deve sconfiggerlo se vuole arrivare a Darkhold, e in fretta. Mancano poche ore al sacrificio di suo figlio. Inoltre, anche Venusia è laggiù.
    Duke Fleed tira la leva in alto e il sedile scende subito, raggiungendo in un attimo l’abitacolo di comando.
    “Goldrake, fuori!”
    Il robot esce subito dall’astronave, atterrando sull’asteroide davanti al passaggio per Darkhold. Tutto il cielo è una vampa di fuoco, e c’è fumo da ogni parte. Se non è un posto infernale, poco ci manca.
    Che caldo incredibile! Come fa solo a stare qui, questo guardiano? Sarà mica una creatura di fuoco? si chiede Duke Fleed.
    “Finalmente sei qui. Ti stavo aspettando da tanto tempo.” dice una voce in mezzo al fumo. Una voce profonda, rauca, che non ha nulla di umano: sembra venire fuori da un crepitare di fiamme.
    Actarus si volta verso l’origine della voce, ma la nebbia e il fumo rendono difficile la visibilità. Anche il radar ha dei problemi ad identificarlo. Di certo è qualcosa di scuro e grosso.
    “Chi sei?” grida Actarus.
    “Ti stavo aspettando da secoli. Mille anni d’attesa. Ora sei qui. Vieni. Vieni più vicino. Guardami. Capirai chi sono.”
    Goldrake avanza, incerto, mentre la forma diventa più distinta, mano a mano che si avvicina. Quando alla fine Actarus lo vede, resta paralizzato dalla sorpresa.
    “Non è possibile…!” sussurra.
    Davanti a lui, c’è una gigantesca figura di robot, grande come Goldrake - anzi, di più - seduta, con in mano un’asta. Ma non è un’asta. E’ l’alabarda spaziale di Goldrake. E chi la tiene in mano somiglia a Goldrake: solo che è tutto nero. Dalla cima della testa ai piedi: le corna, il petto, le braccia, le gambe. Tutto nero cupo. Solo gli occhi brillano di una luce rossa, diabolica.
    “Chi sei tu, che guidi questo robot uguale al mio?”
    “Che arroganza. Io simile a te? Sei tu ad essere simile a me.”
    Actarus resta sconvolto dall’orrore. Non per la risposta, ma per quello che ha visto. Quel “doppione” di Goldrake ha parlato con una bocca. Una bocca con delle fauci, dentro la quale si vedono delle fiamme bruciare.
    “Tu…sei vivo?” risponde Actarus, spaventato.
    “Io sono il terzo guardiano, re di Fleed. Colui che l’Ombra ha creato come primo di tutti i robot giganti. Io sono Master. Il primo di tutti i robot giganti, e il più potente”
    Si alza lentamente, in modo maestoso: ogni movimento esprime potenza. Master era il robot che Davan Shakari aveva creato e che era stato il massacratore dei popoli, colui che aveva permesso la costruzione dell’impero di terrore dell’Ombra, secoli fa. Goldrake era stato costruito seguendo gli stessi progetti di Master. Actarus lo osserva in tutta la sua altezza: sovrasta Goldrake come un gigante di fronte ad un uomo normale. Solo a vederlo, capisce perché il terzo guardiano sia il più potente.
    “Anche i generali dell’Oscurità mi temono. Ora vieni avanti, Duke Fleed. Sappi che in tutti questi secoli, Master non ha mai perso. Tranne contro Kail, il fratello dell’Ombra: il tuo antenato. Ora potrò avere la mia vendetta. Vieni, discendente di Kail.”
    L’alabarda è serrata con entrambe le mani. Goldrake estrae anche lui l’alabarda spaziale.
    Sarà uno scontro molto duro… pensa Actarus, quando un dolore familiare al braccio lo fa sussultare per un attimo. Non vuole voltarsi. Ha paura di vedere che sia davvero quello che teme. Ma deve farlo. Si gira lentamente e si accorge che la sua spalla destra sta sanguinando all’improvviso.
    “Non è possibile…” mormora “…la cicatrice rossa è tornata!”

    (82 - Continua qui)


    Edited by joe 7 - 11/11/2016, 20:35
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